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Vecchio 04-08-2011, 11.29.27   #1
Il_Dubbio
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Homo oeconomicus

L’intento di questo argomento è parlare di “economia” partendo dalla “particella” più piccola da cui è formata, cioè l’uomo.

Premettendo che ho tentato di “studiare”, anche se in brevissimo tempo, il problema che tenterò di affrontare, leggendo più fonti, fra interviste e trattati, online, di economisti ma anche di commentatori, non ho la benché minima pretesa di avere ben chiaro l’intero quadro… anzi. Studiare però non significa fare esami all’università… significa solo farsi delle domande e tentare di trovare qualche risposta da qualche parte.
Le domande sono quelle che più o meno tutti si stanno facendo in questi giorni di crisi economica. La sensazione è però che i problemi in campo siano molto più complessi, troppo complessi per trovare una via d’uscita “semplice”. E’ a questo punto che entrano in campo gli economisti, i quali dovrebbero essere gli esperti, coloro i quali studiano “scientificamente” i problemi legati all’economia.
Anche gli economisti però hanno una filosofia, cioè si interrogano sui loro fondamenti. E quale fondamento migliore dell’uomo?

In base alla teoria economica tradizionale di matrice neoclassica, l’homo oeconomicus è il concetto base su cui si fonda l’economia e che pone come principale proprietà di tale uomo, la “razionalità”.
Ovvero, secondo questa filosofia (teoria), l’homo oeconomicus cerca sempre di ottenere il massimo beneficio/vantaggio per se stesso massimizzando la sua soddisfazione utilizzando al meglio le sue risorse.
Più nel particolare egli:
-ha alcune preferenze che è in grado di disporre in sequenza
- è capace di massimizzare la sua soddisfazione utilizzando al meglio le sue risorse, tendendo a massimizzare la sua utilità (benessere)
- è in grado di prevedere nei migliori dei modi la situazione in modo da operare la scelta a lui più conveniente.

Questa concezione dell’homo oeconomicus ha avuto una grande importanza nella storia del pensiero economico e ha permesso di sintetizzare una delle definizioni dell’economia citata anche nei manuali: “L’economia è la scienza che studia la condotta umana come una relazione tra scopi e mezzi scarsi applicabili ad usi alternativi.

Ma che c’entra questo con la “razionalità”.

Questo punto è stato convincentemente contrastato da A. Sen premio nobel per l’economia nel 1998. Egli ha capovolto la questione sostenendo che quest’uomo capace solo di possedere un unico ordinamento di preferenze è più che altro uno sciocco razionale. Il ragionamento fatto da A. Sen è a me noto (sarò forse un suo discendente) perché l’ho ripetuto migliaia di volte anche in questo forum. Lui giustamente pone la questione sulla libertà della scelta, e la giusta scelta, cioè quella razionale. Anche se ho letto direttamente alcuni suoi passi (non il suo saggio del 1977 “sciocco razionale” che magari qualcuno di voi ha letto), questa sarà comunque una mia libera interpretazione (sciocca razionale) del suo pensiero attraverso le interpretazioni di altri autori .

Ammettiamo quindi che l’homo oeconomicus abbia una preferenza e non potesse scegliere altrimenti, in quanto quella è la via razionale; sarà chiaro a tutti che la sua scelta non sarà una scelta razionale, ma sciocca.

Le parole di Sen: “Ad una persona viene attribuito un ordinamento di preferenze, e a seconda delle necessità si suppone che esso rispecchi i suoi interessi, rappresenti il suo benessere, riassuma l’idea che egli si è fatto di ciò che bisogna fare, e infine descriva le sue scelte effettive ed il suo comportamento. Può un ordinamento di preferenze svolgere tutti questi compiti? Una persona così caratterizzata può essere razionale nel senso ristretto di non manifestare incoerenza nelle sue scelte, ma se non può operare distinzione fra concetti così differenti, allora deve trattarsi di una persona quanto meno sciocca.[…] Per fare spazio ai diversi concetti relativi al suo comportamento abbiamo bisogno di una struttura assai più elaborata”

Del resto anche un altro padre dell’economia J.S. Mill era dell’avviso che l’homo oeconomicus fosse una caricatura che non si trova mai nella realtà. Trattasi cioè di una finzione utile per comprendere i fenomeni di mercato.

Ecco il punto fondamentale delle crisi economiche: il mercato.
Il concetto di mercato non è restrittivo. Oggi magari siamo più attenti a quello che avviene nella Borsa, ma il concetto è estremamente più ampio. Io sarei propenso anche ad inserire il “mercato politico” tra le diciture.

Al centro di questo mercato, anzi il vero propulsore del mercato è l’uomo, che per larga parte della storia (filosofica economica e non) è stato inteso come homo oeconomicus di stampo “razionale”.

In realtà la razionalità è stata intesa (e lo è tutt’ora) in modo assai restrittivo. Il modello (che deve essere inteso come un punto di riferimento astratto) è diventato l’operatore reale. E’ diventata quasi una legge della natura, che non può essere modificata in quanto non si può prescindere da questo modello.
Il libero mercato è diventato quindi non libero, razionalmente restrittivo e l’unico ammesso in quanto è il limite che la natura ha imposto agli uomini di mercato.

Direi che come introduzione può bastare.

La mia opinione è questa: fin tanto che l’uomo sarà inteso come un operatore razionale (sciocco), la legge del mercato può essere la causa dei nostri mali. Se invece l’uomo esce da questo paradigma scientifico (perché di questo si tratta) può venirne a capo gestendo il mercato invece di subirlo. Anche se non sappiamo volare, perché la nostra natura non ci permette di farlo, abbiamo costruito gli aeroplani per pareggiare i conti, non vedo quindi il motivo per intendere il libero mercato un’altra legge di natura così restrittiva che ci impedisce di superarla. Le scelte quindi, più che razionali, intese come fu inteso il concetto di homo oeconomicus, devono contemplare anche scelte morali. Se il libero mercato continua a rimanere libero di agire come crede, diventa una legge della natura, non superabile, da subire e basta.
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Vecchio 05-08-2011, 09.21.53   #2
Il_Dubbio
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Originalmente inviato da Il_Dubbio
il concetto di homo oeconomicus, devono contemplare anche scelte morali.

Una domanda conseguenziale a questa è: l'uomo libero è morale oppure l'uomo morale è libero?

Io ho una visione molto più ampia. L'uomo è libero fin tanto che aumenta e perfeziona la sua coscienza/conoscenza.
Noi sappiamo che però l'informazione è stata fino a ieri impacchettata perchè fosse assorbita così come veniva pensata da chi aveva il potere. Chi aveva il potere era cosciente, consapevole del potere che aveva, cioè sapeva che gli uomini (i popoli, le masse, la gente) si possono controllare attraverso l'informazione che gli veniva fornita. Il mondo Occidentale, ovvero il popolo che lo ha abitato, ha vissuto quindi in una palla di vetro credendo che quella fosse la realtà in quanto quella gli raccontavano. Gli uomini, controllati dal potere, non hanno potuto scegliere, ma hanno eseguito quello che veniva imposto da chi usava l'informazione.

Oggi, con questa crisi e con l'aumento di consapevolezza e quindi di libertà (internet è lo strumento che oggi viene usato per la consapevolezza conoscenza superiore a quella imposta fino ad oggi), si spera che il mercato (inteso più ampio possibile) da sciocco mercato razionale muti in un intelligente mercato morale.
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Vecchio 05-08-2011, 21.21.57   #3
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Una domanda conseguenziale a questa è: l'uomo libero è morale oppure l'uomo morale è libero?

Io ho una visione molto più ampia. L'uomo è libero fin tanto che aumenta e perfeziona la sua coscienza/conoscenza.
Noi sappiamo che però l'informazione è stata fino a ieri impacchettata perchè fosse assorbita così come veniva pensata da chi aveva il potere. Chi aveva il potere era cosciente, consapevole del potere che aveva, cioè sapeva che gli uomini (i popoli, le masse, la gente) si possono controllare attraverso l'informazione che gli veniva fornita. Il mondo Occidentale, ovvero il popolo che lo ha abitato, ha vissuto quindi in una palla di vetro credendo che quella fosse la realtà in quanto quella gli raccontavano. Gli uomini, controllati dal potere, non hanno potuto scegliere, ma hanno eseguito quello che veniva imposto da chi usava l'informazione.

Oggi, con questa crisi e con l'aumento di consapevolezza e quindi di libertà (internet è lo strumento che oggi viene usato per la consapevolezza conoscenza superiore a quella imposta fino ad oggi), si spera che il mercato (inteso più ampio possibile) da sciocco mercato razionale muti in un intelligente mercato morale.
L'imperatore Adriano, durante le campagne di guerra, abitualmente dimorava dentro una tenda da campo, da dove preparava e dirigeva le strategie. Un bel giorno una vecchietta chiese al centurione di guardia di voler parlare con l'imperatore. Il soldato entrò nella tenda e riferì di quella richiesta all'imperatore. Adriano, preso dai suoi impegni, rispose a voce alterata che non aveva tempo di parlare con una vecchia. La stessa, che senti il diniego, da fuori la tenda grido: "Se tu non hai tempo per me, non hai tempo nemmeno per fare l'Imperatore”.
Questo comportamento, vero o presunto, in una donna anziana di duemila anni or sono, ci darebbe l’esatta misura di cosa sia la consapevolezza o coscienza dignitosa. Eppure, a rigor di logica, seppur la stessa non doveva essere stata un pozzo di conoscenza, era comunque consapevole dei propri diritti; dimostrando con quel comportamento audace: di sentirsi una libera cittadina e non una suddita.
Mentre in sostanza, con la tua esposizione dobbiamo prendere atto che, nei millenni, vi è stata un’involuzione; e se così fosse condividerei pienamente il tuo pensiero.
Allora possiamo affermare che: i vari poteri con gli imperatori, i Re, i dittatori, le democrazie ecc. non hanno fatto altro che diminuire la coscienza di noi “sudditi”sui nostri diritti.
Ora, appellarci a Internet con la speranza di riacquistare la nostra consapevole dignità la vedo dura, perché chi ha in mano il potere avrà sempre modo e maniera per modificare, a proprio favore, tutte le consapevolezze che potremmo ottenere con una comunicazione libera e di massa. Tanto più che alla fine bisognerebbe scendere sempre in piazza, se veramente ci tenessimo a riprenderci la nostra consapevole dignità, per trasformare lo sciocco mercato razionale, in un intelligente mercato morale.
Oggi, sembra che a questo passaggio possono aspirare solo quei paesi che non sono stati ancora ingabbiati dentro le maglie elettro saldate dei Mas media e che, oltre alla molta fame di pane, hanno molta fame di vera libertà.

Ultima modifica di Tempo2011 : 06-08-2011 alle ore 08.07.53.
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Vecchio 06-08-2011, 09.41.09   #4
Il_Dubbio
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L'imperatore Adriano, durante le campagne di guerra, abitualmente dimorava dentro una tenda da campo, da dove preparava e dirigeva le strategie. Un bel giorno una vecchietta chiese al centurione di guardia di voler parlare con l'imperatore. Il soldato entrò nella tenda e riferì di quella richiesta all'imperatore. Adriano, preso dai suoi impegni, rispose a voce alterata che non aveva tempo di parlare con una vecchia. La stessa, che senti il diniego, da fuori la tenda grido: "Se tu non hai tempo per me, non hai tempo nemmeno per fare l'Imperatore”.
Questo comportamento, vero o presunto, in una donna anziana di duemila anni or sono, ci darebbe l’esatta misura di cosa sia la consapevolezza o coscienza dignitosa. Eppure, a rigor di logica, seppur la stessa non doveva essere stata un pozzo di conoscenza, era comunque consapevole dei propri diritti; dimostrando con quel comportamento audace: di sentirsi una libera cittadina e non una suddita.


Gli economisti pare non ragionino in quel modo.

Dai miei studi (parziali) vien fuori questo: non è possibile migliorare le condizioni di un soggetto senza peggiorare le condizioni di un altro.
Questo concetto è largamente usato in economia (vedere "ottimo paretario").
La base da cui partire quindi per un mercato efficiente è la concorrenza pura. Questo permette di trasferire i beni nelle mani di chi sa sfruttarle al meglio.
L'efficienza della produzione, degli scambi ecc. però non danno alcuna indicazione sulla distribuzione dei beni. E' possibile quindi che perchè ci sia il massimo dell'efficienza alcuni ottengano e detengano 10 e altri nulla. Il massimo della efficienza di mercato quindi può determinare povertà.
Chiaramente questo non è una situazione che potremmo definire di etica sociale. Il mercato con l'etica fa a botte.

A. Sen ha invece ulteriormente rincarato la dose, sostenendo (e dimostrando) che è inconciliabile l'efficienza (di cui parlavo prima) e la libertà. Ciò che chiamiamo quindi "liberismo" (lo sentiamo in questi giorni), o libero mercato è un (lo dico io) "falso ideologico".
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Vecchio 08-08-2011, 22.40.39   #5
Tempo2011
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Gli economisti pare non ragionino in quel modo.

Dai miei studi (parziali) vien fuori questo: non è possibile migliorare le condizioni di un soggetto senza peggiorare le condizioni di un altro.
Questo concetto è largamente usato in economia (vedere "ottimo paretario").
La base da cui partire quindi per un mercato efficiente è la concorrenza pura. Questo permette di trasferire i beni nelle mani di chi sa sfruttarle al meglio.
L'efficienza della produzione, degli scambi ecc. però non danno alcuna indicazione sulla distribuzione dei beni. E' possibile quindi che perchè ci sia il massimo dell'efficienza alcuni ottengano e detengano 10 e altri nulla. Il massimo della efficienza di mercato quindi può determinare povertà.
Chiaramente questo non è una situazione che potremmo definire di etica sociale. Il mercato con l'etica fa a botte.
A. Sen ha invece ulteriormente rincarato la dose, sostenendo (e dimostrando) che è inconciliabile l'efficienza (di cui parlavo prima) e la libertà. Ciò che chiamiamo quindi "liberismo" (lo sentiamo in questi giorni), o libero mercato è un (lo dico io) "falso ideologico".
Che gli economisti abbiano "toppato" in pieno, sia nella teoria sia nella pratica, lo stanno dimostrando da qualche anno a questa parte, poiché la formula che afferma che i ricchi dovrebbero diventare meno ricchi e i poveri meno poveri, darebbe al sistema l'ossigeno per rimanere intatto e funzionante, perché "oliato", giacché la maggioranza della popolazione avrebbe soldi da spendere.
Questa dovrebbe essere la teoria vincente in una società che è entrata nel terzo millennio, poiché la storia insegna che affamando la massa, per puro egoismo, l'economia ristagna e va in malora, alla faccia di tutti: ricchi e poveri. Infatti, se io produco vetture, o qualsiasi altro bene di consumo, lo devo programmare (anche nella globalizzazione), per utenti che possono acquistarlo, altrimenti è inutile produrlo; e quello che sta accadendo ne è la conferma. Questo, oltre a quel meccanismo di concorrenza pura che, secondo me, fa parte di una strategia commerciale a favore del compratore.
Allora, a mio modo di vedere, non bisognerebbe essere degli economisti per comprendere certi meccanismi di mercato.
Per altro, con la metafora della vecchietta dell’imperatore Adriano, volevo evidenziare come ai giorni nostri abbiamo perso il senso dei nostri diritti, mentre i regnanti hanno aumentato a dismisura i loro.
In sostanza, a questa forbice divaricante, come ripeto, hanno contribuito tutti i sistemi di governo che abbiamo avuto fino ad ora. Infatti, oggi, chi si permetterebbe di andare sotto il Quirinale per avvisare la guardia di turno di voler parlare con il Presidente della Repubblica, o quello del consiglio o con il papa? Ci vogliamo provare?


Ultima modifica di Tempo2011 : 09-08-2011 alle ore 03.45.49.
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Vecchio 09-08-2011, 03.25.24   #6
Sirviu
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La mia opinione è questa: fin tanto che l’uomo sarà inteso come un operatore razionale (sciocco), la legge del mercato può essere la causa dei nostri mali. Se invece l’uomo esce da questo paradigma scientifico (perché di questo si tratta) può venirne a capo gestendo il mercato invece di subirlo. Anche se non sappiamo volare, perché la nostra natura non ci permette di farlo, abbiamo costruito gli aeroplani per pareggiare i conti, non vedo quindi il motivo per intendere il libero mercato un’altra legge di natura così restrittiva che ci impedisce di superarla. Le scelte quindi, più che razionali, intese come fu inteso il concetto di homo oeconomicus, devono contemplare anche scelte morali. Se il libero mercato continua a rimanere libero di agire come crede, diventa una legge della natura, non superabile, da subire e basta.

In economia esistono un mare di teorie. Certamente gli economisti classici e neo-classici partivano dall'ipotesi di un attore razionale.
Ma già Adam Smith parlava di animal spirit e soprattutto negli ultimi decenni sono numerosi gli approcci "non-razionali" allo studio dell'economia.
A questo proposito consiglio di leggere Akerlof e Shiller che propongono in chiave aggiornata una teoria degli spiriti animali basata su cinque aspetti:
- la fiducia;
- l'equità;
- la corruzione ed il comportamento antisociale;
- l'illusione monetaria;
- le narrazioni.
Sirviu is offline  
Vecchio 09-08-2011, 19.59.33   #7
Il_Dubbio
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Originalmente inviato da Sirviu
In economia esistono un mare di teorie. Certamente gli economisti classici e neo-classici partivano dall'ipotesi di un attore razionale.
Ma già Adam Smith parlava di animal spirit e soprattutto negli ultimi decenni sono numerosi gli approcci "non-razionali" allo studio dell'economia.
A questo proposito consiglio di leggere Akerlof e Shiller che propongono in chiave aggiornata una teoria degli spiriti animali basata su cinque aspetti:
- la fiducia;
- l'equità;
- la corruzione ed il comportamento antisociale;
- l'illusione monetaria;
- le narrazioni.

Grazie per l'informazione, se mi capita di trovarlo in libreria magari ci faccio un pensierino.

Una piccola parentesi. Stavo cercando di capire cosa ha portato ai disordini londinesi che si sono allargati ora a tutta la Gran Bretagna. Da una prima valutazione a naso credevo fosse una questione anche "economica", cioè di gente che non ha soldi è in un disagio sociale ecc.

Uno dei commenti (di una londinese che vive nelle zone da cui è partito il primo scontro) che mi ha disorientato è stato: sono ragazzini che non sanno cosa fare e girovagano per le strade. L'occasione ha fatto l'uomo ladro ed hanno inscenato una protesta.
Bha...

Mi sembra una valutazione poco veritiera, e se fosse questa soltanto, davvero inquietante.

Mentre leggevo e studiavo, per conto mio, cosa muove l'economia, è spuntato il concetto di welfare.
Premettendo che l'economia si muove secondo il libero mercato e stabilendo che questo porti anche alla povertà, il welfare ha lo scopo proprio di ristabilire l'equilibrio. Concetto nato (guarda caso) proprio in Inghilterra nel 1600 (fonte questa volta wikipedia). Nel dopo guerra nasce (sempre in Inghilterra) una fase nuova di welfare che ha mantenuto l'equilibrio fino proprio agli anni ottanta-novanta, quando questi sistemi entrano in crisi per questioni economiche.

In pratica il libero mercato per rimanere in equilibrio deve pagare un prezzo economico con il welfare. Oggi sembra ci sia una tendenza a tagliare il welfare...per motivi economici; ma se si mantiene il libero mercato e si taglia il welfare, l'equilibrio si rompe, ed è questo forse uno dei motivi che si legano agli scontri londinesi e no fantomatici ragazzini che non hanno nulla da fare.
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Vecchio 09-08-2011, 20.55.26   #8
albert
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Che gli economisti abbiano "toppato" in pieno, sia nella teoria sia nella pratica, lo stanno dimostrando da qualche anno a questa parte, poiché la formula che afferma che i ricchi dovrebbero diventare meno ricchi e i poveri meno poveri, darebbe al sistema l'ossigeno per rimanere intatto e funzionante, perché "oliato", giacché la maggioranza della popolazione avrebbe soldi da spendere.

E invece ha preso piede la bizzarra teoria che bisogna dare più soldi ai ricchi, vedi sgravi fiscali di Bush confermati da Obama, perché la spesa dei ricchi risolleva l'economia più della spesa dei poveri. Normalmente chi sostiene questa teoria è ricco.

albert is offline  
Vecchio 10-08-2011, 17.04.27   #9
Il_Dubbio
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Che gli economisti abbiano "toppato" in pieno, sia nella teoria sia nella pratica, lo stanno dimostrando da qualche anno a questa parte, poiché la formula che afferma che i ricchi dovrebbero diventare meno ricchi e i poveri meno poveri, darebbe al sistema l'ossigeno per rimanere intatto e funzionante, perché "oliato", giacché la maggioranza della popolazione avrebbe soldi da spendere.

Ci sono alcune condizioni da valutare. L'occidente è indebitato. Spende di più di quello che ha nei propri forzieri e se non fa qualcosa prima o poi i debitori busseranno alla porta.
Ma in mano a chi è oggi il danaro? Se fosse in mano al ricco che lo investe per esempio per una impresa, almeno ci sarebbe un equilibrio tra crescita economica e lavoro. A me sembra che oggi il danaro non ce l'abbia nemmeno l'imprenditore, ma si sia spostato tutto (o quasi) nelle mani di pochi altri.
Non voglio dire più di quello che so... ma ho l'impressione che questi che hanno in mano il denaro, lo abbiano attirato nelle proprie mani con qualche gioco di prestigio e lo hanno fatto sparire, per poi farlo ricomparire quando c'è da guadagnare...speculando in borsa, oppure prestandolo a tassi altissimi. Una delle istituzioni che mi vengono in mente (che fanno questi giochetti) sono le banche! Le assicurazioni! ecc.

Questi signori (perchè poi si nascondono dietro l'apparato) possono prestarti tutto quello che vuoi, basta che tu metta sul piatto qualcosa come garanzia. L'Italia cos'ha? Il Colosseo? Questi sono capaci di chiederti il Colosseo come garanzia. Cioè prima ti mettono in ginocchio chiedendoti tassi da usura, e poi ti tolgono anche le mutande.

Sarebbe il caso quindi di non chiedere prestiti... cioè di vivere con quello che si ha. Ma è questo il problema, a me sembra che il denaro non venga più speso per creare imprese, ma per le speculazioni. Non per il lavoro (perchè anche un imprenditore lavora)...ma per il guadagno fine a se stesso.
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Vecchio 10-08-2011, 20.48.07   #10
ulysse
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E invece ha preso piede la bizzarra teoria che bisogna dare più soldi ai ricchi, vedi sgravi fiscali di Bush confermati da Obama, perché la spesa dei ricchi risolleva l'economia più della spesa dei poveri. Normalmente chi sostiene questa teoria è ricco.

E' vero, ognuno sostiene la teoria che gli conviene: si tratta solo di non eccedere...in medio stat virtus!
Il cosiddetto "centro" politico dovrebbe coltivare questa virtù e mantenere l'equilibio, il guaio è che solo in tempi di vacche grasse ci riesce. In tempi di vacche magre le spinte centrifughe prevalgono e tendono a pencolare o da una parte o dall'altra:
1)- la sinistra tassa i ricchi che poi non potranno investire e riavviare la produzione
2)- la destra taglia il Welfare rendendo i poveri sempre piu' poveri di modo che non potranno comprare rendendo inutili gli investimenti dei ricchi.
3)- il centro opera su entrambe le parti, ma in modo sempre troppo blando per influire... ed è ancora peggio.

Credo che essenzialmente si tratti sempre di destra e di sinistra che però non devono divenire estreme se la cosa riesce.

Se non riesce le estreme diventano sempre più estreme, o da una parte o dall'altra, fino alla rivoluzione, ai tafferugli, agli scontri, agli incendi.... via via che le cose tendono a peggiorare: per questo c'è sempre qualcuno di pronto (carne da cannone, si diceva) anche se non sa perchè.
E' come quando parte il primo pugno nei bar dei film western.

Il lavoro degli economisti (dei ministri e dei governi nei casi specifici) è quello di cercare di puntellere questi pencolamenti: in genere non ci riescono!
Non ci riescono perchè si tratta di governare il caso che ad un certo punto non è più semplicemente caso economico, ma di irrazionalità umana di fronte ad un pericolo sconosciuto, ma chiaramente percepito...come una mandria di bufali che percepisce il fumo e fugge tutto travolgendo: qualcosa del genere deve succedere nelle borse quando dalle parole di un premier fiutano il pericolo...immaginario o reale che sia.

Doppo tutto gli economisti dovrebbero rassegnarsi e limitarsi a coprire il ruolo del meteorologo che non modifica il tempo che fà, ma lo descrive e, nel migliore dei casi, lo prevede.
Mica è roba de niente prevedere il tempo: se lo sai non vai al mare...oppure ti porti l'ombrello!

Temo pero che per l'economia di carta occorra un ombrello complicato assai!

La mia opinione di "non economista" è che finchè l'economia avrà riferimenti finanziari e non produttivi, finchè la carta o i grafici dei coputer prevarranno sui prodotti, finchè basterà la parola di uno speculatore per fare la fortuna o la sfortuna di una entità produttiva di migliaia di operai...le cose andranno sempre male.

Mi chiedo: possibile che non si possa ritornare all'economia reale?
Perchè le aziende sono condotte sempre piu' da amministratori e finanzieri e non da tecnici, inventori, ricercatori, progettisti, ingegneri, ecc...?
Ecco.... ci vorrebbe una rivoluzione...scontri e tafferugli per le strade! tanto sembra che per ottenere qualcosa non ci sia oramai altro modo!


PS.:
Ovvimente sappiamo bene perchè non si torna all'economia reale: è molto più semplice e redditizio comprare e vendere cento volte un carico di greggio in mare nel suo periplo dell'Africa, stando comodamente seduti in un uffico di Londra davanri al computer...piuttosto che seguirne tutto l'iter estrattivo, ecc...
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