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Vecchio 10-01-2009, 17.26.25   #1
arsenio
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riflessioni sul "femminile"

Le donne che si emancipano diventano calchi dei maschi? Volte al successo, sesso, competizione e poco sentimento; identità femminili come quelle di Sex and City, con un livello culturale da cameriere di un tempo, osserva la poetessa Patrizia Valduga. Più comprensiva Catherine Dunne, scrittrice di “Se stasera siamo qui”, vede le donne indecise tra modelli nuovi e modello vecchi, soprattutto in amore. Con un’acquista aggressività impauriscono i maschi più deboli scatenandone reazioni anche violente.
Mimetiche nel web, dove non si comprende mai chi parla e in nome di quali competenze, tra i camuffati della mente che credono di apparire intelligenti disconfermando senza una coerente costruttività i partecipanti più riflessivi. Dove ognuno si rivela con il limite dell’alfabeto che possiede.
Nei gruppi, accolite di chi rifugge dalla profondità del pensiero sovente con artifici, avviene un processo di livellamento cognitivo e le donne per natura più sottili ed espansive, si assimilano agli sterili schemi del genere maschile. Ma s’imparano a decodificare sensazioni ed emozioni soltanto valutando il mondo dove viviamo e le verità sono quelle mutevoli del cuore, della pelle, del nostro io, e non le trascendenze eterne che annullano la persona.
Da Aristotele a Freud e fino ad oggi la donna, da parte di una mentalità sessista e dei fondamentalismi, è definita un uomo incompleto che si salva solo con la procreazione e con l’accudimento materno. Né può aspettarsi molto da padri e madri, figure sempre più sbiadite che ormai non trasmettono più nulla. Capaci solo di creare donne disadattate non riconoscendo i bisogni emotivi delle bambine, capaci solo di applaudirle quando simulano top model e veline.
Eppure la cultura è femminile, per chi non disdegna colloquiare con le donne. Non solo perché le donne leggono, hanno maggior padronanza linguistica nonostante i tempi dell’immagine, e sono più partecipative nelle manifestazioni culturali. Ma per l’apporto dell’intuizione, dell’emozione, supreme fonti di conoscenza; per il focalizzarsi sulle persone e non sulle cose, per una comunicazione psicoaffettiva di tipo dialogico-collaborativo, per cui sono pure migliori negoziatrici. Per essere in relazione con se stesse e con il loro corpo. Animatrici di conversazioni, che nella Francia del ‘700 declinarono quando le vivaci salottiere si ritirarono sostituite dalla pesantezza dei filosofi.
Ma quale futuro ha una civiltà che non sopporta l’introspezione, il gusto estetico, la disponibilità a decifrare l’altro sintonizzandosi sulla sua tonalità emotiva? Flaubert, e Tolstoy avrebbero creato Emma Bovary e Anna Karenina, se non avessero dialogato con la loro zona “femminile”? Noto che oggi alla maggior parte delle donne non interessa confrontarsi sui temi dell’affettività, se non nei modi più frivoli.
Il modo di conversare nel web è improntato a pseudoscientificità, antropologismi del contenitore magico- irrazionale, contemplazione del vuoto attraverso i koan, coriandoli di filosofia. Ecc. Dolcezza, sensibilità, calore non creano potere nè seguito. Alle donne interessa sempre meno coinvolgersi per una svolta interiore con chi ha il virile coraggio della sua tenerezza e di manifestare l’ombra della sua vulnerabilità. Preferiscono come da tradizione e sempre più inseguire il rozzo maschilismo di chi in modi subdoli o espliciti avversa i valori della femminilità, anche considerati in se stessi, fuori da talora legittime critiche costruttive verso le tendenze delle donne del nostro tempo. Le donne sempre ignorano che ama chi fa esistere. Il loro ottimismo verso i violenti, a cui si attaccano non per amore ma per legami morbosi, è spesso mortale.
Risè, teorico e promotore della maschilità depressa e da risollevare riconosce che “Ognuno di noi proietta sulle donne che ama una sua parte femminile. Il rapporto riesce quando il maschio ama e stana il “femminile” che sta dentro lui stesso. Per un diverso codice d’intesa con le donne. Perché le differenze tra i sessi sono la proporzione in cui il “femminile” e i maschile” si combinano.
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Vecchio 11-01-2009, 15.26.15   #2
nevealsole
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Femminile singolare

Sentirsi incomplete senza un amore,
lasciarsi affascinare dal potere.
Piangere senza sapere perché,
e poi tornare a ridere con te.
Vivere nell'attesa dell'uomo ideale,
incapaci di comprenderlo quando diventa normale.
Voler essere protagoniste
anche quando significa vivere di ripicche.


Che cos’è, Ars, il femminile?
Per me qualcosa da cui fuggire, per te - forse - qualcosa a cui mirare.
Sarebbe bello poter scambiare i ruoli per un giorno, sentendo veramente come sente l’altro.
Sentirlo. Non supporlo, vederlo, immaginarlo. Sentire, come nell’inglese ‘to feel‘.
Sentire lo schiaffo, la carezza, il pugno nello stomaco, la gioia, il dolore come lo sente il sesso opposto al nostro.
O più semplicemente sentire cosa prova l’altro da noi - indipendentemente dal suo sesso - di fronte alle mille situazioni della vita, che siamo solitamente così bravi a valutare considerando la sola nostra prospettiva.

E’ possibile la comprensione dell’altro? Oppure anche l’empatia è solo autoinganno?
Mi risuona spesso questa domanda, ultimamente… delirio solipsistico?

...ciao
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Vecchio 12-01-2009, 08.46.21   #3
emmeci
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Riferimento: riflessioni sul "femminile"

Il problema si mette a nudo fin da questo primo incontro di voci maschile e femminile, cioè di una voce che bene o male afferma la sua giustizia e la sua autorità e di un’altra che ama sciogliersi al sole (maschio anche lui, almeno nella lingua italiana).
Sì, se evochiamo le grandi ombre dell’arte e della filosofia l’essenza del maschio di fronte alla donna sembra raccogliersi in quei versi che chiudono il Faust di Goethe e possono alternativamente rappresentare una corona di rose o di spine, un’esaltazione della donna o una sua umiliazione senza riscatto: “das ewig-weibliche zieht uns hinan” (l’eterno femminino ci trae in alto). Ma torniamo dalle vette alle valli. Oggi sembra doveroso dimostrare che non ci sono residui di maschilismo, che il lungo servaggio delle donne è finito insieme con le ombre del colonialismo, e la chiesa cattolica sembra accettare questa rivoluzione e porsi all’avanguardia di un nuovo processo. Sembra. Purtroppo però essa ha un lungo retaggio da consumare, questa volta senza scuse possibili ma con atti espliciti e chiari….E bisogna cominciare dall’alto: perché è evidente che proprio nelle religioni, e in misura sovrastante nelle religioni del libro, prevale il Dio maschio e monarca, lasciando in assoluto sottordine qualche debole accenno a una femminile presenza, subito tolto di mezzo come una tentazione demonica. Del resto la Bibbia accosta la donna al serpente, e su tale episodio si reggerebbe la storia del mondo. E se c’è qualche misterioso accenno di una rivalutazione della femmina nel Vangelo è perché essa ha accolto il seme di un maschio per dare vita ad un maschio, mentre l’accenno a un incontro più dolce e più vero, come quello del Cristo con la Maddalena viene riservato a leggende infami ed espunto dalla Messa della parola. Roba del passato l’antifemminismo biblico? Ma se è vero (e oggi possiamo chiedercelo visto che lo stesso giornale dei vescovi sprona ad affrontare i problemi dell’attualità e non quelli mummificati dalla tradizione), se è vero che la fede è qualcosa di intimo e non di calato dalle basiliche e dai predicatori, il Dio che parla dentro di noi è veramente maschio come affermano bibbie e corani o è così perché bibbie e corani sono stati scritti da uomini con la barba? E dirlo e rappresentarlo maschio è piuttosto un arbitrio se non una pretesa blasfema? Ad ogni modo è questo arbitrio, questo vizio d’origine che inaugura la millenaria figurazione maschilistica della cultura, così che anche oggi è difficile trovare un nome femminile nelle storie delle arti, delle filosofie e delle stesse religioni, per non dire dei manuali d’economia, dei capitani d’industria, degli statisti e degli strateghi….Le tue espressioni, arsenio, che tendono a rialzare le qualità femminili sono fini e giuste….ma come possiamo cambiare le cose con quel peso che ci pende sul capo, cioè quel Dio inequivocabilmente maschio, munito com’è di folgori e di anatemi? Chiedere almeno una rotazione dei ruoli cioè alzare la percentuale del femminile nei libri di scienza e di filosofia, se non in quelli di storia e politica? Ma è così, cioè con un calcolo di dosi e di numeri, che si può stabilire giustizia, o bisogna tornare alle belle espressioni che i poeti maschi hanno rivolte alle donne, esclamando come Goethe che il femminino ci innalza, o ponendo, come fa Dante, Beatrice nella corte di Dio?
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Vecchio 12-01-2009, 23.08.58   #4
Franco
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Riferimento: riflessioni sul "femminile"

arsenio,

il corsivo non sarà mio:

"Le donne che si emancipano diventano calchi dei maschi? Volte al successo, sesso, competizione e poco sentimento; identità femminili come quelle di Sex and City, con un livello culturale da cameriere di un tempo, osserva la poetessa Patrizia Valduga".

Le consuete banalità. Donne volte al successo, al sesso e alla competizione ma non al sentimento. Già la nozione dell'esser-volti al sesso m'impressiona per un elevato livello di complessità. Si può in generale esser-volti al sesso? Esser-volti al sesso così come si è e si può esser-volti alla propria autovettura o ad un invitante albero da cocco in un paese tropicale? Esser-volti al sesso... Sì proprio così, le donne sono più volte al sesso e meno al sentimento. Un'altra bruciante banalità: come se sesso e sentimento fossero cose appartenennti a categorie, forme, mondi diversi. Variazioni sul tema della più desolante banalità....

"Più comprensiva Catherine Dunne, scrittrice di “Se stasera siamo qui”, vede le donne indecise tra modelli nuovi e modello vecchi, soprattutto in amore. Con un’acquista aggressività impauriscono i maschi più deboli scatenandone reazioni anche violente."

Qui se non fraintendo, potrebbe esserci qualcosa di interessante. Molte delle donne che ho conosciuto impauriscono i maschi più deboli nel senso altamente tradizionale dii pretendere dal maschietto di più.. Più soldi, più potere, più prestigio....

"Mimetiche nel web, dove non si comprende mai chi parla e in nome di quali competenze, tra i camuffati della mente che credono di apparire intelligenti disconfermando senza una coerente costruttività i partecipanti più riflessivi. Dove ognuno si rivela con il limite dell’alfabeto che possiede."

Sostanzialmente vero. Il mimetismo come il trucco sono prerogative ancora assai femminili. Il maschio umano non si trucca. Non si rifeltterà mai abbastanza su ciò che si dice, scrive e pensa quando si dice scrive e pensa che le donne si truccano. Sii tende a non intendere la parola trucco nel senso del trucco del prestigiatore...., nel senso del "è solo un trucco"...

"Nei gruppi, accolite di chi rifugge dalla profondità del pensiero sovente con artifici, avviene un processo di livellamento cognitivo e le donne per natura più sottili ed espansive, si assimilano agli sterili schemi del genere maschile. Ma s’imparano a decodificare sensazioni ed emozioni soltanto valutando il mondo dove viviamo e le verità sono quelle mutevoli del cuore, della pelle, del nostro io, e non le trascendenze eterne che annullano la persona."

Carattere, identità, originalità, genio, dsitinzione, orgoglio, posizione del valore e della differenza, necessità della definizione, spinta alla distanza, alla differenza, all'individualità, alla strutturalità, sono cose che non appartengono alla storia "del" femnminile umano.

"Da Aristotele a Freud e fino ad oggi la donna, da parte di una mentalità sessista e dei fondamentalismi, è definita un uomo incompleto che si salva solo con la procreazione e con l’accudimento materno. Né può aspettarsi molto da padri e madri, figure sempre più sbiadite che ormai non trasmettono più nulla. Capaci solo di creare donne disadattate non riconoscendo i bisogni emotivi delle bambine, capaci solo di applaudirle quando simulano top model e veline."

Anche qui la posizione di due mondi apparentemente separati da un abisso: da una parte il maschio sessista e fondamentalista e dall'altra la femmina-vittima ai suoi piedi. Il tutto magari condito con una bella dose di colpevolizzazzione del culturale rispetto al naturale. Una delle donne - essere con genitali femminili, poco seno e capello corto - con cui ho avuto modo di scambiare due parole su temi del genere mi ha recentemente e seccamante detto: " I maggiori nemici delle donne sono le donne stesse". Mi è stato tremendamente difficile parlare di emancipazione femminile in un modo che superasse la mera sequela di battute, con esseri dal capello lungo, seni prosperosi e bel fondoschiena.

La donna tipica, quella con i capelli lunghi e cotonati, i fianchi giusti per la figliata non discute di emancipazione femminile così come non discute di sesso. Il esso lo fa, ma non lo discute, non ne fa oggetto di riflessione . Ad alcuni giovanotti di 35-30 anni sono riuscito a strappare le seguenti e lapidarie parole: "se ti metti a discutere di sesso con le donne, finisci per non farlo." Se vuoi sesso devi fare sesso e basta. O uno o l'altro con le donne".

Sia come prostitute che come madri, le donne continuano a non aprlare di sesso. Ma per la donna il sesso non detto, il sesso taciuto è inevitabilemnte un sesso subito, violento.

Aristotele e Freud, due nomi celeberrimi, due dei nomi più grandi della coscienza dell'Occidente, accomunati da un certo giudizio sul femminile. Aristotele, Ille Philosophus, il filosofo per antonomasia seppe dare forma al sapere in una maniera forse insuperabile.

Fu genio metafisico ma nel nel suo sistema non trovò posto e non trova posto un'adeguata riflessione sul fmminile. Perchè la sua filosofia prima ossia la filosofia nel senso più alto fu sapere del divino? In che rapporto stavano e stanno nella sua opera l'assenza di un discorso sul femminile e la posizione della teologia filosofica come prima filosofia? Perchè nel trattato sull' anima Aristotele non discute del sessuale?

Sta forse in questo la spinta ad un certo pensiero metafisico? Nell'incapacità di riflettere sul sessuale?

Freud, rappresentante della scuola del sospetto, di femminile scrisse, eccome se scrisse, ma in modo pionierstico e rozzo. La sua concezione del femminile, a ben vedere, non poteva che essere in linea con l'atteggiamento nei confronti della compagna di sempre così come del suo esser-un-uomo-ebreo. La concezione freudiana del femmnile fu maschilista perchè Freud fu una prescisa sessualità. Un esempio per tutti:la concentrazione concenttuale sulle sensazioni del glande. Solo chi si concentra sul glande e le sue sensazioni può concepire il femminile come maschio evirato, castrato, in-completo. Freud non parlo' di un altro tipo femminile.....

"Eppure la cultura è femminile, per chi non disdegna colloquiare con le donne."

Molto, molto problematico.

Non so quale sia la tua esperienza del femminile, arsenio, ma affermare che la cultura sia femminile è altissimamante problematico ed azzardato. Forse la maggiore partecipatività delle donne di cui parli è dovuta alla maggiore occupazione professionale maschile. In questo senso molte più donne avrebbero tempo da dedicare alla "cultura".

Maggiore padronanaza linguistica? Anche questo mi sorprende, a dire poco. Forse la maggiore padronanaza lingusitica di cui scrivi consiste in una maggiore e collaudata capacità di fare chiacchera.

Forse che i maschietti non apporterebbero intuizione ed emozione?

"Per essere in relazione con se stesse e il loro corpo"

Forse che i maschietti non lo sarebbero?

Che le donne preferiscano inseguire sempre più il rozzo maschilismo come da tradizione è un altro bel rompicapo. Bisognerebbe infatti decidersi. O la donna si sta emancipando o insegue sempre più il rozzo maschilismo. Me l'immagino questa donna che insegue il rozzo maschilista, magari per strada o nel labirinto delle mura domestiche: "Dove corri rozzo maschilista, che t'acchiappo!!......".

Franco
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Vecchio 13-01-2009, 11.27.19   #5
arsenio
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Originalmente inviato da nevealsole
Sentirsi incomplete senza un amore,
lasciarsi affascinare dal potere.
Piangere senza sapere perché,
e poi tornare a ridere con te.
Vivere nell'attesa dell'uomo ideale,
incapaci di comprenderlo quando diventa normale.
Voler essere protagoniste
anche quando significa vivere di ripicche.


Che cos’è, Ars, il femminile?
Per me qualcosa da cui fuggire, per te - forse - qualcosa a cui mirare.
Sarebbe bello poter scambiare i ruoli per un giorno, sentendo veramente come sente l’altro.
Sentirlo. Non supporlo, vederlo, immaginarlo. Sentire, come nell’inglese ‘to feel‘.
Sentire lo schiaffo, la carezza, il pugno nello stomaco, la gioia, il dolore come lo sente il sesso opposto al nostro.
O più semplicemente sentire cosa prova l’altro da noi - indipendentemente dal suo sesso - di fronte alle mille situazioni della vita, che siamo solitamente così bravi a valutare considerando la sola nostra prospettiva.

E’ possibile la comprensione dell’altro? Oppure anche l’empatia è solo autoinganno?
Mi risuona spesso questa domanda, ultimamente… delirio solipsistico?

...ciao
ciao neve
E' arduo definire la femminilità se oggi si assimila agli ideali maschili. In tal caso la donna si sottomette alle leggi dell'uomo e deve scegliere tra “vendersi” o batterlo sul suo campo.
Noi eredi della borghesia fallocratica ci riferiamo sempre alla donna passiva e concava che va penetrata. Situazione calcata anche nei romanzi, ad es. in L'amante di Lady Chatterley.
Oggi dovremmo ricuperare la dualità orientale in contrasto con l'”Uno” occidentale che abolisce molteplicità e differenze. Non limitandosi a vedere solo “madri”, “mogli”, “massaie”, casalinghe, contenuti per una genitalità priva di sentimenti, ecc. e se all'origine della cultura occidentale ci fosse un matricidio? Eppure le donne oggi disconfermano la veterofemminista più importante per la rivoluzione del '900. Simon de Beauvoir. “ La parità non c'interessa più, non siamo uguali ai maschi e non vogliamo riprodurre i loro modelli”. Chi sottoscriverebbe questo appello a non neutralizzare l'identità e l'ideale femminile?
Anche il pensiero freudiano continua ad influire sugli stereotipi sulle donne. Si limitò agli aspetti biologici e sessuali per descrivere tratti specifici delle donne: passività, masochismo, invidia, gelosia, debole Super io, autosvalutazione, scarso senso della giustizia. Mentre l'analisi socioculturale ed interpersonale, se in parte li ammette, ne vede l'induzione socio- familiare. Le donne per sopravvivere furono costrette ad avere ed usare quelle intuizioni che appartengono solo a uomini empatici , artistici, intuitivi.
Oggi l'uomo perde il suo ruolo di fronte a una donna molto sicura di sè. Vi si specchiarono per costruirsi immagine e autostima, ma ora ne ricavano il riflesso dei loro difetti di cui sono maggiormente consapevoli dopo il periodo del '68, con tutti i suoi limiti e scoperte. Tranne durante quelle infatuazioni che non so quanto c'entrino con l'amore. Siamo più fragili, insicuri, aggressivamente reattivi perchè non c'è altro modello vincente oltre il maschilismo arcaico, che pur sempre funziona verso un pubblico di donne. Ormai modelli irraggiungibili sono il padre, l'eroe, il dongiovanni: a chi ispirarsi? Tuttavia non è detto che un maschio che si plasmi sull'Io ideale della donna che ama, sia da lei riconosciuto. Ma solo l'esperienza relazionale con una donna ci mette a contatto con la vita e con le nostre lacune.
La memoria e la parola del pathos sono peculiari della femminilità che si esprime per genere in modo diverso da noi. Basi pur della psicoanalisi, dell'amore, dell'eros. La parola è il cervello dell'amore e la dimensione ideativa e concettuale è quella dell'espressività anche interiore. Oggi certi grandi manager non hanno mai letto un romanzo, un saggio , una poesia; ad esempio Briatore se ne vantò in un'intervista su Magazine del Corriere. Pazienza lui che ha altre chances, ma come può interessare un uomo che non sa cos'è la passione, l'erotismo, il dolore, la noia, la tristezza? E' impossibile separare l'anima dal corpo, così non si può scindere il cuore dal cervello, l'emozione dalla razionalità Per qualsiasi discorso anche non strettamente sulle scienze dello spirito.

Per me “femminile” è chi riesce a dire con sei versi l'essenza del femminile, in modo più efficace dei miei lunghi scritti e ed esprime un pensiero profondo con una centrata semplicità. Per questo miro e ammiro le donne forse anche nelle loro enigmatiche incongruenze. Amore la cui origine risale all'educazione affettiva e alla conoscenza emotiva di mia madre, che pur eluse il rischio di un mio attaccamento edipico.

Empatia e solipsismo.

L'empatia sa trapassando dalle scienze dello spirito alle scienze naturali (neuroni specchio) .Ma sperimentarla di persona come vissuto fenomenologico sarà sempre impossibile. Per cui continueremo a dire con danno: “Lo so ben io cosa ti ci vuole, come risolvere il tuo problema; le tue fisime sono solo questione di volontà, ecc. ecc.
La premessa falsa è “solo due individui che hanno subito una stessa dolorosa esperienza empatizzano”. Invece non esistono solo due persone che vivono la stessa esperienza allo stesso modo. Smentendo ciò che insegnano, abbiamo verificato in un gruppo come alcune persone che avevano subito un incendio, lo avevano vissuto,presumibilmente, in modi sensibilmente diversi, fidando nelle loro affermazioni per una comprensione senza pretesa di spiegare. Quindi correggerei: “Con una perdita, un lutto, un abbandono, la fine di un amore, ecc. viene vissuta da ognuno in un modo personale e incomunicabile, simile ma mai identico”.quindi non c'incontriamo mai: è la base dell'empatia. L'assoluta invalicabilità della coscienza, per cui l'Io conosce, a rigore, solo se stesso, e gli altri come contenuti della propria coscienza,definisce il solipsismo filosofico. Siamo nient'altro che monadi, scatole nere l'uno per l'altro. Vizio anche della psichiatria che non riconosce la singolarità unica e individuale di chi sta di fronte, etichettando con una generica diagnosi e relativa automatica terapia. O si generalizza, con l'ideologia antipsichiatrica, per cui la malattia mentale,sempre e ancora, non esiste. Ma solo la società che la induce, anche soltanto nominandole. Succede nella mia città. Un formalismo, alibi per nascondere una sostanza che non c'è.
Anche la moderna psicoanalisi si fonda sul “femminile”, soprattutto oggi si riscopre Ferenczi, empatico che valorizzò la sensibilità relazionale. Introiettivo, contenente, che accoglie con “maternage” il paziente, e Freud per la sua maggior disposizione intuitiva e proiettiva. Quindi si è passati alla fase dell'esperienza emotiva e sensibile accoglienza, per una terapia riparatrice di carenze affettive subite durante l'infanzia o per lenire le ferite , es. narcisistiche per quanto riguarda gli affetti.
arsenio is offline  
Vecchio 13-01-2009, 11.29.48   #6
arsenio
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Riferimento: riflessioni sul "femminile"

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Il problema si mette a nudo fin da questo primo incontro di voci maschile e femminile, cioè di una voce che bene o male afferma la sua giustizia e la sua autorità e di un’altra che ama sciogliersi al sole (maschio anche lui, almeno nella lingua italiana).
Sì, se evochiamo le grandi ombre dell’arte e della filosofia l’essenza del maschio di fronte alla donna sembra raccogliersi in quei versi che chiudono il Faust di Goethe e possono alternativamente rappresentare una corona di rose o di spine, un’esaltazione della donna o una sua umiliazione senza riscatto: “das ewig-weibliche zieht uns hinan” (l’eterno femminino ci trae in alto). Ma torniamo dalle vette alle valli. Oggi sembra doveroso dimostrare che non ci sono residui di maschilismo, che il lungo servaggio delle donne è finito insieme con le ombre del colonialismo, e la chiesa cattolica sembra accettare questa rivoluzione e porsi all’avanguardia di un nuovo processo. Sembra. Purtroppo però essa ha un lungo retaggio da consumare, questa volta senza scuse possibili ma con atti espliciti e chiari….E bisogna cominciare dall’alto: perché è evidente che proprio nelle religioni, e in misura sovrastante nelle religioni del libro, prevale il Dio maschio e monarca, lasciando in assoluto sottordine qualche debole accenno a una femminile presenza, subito tolto di mezzo come una tentazione demonica. Del resto la Bibbia accosta la donna al serpente, e su tale episodio si reggerebbe la storia del mondo. E se c’è qualche misterioso accenno di una rivalutazione della femmina nel Vangelo è perché essa ha accolto il seme di un maschio per dare vita ad un maschio, mentre l’accenno a un incontro più dolce e più vero, come quello del Cristo con la Maddalena viene riservato a leggende infami ed espunto dalla Messa della parola. Roba del passato l’antifemminismo biblico? Ma se è vero (e oggi possiamo chiedercelo visto che lo stesso giornale dei vescovi sprona ad affrontare i problemi dell’attualità e non quelli mummificati dalla tradizione), se è vero che la fede è qualcosa di intimo e non di calato dalle basiliche e dai predicatori, il Dio che parla dentro di noi è veramente maschio come affermano bibbie e corani o è così perché bibbie e corani sono stati scritti da uomini con la barba? E dirlo e rappresentarlo maschio è piuttosto un arbitrio se non una pretesa blasfema? Ad ogni modo è questo arbitrio, questo vizio d’origine che inaugura la millenaria figurazione maschilistica della cultura, così che anche oggi è difficile trovare un nome femminile nelle storie delle arti, delle filosofie e delle stesse religioni, per non dire dei manuali d’economia, dei capitani d’industria, degli statisti e degli strateghi….Le tue espressioni, arsenio, che tendono a rialzare le qualità femminili sono fini e giuste….ma come possiamo cambiare le cose con quel peso che ci pende sul capo, cioè quel Dio inequivocabilmente maschio, munito com’è di folgori e di anatemi? Chiedere almeno una rotazione dei ruoli cioè alzare la percentuale del femminile nei libri di scienza e di filosofia, se non in quelli di storia e politica? Ma è così, cioè con un calcolo di dosi e di numeri, che si può stabilire giustizia, o bisogna tornare alle belle espressioni che i poeti maschi hanno rivolte alle donne, esclamando come Goethe che il femminino ci innalza, o ponendo, come fa Dante, Beatrice nella corte di Dio?

Grazie! Post interessante ed equilibrato, con pertinenti richiami letterari, spero induca a continuare un discorso per niente superfluo.
Le facce dell'attuale maschilismo anche tragico risaltano più in alcuni saggi e ricerche. Ad esempio in “Amorosi assassini” a cura di D. Maraini. Incredibile numero di violenze fisiche, verbali, di stupri, assassinii, in Italia. Punta di un iceberg per reticenze, opportunità, cultura, paura, ecc. Mobbing e stalkerismo sono altri termini nuovi che impauriscono le donne. E la Chiesa si rivela misogina nelle encicliche. Sempre fedele a San Paolo: “ La donna si salva a patto di partorire, perseverare nella fede, nella carità e nella santificazione con modestia.”. Demonizzate nella corporeità sulle orme di Sant'Agostino che la riconobbe come prima fonte di peccato. Infatti nell'inconscio teologico l'omosessualità clericale è sempre stata implicitamente più tollerante.
I monoteismi sono maschilisti anche se non c'è più l'iconografia di un Dio antropomorfico come nei catechismi di un tempo. Anche se di Wojtila appena morto si disse: “ora siede al fianco di Dio” come negli spot per il caffè. Per il Corano la donna vale il 50% e questo spiega l'estrema durezza verso le trasgressioni sessuali solo femminili. Ogni monoteismo aspira a unire Stato, politica, Chiesa, imponendo precetti su cosa bisogna o non bisogna fare, donne comprese. Che in nome dell'unità familiare dovrebbero tollerare anche di farsi massacrare.
Oggi l'ultimo dei giornalisti vale come la prima delle donne giornaliste, ecc.
Rimedi? Comprendere l'enorme potenzialità della doppia natura per ognuno: Uomo più Donna; scoprire il femminile dentro e fuori di noi per una maggior ricchezza. Le donne siano impietose verso pirati, bastardi, prevaricatori,manipolatori, violenti, ecc.
solo i deboli temono il potere femminile.
Non scansare di raccogliere l'invito a parlare di tali temi, anche per esplorare il pianeta donna. Certe astensioni sono molto significative. Senza alzare al testa al cielo come Talete.Di donne angelicate di tempi non più casti ma più ipocirti, credo non ce ne sia piùbisogno ....
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Vecchio 13-01-2009, 15.29.06   #7
Giorgiosan
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Riferimento: riflessioni sul "femminile"

Afferma M. Foucoult che la sessualità è strumento del potere politico che la “piega” alle esigenze del potere stesso.
Lui coglie questo aspetto ed in parte posso essere d’accordo ma a me preme esprimere un diverso punto di vista..

Non considero la diversità di genere ma la sessualità nei suoi aspetti relativi alla libertà e quindi, se si vuole, al potere.

La libertà della persona può essere certamente compromessa dalla potenza della sessualità; uomo e donna esercitano un potere che s’indirizza reciprocamente.
E’ difficile sottrarsi a questa attrazione-potere attuandosi nella sessualità una delle più potenti forze biologiche integrata al piacere.

Questa attrazione può diventare fatale e ridurre in schiavitù la persona , o almeno incidere pesantemente nelle sue scelte esistenziali.

Credo sia meglio al fine di avvicinarsi alla felicità controllare e dominare la sessualità; anche il mancato controllo ha la sua parte in tutti quei fenomeni indicati, in ordine sparso, nel post di apertura..

Nessuna tecnica, nessuna competenza, professionale può essere acquisita senza esercizio; non si può imparare neanche l’arte di vivere, la tècne tou bìou, senza una askesis che bisogna pensare come una formazione di sé da parte di se stessi.

E’ questo uno dei principi tradizionali a cui i pitagorici, i socratici, i cinici avevano attribuito grande importanza da molto tempo e credo sia sensato.


Ciao
Giorgiosan is offline  
Vecchio 13-01-2009, 15.36.43   #8
emmeci
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Riferimento: riflessioni sul "femminile"

Sì, tendere all’uno come prevenzione o rimedio all’egoismo è in fondo quello che ci suggerisce la stessa natura dai suoi gradi infimi a quelli più alti, cioè – come direbbe Schiller – dalla voluttà del verme all’estasi del cherubino….Ma no, è meglio lasciare in pace Dio che forse non è né maschio né femmina e non ha nessuna responsabilità per come la Bibbia lo ha tratteggiato e le chiese fanno ogni sforzo per mantenere il loro diritto a definirlo e dipingerlo. Sì, perché se lasciamo da parte quello che esse dicono e accettiamo Dio come appare all’uomo più semplice nello spirito, cioè come il suo anelito verso l’assoluto, dobbiamo riconoscere che è qualcosa di tanto sublime da privare le chiese di ogni potere. C’è un aforisma (questa volta orientale) che afferma: tutto quello che si dice del Tao non è il Tao. Io potrei, da buon europeo, dire: tutto ciò che si dice di Dio non è Dio.
Ma non vorrei neppure identificare l’Oriente con ciò che dicono o dicevano gli orientali ispirati (non i terroristi troppo simili a quello che eravamo noi in secoli passati): perché essi (gli orientali ispirati) non si fermano a sognare un’unità di maschio e di femmina, ma pensano addirittura che tutto sia uno, o almeno sia stato e forse sarà; e se il taoista si ferma a guardare il fiume che passa aspettando che il lieto evento avvenga, noi che ci picchiamo di essere più decisi ed attivi, vogliamo che questo avvenga il più presto – magari soltanto con un laico scambio di geni.
Ho parlato abbastanza, Arsenio?
emmeci is offline  
Vecchio 14-01-2009, 16.46.00   #9
arsenio
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Riferimento: riflessioni sul "femminile"

Citazione:
Originalmente inviato da Franco
arsenio,

il corsivo non sarà mio:

"Le donne che si emancipano diventano calchi dei maschi? Volte al successo, sesso, competizione e poco sentimento; identità femminili come quelle di Sex and City, con un livello culturale da cameriere di un tempo, osserva la poetessa Patrizia Valduga".

Le consuete banalità.Franco

Le identità di genere sono culturali e conformi alle mutevoli norme e modelli approvati del tempo. La paideia occidentale è stata sostituita dallo snack pensiero, dagli spot e dalle imposizioni dell'industria culturale,da miscellanee di parascientismi, misticismi, folklore delle psiche,sessismo de-femminilizzazione,briciole d'alto sapere in linguaggi ibridi e farraginosi. I modelli nella civiltà del visibile creano adolescenti aggressive con lingerie a vista, webcam girls d''ottima famiglia, piccole veline in attesa di crescita,ecc. Certe identità sono eterodirette o false concezioni sul “vero uomo” e sulla “vera donna”.
Ma la mia premessa considera un futuro dialogo tra gli emisferi della tradizione, sul piano culturale e antropologico, per ridefinire le identità di genere attraverso il dialogo di culture.
Emisfero sinistro, razionale, per convenzione maschile: sede del pensiero analitico e astratto, focalizzato sugli oggetti, razionale. Calcolo, controllo, dominazione sociale, cultura ed educazione occidentale.
Destro: Intuitivo-emozionale, per convenzione femminile. Pensiero intuitivo, concreto, comprensivo, focalizzato su persone. Simultaneità, sintesi, globalità,estetica, arte, comunicazione psicoaffettiva, cultura ed educazione orientale.
Logo, metafisica, scienza, virtus fisico-morale, eloquenza persuasiva, teoria contemplativa, sono ancora maschili.
Metis, come spigliatezza mentale e pratica, è femminile.
Le donne si fanno amare, accettare e diventano madri per confermare l'identità, e anche l'atrofia affettiva maschile entra in gioco per attribuzione di autoimmagini e ruoli sociali.
Il maschio deve dimostrare l'appartenenza di genere, non abbandonandosi a sentimenti né alle sensazioni erotiche fuori dalla prestazione; l'interiorità distrugge la sua identità. Mentre l'amore è più un affare di donne. E' il desiderio femminile basato sulla parola. La parola è il cervello dell'amore ed il romanzo ne è l'archetipo.
Non considero clichè come donna oca, strega, civetta, fata, puttana, santa,vergine, madonna, castratrice, zitella, lesbica, femminista, e sono equidistante da femminismi e maschilismi.

Dilemma: Le donne non sono attratte dai sensibili politically correct e a parole nemmeno dai volgari detrattori delle donne oggi più autonome?
Mitica ancestrale, letteraria e sociologica attrazione per il “rozzo”? Ma dobbiamo credere a queste recenti testimonianze di femministe storiche che ricevono migliaia di lettere?

Aspesi: ... ma alle donne piacciono proprio quei rozzi, superficiali, indifferenti per i quali sono disposte a sopportare tutto. Gli altri, sensibili e colti non appartengono all'immaginario sentimentale ed erotico femminile”.
Boralevi: “Le donne cercano tutte lo stesso tipo di uomo macho e villano. Il maschio ignorante attira di più; rozzo e sbrigativo, non deve chiedere perchè sa e ha già tutto”.
Inspiegabilmente preferiscono uomini sfuggenti ed egoisti. Desiderano chi le fa soffrire, chi non telefona, poi magari tornano e con uno sguardo si riprendono la vittima”.
Sotis : piacciono gli uomini che maltrattano, fanno soffrire e tengono sulle corde. Non piacciono i teneri e accondiscendenti. Uomo e donna s'incontrano solo nei rapporti psicotici. Intestardite nell'inseguire gl' impossibili impermeabili a seduzione, e giurano di sentirsi amate proprio perchè lui le ignora. (...) amano chi usa parole per insultarle. Le femministe consapevoli disprezzano i rozzi, eppure prediligono averli quali interlocutori. Amano chi non desiderano ,desiderano chi non amano. Sono mistero a se stesse. Più sono mascalzoni più ci piacciono. Tutto cambia ma signore e signorine, nello scorrere di decenni e millenni, l'uomo piace sempre uguale”

franco:

per te la donna è “essere con genitali femminili” ... sia come prostituta che come madre”? Ma altro?

E' vero che le donne che vengono a patti con la maschilità nuocciono a se stesse.

Siamo noi che non comprendiamo la sessualità femminile, ora in mutazione, ma per molte rimasta pervasiva su tutta l'epidermide. Affettiva e interna come il suo apparato, misteriosa e indicibile a loro stesse.

Aristotele è citabile ma senza più un sottinteso Ipse dixit..
Perchè i filosofi non parlano dell'irrazionalità dell'amore e del pathos della sessualità? Ti mando al mio “filosofia dell'amore”.

Freud scrisse qualcosa sull'amore patologico e sulle donne si bloccò perchè l' edipo non è riferibile al clitoride.
Più che “ebreo” (genialità introspettiva) per il nostro discorso, è stato un patriarcal-fallocentrico inserito nella borghesia di allora.

C' è comunque una divaricazione tra la cultura al maschile e quella al femminile, a prescindere dal fattore limitativo del tempo libero.

La donna ama il gossip, noi laconici in famiglia esibirci in banalità enfatiche. Ma secondo ricerche pedagogiche le donne hanno maggior intelligenza emotiva e fluidità verbale. Noi maggior capacità spaziale.

Sei un maschietto intuitivo in ottima convivenza con il tuo corpo? Dimostra che non è lecito generalizzare.

arsenio is offline  
Vecchio 15-01-2009, 10.44.46   #10
arsenio
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Riferimento: riflessioni sul "femminile"

Citazione:
Originalmente inviato da Giorgiosan
Afferma M. Foucoult che la sessualità è strumento del potere politico che la “piega” alle esigenze del potere stesso.
Lui coglie questo aspetto ed in parte posso essere d’accordo ma a me preme esprimere un diverso punto di vista..

Non considero la diversità di genere ma la sessualità nei suoi aspetti relativi alla libertà e quindi, se si vuole, al potere.

La libertà della persona può essere certamente compromessa dalla potenza della sessualità; uomo e donna esercitano un potere che s’indirizza reciprocamente.
E’ difficile sottrarsi a questa attrazione-potere attuandosi nella sessualità una delle più potenti forze biologiche integrata al piacere.

Questa attrazione può diventare fatale e ridurre in schiavitù la persona , o almeno incidere pesantemente nelle sue scelte esistenziali.

Credo sia meglio al fine di avvicinarsi alla felicità controllare e dominare la sessualità; anche il mancato controllo ha la sua parte in tutti quei fenomeni indicati, in ordine sparso, nel post di apertura..

Nessuna tecnica, nessuna competenza, professionale può essere acquisita senza esercizio; non si può imparare neanche l’arte di vivere, la tècne tou bìou, senza una askesis che bisogna pensare come una formazione di sé da parte di se stessi.

E’ questo uno dei principi tradizionali a cui i pitagorici, i socratici, i cinici avevano attribuito grande importanza da molto tempo e credo sia sensato.


Ciao

Ottimo spunto a cui non avevo pensato! Le donne nel patriarcato acquisivano valore e protezione solo se diventavano madri e per sopravvivere onestamente imparavano ad attrarre un uomo.
Per cui la femminilità fu intesa come capacità di piacere e sedurre gli uomini, dipendendone e perpetuandone il potere.
“Femminile” significò essere eccitanti per esistere ed è questo il nostro potere nei loro confronti. Ma in tali reciproci giochi di potere si possono travisare le vere essenze dell'essere uomini e donne: mezzi, strumenti, e non fini.
Amore e potere sono entrambi ambivalenti, con vari significati, motivazioni e verità inespresse.
Tra desiderio e infelicità, estasi e tormento, peso d'un vincolo di responsabilità o gratificante disimpegno. Tra finzione e realtà, verità e menzogna, scopi nobili e doppi fini inconfessabili,istinto e ragione dialettici in alterne fortune, simulazioni e dissimulazioni. Ancora la grande maestra è la letteratura. Amore o potere? Amore come potere e amore del potere?

Esercizi continui anche filosofici per un modo sempre adattivo di pensare e vivere.
La creatività scientifica richiede di conoscere tutto ciò che è stato già prima scoperto, più duro lavoro. La creatività artistica richiede solo un personalità singola, più stimoli e duro lavoro.

arsenio is offline  

 



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