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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 31-10-2008, 13.51.02   #1
arsenio
Ospite abituale
 
Data registrazione: 01-04-2004
Messaggi: 1,006
etica dell'Essere o dell'Esistente?

Etica dell'Essere o dell'Esistente?

Per la cultura greca il dolore è costitutivo dell'esistenza senza illusioni ultraterrene o colpe originarie. Solo con un'equilibrata saggezza si domina il dolore. La virtù (aretè) è coraggio di vivere con misura. E' un abito,una consuetudine, un costume morale:il greco vive la felicità dell'esistente.
La metafisica non pone reali problemi, non dice nulla, è un modo di esprimere come si sente la vita. Si può intraprendere un discorso di tipo metafisico, anche per un confronto che rilevi la differenza con altre concezioni filosofiche. Sebbene oggi la filosofia stia assumendo un fisionomia che se ne distacca.
Comunque prima si devono chiarire certi errori logici in cui è facile incappare..
“essere” è copula, predicato, esistenza? Ai fini del contesto discorsivo a cui ci riferiamo? Se in premessa non si chiarisce si scade in qualche pseudoconcetto.
“Essere”: è reale, esiste, è indipendente dal soggetto che lo pensa ed è conoscibile per via razionale, per via intuitiva?Ecc.
La “verità” dove s'intende situarla,sempre rispetto al proprio discorso, e rispetto alla “Verità rivelata”, ad esempio, che non fa parte della scienza né della ricerca filosofica oggi non più ancella della teologia, e senza il rapporto che aveva un tempo con la scienza.
La verità si può riferire all'empirismo moderno , ciò che si dà nella sensibilità: fenomeni senza necessità ma bensì contingenza. E' percezione? presenza nella coscienza? “Essere” non necessario ma possibile?
Non c'è esistente al mondo che la scienza non possa penetrare, ma ciò che non può penetrare è l'”essere”. Gli enti, e non l'essere sono oggetti di conoscenza e in quanto tali non posseggono alcuna necessità. L'essere in tale discorso non fa parte della totalità metafisica non sperimentale. Ciò fu chiarito da Kant stesso e dalla critica alla metafisica ripresa dall'empirismo logico.
Quindi ogni discorso filosofico presuppone la distinzione tra essere, esistere e i loro rispettivi campi di ricerca. E poi ogni discussione è legittima.
In quanto a etica e morale, qual'è il rapporto che si nota ,ad esempio, con l 'aretè virtù greca, e con l'etica moderna? Per ammissione di tutti gli studiosi non può avere rapporto con un ambito teologico , né derivazione, quindi il “costume” non appartiene alla metafisica.
Si possono certo inventare artifici oziosi, scientifizzare temi antichi già sviscerati nelle loro mille possibilità, in ogni risposta non possibile, lanciare Koan strampalati, per creare confusione e pseudocultura, ecc. improvvisare su temi indagati e noti, come inutili musicisti profani, ecc. Ma un discorso filosofico richiede una terminologia su cui accordarsi, dopo la conoscenza della storia di alcuni termini chiave.
Ad esempio un altro problema analogo, non difficile ma su cui si vuole creare una certa confusione e illusione di sapere, è: si può percepire la realtà per quella che esiste?
Se parliamo di “realta” prima dobbiamo stabilire di quale realtà vogliamo parlareefinizione entro l'ambito della filosofia? (esiste?); Secondo l'esperienza, la scienza (sensibile) ; Secondo la percezione distorta di soggetti sottoposti a passioni, necessità, ( Rappresentazione Interna).
Si tratta di discernere l'Oggettività del reale (con tutti i suoi limiti e ambiguità) e la realtà filosofica. Non si può fraintendere un'esperienza scientifica con una mente filosofica o viceversa. Non sempre si percepisce la realtà per quella che “é”, consci delle sperimentazioni con il tachistoscopio sul rapporto sensoriale e conoscenza. Inoltre la filosofia e la scienza dal '900 non può prescindere dal falsificazionismo popperiamo, del concetto di fallibilità, dove ricade anche il concetto di verità e validità scientifica,e dalla distinzione tra scienze della natura e scienze dello spirito.

La filosofia teoretica s'interessa sull'uso del linguaggio, sulla logicità degli enunciati, sulla distinzione dei termini, ecc. Non si può sottovalutare la sua importanza ai fini di un proficuo e onesto dialogo filosofico.
La realtà inconoscibile va distinta dalle “forme del reale non essenziale”.
L'etica si interessa delle regole del comportamento umano, dei principi condivisi da una comunità, su ciò che è bene ma sempre rispetto una cosa e non in modo assoluto e qui entra in discorso il relativismo in antitesi con il dogmatismo: si sceglie un o l'altro. Un dogmatismo etico direi che è un ossimoro. Ogni cosa può essere virtuosa , se esprime nel migliore dei modi le caratteristiche sue proprie. Ogni decisione va sottoposta alla ricerca dialogica. Così , la filosofia come oggi ben pochi studiosi illustri dissentono,deve ancora riferirsi al dialogo socratico.
arsenio is offline  
Vecchio 01-11-2008, 07.43.15   #2
Noor
Ospite di se stesso
 
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Data registrazione: 29-03-2007
Messaggi: 2,064
Riferimento: etica dell'Essere o dell'Esistente?

“Filosofi sono quelli che hanno potenza di attingere ciò che è eterno,immutabile e a se stesso identico.
Quanti invece non hanno questa capacità,ma sono bensì errabondi quasi vaganti nella pluralità e in ciò che per ogni guisa tramuta,costoro non sono filosofi.

Siamo d’accordo ormai su questo punto in rapporto alla natura dei filosofi,che sono innamorati di cognizione, cognizione che possa svelare il mistero di quell’oggettiva esseità che eternamente è;
quell’esseità che non va errabonda e vagante in ciclo di generazione e di morte.

Cerchiamo dunque un intelletto che ,oltre alle altre qualità, sia conscio naturalmente di misura e pieno di grazia,un intelletto che possa venir condotto da naturale indole a contemplare,in ogni singola cosa,l’essere in sé…
Nessuno potrà attendere a quest’armonioso uso di sapienza se non sia per natura fornito di tenace memoria,disposta allo studio,magnanimo,dotato di grazia,amico e affine alla verità,alla giustizia,alla fortezza, alla temperanza”.
Platone (Politéia)
Noor is offline  
Vecchio 05-01-2015, 13.11.14   #3
paul11
Ospite abituale
 
Data registrazione: 17-12-2011
Messaggi: 899
Riferimento: etica dell'Essere o dell'Esistente?

Riprendo questa vecchia discussione soprattutto pe la prima parte sull’Essere.

Per la cultura greca il dolore è riferito al mito e agli dei; il greco vive nella felicità dell’esistente quanto lo si compie nella contemporaneità.

E’ una bella domanda se l’Essere è e come conoscerlo, cioè porre il problema ontologico ed epistemologico, o semplicemente ritenerlo un ente qualsiasi come gli altri enti.
Vengono poi poste le problematicità di verità, etica e realtà.

Il mio personale punto di vista è che l’Essere non è un comune ente, in quanto è e conosce ed è attraverso la sua esperienza che può essere definito.
In altri termini ritengo che l’Essere debba essere “calato” dal trascendentale e diventare Esistenza, quindi collocato nello spazio tempo, nel fenomenico. Il problema è che non si può nemmeno definire nel fenomenico, oppure bisogna relazionarlo all’etica e alla verità, ma daccapo cosa è l’etica e la verità così come la realtà?

L’etica può essere fondata solo nell’ordine trascendentale, ma misurata nel comportamento dell’Esistenza, della pragmatica.
Non mi trovo d’accordo con studiosi o pensatori o filosofi che ritengono che l’etica possa essere fondata direttamente dalla realtà, diventa allora relativizzata alla convenzione di una cultura di un tempo e luogo. Ogni tempo e ogni luogo hanno etica e quindi diverse fra loro e daccapo: cosa è giusto o sbagliato nel comportamento in assoluto?

La verità dell’Essere che entra nell’Esistenza, misura lo scostamento fra etica trascendentale e realtà dell’esperienza.

La realtà è ciò che si dà del mondo per riflesso a quell’Essere che insieme esiste , ma trascende quella realtà.
paul11 is offline  

 



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