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Vecchio 26-05-2008, 15.48.43   #1
emmeci
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Data registrazione: 10-06-2007
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La fine della storia

Quando Fukuyama, alla fine degli anni novanta, uscì con questa celebre frase (che significava: con la fine della guerra fredda le ideologie sono finite e il liberalismo democratico ha conquistato l’intero pianeta), pochi reagirono: oggi la reazione ha ripreso forza e un altro celebre saggista americano, Robert Kagan, dice nel suo ultimo libro (“Il ritorno della storia e la fine dei sogni”) che quella era una falsa verità, che il liberalismo non ha vinto e quindi la storia ha ripreso ad esistere con un nuovo scontro tra liberalismo e assolutismo, reso più complesso da quello simultaneo tra modernizzazione (Occidente) e tradizione (Islam) e quello tra le potenze asiatiche …Per vincere, riconosce l’intellettuale neoconservatore, dovrebbe davvero crearsi una lega delle democrazie liberali più efficiente dell’Onu, come ha proposto il candidato repubblicano alla presidenza Usa John McCain, solidale con Kagan. Fukuyama però reagisce, accusando i neocon di voler stabilire con le armi un nuovo ordine mondiale, come ha principiato a fare Bush, inimicandosi Russia e distanziandosi dalla UE. E via con argomenti pro e contro.
A me sembra che questo dibattito sulla fine o sulla rinascita della storia mostri un’assoluta, forse perfino inconsapevole ignoranza di ciò che è la storia – che non si identifica con un’ideologia o con una singola potenza, ma scorre, crea e trasforma tutto ciò che è umano (per non dire tutto ciò che esiste), e quindi non c’è bisogno di inventare teorie, come recentemente è stato fatto, a dimostrare con dovizia di particolari che tutti i grandi imperi della storia sono a un certo punto finiti; non c’è neppure bisogno (lo dico per i laici) di dimostrare che le il relativismo ha diritto di esistere: che cosa c’è di apparentemente più assolutistico di una religione? Eppure la storia crea e travolge anche le religioni. Così penso che anche a noi, aspiranti filosofi e saggi, faccia bene sospendere un giudizio troppo sicuro: sì, la verità assoluta, forse, è la verità della storia. E se i liberali fino a poco tempo fa gongolavano, e gli autoritari oggi hanno ripreso a gongolare, faremmo bene tutti ad attendere le decisioni della storia – che non è maestra ma padrona della vita, cioè padrona della vita e della morte di uomini, nazioni, filosofie e religioni così come – dopo tutto – anche di stelle e pianeti.
emmeci is offline  
Vecchio 26-05-2008, 22.23.37   #2
S.B.
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Messaggi: 486
Riferimento: La fine della storia

Spesso con certe affermazioni si rischia di fare il passo più lungo della gamba, finchè si parla vagamente di 'tendenze' o si scrivono romanzi di fantascienza certe previsioni sono accettabili.
Occorre però sempre ricordarsi che il futuro è aperto, gli eventi ostacolano certi percorsi, l'uomo trova altri percorsi, determinare la storia a priori é spesso poco più che un vaneggiamento.
La nostra mente considera un mìnumero troppo limitato di variabili.
S.B. is offline  
Vecchio 27-05-2008, 09.00.55   #3
emmeci
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Data registrazione: 10-06-2007
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Riferimento: La fine della storia

Infatti - S.B. - sembra che ormai anche i filosofi abbiano rinunciato a formulare una vera filosofia della storia, come potevano aver fatto i filosofi del passato sotto l’influenza della religione ebraico-cristiana, che ammetteva uno sviluppo dell’umanità dalla colpa dell’Eden al riscatto finale….E questo sarebbe un segno di maturità culturale – questo limitare una filosofia della storia alla ricerca di ciò che è alla base dell’umano sviluppo e lo connette ai grandi problemi conoscitivi ed etici, senza pretesa di sovrapporre alla storia degli schemi o fini interpretativi, mentre i movimenti massimalisti sia politici sia religiosi (quelli che Fukuyama si ostinava a credere definitivamente scomparsi) presumono tuttora di poter stabilire dove sembra andare e dove invece dovrebbe andare la storia.
Con questo non voglio dire che l’uomo deve rimanere impassibile di fronte a eventi che lo sorpassano: poiché egli può e deve contribuire a fabbricare la storia, senza presumere di avere, lui solo, le chiavi dell’avvenire. Non lo può presumere l’uomo qualunque, ma neanche lo studioso o scienziato della storia: anzi nulla di più corretto di ciò che a questo proposito raccomandava Max Weber, cioè che lo storico dovrebbe conservare di fronte alla storia un atteggiamento di totale neutralità (quella che si diceva avalutatività o assenza di valori): anche se poi alla fine egli giunse ad ammettere che questo era un atteggiamento impossibile da mantenere e forse perfino immorale. (Come fa uno storico ad operare senza valori ma senza tradire i propri valori? Una professione difficile quella dello storico – che può diventare addirittura eroica sotto i regimi teocratici o totalitari).
Dunque non è detto che il concetto di storia debba essere estromesso dalla filosofia, perché è attraverso di esso che può concepirsi uno sviluppo dell’uomo verso la verità e il bene: piuttosto può essere esteso al di là dei limiti che via via gli si sono stati posti. Per me il termine storia ha un valore che non solo supera ogni aneddotica, non solo si adegua al concetto di contemporaneità (formulato da Croce e Gentile) che la storia del passato riveste – ma è tale da poter superare l’orizzonte dell’uomo ed estendersi – magari con uno sforzo di fantasia – a quello che i fisici chiamano orizzonte degli eventi e che Hegel aveva abusivamente ristretto agli eventi e alle guerre di questo pianeta, facilmente superabili dalla razionalità del pensiero, cioè dalla hegeliana filosofia della storia. No, il concetto di storia, come ha oltrepassato fin dalle origini della cultura greca l'incanto della ciclicità e successivamente lo schema vichiano illuministico e positivistico di un succedersi di stadi e di epoche, può addirittura comprendere quello di evoluzione e abbracciare il divenire dell’universo, in quanto può essere interpretato dall’uomo come una ricerca di quell’assoluto che egli ha dentro di sé anche se non sa come può essere concepito e se perfino abbia un senso cercarlo….E qui veramente mi arresto perché non so se abbia il diritto di superare anche questo orizzonte e trasportarmi in quello di Dio.
emmeci is offline  
Vecchio 30-05-2008, 02.17.41   #4
Lord Kellian
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Data registrazione: 18-07-2005
Messaggi: 348
Riferimento: La fine della storia

Non ho mai capito i presupposti dell'affermazione di Fukuyama. Se anche fosse stata vera la premessa, perché col liberalismo democratico dovrebbe finire la storia? Gli eventi smetterebbero di accadere e succedersi?

A te, emmeci, sembra un inconsapevole ignoranza.

O era solo una provocazione per dire che il liberalismo avrebbe vinto?

Questo mi sembra sostiene Kagan, il quale infatti dice: ma il liberalismo non ha vinto. Ci sono nuovi scontri.

Poi non capisco perché, emmeci, non parli di Marx. In questo periodo mi ci sto dedicando. Non lo consideri un filosofo?

Una cosa su cui riflettevo è: strano che proprio il comunismo sia stato considerato un'ideologia. Esso è solo abbozzato da Marx nelle sue fasi. E Marx stesso era contro l'ideologia. La sua visione della storia fu forse la più obiettiva per quei tempi. Possibile che una visione quasi-scientifica sia poi diventata un'ideologia?

A parte questo paradosso quello che contesto è che si consideri il capitalismo come intriseco all'uomo stesso. Con il suo concetto cardine di proprietà privata. Ma qui vado dcefinitivamente fuori tema.

Magari quando avrò approfondito aprirò una discussione. Però se intanto vuoi dirmi cosa ne pensi del materialismo storico, mi fa paicere.
Lord Kellian is offline  
Vecchio 12-10-2008, 16.21.55   #5
emmeci
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Data registrazione: 10-06-2007
Messaggi: 1,272
Riferimento: La fine della storia

Scusa, Lord Kellian, se rispondo così tardi a quello che hai scritto sul tema da me allora introdotto: ma è tale il potere del pensiero filosofico che ci stringe nelle sue spire – e allora chi può uscire dal labirinto che risucchia, neurone dopo neurone, le nostre capacità mentali?
Dunque, fine della storia. Credo che la celebrità che ha acquistato questa vagula blandula (per non dire stultula) affermazione di Fukuyama derivi dal fatto che è stata riferita preminentemente a ideologie politiche-sociali come liberismo e marxismo, e non presa per sé – nel qual caso avrebbe sollevato considerazioni per lo meno più interessanti e forse più filosofiche. Io, per esempio, davanti a un’affermazione come quella, l’avrei presa per un marchiano errore, giudicandola falsa in rapporto alla mia filosofia, che è fondata su due principi riassumibili nei termini “assoluto e storia”. Ma qui andremmo veramente fuori tema, a meno che tu sia religioso e – di fronte agli orrori che ci mostrano giornalmente giornali e TV, non escludi che sia vicina la biblica apocalissi.
Quanto al marxismo ti dirò che l’ho studiato e considerato non tanto dal punto di vista filosofico quanto dal punto di vista…rivoluzionario: sì, come un caso esemplare della “sindrome rivoluzionaria” che io vedevo come parte essenziale della cultura otto-novecentesca, anzi come uno sviluppo grande e terribile della teoria e della prassi di quei due secoli che hanno portato avanti l’ansia rinnovatrice nata col romanticismo, cioè proprio quel bisogno di lasciare la storia dei padri per una nuova storia che, condotto all’estremo attraverso l’arte d’avanguardia, è sfociato in rivoluzioni non più solo artistiche ma reali…una volontà, cioè, di annichilire la storia in nome di una realtà altra, una stirpe di eroi capaci di issare la bandiera di una nuova logica e di una nuova morale. E, convinto da parte mia che solo la storia col suo passato e il futuro sia la strada dell’uomo se non di tutti gli esseri dell’universo, non potevo che apprezzare il valore del crollo di tutte le rivoluzioni: quasi che l’andare contro la storia sia un crimine da cui solo la storia stessa può liberarci rigenerando la vita alle sue condizioni – tragiche ma alla fine purificatrici. Come puoi arguire, però, non è questo un giudizio che pesa solo sul citato marxismo, ma su tutte le rivoluzioni (o false rivoluzioni) come anche nazismo e fascismo, e, vorrei aggiungere, su quelle che sono seguite al secolo breve: sia o non sia ancora avvenuto il loro redde rationem. Un grande potere quello della storia: forse l’unico Dio in cui possiamo credere dopo quello che Nietzsche, anche lui un vessillifero rivoluzionario, ha costretto alla resa.
emmeci is offline  

 



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