Forum di Riflessioni.it
ATTENZIONE Forum in modalità solo lettura
Nuovo forum di Riflessioni.it >>> LOGOS

Torna indietro   Forum di Riflessioni.it > Forum > Filosofia

Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
>>> Sezione attiva sul forum LOGOS: Tematiche Filosofiche



Vecchio 23-07-2007, 14.33.31   #81
dodoshady
Ospite
 
L'avatar di dodoshady
 
Data registrazione: 23-07-2007
Messaggi: 21
Riferimento: Perché l’uomo è cattivo?

Citazione:
Originalmente inviato da VanLag
Perché l’uomo è cattivo? Ve lo siete mai chiesto.

Ci deve essere una spiegazione razionale a questo strano incedere, voi avete mai cercato il perché e se si cosa avete scoperto?


Io non credo proprio che ci debba essere un spegazione razionale ad un bel niente. Quindi, coem ogni cosa, questa domanda è assolutamente relativa. Tu hai deciso che l'uomo è cattivo, innanzitutto, ma io posso anche non essere in accordo con te. Infatti non lo sono. Dico solo che nel momento in cui seguiamo i nostri istinti andiamo contro una Morale universalmente inventata quindi.... Se c'è qualcosa di razionale è solo una nostra invenzione. La razionalità è la nostra ricerca senza fine.
dodoshady is offline  
Vecchio 24-07-2007, 09.52.04   #82
blackgin
Ospite abituale
 
Data registrazione: 02-04-2007
Messaggi: 45
Riferimento: Perché l’uomo è cattivo?

Citazione:
Originalmente inviato da dodoshady
Dico solo che nel momento in cui seguiamo i nostri istinti andiamo contro una Morale universalmente inventata quindi....
Un uomo che uccide una persona non credo segua un istinto, in quanto l'uomo è civilizzato e non è paragonabile il suo pensare all'istinto animale.
Come lo chiami un uomo che esce di casa e va ad ammazzare una persona? che istinto segue? quello omicida forse, che non rientra negli istinti animali volti esclusivamente alla sopravvivenza e al conservamento della specie..
blackgin is offline  
Vecchio 24-07-2007, 11.50.11   #83
Bige
iscrizione annullata
 
Data registrazione: 11-06-2006
Messaggi: 114
Riferimento: Perché l’uomo è cattivo?

Citazione:
Originalmente inviato da dodoshady
Io non credo proprio che ci debba essere un spegazione razionale ad un bel niente. Quindi, coem ogni cosa, questa domanda è assolutamente relativa. Tu hai deciso che l'uomo è cattivo, innanzitutto, ma io posso anche non essere in accordo con te. Infatti non lo sono. Dico solo che nel momento in cui seguiamo i nostri istinti andiamo contro una Morale universalmente inventata quindi.... Se c'è qualcosa di razionale è solo una nostra invenzione. La razionalità è la nostra ricerca senza fine.


X Blackgin
L' istinto omicida fine a sè stesso è presente in molti animali, primo fra tutti tra le scimmie, ma anche fra animali più comuni come i cani
Bige is offline  
Vecchio 24-07-2007, 16.26.18   #84
candido
Ospite
 
Data registrazione: 02-05-2007
Messaggi: 22
Riferimento: Perché l’uomo è cattivo?

Citazione:
L' istinto omicida fine a sè stesso è presente in molti animali, primo fra tutti tra le scimmie, ma anche fra animali più comuni come i cani
Che vuol dire ciò?
Al di là del fatto che parlare di omicidio in riferimento a qualsiasi animali (essere umano escluso) non ha senso in base all’etimologia della parola… voglio esprimere delle considerazioni sul significato della parola che possono aiutare a chiarire cosa sia – a mio parere – la cattiveria.

Omicidio: uccisione dell’uomo per opera dell’uomo, particolarmente se fatto con colpa.

Mi chiedo se la scimmia sappia cosa sia il senso di colpa di fronte alla “cattiveria” che può commettere. Mi chiedo se possa porsi interrogativi di questo tipo. Un essere umano sa di cosa sto parlando quando nomino il senso di colpa, ma sul fatto che il mio cane lo sappia nutro più di una riserva! Ciò non toglie che possa essere aggressivo e diventare una belva . Il problema è: è cosciente di esserlo?

Non possono essere il senso di colpa e la possibilità di ravvedersi indizi sul fatto che noi umani siamo liberi di agire e di decidere?
Acc... sto cambiando discorso...
Distinguerei tra aggressività e cattiveria… mi sembra questo il punto.
L’animale certamente manifesta una aggressività, essa viene dall’istinto. Ma non può essere cattivo poiché la cattiveria è legata ad una scelta.
Un uomo, invece, al di là del fatto che commetta o meno qualcosa di sbagliato, contempla tra le possibilità che gli si prospettano quella di agire deliberatamente non solo contro la morale sociale ma anche contro la legge che la coscienza gli detta (a meno che non abbia anestetizzato la propria coscienza)...
Tra le varie opzioni a sua disposizione c’è quella di fare il male, e di farlo con tutta la consapevolezza e i talenti di cui dispone. Che poi non lo faccia è un’altra questione, ma può comunque concepire questa possibilità.
Ovvero: è capace di discernere e di distinguere, secondo il proprio sentire, se la morale comune sia o meno sbagliata. E può altresì decidere di andare contro ciò che la coscienza gli detta.
Il lupo, invece, può chiedersi se la legge del branco possa essere sbagliata ed eventualmente corretta? Non penso possa, perchè la natura glielo impedisce.
Dunque l’animale (essere umano escluso) può essere aggressivo ma mai cattivo, poiché la prima è legata all’istinto, la cattiveria invece dipende dalla scelta, dall’umana coscienza. Noi abbiamo entrambe le potenzialità.

Un "caldo" saluto.
candido is offline  
Vecchio 24-07-2007, 19.40.25   #85
dodoshady
Ospite
 
L'avatar di dodoshady
 
Data registrazione: 23-07-2007
Messaggi: 21
Riferimento: Perché l’uomo è cattivo?

Citazione:
Originalmente inviato da Bige


X Blackgin
L' istinto omicida fine a sè stesso è presente in molti animali, primo fra tutti tra le scimmie, ma anche fra animali più comuni come i cani

Grazie per l'applauso... purtroppo a volte l'istinto omicida esiste è un dato di fatto ma io credo che l'intelligenza dell'uomo non ti porti a fare un discorso così ristretto... non si parla solo di omicidio il discorso è più ampio lasciamo perdere quell'argomento..
dodoshady is offline  
Vecchio 24-07-2007, 20.22.21   #86
dodoshady
Ospite
 
L'avatar di dodoshady
 
Data registrazione: 23-07-2007
Messaggi: 21
Riferimento: Perché l’uomo è cattivo?

Citazione:
Originalmente inviato da candido
.
Dunque l’animale (essere umano escluso) può essere aggressivo ma mai cattivo, poiché la prima è legata all’istinto, la cattiveria invece dipende dalla scelta, dall’umana coscienza. Noi abbiamo entrambe le potenzialità.

Un "caldo" saluto.
Il problema rimane lo stesso identico. la coscienza della quale noi uomini tanto ci vantiamo ce la siamo creata noi col tempo. E' un altro esempio di invenzione della morale relativa (tra l'altro) alla nostra propria cultura. allora ci sono anche dei popoli nei quali esiste il cannibalismo e viene accettato, popoli dove si uccide per immolare ad un Dio, popoli che hanno la pena di morte. Il mio giudizio personale non è meno influente del giudizio dei più. Mi spiego. Io decido di uccidere una persona. Per me (diciamo) è giusto per te no! In america c'è la pena di morte per alcuni di loro è giusta per altri no. Quindi questa famosa coscienza viene un attimino meno, no? Tu credi che noi non agiamo secondo istinto solo perchè abbiamo un cervello più grande rispetto agli altri animali? no no questo purtroppo è un discorso che per me non regge purtroppo. Noi uomini siamo animali che hanno un cervello più grande degli altri e questo ci permette di utilizzare e di spiegare gli eventi della natura a nostro favore o come meglio vogliamo ma ciò che è giusto e ciò che è sbagliato ce lo siamo inventati noi. quindi invidio gli animali che senza tanti problemi etici fanno ciò che sentono.
dodoshady is offline  
Vecchio 25-07-2007, 11.22.05   #87
candido
Ospite
 
Data registrazione: 02-05-2007
Messaggi: 22
Riferimento: Perché l’uomo è cattivo?

Cerco di esplicitare il mio punto di vista… anche perché ritengo tu faccia alcune affermazioni che non invalidano quanto sostengo, ma lo confermano.
Citazione:
Originalmente inviato da dodoshady
la coscienza della quale noi uomini tanto ci vantiamo ce la siamo creata noi col tempo.
La componente fondamentale della coscienza pertiene all’individuo…
La coscienza è legata al tempo nel senso che dipende dall’evoluzione. Infatti l’intelligenza, l’intuizione, la capacità di penetrare e analizzare la realtà per pervenire a giudizi e a sintesi sono tutte caratteristiche legate al soggetto... che distinguono un soggetto dall’altro. La prova è che ci sono sia “Kant che scrive la Critica della ragion pratica”, sia “lo scemo del villaggio”!

La morale sociale, la cultura, sono un’altra cosa… sintesi operate da un insieme di soggetti, “l’espressione morale media” di una collettività, per cui la storia ha prodotto le società di cannibali e la democrazia dell’età periclea… Sbaglio, o tu definisci ciò:
Citazione:
invenzione della morale relativa (tra l'altro) alla nostra propria cultura.
Poi affermi:
Citazione:
Il mio giudizio personale non è meno influente del giudizio dei più. Mi spiego. Io decido di uccidere una persona. Per me (diciamo) è giusto per te no! In america c'è la pena di morte per alcuni di loro è giusta per altri no. Quindi questa famosa coscienza viene un attimino meno, no?
No. Perchè la coscienza riguarda il singolo e di fronte alla morale collettiva tu hai la tua convinzione. Quindi la coscienza non viene meno.
Viene meno l'idea di una giustizia assoluta umana.
Semplicemente confermi che la coscienza è espressione individuale, svincolata da un concetto oggettivo di giustizia… concetto oggettivo che esiste solo quale “convenzione” nell’ambito di una società. Viene meno solamente l'esistenza di una coscienza uniforme per tutte le persone… e in questo senso (e solamente in questo) hai ragione.
Ma ciò non invalida il mio discorso.

Dunque: se la coscienza è legata all’evoluzione, ci saranno espressioni e modalità differenti - a partire dall'individuo - di “sentire” la giustizia. Ci saranno diverse sensibilità e diverse definizioni della dignità dell’essere umano.
Infatti se le leggi del Texas prevedono la pena di morte, non tutti i texani saranno a favore della pena di morte (almeno si spera!)… proprio perché le coscienze non sono appiattite e i texani non sono una massa di automi.
Tra l’altro, se così fosse, - ovvero se i texani fossero tutti automi - la coscienza non sarebbe creata con il tempo (come tu invece dici)... e non emergerebbe quale frutto dell’evoluzione (questo lo dico io).

Il problema del tuo discorso sta nel fondamento, che non è condivisibile da parte mia.
Mi spiego: fondamento della coscienza non è la giustizia (ho detto che il senso della giustizia è relativo, individuale) bensì la libertà.
Proprio perché il fondamento è la libertà, l’uomo può scegliere di essere cattivo… non fosse libero cosa potrebbe scegliere? Se le cose fossero tutte giuste o sbagliate secondo un unico punto di vista, non esisterebbe nemmeno il concetto di coscienza morale... non esisterebbe il punto di vista!
Fosse così non avrebbe senso parlare di coscienza morale, ma non è così! Infatti se ne parla.
Per questo, per la libertà quale fondamento, esistono diverse concezioni della giustizia e per questo, per un diverso grado di libertà conseguente all’evoluzione, gli animali non si pongono problemi morali.
La scelta crea la coscienza morale. E la possibilità di scelta dipende dal grado di libertà, ovvero dall’evoluzione.

Che la libertà sia il fondamento della coscienza l’ho detto nel mio post precedente:
Citazione:
Un uomo, al di là del fatto che commetta o meno qualcosa di sbagliato, contempla tra le possibilità che gli si prospettano quella di agire deliberatamente non solo contro la morale sociale ma anche contro la legge che la coscienza gli detta.
Tra le varie opzioni a sua disposizione c’è quella di fare il male, e di farlo con tutta la consapevolezza e i talenti di cui dispone. Che poi non lo faccia è un’altra questione, ma può comunque concepire questa possibilità.
E’ questa possibilità, questo "mondo possibile" che l'animale non contempla, l’anticamera dell'agire con intenzione cattiva.

Ciao.

Ultima modifica di candido : 25-07-2007 alle ore 14.59.16.
candido is offline  
Vecchio 25-07-2007, 14.00.48   #88
dodoshady
Ospite
 
L'avatar di dodoshady
 
Data registrazione: 23-07-2007
Messaggi: 21
Riferimento: Perché l’uomo è cattivo?

Caro candido per quanto ottimista tu possa essere siamo sintonizzati su due frequenze totalemente differenti. Io ho un pensiero e tu ne hai un altro. Io ti dico cosa penso io e tu cosa pensi tu ma mi sembra che la tua opinione voglia nettamente prevalicare la mia. Nè io nè te possediamo la verità assoluta ma solo punti di vista. non è una guerra.
ciao
dodoshady is offline  
Vecchio 25-07-2007, 17.34.12   #89
blackgin
Ospite abituale
 
Data registrazione: 02-04-2007
Messaggi: 45
Riferimento: Perché l’uomo è cattivo?

Citazione:
Originalmente inviato da dodoshady
la coscienza della quale noi uomini tanto ci vantiamo ce la siamo creata noi col tempo.
E allora? Con ciò tu affermi solamente che l'uomo è cattivo relativamente alla coscienza creata col tempo..
Beh, quindi è cattivo! relativamente, ma è cattivo!
blackgin is offline  
Vecchio 26-07-2007, 11.14.55   #90
emmeci
Ospite abituale
 
L'avatar di emmeci
 
Data registrazione: 10-06-2007
Messaggi: 1,272
Riferimento: Perché l’uomo è cattivo?

L’errore che è alla radice di questa domanda è l’aver presupposto che l’uomo è cattivo. Non voglio con questo richiamare l’attenzione sul fatto che c’è chi non è giudicato cattivo, anzi chi si sacrifica in uno slancio morale: no, ma perché fa supporre, a noi che ascoltiamo, che l’autore della domanda sa qual è il bene ed il male, cioè ha risolto un problema che da millenni sfida l’intelligenza dell’uomo. Suppongo che egli non si affidi neppure al senso comune, che proprio in questo è tutt’altro che unanime e si apparenta alla chiacchiera. Forse a una regola religiosa? Ma di che religione? Ed è proprio la religione che ha inventato l’assassinio rituale e che oggi torna ad imporlo. Del resto, il dibattito che qui si è acceso con molti interventi è la dimostrazione della difficoltà di accogliere quest’idea di una malvagità radicale e credere in un’etica che forse non c’è, o che non è stata, ma potrebbe essere, universalmente accettata.
Infatti, che cosa sarebbe un’etica se non guidasse a una legge assoluta, come quella che i filosofi hanno costantemente in mente e vorrebbero formulare? Eppure, se nel campo della conoscenza la verità è una meta per i filosofi, che possono dedicarle una vita, qui il compito diventa nello stesso tempo più arduo e più necessario perché all’etica è appeso non solo il destino delle nostre persone ma il destino del mondo. E se il filosofo può rimandare il successo della ricerca da oggi a domani e da lui ai figli e ai figli dei figli, qui l’impegno appare bruciante, davanti all’estendersi di una violenza che sembra aumentare ogni giorno e potrebbe portare – come si dice - all’eclissi della civiltà se non della storia. Pure è qui, sempre qui quello cui sembra impossibile pervenire, ossia una legge accettata da tutti: o è forse questione di un errore grammaticale, e basta rendere futuro quel verbo per renderla da tutti accettabile, quando dicessimo che la legge è ciò che deve essere formulata anche se è impossibile attuarla; voglio dire che, riducendo le nostre pretese, la necessità di una legge universale può convincere tutti se, per oggi, basta coglierla alla radice, cioè nello sforzo di presupporla. Troppo pessimismo – direte – che in fondo giustifica la domanda racchiusa nella testata di questo dibattito. Eppure c’è qualcosa di più in quell’ammissione – per quanto simile a un sogno - di poter arrivare a una legge che sarà buona per tutti, cioè un’indicazione di quale dev’essere, divenendo un’ombra o il preludio di quell’ “aprirsi a tutto” a cui non ho saputo avvicinare che la parola pietà. Un atteggiamento che è considerato, più che con pietoso rispetto, con frigida indifferenza, ma che è insieme grave di una fecondità incontenibile, che induce a guardare gli occhi che abbiamo di fronte e a risolvere il caso appellandoci a ciò che può essere un bene per lui: anche se la pietà non ha gesti, anche se va contro sé stessa, lasciandoti amareggiato nel tuo inutile sforzo. Uno sforzo da Sisifo? O semplicemente una prova che misteriosamente ti è imposta?
Forse una legge che vive della sua impossibilità, cioè della fatica di strapparla all’irrealtà: perché a chi dovrebbe essere rivolta quella pietà? A te stesso, ai tuoi familiari, agli amici, all’umanità o, ancora più avanti, a ciò che vive e muore nell’infinito? E’ questa, mi pare di poter proporre, la sola legge morale, valida per tutti i tempi ed i luoghi, fuori della quale c’è solo la violenza e il terrore che dagli angiporti striscia nella politica e nella religione, se non anche nella filosofia, la quale trova tanto difficile il compito di arrivare a una legge etica da respingere questo problema o rimandarlo ai margini del sistema, e che proprio nei filosofi del momento è maestosamente assente. Perché chi si occupa oggi di etica? Habermas? Lévinas? Rorty? Filosofi decisamente minori e poco ammirati in confronto a ….. ma lasciamo stare i nomi e volgiamoci, come Kant, allo spettacolo del cielo stellato per contemplare, senza fatica, qual è la vera legge dei mondi, cioè la legge morale di un universo che non la nasconde, perché non è altro che il suo aprirsi al tutto.
emmeci is offline  

 



Note Legali - Diritti d'autore - Privacy e Cookies
Forum attivo dal 1 aprile 2002 al 29 febbraio 2016 - Per i contenuti Copyright © Riflessioni.it