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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 10-11-2008, 11.58.08   #1
arsenio
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come diventare filosofi?

A chi ha interessi di tipo filosofico spesso viene chiesto qualche consiglio sul “come diventare filosofi.” la tentazione è cavarsela indicando qualche manuale o testo fondamentali. Eppure l'etimologia di “filosofia” indica una ricerca di sapienza e non la sapienza in se stessa, come bagaglio definitivo. Inoltre dovrebbe entrare in gioco pure qualche tratto di personalità e di linea educativa di cui si ha beneficiato. Per tale attività il primo fondamento è imparare a pensare anche per raggiungere un sempre maggiore flessibilità mentale e di linguaggio.. E' questa capacita che si presume appresa e trasferibile in vari settori di lavoro, per cui i laureati in filosofia oggi sono candidati apprezzabili anche per mansioni non di stretta pertinenza filosofica. La base non è tanto accumulare conoscenze o repertori di informazioni – casomai urge il saper selezionarle – ma sottoporre a rettifica quelle preesistenti. Oggi più che mai è attuale il concetto nietzscheano: “non esistono verità ma menzogne da smascherare”. Quindi è utile ragionare sulle teorie istintive e ingenue, su automatismi dettati dal buon senso e dal senso comune, sulle morali di consenso e di appartenenza. Con discernimento e senza mai stroncare in blocco, ma mettendone in luce i punti vulnerabili che è possibile meglio definire con una disponibilità al dialogo.
Credo che come premessa si dovrebbero distinguere quelle eterne domande-dilemma che non hanno mai avuto risposte definitive e che forse non le avranno nemmeno in vista di un avanzato progresso scientifico. E' proficuo dibatterle riconoscendo che il tal caso la filosofia può fornire vocaboli e cornici indispensabili, rammentando ciò che già è stato detto, ciò che si è ritenuto ragionevole, insondabile, indimostrabile, verosimile, probabile, ecc. Questa è un'altra premessa per non correre il rischio di scadere nel frastuono della chiacchiera arbitraria ( confusa con la creatività!)) che gira a vuoto; e, se va bene, nel ripetere il detto e ridetto per solito male. Nel forzare anche ragionamenti semplici in improbabili matematizzazioni, formulette, paragrafi, ecc. per dar loro una fittizia dignità scientifica.
Quindi si può discutere su tutto con consapevolezza e senso storico, ma non aspettandosi mai dalla filosofia soluzioni compiute e prive di contraddizioni. Ad esempio su aborto, eutanasia, embrioni, animalismo, ecc. Ci si accontenti di chiarire pensieri informi, ad usare nel modo migliore le parole,disambiguare concetti prima di decidere se si è d'accordo o meno. Anche per riconoscere i limiti del linguaggio, l'anacronismo di certi assolutismi, i vantaggi e svantaggi connessi , i giochi del potere politico e religioso, e sottese ideologie. E forse se alcuni romanzieri, poeti, registi attraverso una formazione filosofica conoscessero meglio la natura umana, scriverebbero opere migliori.
Altro è chiedersi quale utilità abbai per l'uomo la filosofia applicata alla vita di ogni giorno, dove si può recuperare qualche concetto del pensiero classico per riflettere sulla propria vita personale e sul senso da darle servendosi di una scelta di mappe guida, sempre a propria misura e inclinazione.
Oggi la filosofia, continuando l'indirizzo del '900, è relativista; fenomenologica più che metafisica; ermeneutica più che epistemologica: scienza dello spirito che vorrebbe aprirsi alle scienze della natura, alle neuroscienze e che si pone soprattutto quale criticismo all'era tecnologica. Deve contrastare resistenze per lo più accademiche che vogliono conservarla nei dogmi e fondamentalismi. Popper, con tutta la problematicità che comporta - ad esempio si dovrebbe revisionare l'induzione empirica che criticò - è imprescindibile per i suoi concetti di falsificazionismo, verificabilità, fallibilismo. Non si dovrebbero eludere problemi inquietanti. Un tempo l'essenza della filosofia era preparare alla morte, liberare dal bisogno, dalla malattia dal dolore. Sono da ricordare ancora alcuni temi canonici, alcuni pensieri più plausibili, o più verosimili.
Ad esempio i limiti e paradossi delle teorie morali. “falso e “giusto” esistono solo nel pensiero soggettivo e dipendono da astratti desideri del cuore o da una malafede che vuol dimostrare con artifici che tutto è “sbagliato” o che tutto è “giusto”. Così ogni cosa è “buona” o “cattiva” a seconda dell' individuo che la considera. Il nostro mondo è il migliore dei mondi possibili, dice Candido. Infatti il pessimismo è una prospettiva intellettuale più che stato d'animo. Si può invitare a verificare le implicazioni e le contraddizioni di certe asserzioni. Né sciuperei tempo a dissertare sulla presenza o assenza del “male” o sulla sua essenza. Anche perché oggi si fraintende su tutto: su etica consequenziale ( ma esiste?), etica delle intenzioni, della motivazione e del pensiero, etica degli effetti; su cause e obiettivi, su mezzi e fini, ecc. si ricordino i miti antichi : “bene” e “male” convivono pronti a trasformarsi l'uno nell' altro. Kant si chiese se il Samaritano agì per ricompensa , per pulsione emozionale oppure per dovere. Secondo lui solo in quest'ultimo caso si può parlare di generosità. Né avrebbe approvato l'uccisione di Hitler per salvare tante vite: non uccidere è un imperativo categorico. E poi, i misericordiosi, non incoraggiano forse ad altre nefandezze?
Se affermi che il “male” corrisponde alla caduta di Adamo, parli secondo la tradizione giudaico-cristiana; se dico che il mondo in sé dove si viene gettati è “male”,mi riferisco all' esistenzialismo, ecc.
La varietà dei “mali” antropologici, sociali,da cause naturali come terremoti, vulcani, epidemie, ecc. è sterminata. Se il “bene” è l'oggetto del desiderio si può dire che una netta maggioranza (almeno lo spero) non desidera tali cataclismi. Anche se un'esplosione nucleare (bene?) potrebbe dissipare la terra con le sue malattie, e “mali”, come preconizzò Zeno, un personaggio sveviano.
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Vecchio 10-11-2008, 14.30.43   #2
espert37
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Riferimento: come diventare filosofi?

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Originalmente inviato da arsenio
A chi ha interessi di tipo filosofico spesso viene chiesto qualche consiglio sul “come diventare filosofi.” la tentazione è cavarsela indicando qualche manuale o testo fondamentali. Eppure l'etimologia di “filosofia” indica una ricerca di sapienza e non la sapienza in se stessa, come bagaglio definitivo. Inoltre dovrebbe entrare in gioco pure qualche tratto di personalità e di linea educativa di cui si ha beneficiato. Per tale attività il primo fondamento è imparare a pensare anche per raggiungere un sempre maggiore flessibilità mentale e di linguaggio.. E' questa capacita che si presume appresa e trasferibile in vari settori di lavoro, per cui i laureati in filosofia oggi sono candidati apprezzabili anche per mansioni non di stretta pertinenza filosofica. La base non è tanto accumulare conoscenze o repertori di informazioni – casomai urge il saper selezionarle – ma sottoporre a rettifica quelle preesistenti. Oggi più che mai è attuale il concetto nietzscheano: “non esistono verità ma menzogne da smascherare”. Quindi è utile ragionare sulle teorie istintive e ingenue, su automatismi dettati dal buon senso e dal senso comune, sulle morali di consenso e di appartenenza. Con discernimento e senza mai stroncare in blocco, ma mettendone in luce i punti vulnerabili che è possibile meglio definire con una disponibilità al dialogo.
Credo che come premessa si dovrebbero distinguere quelle eterne domande-dilemma che non hanno mai avuto risposte definitive e che forse non le avranno nemmeno in vista di un avanzato progresso scientifico. E' proficuo dibatterle riconoscendo che il tal caso la filosofia può fornire vocaboli e cornici indispensabili, rammentando ciò che già è stato detto, ciò che si è ritenuto ragionevole, insondabile, indimostrabile, verosimile, probabile, ecc. Questa è un'altra premessa per non correre il rischio di scadere nel frastuono della chiacchiera arbitraria ( confusa con la creatività!)) che gira a vuoto; e, se va bene, nel ripetere il detto e ridetto per solito male. Nel forzare anche ragionamenti semplici in improbabili matematizzazioni, formulette, paragrafi, ecc. per dar loro una fittizia dignità scientifica.
Quindi si può discutere su tutto con consapevolezza e senso storico, ma non aspettandosi mai dalla filosofia soluzioni compiute e prive di contraddizioni. Ad esempio su aborto, eutanasia, embrioni, animalismo, ecc. Ci si accontenti di chiarire pensieri informi, ad usare nel modo migliore le parole,disambiguare concetti prima di decidere se si è d'accordo o meno. Anche per riconoscere i limiti del linguaggio, l'anacronismo di certi assolutismi, i vantaggi e svantaggi connessi , i giochi del potere politico e religioso, e sottese ideologie. E forse se alcuni romanzieri, poeti, registi attraverso una formazione filosofica conoscessero meglio la natura umana, scriverebbero opere migliori.
Altro è chiedersi quale utilità abbai per l'uomo la filosofia applicata alla vita di ogni giorno, dove si può recuperare qualche concetto del pensiero classico per riflettere sulla propria vita personale e sul senso da darle servendosi di una scelta di mappe guida, sempre a propria misura e inclinazione.
Oggi la filosofia, continuando l'indirizzo del '900, è relativista; fenomenologica più che metafisica; ermeneutica più che epistemologica: scienza dello spirito che vorrebbe aprirsi alle scienze della natura, alle neuroscienze e che si pone soprattutto quale criticismo all'era tecnologica. Deve contrastare resistenze per lo più accademiche che vogliono conservarla nei dogmi e fondamentalismi. Popper, con tutta la problematicità che comporta - ad esempio si dovrebbe revisionare l'induzione empirica che criticò - è imprescindibile per i suoi concetti di falsificazionismo, verificabilità, fallibilismo. Non si dovrebbero eludere problemi inquietanti. Un tempo l'essenza della filosofia era preparare alla morte, liberare dal bisogno, dalla malattia dal dolore. Sono da ricordare ancora alcuni temi canonici, alcuni pensieri più plausibili, o più verosimili.
Ad esempio i limiti e paradossi delle teorie morali. “falso e “giusto” esistono solo nel pensiero soggettivo e dipendono da astratti desideri del cuore o da una malafede che vuol dimostrare con artifici che tutto è “sbagliato” o che tutto è “giusto”. Così ogni cosa è “buona” o “cattiva” a seconda dell' individuo che la considera. Il nostro mondo è il migliore dei mondi possibili, dice Candido. Infatti il pessimismo è una prospettiva intellettuale più che stato d'animo. Si può invitare a verificare le implicazioni e le contraddizioni di certe asserzioni. Né sciuperei tempo a dissertare sulla presenza o assenza del “male” o sulla sua essenza. Anche perché oggi si fraintende su tutto: su etica consequenziale ( ma esiste?), etica delle intenzioni, della motivazione e del pensiero, etica degli effetti; su cause e obiettivi, su mezzi e fini, ecc. si ricordino i miti antichi : “bene” e “male” convivono pronti a trasformarsi l'uno nell' altro. Kant si chiese se il Samaritano agì per ricompensa , per pulsione emozionale oppure per dovere. Secondo lui solo in quest'ultimo caso si può parlare di generosità. Né avrebbe approvato l'uccisione di Hitler per salvare tante vite: non uccidere è un imperativo categorico. E poi, i misericordiosi, non incoraggiano forse ad altre nefandezze?
Se affermi che il “male” corrisponde alla caduta di Adamo, parli secondo la tradizione giudaico-cristiana; se dico che il mondo in sé dove si viene gettati è “male”,mi riferisco all' esistenzialismo, ecc.
La varietà dei “mali” antropologici, sociali,da cause naturali come terremoti, vulcani, epidemie, ecc. è sterminata. Se il “bene” è l'oggetto del desiderio si può dire che una netta maggioranza (almeno lo spero) non desidera tali cataclismi. Anche se un'esplosione nucleare (bene?) potrebbe dissipare la terra con le sue malattie, e “mali”, come preconizzò Zeno, un personaggio sveviano.

Carissimo Arsenio,innanzi tutto ti devo ringraziare per il meraviglioso modo col quale hai descritto la filosofia ed in special modo come dovrebbe esprimersi ed agire una persona propensa a capire, elaborare e trasmettere nozioni filosofiche; condivido in tutto,anzi io sarei dell'idea che non solo qualche tratto di della propria personalità, bensì tutto ciò che si è esperito dovrebbe essere messo a confronto con i nuovi dati in possesso,e le nuove ideologie, quindi con propria consapevolezza analizzare il tutto ed estrapolarne gli eventuali miglioramenti prima di trasmetterne i risultati a terzi.
Ottimo anche il tuo modo di motivare ed elencare i tanti mali "dolori" esistenti,
( Questo,probabilmente per motivare il già da me denunciato tuo pessimismo)
In risposta a ciò (devo riassumere perchè il dovere mi chiama) mi è caro riaffermare che,per il chiaro motivo che il nostro pianeta è in continua progressione ed evoluzione, ne deduco che il bene è molto superiore al male,
come la luce ha vinto sulle tenebre,anche il bene e l'amore ha vinto sul male.
Io sono ottimista.
Scusami tanto, ma ora devo andare a lavorare. A risentirci, espert37
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Vecchio 11-11-2008, 15.44.59   #3
arsenio
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Riferimento: come diventare filosofi?

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Originalmente inviato da espert37
Carissimo Arsenio,innanzi tutto ti devo ringraziare per il meraviglioso modo col quale hai descritto la filosofia ed in special modo come dovrebbe esprimersi ed agire una persona propensa a capire, elaborare e trasmettere nozioni filosofiche; condivido in tutto,anzi io sarei dell'idea che non solo qualche tratto di della propria personalità, bensì tutto ciò che si è esperito dovrebbe essere messo a confronto con i nuovi dati in possesso,e le nuove ideologie, quindi con propria consapevolezza analizzare il tutto ed estrapolarne gli eventuali miglioramenti prima di trasmetterne i risultati a terzi.
Ottimo anche il tuo modo di motivare ed elencare i tanti mali "dolori" esistenti,
( Questo,probabilmente per motivare il già da me denunciato tuo pessimismo)
In risposta a ciò (devo riassumere perchè il dovere mi chiama) mi è caro riaffermare che,per il chiaro motivo che il nostro pianeta è in continua progressione ed evoluzione, ne deduco che il bene è molto superiore al male,
come la luce ha vinto sulle tenebre,anche il bene e l'amore ha vinto sul male.
Io sono ottimista.
Scusami tanto, ma ora devo andare a lavorare. A risentirci, espert37

Gentile expert credo tu abbia capito che il presente 3d deriva proprio dalla tua richiesta di consiglio su come migliorare le proprie competenze filosofiche, perciò grazie perchè ha dato anche a me l'occasione di riflettere su cosa si potrebbe dire in parole più semplici possibili a chi facesse questa richiesta un po' imbarazzante.Rispecchia esattamente il mio pensiero. Si potrebbero leggere migliaia di manuali, altrettanti di opere fondamentali, ma se non c'è un progetto d'imparare a pensare correttamente, nulla serve, anzi, è peggio, una persona ottusa che cerca di erudirsi. Tu se già su una buona strada se accetti il dialogo senza travisare per partito preso, per avere comunque ragione, ecc. ecc. per fare una filosofia non “buona”.

arsenio is offline  
Vecchio 12-11-2008, 10.12.09   #4
emmeci
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Riferimento: come diventare filosofi?

No, non si può “diventare filosofi”. Così come si dice per i poeti, filosofi si nasce, anzi si è. Potrei dire, facendo eco alle parole di un grande filosofo, che “si è gettati” nella filosofia. Ciò che non costituisce dopo tutto una alternativa alla vita, ma è la vita dalla quale il vero filosofo non può abdicare.
Perché il filosofo non rinuncia ad essere uomo, se la ricerca della verità non è solo l’essenza della filosofia e tutti ne hanno avuto un’ombra di vocazione ancora prima di mostrare una coscienza morale e certamente prima di andare a scuola o dal confessore.
Sì perché non sono tutti quei tormenti descritti da Arsenio e da Espert37 che possono far germogliare il talento della filosofia, e non è neppure il terrore del nulla che sta davanti a ogni "episteme", come dice Emanuele Severino, cioè ad ogni tentativo di dare un senso solenne alla propria vita….La filosofia è unicamente e limpidamente ricerca di verità e può soltanto in un secondo tempo non lasciarti pace e farti penare, magari litigare con altri filosofi o metterti contro una religione. Anche se perfino il teologo dell’università San Raffaele Vito Mancuso, oggi intervistato sul dramma di Eluana, mostra qualche riserva su ciò che dice il Vaticano, e osa affermare “la verità è più grande della dottrina”.
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Vecchio 12-11-2008, 19.19.32   #5
Giorgiosan
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Riferimento: come diventare filosofi?

Credo che tutti gli uomini siano filosofi, cioè amanti della sapienza, del sapere, del vero, tutti desiderosi di scoprire i misteri della vita, il suo senso. Naturalmente non tutti con la stessa passione, vale a dire con la stessa sofferenza e intensità.

Credo che la sapienza o la filosofia vada di pari passo con l'esperienza di vita L'esperienze poi è sempre diversa da individuo ad individuo, ha anche qualche relazione con l'epoca che si vive.

Dal pluralismo delle esperienze la differenza di conclusioni filosofiche, la diversità dei temi.

Se si vuole... quasi tutti i pensieri dell'umanità sono conciliabili in una sintesi articolata e più alta. ( Hegel non c'entra )

Senza esperienza si produce solo vuota retorica e bizzarre astrazioni.

Ciao
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Vecchio 13-11-2008, 11.09.09   #6
arsenio
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Riferimento: come diventare filosofi?

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No, non si può “diventare filosofi”. Così come si dice per i poeti, filosofi si nasce, anzi si è. Potrei dire, facendo eco alle parole di un grande filosofo, che “si è gettati” nella filosofia. Ciò che non costituisce dopo tutto una alternativa alla vita, ma è la vita dalla quale il vero filosofo non può abdicare.
Perché il filosofo non rinuncia ad essere uomo, se la ricerca della verità non è solo l’essenza della filosofia e tutti ne hanno avuto un’ombra di vocazione ancora prima di mostrare una coscienza morale e certamente prima di andare a scuola o dal confessore.
Sì perché non sono tutti quei tormenti descritti da Arsenio e da Espert37 che possono far germogliare il talento della filosofia, e non è neppure il terrore del nulla che sta davanti a ogni "episteme", come dice Emanuele Severino, cioè ad ogni tentativo di dare un senso solenne alla propria vita….La filosofia è unicamente e limpidamente ricerca di verità e può soltanto in un secondo tempo non lasciarti pace e farti penare, magari litigare con altri filosofi o metterti contro una religione. Anche se perfino il teologo dell’università San Raffaele Vito Mancuso, oggi intervistato sul dramma di Eluana, mostra qualche riserva su ciò che dice il Vaticano, e osa affermare “la verità è più grande della dottrina”.



L'ho detto: “Dovrebbe entrare in gioco qualche tratto di personalità e di linea educativa di cui si ha beneficiato”. Leopardi poeta e filosofo (oggi più ammirato come pensatore) ebbe talento e una sterminata biblioteca su cui “sudare”. Così tutti i grandi: creatività innata più duro lavoro organizzato. Anche al primo della classe tornano utile guide didattiche per imparare ad imparare. Ogni poeta organizza con metodo e tecnica le parole per ottenere effetti di ritmo e suono. Ogni pittore conosce le teorie dell'equilibrio delle forme e della dinamica dei colori. E' pur vero che a chi non ha un pizzico di talento le scuole di scrittura creativa servono poco. Chi vuole diventare un comunicatore o un terapeuta deve avere una storia biografica personale che lo inclina a tale mestiere, perchè offre soprattutto la sua personalità. Tuttavia deve educarsi anche per non incorrere in errori istintivi, per cui l'attitudine da sola non basta. I filosofi ricercatori che sognano di scoprire qualche teoria, non attendono passivi l'illuminazione, ma anche loro lavorano sodo, senza illudersi che filosofi si nasce e basta.

Ma il mio “diventare filosofi”dava per scontato che si riferiva a noi cultori e non proprio a quei “filosofi” che nascono piuttosto rari pur nel corso di un secolo. E noto che lo stesso “imparare a pensare”, che è il fulcro del mio discorso, è arduo,difficile da insegnare,difficile da imparare. Anche la flessibilità mentale si può educare fino ad un certo punto. Certo ho sempre confermato che l'ambiente familiare educativo, oltre l'ereditarietà, ha molta importanza,anche per un'educazione ai sentimenti, non molto apprendibile.
La poesia ha come suo terreno fertile la sofferenza, così credo pure che la filosofia possa meglio essere capita da chi ha subito dure esperienze di vita. Ma senza crearsi preconcetti,come il dire che per essere geniali bisogna essere folli.
Filosofia è sfatare luoghi comuni e trappole cognitive, esplicitare qual'è l'origine delle proprie “verità”. E' vero che l'Uomo vale più degl' indottrinamenti da qualsiasi parte arrivino, a cui lo si vuole sottomettere. Come dice quel filosofo che citi.

arsenio is offline  
Vecchio 14-11-2008, 08.59.38   #7
Giorgiosan
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Credo che tutti gli uomini siano filosofi, cioè amanti della sapienza, del sapere, del vero, tutti desiderosi di scoprire i misteri della vita, il suo senso. Naturalmente non tutti con la stessa passione, vale a dire con la stessa sofferenza e intensità.

Credo che la sapienza o la filosofia vada di pari passo con l'esperienza di vita L'esperienze poi è sempre diversa da individuo ad individuo, ha anche qualche relazione con l'epoca che si vive.

Dal pluralismo delle esperienze la differenza di conclusioni filosofiche, la diversità dei temi.

Se si vuole... quasi tutti i pensieri dell'umanità sono conciliabili in una sintesi articolata e più alta. ( Hegel non c'entra )

Senza esperienza si produce solo vuota retorica e bizzarre astrazioni.

Ciao

Per diventare "competenti" in filosofia, che si ottenga oppure no una laurea, è necessario, senza dubbio, conoscere la storia della filosofia per evitare di riproporre soluzioni ai problemi o idee che sono state già state proposte e sviscerate lungo la storia. Questa conoscenza, oltre che per l'appropriazione di concetti che migliorano la propria dialettica, permettono di comprendere la direzione storica del pensiero umano.

E' impossibile, ovviamente, avvicinarsi al pensiero dei filosofi del passato leggendo direttamente tutti i loro testi, ritengo però che sia indispensabile leggere, da cima a fondo, almeno qualche opera importante, scegliendo quegli autori che hanno rappresentato un passaggio epocale.

Ciao
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Vecchio 14-11-2008, 14.50.56   #8
arsenio
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Per diventare "competenti" in filosofia, che si ottenga oppure no una laurea, è necessario, senza dubbio, conoscere la storia della filosofia per evitare di riproporre soluzioni ai problemi o idee che sono state già state proposte e sviscerate lungo la storia. Questa conoscenza, oltre che per l'appropriazione di concetti che migliorano la propria dialettica, permettono di comprendere la direzione storica del pensiero umano.

E' impossibile, ovviamente, avvicinarsi al pensiero dei filosofi del passato leggendo direttamente tutti i loro testi, ritengo però che sia indispensabile leggere, da cima a fondo, almeno qualche opera importante, scegliendo quegli autori che hanno rappresentato un passaggio epocale.

Ciao

Sì,ma ci vorrebbe una bussola. Una consulenza filosofica (non virtuale) in cui riporre fiducia. Altrimenti con gran dispendio si arriva solo ad una cultura disorganica. Non nego il valore della lettura diretta dei classici del pensiero, ma si tende a scegliere quelli a sè più congeniali, o consigliati, ecc. Chi inizia da autodidatta, ammesso che abbia imparato a leggere (essenziale) alcuni testi non certo semplici, rischia di diventare un erudito, che è il contrario di un filosofo e di ogni intellettuale che abbia compreso che cultura è elaborare, connettere, associare, discernere.

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Vecchio 14-11-2008, 18.03.44   #9
Giorgiosan
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Sì,ma ci vorrebbe una bussola. Una consulenza filosofica (non virtuale) in cui riporre fiducia. Altrimenti con gran dispendio si arriva solo ad una cultura disorganica. Non nego il valore della lettura diretta dei classici del pensiero, ma si tende a scegliere quelli a sè più congeniali, o consigliati, ecc. Chi inizia da autodidatta, ammesso che abbia imparato a leggere (essenziale) alcuni testi non certo semplici, rischia di diventare un erudito, che è il contrario di un filosofo e di ogni intellettuale che abbia compreso che cultura è elaborare, connettere, associare, discernere.


Della bussola hai bisogno nel corso della formazione universitaria e soprattutto di imparare un metodo che è l'insegnamento più importante che ricevi dall'università.
In verità la maggior parte degli studenti di filosofia frequenta poco e si limita a leggere quello che è materia d'esame.

Elaborare, connettere, associare, discernere...
fanno parte dell'uso dell'intelligenza ed, ovviamente, sono necessari, per affrontare la vita e qualsiasi disciplina.

E' vero che, generalmente, l'autodidatta è "disorganizzato", spesso da importanza ad elementi secondari e trascura quelli decisivi, lasciandosi guidare dal proprio piacere, ma è pur vero che spesso gli autodidatti con la loro originalità e con il loro pensiero non accademico hanno lasciato il segno nel pensiero filosofico: basta citarne due, Spinoza, una delle menti filosofiche più splendenti, fu un autodidatta e Cartesio che, deluso dalla formazione aristotelica che gli avevano impartito, divenne un autodidatta.

Per elaborare un pensiero accademico in filosofia, bisogne conoscere bene la storia dell'umanità, in particolare la storia delle religioni ed in questo non si può essere autodidatti...e non nuoce avere almeno dei rudimenti di teologia.

L'erudizione, poi, che è diventato luogo comune dileggiare, ha la sua importanza...se non hai nulla da mettere nell'affettatrice, puoi solo girare a vuoto.
Se accanto all'erudizione non c'è elaborazione e sintesi allora è chiaro che conta poco, ma il difetto non sta nell'erudizione sta nella superficialità.

Comunque sono convinto che la sofferenza, l'amore e l'umiltà sono i soli maestri divita e quindi anche i soli maestri di filosofia.

Ciao
Giorgiosan is offline  
Vecchio 14-11-2008, 18.27.11   #10
ameobi
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Originalmente inviato da arsenio
Sì,ma ci vorrebbe una bussola. Una consulenza filosofica (non virtuale) in cui riporre fiducia. Altrimenti con gran dispendio si arriva solo ad una cultura disorganica. Non nego il valore della lettura diretta dei classici del pensiero, ma si tende a scegliere quelli a sè più congeniali, o consigliati, ecc. Chi inizia da autodidatta, ammesso che abbia imparato a leggere (essenziale) alcuni testi non certo semplici, rischia di diventare un erudito, che è il contrario di un filosofo e di ogni intellettuale che abbia compreso che cultura è elaborare, connettere, associare, discernere.

Inconcludente,per di più nauseante,la vita dello scettico autotodidatta...La potenza del pensiero,già,rimanerne travolto e affascinato,accecato ,l'uomo,caduto nell'oblio dell'incompiutezza...
L'unico maestro,l'esperienza,l'unica realtà,la deplorazione del sè...
Sono come potrai aver intuito,un autodidatta,ridotto all'incanalamento temporaneo dei grandi classici.

ameobi is offline  

 



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