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Vecchio 08-05-2009, 16.32.03   #61
arsenio
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Riferimento: riflessioni sul "femminile"

esiste amore senza possesso?



Secondo il mito romantico l'amore si estingue nel momento in cui si realizza. Deve essere per sua natura una ferita sempre dolente, come da metafora una freccia che trafigge.
In Tristano e Isotta, una delle storie più esemplari, l'ostacolo esalta l'amore non per la persona come individuo ma per l'amore in se stesso, fino a privare della felicità e della vita.
Nell '800 la malattia spiritualizza l'eros e la morte lo sublima. Amore è tendenza all'oggetto senza raggiungerlo. Dove la distanza crea il turbamento per l'assente e assieme la speranza. Perchè il desiderio esige l'amore lontano: come si può volere qualcosa che già si possiede? Forse da tale idea deriva il concetto per cui il desiderio deve rimanere tale e la tragedia è il realizzarsi dei nostri sogni. Impossibile fermare nel tempo il desiderio immutato. Kavafis afferma che non importa raggiungere Itaca, se il percorso per arrivarci ci rende vivi e una volta raggiunta potrebbe deludere. E' tale l'ispirazione per la trama del Marito della parrucchiera, film che si conclude tragicamente per una staticità del desiderio di una amore che s'incanala nella prevedibilità
Nelle fiabe c'è più ottimismo. Con il bacio del principe la Bella scopre l'amore che dà senso alla vita e per cui è valsa la pena dell'essere risvegliata.
Ma se qualsiasi amore irraggiungibile, lontano, invisibile si arresta a un inconcluso desiderio, non può mancare l'attrattiva fisica e di conseguenza la scoperta e la verifica che non unisce solo un soddisfacimento genitale. Perchè amore è un complesso sconfinamento e interdipendenza tra psiche e corpo.
Tuttavia in dialettica con la morte o inappagato resta un suggestivo topos per romanzi e film: per inconscio culturale e tradizione dell'Occidente non ci attrae un lieto fine quanto la tragedia.
Ad esempio “L'animale morente” di Philip Roth è diventato il film “Lezioni d'amore”, dove bellezza e sesso si tramutano in un innamoramento seguito da malattia e morte. Ricordo pure il romanticismo maledetto di Ultimo tango a Parigi. Paul cerca nel rapporto sessuale con la giovane Jane l'ultima sua realtà. Lei lo considera un'avventura conclusa mentre per lui la storia di puro sesso si è mutata nell'amore atteso e fatale.
L'eros non è solo istinto sessuale e contatto di organi, ma per Freud come per Platone, un'energia totale che precede e dà vigore all'amore. L'unione fusionale è impossibile e la sua irraggiungibilità angoscia. Comunque non può essere scisso da una pulsione erotica che esige di essere soddisfatta. Quello platonico non significò castità come si travisa: era rivolto a un'unica donna ed esteso simbolicamente a tutto il genere femminile.
Amore è trasgressione e possesso, o meglio, anche possesso, perchè non in un senso egocentrico o rigido esclusivista. Sia pure non ancora realizzato. Oppure si sublima come i poeti che maneggiano le metafore perchè sognano le pratiche.
Gli amori immaginari sono anticipazioni o proiezioni di quel che può o avrebbe potuto essere. Quando se ne perde una si abbandona il regno della possibilità e del sogno ad occhi aperti, perciò ci si dispera.
Quindi anche il lutto si elabora per la perdita di una nostra idea su di una persona sfuggita al nostro possesso e verifica concreta, se d'amore si tratta,e non per la persona in sé . In tal caso perchè non si è riusciti o voluto conoscerla.
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Vecchio 11-05-2009, 16.31.12   #62
arsenio
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Riferimento: riflessioni sul "femminile"

L’essere delle donne

Il saper essere femminile è complementare al “saper fare” maschile. Ma non tutte le donne sono più lenibili verso le situazioni umane, sebbene spesso noi tutti apprezziamo il loro intuito e buonsenso.
Né si può dire che tutti gliuomini sono abili nelle astrazioni. Infatti molti prendono cantonate nei loro percorsi del pensiero.
Alcune donne superano i professionisti della psiche che considerano la psicologia femminile solo dal 0punto di vista maschile; congono indizi alla prima occhaita nel privato e nel pubblico. Potrebbero orientare qualità potenziali umane.
Eppure le postfemministe stanno imitando il maschilismo. Si distinguomo ancora le donne che hanno beneficiato di risorse intellettuali nellacoppia o altrove per sviluppare le loro risorse.
Molte per un adattamento masochistico si sono spente. Tardi hanno scoperto di avere accanto tutt’altro che un esemplare del sesso forte e razionale. Incapace di opporre fatti e argomenti di rilielvo. Chi mai oggi disserta con pertinenza e discernimento sul lingauggio confidenziale, sugli affetti e conflitti di coppia, sulla cultura extra piccoli schermi?
La regola del successo è sconfiggere gli altri anche con una presuntuosa e provocatoria stupidità verbalistica a imitazione del degrado politico e culturale.
Anche le donne on-line si omologano. Chi propone altre visioni della realtà risulta sgradito, pure se è chiaro e lineare. I pensati sono “pesanti”. Nessuno legge più la cultura stamapta a più colonne e ci si disabitua alle frasi articolate. Si sfugge ciò che non fa parte delle rassucuranti “verità” della società semplificata ma allo stesso tempo offuscata e prosopopeica.
Comunicare non è travisare, stroncare, extrapolare ,interpretare in modo di vincere comunque pur senza avere cognizioni. Ma è un condividere affinità, complementarità e differenze di vedute.
Nella rete la qualità dei dibattiti è scaduta. Le interlocutrici più versatili e preparate sparirono, altre si oppongono alle idee critiche e poliedriche. Rimane una percentuale di ragazze tra le occulte presenze che leggono e apprezzano interventi “fuori norma”, senza parteciapre ai discosrsi che girano a vuoto.
Si svilisce se stessi cercando approvazioni o emettendo giudizi senza vagliare con attenzione ciò che si legge.
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Vecchio 12-05-2009, 18.55.21   #63
nevealsole
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La scomparsa dell'Amore

In varie occasioni nell’ultimo anno mi è stato concesso di trovarmi in un punto di osservazione privilegiato su storie d’amore (si direbbe ‘rapporti di coppia’, asetticamente parlando).
Riflettendo su cosa sia l’amore mi sono trovata a pensare che si tratti di una grande, forse della più grande, forma di energia che conosciamo. Un motore, un potentissimo vulcano che ci spinge a fare cose, ad agire.
E’ l’energia che esce da noi e va verso qualcuno, o qualcosa, producendo risultati ‘tangibili’.
Capita, più spesso alle donne, dal mio punto di vista, che questa incredibile energia scompaia in un soffio.
Eppure l’energia non può scomparire, si può solo trasformare.
Nel cuore delle donne l’amore cessa improvvisamente. Cessa con una spiegazione, certo, tante piccole recriminazioni, rancori, non detti o stra-detti, però cessa in un momento preciso e inaspettato, come quando cade un quadro dal muro. Senza preavvisare.
E così capita, a distanza di due mesi, di parlare con la stessa amica parlando a due persone diverse.
Mi riecheggia spesso l’ultima frase d’amore ‘io lotterei per ciò che ho costruito’, due mesi fa.
Oggi si pensa alla divisione dei beni, alla lettera dell’avvocato. I fatti, nel loro concreto, di scarsa importanza.
Il fatto, direi, la scomparsa dell’amore: forse si renderebbe necessario scrivere a ‘Chi l’ha visto?’
Grazie per i tuoi scritti, Ars… mi vengono in mente sempre nuove domande… e ovviamente grazie per le poesie, l’ultima particolarmente bella.
Cari saluti
nevealsole is offline  
Vecchio 14-05-2009, 18.36.37   #64
arsenio
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Riferimento: La scomparsa dell'Amore

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Originalmente inviato da nevealsole
In varie occasioni nell’ultimo anno mi è stato concesso di trovarmi in un punto di osservazione privilegiato su storie d’amore (si direbbe ‘rapporti di coppia’, asetticamente parlando).
Riflettendo su cosa sia l’amore mi sono trovata a pensare che si tratti di una grande, forse della più grande, forma di energia che conosciamo. Un motore, un potentissimo vulcano che ci spinge a fare cose, ad agire.
E’ l’energia che esce da noi e va verso qualcuno, o qualcosa, producendo risultati ‘tangibili’.
Capita, più spesso alle donne, dal mio punto di vista, che questa incredibile energia scompaia in un soffio.
Eppure l’energia non può scomparire, si può solo trasformare.
Nel cuore delle donne l’amore cessa improvvisamente. Cessa con una spiegazione, certo, tante piccole recriminazioni, rancori, non detti o stra-detti, però cessa in un momento preciso e inaspettato, come quando cade un quadro dal muro. Senza preavvisare.
E così capita, a distanza di due mesi, di parlare con la stessa amica parlando a due persone diverse.
Mi riecheggia spesso l’ultima frase d’amore ‘io lotterei per ciò che ho costruito’, due mesi fa.
Oggi si pensa alla divisione dei beni, alla lettera dell’avvocato. I fatti, nel loro concreto, di scarsa importanza.
Il fatto, direi, la scomparsa dell’amore: forse si renderebbe necessario scrivere a ‘Chi l’ha visto?’
Grazie per i tuoi scritti, Ars… mi vengono in mente sempre nuove domande… e ovviamente grazie per le poesie, l’ultima particolarmente bella.
Cari saluti

amore e psicoanalisi

Le nostre intuizioni sull'amore derivano sempre da un personale coinvolgimento sul campo o da testimonianze indirette. Osservare sentimenti e impulsi emotivi nelle storie di coppia, in sé stessi e negli altri, è il modo privilegiato per poter costruire ipotesi sull'amore e confronti. Specialmente oggi che nei siti di discussione si teorizza piuttosto sull'amore di Dio e sugli Assoluti Universali, recuperando informazioni in rete senza discernimento, disimpegnati sui sentimenti terreni altrui o sperimentati di persona. Senza per questo voler ignorare i testi storici e illuminanti sulle passioni umane. Ma nemmeno i postfreudiani hanno continuato un interrotto discorso sull'amore, poi mai ripreso. Oggi si segue l'indirizzo di Melanie Klein che mette in primo piano le primissime relazioni tra madre bambino, fondamentali per le relazioni stabili e mature dell'adulto capace di amare. E' l'obiettivo della psicoanalisi,assieme all'adattarsi alla realtà e alle sue esigenze.
L'energia della vita emotiva dell'uomo e della donna è dominata da autoconservazione e sesso. Vi sono presenti le forze distruttive dell'aggressività e odio, antagoniste dell'amore come forza armonizzante che tende alla vita. L'amore crea forze vitali connesse al desiderio dove pure non mancano componenti distruttive.
Lo scopo della vita è vivere piacevolmente, riuscendo a controllare gl' impulsi ostili con adattamenti continui, dominando le forse emotive tra amore e odio nel proprio ambiente interiore e sociale.
L'infelicità arriva dai sentimenti negativi: egoismo, meschinità, gelosia, ostilità, ecc. che riconosciamo solo negli altri.
La nostra autosufficienza può essere raggiunta ovunque tranne che nel legame amoroso, fatto di partecipazione, attesa, paura della dipendenza.
Amare un oggetto che diventa per noi inesistente ci rende consapevoli del sentimento d'amore e delle sue sensazioni. L'amore totale è cercato inconsciamente da tutti e per tutta la vita, alla ricerca di un equilibrio tra elementi di vita e di distruttività.
Abbiamo bisogno di sentirci amabili e degni di amore.
Un matrimonio felice richiede un profondo attaccamento, la capacità di un maturo sacrificio, partecipazione, impegno e progettualità comuni. In tale ampio insieme dinamico di esigenze soddisfatte avvengono tutte le possibili manifestazioni dell'amore.
Ma il più complicato rapporto resta quello con noi stessi: solo dopo aver risolto i nostri impulsi interiori, saremo pronti ad amare.
Difficile, in tempi di networking, frenesie da chat, dei Chi l'ha visto di Facebook per affermare la propria identità labile e frammentata anche barando con se stessi o con pretese di dominanza.
Amore è questione che per la massima parte riguarda l'inclinazione femminile alla relazionalità e le illuminazioni intuitive dei grandi poeti che noi con minore efficacia ripetiamo perchè sono entrati nella cultura collettiva.

Grazie per contribuire al continuare di riflessioni al femminile




Lo strizzacervelli

Amica sofferente
per amorose pene
decidere devi tu
se ti conviene
fidarti dell'invito
sul mio analitico
divano di velluto
con animo quieto
che alle mie pazienti
le vesti io mai levo

Indagherò sul tuo vissuto
del passato e del presente
con libere associazioni
in seduta ma tu da distesa
mentre ti sto dietro al lettino
munito di matita e di taccuino
a esercitar l'arte suprema
dello strizzacervello

Non ti nascondo nulla
non c'è nessun secondo fine
il motivo sta soltanto
in più profonde relazioni
per curare il rovello
che t'assilla
dove ti sia di sollievo
come terapista comprensivo

arsenio

spero che sorridi. Nessun incontro ha valore se in qualche misura non si ride e sdrammatizza
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Vecchio 15-05-2009, 18.06.49   #65
arsenio
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Riferimento: La scomparsa dell'Amore

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Originalmente inviato da nevealsole
In varie occasioni nell’ultimo anno mi è stato concesso di trovarmi in un punto di osservazione privilegiato su storie d’amore (si direbbe ‘rapporti di coppia’, asetticamente parlando).
Cari saluti

cara nevealsole il tuo post mi ha suscitato ancora qualche idea sulla scomparsa dell'amore. Dopo amore e psicoanalisi spero gradirai ancora

Amore e solitudine

Barthes afferma che il discorso sull’amore, pur centrale per la nostra vita, è eversivo. Tollerato nell’artista e nel poeta, ma non per ripensare i nostri personali rapporti esistenziali. Ma tale evento, miscuglio di emozioni contrastanti eppure compresenti, va distinto dai sentimentalismi banalizzati promossi per interessi commerciali, da pettegolezzi e ciance. Oggi ogni colloquio è ridotto alla fredda logica dei ruoli competitivi o alla superficialità. Ma l’attuale paura di vivere la solitudine anche in coppia non si vince con surrogati come credenze fanatiche, attese di redenzione, frivoli stordimenti e dipendenze, con il parlare anche se non si ha niente da dire, o con persone per noi non adatte, incapaci di accettare le complessità e le contraddizioni della vita. Occorre avere il coraggio di vivere per quello che si è, in un mutuo sostegno, per conquistare la creatività che corrisponde all’espressione del nostro essere profondo. Anche rischiando l’emarginazione perché l’originalità genera solitudine.
E’ sempre stato inverosimile incotrare per caso l’amore o l’amicizia di un altro che ci corrisponda per inclinazioni e interessi, tra milioni di persone. Che non sia troppo simile a noi né eccessivamente diverso, perché in entrambi i casi ci troveremo soli.
La solitudine di coppia è un dramma di relazione. Si è incapaci di stabilire rapporti positivi con l’altro e s’induce il vuoto attorno e dentro di sé. Senza nemmeno poter sempre fruire di ore solitarie per vivere una propria meditativa interiorità.
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Vecchio 16-05-2009, 14.22.10   #66
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Riferimento: riflessioni sul "femminile"

Trascrivo come spunto per una riflessione un breve passo del Vangelo di Tommaso che, pur essendo perfettamente autentico, non è stato incluso fra i Vangeli canonici:
“Simone Pietro disse loro: “Maria ci lasci, perché le donne non sono degne della vita”. Gesù disse: “Ecco, io la guiderò, in modo da portarla alla mascolinità, affinché anch’ella possa diventare uno spirito vivente come voi maschi. Perché ogni donna che si fa maschio entrerà nel regno dei cieli”.
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Vecchio 16-05-2009, 18.33.37   #67
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Riferimento: riflessioni sul "femminile"

Se i rapporti sono proiezione di sè nell'altro e se la "realtà" per oggettiva che la si ponga è sempre e solo percepita (dunque anche l'altro) ecco che amare colui che non ama/sfugge/elude/mistifica/inganna/si nega equivale in realtà a risolvere nella sua figura alcune nostre eventuali caratteristiche psicologiche.

amare un uomo che non c'è/non ci merita/mediocre etc etc espleta a mio avviso la necessità di amare senza il bisogno e il peso dell'impiego della capacità di scambio affettivo, empatico ed equilibrato : su di un uomo che non c'è una donna potrà riversare tutti i colori, gli odori e le dimensioni che possiede senza temere una smentita o una disillusione definitive.La diagnosi sulla di lui mediocrità sarà infatti sempre ristretta alla dimensione dell'assenza, della mancanza, la quale inevitabilmente sarà riempita a piacimento in un moto incessante e bulimico.

dunque la domanda sul perchè una donna preferisca l'amore che la fa soffrire a quello 'rassicurante' in realtà è mal posta ed emblematizza solo apparentemente il paradosso tanto celebrato : l'amore 'rassicurante' è semplicemente quello che richiede uno scambio effettivo che prescinda dall'egoità per andare verso l'alterità, l'amore 'sofferto' è semplicemente una pur splendida masturbazione (ove vissuto come tale e non invece come 'passione' anche fine a sè stessa) goduta e reiterata al punto da bastare come propellente emotivo per una vita intera : alcune donne tipicamente, si 'innamorano' solo di persone sfuggenti, anaffettive, 'povere' in sostanza.

Interessante è la lettura fornita in epoca 'moderna' a tale abito mentale : la donna ama colui che la ignora, quello 'chiuso' e introverso perchè più maschio, duro e dunque più confacente a complementare lei 'aperta' e 'accogliente', anche, in epoca contemporanea, secondo determinati e imprescindibili istinti evoluzionistici, che sarebbero in grado di percepire la di lui pregiatezza dnale in modo inequivocabile.

è un modello culturale che ha impregnato di sè un pò tutte le scienze umane e sociali fino alla scoperta di nuove epistemologie nell'ultimo secolo.

'amare' significa riconoscere l'altro da sè per poi compiere quel percorso che ci sapara da lui, amare è uscire da sè stessi.Un uomo indefinito, misterioso, inclassificabile, sfuggente, manchevole, carente, assente inerisce e attiene essenzialmente alla categoria dell'inconoscibile, dunque dell'irriconoscibile come altro da sè : rimarrà semplicemente un simbolo catalizzatore sul quale riversare ogni proiezione possibile in un cortocircuito di solipsismo emotivo autoreferente.

per quanto apparentemente doloroso, ciò viene spesso preferito dalla donna che se ne lamenta rispetto al confronto a due paritario che un rapporto vero presuppone, poichè uscire da sè stessi e cercare l'altro dopo averlo riconosciuto è molto più faticoso che scaricare energie emozionali in progetti ideali quanto inverificabili, dei quali ci sia sempre spazio poi per dipingersi vittime.

le donne non cadono vittime di amori sbagliati e di uomini cattivi, ma di sè stesse in quanto persone in difficoltà nell'atto di amare inteso come riconoscere l'altro da sè.

In questa scia di dolore estatico ed estetizzante le donne 'evolvono' secondo me in un modo solo: liberandosi dall'ossessione per l'amore e cercando/ accettando un confronto alla pari con gli uomini intanto sul piano fisico e sessuale.Finchè perdura il tabù per cui in tale 'contratto' l'uomo ha sempre da guadagnare e la donna ha solo da perdere vedo difficile poter decalcificare l'altro per cui le donne muoiono dietro agli uomini che non vogliono 'acquistarle'.

la cultura crea modelli psichici fino a renderli costituzione dell'essere e anche del genere.Nessuno e nulla impedisce ad una donna di riconoscersi prima semplicemente come incapace di amare e poi, solo poi, in grado di apprendere (forse), ma sicuramente non più preda di topos della sociologia e della psicologia per quanto totalizzanti e pervasivi.
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Vecchio 17-05-2009, 15.17.02   #68
arsenio
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Riferimento: riflessioni sul "femminile"

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Originalmente inviato da emmeci
Trascrivo come spunto per una riflessione un breve passo del Vangelo di Tommaso che, pur essendo perfettamente autentico, non è stato incluso fra i Vangeli canonici:
“Simone Pietro disse loro: “Maria ci lasci, perché le donne non sono degne della vita”. Gesù disse: “Ecco, io la guiderò, in modo da portarla alla mascolinità, affinché anch’ella possa diventare uno spirito vivente come voi maschi. Perché ogni donna che si fa maschio entrerà nel regno dei cieli”.

La superiorità di Adamo



“E alla donna ancor disse: io moltiplicherò i tuo affanni e le tue gravidanze, con dolore partorirai i figlioli, e sarai sotto la potestà del marito, ed ei ti dominerà.”
( Genesi, III,16).

Il dominio maschile è legittimato da Dio e dalle teologie ebraiche, cristiane, islamiche.
San Paolo ammonisce: “La donna impari il silenzio con tutta sottomissione. Non concedo a nessuna donna d'insegnare, né di dettare legge all'uomo; piuttosto se ne stia in atteggiamento tranquillo. Perchè prima è stato formato Adamo e poi Eva; e non fu Adamo a essere ingannato, ma fu la donna che, ingannata, si rese colpevole di trasgressione. Essa potrà essere salvata partorendo figli, a condizione di perseverare nella fede, nella carità e nella santificazione con modestia”.
Già per Aristotele “il maschio è per natura migliore. La femmina peggiore. L'uomo atto al comando, l'altra a obbedire”. E il Demostene delle Orazioni impone i ruoli delle donne: “Le amanti le teniamo per il piacere, le concubine per accedere alla nostra persona, le mogli per partorire i figli legittimi e per custodire con fedeltà la nostra casa.” Per Omero, Aristotele, Plutarco, i Padri della Chiesa, la donna è inferiore, e con ruoli prefissati da non travalicare. Pronta a tollerare qualsiasi sacrificio per la coesione del focolare, anche secondo le ultime encicliche. Per Agostino è agente del diavolo cacciata dal Paradiso, rovina tentatrice dei vertici ecclesiastici votati alla castità.
L'antichità non riconobbe l'alterità femminile per ampliare la visione del mondo e l'inferiorità di Eva s'insediò nell'inconscio patriarcale, assecondata da Freud ottocentesco patriarcal borghese: la bambina è un maschietto mancato.
Se il Cristianesimo si fonda sulla tentazione di Eva il cui peccato richiese il Cristo crocefisso, uno dei caposaldi della psicoanalisi è la femmina invidiosa per un non posseduto pene.
Alla donna non resta che farsi accettare come remissivo angelo materno secondo i valori maschili. Adattamento che la rende più vulnerabile agli stati depressivi: nessun amore, né divino né profano, esiste se alla base c'è un principio autoritario.
Dio non divide il suo potere con nessuna dea, a differenza dell'alchimia taoista e indiana ( Shiva e Paryati, ma non solo) che ammette la bipolarità e bisessualità intrapsichica. Viene elevato il mondo femminile come slancio nella sfera dei sentimenti e per una dialettica congiunzione di opposti: mentre L'Uno abolisce molteplicità e differenze. Perciò le donne preferiscono le più duttili filosofie orientali? “Tutte le creature da vive sono tenere e fragili, alla loro morte sono secche e appassite. Perchè ciò che è forte e rigido è seguace della morte, ciò che è debole e flessibile è seguace della vita” ( Lao Tze, Libro del Tao)
Oggi l'amore e la coppia sono finiti. Tali modelli interiorizzati fin dai primi anni di vita sono d'impedimento all'amore maturo e paritario, ad un maggior coinvolgimento dei padri nell'educazione dei figli che per genere reprimono qualsiasi riferimento femminile. L'ipermascolinità si chiude in un ruolo imposto dalle presunte deficienze della donna. Anche l'uomo più limitato è certo di una sua superiorità sulle donne in quanto “non uomini”. Ma abbiamo solo rimosso il riconoscimento delle indiscusse abilità femminili, delle loro sfumature e finezze. Reagendo a un nostro virilismo non evoluto.
Le donne sono indotte a comportarsi sempre di più con i modelli dell'uomo,senza saper discernere quando “essere come gli uomini” in certe circostanze, e gli uomini sempre più insicuri della propria maschilità, arroccati in ruoli privi di sfumature “femminili” quando richiesto.

Finchè non vengono messi in discussione certi arcaici stereotipi sarà lontana una revisione di schemi di coppia che si rivelano incongruenti e deficitari. Anche per partire da nuove premesse sul "femminile" e sull'amore.
arsenio is offline  
Vecchio 17-05-2009, 17.38.43   #69
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Riferimento: riflessioni sul "femminile"

Certo Arsenio, ed ora ti offrirò un’altra testimonianza, ma forse più insidiosa, dell’ingiustizia maschile: più insidiosa perché il giudizio si nasconde sotto la parvenza di un innalzamento sublime del femminile. Mi riferisco alla chiusa del Faust, là dove il Chorus mysticus sul picco montano termina il suo canto con le parole “….das Ewig-Weibliche zieht uns hinan”. Dove il compito della donna è quello di far risaltare il genio, la gloria e forse anche la santità del poeta maschio.
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Vecchio 17-05-2009, 18.15.42   #70
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Se i rapporti sono proiezione di sè nell'altro e se la "realtà" per oggettiva che la si ponga è sempre e solo percepita (dunque anche l'altro) ecco che amare colui che non ama/sfugge/elude/mistifica/inganna/si nega equivale in realtà a risolvere nella sua figura alcune nostre eventuali caratteristiche psicologiche.

amare un uomo che non c'è/non ci merita/mediocre etc etc espleta a mio avviso la necessità di amare senza il bisogno e il peso dell'impiego della capacità di scambio affettivo, empatico ed equilibrato : su di un uomo che non c'è una donna potrà riversare tutti i colori, gli odori e le dimensioni che possiede senza temere una smentita o una disillusione definitive.La diagnosi sulla di lui mediocrità sarà infatti sempre ristretta alla dimensione dell'assenza, della mancanza, la quale inevitabilmente sarà riempita a piacimento in un moto incessante e bulimico.

dunque la domanda sul perchè una donna preferisca l'amore che la fa soffrire a quello 'rassicurante' in realtà è mal posta ed emblematizza solo apparentemente il paradosso tanto celebrato : l'amore 'rassicurante' è semplicemente quello che richiede uno scambio effettivo che prescinda dall'egoità per andare verso l'alterità, l'amore 'sofferto' è semplicemente una pur splendida masturbazione (ove vissuto come tale e non invece come 'passione' anche fine a sè stessa) goduta e reiterata al punto da bastare come propellente emotivo per una vita intera : alcune donne tipicamente, si 'innamorano' solo di persone sfuggenti, anaffettive, 'povere' in sostanza.

Interessante è la lettura fornita in epoca 'moderna' a tale abito mentale : la donna ama colui che la ignora, quello 'chiuso' e introverso perchè più maschio, duro e dunque più confacente a complementare lei 'aperta' e 'accogliente', anche, in epoca contemporanea, secondo determinati e imprescindibili istinti evoluzionistici, che sarebbero in grado di percepire la di lui pregiatezza dnale in modo inequivocabile.

è un modello culturale che ha impregnato di sè un pò tutte le scienze umane e sociali fino alla scoperta di nuove epistemologie nell'ultimo secolo.

'amare' significa riconoscere l'altro da sè per poi compiere quel percorso che ci sapara da lui, amare è uscire da sè stessi.Un uomo indefinito, misterioso, inclassificabile, sfuggente, manchevole, carente, assente inerisce e attiene essenzialmente alla categoria dell'inconoscibile, dunque dell'irriconoscibile come altro da sè : rimarrà semplicemente un simbolo catalizzatore sul quale riversare ogni proiezione possibile in un cortocircuito di solipsismo emotivo autoreferente.

per quanto apparentemente doloroso, ciò viene spesso preferito dalla donna che se ne lamenta rispetto al confronto a due paritario che un rapporto vero presuppone, poichè uscire da sè stessi e cercare l'altro dopo averlo riconosciuto è molto più faticoso che scaricare energie emozionali in progetti ideali quanto inverificabili, dei quali ci sia sempre spazio poi per dipingersi vittime.

le donne non cadono vittime di amori sbagliati e di uomini cattivi, ma di sè stesse in quanto persone in difficoltà nell'atto di amare inteso come riconoscere l'altro da sè.

In questa scia di dolore estatico ed estetizzante le donne 'evolvono' secondo me in un modo solo: liberandosi dall'ossessione per l'amore e cercando/ accettando un confronto alla pari con gli uomini intanto sul piano fisico e sessuale.Finchè perdura il tabù per cui in tale 'contratto' l'uomo ha sempre da guadagnare e la donna ha solo da perdere vedo difficile poter decalcificare l'altro per cui le donne muoiono dietro agli uomini che non vogliono 'acquistarle'.

la cultura crea modelli psichici fino a renderli costituzione dell'essere e anche del genere.Nessuno e nulla impedisce ad una donna di riconoscersi prima semplicemente come incapace di amare e poi, solo poi, in grado di apprendere (forse), ma sicuramente non più preda di topos della sociologia e della psicologia per quanto totalizzanti e pervasivi.

Mi sembra che esprimi idee piuttosto semplici ma per me scritte in forma involuta che tento di decifrare prima di dirti se sono d'accordo o meno.
L'idealizzazione amorosa, ovviamente fa parte di una realtà percepita e “solipsistica”, come ogni rappresentazione interna dovuta alla nostra storia personale che seleziona l'ambiente e vede quello che vuole e può vedere. A volte inesprimibile a parole pure a noi stessi. Comprese certe identità a cui si possono attribuire anche qualità inesistenti, prive di ogni fondamento. Viceversa possiamo ignorare qualità ben presenti in persone di cui non siamo infatuati. Ma lo abbiamo già detto.

Perchè una donna ama chi la fa soffrire? La realtà è sempre più complessa delle nostre povere semplificazioni. Io non ho certezze: credo si possano formulare varie ipotesi e disapprovo le diagnosi applicate tout court come etichette, che ignorano la singolarità della persona che sta di fronte. Ogni donna ha una storia che spesso risale agli anni dell'infanzia, e che non sempre emerge del tutto attraverso colloqui.
Esiste una vasta bibliografia , pareri di studiose con lunga pratica analitica, femministe che finalmente ora ammettono una corresponsabilità femminile e non negano che loro stesse potrebbero cadere in un'attrazione fatale. Come, caso estremo, nella connivenza vittima-carnefice nei rapporti sado-masochistici di cui molte nemmeno sono del tutto consapevoli..Più che di loro colpa a volte si tratta di un tragico adattamento. Non riconosce l'altro per quello che è? Può essere, ma anche può individuare in lui una figura familiare ricadendo nella coazione a ripetere, caso molto frequente. Anche i legami aberranti ( non saprei se si tratti di vero e proprio “amore”) sono dovuti in parte a istintualità, cultura,oltre che a vere e proprie patologie.
Se la ragazza si riconosce incapace di amare, come risalire alle cause e come apprendere la capacità affettiva? Non certo con sociologie o psicologie dici. E' un'opinione di cui ignoro i fondamenti, forse una resistenza verso le teorie del rimosso.

Sono cauto sulla possibilità di rimediare a precoci deprivazioni affettive (esempio ricerche su esperienze da orfanotrofio o da famiglie anafettive, antidemocratiche, autoritarie, ecc.) dove le esperienze di attaccamento sono state inadeguate. Così pure ammetto la difficoltà di trovare una figura di sostegno coinvolta in un disponibile maternage con cui riesaminare una storia evolutiva, o figura vicaria per quell'affetto che è mancato.

saluti
arsenio is offline  

 



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