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Vecchio 25-10-2009, 11.31.45   #1
La_viandante
stella danzante
 
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Data registrazione: 05-08-2004
Messaggi: 1,751
Chi sono i veri nemici della scienza?

Mi sono imbattuta in un paio di libri posto i link, uno di Giorgio Israel
http://www.ibs.it/code/9788871807232...no-nemici.html

E l’altro di Silvano Fuso
http://www.edizionidedalo.it/site/co...id=88&attive=1

Entrambi che cercano di individuare le responsabilità del versare in pessime condizioni della scienza.
Qualcuno qui magari li ha letti (a differenza di me) e potrà quindi correggere mie eventuali imprecisioni dal momento che me ne son fatta soltanto una idea molto sommaria da quanto letto nelle recensioni, lo so non si fa, ma mi serve tempo per trovarli entrambi e leggerli, e ho fretta invece di lanciare una discussione.
Bene pare che i due non si trovino affatto d’accordo, perché se Israel vede i nemici nella cattiva divulgazione di stampo positivistico, Fuso li rintraccia nelle ideologie creazioniste, categoria pare ignorata da Israel, che da quello che mi pare di capire rimprovera proprio alla scienza (ai cattivi scientisti) di non occuparsi di finalismi e questioni di senso.
Anche se poi sembra prendersela anche con dei relativismi nichilisti nei quali secondo me trova terreno fertile l’ideologia creazionista per potersi chiamare scienza anche lei.
Insomma chiedo lumi, a chi ne sa più di me, da chi deve oggi difendersi la scienza?

Io azzardo la mia ipotesi invece, che siano le scelte politiche ed economiche ed il libro mercato, che poi davvero libero non lo è a condizionare l’andamento della ricerca, le continue riduzioni del finanziamenti pubblici lasciano al privato un raggio d’azione illimitato nel dettare l’agenda della ricerca scientifica e indirizzarla solo ed esclusivamente su quello che è utilizzabile dal mercato, e provocare infine questa disaffezione quando non proprio sentimenti di terrore verso la ricerca, spesso chiamata tecnoscienza facendo una confusione non sempre in buona fede, insieme al periodo estremamente confuso che viviamo nel quale i responsabili son difficilmente rintracciabili e si indirizza il malcontento verso il capro espiatorio più immediatamente visibile, come può esserlo la scienza.
Oltre che la lotta per la sopravvivenza di visioni religiose che devono trovare un nemico per poter esistere, affermarsi per non scomparire nel nulla obsolete oramai come sono.
Le filosofie relativiste nichiliste sembrano funzionali proprio ad una politica di liberalizzazione del mercato e deregolamentazione che hanno come risultato proprio il complesso momento che viviamo oggi.
La_viandante is offline  
Vecchio 26-10-2009, 20.22.41   #2
Giorgiosan
Ospite abituale
 
Data registrazione: 30-09-2004
Messaggi: 2,009
Riferimento: Chi sono i veri nemici della scienza?

Citazione:
Originalmente inviato da La_viandante
Mi sono imbattuta in un paio di libri posto i link, uno di Giorgio Israel
http://www.ibs.it/code/9788871807232...no-nemici.html

E l’altro di Silvano Fuso
http://www.edizionidedalo.it/site/co...id=88&attive=1

Entrambi che cercano di individuare le responsabilità del versare in pessime condizioni della scienza.
Qualcuno qui magari li ha letti (a differenza di me) e potrà quindi correggere mie eventuali imprecisioni dal momento che me ne son fatta soltanto una idea molto sommaria da quanto letto nelle recensioni, lo so non si fa, ma mi serve tempo per trovarli entrambi e leggerli, e ho fretta invece di lanciare una discussione.
Bene pare che i due non si trovino affatto d’accordo, perché se Israel vede i nemici nella cattiva divulgazione di stampo positivistico, Fuso li rintraccia nelle ideologie creazioniste, categoria pare ignorata da Israel, che da quello che mi pare di capire rimprovera proprio alla scienza (ai cattivi scientisti) di non occuparsi di finalismi e questioni di senso.
Anche se poi sembra prendersela anche con dei relativismi nichilisti nei quali secondo me trova terreno fertile l’ideologia creazionista per potersi chiamare scienza anche lei.
Insomma chiedo lumi, a chi ne sa più di me, da chi deve oggi difendersi la scienza?

Non ho lumi da darti.
Non sento che la scienza sia in pericolo, che sia da difendere.
La scienza è apprezzata da tutti.
Qualcuno storce il naso, giustamente, quando è sopravvalutata.

Citazione:
Originalmente inviato da La_viandante

Io azzardo la mia ipotesi invece, che siano le scelte politiche ed economiche ed il libro mercato, che poi davvero libero non lo è a condizionare l’andamento della ricerca, le continue riduzioni del finanziamenti pubblici lasciano al privato un raggio d’azione illimitato nel dettare l’agenda della ricerca scientifica e indirizzarla solo ed esclusivamente su quello che è utilizzabile dal mercato, e provocare infine questa disaffezione quando non proprio sentimenti di terrore verso la ricerca, spesso chiamata tecnoscienza facendo una confusione non sempre in buona fede, insieme al periodo estremamente confuso che viviamo nel quale i responsabili son difficilmente rintracciabili e si indirizza il malcontento verso il capro espiatorio più immediatamente visibile, come può esserlo la scienza.
Oltre che la lotta per la sopravvivenza di visioni religiose che devono trovare un nemico per poter esistere, affermarsi per non scomparire nel nulla obsolete oramai come sono.
Le filosofie relativiste nichiliste sembrano funzionali proprio ad una politica di liberalizzazione del mercato e deregolamentazione che hanno come risultato proprio il complesso momento che viviamo oggi.

Credo che senza libertà non si compia alcun progresso in alcun campo e ovviamente questo vale anche per le religioni.

Imparare a convivere con chi della libertà approfitta per nuocere agli altri richiede molta pazienza.
La tentazione di sopprimerla per mettere "ordine" nel mondo secondo l'una o l'altra concezione d' "ordine" può essere considerata necessaria in determinate situazioni e la comprendo benissimo.
In questi periodi della storia però non c'è mai progresso ma stasi se non regresso e solo chi è disposto a perdere anche la vita per la libertà evolve.

Così mi sembra la realtà....siamo in ballo e dobbiamo ballare.
Giorgiosan is offline  
Vecchio 27-10-2009, 11.39.34   #3
La_viandante
stella danzante
 
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Data registrazione: 05-08-2004
Messaggi: 1,751
Riferimento: Chi sono i veri nemici della scienza?

Se libertà deve essere sia per tutti però, quella del solo mercato vive sulla schiavitù del lavoratore e non mi pare sia per questo che si debba dare la vita e purtroppo si paga con la vita davvero sul lavoro per questa libertà, deregolamentazione, assenza di controlli, flessibilità e dunque ricattabilità dei lavoratori,
Se per la libertà del mercato dobbiamo assistere ad aziende che delocalizzano lasciando per strada tanti lavoratori (dov‘è la libertà ora per questi? Quella di cercarsi un altro lavoro?), lasciando anche la politica impotente di operare restrizioni e controlli al livello locale, l’unica cosa che può fare è lavorare per i propri feudi, come Mastella, mentre attraverso l’uso dei media trova sempre qualche distrazione di massa, ma divago …
La scienza comunque versa in condizioni pessime, accusata su tutti i fronti, da quelli bioetici, a quelli ecologisti, dal fronte religioso a quello filosofico, non si spiegherebbe altrimenti come mai si moltiplicano libri come quelli sopra, o quello di Gilberto Corbellini, Perché gli scienziati non sono pericolosi, per rassicurare, ma anche in molti testi che trattano temi tutti interni alla scienza (Lee Smolin ad esempio sulle superstringhe, dedica un capitolo a come combattere fenomeni sociali interni alla scienza,) si portano alla luce tanti aspetti, eppure secondo me l’unica responsabilità è da ricercarsi nelle scelte politiche economiche sbagliate i cui problemi si ripercuotono poi sui diversi aspetti del sociale.
La_viandante is offline  
Vecchio 03-11-2009, 11.34.12   #4
chlobbygarl
Lance Kilkenny
 
Data registrazione: 28-11-2007
Messaggi: 362
Riferimento: Chi sono i veri nemici della scienza?

Citazione:
Originalmente inviato da La_viandante
Mi sono imbattuta in un paio di libri posto i link, uno di Giorgio Israel
http://www.ibs.it/code/9788871807232...no-nemici.html

E l’altro di Silvano Fuso
http://www.edizionidedalo.it/site/co...id=88&attive=1

Entrambi che cercano di individuare le responsabilità del versare in pessime condizioni della scienza.
Qualcuno qui magari li ha letti (a differenza di me) e potrà quindi correggere mie eventuali imprecisioni dal momento che me ne son fatta soltanto una idea molto sommaria da quanto letto nelle recensioni, lo so non si fa, ma mi serve tempo per trovarli entrambi e leggerli, e ho fretta invece di lanciare una discussione.
Bene pare che i due non si trovino affatto d’accordo, perché se Israel vede i nemici nella cattiva divulgazione di stampo positivistico, Fuso li rintraccia nelle ideologie creazioniste, categoria pare ignorata da Israel, che da quello che mi pare di capire rimprovera proprio alla scienza (ai cattivi scientisti) di non occuparsi di finalismi e questioni di senso.
Anche se poi sembra prendersela anche con dei relativismi nichilisti nei quali secondo me trova terreno fertile l’ideologia creazionista per potersi chiamare scienza anche lei.
Insomma chiedo lumi, a chi ne sa più di me, da chi deve oggi difendersi la scienza?

Io azzardo la mia ipotesi invece, che siano le scelte politiche ed economiche ed il libro mercato, che poi davvero libero non lo è a condizionare l’andamento della ricerca, le continue riduzioni del finanziamenti pubblici lasciano al privato un raggio d’azione illimitato nel dettare l’agenda della ricerca scientifica e indirizzarla solo ed esclusivamente su quello che è utilizzabile dal mercato, e provocare infine questa disaffezione quando non proprio sentimenti di terrore verso la ricerca, spesso chiamata tecnoscienza facendo una confusione non sempre in buona fede, insieme al periodo estremamente confuso che viviamo nel quale i responsabili son difficilmente rintracciabili e si indirizza il malcontento verso il capro espiatorio più immediatamente visibile, come può esserlo la scienza.
Oltre che la lotta per la sopravvivenza di visioni religiose che devono trovare un nemico per poter esistere, affermarsi per non scomparire nel nulla obsolete oramai come sono.
Le filosofie relativiste nichiliste sembrano funzionali proprio ad una politica di liberalizzazione del mercato e deregolamentazione che hanno come risultato proprio il complesso momento che viviamo oggi.
Non ho letto nessuno dei due libri, ma ti ringrazio per il suggerimento.Credo anch'io come te che esistano nemici ben più robusti del creazionismo che si oppongono alla ricerca scientifica.

Trovo su google books questo di Israel

che nello stralcio che ti quoto pare, pure lui, del tutto d'accordo con te....

<<L'evoluzione recente del rapporto tra scienza pura ed applicata

Giorgio Israel

Quando preparavo la mia tesi di laurea, in un ramo molto astratto della matematica, utilizzavo un libro "O. Zariski, Commutative Algebra" la cui pubblicazione, come era stampato nel frontespizio, era stata finanziata dall'Office of Ordnance Research dell'Esercito degli Stati Uniti e dall'Office of Scientific Research delle Forze Aeree statunitensi. La lettura di questa nota mi aveva assai sorpreso perché era difficile credere che gli "ideali completi negli anni regolari di dimensione 2" potessero avere un'applicazione non dico militare ma neppure pratica.
Eppure un fatto come quello rifletteva una visione della scienza straordinariamente efficace ed oggi straordinariamente obsoleta. Secondo questa visione la scienza era un gigantesco circuito integrato, di cui nessuna parte può essere vitale senza che lo siano tutte, e che è efficiente soltanto se è lasciato assolutamente libero di svilupparsi secondo i suoi criteri interni. Tale circuito era inteso come l'intero sistema "scienza pura - scienza applicata", ovvero come il complesso integrato "scienza - tecnologia".
Ma occorre fare attenzione. Una siffatta libertà non ha nulla a che fare con quella predicata dal liberismo economico, ovvero con quella libertà che viene di solito espressa con la metafora della "mano invisibile", tanto per intenderci. Difatti, il sistema scienza-tecnologia presenta un paradosso del tutto peculiare: le sue parti non sono egualmente "robuste" dal punto di vista sociale. La scienza pura può godere di un elevato prestigio sociale - oggi sempre più in declino - ma non gode delle stesse interessate attenzioni delle applicazioni tecnologiche. Quindi per garantire la libertà del sistema occorre proteggerne le parti più deboli. La scienza pura o fondamentale è per l'appunto una di queste. Naturalmente, una tale visione ha senso soltanto se si ammette il principio che garantire la piena libertà di sviluppo della ricerca scientifica sia un dovere sociale, e che la scienza rientra fra i settori considerati di interesse pubblico, come l'assistenza sociale e sanitaria.
Se, al contrario, si elimina ogni forma di regolazione protettiva, il sistema
inevitabilmente si squilibra. Occorre insistere sul fatto che qui si sta parlando di una regolazione che consiste nel proteggere la scienza da ogni tentativo di "condizionamento", per quanto ciò possa apparire paradossale. Una siffatta regolazione è agli antipodi dalle regolazioni ideologiche tipiche dei sistemi totalitari. Nei regimi fascisti europei si interveniva a determinare rigidamente il rapporto fra settore puro e applicato (per lo più a favore del secondo). Nel sistema del comunismo sovietico si interveniva persino per determinare i settori della scienza pura da privilegiare e quelli da non sviluppare: difatti, la teoria della relatività e la meccanica quantistica venivano considerate come "scienze borghesi" da combattere.


È da notare che l'eliminazione di ogni forma di protezione che corrisponde a un processo crescente di privatizzazione della ricerca scientifica e tecnologica o all'introduzione di criteri privatistici e manageriali nel settore pubblico - conduce a risultati non molto diversi. In particolare, può condurre alla decadenza della scienza pura rispetto a quella applicata. Non è proprio questo è il fenomeno cui stiamo assistendo oggi? Se la ricerca viene privatizzata essa esce progressivamente dal campo dei settori di interesse pubblico e socialmente protetti. All'idea di "socialmente utile" si sostituisce quella di "economicamente utile" e di "redditività immediata".

Oggi interi settori della ricerca fondamentale deperiscono perché non sono considerati immediatamente utili. Interi gruppi di scienziati e ricercatori si trasferiscono dalla ricerca pura (sempre meno dotata di fondi, quantomeno in termini relativi) verso le grasse praterie della ricerca applicata. Tipico è il caso della matematica, dove numerosi matematici di punta abbandonano le ricerche cosiddette "pure" a favore di quelle informatiche e numeriche. Nel campo biologico, i settori teorici sono praticati da una ristretta minoranza e, di fatto, oggi la biologia si identifica con la genetica, la biologia molecolare e le biotecnologie. Negli anni Settanta del secolo scorso il celebre biologo François Jacob scriveva: "Non si studia più la vita nei nostri laboratori", indicando così che a un ideale di conoscenza si era sostituita una prassi puramente manipolativa. Quello che appariva allora come un preoccupato avvertimento rappresenta oggi una banale constatazione.
Si manifesta, al di là delle apparenze, un fastidio per la scienza pura che ricorda le parole di John Hammond, il creatore di Jurassic Park, nel celebre romanzo di Michael Crichton: "Gli scienziati vogliono fare ricerca. Questo è tutto quel che vogliono fare, ricerca. Non vogliono realizzare nulla di concreto. Non vogliono fare progresso. Soltanto fare ricerca".

Eppure, dovrebbe essere evidente che l'idea di redditività immediata e di efficacia evidente non è soltanto poco intelligente. Essa è distruttiva.
I più grandi sviluppi tecnologici del secolo scorso sarebbero stati impossibili senza il motore della scienza pura. Prendiamo il caso dei calcolatori. Il continuo perfezionamento delle macchine di calcolo attraverso metodi di "bricolage" non avrebbe mai condotto all'era digitale. Essa fu invece aperta dalla rivoluzione copernicana di John von Neumann che propose di mettere da
parte, almeno in una prima fase, lo studio delle componenti tecniche della macchina, partendo invece da un modello astratto (il modello matematico di McCulloch e Pitts) rappresentativo di una serie di aspetti del funzionamento del cervello umano. Il rapporto EDVAC di von Neumann è il punto di partenza della rivoluzione dei moderni calcolatori proprio perché propose questo punto di vista, che si rivelò poi come il più efficace proprio dal punto di vista tecnologico.Ma è da chiedersi se abbiamo conosciuto in seguito rivoluzioni concettuali paragonabili o non siamo invece entrati nell'era del "bricolage", potenzialmente sterile.>>
chlobbygarl is offline  

 



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