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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 03-01-2007, 02.42.00   #1
Weyl
iscrizione annullata
 
Data registrazione: 23-02-2005
Messaggi: 728
Il primato civile degli italiani

Vi invito, cari amici, a considerare oggettivamente, e a posteriori, il modo razionale e pacato con cui si svolgono i confronti dialettici su questo forum.
L'intelligenza e l'impegno con cui vengono affrontati i più disparati temi, la libertà straordinaria del potersi esprimere: libertà data non solo dal "controllo di limiti", ma soprattutto dall'opportunità di essere compresi ed ascoltati, capiti e contraddetti.
Questo è un agone prezioso e straordinario.
Vi assicuro: non vi è nulla di simile, per ricchezza e stimolo dei contenuti, per ampiezza dei temi, per civile dialettica della socialità di un Paese e della sua lingua in ogni angolo del web che io conosco.

Un giorno non lontano, non esisteranno più riviste di opinione, coi loro gossip più o meno ciarlatani ma, in ogni caso, "preconfezionati".
Sono convinto che le argomentazioni relative si svolgeranno in forma interattiva, come qui avviene e come, ottimo modello, dovrà essere.
Lo stesso per ogni altro tema, scientifico, sociale o filosofico.
Immagino un futuro in cui le singole entità pensanti perdano di senso, in quanto a identità, in vista dei contributi intellettuali che potranno arrecare al sistema.

Le meraviglie italiane si ripetono in continuazione. E in realtà, ciò che piace agli italiani, presto o tardi, piace a tutti.
Weyl is offline  
Vecchio 04-01-2007, 02.04.46   #2
cannella
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Data registrazione: 21-09-2003
Messaggi: 611
Riferimento: Il primato civile degli italiani

E' verissimo caro Weyl.
Mi ha colpito sempre una frase del regolamento posto a coronamento di questa pagina: "..non è un forum generico il cui difetto è l'inflazione di messaggi in cui annegano i contributi più seri."

I forum che ho frequentato brevemente in passato annegavano proprio in litigi e complimenti reciproci fra forumisti, auguri e polemiche gratuite.

Qui il campo è sgombro e non annega, appunto.

A volte si legge e si rimane ammirati in silenzio; si annuisce davanti a questo schermo oppure si replica e il discorso procede.

Negli anni, quanti pensieri e quante opinioni che hanno scandito la storia di questo Paese e le nostre personali; tutte ancora qui da rileggere, è veramente fantastico.
cannella is offline  
Vecchio 04-01-2007, 10.31.14   #3
maxim
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Messaggi: 1,638
Riferimento: Il primato civile degli italiani

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Originalmente inviato da Weyl
Vi invito, cari amici, a considerare oggettivamente, e a posteriori, il modo razionale e pacato con cui si svolgono i confronti dialettici su questo forum.
L'intelligenza e l'impegno con cui vengono affrontati i più disparati temi, la libertà straordinaria del potersi esprimere: libertà data non solo dal "controllo di limiti", ma soprattutto dall'opportunità di essere compresi ed ascoltati, capiti e contraddetti.
Questo è un agone prezioso e straordinario.
Vi assicuro: non vi è nulla di simile, per ricchezza e stimolo dei contenuti, per ampiezza dei temi, per civile dialettica della socialità di un Paese e della sua lingua in ogni angolo del web che io conosco.

Un giorno non lontano, non esisteranno più riviste di opinione, coi loro gossip più o meno ciarlatani ma, in ogni caso, "preconfezionati".
Sono convinto che le argomentazioni relative si svolgeranno in forma interattiva, come qui avviene e come, ottimo modello, dovrà essere.
Lo stesso per ogni altro tema, scientifico, sociale o filosofico.
Immagino un futuro in cui le singole entità pensanti perdano di senso, in quanto a identità, in vista dei contributi intellettuali che potranno arrecare al sistema.

Le meraviglie italiane si ripetono in continuazione. E in realtà, ciò che piace agli italiani, presto o tardi, piace a tutti.

Tendenzialmente vedo “problemi” in ogni dove e quindi non posso esimermi dal criticare, con la presunzione di essere costruttivo, un aspetto di questa “nuova” modalità di dialogo.
E’ tutto vero caro Weyl ciò che vai dicendo…la possibilità di misurare l’”originalità” delle proprie idee con molte altre persone, nonché di perfezionarle in base agli interessanti e numerosi apporti, favorisce la globalizzazione del pensiero…che sarà tanto ricco quanto generalizzato.

Ripescando una vecchia pubblicità mi verrebbe da dire:
- Se Socrate, Platone, Kant avessero potuto comunicare così…che mondo sarebbe oggi?

Ad esempio…
Le categorie aristoteliche sui modi universali dell’essere avrebbero potuto, già all’epoca, essere perfezionate ed integrate con le categorie kantiane sui modi universali del pensare oppure le “intuizioni concettuali” di Aristotele e quelle di Kant sarebbero annegate clamorosamente nell’inflazione degli altri messaggi?

maxim is offline  
Vecchio 04-01-2007, 18.22.38   #4
Lucy
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Messaggi: 212
Riferimento: Il primato civile degli italiani

Citazione:
Originalmente inviato da Weyl

Le meraviglie italiane si ripetono in continuazione. E in realtà, ciò che piace agli italiani, presto o tardi, piace a tutti.

Le meraviglie italiane piaciono già agli stranieri. Conosco un forum francese e un americano dove si fanno le stesse cose.

Siamo tutti amici, no?

Preferrirei che italiano fosse la lingua mondiale, pero per il momento inglese domina ...
Lucy is offline  
Vecchio 05-01-2007, 01.43.00   #5
Weyl
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Data registrazione: 23-02-2005
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Riferimento: Il primato civile degli italiani

Citazione:
Originalmente inviato da maxim
Tendenzialmente vedo “problemi” in ogni dove e quindi non posso esimermi dal criticare, con la presunzione di essere costruttivo, un aspetto di questa “nuova” modalità di dialogo.
E’ tutto vero caro Weyl ciò che vai dicendo…la possibilità di misurare l’”originalità” delle proprie idee con molte altre persone, nonché di perfezionarle in base agli interessanti e numerosi apporti, favorisce la globalizzazione del pensiero…che sarà tanto ricco quanto generalizzato.

Ripescando una vecchia pubblicità mi verrebbe da dire:
- Se Socrate, Platone, Kant avessero potuto comunicare così…che mondo sarebbe oggi?

Ad esempio…
Le categorie aristoteliche sui modi universali dell’essere avrebbero potuto, già all’epoca, essere perfezionate ed integrate con le categorie kantiane sui modi universali del pensare oppure le “intuizioni concettuali” di Aristotele e quelle di Kant sarebbero annegate clamorosamente nell’inflazione degli altri messaggi?


Giusta e giustificata obiezione, caro Maxim.
Ma le cose non stanno effettivamente così e, cammin facendo, convinceremo Lucy del fatto che, in lingua inglese e francese, non esiste nulla di simile a questa modalità e livello di discussione.
Allora, la questione è la seguente: "avrebbero potuto le categorie aristoteliche sui modi universali dell'essere" entrare dialetticamente in confronto con quelle di Kant, all'interno- aggiungo io- di un'intersezione, pur intelligentemente moderata, di messaggi come quelli che appaiono qui, nel presente thread, ad esempio?
La risposta è, ovviamente, negativa.

Ma l'appunto che si impone, a corollario dell'impossibilità di tale evenienza, è questo: di che genere di "impossibilità" si tratta?
Un'impossibilità logica, ontologica, morale o giuridica?
E, qualora più di una di queste declinazioni della "impossibilità" ricorresse, quale sarebbe la "preminente"?
Il campo si restringe all'ambito logico e a quello ontologico.
Ma la "preminenza" dell'uno o dell'altro si riporta, naturalmente, al "de quo" argomenta la questione stessa: esso non investe intrinsecamente le relazioni tra le modalità con cui le "categorie" dell'intelletto umano rapportano e razionalizzano l'Essere nel suo dilagare dentro i "dati immediati della coscienza umana".
Esso ha per oggetto, invece, le diverse "sistematicità" dentro cui le "categorie" stesse possano essere riconosciute come più o meno coerenti e più o meno "esaustive" dell'immagine complessiva del mondo, fisico e psichico, la quale si ritiene che esse siano chiamate a "formattare".
Conseguentemente, il piano è quello "logico". Non ontologico.

Ora: possiamo immaginare una forma di interscambio intellettuale simile a quella che stiamo testè producendo, in una qualsiasi fase "elaborativa" delle "categorie" intellettuali mediante cui organizzare il discorso che, già pronto, si affaccia sullo scenario del nostro dialogo?
Ed è possibile concepire una macchina che ritraduca, attraverso bit e byte di informazione, i nostri pensieri, senza una precedente "categorizzazione" logica delle modalità attraverso cui noi diamo forma di "comunicazione" alle pure e semplici, scintillanti architetture animate delle nostre reti neuronali?

Ecco perchè, Maxim, la questione che tu poni deve essere decostruita e rinviata al tema che essa solleva: ossia la riflessione sulla unicità e rivoluzionaria particolarità del momento mediatico che stiamo vivendo e del quale siamo attori.
Perchè senza le premesse intellettuali dell'opera di Aristotele e Kant, tra tanti altri, noi non saremmo nelle condizioni di poterlo vivere, ma il fatto di viverlo ed operarvi rifonda il senso della "sistematicità" di quel riflettere e offrire un'immagine convincente del mondo.
Attraversiamo quella che, in fisica, viene definita come "transizione di fase", ossia il passaggio traumatico della materia da una condizione all'altra: dallo stato solido al liquido, o da quest'ultimo a quello gassoso.
Credo che ne siamo, per certi versi, i pionieri.
Weyl is offline  
Vecchio 08-01-2007, 15.21.08   #6
maxim
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Riferimento: Il primato civile degli italiani

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Originalmente inviato da Weyl
Giusta e giustificata obiezione, caro Maxim.
Ma le cose non stanno effettivamente così e, cammin facendo, convinceremo Lucy del fatto che, in lingua inglese e francese, non esiste nulla di simile a questa modalità e livello di discussione.
Allora, la questione è la seguente: "avrebbero potuto le categorie aristoteliche sui modi universali dell'essere" entrare dialetticamente in confronto con quelle di Kant, all'interno- aggiungo io- di un'intersezione, pur intelligentemente moderata, di messaggi come quelli che appaiono qui, nel presente thread, ad esempio?
La risposta è, ovviamente, negativa.

Ma l'appunto che si impone, a corollario dell'impossibilità di tale evenienza, è questo: di che genere di "impossibilità" si tratta?
Un'impossibilità logica, ontologica, morale o giuridica?
E, qualora più di una di queste declinazioni della "impossibilità" ricorresse, quale sarebbe la "preminente"?
Il campo si restringe all'ambito logico e a quello ontologico.
Ma la "preminenza" dell'uno o dell'altro si riporta, naturalmente, al "de quo" argomenta la questione stessa: esso non investe intrinsecamente le relazioni tra le modalità con cui le "categorie" dell'intelletto umano rapportano e razionalizzano l'Essere nel suo dilagare dentro i "dati immediati della coscienza umana".
Esso ha per oggetto, invece, le diverse "sistematicità" dentro cui le "categorie" stesse possano essere riconosciute come più o meno coerenti e più o meno "esaustive" dell'immagine complessiva del mondo, fisico e psichico, la quale si ritiene che esse siano chiamate a "formattare".
Conseguentemente, il piano è quello "logico". Non ontologico.

Ora: possiamo immaginare una forma di interscambio intellettuale simile a quella che stiamo testè producendo, in una qualsiasi fase "elaborativa" delle "categorie" intellettuali mediante cui organizzare il discorso che, già pronto, si affaccia sullo scenario del nostro dialogo?
Ed è possibile concepire una macchina che ritraduca, attraverso bit e byte di informazione, i nostri pensieri, senza una precedente "categorizzazione" logica delle modalità attraverso cui noi diamo forma di "comunicazione" alle pure e semplici, scintillanti architetture animate delle nostre reti neuronali?

Ecco perchè, Maxim, la questione che tu poni deve essere decostruita e rinviata al tema che essa solleva: ossia la riflessione sulla unicità e rivoluzionaria particolarità del momento mediatico che stiamo vivendo e del quale siamo attori.
Perchè senza le premesse intellettuali dell'opera di Aristotele e Kant, tra tanti altri, noi non saremmo nelle condizioni di poterlo vivere, ma il fatto di viverlo ed operarvi rifonda il senso della "sistematicità" di quel riflettere e offrire un'immagine convincente del mondo.
Attraversiamo quella che, in fisica, viene definita come "transizione di fase", ossia il passaggio traumatico della materia da una condizione all'altra: dallo stato solido al liquido, o da quest'ultimo a quello gassoso.
Credo che ne siamo, per certi versi, i pionieri.


Eppure un lato negativo ci dev’essere…

Siamo molto influenzabili nei pensieri caro Weyl e come tu saprai meglio di me, un concetto che possa ritenersi ragionevolmente “valido”, non nasce improvvisamente maturo pronto per essere avvolto in un bel vestino di seta sofistica e potersene così camminare tranquillamente per il mondo.
Una filosofia nasce piccina, piccina ed ha bisogno di tutte le cure necessarie per crescere serenamente…e chi può accudirla e seguirla meglio se non il padre creatore?
Supponi che questa timida filosofia, partorita dalla vergine mente di un giovane Kant, iscrittosi da poco al forum filosofico, venga buttata, nel tentativo di muovere i suoi primi passi verso la conferma, in pasto a noi forumisti…titolo del 3D:
- Critica.....…a tutto ciò che avete pensato finora!

Il timido Kant non ha ancora sviluppato completamente le sue categorie e si ritrova a discutere con un Epicurus, all’epoca più pitagorizzato di adesso, uno Yam che gli chiede chi è il suo Maestro, un maxim, in combriccola con Franco, che cercano a tutti i costi di inserire tra le categorie anche quella sessuale ed il webmaster che ad ogni tentativo dell’inesperto kant di spiegare un qualcosa che è sul nascere (e che logicamente non possiamo ancora comprendere), lo prega di ritornare in tema.

Ecco perché ritengo che l’originalità che ha mosso grandi pensieri sia stata influenzata relativamente poco e, nonostante tutto, sia stata libera di crescere sfamata solo dalla mente e dalle esperienze del proprio padre.

maxim is offline  

 



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