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Vecchio 29-04-2006, 06.10.28   #1
klee
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Montesquieu

Lo "Sprito delle Leggi" (1748)

La scoperta dell'America ha intensificato il commercio tra Europa Asia e Africa. L'Europa al centro del commercio mondiale. Il commercio interno favorisce quello estero. La religione cristiana si oppone all'assolutismo e contribuisce alla felicità terrena al contrario di quella maomettana.

Secondo Montesquieu l'Europa sarebbe il fulcro del commercio internazionale; questo perché grazie alla scoperta dell'America l'Europa è riuscita ad emergere sugli altri mercati. Infatti l'America ha fornito all'Europa merce necessaria al suo commercio con l'Asia, come l'argento, materiale molto usato per gli scambi di mercato. Oltre all'America anche l'Africa ha contribuito molto al potenziamento dell'Europa, infatti dall'Africa arrivano gli schiavi da far lavorare nelle miniere e nelle piantagioni dell'America.

Questa potenza dell'Europa si nota soprattutto dall'immensità delle spese (anche certe volte inutili) che venivano affrontate in questo arco della storia. Su questo fatto però non era d'accordo il padre Duhalde che affermava invece la supremazia dell'Asia sull'Europa. A questa provocazione Montesquieu risponde dicendo che questo fatto potrebbe essere anche vero solo se il commercio estero dell'Europa non facesse aumentare anche quello interno. Inoltre Montesquieu per concludere dice che l'Europa svolge anche il commercio ed i traffici marittimi delle altre tre parti del mondo. Con questo discorso Montesquieu fa affiorare notevolmente la potenza dell'Europa e soffoca così le inutili proteste fatte dal padre Duhalde.

In questo brano inoltre Montesquieu parla anche della religione cristiana che secondo lui è molto lontana dal concetto di dispotismo, essendo una religione mite. Seguendo questa religione i principi sono più uniti al loro popolo e di conseguenza più uomini e disposti ad avvalersi delle leggi, a differenza di un principe maomettano che incute timore al proprio popolo.

Al contrario nella religione cristiana esistono principi che contano sul loro popolo e vengono ammirati e stimati da esso. Con questo discorso Montesquieu fa notare che la religione cristiana, preoccupandosi della felicità nell'altra vita, contribuisce a rendere migliore anche la vita terrena. "Spirito delle leggi" di Montesquieu (documento originale collegato)
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Vecchio 29-04-2006, 06.13.51   #2
klee
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03'

Dalle "Lettere persiane" (1721)
(testo originale collegato)

[…] Parigi è forse la città del mondo più sensuale e dove i piaceri sono più raffinati; ma è forse quella in cui si conduce una vita più dura.
Perché un uomo possa vivere deliziosamente, bisogna che cento altri lavorino senza tregua […]
Quest'ardore per il lavoro, questa passione di arricchirsi passa di condizione in condizione, dagli artigiani ai signori. Nessuno ama esser più povero di colui che ha visto immediatamente dietro di sé. Voi vedete a Parigi un uomo che ha da vivere fino al giorno del giudizio, lavorare senza posa e correr rischio di abbreviarsi la vita per ammassare, dice lui, di che vivere
. Il medesimo spirito domina la nazione: noi non vediamo che lavoro e industria; dove è dunque questo popolo effeminato del quale mi parli tanto?
Immaginiamo, Rhedi, che in uno Stato siano tollerate solamente quelle arti, e sono numerose, che sono necessarie alla coltivazione delle terre e che si escludano quelle che servono solamente ai godimenti e alla fantasia; ebbene, questo Stato sarebbe il più miserabile del mondo.
Quando gli abitanti avessero tanto coraggio da fare a meno di tante cose necessarie ai loro bisogni, il popolo deperirebbe ogni giorno di più e lo Stato diventerebbe così debole, che non vi sarebbe piccola potenza incapace di conquistarlo. […]

Onde bisogna concludere, o Rhedi, che un sovrano per essere potente deve procurare che i suoi sudditi vivano nelle delizie; bisogna ch'egli si adoperi affinché non manchi loro non solamente ciò che è necessario alla vita, ma anche ogni sorta di superfluo.

(lettera CVII) Fonte: Montesquieu, Lettere persiane, versione di Gildo Passini, Roma, A. F. Formiggini Editore, 1922.
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