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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 19-01-2009, 17.06.27   #21
emmeci
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Riferimento: riflessioni sul "femminile"

Mi pare che il tema di Arsenio, che invitava a una riflessione sul “femminile”, abbia provocato recriminazioni e “mea culpa” per come l’uomo ha trattato e tratta la donna – considerandola alla fine come una schiava o una dea…. Un ultimo sforzo di galanteria, che forse ormai la donna rifiuta considerandola ipocrita o per lo meno sospetta?
"Perché questa storia dei sessi?" – qualcuno potrebbe alla fine chiedere - perché non dirci senza ambagi uguali? Ma se rimaniamo, da realisti o scienziati, coi piedi in terra, mi pare che non possiamo non riconoscere che la natura ha sempre optato per la diversità e quindi non ha avuto difficoltà a creare due sessi che promettevano di migliorare il successo della generazione arricchendo e variando le combinazioni dei geni, e lasciando da parte ogni speculazione su ciò che questo avrebbe potuto causare nel comportamento degli individui, cioè di una specie così imprevedibile come la nostra – per esempio che la donna potesse essere considerata insieme schiava o regina (come non può essere, per esempio, per api o formiche) e addirittura tenuta a debita distanza da Dio. In fondo, non è proprio la diversità ciò che natura vuole?
Ricordo di aver iniziato una volta un argomento intitolato “Vive la différence!”: non era basato sulla differenza dei sessi ma sulla diversità degli uomini e, in un orizzonte più ampio, sulla diversità dei viventi e di tutto ciò che è figlio della natura, tanto che a chi mi chiedeva se questo non giustificasse le lotte fra gli individui ed i popoli, rispondevo che l’unità può o deve costituire un doveroso impegno proprio perché è un fine che noi ci poniamo, cioè non una legge della natura, ma un ideale morale, un cercare di rompere incomprensioni e barriere in nome di un mondo veramente diverso. Ebbene, mi pare che qualcosa di simile si potrebbe dire a riguardo dei sessi che, pur essi, sono stabiliti dalla natura e possono essere - come dire? - trasfigurati.
Soltanto un ideale, quindi, o qualcosa di simile a un’utopia? Il compito del filosofo è di cercare e insegnare la verità, e mi sembra che questo sorpassi ogni remora imposta dalla natura nonché dalla storia, quando cerchiamo non che cosa siamo ma che cosa dovremmo essere. Prescindiamo dunque, se ci è possibile, dall’anatomia e anche dalle emozioni (che voi considerate addirittura una specialità della donna), e lasciamo che, guidati da pensiero e moralità, uomini e donne esercitino la loro libertà di credere o non credere in quello che sono. Certo questo va contro il nocciolo duro di religioni che per millenni hanno contato su nuclei familiari ben definiti, mentre ora…..Già, invece di affrontare i problemi di oggi, preferiscono trasformarli in problemi di ieri. Mentre non è questo, in fondo, cioè la libertà di uomini e donne, ciò che potrebbe rendere migliore la specie? Forse è la pietra dello scandalo, ma è anche ciò che può cambiare idee e atteggiamenti, spingendo a comprendere piuttosto che a condannare: e a trattare tutti allo stesso modo, in nome di una parità che forse, meglio del passato, rispecchierebbe sulla terra un Dio che non è (almeno sembra) né maschio né femmina.
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Vecchio 19-01-2009, 17.34.55   #22
arsenio
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Riferimento: riflessioni sul "femminile"

Alle origini del “maschile”


Concludo con due letture. Una risposta di Ravasi ad un lettore sul Sole 24 Ore , 18 gennaio 2009. Secondo la Genesi “Dio creò l'uomo a sua somiglianza; a somiglianza di Dio lo creò; lo creò maschio e femmina.”
Fu San Paolo che subordinò la donna all'uomo, poi si concessero le sue collaborative qualità femminili. Donna non si nasce ma si diventa? Ma più importa far equivalere le differenze perchè “Il mio amato è mio e io sono sua” (Cantico deiCantici). La natura è identica,sebbene con modalità proprie. Si oltrepassa la subordinazione, la complementarità e la stessa astratta parità ammettendo un'indispensabile ed equivalente differenza. Non ancora ammessa da quelle gerarchie ecclesiastiche e pastorali che ne furono all'origine.
L'altro riferimento è una confessione a Gramellini sulla Stampa (18 gennaio 2009) del tono delle centinaia che vengono inviate alle rubriche del cuore. La solita donna (45enne) che ha trovato l'uomo della vita, autentica perla nel porcile, che stima e a cui vuol bene, ma non ama. Perchè .... “da 5 anni a questa parte riesco sempre a provare sentimenti forti per persone che alla lunga non mi danno niente, uomini privi di ricchezza interiore ... “

La donna non ama chi la ama? Né l'incarnazione del suo principe azzurro? Casomai può innamorarsi di un potere? Ma è indubbio che la vera seduzione la subisce da uomini incompiuti, dalla mascolinità incerta e dalle identità fragili, che si compensano con il dominio dell'arroganza.
Oggi sono gl' immaturi forgiati da un padre assente, che sfuggono la vita, in maschera affinchè non trapelino i loro fallimenti; millantatori e stereotipi nelle credenze per apparire virili.
La donna sovente vuol dimostrare la forza del suo amore con tali individui difficili. Amore o pathos malato?
L'uomo attuale è artificioso: soffoca l'interiorità per dimostrare di essere “uomo”, fuori dai repertori femminili, sempre privo delle ricchezze affettive e socioculturali dell'amore. Perfino se atteggiato a poeta, non è per conoscere la vita e per disporsi all'espressività del sentimento, ma per “effetti” o per mimesi di sensibilità.
Discute non per un confronto, ma per riaffermarsi sul gruppo confondendo con digressioni tirate per i capelli.
La donna dei group vuole soprattutto farsi accettare assimilandone i modi. Infine si disaffeziona a interagire sull'esistente senza elusioni astratte. Si attacca a chi disserta sul nulla o addita il Tutto. Spenta la scintilla immaginativa accetta la maschia insensibilità del cuore. Masochismo per pulsioni di colpa o disistima? Missione salvatrice? Intanto lui afferma : La tratto così perchè così le piace.”

saluti e grazie a tutti per l'apporto, e per alcune conferme che emergono dagli stessi interventi
arsenio is offline  
Vecchio 19-01-2009, 23.16.54   #23
Franco
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Riferimento: riflessioni sul "femminile"

arsenio,

il corsivo non sarà mio.

Le tue citazioni mi divertono non poco.

Aspesi: ... ma alle donne piacciono proprio quei rozzi, superficiali, indifferenti per i quali sono disposte a sopportare tutto. Gli altri, sensibili e colti non appartengono all'immaginario sentimentale ed erotico femminile”.

- Alle donne piacciono....... A quali? Al-"le" donne? Che generalizzazione...

Alle donne piacciono gli uomini rozzi e per i quali devono sopportare tutto? Mi chiedo quale piacere ci possa essere nel vivere con uomini rozzi e con i quali bisogna sopportare tutto. Forse che sopportare tutto e piacere sono parenti prossimi? Può una donna che in una relazione sopporta tutto, provare piacere? Forse per Aspesi ( non so se sia mashietto o femminuccia) le donne sono essenzialmente masochiste... Alla femmina "umana" apparterrebbe il masochismo come determinazione essenziale....


Boralevi: “Le donne cercano tutte lo stesso tipo di uomo macho e villano. Il maschio ignorante attira di più; rozzo e sbrigativo, non deve chiedere perchè sa e ha già tutto”.


- Boralevi si distingue per maggior temeraretà. Qui non si dà ombra di dubbio: a cercare l'uomo villano, ignorante, rozzo e sbrigativo sono le donne tutte. Proprio tutte, nessuna esclusa.
- Saran mica le stesse donne che dimostrano maggior cultura degli uomini, Arsenio?
- Qui si apre poi la solita dicotomia. Come definire infatti una donna che addirittura cerca l'uomo villano, rozzo ed ignorante? Come sarà questa donna? Sicuramente buona, brava, angelica, innocente.....

Ma Boralevi rincara:

Inspiegabilmente preferiscono uomini sfuggenti ed egoisti. Desiderano chi le fa soffrire, chi non telefona, poi magari tornano e con uno sguardo si riprendono la vittima”.

Quale mistero. Inspiegabilmente...... Qui addirittura le donne tutte giungono a preferire chi le fa soffrire. Avendo fatto tanto l'esperienza del maschio egoista e rozzo che fal soffrire quanto quella del maschio opposto, preferiscono il primo. Ma quanta sapienza in queste parole...

Sotis : piacciono gli uomini che maltrattano, fanno soffrire e tengono sulle corde. Non piacciono i teneri e accondiscendenti. Uomo e donna s'incontrano solo nei rapporti psicotici. Intestardite nell'inseguire gl' impossibili impermeabili a seduzione, e giurano di sentirsi amate proprio perchè lui le ignora. (...) amano chi usa parole per insultarle. Le femministe consapevoli disprezzano i rozzi, eppure prediligono averli quali interlocutori. Amano chi non desiderano ,desiderano chi non amano. Sono mistero a se stesse. Più sono mascalzoni più ci piacciono. Tutto cambia ma signore e signorine, nello scorrere di decenni e millenni, l'uomo piace sempre uguale”

Sotis la mette sul tragico, e dal momento che i soggetti del discorso sono gli stessi tanto all'inizio quanto alla fine, pensa bene di spedire l'intera umanità nella sfera del disagio psichico grave.


"per te la donna è “essere con genitali femminili” ... sia come prostituta che come madre”? Ma altro?"

Mai detto nel senso in cui lo poni. Mi hai frainteso. Forse perchè non hai letto con attenzione? Il mio riferimento ad un essere "con" genitali femminili, poco seno e capello corto aveva ed ha uno scopo preciso: almeno la posizione del problema del riconoscimento del dato di fatto che "la storia" "del" femminile che ha parlato del femminile in senso femminista è fatta di esseri con i caratteri primari di cui sopra. Spero tu non venga a dirmi che si tratta di caratteri secondari o addirittura di valore meramente accessorio. Giorgiosan già scalpita con la sua morale della rinuncia e dell'auto-controllo....E lo ripeto: "la donna" che ho conosciuto, quando è stata del tipo dal capello lungo, bel fondoschiena e fianchi giusti per la figliata non ha parlato di emancipazione femminilie. "La donna" di questo tipo si esprime al meglio quando figlia e/o quando si prostituisce.


"Siamo noi che non comprendiamo la sessualità femminile, ora in mutazione, ma per molte rimasta pervasiva su tutta l'epidermide. Affettiva e interna come il suo apparato, misteriosa e indicibile a loro stesse."


Noi chi? Parli di te? Probabilmente parli di te, arsenio. Che la sessualità femminile muti è indubbio, ma il problema è in che senso. Muta anche quella del maschio nella misura in cui entrambi sono esseri viventi. Che poi la sessualità femminilie sia pervasiva, pervada l'intera epidermide e ciò non valga per il maschio è un'altra tesi di un certo interesse. Dove si situerebbero le zone morte dell'epidermide maschilie? in che senso la sessualità maschile non sarebbe onnipervasiva?

- Apparato. Come il suo apparato!? di solito il sostantivo "apparato" è accompagnato da un aggettivo. Apparato militare, logistico, d'illuminazione......Non mi piace quest'espressione. La donna con il suo apparato. Mi sa tanto di donna evirata alla maniera freudiana.

- La donna sarebbe caratterizzata da una sessualità interna. Posta così la cosa è falsa. Vero sarebbe dire che a differenza di quella maschile , la sessualità femminile è maggiormente interna, che la misura in cui la sessualità femminile è interna è maggiore. Parlare come fai tu, arsenio, significa ancora una volta evirarla questa sessualità femminile , giacchè essa è anche fondamentalmente una sessualità esterna. A tal proposito è oltremodo interessante riflettere sul dato di fatto del modo freudiano e non solo di trattare il genitale femminile esterno. Questo fenomeno è da diversi anni uno di quelli che ha maggiormente catturato la mia attenzione e stuzzicato la mia riflessività: quello del silenzio sul genitale esterno costituito da piccole e grandi labbra nonchè dall'ostio vaginale. Tale "apparato" è stato e viene ancora accortamente saltato, scavalcato. Perchè? Quale il senso della tradizionale alternativa tra sessualità clitoridea e vaginale? Ma tra clitoride a vagina si dà tutto un mondo....

Perchè "il" maschietto, quando realizza un amplesso s'intrufola, - il maschietto sbrigativo di cui sopra- come un topolino nella sua tana dopo aver rosicato del formaggio? Di cosa ha paura ed angoscia?


"Freud scrisse qualcosa sull'amore patologico e sulle donne si bloccò perchè l' edipo non è riferibile al clitoride.


Potresti spiegarmi? Vorrei comprendere meglio ciò che intendi.

"Più che “ebreo” (genialità introspettiva) per il nostro discorso, è stato un patriarcal-fallocentrico inserito nella borghesia di allora."

Non mi hai inteso. Quando ho pensato all'esser-ebreo non ho inteso una sua prevalenza rispetto alla cultura patriarcale di fine ottocento ed inizio novecento. Le due cose in Freud s'integrano.

"Aristotele è citabile ma senza più un sottinteso Ipse dixit.."

Vero secondo una certa prospettiva, non vero secondo la seguente: il silenzio di Aristotele sul sessuale e dunque sul femmnilie si è ripetuto per millenni. Là dove si è realizzata una certa metafisica là sì realizzato un certo silenzio ed occultamento. La portata dela semplice posizione del nesso tra silenzio del sessuale ed un certo sapere speculativo è a mio avviso inestimabile. E quando si parla di Metafisica si parla necessariamente di Aristotele.

Chi era l'uomo Aristotele in carne e ossa? E chi Platone? E chi Agostino d'Ippona? E chi Tommaso d'Aquino? E chi Immanuel Kant? E chi Georg Wilhelm Friedrich Hegel? E chi Martin Heidegger? Cosa furono tali figure in quanto esseri carnali? Perchè nei sistemi speculativi di questi giganti della coscienza occidentale il silenzio sul sessuale è accompagnato dalla rivendicazione della verità dell'Assoluto? Perchè tale silenzio caratterizza anche il grandioso sistema di Hegel? Nel suo trionfale processo dialettico, l'Assoluto sì auto-dispiegò in divinità e stati, cristiane trascendenze ed incarnazioni, arti e scienze. Tutto rientrò nel ritmo di quel processo, tranne il sessuale.

Franco

Ultima modifica di Franco : 20-01-2009 alle ore 15.33.15.
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Vecchio 20-01-2009, 15.33.15   #24
emmeci
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Riferimento: riflessioni sul "femminile"

Mah, Franco, probabilmente perché sul grembo di una donna è difficile scrivere un libro di filosofia, e la penna può subire qualche scossone. Senza contare che con un computer è ancora più arduo. O tu ci hai provato?
Ma forse ritieni che la parola forum possa avere altri sensi oltre quello che sancisce il regolamento? E’ vero che anche ciò che mi pare ti stia a cuore è un modo per cercare il senso dell’essere o della vita, e forse – chi sa? – puoi pensare che se il sesso entrasse in un libro di filosofia all’autore gioverebbe per ottenere una cattedra universitaria e perfino per fare del libro un best-seller…. Per adesso, però, mi pare che ti devi accontentare di questo ascetico forum, ed è forse meglio, anche per non incorrere nell’inconveniente di Socrate che da filosofo aspirava forse a una naiade e ha dovuto accontentarsi di una santippe. Il femminino d'altra parte, può anche essere questo.
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Vecchio 20-01-2009, 16.39.50   #25
arsenio
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Riferimento: riflessioni sul "femminile"

La costruzione dell'identità di genere

Il problema del “femminile” così come quello del “maschile” è di grande rilevanza ed ha molteplici aspetti perchè rientra nella più vasta e comprensiva costruzione del sé e dell' identità personale.
Indispensabile è un approccio pluridisciplinare o almeno alcune conoscenze condivise. Presenta aspetti filosofici, storici, psicologici, psicoanalitici, educativi. Altrimenti ognuno “ha ragione”, ma da un'ottica che può rivelarsi riduttiva o fraintesa.
Forse per partire con una maggior obiettività sarebbe opportuno partire da alcuni riflessioni educative, come quelle dell'ultimo “Rapporto sulla condizione dell'infanzia e adolescenza in Italia”

Rilevanza del problema

“L'attuale modificarsi della cultura femminista e femminile ... di fronte a una immaginario sociale che premia i valori connessi con l'aggressività, la competitività, il dominio e li propone come simboli di una nuova identità femminile ...

Stereotipi

... Il permanere di stereotipi ... che ancora condizionano negativamente la situazione delle esigenze specifiche delle donne ... misurarsi col passato dei rapporti fra i sessi per analizzarlo, problematizzarlo ... sviluppare la coscienza dell'essere due dell'umanità ... ciò comporta di superare le astrattezze di un neutro asessuato.

Valori come relazioni e cura

occorre accelerare la valorizzazione delle esperienze e dei saperi maturati storicamente dalle donne, centrati in particolare sulla “relazione” e sulla “cura”, riducendo le reciproche distanze con i saperi tecnico-scientifici, intendendoli non come compito specifico femminile da congelare nella sua separatezze, ma come risorse collettive a comuni, essenziali non solo sul terreno privato ma su quello economico e civile.

La scuola

La scuola è il luogo dove più direttamente può essere perseguito attraverso strategie pubbliche l'obiettivo della formazione dell'identità personale e specificatamente dell'identità di genere.

L'educazione sessuale

“ ... risposta alla curiosità, al desiderio di capire giovanile soprattutto femminile, i sentimenti, le emozioni, le fantasie messi in gioco nel rapporto sessuale.
La sessualità in particolare va conosciuta anche come luogo di comunicazione e relazione, e per questo assume valenze etiche”.

La visibilità dei generi

C'è un problema di visibilità della figura femminile e del reciproco maschile che resta questione chiave, si tratti dei modelli veicolati dai media, si tratti dei messaggi impliciti sul permanere di una caratterizzazione maschile della leadership, si tratti dei grandi valori di riferimento, sul tema della violenza, della bellezza, del successo, della felicità e del loro tradursi in chiave sessuale e di genere”.
... incidono sulla formazione di genere la diffusioni di un cultura rozza del valore della forza,della prepotenza ... sulla base di stereotipi classici (violenza maschile, disprezzo delle donne, accettazione anche femminile della donna come oggetto, reazione femminile segnata dall'esibizionismo e dalle conquiste di una nuova aggressività ... rischio di adeguamento agli standard culturali più bassi “

Prevale l'immagine maschile

... l'altra metà del cielo è confinata nell'area della bellezza, del richiamo sessuale, delle storie sentimentali o trasgressive private, mentre l'immagine maschile appare coprire ormai tutta l'area delle suggestioni pubbliche,politiche economiche, scientifiche, private.
Formazione infantile ed evoluzione della società sono connessi in un circolo vizioso o virtuoso che non è lecito ignorare.
arsenio is offline  
Vecchio 20-01-2009, 19.48.50   #26
ornella
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Riferimento: riflessioni sul "femminile"

Vorrei tagliare la testa al toro , esprimendo delle secche considerazioni riguardo l'argomento.
Femmina da cui deriva femminile."La femmina è uno dei due sessi (insieme al maschio) nelle specie che utilizzano la riproduzione sessuata dioica o partenogenetica. La femmina produce solo gameti femminili.

Dal punto di vista morfologico la femmina si differenzia per le caratteristiche tali da consentire lo scambio o la deposizione dei gameti. Le parti anatomiche destinate a questo scopo sono chiamate apparato riproduttivo. Convenzionalmente viene indicata con il simbolo , rappresentazione stilizzata della mano della dea Venere che sorregge uno specchio."
Il mio femminile si risolve in tutta quella sfera che mi porterà a riprodurmi, a volermi riprodurre, e a proteggere la prole. Tutto ciò che deve essere fatto per continuare la specie umana.
Nulla di filosofico direi oggettivamente. Ma la poesia e a suo modo verità, è presente nell'occhio di chi subisce l'incantesimo. E così viceversa, parlar di filosofia sul femminile o il maschile, è esser di parte, assolutisti e inquisitori.
Ma siamo esseri umani, ed è lecito voler guardare l'orizzonte.
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Vecchio 21-01-2009, 09.13.53   #27
emmeci
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Riferimento: riflessioni sul "femminile"

Così, Ornella ci riporta coi piedi per terra e ci toglie ogni velleità di scambiarla per una dea. Gli è che il maschio della nostra specie non si accontenta di questa origine ingegnosa ma forse banale (visto che basta la presenza o mancanza di un cromosoma a renderla possibile o impossibile) ed ha sempre sognato di avere più nobili natali. E così ha trasformato la donna in una dea per dare pregio a sé stesso, non trovando d’altra parte nessuna prova in contrario, visto che nessuno ricorda da dove è venuto e almeno il padre è incerto. Impotenza della memoria e potenza anzi onnipotenza del desiderio – almeno del desiderio maschile - il quale lo porta a ignorare non solo il passato ma perfino la verità che è di fronte a lui e che, come ho detto, può essere non una naiade ma una santippe.
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Vecchio 21-01-2009, 10.38.22   #28
Giorgiosan
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Riferimento: riflessioni sul "femminile"

Certo avere un rapporto sessuale con una donna mentre stanno
a guardare ed a commentare personaggi quali Aristotele e Freud, Yung, Flaubert, Tolstoy, Emma Bovary ed Anna Karenina, Aspesi, Sotis, Boralevi,
Lao Tze, adagiati sopra il Libro del Tao e alla Bibbia ....non deve essere semplice.

Anche le curiosità inevase sull'anatomia e fisiologia della femmina possono farlo sembrare un incubo che si svolge in misteriosi e minacciosi luoghi dell'universo

Credo sia più semplice e più piacevole, per quanto effimero sia questo piacere. ... anche se non mi sfugge qualche possibile complicazione psicologica.

Le conseguenze invece per la sana furbizia della natura possono essere decisive per l'esistenza: senza autocontrollo ci sono figli indesiderati o figli i quali pagheranno in qualche modo le conseguenze di un dionisiaco comportamento.

Come in tutto ciò che riguarda l'esistenza umana, e quindi anche riguardo a questa sfera, rinuncia e controllo mi sembrano l'atteggiamento più razionale e non impossibile, come lo è invece per gli esseri viventi meno complessi, per i quali, però vi sono limiti imposti a loro insaputa dalla natura biologica.

Ognuno poi è libero e deve essere libero, ovviamente.

Buon vento
Giorgiosan is offline  
Vecchio 21-01-2009, 17.27.21   #29
arsenio
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Riferimento: riflessioni sul "femminile"

per franco, emmeci, giorgiosan, nexus, nevealsole, ornella e altri

Ho sempre incoraggiato il colloquio confidente, faccia a faccia, off line, con donne di ogni età.
Il miglior adattamento per entrambi i sessi è avere caratteristiche sia maschili che femminili. Questo implica un funzionamento più flessibile e una maggior capacità di comprensione e di relazione tra i sessi. Freud, sebbene teorico fallocrate pur riconobbe la bisessualità, fondamentale per l'identificazione con entrambi i genitori, per ogni essere umano. Non si tratta certo della confusione dei sessi ermafrodita, ma di una virile escatologia. Sulla stessa linea troviamo teologhe (la
Zarri) analisti non certo “progressisti”, come il già citato Risè, Bollelli, nel suo saggio “Con il cuore e con le palle”, che potremmo verificare con maggior attenzione.

Altra verità è l'attrazione femminile per l'uomo ingannatore e freddo, vero maschio nell'immaginario femminile tra natura e cultura. Può certo “amare” uomini simpatici e teneri, ma fisicamente è attratta da chi è moralmente e intellettualmente inferiore. Come detto, sull'argomento esiste una vasta bibliografia, letteratura, saggistica, filmografia, sia al maschile che al femminile, oltre a testimonianze giornaliere.
E' un topos letterario di grandi romanzieri, poeti, e analisti, anche se mi fido più delle illuminazioni degli scrittori per il mondo della problematicità affettiva.
Ad esempio, Dostoevskij, in Le notti bianche:
Nasten 'ka afferma: “voi siete migliore dei lui eppure vi amo meno”; Anche se egli mi ha abbandonato,anche se mi ha dimenticato ... sebbene io l'ami ancora”.
E Nadia Fusini, in l'Amore necessario (2008) : “l'amore di cui a te non piace parlare, perchè sei un uomo taciturno, ironico. Hai in sospetto il sentimento, anzi lo ignori come fosse una malattia di cui è bene tacere”.
Non sono le virtù e le doti morali a far nascere automaticamente le passioni fatali. Le persone irresponsabili, infedeli, pigre, attirano tante donne: è una scelta inconscia verso gli anafettivi. Tra le molte ipotesi c'è il frequente e indotto da un'educazione familiare, senso di colpa e disistima per cui credono di non meritare l'amore.
Ma la vera forza di un maschio è di non avere bisogno di un altrui debolezza, parodiando una becera virilità da spot, da media, da inculcati cliches tradizionalisti.
L'uomo vero non dovrebbe mai devitalizzarsi ma essere un conquistatore in una forte relazione col mondo nella sua totalità, quello della relazionalità affettiva “femminile” compreso.
Non deve rinchiudersi in un monismo teorico ma aprirsi alla molteplicità, varietà, ricchezza, beltà, poesia. La nostra oggettività di maschi dev'essere filtrata dalla soggettività, portando alla luce parti inesplorate per un'identità pluralistica e non semplificata.

Il percorso edipico fallico non è chiaro, se esteso per entrambi i sessi. Vi si correla il complesso di castrazione, ma la bambina com'è marcata dal complesso di castrazione non avendo ancora scoperto il genitale femminile?
L'antitesi è tra avere il fallo o essere evirati, e il maschio razionalizza tale mancanza come una punizione per una colpa femminile. Il clitoride non è oggetto di sanzioni o divieti. La vagina è solo la dimora del pene simbolo fallico. Freud infine rifiutò le simmetrie e ammise un Edipo al femminile, ma l'approfondimento, ora con svolta sociale, è ancora aperto.

Oggi il femminismo ha rinunciato alla rivendicazione della differenza di genere. Non rivendicano più la loro peculiarità e ammettono implicitamente di essere un “maschio imperfetto” alla conquista di modelli più assertivi. Il terreno è del conflitto.
Nel '68 scoprono la fragilità del maschio e nel 200o vi si assoggettano.

Infatti nei group dove certe suggestioni e identificazioni sono facili, le più fiere mie avversatrici, se non totalmente distaccate, sono le nick femminili. Sia quando ho accennato alla “differenza”,sia quando ho affrontato con una certa serietà argomenti sull'affettività in genere. Questo soprattutto nei tempi di crisi identitarie e culturali degli ultimi anni. In alcuni forum molte preferiscono interagire quando dietro il monitor c' il nulla.
Ammetto che se si deve filosofare sull'amore con una filosofia di dubbia scientificità o con una mentalità inadatta e sterile, è meglio astenersi. Ma io ho affrontato tali argomenti con pluridisciplinarità e soprattutto con l'occhio dell'educatore.

arsenio is offline  
Vecchio 22-01-2009, 14.55.27   #30
Franco
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Riferimento: riflessioni sul "femminile"

emmeci,

il corsivo non sarà mio.

devo ammetterlo, da emmeci m'aspettavo qualcosa in più.

Non so ancora bene cosa tu intenda con:

"Mah, Franco, probabilmente perché sul grembo di una donna è difficile scrivere un libro di filosofia, e la penna può subire qualche scossone. Senza contare che con un computer è ancora più arduo. O tu ci hai provato?".

Faccio davvero difficoltà. Cosa ha turbato emmeci?
Il discorso sul sessuale in quanto tale? la posizione del legame della filosofia con il sessuale allo scopo di un approfondimento del problema dell'essenza del femminile? Temo di sì. E' questo ciò che realmente pensi emmeci? Concedendoti la possibilità di dare una spiegazione traslata delle tua parole, mi pongo il problema se tu non intenda davvero dire che per riflettere sul sessuale in senso filosofico sia necessario scrivere sul grembo di una donna.

Sarebbe questa la tua risposta? Dove sarebbe qui la filosofia? Dove sarebbe qui l'interrogare filosofico in quanto interrogare radicale?

Franco

Ultima modifica di Franco : 22-01-2009 alle ore 16.11.54.
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