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Vecchio 21-03-2008, 12.46.32   #1
Socrate78
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Data registrazione: 06-05-2007
Messaggi: 107
L'uomo è davvero una "tabula rasa"?

Spesso mi chiedo se hanno sul serio ragione coloro che pensano (a volte in modo superficiale ) che l'essere umano alla nascita davvero sia una "tabula rasa", cioè non abbia nessuna precisa predisposizione a conoscere in un certo modo la realtà. Secondo questa visione, il cervello umano sarebbe una specie di "vaso da riempire", pronto a ricevere tutto come una spugna che assorbe.
Invece, la realtà dimostra che esistono individui più portati di altri a conoscere determinate nozioni, altri generalmente più lenti e pigri, alcuni perfino geniali.
Se davvero tutti fossimo delle "tabule rasae", queste disparità non esisterebbero; è come se la natura avesse distribuito le potenzialità conoscitive in modo ineguale, beneficiando alcuni a scapito di altri.
Anche lo stesso Kant affermava che esisteva una predisposizione dell'uomo a conoscere le cose in un certo modo, ma mi sembra di capire che il famoso filosofo ritenesse che i presupposti conoscitivi fossero uguali per tutti.
Secondo voi, tutti nasciamo con lo stesso cervello? Siamo delle "tabule rasae" o c'è qualcosa che ci differenzia?
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Vecchio 21-03-2008, 14.09.11   #2
S.B.
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Messaggi: 486
Riferimento: L'uomo è davvero una "tabula rasa"?

Che l'uomo, al momento della nascita, sia completamente una tabula rasa non mi sembra molto sostenibile come ipotesi, a mio avviso devono essere presenti dei criteri di conoscenza innati, magari senza averne coscienza, ma che comunque permettono una minima organizzazione dei dati sensoriali.

Quali siano questi criteri innati non lo so.

Forse esistono anche patologie che ostacolano il loro normale funzionamento, ma io penso che esperienza, educazione, ambiente, siano tutti fattori molto più rilevanti che possono sopperire anche ad una possibile ineguaglianza delle condizioni naturali, fisiche, di apprendimento.
S.B. is offline  
Vecchio 21-03-2008, 16.09.57   #3
katerpillar
Ogni tanto siate gentili.
 
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Riferimento: L'uomo è davvero una "tabula rasa"?

Socrate78
Citazione:
Invece, la realtà dimostra che esistono individui più portati di altri a conoscere determinate nozioni, altri generalmente più lenti e pigri, alcuni perfino geniali.
Se davvero tutti fossimo delle "tabule rasae", queste disparità non esisterebbero; è come se la natura avesse distribuito le potenzialità conoscitive in modo ineguale, beneficiando alcuni a scapito di altri.
Anche lo stesso Kant affermava che esisteva una predisposizione dell'uomo a conoscere le cose in un certo modo, ma mi sembra di capire che il famoso filosofo ritenesse che i presupposti conoscitivi fossero uguali per tutti.
Secondo voi, tutti nasciamo con lo stesso cervello? Siamo delle "tabule rasae" o c'è qualcosa che ci differenzia?
katerpillar

Interessantissima la tua domanda, Socrate, per varie ragioni:

1°) Se veramente l'uomo dovesse iniziare sempre da capo ogni volta che avviene una nascita, non si comprenderebbe cosa sia e da che cosa verrebbe composto l'inconscio. Non potrebbe avere nessuna risposta il fenomeno dei bambini prodigio. Non si potrebbe comprendere il fenomeno dell'intuizioni ecc. Addirittura Kant asseriva che le intuizioni erano un qualcosa a "priori" dalla nostra esperienza.
In pratica il tempo a disposizione di un bambino è troppo breve per poter giustificare certi comportamenti strabilianti. Mi sembra che Mozart già a quattro anni suonava davanti al re, mentre altri a dieci dirigono un'orchestra sinfonica ed altri alla stessa eta prendono una laurea in ingegneria e parlano cinque lingue.

Mentre se prendiamo in considerazione che in noi vi sono già dei patrimoni che abbiamo ereditato fin dalla prima forma di vita ad arrivare a noi, allora tutto si potrebbe spiegare con più facilità e credibilità, come: la costituzione dell'inconscio, i bambini prodigio, le intuizioni, gli stati emozionali ecc. Credo che senza questi patrimoni il nostro vissuto non basterebbe nemmeno per sviluppare dei piccoli stati emozionali.

Chi mi conosce sa che per spiegarmi l'evoluzione umana do molta importanza alla memoria, sia fisica che memonica, senza la quale, secondo il mio modo di vedere, non vi sarebbe nessuna evoluzione, al punto che sono arrivato ad affermare che l'universo è una grande memoria fisica.
Per terminare rispondo alla tua domanda confermando che noi partiamo da un grande patrimonio fin dalla nascita, e che la casualità, sia passata, sia quella presente e futura della nostra vita, farà si che questo patrimonio dia dei frutti più o meno buoni.

Saluti
Giancarlo.
katerpillar is offline  
Vecchio 21-03-2008, 16.26.24   #4
odos
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Riferimento: L'uomo è davvero una "tabula rasa"?

Ciao

io credo che questa questione nella nostra epoca storica vada affrontata tenendo conto dei risultati sperimentali di psicologia dell'evoluzione e di neuroscienze. Non nel senso che queste scienze abbiano l'ultima parola, ma nel senso che non ne possiamo prescindere.

La questione posta come aut aut sarà sempre insolubile. Di sicuro oggi sappiamo che le forme a priori kantiane, sono forme a priori della mentalità newtoniana e non dell'uomo.
E di sicuro si può dire che molto di ciò che siamo soliti ritenere innato (musica, arte, logica ad es.) ha in realtà origine nei primissimi anni di vita, se non addirittura mesi o nel periodo di gestazione stessa.

Un esempio tra tanti che mi viene in mente. Non so se conosci questo tale Marc Yu, stato tra l'altro a S.Remo di recente. Bene, è un bambino che suona dall'età di tre anni e risuciva a suonare già pezzi classici di una certa difficoltà all'età di cinque. Si dice sia prodigio e ce lo abbia dentro. Andando a guardare la sua storia personale, si scopre una madre ossessiva che aveva progettato da prima della sua nascita che lui divenisse tale. Lo ha fatto esercitare quotidianamente fin da piccolissimo e gli ha fatto ascoltare tanta musica fin dai primi mesi. Si può dire che il bambino sia venuto al mondo col pianoforte.
A livello cerebrale, leggevo, è accertato che alcune connessioni sinaptiche cadono per il disuso, e altre invece aumentano di numero.

Detto ciò: cosa significa innato o tabula rasa a questo punto? Il cervello ha assunto una certa configurazione in conseguenza ad un uso e un disuso contingentemente storici e personali. Di fronte a questo un domanda sulla tabula rasa oggi è difficile persino da comprendere.
odos is offline  
Vecchio 22-03-2008, 08.36.56   #5
emmeci
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Riferimento: L'uomo è davvero una "tabula rasa"?

Socrate 78, non so se credi alla scienza, ma troveresti argomenti in abbondanza a spiegare come il cervello sia predisposto fin dalla nascita a produrre significato dalle sollecitazioni dell’ambiente (si discute se in forma selettiva – cioè zona per zona cerebrale – o in forma globale – cioè tale da richiedere fin dall’inizio l’intervento di varie zone del cervello, senza escludere che sia presente, fin dall’inizio, quella che viene chiamata vigilanza, consapevolezza o idea del sé. Di Christof Koch, docente di biologia cognitiva e comportamentale al California Institute of Technology, è uscito recentemente in Italia “La ricerca della coscienza – una prospettiva neurobiologica”, dove si spiega come il cervello non nasce come tabula rasa ma già pronto alla conoscenza. Altrettanto ti dimostrerebbe, per esempio, Noam Chomsky partendo dal linguaggio che anch’esso segue schemi innati, dipendenti geneticamente dal cervello, disponibili per il bambino che può così, da spunti tutto sommato frammentari e incompleti, dimostrare rapidamente la sua competenza nell’uso di una lingua che allo studioso appare grandemente complessa. Senza dover ricordare Platone che ammetteva addirittura che nasciamo con una memoria pronta all’uso.
Naturalmente però ciò che è schematico è sempre solo una base o un inizio, mentre determinante è lo sviluppo; e come si dice che l’uso sviluppa l’organo, così il pensare sviluppa il cervello, fino a ideare il Simposio o la Critica della Ragion Pura.
emmeci is offline  
Vecchio 22-03-2008, 10.50.29   #6
odos
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Riferimento: L'uomo è davvero una "tabula rasa"?

Citazione:
Originalmente inviato da emmeci
Di Christof Koch, docente di biologia cognitiva e comportamentale al California Institute of Technology, è uscito recentemente in Italia “La ricerca della coscienza – una prospettiva neurobiologica”, dove si spiega come il cervello non nasce come tabula rasa ma già pronto alla conoscenza.

Noto che questo tipo di ragionamente ritorna sempre. Dire che noi siamo predisposti alla conoscenza è vuoto perchè questo non potrà mai essere falso.
E' ovvio che nasciamo predisposti per la conoscenza, come potrebbe essere il contrario?

Il punto sta nel capire quali tra le differenze degli individui siano innate o meno.

Allo stesso modo, quella di Chomsky è una pura speculazione. Infatti neanche Chomsky nega e potrebbe negare che senza determinati stimoli ambientali si può apprendere il linguaggio.
Ma capisci che se "innato" significa innato per tutti gli uomini, senza differenze, il concetto di "innato" diventa vuoto o poco più che una banalità farcita di dati sperimentali.

Qundi il suo concetto di innato è diverso da quello che noi stiamo ricercando, e a mio parere è del tutto irrilevante.

La verità allo stato attuale, ripeto, è che differenze che notiamo negli individui sono riconducibili ad esperienze contingenetemente storiche che hanno luogo nell'età dello sviluppo ( e fin nel feto) e che in parte "diventano materia" con la caduta delle connessioni sinaptiche, fenomeno legato al disuso.

Ma l'innato che cerchiamo noi, è quello che prescinde da ogni evento contingente, quindi abbiamo due possibilità: o 1) neghiamo che vi siano predisposizioni innate 2) o modifichiamo il nostro concetto di innato in termini storici
odos is offline  
Vecchio 22-03-2008, 12.43.27   #7
Rolando
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Riferimento: L'uomo è davvero una "tabula rasa"?

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Originalmente inviato da Socrate78
Spesso mi chiedo se hanno sul serio ragione coloro che pensano (a volte in modo superficiale ) che l'essere umano alla nascita davvero sia una "tabula rasa", cioè non abbia nessuna precisa predisposizione a conoscere in un certo modo la realtà. Secondo questa visione, il cervello umano sarebbe una specie di "vaso da riempire", pronto a ricevere tutto come una spugna che assorbe.
Invece, la realtà dimostra che esistono individui più portati di altri a conoscere determinate nozioni, altri generalmente più lenti e pigri, alcuni perfino geniali.
Se davvero tutti fossimo delle "tabule rasae", queste disparità non esisterebbero; è come se la natura avesse distribuito le potenzialità conoscitive in modo ineguale, beneficiando alcuni a scapito di altri.
Anche lo stesso Kant affermava che esisteva una predisposizione dell'uomo a conoscere le cose in un certo modo, ma mi sembra di capire che il famoso filosofo ritenesse che i presupposti conoscitivi fossero uguali per tutti.
Secondo voi, tutti nasciamo con lo stesso cervello? Siamo delle "tabule rasae" o c'è qualcosa che ci differenzia?
Come dimostra l'esperienza ogni uomo ha già dalla nascita una personalità particolare, ha già da molto piccolo un carattere personale.
E, come scrive "Katerpillar", ci sono tanti bambini prodigio come Mozart che nascono con talenti più o meno sviluppati, per la musica o altre facoltà artistiche.
Questo fatto è in realtà una prova della reincarnazione. Noi sappiamo che ogni forma di talento si sviluppa mediante l'allenamento, e basato su questo fatto esistono tute le scuole e le università nel mondo, che servono appunto per aiutare gli allievi a sviluppare i talenti ad esempio per la matematica, la musica, l'architettura, ecc. L'esperienza mostra che per diventare un musicista veramente buono o un'artista in un altro campo, ci vuole un'intera vita d'allenamento.
Quando un uomo, tipo Mozart, nasce con talenti per la musica, talenti che sono già sviluppati, sì addirittura geniali, si capisce che questi talenti sono state sviluppati in una, o probabilmente più vite, precedenti.

Per capire perché gli uomini nascono diversi, con caratteri e facoltà diversi, si deve naturalmente capire che i talenti, la "personalità", la psiche o la coscienza dell'individuo non esistono nel cervello fisico.
Secondo Martinus il cervello fisico costituisce uno "strumento di trasformazione" con l'aiuto del quale i segnali nervosi vengono trasformati e trasmessi alla struttura spirituale dell'individuo dove ha luogo l'esperienza della vita.
Tutti i talenti esistono in questa struttura spirituale o psichica, che è di natura "elettrica", e sopravvivono quindi alla morte del corpo fisico.
Quando l'individuo nasce di nuovo, dopo un periodo sui piani spirituali fra due vite fisiche i talenti, forse incoraggiati dai genitori, entrano poco a poco in funzione, e l'individuo appare con la sua propria personalità o suo proprio carattere.
Quindi noi non siamo una "tabula rasa", al contrario, siamo molto particolari. Portiamo dentro di noi talenti ed esperienze da migliaia di vite fisiche, e la somma o il risultato di tutte queste vite o incarnazioni fisiche sta alla base della nostra personalità particolare.
Rolando is offline  
Vecchio 22-03-2008, 15.32.52   #8
emmeci
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Riferimento: L'uomo è davvero una "tabula rasa"?

A Odos, tanto per iniziare: forse può essere messo in dubbio pensare che è ovvio che noi siamo predisposti alla conoscenza, visto che ci sono gli idioti…e che dici dei pazzi? Che erano predisposti alla pazzia?
Comunque, mi pare che il problema dell’innatismo (che per verità è uscito da tempo dai repertori di filosofia) possa essere assorbito e superato alla luce della genetica, in quanto è chiaro che innati in noi sono i geni, devoluti a sviluppare un cervello e con esso la capacità di pensare – e poiché i geni, pur considerando l’unitarietà della specie, presentano differenze da individuo a individuo, perfino tra gemelli monozigoti, differenze di innatismo ci saranno sempre da individuo a individuo, tuttavia non tali da far considerare sbagliato il concetto di specie. E allora, qual è il problema? Che poi, appena nati, cominciamo ad assommare a queste differenze innate quelle derivanti dall’ambiente e dall’esperienza individuale? Credo che nessun darwinista o genetista direbbe di no, ti pare? Anche se gli strutturalisti di buona memoria pretendevano che lo sviluppo del pensiero non avesse una qualità creativa, ma fosse assimilabile a un gioco su una tastiera – ciò che in fondo ipotizzano anche oggi coloro che assimilano il pensiero umano all’operatività di un computer. E mi pare che gli schemi evocati dai cognitisti e da Chomsky siano un po' simili a ciò che proponevano quegli strutturalisti di buona memoria.
emmeci is offline  
Vecchio 22-03-2008, 21.51.16   #9
katerpillar
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Riferimento: L'uomo è davvero una "tabula rasa"?

emmeci
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Di Christof Koch, docente di biologia cognitiva e comportamentale al California Institute of Technology, è uscito recentemente in Italia “La ricerca della coscienza – una prospettiva neurobiologica”, dove si spiega come il cervello non nasce come tabula rasa ma già pronto alla conoscenza.
katerpillar

Non ho letto il libro emmeci e mi piacerebbe sapere se viene spiegato in che modo il cervello è già pronto alla conoscenza: perché ha già delle informazioni base e se si come si sono formate o chi le ce ha messe?

Saluti.
Giancarlo.
katerpillar is offline  
Vecchio 23-03-2008, 00.15.18   #10
odos
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Riferimento: L'uomo è davvero una "tabula rasa"?

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Originalmente inviato da emmeci
A Odos, tanto per iniziare: forse può essere messo in dubbio pensare che è ovvio che noi siamo predisposti alla conoscenza, visto che ci sono gli idioti

Scusa, ma è' ovvio che se parliamo di conoscenza stiamo parlando di attività cognitive, e non se uno è stupido oppure no; le attività cognitive ce le abbiamo tutti in quanto uomini, anche gli idioti hanno imparato le tabelline.

Io credo che bisogna rileggere la domanda dell'amico Socrate78. Se l'ho inteso bene, lui poneva una domanda sulle differenze tra gli individui e si chiedeva in che modo questo si coniuga con un concetto di mente come tabula rasa. Dobbiamo spiegare queste differenze in termini innatistici o in termini di abilità e conoscenze acquisite?

Chiarito questo secondo me bisogna fare una distinzione importante: non ci interessa sapere se esistono predisposizioni uguali per tutti gli uomini, quale potrebbe essere una predisposizione ad apprendere il linguaggio.
Cioè non ci si sta chiedendo in questo momento secondo me, se la mente è vuota, punto: ci si sta chiedendo come sono giustificabili le differenze tra gli individui.

Che noi siamo possediamo la struttura profonda del linguaggio è irrilevante per questa domanda, sebbene questo parli contro una mente come tabula rasa.

E allo stesso tempo non ci si sta chiedendo perchè siamo fisicamente diversi. La domanda non si riferisce alle differenze fisiche tra individui. Ricordare la genetica è, secondo me, ancora una volta fuori luogo, dal momento che il problema di come un gene determini un talento, un carattere, una personalità è a mio parere è ancora tutto aperto (diversamente dalla genetica delle caratterstiche fisiche).


Io proponevo (riportavo) questo fenomeno per cui le connessioni sinaptiche cadono a causa del disuso, e si rinforzano se invece usate. Nei primi anni di vita le connessioni sinaptiche si istituiscono, cadono o si rinforzano, in conseguenza a uso e disuso. Comportamenti contingentemente storici influiscono sulla materia. Capisci che di fronte a questo fenomeno di cui dobbiamo tenere conto, la domanda sull'innatismo (che presuppone una qualche configurazione materiale nella versione odierna) acquista un senso inedito.
odos is offline  

 



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