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Vecchio 21-10-2007, 00.00.04   #1
katerpillar
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La Religione Di Abramo, Il Razzismo E La Democrazia

E' da tanto tempo che, leggendo i contenuti del forum di filosofia, rifletto sul titolo di questo 3d. In realtà, il condizionamento che ho avuto dalla religione monoteistica ed escatologica abraminica, tramite il cristianesimo, m'induceva ad abbandonare il quesito, anzi, oserei affermare che, mi dava quasi fastidio proporlo; ma poi il piacere della riflessione e il possesso della libertà me lo ha imposto, quasi fosse un dovere approfondire i pensieri che si erano formati in me.
Non so cosa ne pensate, ma il breve assunto che vi propongo mi sembra originale, poiché ha l'intento di vagliare un quesito che non ho mai letto su questo forum.
Ovvero: una religione che afferma che è lei l'unica detentrice della verità divina, e che eleva il popolo che l'ha creata e divulgata come popolo eletto dal suo dio, non vi sembra che in ciò vi sia dell'abbondante razzismo costituzionale?

Se poi consideriamo che in quel dio non esiste il concetto di democrazia, allora il quadro è completo.
In pratica sono tremila e cinquescento anni che ci propongono un paradiso antidemocratico e razzista e nessuno ha nulla da obbiettare?
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Vecchio 21-10-2007, 11.14.01   #2
VanLag
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Originalmente inviato da katerpillar
E' da tanto tempo che, leggendo i contenuti del forum di filosofia, rifletto sul titolo di questo 3d. In realtà, il condizionamento che ho avuto dalla religione monoteistica ed escatologica abraminica, tramite il cristianesimo, m'induceva ad abbandonare il quesito, anzi, oserei affermare che, mi dava quasi fastidio proporlo; ma poi il piacere della riflessione e il possesso della libertà me lo ha imposto, quasi fosse un dovere approfondire i pensieri che si erano formati in me.
Non so cosa ne pensate, ma il breve assunto che vi propongo mi sembra originale, poiché ha l'intento di vagliare un quesito che non ho mai letto su questo forum.
Ovvero: una religione che afferma che è lei l'unica detentrice della verità divina, e che eleva il popolo che l'ha creata e divulgata come popolo eletto dal suo dio, non vi sembra che in ciò vi sia dell'abbondante razzismo costituzionale?

Se poi consideriamo che in quel dio non esiste il concetto di democrazia, allora il quadro è completo.
In pratica sono tremila e cinquescento anni che ci propongono un paradiso antidemocratico e razzista e nessuno ha nulla da obbiettare?

Credo che il primo a vedere un legame tra razzismo e l’idea di essere i prediletti da Dio fu Russel.

In questo forum io ho affrontato spesso questo tema evidenziando come l’idea di essere il popolo eletto e di possedere la verità rivelata inducesse, quanto meno, all’orgoglio razziale, cioè l’idea della superiorità di una razza rispetto alle altre, atteggiamento culturale che, haimè, è spesso l’anticamera del razzismo.
Un po’ per par condicio, un po’ per “amore di verità” ero andato oltre nella mia ricerca trovando come, ad esempio, l’induismo appoggi le sue basi su fondamenta di superiorità di una razza rispetto alle altre, seppur espresse con un teorema diverso da quello ebraico.
Così si torna all’assunto che le religioni sono una strada a due facce, cioè sono nettare se le usiamo per cercare la “verità” ma sono veleno se le usiamo per giustificare la nostra superiorità.

Comunque ti riporto il post che avevo scritto:

Nelle religioni monoteiste l’orgoglio razziale nasce a seguito della storia del popolo ebraico.

Stanziati originariamente, in Caldea gli ebrei che, appartengono alla grande famiglia semitica, emigrarono nella fertile regione del Goshen, (oriente del delta del Nilo in Egitto), travolti dall’invasione degli Hiksos. La riscossa egiziana del 1300 liberò il paese dagli Hiksos ed è a questo periodo che si riferisce l’Esodo, (il secondo libro dell’Antico Testamento), che narra appunto delle peripezie del popolo ebraico guidato da Mosè fino all’arrivo in Palestina.
Per contrapporsi alle popolazioni già stanziate nella zona gli Ebrei, vissuti fino allora divisi in tribù con costituzione patriarcale o famigliare sentirono il bisogno di unirsi sotto capi militari, che li guidassero alla conquista della terra promessa. Sull’esempio immediato dei popoli vicini, gli Ebrei organizzarono il loro stato in forma monarchica e svilupparono la loro religione in senso nazionalistico. La casta sacerdotale si assicurò l’obbedienza assoluta del popolo, diffondendo la leggenda di un "patto" che Dio stesso avrebbe stipulato con Mosè" al momento dell’uscita dall’Egitto. In base a tale patto Jahvè prometteva eterna protezione e stabilità in Palestina al popolo ebraico, se questo avesse sempre osservato la sua legge e gli fosse rimasto fedele. Jahvè avrebbe fatto gli ebrei "superiori a tutti gli altri popoli", "numerosi come la polvere della terra," "come le stelle del cielo e la sabbia del mare." Essi sarebbero diventati "una grande nazione" ed avrebbero occupato "tutto il paese tra il Nilo e l’Eufrate." In cambio di queste magnifiche promesse il popolo ebraico avrebbe dovuto mantenere fede alla Legge, che i sacerdoti finsero di aver trovato nel Tempio di Gerusalemme, in manoscritti risalenti a Mosè in persona.

Nell’induismo l’orgoglio razziale anima il più grande poema epico di quella religione (Mahabarata).

Nel Mahabarata, poema epico dove viene raccontata l’origine della storia umana l’autore, (ignoto), descrive l’umanità divisa in due eserciti che si scontrano sul campo di Kurukshetra per il possesso del mondo. Una parte è capeggiata dai Pandavas la cui paternità si fa risalire agli dei. Dall’altra parte ci sono gli Kauravas, la cui nascita umana è a dir poco "inusuale". La madre, infatti, alla fine del concepimento, partorisce una fredda palla di carne. Fu il saggio Vyasa a suggerire di dividere la palla in cento pezzi e di metterla in una giara. Da quei cento pezzi nacque l’altra parte dell’umanità. La guerra tra i due eserciti vedrà, dopo mille vicissitudini ed alterne vicende, che compongono il corpo del poema, i figli degli dei trionfare sui rivali con l’aiuto di Krishna.
E’ interessante vedere come l’autore del Mahabarata si serva di migliaia di versi intrisi di imprese epiche per coprire quel fazioso particolare sulle origini dell’uomo e altrettanto interessante è come il lettore, avvinto dal racconto, abbocchi all’amo perdendosi negli effetti e dimenticandone le cause.
Altrettanto notevole è rilevare che ad un certo punto del poema vi è inclusa la Bhagavad Gita, (si pensa aggiunta a posteriori), che rappresenta uno dei massimi insegnamenti e che per milioni di indiani è ancora oggi una sorta di bibbia. E’ un testo molto bello, di una morale struggente e fortissima, peccato che sia inserita in un contesto totalmente immorale, il fatto cioè, che l’autore avesse diviso arbitrariamente l’umanità in semidei concepiti da grembo di donna ma da padre divino ed umani, o sub-umani nati da una palla di carne. L’autore, per altro, non si perita di spiegare il perché di una maternità così anomala che pure non trova nessuna analogia neppure nella mitologica.


Da obbiettare c'è molto evidentemente ma finché la gente non apre gli occhi o li apre per vedere il grande fratello che possiamo fare?
Possiamo solo aspettare il risveglio del senso critico e la resurrezione della ragione che permetta all'uomo di riprendere la strada della sua evoluzione.

VanLag is offline  
Vecchio 21-10-2007, 13.53.58   #3
katerpillar
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katerpillar
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Ovvero: una religione che afferma che è lei l'unica detentrice della verità divina, e che eleva il popolo che l'ha creata e divulgata come popolo eletto dal suo dio, non vi sembra che in ciò vi sia dell'abbondante razzismo costituzionale?
VanLag

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Credo che il primo a vedere un legame tra razzismo e l’idea di essere i prediletti da Dio fu Russel.
In questo forum io ho affrontato spesso questo tema evidenziando come l’idea di essere il popolo eletto e di possedere la verità rivelata inducesse, quanto meno, all’orgoglio razziale, cioè l’idea della superiorità di una razza rispetto alle altre, atteggiamento culturale che, haimè, è spesso l’anticamera del razzismo.
katerpillar

Ti ringrazio VanLag per la precisazione, non avevo letto il tuo intervento né sapevo del pensiero di Beltrand Russel: In ogno modo il problema religioso è serio, alla stregua di quello scientifico e filosofico, essendo stato parte integrante della vita d’intere generazioni.

Allora, per sviluppare il problema con il contributo di chi vorrà parteciparvi, tracriverò dei brani (già altre volte pubblicati in questo forum), ricavati da quello pubblicato da Paolo Xella nel suo libro: “Gli Antenati di Dio”, edizioni Essedue.
Paolo Xella è stato già professore nel Consiglio Nazionale delle Ricerche, presso il centro degli studi per la civiltà Fenicia e Punica, insegnante di religioni del vicino Oriente, alla scuola di perfezionamento in studi storici religiosi dell’università di Roma. Storico delle religioni e specialista delle
antiche culture Semitiche; per un periodo è stato il traduttore della
spedizione Archeologica del professor Paolo Matthiae, che rinvenne la Città Cananea di Ebla.
I riferimenti riportati nel libro, per motivi burocratici legati alla spedizione, fanno riferimento ai reperti archeologici rintracciati da una spedizione archeologa Francese, che rinvenne la città di Ugarit. Questo è stato possibile perché Ebla e Ugarit sono due città Cananee dello stesso periodo, per cui i ritrovamenti risultano pressoché identici.

Ora trascrivo quello che l’autore dichiara sulla Bibbia, sotto un profilo generale, a pp. 24-25.

“Si tratta di un punto di capitale importanza. La Bibbia ebraica, pur contenendo testimonianze, tradizioni e documenti in parte assai arcaici nel loro contenuto, si pone però come stadio finale; l’esito conclusivo di questa vicenda < monoteistica >. Il suo valore << storiografico >>, per il periodo in cui le tradizioni Nazionali sono proiettate, è scarsissimo o addirittura nullo; infatti, la codificazione redazionale ha operato una << sistemazione >> massiccia ed ideologicamente condizionata dei materiali preesistenti, conferendo loro un’unità estrinseca, talora palesemente artificiosa. Ha eseguito tagli, aggiunte, chiose esplicative, deliberate manipolazioni e distorsioni di dati che componevano tale fondo tradizionale.
Ha spesso inventato ex novo ed ha finito, consapevolmente, per proporre una lettura retrospettiva e ricostruita delle proprie tradizioni culturali.
Si tratta in concreto di un’interpretazione data al proprio passato, alla luce di un’epoca e di una situazione posteriore e ben precisa: nella fase in cui il culto di Yahwè, come Dio unico, < ed il partito yahwista che lo sosteneva > si era definitivamente imposto grazie soprattutto alle vicende dell’esilio che ne aveva favorito l’affermazione. Successo che cadeva poi in un humus culturale, in cui le tesi monoteistiche ricevevano non poco vigore, da quanto accadeva nel vicino Iran.
La Bibbia ebraica non va dunque presa come ricostruzione storiografica, bensì come “racconto a tesi, ”una sorta di grandiosa saga mitica che mira ad oriente da un particolare punto di vista, la narrazione della propria tradizione culturale.

Le conseguenze di quanto fin qui tracciato, per un’equilibrata valutazione dell’importanza e del ruolo che rivestirono le tradizioni mitologiche ed i culti del paese di Canaan, nella realtà storica, sono dunque evidentissime e decisive”.
a pag. 19:

“ Gli dei di Canaan, di cui la Bibbia fa spesso i nomi, ebbero a sovrapporsi e ad identificarsi con Yahwè, come nei casi di El Elyon e di El Shaddai. Il santuario di Bethel, che sarebbe diventato uno dei massimi centri del culto Yahwista, era dedicato al dio El, mentre quello di Sichem, legato all’instaurazione del patto tra Yahwè e gli Israeliti <Giosuè 24,25; Giudici 9,4>, era centro d’adorazione di una divinità chiamata Baal Berit, vale a dire << Baal del giuramento >> << patto>>.

Per parlare delle religioni monoteistiche derivanti da un unico ceppo, ho voluto riportare la citazione di uno specialista, perché le spiegazioni espresse possono inglobare tutte le critiche provenienti: sia dall’interno sia dall’esterno di questo concetto escatologico.

Sappiamo che il vecchio Testamento è formato da libri scritti in epoche lontanissime tra loro (circa 900 anni). Per tale motivo la raccolta e la composizione che compongono la Bibbia, così com’è pervenuta, è stata necessariamente compilata da un corpo redazionale che è continuamente cambiato nel tempo. Corpo redazionale, di volta in volta, condizionato da tradizioni e miti: sia del popolo d’Israele, sia tradizioni e miti provenienti da altre culture.
Ho citato questo autore, perché la cronologica che fa della bibbia, che a lui è servita per altri scopi, ci dà una visione di come si può parlare delle tradizioni e dei miti, tramite una ricerca scientifica, che abbia il solo scopo di estrapolare quello che realmente può interessare.

Dopo quanto dichiarato, della religione d’Abramo non vi sarebbe altro d’aggiungere, poiché le inesattezze e le evidenti contraddizioni contenute si fanno buona compagnia, senza prendere in considerazione che la copiatura diretta di interi episodi da altre tradizioni non monoteistiche (cananee), sradicano alla radice qualsiasi pretesa di libro ispirato e di popolo eletto.

Quello che mi domandavo, caro VanLag, a parte il grande fratello, ma anche quello, vi sono milioni e milioni di persone cui la cultura ed il buon senso non mancano, eppure si buttano a corpo morto su tali tradizioni mitologiche, ancestrali, completamente inventate, che sono state più volte sbugiardate, con dati alla mano, come quelli da me riportati, da insigni studiosi.

Punto di domanda: ci sfugge qualcosa o, partendo dal papa fino al più umile capo religioso, dovrebbero coprirsi di rossore dalla vergogna?

So perfettamente che molte volte posso sembrare drastico e in parte lo sono, ma davanti a certe falsità storiche millenarie che hanno portato a
morte milioni di persone, solo per delle bugie razzistiche e antidemocratiche,
non me la prenderei solo con quelle persone che, purtroppo, si accontentano del grande fratello o del pranzo è servito e il prezzo è giusto, qui si intravedono delle grandissime responsabilità etico/politiche da far rizzare i capelli in testa di un calvo.

In ogni caso aspettiamo qualche altro intervento, se è il caso di mitigare questa idea, ma lo stupore è tanto, se poi vi aggiungiamo quello che riportato dal talmud.
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Vecchio 21-10-2007, 14.32.49   #4
S.B.
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Del resto, mi chiedo, cosa dovrebbe affermare una religione? Che la sua dottrina è equiprobabile alle altre?

Concordo sul fatto che l'Antico testamento abbia un carattere quasi tribale, almeno in certi aspetti, che definire razzista mi sembra comunque errato.
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Vecchio 21-10-2007, 16.58.23   #5
aurora
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ragazzi, sinceramente mi dispiace per voi, che pensate di capire e non capite e vi compiacete della superbia della vostra intelligenza, come se poteste comprendere con questa le ragioni del cuore. poveri illusi.
Non sapete neppure di CHI parlate, altrimenti non osereste parlare.
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Vecchio 21-10-2007, 17.43.35   #6
VanLag
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Del resto, mi chiedo, cosa dovrebbe affermare una religione? Che la sua dottrina è equiprobabile alle altre?
Una religione dovrebbe preoccuparsi di guidare l’uomo verso la trascendenza e non di proclamare la sua grandezza.
Una religione che senta il bisogno di ribadire ad ogni piè sospinto che lei è la migliore, che possiede la verità, etc. etc. è una religione debole, che dubita di se stessa e che non ha in se nessun reale potere di trasformazione dell’uomo. Un tale religone ha certamente i giorni contati.

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Vecchio 21-10-2007, 20.14.43   #7
katerpillar
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aurora
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ragazzi, sinceramente mi dispiace per voi, che pensate di capire e non capite e vi compiacete della superbia della vostra intelligenza, come se poteste comprendere con questa le ragioni del cuore. poveri illusi.
Non sapete neppure di CHI parlate, altrimenti non osereste parlare.
katerpillar

In effetti, aurora, si stava parlando proprio di un modo di ragionare come il tuo, poiché tu t'innalzi al di sopra di tutti e di tutto ma, a quanto sembra, con poche argomentazioni e tanta presunzione di possedere la verità, perché questi poveri ragazzi non sanno nemmeno di cosa stanno parlando.

Bene!! Giacché tu lo sai, tira fuori gli argomenti che ci convinceranno della bontà delle tue argomentazioni, o credi che essendo dei ragazzi siamo anche dei cretini irresponsabili? Non mi meraviglierei affatto se lo pensassi.
Un caro saluto e attendiamo di essere illuminati.
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Vecchio 21-10-2007, 20.21.38   #8
S.B.
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Una religione dovrebbe preoccuparsi di guidare l’uomo verso la trascendenza e non di proclamare la sua grandezza.
Una religione che senta il bisogno di ribadire ad ogni piè sospinto che lei è la migliore, che possiede la verità, etc. etc. è una religione debole, che dubita di se stessa e che non ha in se nessun reale potere di trasformazione dell’uomo. Un tale religone ha certamente i giorni contati.


Ok, però non confondiamoci, una religione non è dotata di vita propria, è pure discutibile, a mio avviso, che qualcuno possa parlare a nome di una religione.

Possiamo certamente dire che ogni religione presuppone un primato, è detentrice della cosiddetta "verità divina", poi posso concordare che sia di cattivo gusto continuare a ribadirlo, non so se sia anche sinonimo di avere il fiato sul collo, può anche essere.
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Vecchio 21-10-2007, 23.59.49   #9
TheDruid
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Incontabili giorni contati...Comunque a mio avviso questa discrepanza tra la fede cristiana e il vecchio testamento non è certo l'unica, e non vedo di che stupirsi proprio per questo motivo.E nessuna meraviglia nel vedere come le religioni si volgevano dove il vento della necessità le portava, esse fungevano da rete per il pescatore esperto. In fondo non sono solo i testi a non quadrare, ma anche le dichiarazioni più recenti, un esempio? Mentre in germania si attuava l'aktion t4 l'italia rimaneva in disparte utilizzando metodi ad effetto molto meno drastico, appoggiati dalla chiesa come un "ottima proposta di igiene morale al fine del miglioramento razziale". Che siano parole dettate dai tempi può darsi, tuttavia dimostrano non solo il conflitto che sta tra scritture e fede, ma lo stesso conflitto psicologico che accomuna i credenti di una religione che anche se negli intenti non sembrerebbe, si muove con una tale violenza subdola e mistificatrice da creare velati paradossi di dimensioni epocali. E questo si manifesta in modo visibile!, io penso a tutti gli osservatori, le religioni monoteiste hanno e sempre avranno un forte senso discriminatorio, ed esso può essere sviscerato dalla ragion psicologica per la quale esse vengono a esser create:
Non più l'uomo che intende giustificare i fenomeni della natura, ma è l'uomo che si erge al di sopra di essa preso alle spalle dalla cresciente forza che la sua civiltà dimostra o intende dimostrare. E questa idea dell'unicità e della discriminazione viene rafforzata dalle liturgie e dal verbo...."Figlio di dio!".
E rafforzata ancor di più dalla dualità platonica che le culla,le religioni monoteiste trovano senso del credente( evidente nell'esempio cristiano che vede il miglior credente nel misero) dando a lui l'unicità (velata dal concetto di uguaglianza) che lo mette sulla buona strada rispetto ai bivaccatori degli inferi.
E questo senso di appagamento che agli antipodi si risveglia attraverso l'appartenenza (anche qui molto importante, visto che le suddette religioni fungono anche da sfogo all'istinitiva necessità di aggregazione dell'uomo) a un clan-tribù, poi vengono deviate per interessi nazionalistici, razziali ecc...ecc..
Cristo era solito(secondo il vangelo naturalmente) parlare o interagire con persone generalmente detestate dagli ebrei, come lebbrosi, donne affette da emoroissia, e nemici confinanti; e in questo forse va ricercato il vero messaggio rivoluzionario di Cristo e l'inaccettabilità dell'idea di mantenere valido per i cristiani il vecchio testamento, figlio di un escatologia completamente discordante, basti anche solo pensare alla figura della donna.
E se molti pensano che gli ebrei si nascondano dal fatto che i chiodi sulla croce fossero i loro, sbagliano, gli ebrei in perfetta coerenza ed onestà riconoscono che Cristo non può essere figlio dello stesso dio che ordina ad Abramo di uccidere uno dei suoi figli. Il Cristo e i cristiani si vanno ad appropriare di una religione che non ha nulla a che fare con il vero pneuma del loro credo, anzi, tenendo conto dell'opera mistificatoria che è stata attuata sui testi, si potrebbe ipotizzare che la parola di Cristo sia stato un profondo affronto all'ebraismo, se non l'antitesi!Mosè(uno che su dio la sapeva lunga) nel libro dei numeri ordina di uccidere tutti i maschi del villaggio e di stuprare le donne, e naturalmente di sti episodi il vecchio testamento è zeppo, come potrebbe il messaggio di cristo esserne una propagazione del volere dello stesso dio!Forse figlio dei tempi non riuscì mai a liberarsi del concetto di Dio, o forse ebbe l'enorme intuizione che per rivoluzionare una religione bisogna agire sull' identico piano spirituale di essa per non figurare ne prepotenti ne impostori e cioè fallire.
Ipotesi a parte, il nodo gordiano, secondo me, risiede nella incompatibilità tra il vecchio testamento e il nuovo patto(come se quello di prima non fosse più valido) e non cè da stupirsi da questa enorme confusione siano nate decisioni confuse subdole e violente.
TheDruid is offline  
Vecchio 22-10-2007, 08.56.15   #10
emmeci
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Non si tratta di un problema che riguarda solo le religioni “abraminiche” ma, credo, tutte le religioni, compresa quella che religione non vuole essere, come il buddismo, visto che anche questa rivendica a sé il privilegio dell’assoluta verità e dice di rappresentare la sola via di salvezza. Come principio, dunque, qualunque religione sottintende od afferma la propria superiorità rispetto alle altre, ammonisce coloro che non l’accettano e loda chi crede – come non manca di ricordarci Aurora. Ora, Van Lag si domanda: ma le tribù, i popoli, l’umanità stessa sono veramente così irrazionali da prendere per buone le estasi di sciamani che poi diventano profeti e alla fine sacerdoti e papi – curvandosi a una verità che è propria di una casta o al massimo di una razza o di un popolo, in contrasto con ciò che affermano gli altri? Siamo tutti in preda al delirio?
Sì e no, amici: perché io credo che tutto derivi da un’ispirazione, un’utopia, o forse un ideale di enorme importanza per noi – quello che si può chiamare fede nella verità assoluta e precede ogni logica, ma che è ciò che muove anche noialtri filosofi ad argomentare e appassionatamente cercare…. E a quest’ansia di verità nessuno sfugge, neppure coloro che sostituiscono la chiacchiera alla filosofia e neppure, naturalmente, coloro che chiudono la verità nel recinto di una dottrina e di un culto considerati sacri. E senza di essa, che sarebbe l’umanità se non una specie fatta di cellule e cromosomi? Perché è questo l’unico punto in cui l’umanità può rappresentare qualcosa di più senza per questo vantarsi di un posto privilegiato e del potere che le religioni abraminiche (solo quelle o anche altre come ricorda Van Lag?) ci hanno attribuito gratuitamente.
Il fatto è che non appena avuta questa intuizione – cioè si è elevato a credere nella verità – l’homo sapiens si è infatuato di questo suo privilegio e si è illuso di averla già in pugno – la verità assoluta – non resistendo alla tentazione, che sembra veramente essere il vizio originale della specie-uomo, di afferrarla, darle un nome, chiamarla Dio, ornata di tratti e attributi che sono in fondo attributi dell’uomo. E non c’è una reale differenza fra religione e religione: tutte credono di essere in possesso dell’assoluto e in nome di quello i fedeli sono talvolta disposti ad uccidere ed essere uccisi. E, naturalmente, mentire: come ha ben messo in evidenza Katerpillar appellandosi a Paolo Xella e sostenuto da TheDruid, che ha accusato gli estensori della Bibbia (un’accusa che potrebbe essere estesa a tutti i libri sacri) di scorrettezze e falsità volute….Anche se, quanto a parlare di razzismo e assenza di democrazia mi sembra, come dice SB, che abbiate forzato in qualche modo le cose, perché ci sono religioni che perfino ignorano le divisioni razziali e popoli che si vantano di essersi accaparrati le divinità degli altri. E quanto alla democrazia, mi sembra pretendere troppo pensando ai millenni che sono dovuti trascorrere dall’epoca in cui l’ominide più robusto avocava a sé la parte più succulenta dell’animale ucciso. E mi pare che per vedere un barlume di democrazia in un religioso scenario bisogna attendere il poeta John Milton, alfiere della libertà, che però la scorge piuttosto nell’inferno che nel paradiso, quando descrive quel consesso di diavoli davanti a Lucifero che lo può far apparire come un illuminato tiranno, quale non è certo, per Milton, il papa vicario di Dio. Comunque, ammettiamo pure che la Bibbia non sia un modello di storiografia e tanto meno di critica storica, mentre la filosofia….Beh anche la filosofia si è accodata per secoli se non per millenni alle parole abraminiche e, quando hanno superato l’età sinodale, forse anche i filosofi si sono inorgogliti della verità da loro scoperta, escludendo qualunque critica ai loro venerabili detti. Invece di ammettere che la verità assoluta non è neanche per noi così facile da trovare, anzi è tanto distante quanto distante va la freccia del dubbio, che è l’unico strumento a nostra disposizione per arrivare, passo dopo passo e chi sa mai quando, alla verità vera.
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