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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 13-12-2011, 21.06.31   #171
Sai Fung
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Riferimento: che cos'è la realtà?

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Originalmente inviato da arsenio
Gentile Sai fung, sai che che nel tuo breve post sollevi vari “problemi” di tipo linguistico, filosofico, sociale, antropologico, forse … etologico?
Ogni termine, come già detto, il suo significato lo assume dal contesto in cui viene inserito. Preso isolato così com'è può avere numerose accezioni, denotazioni e connotazioni, solitamente enumerate dai vocabolari. E' ben diverso affermare in un dibattito culturale” sollevi un problema degno di nota” dal dire in ambito familiare, “per me sei un problema” o “crei sempre problemi inutili”, ecc. Per non parlare del tono di voce, fondamentale,che manca nel virtuale.
In quanto al “gatto” si tratta di un mammifero carnivoro della famiglia dei felidi appartenenti perlopiù al genere Felis.
Così come io sono un “uomo” specie del genere Homo che appartiene a una famiglia dei primati.
Al tuo gatto inoltre direi che condividiamo l'essere “animali”, con la trascurabile differenza che io sono un “animale umano”, lui un “animale non umano”. Fatti comunque entrambi di protoplasma.
Non conosco la personalità del tuo gatto e la sua reazione a certe informazioni che potresti dargli e se in effetti soffrirebbe di una crisi d'identità per una sua “diversità”. Ad esempio io sono un “uomo”, genere maschile,ma non ho crisi d'identità se qualcuno mi fa notare che , a differenza, in generale, dei maschi, non prediligo la partita di calcio, il tifo politico, i film di guerra e fantascienza, i libri di storia e manuali di bricolage, ecc. come ci si aspetterebbe, per il mio genere sessuale,ma piuttosto le soap opera, i film sentimentali ( quelli problematici), i romanzi d'amore, ecc.
“New entry” è un termine perlopiù d'uso telematico e può non piacere come “nick”.Per netiquette un tempo si usava dare il benvenuto a una “new entry, col significato che si era lieti per l'entrata di un nuovo partecipante. Ovvio che "new entry" potrebbe essere anche Umberto Eco, senza allusioni alla sua incredibile cultura anche filosofica ( ora discute sul nuovo realismo) ma come primo benvenuto in un forum virtuale.
Il noviziato nel contesto di un ordine monastico ha un senso che in altre circostanze può avere altre sfumature. Ma ci si deve preoccupare più di come uno ti tratta con i fatti, che di come ti chiama, sia pure perfino con un termine che ha una storia di stigma.
Spero avremo ancora occasione di interloquire, da novizio anziano ( per età) a novizia giovane.
Mi dispiace per aver usato questa volta un linguaggio poco formale ( qui non sempre è ammesso) ma assicuro che non è per niente OT, le considerazioni sono tutte veramente filosofiche
saluti
giano

Egregio Arsenio, illustrussimo novizio anziano, chi ti dice che io sia giovane?
A parte gli scherzi, sia l'apertura che la chiusura del mio post, volevano essere leggeri, il primo, lo ammetto, era una provocazione, che però trova conferma nella tua risposta: mi hai detto di nuovo di aver sollevato una serie di problemi! Probabilmente abbiamo solo due modi diversi di captare il nostro parlare, io non ho trovato un problema che fosse uno nei post che ho letto finora. Semplicemente se leggo qualcosa che condivido, ne sono lieta, se leggo qualcosa che non condivido, mi pongo alcune domande, se leggo qualcosa che mi sorprende, mi arricchisco. In quanto a me e al mio gatto, finisci per definirci due protoplasmi. Sto scherzando!
Ho capito cosa intendi dire, ma lo trovo riduttivo. E' vero, anch'io come te mi sento "animale", i miei istinti me lo ricordano sempre, ma c'è molto di più, la scintilla della mia anima me lo ricorda sempre.
La battutaccia sulle new entry, lo confesso, mi è venuta dopo aver letto un post in cui parlavate, per l'appunto, di novizi, esattamente si tratta di questo:
https://www.riflessioni.it/forum/filo...-filosofo.html
E' un post curioso e mi ha fatto sorridere, per la verità potete chiamarmi new entry, novizia e financo novellina, non è importante, lo è che parliate con me.
Comunque, se qui entra Umberto Eco, concedetemi l'onore di essere la prima a chiamarlo novizio, fa tanto nome della rosa.
Ti ringrazio, Arsenio, per la tua risposta, l'ho trovata particolarmente delicata, nonostante qualcosa continui a dirmi che, anche se non giochi a calcio, non ti interessi di politica (io sono una donna e me ne interesso moltissimo), non guardi i film di guerra, ecc.ecc., c'è qualcosa in te che ti dice che sei maschio e certe cose ti sono precluse o dovute, in quanto tale. Forse in fondo in fondo... forse non a livello conscio... forse sono andata O.T.
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Vecchio 13-12-2011, 21.38.57   #172
Sai Fung
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Riferimento: che cos'è la realtà?

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Originalmente inviato da ulysse
Cara (per ora) "novizia" Sai Fung, credo che le intenzioni di arsenio fossere del tutto oneste....anzi altruiste, ma il "femminino regale" è sempre all'erta, quasi come il terribile gatto dei vicini di Snoopy: non puoi allungargli un dito che ti scarnifica un braccio.
Quanto al tuo gatto è un gatto depravato...forse gli è mancata presto la mamma ad educarlo...e non sa chi è...come tutti i gatti di casa del resto: si definisce gatto di casa quello che non deve predare per vivere...tanto da tralasciare persino di adunghiare tende e divani.

In genere però non sono così disorientati da andare in crisi se gli riveli la loro originaria natura: non gli interessa...è un surplus!
Del resto ogni gatto anche se non sà chi è e perchè è: non si perde in problemi esistenziali!

La mi gatta, ad esempio, terrore dei gatti del vicinato, sa benissimo di non appartenere a quella orrenda genia che s'azzuffa e miagola di notte nel giardino...mentre lei dorme al calduccio sulla mia poltrona: una differenza genetica ed evolutiva deve esserci!
Infatti lei sa benissimo di appartenere alla specie umana e di avere il privilegio di essere la mia amante...infatti ci scambiamo reciproche coccole e non manco di versarle croccantini al mattino...in cambio mi alergisce il suo amore a testate...segno di amore schivo, ma incondiziaonato.
Non c'è pericolo che gli provochi problemi di identità!

E' anche convinta che solo con le parole identifichimo le cose e i fatti: è con le parole che essi possono esistere: infatti io dico "croccantini" ed i croccantini appaiono!

Sono le parole, il susseguirsi ordinato, sempre piu' ordinato, dei fonemi che hanno strutturato, insieme, la lingua e la conformazione fisisca e funzionale dell'organo cerebrale ed anche viceversa.

Infatti anche lei, che io erroneamente definisco "gatta", pur con un certo ritardo evolutivo, esprime ogni tanto un diverso fonema sempre più simile ai miei, o i miei ai suoi: presto potremo conversare e chiamare le cose, le pulsioni affettive, i concetti... col loro nome, o dar loro un nome, ed essi vivranno anche nel piccolo organo cerebrale di una gatta...o creduta tale.

Infatti, è vero, della realtà fanno parte non solo le cose concrete, ma anche ciò che "sentiamo" o che "sentono" i gatti, ma solo se lo possiamo, noi e loro, razionalmente organizzare in parole, magari in versi, e ne possiamo parlare, se oltre al sentire ne definiamo il concetto, il significato, la classe, l'insieme di appartenenza, ecc...
Diversamente siamo persi un un vago fumoso, impalpabile, inestricabile universo.

Alla fine, anche nei limiti di questa particolare branca, non c'è contrasto fra parola, definizione e sentimento o pulsione emotiva ed emergerre del reale...ovviamente: dal tentativo/sforzo di esprimere in parole il sentimento, deriva, fra laltro, anche la più alta poesia e, viceversa, con la poesia s'incrementa il sentire.

Carerrimo Ulysse, amante dei gatti, abbiamo una passione comune. Il mio gatto (mio per modo di dire, è lui che mi possiede), in realtà, è un predatore abilissimo, in quanto ex-randagio, per questo non si smuove per una farfalla. Troppo spreco di energie rispetto all'apporto calorico, no, lui aspetta un passerotto, un pipistrello, una rondine, spesso provvede anche ai miei bisogni, portandomi codeste leccornie in casa. Il veterinario mi ha anche raccomandato di far finta di mangiarli davanti a lui, per non procurargli la delusione di non aver accettato il suo dono. Ammetto che con il pipistrello non sono riuscita a farlo. E' vero, anch'io gli parlo e lui mi capisce, la parola "croccantini" è magica, ma anche se taccio e apro il mobiletto dentro cui li ripongo, arriva ugualmente. E' come quando arriva il postino, lui suona, io apro, lui mi guarda, io lo guardo, lui mi porge una busta, io firmo, lui mi sorride, io ringhio, non c'è bisogno di alcuna parola: è un sollecito di pagamento.
Tornando alla realtà (giuro, non mi ero mossa da lì), ho fatto l'esempio del gatto ma posso farlo con qualsiasi altra cosa: ero in una casa di montagna, mi sono affacciata al balcone e davanti a me c'era il cucuzzolo del monte di fronte. Era qualcosa di spettacolare, era davvero spettacolare, ed io ho cominciato a chiedermi che nome avesse quel monte lì di fronte. Ho pensato di chiedere a qualcuno del posto e poi all'improvviso... sbam! E' arrivato il pensiero: che importanza ha? Da quanto tempo è lì? Probabilmente da prima che qualcuno gli abbia dato un nome. Così ho deciso di non volerlo sapere.
Ora dimmi che quando dici "croccantini", arriva il monte che hai di fronte a casa.
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Vecchio 13-12-2011, 22.39.58   #173
benedetto
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Riferimento: che cos'è la realtà?

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Originalmente inviato da Sai Fung
La sparo così come ce l'ho in testa, senza girarci troppo in tondo: il tempo non esiste. Il problema è che il tempo, nella mente umana, è fuso con la realtà, di conseguenza è quasi impossibile percepire una realtà senza tempo.

Ciao.
Il Tempo esiste, non solo nella nostra mente ... ma anche in quella dei gatti penso, in virtù della memoria. Ma il tempo umano, rispetto a quello dei gatti, perde un tempo, o forse mezzo tempo.
Dal punto di vista umano, animale molto verboso, la realtà sembra necessitare fortemente di un giudizio continuo, di una critica continua che pervaderebbe molti dei nostri territori vitali ... dalla filosofia, alle scienze, l'economia, il divertimento stesso, ogni momento o quasi della nostra vita.
Dove viene perso questo tempo, o forse mezzo tempo? Si perde senz'altro ogni qualvolta un dialogo verbale abbia una finalità.
Quel che perdiamo sarebbe il tempo della mediazione in funzione del futuro. Parlo della mediazione linguistica. Il futuro richiederebbe di essere puntualizzato, vuoi per mettersi d'accordo sul cosa avverrà dopo, vuoi per stabilire che cosa sia qualcosaltro.
Dell'accordo seguirai la norma e del qualcosaltro seguirai il riscontro; tu ti troveresti quindi in ritardo temporale sulla presunta essenza della realtà proprio perché la rincorri. Forse qualcuno riuscirà a fissarla, ma fisserà una descrizione o la realtà stessa?
Insomma, la realtà sta nel futuro, il linguaggio la insegue per sua natura.
Però bisogna anche ricordarsi che è la memoria a generare l'ambizione al futuro. Neanche il gatto ne è fuori del tutto, però non perde un tempo, o forse un mezzo tempo.
Ciao
benedetto is offline  
Vecchio 14-12-2011, 10.25.08   #174
Sai Fung
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Riferimento: che cos'è la realtà?

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Originalmente inviato da ulysse
Sono le parole, il susseguirsi ordinato, sempre piu' ordinato, dei fonemi che hanno strutturato, insieme, la lingua e la conformazione fisisca e funzionale dell'organo cerebrale ed anche viceversa.
[...]
Infatti, è vero, della realtà fanno parte non solo le cose concrete, ma anche ciò che "sentiamo" o che "sentono" i gatti, ma solo se lo possiamo, noi e loro, razionalmente organizzare in parole, magari in versi, e ne possiamo parlare, se oltre al sentire ne definiamo il concetto, il significato, la classe, l'insieme di appartenenza, ecc...
Diversamente siamo persi un un vago fumoso, impalpabile, inestricabile universo.

Capisco, credo tu voglia dire che le parole sono essenziali per la nostra stessa crescita, è vero questo, sembra che non abbiamo alternative per “scambiarci informazioni”, come stiamo facendo qui in fondo. Sembra. Eppure io credo – e potrei sembrare folle, lo so (e forse lo sono, ma si sta tanto bene) – che esista un modo un po’ più evoluto per comunicare, che forse è andato perduto. Sono certa che se tu fossi sordomuto, nulla cambierebbe tra te e il tuo gatto, assolutamente nulla. Probabilmente cambierebbe qualcosa con gli altri esseri umani, che avranno la sensazione di non poter comunicare pienamente con te, ma solo perché fin da piccoli, siamo stati condizionati all’uso delle parole come unico strumento. Non vorrei essere fraintesa, non sto dicendo che le parole “sono male”, sono solo sopravvalutate, se si pensa che spesso, per alcune cose che sentiamo, non ci sembrano sufficienti, appropriate.
Per questo facciamo ricorso alle poesie per esprimere i sentimenti più profondi, quando le parole da sole non bastano, ricorriamo agli artisti delle parole, i poeti, coloro ai quali è concesso perfino distorcerle, perché così come sono, mancano di qualcosa.
Lo ripeto: ritengo che per le cose importanti, le parole diventino riduttive. Da qui si potrebbe fare un salto, perché le parole sono legate al pensiero, forse il nostro modo di pensare è riduttivo, per questo su certi temi ci arrovelliamo la mente alla ricerca della verità. Penso che tutte le verità le abbiamo sotto il naso, ma fino a quando useremo la razionalità, troveremo un muro.
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Vecchio 14-12-2011, 14.22.15   #175
Sai Fung
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Riferimento: che cos'è la realtà?

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Originalmente inviato da benedetto
Ciao.
Il Tempo esiste, non solo nella nostra mente ... ma anche in quella dei gatti penso, in virtù della memoria. Ma il tempo umano, rispetto a quello dei gatti, perde un tempo, o forse mezzo tempo.
Dal punto di vista umano, animale molto verboso, la realtà sembra necessitare fortemente di un giudizio continuo, di una critica continua che pervaderebbe molti dei nostri territori vitali ... dalla filosofia, alle scienze, l'economia, il divertimento stesso, ogni momento o quasi della nostra vita.
Dove viene perso questo tempo, o forse mezzo tempo? Si perde senz'altro ogni qualvolta un dialogo verbale abbia una finalità.
Quel che perdiamo sarebbe il tempo della mediazione in funzione del futuro. Parlo della mediazione linguistica. Il futuro richiederebbe di essere puntualizzato, vuoi per mettersi d'accordo sul cosa avverrà dopo, vuoi per stabilire che cosa sia qualcosaltro.
Dell'accordo seguirai la norma e del qualcosaltro seguirai il riscontro; tu ti troveresti quindi in ritardo temporale sulla presunta essenza della realtà proprio perché la rincorri. Forse qualcuno riuscirà a fissarla, ma fisserà una descrizione o la realtà stessa?
Insomma, la realtà sta nel futuro, il linguaggio la insegue per sua natura.
Però bisogna anche ricordarsi che è la memoria a generare l'ambizione al futuro. Neanche il gatto ne è fuori del tutto, però non perde un tempo, o forse un mezzo tempo.
Ciao

Ciao Benedetto e grazie per i tuoi precedenti “saluti alle novizie”, oramai mi ci sto affezionando, forse chiederò di cambiare il nick in “novizia”.
Credo che il tempo e la memoria siano due cose completamente diverse, i ricordi delle esperienze non hanno nulla a che fare con il tempo, ma quando mi dici che, secondo te, la realtà sta nel futuro, ohibò, sussulto, perché quello che percepisco nel profondo di me stessa è che il futuro proprio non esiste e non esisterà mai. Quando quello che tu chiami futuro si realizzerà, lo farà al presente, quindi di cosa stiamo parlando? Domani non esiste, esiste solo oggi. Allo stesso modo il passato non esiste più, solo la memoria delle nostre esperienze esiste, il passato non più. Non c’è un adesso, un prima o un dopo, c’è un adesso, poi un altro adesso e un altro adesso, che formano un unico adesso.
Il tempo è un’invenzione umana, e penso che il mio gatto proprio non lo percepisca. Immagazzina le sue esperienze, memorizza alcune informazioni (ma questa non è percezione del passato) e del futuro non gliene importa proprio nulla. Per questo motivo ha sempre quella faccia beata
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Vecchio 14-12-2011, 15.51.39   #176
arsenio
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Riferimento: che cos'è la realtà?

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Originalmente inviato da Sai Fung
Egregio Arsenio, illustrussimo novizio anziano, chi ti dice che io sia giovane?
A parte gli scherzi, sia l'apertura che la chiusura del mio post, volevano essere leggeri, il primo, lo ammetto, era una provocazione, che però trova conferma nella tua risposta: mi hai detto di nuovo di aver sollevato una serie di problemi! Probabilmente abbiamo solo due modi diversi di captare il nostro parlare, io non ho trovato un problema che fosse uno nei post che ho letto finora. Semplicemente se leggo qualcosa che condivido, ne sono lieta, se leggo qualcosa che non condivido, mi pongo alcune domande, se leggo qualcosa che mi sorprende, mi arricchisco. In quanto a me e al mio gatto, finisci per definirci due protoplasmi. Sto scherzando!
Ho capito cosa intendi dire, ma lo trovo riduttivo. E' vero, anch'io come te mi sento "animale", i miei istinti me lo ricordano sempre, ma c'è molto di più, la scintilla della mia anima me lo ricorda sempre.
La battutaccia sulle new entry, lo confesso, mi è venuta dopo aver letto un post in cui parlavate, per l'appunto, di novizi, esattamente si tratta di questo:
https://www.riflessioni.it/forum/filo...-filosofo.html
E' un post curioso e mi ha fatto sorridere, per la verità potete chiamarmi new entry, novizia e financo novellina, non è importante, lo è che parliate con me.
Comunque, se qui entra Umberto Eco, concedetemi l'onore di essere la prima a chiamarlo novizio, fa tanto nome della rosa.
Ti ringrazio, Arsenio, per la tua risposta, l'ho trovata particolarmente delicata, nonostante qualcosa continui a dirmi che, anche se non giochi a calcio, non ti interessi di politica (io sono una donna e me ne interesso moltissimo), non guardi i film di guerra, ecc.ecc., c'è qualcosa in te che ti dice che sei maschio e certe cose ti sono precluse o dovute, in quanto tale. Forse in fondo in fondo... forse non a livello conscio... forse sono andata O.T.

Gentile Sai Fung riconosco il tuo tono scherzoso-provocatorio spesso giustificato in voi nick femminili a fronte della nostra saccenteria maschile. Giovane sei lo presumo a fronte di una mia veneranda età, e poi è stato detto più o meno che le donne sono tutte ragazze dai 16 ai 90 anni. Anche questo è vero considerando la loro evoluzione, a nostra differenza, anche come vivacità intellettuale.
Succede nelle migliori famiglie che non si condividano i significati di certi termini, creando fraintendimenti. Chiarirli come premessa sarebbe utile alla comunicazione specie di tipo culturale.
Hai ragione che “problematico” è ciò che non si condivide. A me succede di considerarlo quando non comprendo se devo essere d'accordo o dissentire, e sono inibito nel rispondere: la chiarezza nell'argomentare è una virtù piuttosto rara. Per non uscire dalla disciplina filosofica, non saprei cosa possa, ad esempio, io avere in comune con un felino, oltre al protoplasma; certo mi auguro di raggiungere la sua stessa proverbiale “filosofia”. Splendido il suo distacco non servile e noncuranza. Ora non so se il tuo gatto faccia anche in questo eccezione. Il retroscena del 3d “la pazienza del filosofo” che ignoravo, mi fa capire meglio la risonanza non positiva che ti ha suscitato il termine new entry. Tra l'altro ho sempre avuto ottimi scambi con le new entry, per solito non condizionate da un mio stile di partecipazione un po' non comune. Anch'io esulterei per qualche sia pur rapida comparizione di Umberto Eco a Riflessioni, se non altro da curioso, per vedere come sarebbero qui accolte le sue dotte dissertazioni da “novizio” temo perlomeno con perplessità. Come per solito ammiro anche in te la perspicacia femminile nei nostri confronti, è vero che in me “certe cose sono precluse o dovute", forse anche inconsciamente. Ad esempio posso confessarti che prediligo più che i battibecchi di stretta pertinenza filosofica ( ma riconosco l'utilità di apprendere una disciplina perlopiù ritenuta “inutile) lo stile intimistico e confidenziale e come ambiti, la letteratura, la poesia e le indagini agganciate alla nostra realtà quotidiana, specie nel campo emozionale. M'interessano anche i problemi e retroscena politici appresi dalla saggistica di qualità, e per niente il tifo da “Bar Sport”. Tutto questo dovuto anche a un orientamento da educazione familiare. Può darsi che tu sia un'eccezione,più motivata, come ora sta succedendo, ad assumere schemi perlopiù attribuiti all'universo maschile, che oggi non coincide per niente con un'assertiva virilità augurabile per entrambi i sessi..
Mi dilungherei volentieri e senza limiti di tempo e spazio a tali riflessioni con alcune digressioni sul personale ma , giustamente, verrei richiamato per OT ( spero oggi venga tollerato).
Ps. devo spiegarti un mio lapsus: “giano” apparso nell'ultimo mio post è stato un mio nick di un forum ormai verso l'estinzione.


arsenio
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Vecchio 14-12-2011, 18.43.36   #177
ulysse
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Riferimento: Domanda iniziale: che cos'è la realtà?

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Originalmente inviato da benedetto
Scusa l'assenza, ma sono andato a spasso per la realtà.
Il fatto che tutta la nostra indagine sulla realtà, sulla natura e quant'altro sia partita da quando uno scimmione ha scoperto che la legna bruciava è una conoscenza che possiedo io come individuo. Potrei anche dire che è un'opinione, forse sarebbe più appropriato, ma penso che sia ugualmente capibile dire conoscenza.
Direi che di tempi tanto antichi abbiamo solo conoscenze opinabili…magari anche derivati da fonti…come potrebbe essere Wikipedia…quanto affidabile non saprei. Però possiamo dedurre realtà abbastanza probabilistiche.
Citazione:
Altra cosa sono le conoscenze collettive. Una enciclopedia può essere una rappresentazione di conoscenza collettiva. Per inciso, quando dicevo che il linguaggio si è affrancato dall'individuo intendevo proprio questo, non intendevo certo dire che le narrazioni siano state fatte dai marziani.
In effetti non ho capito bene cosa intendi, comunque io tendo a distinguere linguaggio da lingua…più o meno: il linguaggio si struttura in noi…nella nostra corteccia cerebrale...quasi fosse un "programma" del DNA! La lingua la facciamo o la apprendiamo noi, dopo nati, parlando e costruendo cose e concetti ciascuno nella propria lingua madre… nel senso che le lingue, culturalmente trasmesse, si strutturano ed evolvono per le sempre nuove esigenze da esprimere.

Le enciclopedie danno definizioni a posteriori dei significanti e sono sempre all’inseguimento. Difficile che la lingua si affranchi dall’individuo…piuttosto si può dire che la “conoscenza” del reale, attraverso scritti, registrazioni e supporti vari si affranca dalle persone.
Citazione:
Ma torniamo a bomba. Quello che a me non soddisfa più sono proprio quelle frasi ambigue circa le capacità intellettive che aumenterebbero ad esempio, come dici tu, per maggiore afflusso di energia.
E’ un fatto che il cervello dell’ominide sia aumentato negli ultimi 3 milioni di anni da meno di ½ kg dell’Australopiteco agli 1,3 kg odierni. (il Neanderthal era già 1,5 kg)
Vi hanno contribuito certo molti diversi eventi adattativi, ma una sempre maggior disponibilità di energia deve aver fatto la sua parte.
L’organo cerebrale, infatti, ha bisogno di molta maggior energia in rapporto al resto del corpo: più del 20%.
Anche oggi le popolazioni endemicamente denutrite, oltre che essere fisicamente più deboli e soggette a malattie, sono anche intellettualmente meno efficaci rispetto a popolazioni ben nutrite.
Non mi pare una frase ambigua!
Citazione:
Secondo me, conoscenza individuale, la conoscenza non può modificarsi senza l'intervento dell'incidente ambientale (grossolano; le obiezioni possono essere molte, in ogni caso discutibili).

In verità ho messo in relazione l’energia con la capacita elaborativa, non con la conoscenza
E’ tuttavia vero che se il livello energetico cerebrale è costantemente basso sarà di minor qualità anche l’elaborazione intellettiva e la capacità di conoscenza.
Citazione:
E', in fondo, per questo che credo nella legna e nel fuoco, visti questi in una veste di nuova cultura che è riuscita a distrarre un animale dallo stretto necessario pur sprecando notevoli energie (cultura del cibo ... e che so ... quella del sesso); e che però diviene strettamente necessaria.
La paleontologia data a 790.000 anni addietro i primi indizi del controllo del fuoco da parte dell’Homo Erectus: il fuoco gli diede forza e sicurezza contro le fiere e ne favorì l’espansione al di fuori dell’Africa…anche verso climi più freddi

Certo non fu una vera scoperta quella del fuoco: gli ominidi, come ogni altro animale, lo conoscevano da milioni di anni: dai vulcani e dai fulmini che incendiavano la savana ed il sottobosco, ma ne avevano terrore, e, soprattutto gli ominidi, non erano ancora abbastanza evoluti intellettualmente per capire come controllarlo e utilizzarlo: ci riuscì l’Homo Erectus sul finire del paleolitico.
Forse si può dire sia questa la scoperta e nuova cultura del fuoco: riprodurlo, controllarlo, usarlo come protezione dalle fiere e dal freddo, cucinare i cibi, ecc…: il focolare divenne il centro della comunità o del clan, il dominio della donna, da cui un nuovo ruolo.
L’avvento dell’Homo Sapiens sarebbe avvenuto dopo pochi millenni….forse centomila... verso la fine del paleolitico.
Citazione:
Qualcuno potrebbe dire che questo discorso è un pochino fuori dal tema della discussione.
Ma…il tratto evolutivo dell’Homo Erectus in relazione alla intriduzione del fuoco non è fuori dalla realtà…anzi, è una realtà interessante: bisognerebbe approfondire!...forse in un altro Topic.

Ultima modifica di ulysse : 14-12-2011 alle ore 21.11.54.
ulysse is offline  
Vecchio 14-12-2011, 21.13.58   #178
benedetto
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Riferimento: che cos'è la realtà?

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Originalmente inviato da Sai Fung
Ciao Benedetto e grazie per i tuoi precedenti “saluti alle novizie”, oramai mi ci sto affezionando, forse chiederò di cambiare il nick in “novizia”.
Credo che il tempo e la memoria siano due cose completamente diverse, i ricordi delle esperienze non hanno nulla a che fare con il tempo, ma quando mi dici che, secondo te, la realtà sta nel futuro, ohibò, sussulto, perché quello che percepisco nel profondo di me stessa è che il futuro proprio non esiste e non esisterà mai. Quando quello che tu chiami futuro si realizzerà, lo farà al presente, quindi di cosa stiamo parlando? Domani non esiste, esiste solo oggi. Allo stesso modo il passato non esiste più, solo la memoria delle nostre esperienze esiste, il passato non più. Non c’è un adesso, un prima o un dopo, c’è un adesso, poi un altro adesso e un altro adesso, che formano un unico adesso.
Il tempo è un’invenzione umana, e penso che il mio gatto proprio non lo percepisca. Immagazzina le sue esperienze, memorizza alcune informazioni (ma questa non è percezione del passato) e del futuro non gliene importa proprio nulla. Per questo motivo ha sempre quella faccia beata

Lo so anch'io che esiste solo il presente.
Infatti ho detto che esiste nella nostra mente e anche in quella del gatto. Chiaro sarebbe anche che il modo di vivere il tempo degli umani non è come quello del gatto.
Ciò che dà vita al tempo a mio giudizio è proprio la memoria. Ma non il tempo inteso come ore, giorni o anni, bensì il tempo come percezione di un cambiamento della realtà rispetto ad un già vissuto; tempo inteso come mutazione. Tanto per capirci, se il gatto non vivesse in un tempo che solo lui sa, non riuscirebbe a intercettare che so ... una pallina che corre.
Comunque era meglio non tirare in ballo il gatto, visto che si fa già fatica a capirci tra esseri umani su cosa sia qualsiasi cosa.
Ciao
benedetto is offline  
Vecchio 14-12-2011, 22.16.23   #179
benedetto
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Riferimento: Domanda iniziale: che cos'è la realtà?

Citazione:
Originalmente inviato da ulysse
Difficile che la lingua si affranchi dall’individuo…piuttosto si può dire che la “conoscenza” del reale, attraverso scritti, registrazioni e supporti vari si affranca dalle persone.

L'hai detto; intendevo proprio questo.
Vi sarebbe a mio parere un momento importante nell'evoluzione del linguaggio in cui il linguaggio entra a far parte della realtà in un modo fino ad allora inaudito. Il linguaggio cioè evolverebbe da semplice strumento comunicativo a qualcosa di più complesso; strumento dal quale si può attingere conoscenze più articolate.
E' in questa fase che potrebbe esserci il transito da inconsapevolezza a consapevolezza del parlare; la quale starebbe ad un livello comprensivo (nel senso che lo comprende) della consapevolezza di lanciare un segnale.
Non vi è aumento di conoscenza senza l'incidente ambientale, dico io, ma mi sembra che neanche tu lo neghi. Da quale realtà l'essere umano ha esperito la conoscenza del fatto che si parla? E' stato "l'uomo sapiente", quello che risolve i problemi a suggerirgli che nel mondo "si parla"?. Cioè, è stata la sua figura a fungere da "significante" per ciò che verrà trasposto nella lingua con un suo significante e relativo significato?
Ciao
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Vecchio 14-12-2011, 22.40.07   #180
mariodic
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Riferimento: che cos'è la realtà?

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Originalmente inviato da arsenio
La realtà dipendente dai modelli

Per il presente discorso sulla “realtà”, come premessa ,mi avvalgo del capitolo “Che cos'è la realtà?”in “Il grande disegno – perché non serve Dio per spiegare l'universo” di Stephen Hawking, L. Modinow – 2011. Proposto in breve sintesi

Le recenti scoperte della fisica sulla teoria quantistica concludono che più storie simultanee spiegano l'universo.
Fluttuazioni quantistiche presenti anche nell'esistenza umana nell'universo dei primissimi istanti, per cui si può parlare di un “multiverso”.
Dove porteranno le prossime teorie? Forse alla teoria unitaria “M” cercata da Einstein, che se confermata segna il trionfo della ragione umana?

La scienza dimostra che l'universo può crearsi dal nulla sulla base delle leggi della fisica. Non è necessario appellarsi a Dio per spiegare come avviene il processo.

Questo stralcio del post di Arsenio, segnatamente la prima frase, mi ha portato a riflettere sulla la notizia di ieri riguardo alla quasi certa individuazione della così detta "particella di Dio".
Premetto e ricordo a chi mi legge che finora tutte le particelle quantistiche previste nel "Modello Standars" sono state prima o dopo confermate dall'esperienza, cioè, sono state trovate, lo è stata anche quella che, per definizione, NON avrebbe dovuto essere trovata, voglio dire, il neutrino. Quest'ultima particella, era stata, come le altre, "inventata" ed inserita nel modello standard, tuttavia, al contrario delle altre, perchè, come dire, "quadrassero i conti" della completezza e coerenza logica del modello standard, non avrebbe dovuto avere massa né doveva interagire con niente; il fatto che sia stata invece provata una debolissima massa del neutrino e una sua pure lievissima interazione col mondo è, di per sé stesso, un grattacapo per gli ideatori del modello standard.

Fatta questa premessa guardiamo a questa Particella di Dio (Bosone di Higgs); cosa dovremmo pensare di questo oggetto quantistico, atteso come il risolutore di grandi questioni logiche del modello standard e, forse, come grandissimo passo avanti verso la Teoria del Tutto? Io dico che piuttosto che "Particella di DIO" dovremmo chiamarla "Particella di IO, rimuovendo solo la D dalla parola DIO, voglio dire che a conferire massa a qualsiasi particella quantistica il lavoro pro-Conoscenza che l'Osservatore universale, cioè l'IO, riversa e sulla ricerca teorica e su quella sperimentale, infatti il buon senso suggerisce che a guadagni di Conoscenza corrispondano riversamenti di energia e viceversa. Finora in nessuna delle equazioni della meccanica quantistica, e men che mai di quella classica, compare un qualche parametro che deliberatamente contenga una tale grandezza. Potrebbe però essere che qualche parametro in qualche particolare equazione ci sia in qualche equazione, in tal caso si tratterebbe di un parametro attribuito a qualcosa d'altro e non all'Osservatore che, nella meccanica quantistica, come si dovrebbe sapere, non è uno ininfluente spettatore, ma un attore che si fonde con l'osservabile.
mariodic is offline  

 



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