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Vecchio 29-05-2006, 08.54.55   #1
klee
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– Le accuse dell’Onu sono durissime: «L’Italia lo scorso autunno ha fornito material

Armi italiane ai signori della guerra somali» L'Onu denuncia la violazione dell'embargo. La replica di Roma: «Nessuna fornitura».

NAIROBI – Le accuse dell’Onu sono durissime: «L’Italia lo scorso autunno ha fornito materiale militare al Governo Federale di Transizione somalo (Tfg), violando l’embargo imposto dal Consiglio di Sicurezza». Assieme all’Italia il rapporto del gruppo di investigatori incaricato dall’Onu di monitorare le violazioni alle forniture d’armi (di cui il Corriere ha ottenuto una copia) cita Gibuti, Eritrea, Etiopia, Arabia Saudita e Yemen.


In Somalia
avrebbero trovato rifugio alcuni terroristi di Al Qaeda il cui elenco, secondo la rivista specializzata Africa Confidential, sarebbe stata consegnata dagli uomini della Cia ai capifazione dell’Alleanza perché si occupino della loro cattura. In questo quadro si inserisce il tentativo del Pentagono di servirsi dei signori della guerra per combattere e distruggere le corti islamiche di Mogadiscio che, secondo Washington, proteggono i terroristi. Le corti, inoltre, riceverebbero finanziamenti dal network di Osama Bin Laden e dai sauditi. Ma pare che le cose per gli alleati di Washington stiano andando assai male. Giovedì è scoppiata una violentissima battaglia che durava ancora ieri.

I fondamentalisti hanno conquistato il nodo centrale del Quarto Chilometro, una piazza da cui si diramano le strade che portano al porto e all’aeroporto internazionale (chiuso dal 1995), e lo storico hotel Sahafi. «I morti sono almeno 200 – ha raccontato al telefono il dottor Jia, che opera in continuazione all’ospedale Medina -. I feriti quasi 400. Non abbiamo sangue per le trasfusioni, non abbiamo bende, garze, medicina. Imponete almeno una tregua e mandate un aiuto sanitario urgente». La gente terrorizzata è in fuga. I contendenti tirano cannonate e colpi di mortai ormai a casaccio. E ovviamente vengono colpiti i civili, che più di tutti sono vittime della violenza. Ieri Abdi Nur Said (detto «Waal», il pazzo), uno dei comandanti delle milizie antifondamentaliste, contattato al telefono dal Corriere, mentre «nella cornetta» esplodevano colpi di cannone, ha lanciato un appello al telefono: «Se il mondo non interviene la Somalia diventerà un nuovo Afghanistan dei talebani. Vogliono islamizzare tutto; trasformare il Paese in un campo di terroristi».

La situazione politica è assai confusa. Alcuni dei signori della guerra che combattono i fondamentalisti, sono anche ministri del Governo Federale di Transizione, che ha condannato i combattimenti in corso. Ieri il premier Ali Ghedi ha intimato ai ministri al fronte di deporre le armi e tornare a sedersi sui banchi della politica. In realtà anche la componente islamica è assai variegata e i moderati sarebbero pronti a dialogare con il governo, anche se per ora la leadership è in mano ai più radicali. La confusione dunque regna sovrana. Per ora una sola cosa è chiara: i fondamentalisti sono a un passo dal conquistare tutta la capitale. Perché mai dovrebbero fermarsi?
Massimo A. Alberizzi

28 maggio 2006

Corriere della Sera




Ultima modifica di klee : 29-05-2006 alle ore 08.56.58.
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Vecchio 30-05-2006, 09.39.01   #2
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LOTTA AD AL QUAEDA -

Il periodico specializzato Africa Confidential nei giorni scorsi ha rivelato che gli Stati Uniti in gennaio e in febbraio assieme alle valigie cariche di dollari hanno inviato ai signori della guerra una lista di elementi di Al Qaeda che avrebbero trovato rifugio a Mogadiscio. A quanto risulta nessuno di essi è stato ancora catturato. I giornalisti, per altro, cercano di “catturare” quella lista, che conterrebbe nomi dell’alta nomenclatura dell’organizzazione terroristica di Osama Bin Laden.
La presenza di cellule di Al Qaeda in Somalia è stata confermata dal terzo attore che opera nello scacchiere somalo, il Governo Federale di Transizione (TFG), che non potendo andare a Mogadiscio ora si è stabilito a Baidoa. Secondo l’agenzia di stampa del Kuwait Kuna, citata dall’Adn Kronos, il ministro degli esteri del TFG, Abdullah Ismayl, ha affermato che «L’attività di gruppi terroristici in Somalia è cominciata 15 anni fa e continua ancora oggi.

La Somalia è diventata un nuovo Afghanistan».

Il ministro ha criticato gli Stati Uniti perché non sostengono il suo governo che «necessita della formazione di una forza armata concreta capace di combattere i gruppi terroristici». Ad anticipare la presenza di miliziani di al-Qaeda a Mogadiscio e nelle zone controllate dalla Corte islamica, trasformate in centri di reclutamento, era stata la rivista indipendente araba al-Manar, secondo cui, sostiene sempre l’Adn Kronos, “da diverse aree dell'Africa i combattenti islamici raggiungerebbero la Somalia per entrare nell'organizzazione terroristica internazionale».

Massimo A. Alberizzi

30 maggio 2006
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Vecchio 01-06-2006, 07.19.14   #3
klee
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L'OCCUPAZIONE DELL'OSPEDALE -

Tra l’altro le milizie di Mussa Sudi hanno occupato l’ospedale di Keysaney, gestito dalla Croce Rossa Somala sotto gli auspici e i finanziamenti della Croce Rossa Internazionale. Pascal Hundt, il capo della delegazione della Croce Rossa Internazionale per la Somalia ieri era assai preoccupato per la sorte dei feriti che continuano ad arrivare al centro: «Se ci attaccano sarà un massacro – ha dichiarato al Corriere - . Spero che le pressioni internazionali inducano Mussa Sudi a ritirarsi”. L’ospedale è un ex carcere ben fortificato, con un alto e spesso muro di cinta munito in cima di un camminamento per sentinelle e vedette che permette di controllare una buona fetta di territorio. E infatti i miliziani dell’Alleanza, a dispetto di tutte le convenzioni internazionali, l’hanno trasformato in una fortezza. Per ora tutti gli sforzi per convincere il capo fazione a ritirare i suoi miliziani, che hanno piazzato mitragliatrici pesanti nei punti chiave e sul tetto, sono stati vani. La strategia degli islamici sembra quella di isolare le enclavi dei signori della guerra per poi attaccarli uno per uno.

IL RUOLO DEGLI USA -

Che faranno gli americani? Si domandano i diplomatici a Nairobi. Accetteranno che Mogadiscio cada nelle mani delle fazioni guidate da un pugno di estremisti fanatici cui si attribuiscono stretti legami con Al Qaeda? «Stiamo aspettando soldi in arrivo da Washington – ha dichiarato candidamente uno dei comandanti di Qanyare Afrah al telefono con il Corriere -.

Se loro ci finanziano potremo comprare i miliziani nemici e svuotare le corti dei loro uomini». Sembra senza fondamento la notizia diffusa da veri giornali americani e inglesi secondo cui un diplomatico dell’ambasciata americana a Nairobi, Michel Zorich, sia stato silurato perché in dissenso con la strategia del pugno di ferro adottata dall’amministrazione americana in Somalia.

Secondo una fonte diplomatica ben informata, «Michel Zorich era un falco e non una colomba. Non è stato poi allontanato improvvisamente; da alcuni mesi parlava del suo ritorno per fine mandato a Washington, invece addirittura l’hanno trasferito in Ciad, un’altra postazione difficile per gli americani».
Massimo A. Alberizzi

31 maggio 2006
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Vecchio 01-06-2006, 21.36.01   #4
justinian
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Il problema della somalia risale dalla fine di Restor Hope che doveva portare un pò di pace in quella terra dimenticata e da tempo in lotta.

Da allora la comunità internzionale ha volutamente e colpevolmente dimenticato cosa succedeva lì preferendo evitare qualsiasi coinvolgimento perchè sapeva essere rischiso e non conveniente.La somalia infatti non ha particolari risorse(come noi italiani sappiamo bene)

Oggi la somalia è tornata ad essere un problema solo perchè non si ha avuto il coraggio di andare fino in fondo nel 93 e allora si finanziano i vari signori della guerra che allora erano i nemici.

Onestamente non sono in grado di fare molti commenti solamente posso dire che una volta di più la comunità internzionale ha rinunciato ai sui doveri,e come al solito è la parte più debole a soffrirne.

ciao
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Vecchio 06-06-2006, 10.23.30   #5
klee
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Somalia: spallata islamica, presa Balad

MOGADISCIO - Le milizie islamiche hanno oggi conquistato, secondo testimonianze concordi, Balad, un centro a circa 30 km a nord di Mogadiscio. Si tratta, notano gli osservatori, di una conquista fortemente strategica, poiché rischia di compromettere l'asse degli approvvigionamenti degli avversari degli islamici, i signori della guerra, che orbita sulla strada che Balad controlla per poi andare verso nord, in particolare Jowhar. Non ancora definito il bilancio della battaglia, certamente sanguinosa, e nel corso della quale si è fatto ricorso ad armi pesanti.

A Mogadiscio si confrontano le milizie delle corti islamiche, su posizioni integraliste, ed infiltrate - se non controllate - dai terroristi di al Qaida; e i signori della guerra, che si sono riuniti il 18 febbraio nell'Alleanza per il Ripristino della Pace e contro il Terrorismo, fortemente sponsorizzata da Washington.

Da allora, la capitale islamica è stato un campo di battaglia: almeno 360 morti ed oltre 1.000 feriti, in larga misura civili, danni enormi. Mentre sul campo prevalgono gli islamici, e la spallata odierna potrebbe essere esiziale, salvo interventi d'emergenza, per le sorti dell'Alleanza.
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Vecchio 07-06-2006, 12.48.28   #6
klee
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Somalia, corti islamiche pronte al dialogo


Disponibilità al dialogo con il governo di transizione, nessun accenno alla 'Sharìa´ o all'applicazione di leggi islamiche, volontà di ristabilire la pace a Mogadiscio e le condizioni per l'elezione dei rappresentanti da parte del popolo: sono alcuni dei passaggi salienti di un lungo documento in inglese che l'Unione delle Corti islamiche (che da lunedì hanno il controllo su gran parte di Mogadiscio) ha recapitato in tarda mattinata alle ambasciate straniere a Nairobi, in Kenya. La notizia è stata diffusa dall'agenzia missionaria Misna (www.misna.org).
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Vecchio 19-06-2006, 08.02.22   #7
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Alta tensione in Somalia L’Italia rischia di avere un ruolo marginale


di MAURIZIO PICCIRILLI IL CORNO d’Africa e la situazione in Somalia sono un altro argomento spinoso nell’agenda di politica estera del governo italiano. L’Italia fa parte del gruppo di contatto insieme a Stati Uniti, Norvegia, Gran Bretagna, Tanzania, Svezia e Unione europea. Venerdì scorso il Gruppo si è riunito a New York per rilanciare «il dialogo multilaterale con le istituzione federali transitorie somale e gli altri attori entro la Somalia».

Di fatto gli Stati Uniti stanno cercando in tutti i modi di sostenere i «signori della guerra» nonostante la sconfitta subita da questi e la loro fuga sotto l’avanzata delle Corti islamiche. Appoggi che Washington e la Cia in particolare sostengono per impedire che la Somalia si trasformi in nuovo «stato taleban» controllato dagli uomini di Al Qaeda. Ma la situazione nel Corno d’Africa è molto più complessa.
I signori della guerra, come ha sottolineato lo stesso Kofi Annan, erano invisi anche alla popolazione per troppi anni vittima delle violenze e delle ruberie delle milizie.
Le Corti islamiche invece possono contare sull’appoggio manifesto dello Yemen, che si pone come principale mediatore e di altri Paesi arabi che anche se in maniera defilata in questi anni hanno finanziato e armato i fondamentalisti islamici.
In questo scenario confuso, con il governo federale che di fatto opera da Nairobi in Kenia, cerca di appofittarne l’Etiopia che, ponendosi agli occhi dell’Occidente come baluardo contro Al Qaeda, ha amndato el sue truppe oltre confine cercando di conquistarsi quello sbocco al mare che da 30 anni è motivo di guerra con l’altra colonia italiana, l’Eritrea.

L’Italia, vuoi per motivi storici, vuoi per motivi di peso internazionale non può rimanere in disparte. Del resto, dopo il disastro dell’Operazione Restore Hope del 1993 costata la vita anche ai soldati italiani, l’Occidente tutto ha abbandonato da dieci anni in mano alle milizie e ad Al Qaeda l’intera Somalia. Un Paese che nasconde nel suo sottosuolo risorse infinite come uranio, petrolio e gas naturali.
Ricchezze che le grandi compagnie americane e inglesi stanno cercando di sfruttare. In questa partita è entrata anche la Fancia e l’Italia sta a guardare. Mentre la Cina ha già messo un piede in Sudan vigilando sulle risorse petrolifere di quel Paese e già tratta con le Corti islamiche di Mogadiscio.

lunedì 19 giugno 2006
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Vecchio 26-06-2006, 15.16.05   #8
klee
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Somalia: Mogadiscio, svolta fondamentalista al potere
25/06/2006 13.09.00
[Italia/mondo]


(ANSA) - MOGADISCIO,25 GIU - Drammatico colpo di scena a Mogadiscio: il potere, finora nelle mani dell'ala moderata, e' passato ai fondamentalisti. Nella notte e' stata decisa infatti la creazione di una sorta di Parlamento con a capo Sceikh Hassan Dahur Aweis, che risulta nella lista dei ricercati da parte degli Usa perche' ritenuto esponente di al Qaida. Colui che era fino a ieri il leader delle Corti islamiche, Sceikh Sharif Sceikh Ahmed, avra' solo poteri d'amministrazione quotidiana.
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