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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 17-02-2009, 20.49.13   #71
VanLag
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Data registrazione: 08-04-2002
Messaggi: 2,959
Riferimento: Diritti divini e diritti... statali...

Citazione:
Originalmente inviato da nexus6
Un diritto sancisce (e deriva da) un dato insieme di principi. Il problema sta nel fatto che molti credono che sopra all'autonomia ed alla coscienza dell'individuo, di tutti gli individui, stia la propria fonte trascendente di morale; dunque quello che per te è un sacrosanto diritto, altri non sarebbero disposti a considerarlo tale. Guarda che anche gran parte degli altri crede che l'autorità dello Stato stia sopra la propria autonomia, su molte questioni anche private. Un Dio ha sostituito un altro, ormai vetusto, senza troppa differenza, tant'è che il filosofo Locke era sì per la libertà di religione, ma gli unici che non ammetteva erano gli atei, poiché, argomentava, pericolosi per la stabilità stessa della società, in quanto privi del timor di Dio, necessario a suo parere per il rispetto della morale. Credeva, insieme ad Hobbes, che essa per essere rispettata abbia bisogno di un'autorità superiore che la imponga, che si chiami Dio o Stato poco importa. Tale idea è molto ben presente anche oggi.

A nulla valgono, dunque, nei confronti di un certo tipo di persone, i giusti (per me) richiami di Gyta all'autodeterminazione e all'individualità liberatrice. Continuare a dialogare in questo modo, non comprendendo che sono state educate ad una differente scala di principi, mi sembra non rendersi conto che questo tipo di dialogo serve a poco, se non ad autocompiacersi di essere dalla parte del "giusto".

Un saluto.
Così tanto per approfondire il discorso...............

Hobbes e Locke hanno elaborato le loro teorie in tempi in cui il cristianesimo aveva ancora molta influenza e quindi non stupiscono le loro affermazioni. Quello che stupisce semmai è che la loro idea è molto ben presente anche oggi ma non credo che sia presente a causa delle loro filosofie bensì a causa del cristianesimo.
Infatti anche il cristianesimo nel nostro paese è molto ben presente ancora oggi, sarà per via della presenza del vaticano sul nostro territorio. Non dimentichiamo che veniamo da 2 millenni in cui hanno dominato un maniera assoluta ed indiscutibile idee come queste:

- Due sono i poteri capitali dai quali è retto il mondo: la sacra autorità dei pontefici e la potestà dei rè, Ma il compito dei pontefici è tanto più grave in quanto essi dovranno rendere ragione , al giudizio finale, anche del comportamento dei re. – Perciò papa, Gelasio chiede di – sottomettere docile il collo a coloro che presiedono alle cose divine. – (1)

– essendo vera patria del cristiano solo l’atteso “regno dei cieli” la vita attuale ne è preparazione e condizione, quindi ha da essere completamente subordinata alla chiesa.- (2)


Idee che almeno per un millennio hanno retto i destini dell’occidente cristiano.


1) Lettera di papa Gelasio all’imperatore Anastasio (494 d.c.)
2) “De civitate Dei” S. Agostino.
VanLag is offline  
Vecchio 18-02-2009, 09.06.44   #72
emmeci
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Messaggi: 1,272
Riferimento: Il diritto alla morte.

Sarò un fissato, ma mi pare che nessuno abbia affrontato il problema base di questo argomento rispondendo alla domanda su cui tutto si regge e che potrebbe essere espressa così: “E’ un bene? E’ un male?” (naturalmente la vita).
Quando un filosofo pessimista vuol ricordare che l’essere vivi non è un bene ma un male, cita di solito, oltre alla cieca legge della natura e alla malizia degli uomini, oltre le malattie e le ingiustizie, la morte: mentre i religiosi – così come i filosofi meno sensibili alle tragedie degli individui e dei popoli - si sono dati da fare per giustificare la morte, quasi fosse conseguenza di un’originaria caduta o un evento che lo spirito ignora e la storia trasforma in lievito delle civiltà, e non una inesplicabile macchia sulla lucente superficie dell’essere. Opponendosi in questo a quei filosofi ipermoralisti che si scandalizzano davanti a un bimbo che muore e a quelli che si ribellano – nonostante la loro comprovata saggezza - al semplice fatto che la morte esista, rovesciando la famosa domanda di Sigieri di Brabante “perché l’essere invece del nulla?” in quella, per noi assai più terribile “perché il nulla invece dell’essere?”
Eppure quante volte abbiamo detto, magari con un rimpianto, “finalmente non soffre più”, quasi che la morte possa rappresentare il colpo di grazia al termine di un calvario lungo e senza speranza. Ed è una lotta, o un cercare rimedi contro di essa, che ha impegnato l’uomo dall’epoca paleolitica a quella moderna. Eppure, se non ci fosse la morte avrebbe qualche chance la moralità – o l’uomo sarebbe veramente libero, e quindi un lupo per l’uomo? E in quanti miliardi di esseri saremmo a contenderci il cibo e lo spazio? Dunque bisogna arrendersi alla saggezza del grande architetto, anche se qualcuno potrebbe obiettare che proprio questo – questa impossibilità di escludere la morte e quindi la cieca violenza in un universo come è quello in cui siamo dimostra la scarsezza d’intelligenza – o l’impotenza – del genio creatore.
Resta il fatto che per noi l’esistenza della morte dovrebbe essere il problema primo e ultimo dell’esistenza mentre l’intera storia dell’uomo, la religione, la filosofia sono una fuga da questo problema o uno sforzo per esorcizzarlo, così come è stato per gli esseri primitivi e non lo è solo per coloro che non hanno il privilegio della ragione….”La negazione è il lievito dello spirito” così pensa Hegel, e ”via dalle tombe” ha più modestamente ammonito Benedetto Croce, quando “la vita è il bene supremo” – proclamano frettolosamente religiosi e laici finché davanti a una salma che scende dentro la terra, dopo un attimo di compunzione, possono tornare alle loro funzioni abituali, lasciando fiori ed insetti a tener compagnia all’estinto senza avvertire che forse il conforto si cela proprio laggiù, in quello schiudersi ad altri esseri, se non a vivere nell’infinito. Ed è questo, forse, il solo esorcismo degno dell’uomo: un rito che non viene dall’odio ma dalla pietà, e che tuttavia non basta a placare la nostra coscienza, spingendoci a domandare ogni volta – noi piccoli o grandi filosofi: “E’ un bene” E’ un male?” (naturalmente la morte).
emmeci is offline  
Vecchio 18-02-2009, 12.08.52   #73
lorem
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Data registrazione: 16-02-2009
Messaggi: 4
Riferimento: Il diritto alla morte.

Mi sembra di aver compreso che i concetti di vita e di morte che vengono espressi da quasi tutti gli intervenuti nel dibattito siano collegabili ai dirittti civili, pochi parlano dei diritti dell'onda di luce eterna di entrare ed uscire da un corpo quando il suo programma di vita è terminato e ne deve ricominciare un'altro.
Nel caso di Eluana, come in altri casi, l'accanimento terapeutico si è dimostrato incontrovertibile e voluto solamente da chi ha usato quell'ammasso di cellule per tests scientifici. La scienza tanto osannata proprio perchè altera le decisioni personali aprioristiche di vita e di morte ha deciso di far vivere un corpo dove l'Energia Vitale di colei che in questa vita fu chiamata Eluana, ne era uscita da tempo. L'Energia Vitale studiata e ricercata dai maggiori filosofi (dai Sufi ai giorni nostri), è stata dimenticata da tutti. Che Io sappia nessuno ha parlato di programma di vita, nessuno ha rispettato il volere di Eluana di uscire da quel corpo ad opera di un incidente. Ovviamente IO ribalto la visione di ciò che accade ad ognuno di noi: nulla è a caso, ergo in quell'incidente l'Energia della ex Eluana doveva viversi una situazione dolorosa ed un sonno organizzato/controllato.
Ma qui bisogna comprendere qualcosa che oramai si è perso nella notte dei tempi: ciò che solo le filosofie orientali perseguono: la vita e la morte e la decisionalità di ognuno di noi, onde di luce eterna, di entrare ed uscire da un corpo per potersi vivere successive esperienze evolutive. I chakra, il karma, il dolore, le emozioni per giungere da saggi all'uscita dalla materia con l'Illuminazione.
Anticamente vi erano esperti sacerdoti che controllavano se l'energia del morente era presente nel corpo e la vita doveva proseguire. Solo allora procedevano nel tentativo di salvarlo, ma se l'Energia Vitale ne era uscita ricomponevano il corpo e lo bruciavano per purificarlo da tutte le tossine accumulate. (Si fa tanto parlare degli antichi Egizi ma pare che i loro insegnamenti siano tenuti lontani dalla quotidianità del popolo che invece dovrebbe maggiormente appropriarsi della loro saggezza) La ragione di ciò era che non doveva essere immondata la terra ed il corpo doveva essere ripulito dal rapporto con la terra madre in modo da poter nella successiva vita avere pochi legami con la vita passata. Inoltre l'energia così ripulita non formava falsi archetipi nell'inconscio collettivo dei reincarnati futuri.
Il corpo di Eluana, dove la sua Energia Vitale era uscita da 17 anni, è stato sfruttato da tutti: dalla medicina (quanto è costato agli italiani mantenerla in vita?) con esperimenti di cui noi non ne conosciamo il fine; dalla chiesa che ha detto di tutto e di più dimenticandosi, totalmente della reincarnazione, della antica Bibbia e dei vangeli distrutti dopo il consiglio di Nicea; dalla stampa che ha scritto fiumi di parole; e dai politici che usano questo fatto come vessillo per campagne pro laicismo o pro cristianesimo.
Ma è possibile che in Italia tutto ciò che è legato alla verità della vita e della morte e della libertà di scelta individuale non sia attuabile?
Perchè dobbiamo scrivere un testamento biologico per difenderci dal prolungarci la vita indefinitamente e che definisca per iscritto ciò che desidero sia effettuato da altri per la fine del mio programma di vita (destino)?
Perchè dobbiamo salvaguardarci dall'ingerenza delle baronie nella nostra vita privata?
Perchè un genitore non è libero di scegliere come tumulare un corpo da lui e da sua moglie generato?
Perchè tutte queste ingerenze sulle libertà personali?
Mi sembra di comprendere che la Fede in sè stessi si è andata persa congiuntamente alla Fede nel volere divino: le religioni sono passaggi che ognuno di noi prima della reincarnazione decide di viversi proprio perchè all'interno di questi orientamenti filosofici esiste una evoluzione di Fede in sè stessi figli tutti di Dio ed esseri unici ed irripetibili.
Come si può credere che una legge possa sancire la nostra determinazione di vita e di morte?
tao tao LOREM
lorem is offline  
Vecchio 18-02-2009, 13.04.30   #74
ornella
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Riferimento: Il diritto alla morte.

Caro Emmeci proprio in questi giorni ho notato di essere quasi coetana di Eluana, credo di avere un anno di più.Rispetto all'eternità, anche se Dio fosse solo una mia illusione, e in egual modo esistesse come Credo di percepire........non sono certa di poter dire che la mia vita per quanto io l'abbia vissuta in stato non vegetativo, abbia avuto maggior senso di quella di Eluana. Forse dal punto di vista animale il fatto che io mi sia riprodotta una volta da continuità se non altro alla mia specie.In tante discussioni si parla della consapevolezza, io ti direi di si.......credo di viver consapevolmente, ma in molti non concorderebbero.

Lorem vorrei rispondere ad un tuo quesito con questa poesia di Gibran:
E una donna che reggeva un bimbo al seno disse, Parlaci dei Figli.
E lui disse:
I vostri figli non sono figli vostri.
Sono i figli e le figlie della brama che la Vita ha di se stessa.
Essi vengono attraverso voi ma non da voi,
e sebbene siano con voi non vi appartengono.
Potete donare loro il vostro amore ma non i vostri pensieri.
Poiché hanno pensieri loro propri.
Potete dare rifugio ai loro corpi ma non alle loro anime,
giacchè le loro anime albergano nella casa di domani,
che voi non potete visitare neppure in sogno.
Potete tentare d’esser come loro, ma non di renderli
come voi siete.
Giacchè la vita non indietreggia nè s’attarda sul passato.
VOI SIETE GLI ARCHI DAI QUALI I VOSTRI FIGLI ,
VIVENTI FRECCE,
SONO SCOCCATI INNANZI.
L’Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell’infinito,
e vi tende con la sua potenza affinchè le sue frecce possano
andare veloci e lontano.
Sia gioioso il vostro tendervi nella mano dell’Arciere;
poiché se ama il dardo sfrecciante,
così ama l’arco che saldo rimane.

Ora un uomo Libero smette diventando adulto di esser responsabilità dei genitori:E così a mio avviso dovrebbe essere. Che non significa smetter di amarlo ed essere amati. Per aver diritti e doveri devi necessariamente essere responsabile. Il Padre in questo caso ha giustamente chiesto l'interdizione della figlia diventandone curatore............ma la legge potrebbe nominare un curatore esterno alla famiglia che debba appunto curare gli interessi dell'interdetto anche in assenza di amore e pietà. Ripeto pur essendo favorevole al testamento biologico e riconosco agli individui la libertà all'eutanasia(Chi sono io per decidere per altri)Ritengo che questa tragedia non debba essere utilizzata come baluardo per nessuna battaglia civile o altro.
ornella is offline  
Vecchio 19-02-2009, 16.27.41   #75
Anakreon
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Concessioni e vite.

Caro Emme Ci,

osservi:

"Sarò un fissato, ma mi pare che nessuno abbia affrontato il problema base di questo argomento rispondendo alla domanda su cui tutto si regge e che potrebbe essere espressa così: “E’ un bene? E’ un male?” (naturalmente la vita)."


A mio giudizio, le fondamenta della questione proposta, cioè se abbiamo diritto alla morte, non poggiano tanto sulla stima se la vita sia bene o male, quanto piuttosto sulla stima di ciò, che sia o non sia a disposizione della libera deliberazione dei singoli:
dei singoli cittadini, nel caso consideriamo il diritto entro la società civile;
dei singoli uomini, nel caso consideriamo il diritto entro il consorzio umano.

La vita può essere pur stimata un male, dianzi alla morte liberatrice d'ogni tormento; ma, se al singolo uomo o cittadino non è concesso liberarsene a suo arbitrio, è evidente ch'egli non avrà alcun diritto di morte.

Tuttavia, nel caso singolare della Englaro ed in casi simili d'uomini inconsci di sé e dipendenti, anche per le funzioni minime del corpo, dall'artificio umano, la questione mi pare innanzi tutto se sia vita o simulacro di vita quello stato in cui essi sono, nullo o poco peso avendo le questioni se l'uomo od il cittadino abbiano o non abbiano diritto alla morte ovvero se la vita sia bene o male:
e veramente, se neppure si concede che quella sia vita, di che diritti, di che beni, di che mali si andrà mai disputando ?.

Anakreon.
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Vecchio 20-02-2009, 19.53.49   #76
gyta
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Riferimento: Il diritto alla morte.

Citazione:
" Se la mia intima scelta non lede il diritto dell'altro di fare altrimenti, potrebbe ledere però le sue convinzioni ed in modo molto profondo
A me non sembra inutile un dialogo del genere, anche se i “credenti” non mi hanno risposto finora."
(Nexus)

Comprendere la logica dell'altro è poter avvicinarsi ad un "metalinguaggio" (parola che ti piaceva, se non erro -e che piace pure a me); è comunque fondamentale comprendere quali siano le logiche che si basano su di un reale rispetto comune e quali scavalchino di fatto tale limite.
Se davvero il problema che poni è in relazione al sentire del credente cristiano
penso che il problema sia presto risolto nel momento in cui ci si concentra sul punto chiave della spiritualità cristiana: l'amore verso Dio non è subordinato all'amore verso il prossimo, ma anzi ne è il punto centrale di realizzazione proprio attraverso il rispetto della libertà dell'altro.
Sfido qualunque cristiano a confutarmi tale principio cardine del cristianesimo..


Citazione:
" Perchè tutte queste ingerenze sulle libertà personali?

Mi sembra di comprendere che la Fede in sè stessi si è andata persa

Come si può credere che una legge possa sancire la nostra determinazione di vita e di morte?"
(Lorem)

Questi tuoi commenti sono più che comprensibili,
almeno lo sono per me..

Sino a che la filosofia non diventa un sentire profondo realizzato come frutto nell'azione
avremo purtroppo ancora bisogno che altri ci diano la conferma ed il permesso di essere e di sentire ciò che sentiamo essere; ed allora le lunghe interminabili discussioni che apparentemente sembrano perseguire il fine socratico di contagio ed evoluzione dell'essere mentre fondamentalmente ristagnano nel potere reciproco del consenso..
Perché la libertà non è un concetto di difficile comprensione..
Delicato diventa quando ci accorgiamo davvero che questa libertà è nelle nostre mani,
allora diventa la bomba esplosiva che si cerca di allontanare dalla propria vita
lanciandola come gioco a pallavolo a qualcun'altro.. ma "da fuori" sembra solo un semplice dialogo costruttivo..

Citazione:
"A mio giudizio, le fondamenta della questione proposta, cioè se abbiamo diritto alla morte, non poggiano tanto sulla stima se la vita sia bene o male, quanto piuttosto sulla stima di ciò, che sia o non sia a disposizione della libera deliberazione dei singoli"
(Anakreon)

D'accordo!
'Ineccepibile'.. intervento.

----------


Citazione:

Una Riflessione..

[..]Scrive Steiner: “Di una verità umana che non sia soggettiva (vale a dire, scaturente o espressa dal soggetto – nda) non si può nemmeno parlare. Poiché verità è introdurre esperienze soggettive nella connessione obiettiva dei fenomeni. Queste esperienze soggettive possono persino assumere un carattere affatto individuale (personale - nda), e sono tuttavia l’espressione dell’essenza intima delle cose. Non si può introdurre nelle cose se non ciò che si è sperimentato in noi stessi. Perciò ogni uomo, a seconda delle sue esperienze individuali, introdurrà nelle cose elementi in certo senso differenti. Un altro, che non abbia avuto le mie stesse esperienze, potrà non comprendere del tutto il mio modo di interpretare certi processi della natura. Ma quel che importa non è che tutti gli uomini pensino lo stesso intorno alle cose, bensì che tutti, quando pensano intorno alle cose, vivano
nell’elemento della verità” (p. 242).

Perché Steiner dice che le “esperienze soggettive possono persino assumere un carattere affatto individuale, e sono tuttavia l’espressione dell’essenza intima delle cose”? Perché possiamo dar forma (rappresentativa) soltanto all’”essenza intima delle cose” (al concetto, che non ha forma).

Come ormai sappiamo, infatti, la rappresentazione altro non è che una illustrazione (particolare) di un concetto (universale): ovvero, una forma (condizionata dalla percezione sensibile) di ciò che, in sé, non ha forma (ricordate Hegel? “Le rappresentazioni in genere possono essere considerate come metafore dei pensieri e concetti” - Le opere scientifiche di Goethe (10) - ndr). In proposito, abbiamo fatto spesso l’esempio del triangolo, richiamando l’attenzione sul fatto che il suo concetto è uno, mentre le sue rappresentazioni possono essere molteplici.
Ma se molteplici rappresentazioni rimandano a un solo concetto, a che cosa rimandano allora molteplici concetti? E’ presto detto: a una sola idea. E molteplici idee? Non è difficile: a un solo Io
(“Tutto è stato fatto per mezzo di lui, – recita il Prologo del Vangelo di Giovanni – e senza di lui, neppure una delle cose create è stata fatta”).

Ci troviamo dunque di nuovo al cospetto di quel mondo che Goethe considera un “circolo di circoli” (Le opere scientifiche di Goethe (48) – ndr), o che Scaligero considera una “verità di verità”; più di una volta infatti mi disse: “Ricordati, le verità sono tante, la realtà è una”.

“Quel che importa – dice Steiner - non è che tutti gli uomini pensino lo stesso intorno alle cose, bensì che tutti, quando pensano intorno alle cose, vivano nell’elemento della verità”: cioè a dire, nell’elemento della “verità delle verità”, e quindi nell’elemento della “realtà”; e questo elemento è lo spirito. Se “Dio (ovvero la realtà – nda) non esiste, – ha scritto appunto Dostoevskij – tutto è permesso”.

Il problema è costituito dunque dalla natura dello spirito che ci anima e ci guida: una cosa è infatti lo “spirito di verità”, altra lo spirito della “menzogna”, e altra ancora quello dell’”illusione”.

Gli uomini animati dal primo non avranno infatti alcun bisogno, per sentirsi fratelli, di pensare “lo stesso intorno alle cose” (del cosiddetto “pensiero unico”), ma saranno anzi lieti che il mondo abbia bisogno di tutti, perché, per essere conosciuto, esige di essere osservato dai più diversi punti di
vista.

Fatto si è che la verità – come abbiamo detto e ripetuto - non è un oggetto (una cosa) che si possa avere o non avere, bensì un soggetto (uno spirito) nel quale, si può essere o non essere (dice il Cristo: “Io sono la via, la verità e la vita” – Gv 14,16).

Chi è nella verità (o nella realtà) è quindi nell’amore; ed è arduo immaginare che chi è nell’amore sia incapace d’incontrarsi, fraternamente, con quanti sono diversi da lui, con quanti hanno avuto esperienze diverse dalle sue, o con quanti s’interessano di cose che non hanno nulla a che fare con quelle di cui s’interessa lui.

Forse sapete che il “diavolo” viene anche detto la “scimmia di Dio”; guai dunque a scimmiottare la fraternità sul piano della forma (su quello delle ordinarie rappresentazioni), poiché, su questo piano, può realizzarsi solo l’uniformità o il conformismo: cioè a dire, la (diabolica) unificazione od omologazione dei pensatì, e non la (santa) comunione del pensare (e, attraverso il pensare, degli Io).

Diceva Agostino (354-430): “Dilige et quod vis fac” (“Ama e fa ciò che vuoi”); parafrasando, potremmo dunque dire: “Diventa l’Io che sei, e fa’ ciò che vuoi”[...]

http://www.ospi.it/ospi/PDF/52%20Ope...i%20Goethe.pdf


Gyta
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