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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 23-02-2009, 11.12.23   #1
Loris Bagnara
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Perché esiste qualcosa anziché niente?

Citazione:
Originalmente inviato da VanLag
E se nella preposizione “io esisto” l’assoluto non fosse “io” ma “esisto”, cioè l’esistenza?(...)
Questa affermazione di VanLag, in altra discussione, mi dà lo spunto per avviarne una nuova, riallacciandomi ad una riflessione di Leibniz, secondo il quale le prime domande che un filosofo deve porsi sono le seguenti:
1) Perché esiste qualcosa anziché niente?
2) Perché ciò che esiste è come è, e non altrimenti?
D'accordo con VanLag, credo che "qualcosa esiste" sia un assoluto, forse l'unico a cui si possa aggrappare un discorso metafisico.
Che risposta dareste alle domande poste da Leibniz?
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Vecchio 23-02-2009, 17.23.15   #2
ornella
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Riferimento: Perché esiste qualcosa anziché niente?

Citazione:
Originalmente inviato da Loris Bagnara
Questa affermazione di VanLag, in altra discussione, mi dà lo spunto per avviarne una nuova, riallacciandomi ad una riflessione di Leibniz, secondo il quale le prime domande che un filosofo deve porsi sono le seguenti:
1) Perché esiste qualcosa anziché niente?
2) Perché ciò che esiste è come è, e non altrimenti?
D'accordo con VanLag, credo che "qualcosa esiste" sia un assoluto, forse l'unico a cui si possa aggrappare un discorso metafisico.
Che risposta dareste alle domande poste da Leibniz?
1)Di ciò che non esiste semplicemente non ne parliamo.
2)La seconda domanda trova le stesse risposte nell'evoluzionismo o nella Fede, o come penso io in entrambi.L'altrimenti è il niente di cui non ha senso parlare se non come variabili infinite. Forse mi sbaglio ma il tutto e il niente occupano lo stesso spazio ideale, uno svuota inevitabilmente l'altro.
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Vecchio 23-02-2009, 23.10.26   #3
Loris Bagnara
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Riferimento: Perché esiste qualcosa anziché niente?

Citazione:
Originalmente inviato da ornella
1)Di ciò che non esiste semplicemente non ne parliamo.
2)La seconda domanda trova le stesse risposte nell'evoluzionismo o nella Fede, o come penso io in entrambi. (...)
Soffermiamoci sulla prima questione. In verità, questa non intende discutere sul niente, ma al contrario su ciò che esiste: posto che qualcosa per certo esiste, perché ciò esiste?
Per chiarire meglio il senso delle questioni poste da Leibniz cito per intero il suo pensiero:
Citazione:
" (...) nulla avviene senza ragion sufficiente (...). Posto questo principio, la prima questione che s'ha diritto di porre è: perché esiste qualcosa anziché niente? Il niente è più semplice e più facile di qualcosa. Inoltre, suppposto che alcune cose debbano esistere, è necessario poter rendere ragione perché esse debbano esistere così e non altrimenti. "
Cosa intende dire Leibniz? Il principio del "rasoio di Occam", spesso citato in queste discussioni, è un principio di economia delle spiegazioni della realtà, e dunque è un principio di economia della realtà stessa: vale a dire che la nostra razionalità, potendo scegliere fra due descrizioni della realtà, una semplice ed un'altra complessa, è incline ad abbracciare quella semplice. La razionalità esige semplicità: e cosa c'è di più semplice del nulla? Il nulla non richiede alcuna spiegazione, se nulla esiste non c'è nulla di cui rendere conto; ma se qualcosa esiste, al contrario, qualche spiegazione dovrò pur darmela. E' questo il senso della prima questione posta da Leibniz. Egli ci pone di fronte un'alternativa fra due possibilità: a) nulla esiste (si badi bene, proprio nulla, neppure Dio); b) qualcosa esiste.
La domanda di Leibniz è: posto che è il caso 'b' ad essere verificato (lo testimonia ciascuno di noi come soggetto d'esperienza cosciente), perché si verifica appunto 'b' e non 'a'? Perché si verifica la circostanza più complessa e non quella più semplice?
Quando avremo risposto a questa prima domanda si potrà passare alla seconda.
Quindi, Ornella, venendo alla tua specifica posizione, che è quella della fede in un Ente creatore (correggimi se sbaglio), non vorrei che la tua risposta si limitasse a dire che qualcosa esiste perché Dio lo ha creato, ma vorrei che tu andassi a monte e che ti chiedessi, non perché esistano le creature, ma perché debba (necessariamente?) esistere Dio stesso...
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Vecchio 24-02-2009, 12.41.48   #4
ornella
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Riferimento: Perché esiste qualcosa anziché niente?

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Originalmente inviato da Loris Bagnara
Soffermiamoci sulla prima questione. In verità, questa non intende discutere sul niente, ma al contrario su ciò che esiste: posto che qualcosa per certo esiste, perché ciò esiste?
Per chiarire meglio il senso delle questioni poste da Leibniz cito per intero il suo pensiero:

Cosa intende dire Leibniz? Il principio del "rasoio di Occam", spesso citato in queste discussioni, è un principio di economia delle spiegazioni della realtà, e dunque è un principio di economia della realtà stessa: vale a dire che la nostra razionalità, potendo scegliere fra due descrizioni della realtà, una semplice ed un'altra complessa, è incline ad abbracciare quella semplice. La razionalità esige semplicità: e cosa c'è di più semplice del nulla? Il nulla non richiede alcuna spiegazione, se nulla esiste non c'è nulla di cui rendere conto; ma se qualcosa esiste, al contrario, qualche spiegazione dovrò pur darmela. E' questo il senso della prima questione posta da Leibniz. Egli ci pone di fronte un'alternativa fra due possibilità: a) nulla esiste (si badi bene, proprio nulla, neppure Dio); b) qualcosa esiste.
La domanda di Leibniz è: posto che è il caso 'b' ad essere verificato (lo testimonia ciascuno di noi come soggetto d'esperienza cosciente), perché si verifica appunto 'b' e non 'a'? Perché si verifica la circostanza più complessa e non quella più semplice?
Quando avremo risposto a questa prima domanda si potrà passare alla seconda.
Quindi, Ornella, venendo alla tua specifica posizione, che è quella della fede in un Ente creatore (correggimi se sbaglio), non vorrei che la tua risposta si limitasse a dire che qualcosa esiste perché Dio lo ha creato, ma vorrei che tu andassi a monte e che ti chiedessi, non perché esistano le creature, ma perché debba (necessariamente?) esistere Dio stesso...
Devi sapere che alle superiori scelsi di fare scienze umane, anzichè l'ora di religione, mi sembrava assurdo(Ed è ancora così che la penso)studiare a scuola una sola religione.Eravamo su una classe di 25 più o meno in due, erano lezioni diciamo intime Un giorno l'insegnante ci chiese di Dio, dissi con molto distacco"Forse ha dovuto crearci a sua immagine e somiglianza per aver egli stesso la prova di esistere""come se Noi stessi fossimo la prova della sua esistenza"Insomma pensavo che Dio se fosse esistito con qualche cosa doveva pur confrontarsi.Mi disse se non ricordo male che Hegel era di una teoria simile, avevo 16 anni. Poi dopo un anno entrai in una chiesa a Genova la prima verso Via Prè arrivando dalla stazione Principe. Era l'ultimo giorno di scuola, entrai e chiesi di parlare con un prete, sono uscita di lì pensando di non esser certamente Cattolica. Ricordo di avere svuotato tutto, in ogni mia azione quel Dio Cattolico veniva rimosso. Fino a 22 anni dove un innamoramento ricambiato mi ha fatto guardare in alto. Quell'amore ricambiato era materia a me sconosciuta, a me che fino ad un mese prima dicevo che non avrei mai trovato nessuno disposto a sopportare il mio caratteraccio. Poi la vita e gli eventi e quel dubbio riaperto. Quel dubbio che diventa supplica in un momento tragico della mia vita. Che ti devo dire pur non frequentando nessuna Chiesa o maestri di vita, se non i libri di Russell o Fromm ho l'impressione che Dio ci sia, e ci risponde se ascoltiamo. La cosa che più mi stupisce in tutto ciò, e che in realtà è la Ragione la qualità pregiata per dimostrare la Fede, prima ancora forse dell'amore.Ora alla domanda perchè debba esistere Dio, ti posso rispondere chiedilo a Lui, se c'è ti risponde se non c'è non ti risponde. Ora ti sei rivolto a me, perchè ritieni che io esista, hai fede che io esista. E' così nulla di più, a livello filosofico ti potrei dire che esiste Dio perchè ne parliamo, e nessuno può dimostrare che non esiste......................ma non me ne faccio nulla di questi giochini
ornella is offline  
Vecchio 24-02-2009, 15.08.44   #5
epicurus
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Riferimento: Perché esiste qualcosa anziché niente?

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Originalmente inviato da Loris Bagnara
1) Perché esiste qualcosa anziché niente?
2) Perché ciò che esiste è come è, e non altrimenti?

Mi pare che l'unica possibile risposta a queste domande sia un "non lo sappiamo".
Tra l'altro ho il dubbio che tali domanda non abbiano neppure una risposta, perche` spiegare un fatto presuppone un modello piu` generico e generale (rispetto al fatto da spiegare) che possa incorporare il fatto da spiegare. Ma queste domane sono cosi` generali, direi massimamente generali, che non possono avere risposta. Non ci rimane che accettare questo come un fatto bruto e non spiegabile. E in cio` non ci vedo niente di male, dato che nessuno (credo e spero) pensa che si possa spiegare ogni cosa.

Citazione:
Originalmente inviato da Loris Bagnara
Il principio del "rasoio di Occam", spesso citato in queste discussioni, è un principio di economia delle spiegazioni della realtà, e dunque è un principio di economia della realtà stessa: vale a dire che la nostra razionalità, potendo scegliere fra due descrizioni della realtà, una semplice ed un'altra complessa, è incline ad abbracciare quella semplice. La razionalità esige semplicità: e cosa c'è di più semplice del nulla? Il nulla non richiede alcuna spiegazione, se nulla esiste non c'è nulla di cui rendere conto; ma se qualcosa esiste, al contrario, qualche spiegazione dovrò pur darmela.

Prima di tutto il rasoio si applica ad una classe di fenomeni dati, quindi dato il fatto che esiste (questo) universo, non ha senso dire che e` piu` razionale credere che non debba esistere nulla.
In secondo luogo, si sarebbero potuti dare infiniti universi diversi, e l'universo vuoto sarebbe stato uno dei tanti tipi di universi diversi, che (dal tuo punto di vista, ma non dal mio) avrebbe avuto bisogno di una spiegazione come gli altri.

Ultima cosa: se l'universo fosse senza fine? In questo caso, cio` che ho detto sopra, sarebbe ancora piu` palese: la domanda di Leibniz non puo` aver risposta perche` risposta non c'e`.

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Vecchio 24-02-2009, 15.42.56   #6
Anakreon
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Il nulla nullo.

Caro Loris,

asserisci:

"La razionalità esige semplicità: e cosa c'è di più semplice del nulla? Il nulla non richiede alcuna spiegazione, se nulla esiste non c'è nulla di cui rendere conto; (omisssis) perché si verifica la circostanza più complessa e non quella più semplice?"

Hai per certo che il nulla non chieda esplicazione alcuna ?:
non hai testé domandato perché mai sia qualche cosa e non il nulla ?;

ma una tale domanda non porta seco necessariamente esplicare, al meno, che cosa mai Tu definisca o non definisca dicendo "nulla" ?;

e, se lo definisci, in qualche modo non ne dai forse un'esplicazione, non ne rendi un qualche conto ?.

In più:
hai per certo che il nulla sia più semplice, che il qualche cosa, posto che del nulla si possa dire che sia alcunché ?;

a me pare assai difficile, se pur si possa, definire il nulla, anzi, solo pensare un nulla perfettamente nullo;

dunque, mi pare assai più semplice e quindi razionale, concesso che ciò, ch'è razionale, come affermi, sia sempre semplice, porre il qualche cosa, se non per altro perché ne abbiamo esperienza universale, continua e perpetua, ché, se non ne avessimo, neppure saremmo;

chi mai ha, di contro, non dico potuto sentire, ma anche solo potuto pensare il nulla in sé e per sé, non il nulla per similitudini o sottrazioni ?:
se è nulla, neppure possiamo pensarlo, mi pare, perché, se lo pensassimo, sarebbe pur qualche cosa, al meno per noi.

Anakreon.
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Vecchio 24-02-2009, 18.03.51   #7
Loris Bagnara
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Riferimento: Perché esiste qualcosa anziché niente?

Citazione:
Originalmente inviato da ornella
(...) Ora alla domanda perchè debba esistere Dio, ti posso rispondere chiedilo a Lui, se c'è ti risponde se non c'è non ti risponde. Ora ti sei rivolto a me, perchè ritieni che io esista, hai fede che io esista. E' così nulla di più, a livello filosofico ti potrei dire che esiste Dio perchè ne parliamo, e nessuno può dimostrare che non esiste......................ma non me ne faccio nulla di questi giochini
Ornella, forse non mi sono spiegato, io non voglio affatto dimostrare che Dio non esiste: quel che mi riproponevo, aprendo questa discussione, era ascoltare che tipo di risposta ciascuno, dal proprio punto di vista, poteva dare a quelle domande che secondo me sono ineludibili per un filosofo.

Citazione:
Originalmente inviato da epicurus
(...) Prima di tutto il rasoio si applica ad una classe di fenomeni dati, quindi dato il fatto che esiste (questo) universo, non ha senso dire che e` piu` razionale credere che non debba esistere nulla.
Epicurus, per farmi intendere meglio ho esteso alla metafisica il principio del rasoio, che come tu osservi si applica al mondo fisico. Ma, mi permetto di insistere, l'esigenza di economia mentale è la medesima: quando i filosofi dell'antichità elaboravano i loro sistemi metafisici, non ritenevano anch'essi doveroso attenersi a criteri di semplicità?

Citazione:
Originalmente inviato da epicurus
In secondo luogo, si sarebbero potuti dare infiniti universi diversi, e l'universo vuoto sarebbe stato uno dei tanti tipi di universi diversi, che (dal tuo punto di vista, ma non dal mio) avrebbe avuto bisogno di una spiegazione come gli altri. (...)
Tu affermi, Epicurus, di non sentire il bisogno di spiegazioni.
Ti faccio un esempio. Supponiamo di essere creature acquatiche che vivono dentro un universo che è un'enorme scatolone metallico 10x10x10... verniciato blu e pieno d'acqua (fra gli infiniti universi possibili, oltre all'universo vuoto, potrebbe esserci anche questo). Supponiamo di aver scoperto tutte le leggi fisiche del nostro universo e di poterlo descrivere con grande accuratezza: ed ecco, fieramente, possiamo affermare che il nostro universo è un enorme scatolone metallico 10x10x10... verniciato blu e pieno d'acqua. La scienza si ferma qui, non c'è più nient'altro da scoprire. Poi, però, salta su un ingenuo bifolco a chiedere: ma perché l'universo non è 20x20x20..., o sferico piuttosto, e perché metallico, non poteva essere di legno, e perché blu, non andava bene verde, e poi pieno d'acqua, non poteva essere aria? Allora lo scienziato risponde, con un po' di degnazione, che a tali domande non ci sono risposte... Allora il bifolco replica, sconcertato: "Ma che avete tanto lavorato a fare, se poi non riuscite a rispondere alle questioni più importanti? A che scopo inseguire, con tenacia e convinzione incrollabile, le cause di ogni più piccolo fenomeno, se poi vi fermate di fronte alla causa delle cause? Come potete essere soddisfatti di questo?".
Domande che giro a te, Epicurus: come puoi essere soddisfatto di sapere che la costante di Planck vale esattamente 'X' e non chiederti perché proprio 'X' e non qualcosa più o qualcosa meno?
Per me è stupefacente come una mentalità scientifica che applica quotidianamente il principio di ragion sufficiente, nella ricerca delle cause dei fenomeni, poi ritenga di non doversene più servire quando si tratta di andare oltre il mondo fenomenico.

Comunque una risposta alla prima questione di Leibniz si può tentare: "L'essere è e non può non essere". Parmenide, ancora lui, dopo 2500 anni. L'unica soluzione è assumere questo principio come verità assiomatica, ma anche in qualche modo sperimentale perché confortata dall'esperienza dell'io-esisto (mentre non c'è nessuna esperienza che possa confortare il non-esisto). Nell' "essere" è implicito l' "esistere": Parmenide e l'idealismo, che la filosofia moderna ha creduto di poter tagliare fuori. Un recupero dell'idealismo che non può non avere altre conseguenze, che ne pensate?

Ultima modifica di Loris Bagnara : 24-02-2009 alle ore 22.23.49.
Loris Bagnara is offline  
Vecchio 24-02-2009, 22.50.06   #8
Loris Bagnara
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Riferimento: Il nulla nullo.

Caro Anakreon,
saluto con piacere il tuo ingresso in questo foro:
Citazione:
Originalmente inviato da Anakreon
(...) Hai per certo che il nulla non chieda esplicazione alcuna ?:
non hai testé domandato perché mai sia qualche cosa e non il nulla ?;
ma una tale domanda non porta seco necessariamente esplicare, al meno, che cosa mai Tu definisca o non definisca dicendo "nulla" ?;
e, se lo definisci, in qualche modo non ne dai forse un'esplicazione, non ne rendi un qualche conto ?.
Mi pare che, se il nulla ammettesse e/o esigesse una esplicazione, non sarebbe più nulla, ma qualcosa: la sua stessa esplicazione. Senza contare che l'esplicazione del nulla dovrebbe pur essere iscritta da qualche parte, almeno nella coscienza di un soggetto pensante; e quindi, a maggior ragione, non si avrebbe il nulla, ma qualcosa. Per come la vedo io, non ho bisogno di pensare al nulla, né di definirlo, perché il nulla (come del resto il tutto) non ammette definizioni.

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Originalmente inviato da Anakreon
(...) hai per certo che il nulla sia più semplice, che il qualche cosa, posto che del nulla si possa dire che sia alcunché ?;(...)
Ovviamente non l'ho per certo, ma in questo caso mi viene in soccorso il buon senso, e l'esperienza comune, che neppure tu mi pare disdegni. Infatti, è più semplice un magnifico castello, oppure il nudo terreno su cui esso s'eleva? Desta più meraviglia scorgere, d'improvviso, alla svolta del sentiero, quel magnifico castello, oppure il crudo sperone roccioso su cui nulla sorge? Potrei meravigliarmi di quel nulla solo se mi aspettassi, per notizia certa, di vedere un castello; così, potrei meravigliarmi del Nulla solo se avessi prova certa che Qualcosa debba necessariamente esistere.

Citazione:
Originalmente inviato da Anakreon
(...) a me pare assai difficile, se pur si possa, definire il nulla, anzi, solo pensare un nulla perfettamente nullo; dunque, mi pare assai più semplice e quindi razionale, concesso che ciò, ch'è razionale, come affermi, sia sempre semplice, porre il qualche cosa, se non per altro perché ne abbiamo esperienza universale, continua e perpetua, ché, se non ne avessimo, neppure saremmo; (...)
Tale dunque potrebbe essere la tua risposta al primo quesito di Leibniz: porre il qualche cosa è più semplice e razionale che porre il nulla, e con questo avresti fornito la ragion sufficiente dell'essere qualche cosa, e non nulla.

Loris
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Vecchio 25-02-2009, 14.13.17   #9
epicurus
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Riferimento: Perché esiste qualcosa anziché niente?

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Originalmente inviato da Loris Bagnara
Epicurus, per farmi intendere meglio ho esteso alla metafisica il principio del rasoio, che come tu osservi si applica al mondo fisico. Ma, mi permetto di insistere, l'esigenza di economia mentale è la medesima: quando i filosofi dell'antichità elaboravano i loro sistemi metafisici, non ritenevano anch'essi doveroso attenersi a criteri di semplicità?

Ci siamo fraintesi: non ho problemi ad estendere il principio dell'economicità anche alla metafisica.

Dato una classe di fenomeni (fisici o metafisici, o altro, che siano) che ci vengono dati, ci sono infinite teorie per spiegarli. E' qui che subentra il principio dell'economicità (che, tra l'altro, non è l'unico ed il solo desiderata epistemico), che ci invita a scegliere la teoria più semplice.

Ritornando a noi, il fatto che esista questo determinato universo rappresenta proprio il fenomeno che ci è dato che vogliamo spiegare. Se vuoi usare correttamente il principio di economicità dovrai cercare una spiegazione semplice del perché esiste proprio questo universo, ma non ti servirà tale principio per arrivare (all'errata deduzione) "è più razionale un universo nullo".
Se inizialmente mi bastava la meccanica newtoniana per spiegare una data classe di fenomeni, ma ora non mi basta più, tant'è che sono costretto a complicare le cose per tener conto delle nuove osservazioni, introducendo così la meccanica quantistica, non ha senso dire "per il principio dell'economicità è più razionale la meccanica newtoniana rispetto a quella quantistica".
Spero di aver chiarito sufficientemente questo punto.

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Originalmente inviato da Loris Bagnara
Tu affermi, Epicurus, di non sentire il bisogno di spiegazioni.
Ti faccio un esempio. Supponiamo di essere creature acquatiche che vivono dentro un universo che è un'enorme scatolone metallico 10x10x10... verniciato blu e pieno d'acqua (fra gli infiniti universi possibili, oltre all'universo vuoto, potrebbe esserci anche questo). Supponiamo di aver scoperto tutte le leggi fisiche del nostro universo e di poterlo descrivere con grande accuratezza: ed ecco, fieramente, possiamo affermare che il nostro universo è un enorme scatolone metallico 10x10x10... verniciato blu e pieno d'acqua. La scienza si ferma qui, non c'è più nient'altro da scoprire. Poi, però, salta su un ingenuo bifolco a chiedere: ma perché l'universo non è 20x20x20..., o sferico piuttosto, e perché metallico, non poteva essere di legno, e perché blu, non andava bene verde, e poi pieno d'acqua, non poteva essere aria? Allora lo scienziato risponde, con un po' di degnazione, che a tali domande non ci sono risposte... Allora il bifolco replica, sconcertato: "Ma che avete tanto lavorato a fare, se poi non riuscite a rispondere alle questioni più importanti? A che scopo inseguire, con tenacia e convinzione incrollabile, le cause di ogni più piccolo fenomeno, se poi vi fermate di fronte alla causa delle cause? Come potete essere soddisfatti di questo?".
Domande che giro a te, Epicurus: come puoi essere soddisfatto di sapere che la costante di Planck vale esattamente 'X' e non chiederti perché proprio 'X' e non qualcosa più o qualcosa meno?
Per me è stupefacente come una mentalità scientifica che applica quotidianamente il principio di ragion sufficiente, nella ricerca delle cause dei fenomeni, poi ritenga di non doversene più servire quando si tratta di andare oltre il mondo fenomenico.

Anche qui ci siamo fraintesi. Non è che io non senta il bisogno di capire perché c'è questo universo (e non un altro, compreso l'"universo nullo"), non è che io fugga da questo per pigrizia, dogmaticità, o paura. La questione, secondo me, è che tale domanda, proprio per com'è posta, non può aver risposta.

Quando qui parliamo di "universo" stiamo parlando (per tua stessa ammissione) di "tutto l'esistente", cioè ci stiamo chiedendo perché tutto l'esistente è proprio così e non altrimenti. Ma a me pare ovvio che tale domanda non possa grammaticalmente/concettualmente/logicamente avere una risposta. Una risposta al "perché questo e non quest'altro?" richiama necessariamente un qualcosa di esterno al "questo", ma oltre all'universo (inteso, ancora una volta, come "tutto l'esistente") non c'è nulla... Come ho scritto nel mio primo intervento, una teoria che spiega una classe di fenomeni, deve in qualche modo essere più generica e generale di tali fenomeni, per com-prenderli (in entrambi i sensi della parola). Ma, ancora una volta, come possiamo aspettarci di andare oltre all'universo, se è per ipotesi tutto ciò che esiste?

Anche qui spero che ora il mio pensiero sia più chiaro, in particolar modo, spero che sia evidente perché ritengo che a tale domanda non c'è, neppure per principio, una risposta.

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Originalmente inviato da Loris Bagnara
Comunque una risposta alla prima questione di Leibniz si può tentare: "L'essere è e non può non essere". Parmenide, ancora lui, dopo 2500 anni. L'unica soluzione è assumere questo principio come verità assiomatica, ma anche in qualche modo sperimentale perché confortata dall'esperienza dell'io-esisto (mentre non c'è nessuna esperienza che possa confortare il non-esisto). Nell' "essere" è implicito l' "esistere": Parmenide e l'idealismo, che la filosofia moderna ha creduto di poter tagliare fuori. Un recupero dell'idealismo che non può non avere altre conseguenze, che ne pensate?

Penso che sia strano come fossi proprio tu che sentisti odore di sofisma nell'argomento del mentitore divino...

Non facciamoci ingannare dal linguaggio. Se io mi chiedo "perché quel missile ha colpito quel mercato?!", non basta dire che quella situazione fa parte dell'essere e quindi è. Questa, se ci fossero dubbi, NON è una spiegazione.

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Vecchio 25-02-2009, 15.13.16   #10
ornella
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[quote]
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Originalmente inviato da Loris Bagnara
Ornella, forse non mi sono spiegato, io non voglio affatto dimostrare che Dio non esiste: quel che mi riproponevo, aprendo questa discussione, era ascoltare che tipo di risposta ciascuno, dal proprio punto di vista, poteva dare a quelle domande che secondo me sono ineludibili per un filosofo.
Loris ho semplicemente risposto alla tua domanda, ti ho dato due risposte prima e dopo la Fede, che significa fiducia di chiedere a Dio. Se voglio sapere cosa pensa mio marito chiedo a Lui non a tutti quelli che conosce, e in egual modo ti ho risposto. Se ho Fede ho fede che le mie percezioni le possono avere tutti, per cui ti dico chiedi a Lui e non oserei mai rispondere per Lui se non specificando che è quello che ho compreso io.
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