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Cultura e Società - Problematiche sociali, culture diverse.
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Vecchio 29-04-2006, 11.33.30   #1
hava
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Essere immigrante in societa' diversa

Ultimamente ho letto alcuni libri che trattano dello stato d'animo di immigranti e le difficolta' ad inserirsi in una nuova societa' e cultura.
L'argomento mi interessa avendo avuta io stessa una simile esperienza, e poi oggigiorno tantissime sono le persone che non vivono nel loro paese d'origine.
Gradirei di sentire i vostri pensieri a riguardo.
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Vecchio 29-04-2006, 13.25.06   #2
dana
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L'immigrazione costringe a vivere momenti di insicurezza che nascono dal confronto con il mondo esterno che non corrisponde più al mondo interno.

Il "bagaglio invisibile" è ciò che una persona porta con sè quando lascia il proprio paese per vivere altrove. Una sorta di cultura interna, di radici, un certo modo di vedere, di pensare, di percepire il mondo.

Nella mia città ci sono le mediatrici culturali, donne straniere istruite e ormai ben inserite, che non fanno solo un lavoro di traduzione, ma fanno da -ponte- tra l'immigrato e il nuovo paese, nei passaggi più difficili dell'esperienza della migrazione, nella scuola, in questura, nell'ambito sanitario.

Vorrei aggiungere un'osservazione personale: ho la sensazione che anche se una persona vive felicemente nel nuovo paese da moltissimi anni, continui a sentirsi -straniera-. E lo stesso accade quando ritorna nel paese d'origine, che trova cambiato, altro senso di estraneità.



Ultima modifica di dana : 29-04-2006 alle ore 13.26.41.
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Vecchio 29-04-2006, 13.41.40   #3
fuoriditesta
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Re: Essere immigrante in societa' diversa

Citazione:
Messaggio originale inviato da hava
Ultimamente ho letto alcuni libri che trattano dello stato d'animo di immigranti e le difficolta' ad inserirsi in una nuova societa' e cultura.
L'argomento mi interessa avendo avuta io stessa una simile esperienza, e poi oggigiorno tantissime sono le persone che non vivono nel loro paese d'origine.
Gradirei di sentire i vostri pensieri a riguardo.

il confronto con l'Altro, culturalmente diverso da me, confrontarsi con modi altri di vivere, di pensare, ecc....è sempre fonte di arricchimento e segno di apertura mentale.
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Vecchio 29-04-2006, 15.25.51   #4
hava
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Citazione:
Messaggio originale inviato da dana
L'immigrazione costringe a vivere momenti di insicurezza che nascono dal confronto con il mondo esterno che non corrisponde più al mondo interno.

Il "bagaglio invisibile" è ciò che una persona porta con sè quando lascia il proprio paese per vivere altrove. Una sorta di cultura interna, di radici, un certo modo di vedere, di pensare, di percepire il mondo.

Nella mia città ci sono le mediatrici culturali, donne straniere istruite e ormai ben inserite, che non fanno solo un lavoro di traduzione, ma fanno da -ponte- tra l'immigrato e il nuovo paese, nei passaggi più difficili dell'esperienza della migrazione, nella scuola, in questura, nell'ambito sanitario.

Vorrei aggiungere un'osservazione personale: ho la sensazione che anche se una persona vive felicemente nel nuovo paese da moltissimi anni, continui a sentirsi -straniera-. E lo stesso accade quando ritorna nel paese d'origine, che trova cambiato, altro senso di estraneità.



Questo delle mediatrici culturali mi sembra una bellissima istituzione, ma come dici tu Dana, le radici e la percezione del mondo e cultura sono tanto bene inserite che e' difficile cambiarle. E' qualcosa che non ha da fare solamente con processi cognitivi, ma molto piu' profonda e inconscia.
E con la tua ultima osservazione Dana sono pienamente d'accordo : in un certo modo si e' estranei dovunque---nella nuova e nella vecchia patria.
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Vecchio 29-04-2006, 15.51.10   #5
dana
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Messaggio originale inviato da hava
E' qualcosa che non ha da fare solamente con processi cognitivi, ma molto piu' profonda e inconscia.

C'è qualcosa di sacro nel patrimonio che ognuno porta con sè, nel bagaglio invisibile, nella memoria della sua casa materna. La cultura non è solo qualcosa di intellettuale, giuridico o religioso, la cultura è costruita da una lingua, da un sistema di parentela, da pratiche di accudimento, sapori, profumi, il modo di cucinare, il modo di considerare gli anziani, i bambini: e tutto questo riaffiora prima o poi.

Mio fratello, che vive da molti anni in Germania, mi ha raccontato che gli era capitato all'inizio di andare a ritirare un abito nel negozio più lussuoso della città. Prima di entrare si era mentalmente preparato le frasi da dire, perchè voleva che fossero perfette: e così è stato. Poi il commesso si è rivolto al collega e gli ha detto: c'è qui l'italiano.

""Lo spazio tra me e te è la mia identità, la mia memoria, la mia storia, la mia diversità. E tu sei come sei, diverso ma uguale a me.... perchè diverso...come me". (V.A. Mmaka)

Ultima modifica di dana : 29-04-2006 alle ore 15.52.57.
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Vecchio 29-04-2006, 16.11.57   #6
Spaceboy
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Ogni emigrante ha la sua storia, costellata di momenti anche dolorosi, ma vi sono anche vicende più serene.

Mia mamma vive in Italia dal 1970, quando si sposò e nacqui io, ma è nata in Spagna e si è trasferita a Parigi all'età di 6 anni (mio nonno era inviso al regime Franchista), dove ha studiato e vissuto fino a 25 anni.

E' stata una emigrante un pò atipica, qui in Italia ha continuto a studiare e si è sempre trovata bene.

A suo dire non si è mai sentita una straniera, sia in Francia che in Italia e forse grazie al suo carattere solare e cordiale, è sempre stata ben accetta nel nostro paese, sia umanamente che professionalmente.

Inoltre dopo la caduta di Franco, nel '76, ha ripreso a frequentare la Spagna con una certa assiduità, riallacciando i legami familiari e riscoprendo antiche amicizie.

Forse, pur ritenendosi sempre spagnola, per un immigrato europeo, l'integrazione in un altro paese simile come l'Italia o la Francia è molto più semplice e credo che se si ha la famiglia vicino e dal punto di vista economico si è tranquilli, l'integrazione di fatto, non presenta problemi particolari, ma anzi permette di acquisire un "modus vivendi", sicuramente più aperto e stimolante.


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Vecchio 29-04-2006, 20.22.09   #7
klee
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Miei genitori non rimpiangono niente

I miei genitori sono partiti alla Sicilia nel 1960..mia madre aveva partorito mia sorella più grande.Aveva due mesi quando la portarono in Svizzera.

Mia madre prima di entrare in Svizzera aveva dovuto firmare
un foglio..dicendo che non voleva più figli..senno l'avrebbero buttata fuori dalla Svizzera.

Dopo un pò rimase incinta di Patrizia..aveva dovuto nascondere la gravidanza. per tanti mesi .poi la polizia degli stranieri..vedendola un pò grossa..e vedendo che mio padre era un bravo operaio..l'hanno lasciata partorire.

Poi dopo qualche mese arrivai io... mia madre disse..questa volta bisogna fare qualche cosa..denunciare subito la gravidanza.

Mio padre andò a parlare con un contadino che aveva un gran potere nella cantone.

Dovettero cambiare casa..perchè senno gli altri non dormivano..
e non

riuscivano a PRODURRE

Volevano un bambino a famiglia straniera.


Dopo quattro anni nacque Sonia.

Mia madre non rimpiange niente della Svizzera..e neanch'io.Sono nata lì..sono cresciuta con dei bambini spagnoli..ho fatto le scuole,studiato lì e lavorato.Poi sono venuta in Italia,mi sono sposata.

Avevo 21 anni ero molto giovane.Spirito libero trovarmi in Toscana è stato molto difficile.Rimpiangevo la mia Svizzera,i miei amici e la mia famiglia.

La mia famiglia era rimasta lì.

Ho sofferto tantissimo...sono in questi momenti che ho capito
quanto i miei avrebbero potuto soffrire andando in CH

Nella mia solitudine è nata la pittura e la scrittura

Ho nascosto tutto della mia creatività,adesso sono due anni che
faccio mostre di pittura.

MAI ABBANDONARE UN PROGETTO DI VITA...mai...guardare avvanti...sempre e SORRIDERE..

Dopo i miei il periodo della pensione sono tornati in Toscana...avevo loro trovato una casa.

Non si sono trovati per niente bene..volevano tornare in Svizzera.

Come facevano con la loro pensione non ce la facevano a vivere in CH,mentre in Italia con ill cambio si.

Lì il saluto è molto IMPORTANTE,lì c'era libertà di espressione..

Almeno dove vivo io IL BUONGIORNO NON SIGNIFICA NIENTE..

Per noi svizzeri tanto:

Significa di tutto CUORE di trascorrere una piacevole giornata.

Ultima modifica di klee : 29-04-2006 alle ore 20.25.57.
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Vecchio 30-04-2006, 00.51.36   #8
Weyl
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Re: Miei genitori non rimpiangono niente

Citazione:
Messaggio originale inviato da klee
I miei genitori sono partiti alla Sicilia nel 1960..mia madre aveva partorito mia sorella più grande.Aveva due mesi quando la portarono in Svizzera.

Mia madre prima di entrare in Svizzera aveva dovuto firmare
un foglio..dicendo che non voleva più figli..senno l'avrebbero buttata fuori dalla Svizzera.

Dopo un pò rimase incinta di Patrizia..aveva dovuto nascondere la gravidanza. per tanti mesi .poi la polizia degli stranieri..vedendola un pò grossa..e vedendo che mio padre era un bravo operaio..l'hanno lasciata partorire.

Poi dopo qualche mese arrivai io... mia madre disse..questa volta bisogna fare qualche cosa..denunciare subito la gravidanza.

Mio padre andò a parlare con un contadino che aveva un gran potere nella cantone.

Dovettero cambiare casa..perchè senno gli altri non dormivano..
e non

riuscivano a PRODURRE

Volevano un bambino a famiglia straniera.


Dopo quattro anni nacque Sonia.

Mia madre non rimpiange niente della Svizzera..e neanch'io.Sono nata lì..sono cresciuta con dei bambini spagnoli..ho fatto le scuole,studiato lì e lavorato.Poi sono venuta in Italia,mi sono sposata.

Avevo 21 anni ero molto giovane.Spirito libero trovarmi in Toscana è stato molto difficile.Rimpiangevo la mia Svizzera,i miei amici e la mia famiglia.

La mia famiglia era rimasta lì.

Ho sofferto tantissimo...sono in questi momenti che ho capito
quanto i miei avrebbero potuto soffrire andando in CH

Nella mia solitudine è nata la pittura e la scrittura

Ho nascosto tutto della mia creatività,adesso sono due anni che
faccio mostre di pittura.

MAI ABBANDONARE UN PROGETTO DI VITA...mai...guardare avvanti...sempre e SORRIDERE..

Dopo i miei il periodo della pensione sono tornati in Toscana...avevo loro trovato una casa.

Non si sono trovati per niente bene..volevano tornare in Svizzera.

Come facevano con la loro pensione non ce la facevano a vivere in CH,mentre in Italia con ill cambio si.

Lì il saluto è molto IMPORTANTE,lì c'era libertà di espressione..

Almeno dove vivo io IL BUONGIORNO NON SIGNIFICA NIENTE..

Per noi svizzeri tanto:

Significa di tutto CUORE di trascorrere una piacevole giornata.

Credo di capirti, cara Iris, e molto profondamente.
Quella che tu riferisci è la stessa sensazione che io ho quando torno a Vienna: quando, camminando per le strade hai l'impressione di poter respirare profondamente, e che l'aria sia buona, la terra amica.
Quando, anche se il tuo tedesco, i primi giorni, è un po' imperfetto, e si deve "riassettare", il sapore della birra buona e del pane caldo e dolce all'uva sultanina, l'aroma di cannella e il piacere supremo delle torte al cioccolato, ti fanno sentire "a casa".

Anche in Svizzera (ma conosco soprattutto i cantoni del nordest) ho trovato lo stesso clima: con un sentimento più intenso di "accoglienza".
Grazie al cielo, non ho problemi particolari di "collocazione": vivo bene quasi dappertutto, anche se prediligo il "centro" dell'Europa.
Nel nord più lontano mi sento un po' inquieto, nel sud molto estraneo.
Il mio percorso lo avverto come "delineato": oggi sto in Italia e spero che l'economia del Paese possa sopravvivere almeno per i prossimi cinque anni.
Domani non so: certo, non morirò qui.
Continuo a non decidermi su dove comprar casa: i prezzi, nel centro di Vienna, sono inferiori a quelli praticati nella seconda cintura torinese.
Un fatto inspiegabile, se non fosse giustificato dal fatto che, in Italia, il denaro è quasi del tutto "stagnante" ossia finanziario: acquisito dalle generazioni morte, non prodotto da una competizione economica.
Non so quanto tempo ci vorrà, perchè questa abnormità si circoscriva intorno al nulla che riveste: purtroppo le mie valutazioni non ricevono valore, essendo disconosciute da mortadelle ideologiche.
Sia come sia: pazienza.
Ciascuno faccia per sè.
Weyl is offline  
Vecchio 01-05-2006, 14.33.25   #9
acquario69
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Messaggi: 1,444
salve a tutti...sto vivendo l'esperienza da immigrato da 3 anni a questa parte e a parte tutte le considerazioni che ho letto e condivido mi sento di aggiungere un aspetto su cui riflettere;
premesso che ognuno ha un suo modo di reagire personale ma una cosa che mi ha particolarmente colpito e che e' comune a tutti senza distinzioni di eta,cultura,ceti sociali ecc..e che sto vivendo anchio sulla mia pelle e' il sentimento struggente della nostalgia..all'inizio le novita hanno il sopravvento poi ho cominciato a parlare con chi prima di me ha vissuto questa esperienza e mi sono accorto piano piano che nei loro occhi si intravedeva qualcosa che mi lasciava inquieto,poi ho realizzato e questo era dovuto a un senso di rassegnazione da una parte e a una specie di sdoppiamento della personalita..in breve vivere lontano dal tuo paese d'origine e peggio lontano dai tuoi cari ti porta a stare mentalmente con un piede su due staffe e non ce' verso che questo col tempo possa passare via senza lasciare tracce,te lo porti sempre dentro e nonostante molti,direi la maggiorparte si e' rifatta una nuova vita,una famiglia,figli eccettera,il sentimento per le tue radici,ti accompagnera sempre e comunque,di qui la tristezza,molto profonda e molto nascosta di questi occhi con cui ho avuto modo di confrontarmi...se solo dovessi pensare di non poter avere piu la possibilita di un ritorno mi sentirei morire e credo che la nostalgia,l'immigrato,provi dentro(molto dentro) qualcosa che ha a che fare con la"morte"..una parte di te che muore ma nello stesso tempo hai "vivo" dentro di te x sempre.
non so se sono stato chiaro ma le cose che sento al riguardo sono molto profonde e forse di difficile spiegazione
acquario69 is offline  
Vecchio 01-05-2006, 15.13.08   #10
hava
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Sei stato molto chiaro, ma piuttosto di una "morte" la mia sensazione e' che qualcosa [che comprende le nostre radici e anche orientamento, mentalita' e legami] ci sfugga e con l'andare degli anni ci allontani sempre piu' lasciandoci estranei.
Mi e' capitato che arrivando in Italia e osservando le nuove generazioni, mi chiedessi :" ma ero anch'io come uno di loro?"
Con l'andare degli anni tutto cambia e si diventa estranei nella propria terra d'origine, a volte anche estranei a se stessi.
hava is offline  

 



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