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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 11-11-2009, 10.32.36   #1
emmeci
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Data registrazione: 10-06-2007
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"Che cosa sono io?"

Una domanda che è corsa più volte nel forum, e che ora vedo ripresa nel titolo di un libro del neurochirurgo Arnaldo Benini (ed. Garzanti): una domanda al fondo della quale sta – io credo - la difficoltà se non l’impossibilità di afferrare sé stessi, cioè il proprio io, per quanto cerchiamo di torcere l’attenzione dentro di noi. Una domanda alla quale non sembrano in grado di rispondere né scienza né filosofia. L’autore di questo libro non si sente autorizzato ad uscire dalla prospettiva dello scienziato, anche se appare perplesso proprio di fronte al compito di rispondere a qualcosa che dovrebbe riguardare in primis la scienza da lui professata: “che cosa sono io in termini naturalistici?” E aggiunge: “l’autoreferenzialità del cervello che studia sé stesso determina forse un limite alla sua capacità di capirsi?”, ponendo in dubbio il valore di centinaia di anni di psicologia e filosofia, compresi i grandi nomi di Cartesio e di Kant. E sembra restio ad apprezzare il modo tipico di uno scienziato di considerare il cervello come un insieme interconnesso di cellule materiali in grado di esprimere l’identità di un essere umano mentre fabbrica idee, scelte, decisioni d’azione, senza poter spiegare alla fine come avviene il passaggio dal neurone al pensiero e da questo a ciò che è già oltre il pensiero.
Ma in fin dei conti non aveva detto già Eraclito che l’essere è divenire? Tutto non va oltre sé stesso, a cominciare dal nulla che dà luogo al big bang, dall’energia che diventa materia, dalla materia che è vita, la quale diviene pensiero e ciò che è già oltre il pensiero, attraverso quell’impulso morale che non è percezione dell’essere ma di ciò che deve essere e per adesso ancora non è, fino ad arrivare….dove? Ci sono più cose sulla terra e nel cielo di quelle che sogna la nostra filosofia – dice Amleto. Anche se un religioso potrebbe obiettare che se la scienza e la filosofia non sono arrivate a rispondere a quella domanda, ci è arrivata la fede rispetto a cui – tanto per citare ancora una volta Amleto – il resto è silenzio.
emmeci is offline  
Vecchio 12-11-2009, 13.50.23   #2
espert37
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Riferimento: "Che cosa sono io?"

Citazione:
Originalmente inviato da emmeci
Una domanda che è corsa più volte nel forum, e che ora vedo ripresa nel titolo di un libro del neurochirurgo Arnaldo Benini (ed. Garzanti): una domanda al fondo della quale sta – io credo - la difficoltà se non l’impossibilità di afferrare sé stessi, cioè il proprio io, per quanto cerchiamo di torcere l’attenzione dentro di noi. Una domanda alla quale non sembrano in grado di rispondere né scienza né filosofia. L’autore di questo libro non si sente autorizzato ad uscire dalla prospettiva dello scienziato, anche se appare perplesso proprio di fronte al compito di rispondere a qualcosa che dovrebbe riguardare in primis la scienza da lui professata: “che cosa sono io in termini naturalistici?” E aggiunge: “l’autoreferenzialità del cervello che studia sé stesso determina forse un limite alla sua capacità di capirsi?”, ponendo in dubbio il valore di centinaia di anni di psicologia e filosofia, compresi i grandi nomi di Cartesio e di Kant. E sembra restio ad apprezzare il modo tipico di uno scienziato di considerare il cervello come un insieme interconnesso di cellule materiali in grado di esprimere l’identità di un essere umano mentre fabbrica idee, scelte, decisioni d’azione, senza poter spiegare alla fine come avviene il passaggio dal neurone al pensiero e da questo a ciò che è già oltre il pensiero.
Ma in fin dei conti non aveva detto già Eraclito che l’essere è divenire? Tutto non va oltre sé stesso, a cominciare dal nulla che dà luogo al big bang, dall’energia che diventa materia, dalla materia che è vita, la quale diviene pensiero e ciò che è già oltre il pensiero, attraverso quell’impulso morale che non è percezione dell’essere ma di ciò che deve essere e per adesso ancora non è, fino ad arrivare….dove? Ci sono più cose sulla terra e nel cielo di quelle che sogna la nostra filosofia – dice Amleto. Anche se un religioso potrebbe obiettare che se la scienza e la filosofia non sono arrivate a rispondere a quella domanda, ci è arrivata la fede rispetto a cui – tanto per citare ancora una volta Amleto – il resto è silenzio.


Carissimo Emmeci; Come giustamente dici,questo argomento è già stato trattato varie volte in questo forum,alle quali io ho sempre risposto secondo la mia filosofia, ed ora torno a ripetere.
Chi sono io? Io sono l'universo intero perchè se io non fossi,per me esisterebbe il nulla, Quindi l'io è il soggetto di primaria importanza e dovrebbe essere posto in comune e universale accordo quale punto di pertenza per ogni
umana e filosofica ricerca. Ed inoltre relazionandolo alla meta,(Anche quella comune a tutta l'umanità) potrebbe aprirci la strada comune verso una migliore esistenza. Senza questo pensiero,l'uomo giungerà sempre a delle soluzioni individuali e mai concordanti e condivise.ognuno giungerà a delle soluzioni relative alla propria verità individuale,ma la verità relativa all'umano è e sarà sempre una sola.
Un saluto amichevole. espert37
espert37 is offline  
Vecchio 12-11-2009, 17.17.01   #3
Nikolaj Stavrogin
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Riferimento: "Che cosa sono io?"

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Originalmente inviato da emmeci
Anche se un religioso potrebbe obiettare che se la scienza e la filosofia non sono arrivate a rispondere a quella domanda, ci è arrivata la fede rispetto a cui – tanto per citare ancora una volta Amleto – il resto è silenzio.

Non condivido; trovo molta più stima per filosofia e scienza che hanno accettato la gran sfida della risposta ad una domanda di dimensioni epocali, senza tentare di semplificarla o rispondere con una - perchè a me così appare - non-spiegazione. Se queste non hanno saputo - o voluto - rispondere in maniera univoca e chiara, è perchè, secondo me, hanno accettato la complessità della domanda senza sminuirla, e l'hanno indagata sotto tutti gli aspetti. Se questa complessità la si riduce, cambiando le regole del gioco, e si introduce la carta Jolly - con la quale tutto è "spiegabile" (o non-spiegabile), bè, non me la sento di ammirare la religione allo stesso di modo di filosofia e scienza.
Nikolaj Stavrogin is offline  
Vecchio 12-11-2009, 18.57.33   #4
Il_Dubbio
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Riferimento: "Che cosa sono io?"

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Originalmente inviato da emmeci
L’autore di questo libro non si sente autorizzato ad uscire dalla prospettiva dello scienziato, anche se appare perplesso proprio di fronte al compito di rispondere a qualcosa che dovrebbe riguardare in primis la scienza da lui professata: “che cosa sono io in termini naturalistici?”

La domanda sembra prevedere una risposta premeditata: Una cosa

Le cose quelle sono. Evidentemente si cerca una cosa non ancora trovata o che sfugge, benché sotto il naso.

Ricordiamo anche che la IA pensa che sia un calcolo. Ma un calcolo è una cosa?
Ovviamente pensiamo che possano essere sempre delle cose ma tuttavia organizzate. Una cosa organizzata dovrebbe dunque descrivere l'oggetto dello studio scientifico in esame. A parte il fatto che sempre cose sono, anche se organizzate, rimane da stabilire che tipo di organizzazione preveda la nascita di quella "identità" chiamata Io.

Chiaramente se l'oggetto di studio non fosse una cosa, un'entità fisica, organizzata o meno, la ricerca di qualsiasi tipo di cosa organizzata non corrisponderà mai a quella studiabile.

E' difficile dire qualcosa di nuovo, ma resta indubbio che se io cerco una cosa, le cose quelle sono...
Il_Dubbio is offline  
Vecchio 12-11-2009, 20.36.18   #5
Noor
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Riferimento: "Che cosa sono io?"

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Originalmente inviato da Nikolaj Stavrogin
Non condivido; trovo molta più stima per filosofia e scienza che hanno accettato la gran sfida della risposta ad una domanda di dimensioni epocali, senza tentare di semplificarla o rispondere con una - perchè a me così appare - non-spiegazione. Se queste non hanno saputo - o voluto - rispondere in maniera univoca e chiara, è perchè, secondo me, hanno accettato la complessità della domanda senza sminuirla, e l'hanno indagata sotto tutti gli aspetti. Se questa complessità la si riduce, cambiando le regole del gioco, e si introduce la carta Jolly - con la quale tutto è "spiegabile" (o non-spiegabile), bè, non me la sento di ammirare la religione allo stesso di modo di filosofia e scienza.
Semplificare rispetto a quali premesse?
E chi le pone, la scienza e la filosofia,e perchè le risposte devono rispettare queste coordinate, chi stabilisce ciò?
E che cos'è una spiegazione,una razionalità che nasca da premesse relative?
La complessità come la difficoltà è un'invenzione della mente,rimanendo il punto che la semplicità non significa scontatezza ,banalità o facilità..

Ultima modifica di Noor : 13-11-2009 alle ore 15.22.01.
Noor is offline  
Vecchio 12-11-2009, 20.39.27   #6
Giorgiosan
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Riferimento: "Che cosa sono io?"

"Chi sarai?" e' piu cogente dal momento che l'evoluzione è l'evidente direzione dell'universo e della storia e non si vede perchè dovrebbe arrestarsi.

Per assurdo potremmo dire che se l'evoluzione si arrestasse l'universo collasserebbe: il tempo è evoluzione, la materia è evoluzione, la vita biologica è evoluzione, tutto è in movimento vale a dire in evoluzione.
L'essere si manifesta unicamente e necessariamente come divenire.

Non so cosa sarai perchè non ritengo possibile che tu sarai una cosa.
Non so neppure chi sarai perchè la tua libertà non è determinabile.
Forse so chi potresti essere alla luce di quel che un autore ha scritto:
Dio sarà tutto in tutti, quindi finalmente potresti essere un Assoluto.

Ciao emmeci .
Giorgiosan is offline  
Vecchio 13-11-2009, 19.57.56   #7
Nikolaj Stavrogin
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Riferimento: "Che cosa sono io?"

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Originalmente inviato da Noor
Semplificare rispetto a quali premesse?
E chi le pone, la scienza e la filosofia,e perchè le risposte devono rispettare queste coordinate, chi stabilisce ciò?
E che cos'è una spiegazione,una razionalità che nasca da premesse relative?
La complessità come la difficoltà è un'invenzione della mente,rimanendo il punto che la semplicità non significa scontatezza ,banalità o facilità..

Mh, il problema della relatività, appunto, rivela la maggiore complessità di una visione multiforme, dove più punti di vista e interpretazioni si intrecciano; invece di una visione univoca e onnicomprensiva.

La risposta assoluta-metafisica non tiene conto degli aspetti contingenti della vita umana, mi pare più che tenti di astrarla e rivelarne un'essenza estrinsecata dagli accidenti di tutti i giorni. Mi sembra che voglia parlare di senso della vita, tenendola come termine astratto, il che tira in ballo un grande paradosso: cosa vuole parlare della vita in sè, senza tenere in conto gli aspetti della vita vissuta, concreta, sperimentata da ognuno?
Nikolaj Stavrogin is offline  
Vecchio 13-11-2009, 23.39.34   #8
Noor
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Riferimento: "Che cosa sono io?"

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Originalmente inviato da Nikolaj Stavrogin
Mh, il problema della relatività, appunto, rivela la maggiore complessità di una visione multiforme, dove più punti di vista e interpretazioni si intrecciano; invece di una visione univoca e onnicomprensiva.

La risposta assoluta-metafisica non tiene conto degli aspetti contingenti della vita umana, mi pare più che tenti di astrarla e rivelarne un'essenza estrinsecata dagli accidenti di tutti i giorni. Mi sembra che voglia parlare di senso della vita, tenendola come termine astratto, il che tira in ballo un grande paradosso: cosa vuole parlare della vita in sè, senza tenere in conto gli aspetti della vita vissuta, concreta, sperimentata da ognuno?
Forse che la vita è i suoi accidenti?
Io sono è essere e non un avere..
Se confondiamo i piani di lettura non potremo parlare dell’uno come fosse l’altro.
Io sono non è astrazione pur essendo pura metafisica:è il libro ,non il raccontar le pagine dello stesso.
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Vecchio 13-11-2009, 23.57.32   #9
VanLag
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Originalmente inviato da emmeci
Una domanda che è corsa più volte nel forum, e che ora vedo ripresa nel titolo di un libro del neurochirurgo Arnaldo Benini (ed. Garzanti): una domanda al fondo della quale sta – io credo - la difficoltà se non l’impossibilità di afferrare sé stessi, cioè il proprio io, per quanto cerchiamo di torcere l’attenzione dentro di noi. .............................. .....................

Conoscere "ciò che siamo" credo sia lo scopo della nostra esistenza.

Peccato che in occidente quella domanda sia finita con il “gnothi seautòn” di Socrate.

VanLag is offline  
Vecchio 14-11-2009, 16.18.33   #10
emmeci
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Riferimento: "Che cosa sono io?"

Forse è quasi un sacrilegio rispondere con qualche post a una domanda tanto profonda quanto sovranamente inutile, visto che anche se non sai cosa sei, tu continui ad essere come sei, cioè a sentire pensare agire con i tuoi problemi, le tue gioie e le tue sofferenze, ad essere e non-essere come Amleto. Tuttavia è anche giusto tentare una risposta, perché – come avverte Espert37 – potrebbe dare un senso all’intera storia dell’uomo, permettendogli di costruire un’etica in grado di riunire i tanti vari propositi che sembrano fare di lui un essere inaffidabile e multiforme, mentre è forse plasmabile come creta.
E se VanLag critica il socratico “gnothi seauton” che pur sembra aver dato il via alla grande filosofia europea, penso che lo faccia perché il concetto in cui Socrate vorrebbe rinchiuderci gli appare – come già apparve a Nietzsche – rigido e limitato.
A Stavrogin dirò che fra le tre dee che attorniano il capo dell’uomo non sono pronto a dare la palma alla religione piuttosto che alla scienza o alla filosofia: in quella tensione che trasporta individui, popoli, umanità e forse l’intero universo, penso che religione scienza e filosofia possano – in un gradevole intreccio - portare più presso a ciò che è il loro obiettivo supremo. A raggiungere il quale io non mi limito – e l’amico il dubbio lo sa – alle cose e alle esperienze fisiche, mentre non ho ritegno a credere che queste siano però la base dell’evoluzione che è uno sforzo di andare oltre ogni cosa – come ritengo che credano, con Noor, altri interlocutori del Forum che sono in cerca di quell’unica meta che è la verità - l’assoluta verità.
Per cui, alla fine, è giusta l’osservazione di Giorgiosan, che si dovrebbe sostituire alla domanda “chi sono?” la domanda “che cosa sarò o saprò diventare?”, dando più speranza anche ad Amleto, che dovrebbe tormentarsi, piuttosto che per la dura alternativa fra essere e non-essere, per quella meno angosciante fra essere e divenire.
emmeci is offline  

 



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