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Vecchio 24-07-2009, 14.08.57   #1
emmeci
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E Adamo si riprogettò

Questo è forse il primo effettivo tentativo di arrivare a un'intelligenza artificiale: un progetto – annunciato al Ted Conference di Oxford col nome “Blue Brain” - a cui lavorano 35 scienziati, impegnati a costruire un cervello del tutto simile a quello dell’uomo. Il suo direttore Henry Markharm ha precisato che al momento si è riusciti a costruire a computer una piccola porzione della corteccia cerebrale di un topo (che ha un cervello di 10mila neuroni e 10 milioni di sinapsi), mentre nel nuovo progetto si dovrà riprodurre una corteccia cerebrale umana che annovera 100 miliardi di neuroni e almeno 100mila miliardi di connessioni: una rete di enorme complessità che impone di comprendere come ogni neurone può comunicare con migliaia di altri, quali tipi di segnali chimici o elettrici inviano e come reagiscono: un’impresa che comporterà l’impiego di un computer idoneo, quando l’Ibm usato per il topo è capace di compiere solo 22,8 migliaia di miliardi di operazioni al secondo.
Lo scopo finale – dice Markharm - è di giungere, attraverso la ricostruzione della corteccia cerebrale umana, alla sperimentazione di nuovi farmaci senza dover usare animali o i pazienti stessi, in modo da trovare soluzioni per i due miliardi di persone che soffrono di disordini mentali sul nostro pianeta. Il cervello artificiale, inoltre, potrà essere usato per indagare i meccanismi della memoria e dell’apprendimento. senza contare che l'uomo può servirsene, avendone finalmente i mezzi, di rifare sé stesso cioè di inventare il proprio destino.
Mi pare (ma voi potrete dire molto di più) che un’impresa di questo genere sottintende che: 1) il cervello abbia fondamentalmente una stessa struttura in tutta la scala animale; 2) tutte le sue funzioni e operazioni siano di tipo fisico computeristico, quindi alla fine basate su una logica binaria; 3) che se il compito futuro, viste le deficienze che ci fanno sentire perennemente insoddisfatti di noi, è quello di ridisegnarci, è necessario avere un modello al quale ispirarci – ciò che è forse la cosa più difficile da ottenere.
emmeci is offline  
Vecchio 24-07-2009, 16.21.12   #2
espert37
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Riferimento: E Adamo si riprogettò

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Originalmente inviato da emmeci
Questo è forse il primo effettivo tentativo di arrivare a un'intelligenza artificiale: un progetto – annunciato al Ted Conference di Oxford col nome “Blue Brain” - a cui lavorano 35 scienziati, impegnati a costruire un cervello del tutto simile a quello dell’uomo. Il suo direttore Henry Markharm ha precisato che al momento si è riusciti a costruire a computer una piccola porzione della corteccia cerebrale di un topo (che ha un cervello di 10mila neuroni e 10 milioni di sinapsi), mentre nel nuovo progetto si dovrà riprodurre una corteccia cerebrale umana che annovera 100 miliardi di neuroni e almeno 100mila miliardi di connessioni: una rete di enorme complessità che impone di comprendere come ogni neurone può comunicare con migliaia di altri, quali tipi di segnali chimici o elettrici inviano e come reagiscono: un’impresa che comporterà l’impiego di un computer idoneo, quando l’Ibm usato per il topo è capace di compiere solo 22,8 migliaia di miliardi di operazioni al secondo.
Lo scopo finale – dice Markharm - è di giungere, attraverso la ricostruzione della corteccia cerebrale umana, alla sperimentazione di nuovi farmaci senza dover usare animali o i pazienti stessi, in modo da trovare soluzioni per i due miliardi di persone che soffrono di disordini mentali sul nostro pianeta. Il cervello artificiale, inoltre, potrà essere usato per indagare i meccanismi della memoria e dell’apprendimento. senza contare che l'uomo può servirsene, avendone finalmente i mezzi, di rifare sé stesso cioè di inventare il proprio destino.
Mi pare (ma voi potrete dire molto di più) che un’impresa di questo genere sottintende che: 1) il cervello abbia fondamentalmente una stessa struttura in tutta la scala animale; 2) tutte le sue funzioni e operazioni siano di tipo fisico computeristico, quindi alla fine basate su una logica binaria; 3) che se il compito futuro, viste le deficienze che ci fanno sentire perennemente insoddisfatti di noi, è quello di ridisegnarci, è necessario avere un modello al quale ispirarci – ciò che è forse la cosa più difficile da ottenere.

Carisimo Emmeci, ho letto e riletto questa tua notizia. Risultato; Il mio misero cervello è andato in Tilt,non riesco più a raccapezzarmi in nulla. Se veramente si dovesse relizzare ciò che hai espresso, penso che dovrò posizionarmi in meditazione, cancellare tutto ciò che fino ad oggi ho immagazzinato nelle mie meningi e ricominciare tutto daccapo.
Ma ho la netta convinzione che alla mia età,riuscirò a stento forse ad arrivare all'A,B,C.
Se si arriverà a tanto penso che si possa veramente abbandonare l'idea dell'esistenza di un DIO.

Un saluto espert37
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Vecchio 24-07-2009, 17.26.50   #3
Giorgiosan
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Riferimento: E Adamo si riprogettò

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Originalmente inviato da emmeci
che se il compito futuro, viste le deficienze che ci fanno sentire perennemente insoddisfatti di noi, è quello di ridisegnarci, è necessario avere un modello al quale ispirarci – ciò che è forse la cosa più difficile da ottenere.

Dal momento che si parla di Adamo si può coerentemente proseguire con categorie bibliche.

La Scrittura parla di nuovo Adamo o secondo Adamo sul quale si può riprogrammare l'umanità. Non è difficile intuire chi è il nuovo modello evolutivo.

Adamo può tentare di riprogrammarsi autonomamente con l'aiuto di scienziati medico-informatici-filosofi-biochimici. A coloro che sceglieranno questa via autonoma auguro buona fortuna.
Giorgiosan is offline  
Vecchio 24-07-2009, 22.11.34   #4
VanLag
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Riferimento: E Adamo si riprogettò

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Questo è forse il primo effettivo tentativo di arrivare a un'intelligenza artificiale: un progetto – annunciato al Ted Conference di Oxford col nome “Blue Brain” - a cui lavorano 35 scienziati, impegnati a costruire un cervello del tutto simile a quello dell’uomo. Il suo direttore Henry Markharm ha precisato che al momento si è riusciti a costruire a computer una piccola porzione della corteccia cerebrale di un topo (che ha un cervello di 10mila neuroni e 10 milioni di sinapsi), mentre nel nuovo progetto si dovrà riprodurre una corteccia cerebrale umana che annovera 100 miliardi di neuroni e almeno 100mila miliardi di connessioni: una rete di enorme complessità che impone di comprendere come ogni neurone può comunicare con migliaia di altri, quali tipi di segnali chimici o elettrici inviano e come reagiscono: un’impresa che comporterà l’impiego di un computer idoneo, quando l’Ibm usato per il topo è capace di compiere solo 22,8 migliaia di miliardi di operazioni al secondo.
Lo scopo finale – dice Markharm - è di giungere, attraverso la ricostruzione della corteccia cerebrale umana, alla sperimentazione di nuovi farmaci senza dover usare animali o i pazienti stessi, in modo da trovare soluzioni per i due miliardi di persone che soffrono di disordini mentali sul nostro pianeta. Il cervello artificiale, inoltre, potrà essere usato per indagare i meccanismi della memoria e dell’apprendimento. senza contare che l'uomo può servirsene, avendone finalmente i mezzi, di rifare sé stesso cioè di inventare il proprio destino.
Mi pare (ma voi potrete dire molto di più) che un’impresa di questo genere sottintende che: 1) il cervello abbia fondamentalmente una stessa struttura in tutta la scala animale; 2) tutte le sue funzioni e operazioni siano di tipo fisico computeristico, quindi alla fine basate su una logica binaria; 3) che se il compito futuro, viste le deficienze che ci fanno sentire perennemente insoddisfatti di noi, è quello di ridisegnarci, è necessario avere un modello al quale ispirarci – ciò che è forse la cosa più difficile da ottenere.
L’uomo fa riferire la logica binaria ad un io cioè, se stesso. E’ solo con quel punto fermo che può scegliere tra le infinite coppie di 0-1 cioè buono-cattivo, giusto-sbagliato, bello-brutto, adagio-forte, e via dicendo.
Un computer ad uno qualsiasi di quei bivio sceglierà in base al programma. Cioè davanti la bivio bello-brutto sceglierà la strada del bello o del brutto non riferendo a se stesso ma ubbidendo al codice che qualcun altro avrò scritto.
Anche complicando e pensando che il programmatore abbia messo enormi tabelle contrassegnando ciascuna con un peso, (leggi valore), diverso e che abbia relazionato ciascuna scelta con altre tabelle con altrettanti pesi, legate a loro volta ad altre tabelle e così via, in un software che esprima tutte le capacità umane e tutte la potenza di calcolo dei moderni elaboratori, il computer non sceglierà mai da solo ma seguirà il programma. Il massimo che si può fare è usare, per le scelta, un algoritmo di randomizzazione in maniera da rendere la scelta casuale. In quel modo il computer sembrerà scegliere in maniera ogni volta diversa ed autonoma, ma ancora una volta il computer non farà la sua scelta avendo in mente se stesso perché non esiste un se stesso nel computer.

Solo l’uomo ha il concetto di “io” ed è attraverso che quel concetto che ha potuto scindere l’intero nelle sue componenti dialogiche e nella infinita gamma di variazioni che stanno nel mezzo. Se non c’è quel punto esterno, quell’io, quella coscienza di se, la realtà rimane indivisa e non c’è bello o brutto, giusto o sbagliato, buono o cattivo, bianco o nero, alto o basso, forte o debole, etc. etc.

Diciamo che l’io è come un prisma che intercetta la luce e la spacca nei suoi componenti, (per poi fermarsi in uno di essi e lamentarsi della pochezza della vita, ma questo è un altro film).

VanLag is offline  
Vecchio 24-07-2009, 22.27.06   #5
and1972rea
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Mi pare (ma voi potrete dire molto di più) che un’impresa di questo genere sottintende che: 1) il cervello abbia fondamentalmente una stessa struttura in tutta la scala animale; 2) tutte le sue funzioni e operazioni siano di tipo fisico computeristico, quindi alla fine basate su una logica binaria; 3) che se il compito futuro, viste le deficienze che ci fanno sentire perennemente insoddisfatti di noi, è quello di ridisegnarci, è necessario avere un modello al quale ispirarci – ciò che è forse la cosa più difficile da ottenere.
Mi pare che il sottinteso piu' problematico di una simile impresa sia che un'eventuale costruzione di una corteccia cerebrale possa davvero essere paragonabile ad una ricostruzione fedele all'originale; il fatto e' che l'imitazione e' sempre limitata alla conoscenza che si ha dell'oggetto da copiare, cioe' all'apparenza di cio' che si tenta di riprodurre, ma possiamo davvero dire che cio' che conosciamo del nostro cervello sia tutto cio' che c'e' da conoscere riguardo ad esso?!...se non abbiamo ancora un' idea chiara di come funzioni il mondo nei suoi fondamentali costituenti, se non possediamo alcuna teoria fisica del Tutto, se ancora non abbiamo la piu' pallida idea di quale posto occupiamo fra l'infinitamente grande e l'infinitamente piccolo, come potremo pretendere di conoscere e riprodurre anche solo una piccola parte di questo mondo a noi sconosciuto che ci circonda?...sarebbe come pretendere di ricopiare la Divina Commedia senza essere in grado di distinguere correttamente tutte le lettere dell'alfabeto, magari ci si potra' pure autoconvincere di poterla ricopiare fedelmente, visto che non si avra' consapevolezza della vera struttura di quelle lettere sconosciute, ma Dante riderebbe nel leggerla...; un bimbo puo' anche convincersi di ricopiare una banconota da 5 euro e con quella pretendere di andare a comperarsi un gelato, ma per davvero non glielo potra' vendere mai nessuno. Insomma, come si puo' ricostruire un intero edificio conoscendone solo la sommita' del comignolo? ...come possiamo pretendere di riprodurre e di riconoscere come reale una copia immaginaria della realta'?...un cervello riprodotto senza prima conoscere Tutto l'Universo e le sue parti in modo assolutamente inopinabile, rischierebbe , a parer mio, di rappresentare solo un feticcio della nostra fervida quanto scientifica immaginazione.

Saluti
and1972rea is offline  
Vecchio 25-07-2009, 00.34.33   #6
Il_Dubbio
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Originalmente inviato da VanLag
L’uomo fa riferire la logica binaria ad un io cioè, se stesso. E’ solo con quel punto fermo che può scegliere tra le infinite coppie di 0-1 cioè buono-cattivo, giusto-sbagliato, bello-brutto, adagio-forte, e via dicendo.
Un computer ad uno qualsiasi di quei bivio sceglierà in base al programma.

La cosa più difficile è capire quando, se esiste un programma che da' un risultato certo, il computer dovrebbe randomizzarsi per consentire una scelta casuale. Per ottenere questo tipo di comportamento che algoritmo si può usare?

Il progetto (di questi scienziati) però, mi pare di capire, sia indirizzato verso la soluzione delle patologie che riguardano il "disordine mentale". E' chiaro che se vi è un disordine dovrebbe esistere un ordinatore, altrimenti non avremmo la sensazione di disordine (non so bene che tipo di patologia si tratti effettivamente). Un ordinatore può essere il programma che metta in ordine tutte quelle belle cose che ci appartengono: memoria/emozioni/personalità/cognizione/ecc.
Ovvero il nostro stato mentale è effettivamente ordinato, lo dimostra il fatto che una possibile pazzia mentale può scombussolare la nostra esistenza.
Quindi un ordine esiste, solo che bisogna capire che tipo di programma il cervello usa per raggiungere quest'ordine; credo che questo sia un discorso un pò diverso dal comprendere come riesce il cervello a scegliere di non seguire il programma. Mi spiego meglio, nel primo caso noi non operiamo alcuna scelta, almeno così mi pare; se abbiamo una patologia mentale lo dobbiamo al mal funzionamento di un programma che ci mantiene "stabili". Ma chissà, forse sto sbagliando...
Il_Dubbio is offline  
Vecchio 25-07-2009, 09.03.47   #7
espert37
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Originalmente inviato da and1972rea
Mi pare che il sottinteso piu' problematico di una simile impresa sia che un'eventuale costruzione di una corteccia cerebrale possa davvero essere paragonabile ad una ricostruzione fedele all'originale; il fatto e' che l'imitazione e' sempre limitata alla conoscenza che si ha dell'oggetto da copiare, cioe' all'apparenza di cio' che si tenta di riprodurre, ma possiamo davvero dire che cio' che conosciamo del nostro cervello sia tutto cio' che c'e' da conoscere riguardo ad esso?!...se non abbiamo ancora un' idea chiara di come funzioni il mondo nei suoi fondamentali costituenti, se non possediamo alcuna teoria fisica del Tutto, se ancora non abbiamo la piu' pallida idea di quale posto occupiamo fra l'infinitamente grande e l'infinitamente piccolo, come potremo pretendere di conoscere e riprodurre anche solo una piccola parte di questo mondo a noi sconosciuto che ci circonda?...sarebbe come pretendere di ricopiare la Divina Commedia senza essere in grado di distinguere correttamente tutte le lettere dell'alfabeto, magari ci si potra' pure autoconvincere di poterla ricopiare fedelmente, visto che non si avra' consapevolezza della vera struttura di quelle lettere sconosciute, ma Dante riderebbe nel leggerla...; un bimbo puo' anche convincersi di ricopiare una banconota da 5 euro e con quella pretendere di andare a comperarsi un gelato, ma per davvero non glielo potra' vendere mai nessuno. Insomma, come si puo' ricostruire un intero edificio conoscendone solo la sommita' del comignolo? ...come possiamo pretendere di riprodurre e di riconoscere come reale una copia immaginaria della realta'?...un cervello riprodotto senza prima conoscere Tutto l'Universo e le sue parti in modo assolutamente inopinabile, rischierebbe , a parer mio, di rappresentare solo un feticcio della nostra fervida quanto scientifica immaginazione.

Saluti

Certamente carissimo And1972rea hai messo nero su bianco ciò che penso anch'io. Alle condizioni di conosenza che l'uomo ha oggi del proprio cervello, è mia convinzioe che,non anni,ma ancora qualche secolo dovrà passare,non per realizzare,ma per aver eventualmente abbastanza dati atti alla di realizzazione di tale progetto. Quindi, andiamo avanti con la ricerca basata sui dati sino ad oggi da noi conosciuti e non facciamoci illusioni vane.
Un saluto espert37
espert37 is offline  
Vecchio 25-07-2009, 11.21.39   #8
VanLag
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Originalmente inviato da Il_Dubbio
La cosa più difficile è capire quando, se esiste un programma che da' un risultato certo, il computer dovrebbe randomizzarsi per consentire una scelta casuale. Per ottenere questo tipo di comportamento che algoritmo si può usare?
Il computer mancando di un “io” non può randomizzarsi da solo; è il programmatore che, ad un certo punto del codice, inserisce una scelta fatta in base a criteri random il che significa in base a criteri assolutamente casuali. Nei linguaggi di programmazione esistono solitamente istruzioni che generano un numero random da 0 a X. Non so gli algoritmi usati, ma è abbastanza facile fare inventare ad un computer un numero casuale, perché in un computer esistono molti dati matematici variabili in un dato momento.
Ad esempio varia, in base a quello che chiediamo al programma, la posizione di memoria dell’istruzione corrente. Varia, in base al numero di programmi aperti, la quantità di memoria usata. Variano, per definizione, data ed ora di esecuzione di ciascun programma. Varia il numero di errori hardware e software rilevati dal momento dell’accensione o dal giorno/giorni precedenti e come questi variano un altissimo numero di parametri che hanno tutti una loro collocazione precisa nel sistema e che sono quindi usufruibili dal programma stesso per generare il numero random che ci interessa. L’algoritmo poi provvederà a mantenere quel numero nel range che gli abbiamo chiesto.

Se immaginiamo di scrivere, (di scrivere non di fare), un gioco al p.c. che fa muovere un omino che si sveglia al mattino. Potremmo pensare ad una parte fissa dove l’omino si alza e si stiracchia sempre allo stesso modo e da lì prenda via diverse, dicendo a se stesso: - cosa faccio oggi? –

Ammettendo che abbiamo avuto la pazienza di codificare in istruzioni 1000 diversi rami del programma avremo a disposizione 1000 comportamenti diversi che l’omino potrà seguire, in base al numero random generato di volta in volta, dando l’impressione di essere un personaggio dotato di grande iniziativa e di fertile fantasia. In realtà è solo chiuso nella fantasia del programmatore senza contare il fatto che le sue scelte, puramente casuali, tengono conto della randomizzazione iniziale e di niente altro.

Per finire all’omino nel computer non interessa nulla se una volta alzato il numero random lo porta a fare l’amore con una bellissima donna, oppure a finire nel pentolone degli ultimi cannibali, perché non ha coscienza di se…. Non ha cioè un “io”.

VanLag is offline  
Vecchio 25-07-2009, 14.39.48   #9
emmeci
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Riferimento: E Adamo si riprogettò

Assodato dunque che, come dice VanLag, un computer debba comunque seguire un programma e, non avendo la capacità di autoimporselo, il compito dev'essere assunto da un operatore, il problema diviene: quale può essere l’operatore di quel miracoloso strumento destinato a sbrogliare la matassa di 100 miliardi di neuroni e 100mila miliardi di connessioni, che forse nel frattempo sono divenuti molti di più?
Espert37 si sente venir meno dalle vertigini, e se and1972rea sembrerebbe disposto ad essere meno rigoroso nel software, Giorgiosan taglia la testa al toro, ricordando che non c’è bisogno che uno di noi si assuma quest’onere - che costringerebbe dopo tutto a un immane feed-back ossia una rincorsa frenetica di noi stessi - visto che l’operatore c’è già ed è quel nuovo o ultimo Adamo di cui siamo in cerca e che è l'uomo riprogettato da Dio… (Mi permetto però di chiedere: non è mansione comunque pericolosa, almeno per il computer, quando, accogliendo magari la sfida del diavolo o di un filosofo libertino, Egli dovesse chiedersi se debba veramente sottostare a una logica, anzi a una logica estremamente ridotta come quella degli uomini del pianeta terra, cioè una misera alternativa di a e non-a?)
emmeci is offline  
Vecchio 25-07-2009, 15.32.20   #10
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Originalmente inviato da emmeci
Assodato dunque che, come dice VanLag, un computer debba comunque seguire un programma e, non avendo la capacità di autoimporselo, il compito dev'essere assunto da un operatore, il problema diviene: quale può essere l’operatore di quel miracoloso strumento destinato a sbrogliare la matassa di 100 miliardi di neuroni e 100mila miliardi di connessioni, che forse nel frattempo sono divenuti molti di più?
Espert37 si sente venir meno dalle vertigini, e se and1972rea sembrerebbe disposto ad essere meno rigoroso nel software, Giorgiosan taglia la testa al toro, ricordando che non c’è bisogno che uno di noi si assuma quest’onere - che costringerebbe dopo tutto a un immane feed-back ossia una rincorsa frenetica di noi stessi - visto che l’operatore c’è già ed è quel nuovo o ultimo Adamo di cui siamo in cerca e che è l'uomo riprogettato da Dio… (Mi permetto però di chiedere: non è mansione comunque pericolosa, almeno per il computer, quando, accogliendo magari la sfida del diavolo o di un filosofo libertino, Egli dovesse chiedersi se debba veramente sottostare a una logica, anzi a una logica estremamente ridotta come quella degli uomini del pianeta terra, cioè una misera alternativa di a e non-a?)

Allora,se ho ben compreso, a questo punto,questo eventuale novello Adamo avrebbe la possibilità di autogestirsi e di autorigenerarsi,e probabilmente notando le tante cose ingiuste esistenti nella comunità umana,potrebbe decidere di annientarci ed impadronirsi del nostro misero pianeta. Non c'è che dire; Ne può nascere un bel film di fantascienza. Penso che valga la pena di continuare a far partorire la prolifera fantasia.

Un saluto caldo caldo,quì da me 33 gradi all'ombra.
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