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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 25-08-2009, 21.53.13   #1
arsenio
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Buon senso o buoni libri?

Buon senso o buoni libri?

Premessa

La seguente osservazione mi è stata rivolta in un forum recentemente :

"E' evidente che tu parti dai libri per cercare di capire la vita, mentre la gente normale vive e cerca di capire direttamente; impara con il buonsenso personale e vivendo socialmente, non tramite i libri.
secondo me me tu dovresti agire - argomentare discutendo con occhio più realistico".

Rispecchia talmente uno dei concetti che ho sentito ripetermi più o meno simile e con poche varianti ,in vari forum nel corso di circa dieci anni, e recentemente più accentuato, che ho deciso di chiarire quale deve essere un corretto rapporto con i lbri.E' un pregiudizio ritenere che chi non trascura le letture, per questo si astenga dai loro riscontri nella vita sociale, con vari tipi di interazioni interpersonali. Essendo un clichè anche ormai superato quello dell'intellettuale rinchiuso in una sua torre d'avorio, isolato dal mondo in solitarie meditazione e studio. Meno che meno mi appartiene, privilegiando forse più le attività sociali. Temo si tratti invece di uno dei sintomi della deriva culturale, specie italiana. Proprio ieri i rettori hanno lanciato un avvertimento: gli universitari ( ma anche i loro professori, bocciati ai concorsi per presidi, come a Venezia) sono analfabeti di ritorno: non conoscono la lingua italiana e dovranno seguire corsi di grammatica elementare. Per non parlare delle capacita di sintesi, di un'editoriale, di una pagina culturale, di analisi testuali. Dovuto anche a una progressiva disaffezione alla lettura.

Quando si parla di qualcosa coinvolti in una discussione prima si dovrebbe sapere il senso di ciò di cui si parla e se è possibile adottare un condiviso significato, altrimenti è meglio rinunciare: si girerebbe a vuoto. A meno che non si trovi un Eden dove ognuno può dire liberamente ciò che crede, saltare di pala in frasca, esprimere ciò che gli pare e ciò chi gli appare. Quale valore di veritiera affidabilità può avere il “senso comune”, o “buon senso”, che è la stessa cosa?E' come il pregiudizio che può avere alcuni elementi di verità, ma è sempre, quando possibile, da verificare di persona, con altri strumenti, altre conoscenze. Porta con sè più una valenza pratica che intellettuale, di percezione e immediatezza irriflessiva, di riferimento a un modo di pensare accettato, ma non convalidato e perfino di contenuti originari e innati propri di ogni mente. Un po' come i proverbi popolari, di cui ci si accorse che anche il loro contrario può essere un'altra “verità” altrettanto valida. Un tempo il buon senso lo si distinse da un'”intelligenza comune”, che perlomeno giudica attraverso concetti e non tramite suggestioni. La conoscenza che deriva dalle emozioni e l'intuito di un “sesto senso” è di altro tipo, altrettanto valida e complementare a quella della ragione.
La filosofia insegna a pensare fuori dal folclore e dalle superstizioni, e per questo i laureati in tale disciplina oggi cominciano a essere richiesti dalle aziende. Ma si avvale di intelletto e ragione e non di buon senso, per conoscere . A sua volta il conoscere si esprime in proposizioni corrette sul funzionamento del mondo, sui fatti e non su astrattezze, come sul perchè esistiamo che concede di evadere con migliaia di giri a vuoto. Soprattutto fa distinguere tra giudizi di fatto, giudizi scientifici, sperimentali e visioni arbitrarie, senza altri agganci. Si può anche essere convinti di qualcosa mai dimostrata. Alla cultura non può mancare la razionalità della natura umana, per poterne condividere il linguaggio, per discernere con la logica dalle illusioni delle parole che creano trappole e fraintendimenti perfino nella scienza e nella matematica. Galileo fu avversato perchè aveva alle spalle solidi studi, conosceva i precedenti osservatori studiosi degli astri, la differenza tra ragione e fede, di cui la prima non può essere sottomessa dalla seconda,proprio come si vuole oggi. Nessuno sopravvive con le credenze.
Altra obiezione dei neoscurantisti per esorcizzare il sapere, è :” inutile argomentare con impegno e credendo di dire qualcosa di inedito: niente di nuovo c'è sotto il sole, tutto è vecchio, sentito, ripetuto.
“Nulla si inventa, nulla potrai dirci di nuovo”. E' vero, ma nuove sono le disposizioni. L'alfabeto, le 7 note, i 3 colori fondamentali le situazioni narrative di Propp sono sistemi chiusi, ma infinite sono le loro combinazioni. Così per tutto: si associa, si connette, raggruppano concetti sparsi, creando gerarchie, ricombinazioni, reinquadrando elementi vecchi. Si ridice, ma da diverse angolature. Ma se i collegamenti non hanno un criterio normativo, sono casuali, arbitrarie; sono solo stramberie. Come i dipinti ottenuti versando a caso barattoli di vernice, le pennellate date su di una tela da una scimmia. Basta incorniciare, esporre in un Museo di gran prestigio un critico compiacente, ed è subito arte. Quasi come per la thrash letteratura. E tutti (quasi) ci credono. Vi siete mai chiesi se i libri che oggi tutti disprezzano, eccetto i bestseller imposti dall'industria culturale, hanno qualche importanza per un conoscere proficuo? Non intendo l'acquisto di libri oggetto, ma il saperli scegliere, saperli leggere e dove si può trovarli, maneggiare repertori? Se sono più affidabili di un “buon senso?” I grandi lettori, possessori di biblioteche di migliaia di libri, come scrittori, filosofi, giornalisti, letterati, studiosi, ne sono intralciati nel loro buon senso? Penso a Umberto Eco, apprezzatissimo pure all'estero, a Galimberti, Giorello, Boncinelli, Odifreddi, Bodei, Borgna, Serra, Augias, Scalfari, Bocca, Sartori, Bobbio, Montanelli, Biagi, Cacciari, Vattimo, Veca, ecc. ecc. So che è probabile non sappiate chi sono, se non li detestate, e il che sarebbe un buon indizio.
Molti darebbero più credito a un “buon selvaggio”, dal mitico buon senso di chi pensa e desidera solo a contatto con la natura. Allora a che è servito il buono, indiscutibile, del progresso tecnologico e della civiltà del pensiero? I libri non vi hanno mai avuto alcun merito? O vi piace di più il vecchio argomento teologico, che vuole convincere dell'esistenza di una Mente Generale di Dio che contiene tutti i pensieri e le idee che esistono fino a che scendono in una mente individuale ( anche per invidia verso i geni!), o il Tutto Universale di cui facciamo parte che ci illumina e arricchisce di conoscenze e senno?
L'anarchia caotica, il linguaggio attuale come malattia del pensiero contagiosa e la psiche collettiva andrebbero rieducate fino dalla prima scuola trovando antidoti contro chi inculca tali leggende, come quella, da Fahrenheit 41: solo chi si affida a fonti di conoscenza estranee ai libri dannosi pensa con la propria testa ricca di buon senso, ed evita fallacie, inganni, trappole della mente. Leggere, non per ripetere, ma per connettere, non per assimilare passivi un “ipse dixit”, ma con un dialogico spirito critico nei confronti di qualsiasi autore, anche autorevole. Farne una sintesi per meglio decidere se si è d'accordo o meno, per poterne parlare con altri. Riorganizzare, selezionare cosa che per sé è importante ricordare. Ma questa è una padronanza intellettuale che si acquista precocemente, affinchè sia efficace al massimo. Dopo è tardi, per acquisire un atteggiamento che non svalorizzi la cultura e chi la professa senza artifici. La cultura e un pensiero filosofico devono insegnare soprattutto a misurarci con le nostre idiozie sedimentate e mai espugnate.
Un filosofo dell'educazione deve agire sempre in decisa controtendenza rispetto all'assuefazione della “normalità” a costo di rendersi impopolare. Altrimenti diventa a propria volta una pedina mossa, appunto dal buon senso comune. In tal caso non potrebbe insegnare nulla, né far riflettere autonomi su come trovare alternative a personali disagi, a dannose dipendenze assunte quali pillole antidepressive. Non per indicare o imporre, ciò che sarebbe più opportuno in quella determinata situazione .Oggi i depressi sono quelli che non hanno mai scoperto risorse sempre presenti in se stessi, fuori da ogni tipo di droga.
(continua) % % %
arsenio is offline  
Vecchio 25-08-2009, 21.56.46   #2
arsenio
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Buon senso o buoni libri?

Buon senso o buoni libri?

seconda parte

Chi non legge mantiene schemi mentali elementari, perde chance con interlocutori che non abbiano ormai la mente atrofizzate e clonate in serie,come noto ormai nel web dove attribuiscono significati indebiti alle altrui parole. L'uso e non il mezzo in sè dei new media è scriteriato. Possibili strumenti per rivalutare la scrittura, ne sono diventati di destrutturazione linguistica e di immagini invasive. Vivesse oggi Leopardi, prodigioso lettore di una sterminata biblioteca raccolta dal padre malato di bibliomania, avrebbe sicuro una mailbox. Ma i suoi msm sarebbero versi sublimi.
Non date retta al pubblico di massa; non legge ma è un pessimo interprete della vita. Per loro non esistono libri che rivelano aspetti della vita di cui non avevano tenuto conto. Li trovano noiosi, se non sono quelli imposti dai primi posti in classifica. Ma a loro volta vi annoiano. Hanno assorbito luoghi comuni, pregiudizi, etichettano gli altri con arbitrio, s'illudono di conoscere perche hanno raccolto per caso alcuni vocaboli vuoti, alcune melense citazioni poste fuori luogo. I discorsi significativi per qualità logiche, per impegno, diventano sempre più fuori dalla portata della comprensione della massa omologata. La lingua italiana risulta sconosciuta agli universitari, obbligati a seguirne corsi elementari, è il grido di allarme di ieri dei rettori. Habermas, uno dei grandi filosofi del '900 notò il tramonto del pensiero e dell'intelletto in una società massmediatica, televisiva e internettiana. Nessun dibattito che sia originato da tali fonti ormai può contrastare l'inculturazione di massa.
L'America sempre ci precorre di una trentina di anni, ma questa volta ne siamo, credo, allo stesso livello. Il 68 % degli americani crede ai diavoli, l'89% ai miracoli.
La maggioranza stava con la Palin che è convinta che l'uomo è stato creato 7000 anni fa, che la donna deriva da una sua costola, che Cristo ci ha redento da Eva sedotta dal serpente.
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Vecchio 26-08-2009, 13.06.31   #3
Noor
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Riferimento: Buon senso o buoni libri?

Citazione:
Originalmente inviato da arsenio

Molti darebbero più credito a un “buon selvaggio”, dal mitico buon senso di chi pensa e desidera solo a contatto con la natura. Allora a che è servito il buono, indiscutibile, del progresso tecnologico e della civiltà del pensiero?
Da ragazzo leggevo i libri degli autori che citi..e la pensavo esattamente come te..
Adesso direi invece:e perchè no il buon senso?
La priorità va dunque adesso alla saggezza (che in genere non è legato al saggista) senza per questo contrappormi o svalutare il progresso intellettuale o gli autori che citi...
ma non vedo comunque la necessità di operare una scelta..o questa o quella..?
Con un pò di buon senso con un oplà leggero (ma significativo e profondo) si superano queste finte dicotomie della mente,questi suoi infiniti giochi e ci si serve di tutto quel che..serve..
senza per questo sentire il bisogno di identificarsene,aderirvi ideologicamente..
ciao

Ultima modifica di Noor : 26-08-2009 alle ore 18.03.05.
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Vecchio 27-08-2009, 10.58.46   #4
nevealsole
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Ascoltare con gli occhi

Ho messo in oggetto la riflessione che il tuo intervento mi ha provocato.
Tu sai il mio amore per i libri, e per i lettori di libri, e la consueta domanda che rivolgo a chi incontro per la prima volta: “mi consigli un libro?”
Questo perché è possibile, secondo me, capire chi hai dinanzi anche dai libri che legge. O se legge di tutto, dai libri che preferisce.
Ad esempio, confesso negli anni di aver maturato una certa antipatia per gli amanti di Fante, che mi si sono rivelati come il loro autore prediletto: altamente sopravvalutati.
Quando leggi, in realtà, non fai che ascoltare quello che un altro da te sta dicendo. Siano essi pensieri, riflessioni, emozioni.
Allo stesso modo, chi sa ascoltare, o chi sa vedere, può trarre insegnamenti dal mondo che gli vive attorno.
Certo col libro è più facile, in qualche modo, perché le conclusioni sono già tratte. Osservare, diversamente, presuppone l’essere capaci di tessere quelle linee guida dell’agire umano, o della natura, necessarie a comprendere il tutto.
Ho una cara amica che legge pochissimo, osserva moltissimo e pensa altrettanto. Ho spesso rilevato come ciò che io apprendo dai libri lei lo apprenda dall’osservazione del mondo, in modo geniale. E’ meglio di un trattato di filosofia.
Certo è più difficile, e bisogna essere naturalmente predisposti ad osservare. Io in gioventù non lo ero, e riuscivo meglio leggendo a farmi un’idea del mondo.
La formazione parte dai libri, in età scolastica, e poi prende strade di ogni tipo, quando diventa auto-formazione.
E' difficile, oggi, consigliare di leggere per imparare l’italiano, visto che spesso chi scrive – o traduce – sembra non conoscerlo …
D’altro canto, il buon senso o ancora meglio il senso pratico, che appartiene a molte persone ‘semplici’ è stupefacente per certi aspetti: infonde una capacità di vivere che io non ho, risucchiata dai dubbi e dalle incertezze della ‘troppa’ conoscenza.
Ogni strada conduce alla metà, se si vuole arrivare...



grazie per il tema proposto, e bentrovato.
nevealsole is offline  
Vecchio 27-08-2009, 20.18.36   #5
Giorgiosan
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Riferimento: Buon senso o buoni libri?

Se il buon senso sottintende la facoltà di decidere in modo intelligente e ovviamente chiama in causa la facoltà di pensare (Zingarelli) o se è la
capacità naturale dell'individuo di giudicare rettamente, soprattutto in vista delle necessità pratiche
(Devoto Oli) non parrebbe in contraddizione col leggere libri.

Se Il buon senso è
l'insieme delle considerazioni che l'uomo utilizza per giudicare in modo equilibrato le questioni comuni della vita quotidiana.
Ne deriva che il filosofo non dovrebbe necessariamente far uso del buon senso, più che altro legato alla peculiarità culturale di un certo ambiente, di una certa epoca o una certa società. Il buon senso finisce per agevolare la formazione di pre-concetti in una disciplina che fa della ragione e della logica il solo metodo valido per la corretta analisi della realtà. Il buon senso, adeguandosi nei giudizi all'uso e alle consuetudini, alle impressioni immediate soggettive, finisce per sovrapporsi negativamente all'analisi oggettiva dei problemi.


Immagino che tu lo abbia usato in questo significato o pressapoco.

Ma allora chiedo al filosofo Arsenio : non dai per scontato che esistano buoni libri considerati tali da tutti? Questo mi parrebbe ingenuo.

Gli autori che hai citato oltre ad essere "eterogenei" ( omogenei solo per essere considerati di sinistra) non mi sembrano autori di libri memorabili.
Come vedi ognuno ha una sua opinione su quale sia da considerrsi un buon libro.

Si potrebbe anche vedere nel titolo del topic una ipotetica contrapposizione
fra Bertoldo e Cacasenno ( non come nel film sbracato di Monicelli ma nel senso inteso dal Banchieri)...devo dire che le mie simapatie vanno a Bertoldo. , ma non detesto i libri, anzi...

C'è un libro molto interessante ed anche illuminante che è il libro della vita e che può essere letto anche dagli analfabeti e dagli illetterati, e forse i buoni libri non confliggono con quello.

Ciao Arsenio

Ultima modifica di Giorgiosan : 27-08-2009 alle ore 23.10.03.
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Vecchio 27-08-2009, 20.24.23   #6
arsenio
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Riferimento: Buon senso o buoni libri?

Citazione:
Originalmente inviato da Noor
Da ragazzo leggevo i libri degli autori che citi..e la pensavo esattamente come te..
Adesso direi invece:e perchè no il buon senso?
La priorità va dunque adesso alla saggezza (che in genere non è legato al saggista) senza per questo contrappormi o svalutare il progresso intellettuale o gli autori che citi...
ma non vedo comunque la necessità di operare una scelta..o questa o quella..?
Con un pò di buon senso con un oplà leggero (ma significativo e profondo) si superano queste finte dicotomie della mente,questi suoi infiniti giochi e ci si serve di tutto quel che..serve..
senza per questo sentire il bisogno di identificarsene,aderirvi ideologicamente..
ciao
Una precisazione a cui tengo. Ovunque nel virtuale (è sintomatico) si sottovalutano i libri, le teorie, la storia, ecc. e si dice che contano i giudizi pratici tratti dalla scuola delle proprie esperienze; mi auguro giuste e non perseverando in errori. Tale atteggiamento è tipico di chi non ha avuto occasione di formarsi alla lettura, che non ha avuto tempo per i libri e che non intende accostarvisi. Allora comprendo che dichiarino di essere interamente soddisfatti da loro “senso comune” (o buon senso) e che nient'altro serve loro. Ma in realtà si vantano di non possedere una piena consapevolezza delle cose. Non c'è una vera separazione,come pensano, tra fatti e teorie. Ogni pensiero è una “teoria” e si cerca di vedere quale corrispondenza c'è con i fatti. Un “buon senso” può non significare nulla: un'opinione gracile, un sentito dire, un “tutti dicono così” o “a me una volta è successo così”, un proverbio , una superstizione, un “me l'ha detto mio nonno, mia nonna; così mi educarono i miei genitori: di questi casi ne ho sentito decine. Senso comune, buon senso, possono essere pregiudizi, opinioni che sono conoscenze, credenze, opinioni pubbliche provocate da interessi di potere, che non includono garanzie di verità. Se le opinioni sono attendibili, non sono controllabili, anche quelle consolidate in un gruppo; possono essere limitate a un piccolo microcosmo quotidiano che esclude ampie visioni sulla realtà enormemente più vasta di quella che supponiamo. La psicologia a volte distingue tra senso comune e “buon senso”. Quest' ultimo sarebbe una saggia facoltà della ragione, basata sul discernimento, ecc. un ben giudicare e distinguere il vero dal falso. Ma allora si tratta di un percorso formativo dove non bastano le esperienze di vita. Anzi, con l'età, chi non si educa in permanenza e si aggiorna, perde quel poco che sapeva. Con la scrittura si può organizzare, elaborare, chiarire il nostro pensiero,e la conoscenza del mondo, di questo mondo. La lettura è complementare, niente nasce dal niente. Argomentare è ricerca per sostenere con efficacia un proprio punto di vista. Talora mi si dice che uso un linguaggio poco democratico, inaccessibile al “popolo”.Ma mi astengo dal trattare, anche chi non possiede una cultura molto elevata, come se fosse deficiente, con un linguaggio da quinta elementare, con paternalismo, volgarizzazioni e pseudoscienza “adatta alle loro capacità” Non sottovalutiamo troppo chi ci sta davanti. Detesto ogni populismo e bontà stucchevole. Si deve educare, non svalorizzare, per far pensare con la propria testa, per far scoprire cosa sta sotto le apparenze.

saluti
arsenio is offline  
Vecchio 27-08-2009, 23.31.45   #7
espert37
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Riferimento: Buon senso o buoni libri?

Carissimo Arsenio,è mia opinione che,buoni libri,senza il buon senso e capacità di analisi con ragionamento, non diano comunque accettabili risultati.
Il sottoscritto è riuscito ad ottenere la licenza di quinta elementare, durante il periodo della seconda guerra mondiale,da allora,avendo avuto pochissimo tempo a disposizione,causa il continuo lavoro manuale ho letto pochissimo,a parte i normali quotidiani e qualche biografia,alle quali ero molo interessato.
Il 21 Gennaio 2010 compirò 73 anni vissuti molto intensamente,con buon senso, ragionamento e credo,capacità di analisi,cercando di dare sempre una giusta risposta ad ogni quesito che mi si prospettava davanti. Oggi,per carità,
non posseggo assolutamente il tuo bagaglio di nozioni, ne manco la tua dialettica e l'ottima capacità d'espressione, però noto, a volte con mia meraviglia, che persone erudite con enorme bagaglio di conoscenze,si intrattengono volentieri a colloquiare con me, spesso anche per delle ore.
Quindi ho il dubbio se mettere al primo posto il buon senso o i buoni libri, nella consapevolezza che i buoni libri senza il buon senso possono spesso dare scarsi risultati,mentre invece il buon senso senza troppi libri può dare risultati maggiori.
Tutto ciò è mia personale opinione formatasi da mia esperienza di vita.

Un saluto amichevole. espert37
espert37 is offline  
Vecchio 27-08-2009, 23.49.21   #8
Noor
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Riferimento: Buon senso o buoni libri?

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Originalmente inviato da arsenio
Ovunque nel virtuale (è sintomatico) si sottovalutano i libri, le teorie, la storia, ecc. e si dice che contano i giudizi pratici tratti dalla scuola delle proprie esperienze; mi auguro giuste e non perseverando in errori. Tale atteggiamento è tipico di chi non ha avuto occasione di formarsi alla lettura, che non ha avuto tempo per i libri e che non intende accostarvisi. Allora comprendo che dichiarino di essere interamente soddisfatti da loro “senso comune” (o buon senso) e che nient'altro serve loro.
Ecco..stai mostrando-forse inconsapevolmente,col tuo ragionamento costruito su un sentito dire e pieno d’inferenze e opinioni- cos’è il senso comune.
Citazione:
Un “buon senso” può non significare nulla: un'opinione gracile, un sentito dire, un “tutti dicono così” o “a me una volta è successo così”, un proverbio , una superstizione, un “me l'ha detto mio nonno, mia nonna; così mi educarono i miei genitori: di questi casi ne ho sentito decine. Senso comune, buon senso, possono essere pregiudizi, opinioni che sono conoscenze, credenze, opinioni pubbliche provocate da interessi di potere, che non includono garanzie di verità. Se le opinioni sono attendibili, non sono controllabili, anche quelle consolidate in un gruppo; possono essere limitate a un piccolo microcosmo quotidiano che esclude ampie visioni sulla realtà enormemente più vasta di quella che supponiamo.
Concordo,ma c’è anche la saggezza che si acquisisce per esperienza..
perchè non la metti nel piatto?
Citazione:
si tratta di un percorso formativo dove non bastano le esperienze di vita. Anzi, con l'età, chi non si educa in permanenza e si aggiorna, perde quel poco che sapeva..
Educarsi in permanenza,aggiornarsi?
Scusa ma,stai parlando per maestri di scuola o cosa intendi..non capisco..

Citazione:
Con la scrittura si può organizzare, elaborare, chiarire il nostro pensiero,e la conoscenza del mondo, di questo mondo. La lettura è complementare, niente nasce dal niente. Argomentare è ricerca per sostenere con efficacia un proprio punto di vista.
Perché sostenere un punto di vista personale,c’è forse sempre da far politica?
E’ sufficiente testimoniare se stessi,quel che si è…i bisogni affermativi non sono sempre necessari..
Citazione:
mi astengo dal trattare, anche chi non possiede una cultura molto elevata, come se fosse deficiente, con un linguaggio da quinta elementare, con paternalismo, volgarizzazioni e pseudoscienza “adatta alle loro capacità” Non sottovalutiamo troppo chi ci sta davanti.
E’ sempre da tener presente questo punto,certo..

Citazione:
Si deve educare, non svalorizzare, per far pensare con la propria testa, per far scoprire cosa sta sotto le apparenze.


E’ anche il mio preciso impegno,momento per momento,in tutta la mia vita:
svelare la realtà oltre le apparenze:e solo rettificando se stessi con profonda autosservazione e consapevolezza ciò può divenire possibile.
ciao
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Vecchio 28-08-2009, 03.00.48   #9
arsenio
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Riferimento: Ascoltare con gli occhi

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Originalmente inviato da nevealsole
Ho messo in oggetto la riflessione che il tuo intervento mi ha provocato.
Tu sai il mio amore per i libri, e per i lettori di libri, e la consueta domanda che rivolgo a chi incontro per la prima volta: “mi consigli un libro?”
Questo perché è possibile, secondo me, capire chi hai dinanzi anche dai libri che legge. O se legge di tutto, dai libri che preferisce.
Ad esempio, confesso negli anni di aver maturato una certa antipatia per gli amanti di Fante, che mi si sono rivelati come il loro autore prediletto: altamente sopravvalutati.
Quando leggi, in realtà, non fai che ascoltare quello che un altro da te sta dicendo. Siano essi pensieri, riflessioni, emozioni.
Allo stesso modo, chi sa ascoltare, o chi sa vedere, può trarre insegnamenti dal mondo che gli vive attorno.
Certo col libro è più facile, in qualche modo, perché le conclusioni sono già tratte. Osservare, diversamente, presuppone l’essere capaci di tessere quelle linee guida dell’agire umano, o della natura, necessarie a comprendere il tutto.
Ho una cara amica che legge pochissimo, osserva moltissimo e pensa altrettanto. Ho spesso rilevato come ciò che io apprendo dai libri lei lo apprenda dall’osservazione del mondo, in modo geniale. E’ meglio di un trattato di filosofia.
Certo è più difficile, e bisogna essere naturalmente predisposti ad osservare. Io in gioventù non lo ero, e riuscivo meglio leggendo a farmi un’idea del mondo.
La formazione parte dai libri, in età scolastica, e poi prende strade di ogni tipo, quando diventa auto-formazione.
E' difficile, oggi, consigliare di leggere per imparare l’italiano, visto che spesso chi scrive – o traduce – sembra non conoscerlo …
D’altro canto, il buon senso o ancora meglio il senso pratico, che appartiene a molte persone ‘semplici’ è stupefacente per certi aspetti: infonde una capacità di vivere che io non ho, risucchiata dai dubbi e dalle incertezze della ‘troppa’ conoscenza.
Ogni strada conduce alla metà, se si vuole arrivare...



grazie per il tema proposto, e bentrovato.
Cara nevealsole sono felice di ritrovarti qui. Buon senso o buoni libri? s'ispira a una comune, allarmante disaffezione e svalutazione dei libri,che s'accompagna a un traversale analfabetismo di ritorno, e che noto da tempo ormai anche nella Mente Collettiva della rete. Addirittura le stesse parole, gli stessi concetti. Dovuta alla civiltà dell'immagine, alla perdita della capacità logico-sequenziale, al net-linguaggio delle chat, ai sms, ai link,ecc. al degrado etico-culturale indotto dalla politica, dalla scuola ecc.
Tu sai che i libri non sono acquisizioni passive, erudizione sterile, raccolta disordinata di informazioni, ecc. come accade per la massa omologata. Ma concedono una formazione etica ed estetica, vite alternative per procura altrimenti impossibili.
Ci si forma la personalità attraverso le inferenze e le deduzioni dei ragionamenti, in modo indiretto sulle parole orali e scritte altrui,sapendo leggere e scelte personali, oppure osservando la realtà circostante con i sensi vigili ed addestrati. Ma le due cose non si escludono, come vorrebbe il senso comune. Non è detto che tutti i filosofi o pensatori siano come Talete che per volgere gli occhi al cielo, cadde in una fossa suscitando le risa della serva trace. Libri e vita sono complementari,interdipendenti per riscontri sul campo. Oggi la lingua italiana la puoi imparare solo da buoni giornalisti,come Ronchey, assolutamente no con gli scrittori ibridi imitatori di altrui letterature straniere e le loro ridondanze di un “Parlato” cartaceo.

Sono un lettore non forte; pochi libri ma selezionati senza suggestioni da parte dell'industria culturale. Tra le mie mani passano molti libri ogni anno, ma quelli che scelgo non sono molti. Ogni biblioteca si forma per eliminazione e non per accumulo. Solo qualche centinaio, e sapere dove trovare ciò che serve; maneggiare repertori, è più importante. Assieme alle fiabe della mia prima infanzia, lettura fondamentale come dice Hillman in “la letteratura dei bambini”: “Quanti durante l'infanzia hanno sognato sulle fiabe e sui libri illustrati sono in un certo senso ben più preparati alla vita di quelli che non ne hanno mai subito il fascino. Queste letture precoci diventano in un certo modo vissute e assimilate in una vita in cui l'anima ritrova se stessa”.

ciao

noto che ovunque il tono è ovunque uguale, sì ... ma il buon senso ....
arsenio is offline  
Vecchio 28-08-2009, 08.28.55   #10
arsenio
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Riferimento: Buon senso o buoni libri?

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Originalmente inviato da Giorgiosan
Se il buon senso sottintende la facoltà di decidere in modo intelligente e ovviamente chiama in causa la facoltà di pensare (Zingarelli) o se è la
capacità naturale dell'individuo di giudicare rettamente, soprattutto in vista delle necessità pratiche
(Devoto Oli) non parrebbe in contraddizione col leggere libri.

Ciao Arsenio

grazie per il filosofo, ma non aspiro a tanto, caro Giorgiosan.

Questvolta sei in errore. Il mio ... buon senso mi dice che per argomentare in un forum di riflessioni di tipo filosofico, e fino a prova contraria questo lo è, uso più adatti repertori, se occorre. Dizionari specialistici, enciclopedie collaudate da decenni, autori affidabili per unanimi consensi. Pagine e pagine per un tema, oltre a capire qual'è il contesto a cui mi rivolgo, sempre connettendo altri dati di vita “pratica”, se posseduti, e a volte pareri sul campo (non wikipedie). Ad esempio la premessa filosofica può essere:

Espressione che designa: 1) una sorta di “sesto senso” interno, responsabile della percezione dei sensibili comuni, della coordinazione dei dati dei sensi esterni e della coordinazione di dati dei sensi esterni e della consapevolezza del sentire; 2) la consuetudine o il modo di pensare comune; il “consensum gentium” riguardo ad alcune verità universalmente accettate; il “buon senso” o la “sana ragione” ,il senso comune; 3) un istinto originario o un insieme di principi innati propri della mente umana.
(...) si tratta di un sistema pratico piuttosto che intellettuale. Questo sistema è costituito dalle tradizioni, occupazioni, tecniche, un tempo stabilite dal gruppo . Le significazioni che lo compongono sono un portato del comune linguaggio quotidiano col quale i membri del gruppo comunicano tra loro” (da “Logica”, in Scienza nuova del Vico). Sono le definizioni,non dissimili da altre, che mi piacciono di più.
Se mi dice “mi fido del mio buon senso” uno studioso di fama, un contadino esperto di campi, o un impiegato che non spazia oltre quattro pareti, secondo me c'è differenza. Poi, se sono in grado, giudico da ciò che mi dice. Ma se leggi con attenzione e senza condizionamenti prevenuti ciò che ho scritto, noti che tengo conto di tali sfumature, anche quelle più positive.

Se assumo il termine in un senso più psicologico, uso altre fonti. Ad esempio:
“disposizione mentale all'equilibrio e alla misura che si manifesta nelle capacità naturale e spontanea di prendere decisioni valide nella sfera pratica dell'esistenza o di esprimere giudizi sui problemi della vita anche laddove non emergano soluzioni di immediata evidenza logica (basate su convenzioni e opinioni generali) Il “senso comune “ per alcuni autori potrebbe avere una connotazione un po' diversa. Ci avviciniamo a un poco saggio senso comune carico di pregiudizi e appiattito sulle convenzioni più diffuse, per cui in esso non è rintracciabile forma di razionalità dove s'incontrano in modo efficace teoria e prassi. Mi fermo qui, se nessuno crede di proseguire tale dibattito. Il buon senso ed equivalenti è un topos importante nella filosofia di ogni tempo. Vorrei ancora ricordare che tali conoscenze le ho ricavate da vari libri non mediocri e cartacei. E che in fondo si tratta di mio “buon senso,” affermare che la pratica, l'osservare la realtà, l'autarchia del pensiero, anche se fuori da certe suggestioni e conformismi, non è sufficiente.
Se occorre un dizionario della lingua italiana, consiglio il “Battaglia”, a 24 volumi. Se lo confronti con lo Zingarelli e simili, noterai una differenza enorme.

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