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Vecchio 26-06-2006, 13.09.38   #11
Patri15
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Re: Irritazione

Citazione:
Messaggio originale inviato da Weyl

Lo dico e lo ripeto: l'unica concreta possibilità di salvezza stava nelle forti alleanze internazionali, che questa nuova coalizione sta smantellando.
Facciamo pure, orgogliosamente, "da soli".
Ce ne fu un altro, in Italia, che disse così, circa settant'anni fa, e la gente, per strada, cantava: "Noi tireremo diritto/ l'amor di patria non fu mai sconfitto/ serenamente ci terremo a balia/ figli di questa Italia proletaria (...)" Etc. etc.

Mi sembra che Prodi stia lavorando affinchè l'Italia faccia parte nel miglior modo possibile della Comunità europea e non mi pare che stia smantellando niente in questo senso.

Ma forse si vuole parlare di un'altra alleanza: la grande America (o la Grande GUERRA).

Circa 70 anni fa ci fu un personaggio (probabile sia il medesimo cui allude Weyl) che si alleò con una grande Potenza di quei tempi, mi pare fosse la Germania nazista.

A meno non si intenda come forte alleanza iLa Chiesa cattolica, l'unica impresa che è sopravissuta duemila anni senza fare bancarotta.
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Vecchio 27-06-2006, 00.41.25   #12
Weyl
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Re: Re: Irritazione

Citazione:
Messaggio originale inviato da Patri15
Mi sembra che Prodi stia lavorando affinchè l'Italia faccia parte nel miglior modo possibile della Comunità europea e non mi pare che stia smantellando niente in questo senso.

Ma forse si vuole parlare di un'altra alleanza: la grande America (o la Grande GUERRA).

Circa 70 anni fa ci fu un personaggio (probabile sia il medesimo cui allude Weyl) che si alleò con una grande Potenza di quei tempi, mi pare fosse la Germania nazista.

A meno non si intenda come forte alleanza iLa Chiesa cattolica, l'unica impresa che è sopravissuta duemila anni senza fare bancarotta.


Buon lavoro e tanti auguri, naturalmente. Purtroppo la Comunità Europea, al momento, è poco più di una buona intenzione e, dal punto di vista economico, saldarvi maggiormente i legami non serve a nulla.
Al momento, è evidente come gli interessi nazionali dei paesi economicamente più forti prevalgano nettamente sugli intenti comunitari.
L'europa, inoltre, non è ancora affatto matura, politicamente, nè sufficientemente prestigiosa sullo scacchiere internazionale, per poter ambire a far rispettare una propria peculiare "via".
Al momento attuale, io penso che la residua competitività europea dipenda soprattutto dalla debolezza del cambio euro-dollaro: se quest'ultimo dovesse rafforzarsi, molto probabilmente il collage europeo si sfalderebbe come neve al sole.

70 anni fa, il personaggio in questione si alleò, a malincuore, con la Germania nazista, spintovi dall'isolamento internazionale in cui si era cacciato.
E vi si era cacciato per la presunzione di credere che la Società delle Nazioni fosse tanto debole da non far seguire alle minacce l'azione.
Personalmente non credo che questa alleanza centri molto con il discorso che stavo facendo: per la verità direi che non lo sfiora minimamente.
Non vedo come il panorama politico internazionale del 1936 possa essere paragonato a quello attuale.
Il senso di ciò che volevo dire è più semplice: alludevo a scelte ben precise che ci allontanano dagli unici due alleati da cui potrebbe venire, in un futuro a breve, un aiuto concreto per la nostra disastrata economia.
E, soprattutto, al compiacimento con cui tali eventi sono accolti...!

Definire gli USA come "grande Guerra" (a parte che con tale locuzione ci si è sempre riferiti alla I guerra mondiale) lo lascio senza commenti.
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Vecchio 27-06-2006, 07.52.05   #13
Patri15
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Nessun compiacimento, Weyl: tutt'altro.

L'economia italiana ha toccato il fondo e dovrei esserne compiaciuta?????

Tornando agli Stati Uniti, dopo la Seconda Guerra mondiale, è certo che abbiano favorito la costituzione di una entità europea.

Ma ...essi la vedevano a modo loro, conforme ai LORO INTERESSI, facendo affidamento su alcuni europei sostenitori del sistema politico ed economico americano.

Nel "grande disegno americano" c'è sempre stato il Regno Unito: con l'entrata della Gran Bretagna si garantiva la liberazione mondiale degli scambi.

Il discorso non è cambiato neanche in seguito: la liberalizzazione del commercio rappresenta la pace, la democrazia

Peccato che il progetto sia stato concepito in maniera unilaterale:

in Europa la grande mano invisibile (tutto diventa grande, quando ci si riferisce all'America!) è diventata il pensiero unico dei dirigenti europei anche al prezzo della distruzione di vari poti di lavoro, e il governo americano continua a mantenere la leadership della NATO.

Weyl, la domanda che pongo è diretta a Lei, ormai mio professore preferito

Pensa che l' America possa tirarci fuori dal nostro isolazionismo post-berlusconiano? E se la risposta fosse sì, A CHE PREZZO????
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Vecchio 27-06-2006, 11.21.03   #14
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vediamo di mantenere la calma... grazie!
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Vecchio 27-06-2006, 11.36.03   #15
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Messaggio originale inviato da Mr. Bean
vediamo di mantenere la calma... grazie!

Chiedo scusa se ho dato l'impressione di essere "non calma".

Il fatto è, Mr. Bean, che trovo particolarmente stimolante farmi redarguire da Weyl.

Se ho ecceduto, non me ne sono accorta e quindi è ancora più grave.

Va a finire che sono una papera e ancora una volta ha ragione Weyl

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Vecchio 28-06-2006, 02.27.08   #16
Weyl
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Salgo in cattedra

Citazione:
Messaggio originale inviato da Patri15
Nessun compiacimento, Weyl: tutt'altro.

L'economia italiana ha toccato il fondo e dovrei esserne compiaciuta?????

Tornando agli Stati Uniti, dopo la Seconda Guerra mondiale, è certo che abbiano favorito la costituzione di una entità europea.

Ma ...essi la vedevano a modo loro, conforme ai LORO INTERESSI, facendo affidamento su alcuni europei sostenitori del sistema politico ed economico americano.

Nel "grande disegno americano" c'è sempre stato il Regno Unito: con l'entrata della Gran Bretagna si garantiva la liberazione mondiale degli scambi.

Il discorso non è cambiato neanche in seguito: la liberalizzazione del commercio rappresenta la pace, la democrazia

Peccato che il progetto sia stato concepito in maniera unilaterale:

in Europa la grande mano invisibile (tutto diventa grande, quando ci si riferisce all'America!) è diventata il pensiero unico dei dirigenti europei anche al prezzo della distruzione di vari poti di lavoro, e il governo americano continua a mantenere la leadership della NATO.

Weyl, la domanda che pongo è diretta a Lei, ormai mio professore preferito

Pensa che l' America possa tirarci fuori dal nostro isolazionismo post-berlusconiano? E se la risposta fosse sì, A CHE PREZZO????


Dopo la caduta del muro di Berlino, gli interessi americani nei confronti dell'europa si sono molto affievoliti.
E' questo che ha permesso e dato un impulso particolare al rafforzamento dell'Unione Europea, fino, addirittura, alla creazione di una moneta comune.

L'Italia versa in una condizione drammatica per le seguenti due ragioni:
1) il debito pubblico non è sparito con l'avvento dell'Euro, è stato solo, in piccola parte, "pagato" al costo di un cambio sfavorevolissimo. Oggettivamente io penso che Prodi non potesse fare di meglio, ma è evidente che le 1936 lire pagate al cambio per ogni euro non riflettevano assolutamente il nostro tenore di vita.
Il problema stava nel fatto che il tenore di vita italiano era del tutto sproporzionato alle reali condizioni dell'economia del Paese.
2) La struttura industriale che ha trainato l'economia italiana negli ultimi vent'anni è costituita di un pullulare di piccole e piccolissime aziende, a basso contenuto tecnologico, ma caratterizzate dal fatto di essersi costituite "a rete".
Ora, purtroppo, il modello è facilmente imitabile da parte di qualsiasi economia povera, dato che la modesta tecnologia è facilmente riproducibile ed, in compenso, il costo della manodopera decisamente più basso.
Potrebbe compensare questo problema un sistema di infrastrutture particolarmente efficiente, ed una burocrazia amministrativa agile e funzionale.
In realtà sappiamo tutti quale sia il livello di funzionalità della burocrazia italiana che, unica in occidente, eguaglia in torpore e obesità intellettuale le amministrazioni pubbliche di scuola sovietica.
Di conseguenza c'è poco da stare allegri per il futuro, poichè i veri target cui dobbiamo guardare sono proprio quelli dei nostri concorrenti.
In parole povere, e banalizzando molto la questione: se un operaio moldavo produce in un giorno cento magliette della Benetton (con la stessa identica tecnologia impiegata in veneto) e guadagna 150 euro al mese, mentre il suo collega veneto produce le stesse cento magliette e ne guadagna mille, ebbene, è ovvio che, dato che poi tutte le magliette sono uguali e si vendono su per giù negli stessi mercati, i "due vasi" debbano per forza comunicare.
Intendo dire: è inevitabile che tale differenza sia destinata, in breve tempo, ad annullarsi.
Ora, la questione è la seguente: sarà il moldavo a guadagnare di più, oppure il veneto a guadagnare meno?
Purtroppo la risposta, in un sistema economico improntato al libero mercato, ossia alla libera circolazione delle merci, dei capitali e dei mezzi produttivi, è scontata: sarà il veneto a guadagnare di meno.
E "come" guadagnerà di meno, dal momento che i salari sono vincolati a contratti e imbrigliati da normative precise?
Semplice: in due modi.
Il primo: diminuiranno i posti di lavoro, per cui, anche se sarà salvaguardato il reddito del singolo operaio, diminuirà quello della "media" di tutti gli operai disponibili sul mercato (molti non troveranno o perderanno il posto di lavoro).
Il secondo: aumenteranno i costi dei generi di sussistenza, per cui diminuirà (come di fatto già accade) il potere d'acquisto di quel reddito.


Allora: come può aiutarci l'America?
L'economia più potente del mondo può agire soprattutto indirettamente.
Ossia "influenzando" il rating dei principali investitori internazionali che transano i titoli del nostro debito pubblico.
In pratica, rendendosi disponibili a concedere "crediti" all'Italia e "liberando", quindi, risorse disponibili agli investimenti soprattutto nei settori tecnologici.
Questa disponibilità ci consentirebbe di "prender fiato" e di sperare, nel giro di venti o trent'anni, con le opportune riforme e gli ammodernamenti necessari nelle università e nei centri di ricerca, di rimetterci "sul mercato".
Non cambierebbe più molto, in ogni caso, per noi della generazione "di mezzo", ma molto, moltissimo, per i nostri figli e nipoti futuri.
Il prezzo?
Quello che abbiamo sempre pagato, da sessant'anni a questa parte.
Siamo o no una "portarei sul mediterraneo"?
Weyl is offline  
Vecchio 28-06-2006, 07.11.21   #17
Patri15
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Dopo la lezione

Nulla da eccepire, professor Weyl: ha fatto una analisi dettagliata della crisi economica che è impossibile non condividere.

A livello personale detesto l'America e la sua politica di violenza: ma fra i due mali ........

Grazie Weyl, è stata una bella lezione.
Patri15 is offline  

 



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