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Vecchio 21-01-2008, 20.18.40   #131
spirito!libero
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Citazione:
“Invece su questo punto dissento: il Papa è stato invitato a tenere un discorso in quanto uomo ed ex-professore, e non in quanto Papa. Inoltre non vedo quale sia il problema se parli Bendetto XVI oppure pincopallino...alla Sapienza (contrariamente che in Chiesa) chiunque sia invitato dal rettore a parlare ha il diritto di parola, E NON CI SONO "SE" O "MA" CHE TE”GANO"

Non credo sia così. L’università non è la piazza. All’università non può parlare chiunque e il rettore non è un despota che può decidere arbitrariamente chi invitare e chi no. Ma in ogni caso, chiunque venisse invitato è sempre legittimo esprimere il proprio dissenso e i professori si sono limitati a dissentire dall’idea, non del Papa, ma del rettore che lo ha invitato in quel giorno.

Citazione:
“oppure alla fine del discorso avrebbe potuto dissentire...qua credo che i professori della Sapienza si siano dimostrati più dogmatici della Chiesa stessa, non ti pare”

Come sai perfettamente il discorso è stato letto comunque, come vedi è solo una questione di simboli. Il Papa, o meglio, questo Papa, invitato all’inaugurazione dell’anno accademico, secondo i professori di fisica, avrebbe rappresentato la sottomissione e inginocchiamento della scienza alla religione e questo per loro era inaccettabile. Tu puoi replicare che non è vero che il Papa avrebbe simboleggiato ciò, ma questa è una tua opinione, legittima, come legittima del resto era l'opinione dei fisici e non hanno fatto altro che manifestarla.

La mia non è retorica, ti sto solo cercando di far capire il punto di vista dei professori, che io condivido, ma non voglio che tu condivida il loro punto di vista, vorrei solo che tu accettassi che questi possano esprimerlo anche nei confronti del Papa in qualsiasi occasione.

Saluti
Andrea
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Vecchio 21-01-2008, 20.42.54   #132
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Citazione:
“Il valore simbolico più forte emerso dalla vicenda è quello per il quale da parte di alcuni docenti si sia chiesto che il dialogo con una parte sostenente posizioni lontane e diametrali, certo dissenzienti, non avvenisse.”

Quale dialogo ? Non ci sarebbe stato alcun contraddittorio, Ratzinger avrebbe letto il suo discorso, applausi e titoloni dei giornali: “Il Papa inaugura l’anno accademico”. Bene questo, per alcuni docenti rappresentava tornare indietro di oltre 400 anni, quando la ricerca era gestita dalla chiesa.

Citazione:
“Si è chiesto che non parlasse, o si è auspicato che così avvenisse.”

Si è detto al rettore che ha sbagliato ad invitarlo.

Citazione:
"Non vedo altro simbolo, io agnostico come te, in questa ridicola vicenda nella quale la scienza "ufficiale" (tra cui un gabinetto intero della facoltà di sociologia....!!) lotta per delineare il confine dal patrimonio di simboli e di dogmi veicolato dal "santo padre", e per farlo stabilisce e sancisce la grottesca ritualità inviolabile del giorno dell'inaugurazione accademica, un giorno costituzionalmente e vergognosamente bolso, esoso, fradicio di menzogne e davvero comunque insostenibile.”

Rispetto la tua opinione, la mia è diversa. Per me per tanti altri intellettuali (a proposito qualcuno ha visto Veronesi a "il tempo che fa" ?) l'idea che un Papa conservatore, intransigente e ingerente come questo tenga la lectio magistralis è assurda.


Citazione:
“un paese in cui alcuni eroi senza macchia prendono le distanze dal clericalismo rammaricandosi ufficialmente che il papa possa parlare nell'unico consesso in cui i suoi declami autoreferenziali potevano incontrare un'interdizione rigorosa e in tempo reale (ma forse era più semplice scrivere una lettera al rettore che rispondere al papa con "signor ratzinger abbiamo ascoltato le sue ragioni e pensiamo queste cose...") quale quella ad opera dei docenti di un ateneo, dentro a quell'ateneo, è il solito paese fantoccio che ha bisogno di simboli a buon mercato da bruciare e che rinuncia invece ad un dialogo serrato con cui contaminare e secolarizzare realmente i dogmi vaticani.”

Scusa, vorrei farti una domanda, quanti intellettuali vedi al telegiornale quotidianamente che smentiscono le parole del Papa ? nessuno. L’unico messaggio che sarebbe passato al popolo è quello che il Papa, questo Papa insegna a tutti i docenti universitari, la fede su tutto. Gli addetti ai lavori sanno già quali sono gli errori scientifici e filosofici di Ratzinger, quelli che non lo sanno sono i cittadini non filosofi e non scienziati. Ergo è asurdo sostenere che si voleva tappare la bocca ad un personaggio che ha più potere mediatico di chiunque in questo paese, si voleva unicamente evitare che la libera università cadesse sotto l'egida del vaticano, a livello smbolico per ora, e chissà come domani.

Povero paese, su questo sono pienamente d'accordo, ma poi non lamentatevi se i "cervelli" scappano all'estero ove nesun religioso si sogna di andare a parlare nelle università statali.

Saluti
Andrea
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Vecchio 21-01-2008, 22.11.38   #133
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Non posso che essere felice di leggere le parole del filosofo Paolo Flores d’Arcais, notissimo e stimatissimo intellettuale italiano direttore di MircoMega, poiché scrive esattamente ciò di cui mi son fatto portavoce qui e in altri lidi (il mio cervello funziona ancora !), soprattutto riguardo al rapporto tra scienza e fede buona lettura:


Lettera aperta al Presidente Napolitano" di Paolo Flores d'Arcais pubblicata domenica 20 gennaio sul quotidiano “Liberazione”.

Caro Presidente,
tempo fa, dovendo scriverti per invitarti ad una iniziativa di MicroMega, chiesi tramite il tuo addetto stampa se dovevo continuare ad usare il “tu” della consuetudine precedente la tua elezione, o se era più consono che usassi il “lei”, per rispetto alla carica istituzionale. Poiché, tramite il tuo addetto stampa, mi facesti sapere che preferivi che continuassi a scriverti con il “tu”, è in questo modo che mi rivolgo a te in questa lettera aperta, tanto più che, essendo una lettera critica, mi sembrerebbe ipocrisia inzuccherare la critica con la deferenza del “lei”.

Il mio dissenso, ma si tratta piuttosto di stupore e di amarezza, riguarda la lettera di scuse che in qualità di Presidente, dunque di rappresentante dell’unità della nazione, hai inviato al Sommo Pontefice per l’intolleranza di cui sarebbe stato vittima. E’ verissimo che di tale intolleranza, di una azione che avrebbe addirittura impedito al Papa di parlare nell’aula magna della Sapienza, anzi perfino di muoversi liberamente nella sua città, hanno vociato e scritto tutti i media, spesso con toni parossistici.

Ma è altrettanto vero che di tali azioni non c’è traccia alcuna nei fatti. La modesta verità dei fatti è che il magnifico rettore (senza consultare preventivamente il senato accademico, ma mettendolo di fronte al fatto compiuto, come riconosciuto dallo stesso ex-portavoce della Santa Sede Navarro-Vals in un articolo su Re-pubblica) ha invitato il Papa come ospite unico in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico (a cui partecipano in nome della Repubblica italiana il ministro dell’università e il sindaco di Roma), e che, avutane notizia dalla agenzia Apcom il professor Marcello Cini (già dallo scorso novembre) e alcune decine di suoi colleghi (più di recente) hanno espresso per lettera al rettore un loro civilissimo dissenso.

Quanto agli studenti, nell’approssimarsi della visita alcuni di loro hanno espresso l’intenzione di manifestare in modo assolutamente pacifico un analogo dissenso, nella forma di ironici happening.

Il rettore Guarini ha comunque rinnovato al Papa l’invito, e tanto il Presidente del Consiglio Romano Prodi quanto il ministro degli Interni Giuliano Amato hanno esplicitamente escluso che si profilasse il benché minimo problema di ordine pubblico (malgrado la campagna allarmistica montata dal quotidiano dei vescovi italiani, “L’Avvenire”, rispetto a cui le dichiarazioni di Prodi e Amato suonavano esplicita smentita). Nulla, insomma, impediva a Joseph Ratzinger di recarsi alla Sapienza e pronunciare nell’aula magna la sua allocuzione.

Di pronunciare, sia detto en passant e per amore di verità, il suo monologo, visto che nessun altro ospite contraddittore o “discussant” era previsto, e un monolo-go resta a tutt’oggi nella lingua italiana l’opposto di un dialogo, checchè ne abbia mentito l’unanime coro mediatico-politico (che di rifiuto laicista del dialogo continua a parlare), a meno di non ritenere che tale opposizione, presente ancora in tutti i dizionari in uso nelle scuole, sia il frutto avvelenato del già stigmatizzato complotto laicista.

Tutto dunque lasciava prevedere che la giornata si sarebbe svolta così: mentre Benedetto XVI pronunciava il suo monologo nell’aula magna, tra il plauso deferente dei presenti (e in primo luogo del ministro Mussi e del sindaco Veltroni), ad alcune centinaia di metri di distanza alcuni professori di fisica avrebbero tenuto un dibattito sui rapporti tra scienza e fede esprimendo opinioni decisamen-te diverse da quelle del regnante Pontefice, e ad altrettanta debita distanza qualche centinaio di studenti avrebbe innalzato cartelli di protesta e maschere ironiche. Ironia che può piacere o infastidire, esattamente come le vignette contro il profeta Maometto, ma che costituisce irrinunciabile conquista liberale.

Dove sta, in tutto ciò, l’intolleranza?[ E addirittura la prevaricazione con cui si sarebbe messo al Papa la mordacchia (secondo l’happening inscenato in aula magna dagli studenti di Comunione e liberazione)?

A me sembra che intolleranza – vera e anzi inaudita – sarebbe stato vietare ad un gruppo di docenti di discutere in termini sgraditi ai dogmi di Santa Romana Chiesa, e ad un gruppo di studenti di manifestare pacificamente le loro opinioni, ancorché in forme satiricamente irridenti. Se anzi di tali divieti si fosse solo fatto accenno da parte di qualche autorità, credo che un numero altissimo di cittadini si sarebbe sentito in dovere di rivolgersi a te quale custode della Costituzione, con toni di angosciata preoccupazione per libertà fondamentali messe così platealmente a repentaglio. Ma, per fortuna (della nostra democrazia), nessun ac-cenno del genere è stato fatto.

Il Sommo Pontefice non era di fronte ad alcun impedimento, dunque. Ha scelto di non partecipare perché evidentemente non tollerava che, pur avendo garanzia di poter pronunciare quale ospite unico il suo monologo in aula magna, nel resto della città universitaria fossero consentite voci di dissenso, anziché risuo-nare un plauso unanime.

Non è, questa, una mia malevola interpretazione, visto che sono proprio gli am-bienti vaticani ad aver riferito che il Papa preferiva rinunciare a recarsi in visita presso una “famiglia divisa” (cioè il mondo accademico e studentesco della Universitas studiorum, la cui quintessenza istituzionale è però proprio il pluralismo delle opinioni). Ma pretendere quale conditio sine qua non per la propria partecipazione un plauso unanime non mi sembra indice di propensione al dialogo bensì, piuttosto, di vocazione totalitaria.

Non vedo dunque per quale ragione tu abbia ritenuto indispensabile, a nome di tutta la nazione di cui rappresenti l’unità, porgere al Papa quelle solenni scuse. Che ovviamente, data la tua autorità, hanno fatto il giro del mondo. Se c’è qualcuno che aveva diritto a delle scuse, semmai, è il gruppo di illustri docenti, tutti nomi di riconosciuta statura internazionale nel mondo scientifico, e che tengono alto il prestigio italiano nel mondo, a contrappeso dell’immagine di “mondezza” e politica corrotta ormai prevalente all’estero per quanto riguarda il nostro paese. Questi studiosi sono stati infatti accusati di fatti mai avvenuti, e insolentiti con tutte le ingiurie possibili (“cretini” è stato il termine più gentile usato dai maestri di tolleranza [Cacciari, ndD] che si sono scagliati contro il diritto di critica di questi studiosi).

fine prima parte
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Vecchio 21-01-2008, 22.12.00   #134
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seconda e ultima parte

Né si può passare sotto silenzio il contesto in cui il monologo di Benedetto XVI si sarebbe svolto, contesto caratterizzato da due aggressive campagne scatenate dalle sue gerarchie cattoliche. Trascuriamo pure la prima, cioè i rinnovati e sistematici attacchi al cuore della scienza contemporanea, l’evoluzionismo darwiniano (bollato di “scientificità non provata” da un recente volume ratzingeriano uscito in Germania), benché il rifiuto della scienza non sia cosa irrilevante per chi dovrebbe aprire l’anno accademico della più importante università del paese.

Infinitamente più grave mi sembra la seconda, la qualifica di assassine scagliata dal Papa e dalle sue gerarchie, in un crescendo di veemenza e fanatismo, contro le donne che dolorosamente abbiano scelto di abortire. Questo sì dovrebbe risultare intollerabile. Se un gruppo di scienziati accusasse Papa Ratzinger, o solo an-che il cardinal Ruini, il cardinal Bertone, il cardinal Bagnasco, di essere degli as-sassini, altro che lettere di scuse!

E perché mai, invece, ciascuno di loro può consentirsi di calunniare come assas-sina, nel silenzio complice dei media e delle istituzioni, ogni donna che abbia deciso di utilizzare una legge dello Stato confermata da un referendum popolare?

Se vogliono rivolgersi alle donne del loro gregge ricordando che l’aborto, anche un giorno dopo il concepimento, è un peccato mortale, e che quindi andranno all’inferno, facciano pure, proprio in base a quel “libera Chiesa in libero Stato” che il Risorgimento liberale e moderato di Cavour ci ha lasciato in eredità. Ma diffamare come assassine cittadine italiane che nessun reato hanno commesso è una enormità che non può essere passata sotto silenzio, e non sono certo il solo ad essermi domandato con amarezza perché, in quanto custode dell’unità della nazione e dunque anche delle sue radici risorgimentali, tu non abbia fatto risuonare la protesta dello Stato repubblicano.

La canea di accuse e di menzogne di questi giorni mi ha portato irresistibilmente alla memoria una piccola esperienza di oltre quarant’anni fa, nel 1966, quando – giovane universitario iscritto al Partito comunista da meno di tre anni – vissi incredulo l’esperienza di un congresso (l’XI, se non ricordo male) di un Partito che si vantava di essere sostanzialmente più libero e democratico degli altri (per questo, del resto, vi ero entrato, come milioni di italiani), in cui Pietro Ingrao, per aver moderatissimamente avanzato l’idea di un “diritto al dissenso” fu investito da una esondazione di critiche e vituperi, compresa l’accusa di essere proprio lui un intollerante!

Con una differenza sostanziale e preoccupante: che allora tale capovolgimento della realtà, versione soft ma non indolore dell’incubo orwelliano, riguardava solo un partito. Oggi investe l’intero paese, la sua intera classe politica, la quasi totalità dei suoi mass-media.

Ecco perché spero che tu voglia prestare attenzione anche all’angosciata preoc-cupazione di quei segmenti laici (o laicisti, come preferisce la polemica corrente) del paese, non so se maggioritari o minoritari (ma la democrazia liberale, a cui ci hai più volte richiamato, è garanzia di parola e ascolto anche per il dissenso più sparuto, fino al singolo dissidente), che ormai vengono emarginati o addirittura cancellati dalla televisione, cioè dallo strumento dominante dell’informazione, e il cui diritto alla libertà d’opinione viene di conseguenza vanificato, mentre ogni tesi oscurantista può dilagare e spadroneggiare.

Con stima, con speranza, con affetto, credimi,
tuo Paolo Flores d’Arcais.

Saluti
Andrea
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Vecchio 21-01-2008, 22.17.19   #135
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Mi preme riportare anche il più significativo commento, a mio avviso, tra quelli che sono stati scritti sull'articolo di Flores d'Arcais riportato:

"è deprimente che articoli come questo, che sono di una chiarezza estrema e soprattutto di una razionalità estrema, nel loro puro e semplice riportare l'ordine cronologico dei fatti in modo da sciogliere in modo definitivo l'ordine contorto dell'assurda matassa creata dai botta-e-risposta mediatici (vedasi ad es. anche il lavoro e l'utile servizio svolto da professionisti come Marco Travaglio & Co. in libri come "Mani sporche") in Italia debbano sempre assumere il ruolo e l'aspetto di voci sinstrorse e fuori dal coro, frutto di personalità eccezionali, di genio -per l'esistenza delle quali ci viene letteralmente da ringraziare Iddio- mentre non sono altro che l'immagine più schietta possibile di ciò che si usa chiamare ragionevolezza. "

Sono pienamente d'accordo.

Saluti
Andrea
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Vecchio 21-01-2008, 23.04.18   #136
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Un amico mi ha inviato questo link che vorrei condividere con voi:

Parla Padre Livio Fanzaga a Radio Maria, interessante l'appellativo che usa il "Padre" al secondo ''34 del filmato:

http://it.youtube.com/watch?v=Va533YjJ84I

Saluti
Andrea
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Vecchio 22-01-2008, 07.46.01   #137
Giorgiosan
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Sto leggendo La filosofia dai greci al nostro tempo di Emanuele Severino e arrivato alla filosofia moderna trovo questa affermazione:

Galilei, inoltre, tende a concepire come verità incontrovertibile lo stesso eliocentrismo di Copernico -mentre per quest'ultimo esso era probabilmente un'ipotesi matematica, idonea a semplificare il calcolo dei movimenti celesti, come a Galilei suggerì il suo avversario di maggior levatura intellettuale, il cardinal Bellarmino (1542-1621). (E su questo punto la scienza stessa, oggi, darebbe ragione a Bellarmino e non a Galilei.)

Questo non significa che Galileo avesse torto e Bellarmino ragione, al tempo della disputa; al contrario la teoria di Galileo era molto più scientifica di quanto non lo fosse quella di Bellarmino che non poteva neanche sospettare le ragioni scientifiche per le quali Severino ed altri che conoscete affermano quanto sopra.
Se il discorso fosse pacato dire che la scienza oggi darebbe ragione a Bellarmino è un paradosso e tale è anche l'affermazione di Feyereband.
Un paradosso per dire che la conoscenza scientifica non può mai avere la pretesa di affermare delle verità inconfutabili....ma solo fare delle ipotesi.
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Vecchio 22-01-2008, 09.27.55   #138
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Citazione:
“Un paradosso per dire che la conoscenza scientifica non può mai avere la pretesa di affermare delle verità inconfutabili....ma solo fare delle ipotesi.”

Io ritengo che verità inconfutabili e mere ipotesi siano agli antipodi e che vi siano diverse vie di mezzo ed è proprio in queste che si collocano le teorie scientifiche corroborate. Esiste infatti una differenza gigantesca tra pura ipotesi e teoria dimostrata (con l'accezione moderna del termine). Non è possibile considerare l'evoluzione o il cuore della relatività ristretta delle mere ipotesi, esse hanno tante e tali conferme sperimentali da poter essere definite tranquillamente teorie dimostrate. C'è dunque un'enorme differenza tra queste e, ad esempio, il BigBang o le stringhe, ed è del tutto errato mettere tali teorie sullo stesso piano. Ancora una volta mi tocca riaffermare che non tutte le ipotesi hanno la stessa probabilità di essere vere e la scienza ci fornisce un metodo affidabile ed efficace per assegnare gradi di verosimiglianza alle diverse “ipotesi”, ove tale grado è elevato si può essere ragionevolmente certi (che è diverso dal dire certezza assoluta) che quell'ipotesi ci descriva qualcosa di vero. Tanto è vero che tu stesso stai affermando che Galileo aveva ragione e Bellarmino torto, per farlo devi necessariamente ritenere la teoria di Galielo corretta e quella di Bellarmino falsa, ma se tutto fosse una ipotesi non potresti in alcun modo sostenere ciò. Se tutto fosse un'ipotesi allora di nulla potremmo dire è “vero o è “falso, anzi non potremmo nemmeno dire che "tutto è un'ipotesi" perchè questa è già une verità, ma se tutto è un'ipotesi anche il fatto che tutto è un'ipotesi è a sua volta un'ipotesi !

Saluti
Andrea
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Vecchio 22-01-2008, 11.00.42   #139
Giorgiosan
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Citazione:
Originalmente inviato da spirito!libero
Io ritengo che verità inconfutabili e mere ipotesi siano agli antipodi e che vi siano diverse vie di mezzo ed è proprio in queste che si collocano le teorie scientifiche corroborate. Esiste infatti una differenza gigantesca tra pura ipotesi e teoria dimostrata (con l'accezione moderna del termine). Non è possibile considerare l'evoluzione o il cuore della relatività ristretta delle mere ipotesi, esse hanno tante e tali conferme sperimentali da poter essere definite tranquillamente teorie dimostrate. C'è dunque un'enorme differenza tra queste e, ad esempio, il BigBang o le stringhe, ed è del tutto errato mettere tali teorie sullo stesso piano. Ancora una volta mi tocca riaffermare che non tutte le ipotesi hanno la stessa probabilità di essere vere e la scienza ci fornisce un metodo affidabile ed efficace per assegnare gradi di verosimiglianza alle diverse “ipotesi”, ove tale grado è elevato si può essere ragionevolmente certi (che è diverso dal dire certezza assoluta) che quell'ipotesi ci descriva qualcosa di vero. Tanto è vero che tu stesso stai affermando che Galileo aveva ragione e Bellarmino torto, per farlo devi necessariamente ritenere la teoria di Galielo corretta e quella di Bellarmino falsa, ma se tutto fosse una ipotesi non potresti in alcun modo sostenere ciò. Se tutto fosse un'ipotesi allora di nulla potremmo dire è “vero o è “falso, anzi non potremmo nemmeno dire che "tutto è un'ipotesi" perchè questa è già une verità, ma se tutto è un'ipotesi anche il fatto che tutto è un'ipotesi è a sua volta un'ipotesi !

Saluti
Andrea

Al tempo di Galileo era una ipotesi...e presupponeva un quid di fede.

Appunto: se si dice: "tutto è ipotesi" , l'affermazione è coerente con se stessa...perché anch'essa è ipotetica.
Se invece si "vietato vietare" ....
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Vecchio 22-01-2008, 12.45.17   #140
chlobbygarl
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Citazione:
Quale dialogo ? Non ci sarebbe stato alcun contraddittorio, Ratzinger avrebbe letto il suo discorso, applausi e titoloni dei giornali: “Il Papa inaugura l’anno accademico”. Bene questo, per alcuni docenti rappresentava tornare indietro di oltre 400 anni, quando la ricerca era gestita dalla chiesa.
nesuno avrebbe impedito ad una rappresentanza dei 67 di chiedere la parola
in quel consesso ed esprimere tutto il dissenso possibile dalle argomentazioni del papa, è che, ribadisco, era più semplice chiedere l'annullamento dell'invito
http://www.corriere.it/cronache/08_gennaio_14/scienziati_contro_papa_5a5df65 a-c297-11dc-ab8f-0003ba99c667.shtml
<<In nome della laicità della scienza e della cultura e nel rispetto di questo nostro Ateneo aperto a docenti e studenti di ogni credo e di ogni ideologia, auspichiamo che l'incongruo evento possa ancora essere annullato>>


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Scusa, vorrei farti una domanda, quanti intellettuali vedi al telegiornale quotidianamente che smentiscono le parole del Papa ? nessuno.
ne vedo diversi e abbastanza spesso, odifreddi ci scrive libri e non è il solo.Vada come vada i telegiornali non sono bollettini scientifici e seguono altre leggi evidentemente, ma nessuno vieta a chi lo voglia e abbia la contestualità per farlo di lasciare comunicati stampa ad ogni messaggio del papa.E' che, si torna lì, è scomodo, impopolare, ci vuole tenacia e sprezzo della pubblica opinione, anche di quella così denigrata veteropapale.

Emerge infatti per bocca degli stessi firmatari che il documento da loro redatto dovesse rimanere interno alla facoltà, dunque pare che la ribalta pubblica con quanto ne consegue non sia stata affatto una scelta intenzionale.

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L’unico messaggio che sarebbe passato al popolo è quello che il Papa, questo Papa insegna a tutti i docenti universitari, la fede su tutto. Gli addetti ai lavori sanno già quali sono gli errori scientifici e filosofici di Ratzinger, quelli che non lo sanno sono i cittadini non filosofi e non scienziati. Ergo è asurdo sostenere che si voleva tappare la bocca ad un personaggio che ha più potere mediatico di chiunque in questo paese, si voleva unicamente evitare che la libera università cadesse sotto l'egida del vaticano, a livello smbolico per ora, e chissà come domani.
a livello simbolico si è persa l'occasione di improntare il futuro della convivenza tra scienza e fede ad un nuovo corso.Si è chiesto letteralmente che l'incontro venisse impedito ( lo dico anche al famoso e accreditato filosofo da te citato...), un gesto abbastanza puerile quanto deprecabile in via di principio.Un gesto inequivocabile (lo ripeto al famoso e accreditato filosofo da te citato) che mostra l'intolleranza forse involontaria e inconsapevole, la chiusura mentale del mondo universitario italiano.

molti di quelli che hanno firmato sono ex comunisti o tuttora comunisti, hanno occupato cattedre e svolto attività di docente negando per decenni (ultimi intellettuali nel mondo in ordine di tempo a farlo e soprattutto in ritardo di 30 anni rispetto ai pari stranieri) evidenze tragiche e catastrofi epocali in ordine al proprio credo politico.Lì la ragione scientifica nulla potè!E ripeto non parlo
del 1956 (non solo...), ma del '76 o dell'86, dunque dei giorni nostri, dell'attualità di ieri!!Lì un pò di laicità, nell'accezione vera del termine e ai più ignota, sarebbe stata apprezzata.
chlobbygarl is offline  

 



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