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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 29-11-2011, 14.18.59   #1
ulysse
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Non perfetti, ma essere meglio si può...con l'impegno...con l'intelligenza!
Possiamo, infatti, essere meglio tutti, sia personalmente che socialmente...nelle nostre qulità e caratteri e nella nostra empatia per il prossimo. non certo immprovvisamente, ma via via, in continuo, evolviamo per piccoli, o, meglio, per grandi passi.
Verrebbe da pensare che, se in una società, tutti o quasi sono meglio...anche la società, le entità costituenti e dirigenti la società nella sua globalità, è/sono meglio.
E vicerversa una società migliore fa uomini migliori!

Ma meglio in che senso? Rispetto a che cosa?

Ho pensato sia utile, per un particolare riferimento del meglio, riportare (copia/incolla) il famoso discorso di Pericle agli Ateniesi:
Forse qualcuno, oltre a commentare, può portare altri riferimenti a confronto, nell'ambito di diverse filosofie ed etiche.

DISCORSO AGLI ATENIESI:
Qui ad Atene noi facciamo così.
Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia.
Qui ad Atene noi facciamo così.

Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell'eccellenza.
Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.
Qui ad Atene noi facciamo così.

La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l'uno dell'altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo.
Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo.
Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.
Qui ad Atene noi facciamo così.

Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa.
E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell¹universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso.
Qui ad Atene noi facciamo così.

Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benché in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla.
Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia.
Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore.
Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell'Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.
Qui ad Atene noi facciamo così.


[Pericle - Discorso agli Ateniesi, 461 a.C.]

Ultima modifica di ulysse : 29-11-2011 alle ore 20.08.20.
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Vecchio 29-11-2011, 21.58.27   #2
CVC
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Originalmente inviato da ulysse
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Non perfetti, ma essere meglio si può...con l'impegno...con l'intelligenza!
Possiamo, infatti, essere meglio tutti, sia personalmente che socialmente...nelle nostre qulità e caratteri e nella nostra empatia per il prossimo. non certo immprovvisamente, ma via via, in continuo, evolviamo per piccoli, o, meglio, per grandi passi.
Verrebbe da pensare che, se in una società, tutti o quasi sono meglio...anche la società, le entità costituenti e dirigenti la società nella sua globalità, è/sono meglio.
E vicerversa una società migliore fa uomini migliori!

Ma meglio in che senso? Rispetto a che cosa?

Ho pensato sia utile, per un particolare riferimento del meglio, riportare (copia/incolla) il famoso discorso di Pericle agli Ateniesi:
Forse qualcuno, oltre a commentare, può portare altri riferimenti a confronto, nell'ambito di diverse filosofie ed etiche.

DISCORSO AGLI ATENIESI:
Qui ad Atene noi facciamo così.
Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia.
Qui ad Atene noi facciamo così.

Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell'eccellenza.
Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.
Qui ad Atene noi facciamo così.

La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l'uno dell'altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo.
Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo.
Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.
Qui ad Atene noi facciamo così.

Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa.
E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell¹universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso.
Qui ad Atene noi facciamo così.

Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benché in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla.
Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia.
Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore.
Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell'Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.
Qui ad Atene noi facciamo così.


[Pericle - Discorso agli Ateniesi, 461 a.C.]
L'età di Pericle è stato l'apice della civiltà greca e forse il più grande esempio di civiltà esistito.
Era un'epoca in cui il filosofo era ascoltato e considerato utile dalla società civile e politica.
Ma l'ideale della città stato mi pare diametralmente opposto all'epoca che stiamo vivendo.
Un conto è dire "noi non cacciamo uno straniero", un altro è il cosmopolitismo vero e proprio.
In un contesto coerentemente cosmopolita non dovrebbe esistere la parola straniero.
A pare che qui si stia andando incontro all'utopia del cosmopolitismo senza avere idea delle conseguenze che porterebbe.
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Vecchio 30-11-2011, 19.53.50   #3
ulysse
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Riferimento: “La morale dell'indifferenza”…da CVC
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Originalmente inviato da ulysse
...del valore dell'esempio...o della convenienza:

Si dice che in una organizzazione di "umani", sia essa: negozio, azienda, agenzia, associazione senza scopo di lucro, team, popolo, etnia, ecc...sia sufficiente un minimo di un 10% di migliori, ad un livello ottimale di qualità, per far migliori anche gli altri se la cosa è percepita come convenienza.

Ma si dice sia vero anche il contrario: un 10% di pessimi...rende pessimi tutti gli altri...se il non essere pessimi, l'essere di qualità, non è percepito come scopo da perseguire.
Il leader suscitatore di virtuosità deve saper rispondere costruttivamente alle seguenti domande e convincere...ovviamente:

1)- serve ed è ultile essere meglio? si!
2)- serve ed è utile essere peggio? no!

e perseguire nella direzione definita!

Quindi non siamo soli: siamo comunque interdipendenti...anche nella indifferenza o non indifferenza...nella nostra Vision globale!

Il nostro personale contributo può essere comunque determinante e indirizzante.....

Citazione:
Segue commento alle osservazioni di CVC:
Si ma bisogna distinguere un'organizzazione relativamente ristretta e controllabile come quella che può essere di un ambito lavorativo da quella esponenzialmente più estesa come quella di una comunità o addirittura da quella ancora più indefinita ed astratta della società in generale.
Veramente ho inteso riferirmi non solo ad una società ristretta di una organizzazione di lavoro o di servizio, ma anche alla società allargata di uno stato, unione di stati…l’intero pianeta quando fosse una entità unica…ma anche se non lo fosse: la cosiddetta “Primavera Araba” è del tutto trasversale e non è detto sia limitata ai paesi arabi.
Citazione:
In termini sociologici mi pare si parli in termini di gruppo, e la qualità più importante di un gruppo è la sua coesione. La coesione è data, presumo, da unità di intenti ed identificazione con il gruppo.
E’ vero! la coesione, l’identificazione, l’unità di intenti sono certo elementi di forza per conseguire uno scopo di qualità, un miglioramento globale, ecc…ma si devono costruire e realizzare: vale per un gruppo come per una società, in ambito statale o per una unione di stati. Ad es.: gli stati dell’Unione Europea dovrebbero essere più coesi nei loro sforzi, addirittura essere una entità politica, per vincere la crisi economica
Citazione:
Tanto più gli appartenenti al gruppo si identificano nell'identità del gruppo e sono accomunati dagli stessi interessi e tanto più il gruppo sarà coeso. Un gruppo con un alto tasso di coesione ragiona come fosse un unico individuo.
E’ vero e vale anche per la società di uno stato: se la società al Nord coltiva pensieri, ragionamenti e valori opposti che non la società del Sud, rischiamo la secessione, non la coesione.
Ecco che i leader, o quel 10% ipotetico di persone virtuose, hanno il compito di unificare ed esaltare valori comuni e riusciranno nell’intento della coesione se, oltre che titolari di credibilità, convincono della convenienza: essere buoni, coesi e democratici conviene!
Se invece quel 10 % (magari anche in buona fede) si esalta e si diffonde nella possibile convenienza di valori alternativi e contrastanti, si autocrea un seguito pronto per la secessione: in effetti la Lega Nord, lo zoccolo duro, è partita 20 anni fa con un seguito di pochi “eletti” convinti che la secessione fosse un bene…per loro…ed hanno convinto..fino ad acquisire la maggioranza in due grandi regioni del Nord…oltre al resto.
Citazione:
Nel contesto di una società comune di cui facciamo parte e nella quale includiamo tutti gli altri con parità di doveri e diritti, perchè si abbia comunità di intenti ed identificazione nel gruppo sociale occorre che ci siano valori e ideali da condividere. Per difendere nel tempo i propri ideali e valori le società civili, mi pare, creano delle istituzioni. Queste istituzioni per poter rappresentare degnamente gli ideali e valori che simboleggiano devono avere credibilità.
Giustamente: ma la credibilità non è una qualità o un sentire universale: per alcuni è credibile per altri no, con variabilità nel tempo, per intensità e direzione
Quindi oltre che credibilità, occorre acquisire alla propria parte almeno il 10% (livello critico) di persone attive, credibili, di qualità, disperse nella folla come centri di coagulo di un sentire comune, che esaltino i valori condivisi e che trascinino altri più tiepidi verso uno scopo presentato come conveniente (concretamente o idealmente).

Al di sotto del livello critico sei in bilico, c’è sempre il pericolo di inversione di rotta: comunque raggiungere il livello critico è il primo scopo..poi la cosa può procedere con un certo automatismo…passaparola..per fede o convenienza.
Citazione:
Le maggiori istituzioni, ossia gli stati, sembrano orientati a smarrire le loro origini e la loro storia, occupati dall'idea di unirsi in una confederazione continentale e forse poi mondiale che, a parer mio, non farà altro che rendere più ingovernabili le società che ne faranno parte…
Gli USA sono uno stato federale: Perchè?...Perchè lo hanno ritenuto conveniente all’origine: le 13 colonie unite contro il colonialismo inglese…poi la vittoria comune contro gli inglesi ha fatto superare la massa critica e fatto sentire i coloni orgogliosi di essere americani liberi, autonomi…ed anche più ricchi, dato che gli inglesi erano esclusi dal gioco.

Certo che la gestione di uno stato federale, comunque unione di stati, è più complessa che non la gestione di un singolo stato, ma la convenienza e le imprese comuni hanno prevalso sui campanilismi: questo non significa che qualcuno non abbia il cuore a Wunded Knee, qualcun altro nella grande prateria o sulla montagna d’origine, o nella grande mela, ma, nello stesso tempo, sa di essere americano…nonostante la guerra civile…ed oramai anche nonostante l’origine siciliana di molti…o cinese, giapponese e persino irokese o apache.
Citazione:
… e rendere l'individuo sempre più smarrito perchè non ci sarà più differenza fra un compaesano, o un concittadino ed un americano o un russo o un finlandese: saremo tutti cittadini del mondo, ma non più in senso astratto bensì concretamente.
In effetti se la cosa è calata dall’alto ed il felice cittadino di Canicattì apprende improvvisamente di essere cittadino del mondo senza esserne convinto e senza aver partecipato, è facile che si smarrisca e opponga resistenza: non c’è stata l’attenzione di formare prima la massa critica!

Ma, poi, che male c’è ad essere cittadini del mondo?...se è un mondo che funziona bene ed ogni uomo di qualità vi partecipa attivamente per farlo ben funzionare? Anche per il mondo occorre una massa critica….magari più o meno intensa per i diversi paesi…poi le soluzioni tecniche si trovano.
Importante è essere convinti che alla fine è bene e conviene!

In fondo facebook ed altri socialnetwork sono potenti strumenti per arrivare ad una unificazione mondiale condivisa. Certo che se la massa critica è antiglobal e diffonde l’idea che non conviene e che piccolo è bello, i più inclini a seguire e ad impressionarsi, seguono in massa l’ideologia della separazione o del rintanarsi nel nido… percepito come conveniente.
Ma la frantumazione nelle piccole patrie di un tempo è cosa fuori dal mondo…non c’è forza che impedisca la globalizzazione, selvaggia o regolamentata che sia…meglio darsi da fare per regolamentare dunque!
Chi resta fuori, o viene escluso, è finito
Citazione:
Per identificarmi con la mia civiltà come dovrei considerarmi oggi, un italiano, un cittadino europeo o un abitante del mondo?
Ma le civiltà si evolvono e si allargano nel tempo, diventano onnicomprensive, dall’una all’altra, ed anche viceversa: Graecia capta…ferum victorem coepit!
Quindi uno è cittadino di Canicattì, ma anche è italiano, cittadino d’Europa e del Mondo…se ci saranno gli Stati Uniti Mondiali…fra cento anni!

N.B:
Appare evidente che CVC preferisce la piccola patria, ma andrebbe anche bene se il mondo fosse fatto di tante piccole patrie: in un mondo di piccole patrie vale ancora la regola del 10%: ..la piccola patria virtuosa rende virtuose mediamente le 9 piccole patrie circumvicine.
Il guaio è che ci sono patrie “colosso” che delle piccole patrie se ne fanno un sol boccone!
Quindi oltre che essere o diventare “migliori” singolarmente e socialmente sembra sia anche meglio unirsi e fare sinergia fra buoni.

Purtroppo, a parte il fare unione, non è ancora definito cosa significhi buono o migliore: in quale direzione è il buono, la qualità, il meglio?
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Vecchio 30-11-2011, 21.12.22   #4
ulysse
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Originalmente inviato da CVC
L'età di Pericle è stato l'apice della civiltà greca e forse il più grande esempio di civiltà esistito.
In effetti, non è la città stato che intendo proporre, ma "il più grande esempio di civiltà esistito"..per lo meno per quei tempi...ma anche oggi non ci sarebbbe male.
La domanda è: "Possiamo essere meglio?"
La domanda, almeno in una sua accezione, intende chiedere: possiamo essere più civili?
Per la qualcosa mi pare che siano essenziali e sempre più necessarie la cultura, la saggezza, l'intelligenza...e infatti:

Citazione:
Era un'epoca in cui il filosofo era ascoltato e considerato utile dalla società civile e politica.
Noto che allora la parola "filosofo" era molto più estesa e onnicomprensiva...oltre Aristotele, Platone o Socrate, erano detti filosofi come Talete, Eraclito, Anassagora, Anassimandro, Parmenide (padre della fisica moderna)...ecc...
Tipo di filosofia oggi abbastanza trascurata...per lo meno in ambito politico... quando si tratti di assegnazione di risorse pecuniarie.

Ecco quindi che per essere meglio, essere uomini e donne di qualità...di sempre maggior qualità, occorre incrementare l'intelligenza, la saggezza, la cultura...per cominciare...singolarmente e comunitariamente!
E' possibile?...non è possibile?...non importa?
Citazione:
Ma l'ideale della città stato mi pare diametralmente opposto all'epoca che stiamo vivendo.
Come detto è un quì quò quà, infatti non è la città stato che propongo, ma l'adozione del discorso di Pericle in tutta quella città stato che è il mondo...che poi nel discorso di Pericle è racchiusa solo una parte, quella politica, della qualità che l'uomo e la società dovrebbero perseguire per essere meglio.
Citazione:
Un conto è dire "noi non cacciamo uno straniero", un altro è il cosmopolitismo vero e proprio.
In un contesto coerentemente cosmopolita non dovrebbe esistere la parola straniero.
In effetti è così: non dovrebbe esistere lo straniero perchè tutti siamo cittadini del mondo...ma per ora accontentiamoci della saggezza di Pericle.
Pericle disse "non cacciamo lo straniero" perchè allora, come oggi, lo straniero poteva portare ricchezza...almeno culturale, pluralità di idee,...ed anche, per noi oggi...lavori umili e pagamento di tasse e contributi, ecc...
Del resto, la parola "cosmopolita" non credo fosse nota allora...ma non era nemmeno nessario definirla...in quel mondo della civiltà greca, ove il viaggiare o il risiedere nella Magna Grecia o nell'Ellade, era indifferente e naturale.
Citazione:
A me pare che qui si stia andando incontro all'utopia del cosmopolitismo senza avere idea delle conseguenze che porterebbe.
Potrebbe essere! Ma i vuoti si colmano irrefrenabilmente! Occorre farci attenzione!

Però, qualche giorno addietro, pur in questo contesto di crisi economica, il Presidente Napolitano ha ricordato il dramma dei piccoli nati in Italia da stranieri ed anche dei minori, figli di immigrati più o meno regolarizzati, che frequentano le nostre scuole:ha detto che è follia negare loro la cittadinanza!
Potremmo, almeno in questo, essere migliori?
All'opposto che nasce in USA è automaticamnte cittadino!
Tuttavia ancora non sono nemmeno scalfite, credo, le possibiltà dell'essere meglio!...DI QUALITA'!
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Vecchio 02-12-2011, 07.20.49   #5
CVC
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Originalmente inviato da ulysse
In effetti, non è la città stato che intendo proporre, ma "il più grande esempio di civiltà esistito"..per lo meno per quei tempi...ma anche oggi non ci sarebbbe male.
La domanda è: "Possiamo essere meglio?"
La domanda, almeno in una sua accezione, intende chiedere: possiamo essere più civili?
Per la qualcosa mi pare che siano essenziali e sempre più necessarie la cultura, la saggezza, l'intelligenza...e infatti:


Noto che allora la parola "filosofo" era molto più estesa e onnicomprensiva...oltre Aristotele, Platone o Socrate, erano detti filosofi come Talete, Eraclito, Anassagora, Anassimandro, Parmenide (padre della fisica moderna)...ecc...
Tipo di filosofia oggi abbastanza trascurata...per lo meno in ambito politico... quando si tratti di assegnazione di risorse pecuniarie.

Ecco quindi che per essere meglio, essere uomini e donne di qualità...di sempre maggior qualità, occorre incrementare l'intelligenza, la saggezza, la cultura...per cominciare...singolarmente e comunitariamente!
E' possibile?...non è possibile?...non importa?

Come detto è un quì quò quà, infatti non è la città stato che propongo, ma l'adozione del discorso di Pericle in tutta quella città stato che è il mondo...che poi nel discorso di Pericle è racchiusa solo una parte, quella politica, della qualità che l'uomo e la società dovrebbero perseguire per essere meglio.

In effetti è così: non dovrebbe esistere lo straniero perchè tutti siamo cittadini del mondo...ma per ora accontentiamoci della saggezza di Pericle.
Pericle disse "non cacciamo lo straniero" perchè allora, come oggi, lo straniero poteva portare ricchezza...almeno culturale, pluralità di idee,...ed anche, per noi oggi...lavori umili e pagamento di tasse e contributi, ecc...
Del resto, la parola "cosmopolita" non credo fosse nota allora...ma non era nemmeno nessario definirla...in quel mondo della civiltà greca, ove il viaggiare o il risiedere nella Magna Grecia o nell'Ellade, era indifferente e naturale.

Potrebbe essere! Ma i vuoti si colmano irrefrenabilmente! Occorre farci attenzione!

Però, qualche giorno addietro, pur in questo contesto di crisi economica, il Presidente Napolitano ha ricordato il dramma dei piccoli nati in Italia da stranieri ed anche dei minori, figli di immigrati più o meno regolarizzati, che frequentano le nostre scuole:ha detto che è follia negare loro la cittadinanza!
Potremmo, almeno in questo, essere migliori?
All'opposto che nasce in USA è automaticamnte cittadino!
Tuttavia ancora non sono nemmeno scalfite, credo, le possibiltà dell'essere meglio!...DI QUALITA'!
Forse internet ci porta a vedere realizzate virtualmente alcune di quelle che consideriamo utopie.
Prendiamo per esempio il comunismo, con internet, al contrario che nella realtà concreta, si può dire che si sia realizzato: il potere è del popolo, ognuno può ergersi a tribuno della plebe, ognuno può fondare un sito internet, ognuno è padrone del proprio spazio virtuale, si è realizzato l'ideale dell'abolizione della proprietà privata dando per condiviso tutto ciò che entra in rete.
Allo stesso modo vediamo realizzato l'ideale del cosmopolitismo, crediamo di essere tutti cittadini del mondo ma forse siamo soltanto tutti cittadini di internet.
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Vecchio 05-12-2011, 21.10.08   #6
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Forse internet ci porta a vedere realizzate virtualmente alcune di quelle che consideriamo utopie.
VIRTUALMENTE!
Internet è un gioco...magari molto utile per la diffusione delle idee, ma deresponsabilizzato: sarebbe un gran passo avanti, nella costruzione di una società migliore, se oltre che le idee e le notizie e informazioni, fossero condivise anche le responsabiltà: è questa l'utopia!.
Un oratore che si presenti al popolo, anche attraverso internet, per esporre la sua Vision, il suo programma di Vita, e che venga poi eletto a realizzare tale programma, deve essere in qualche modo responsabile...nonostante si sia dato il caso del famoso accordo con gli Italiani, firmato nel saloto di Vespa e poi ignominiosamente dimenticato,

Ma chi si limita ad esporre la sia Vision "migliore", magari sotto nick virtuale, o diffonde notizie non controllate, provocando magari eventi reali, è un irresponsabile se poi non esce dall'ombra.
Per lo più è questo ciò che accade e non va tanto bene...per quanto il caso di Grillo è riuscito...o quasi! Ma in effetti, Grillo ci ha messo la faccia!
Citazione:
Prendiamo per esempio il comunismo, con internet, al contrario che nella realtà concreta, si può dire che si sia realizzato: il potere è del popolo, ognuno può ergersi a tribuno della plebe, ognuno può fondare un sito internet, ognuno è padrone del proprio spazio virtuale, si è realizzato l'ideale dell'abolizione della proprietà privata dando per condiviso tutto ciò che entra in rete.
Ancora virtualmente! ...però se fosse reale direi che è democrazia!
Veramente il comunismo non parlava solo di un potere condiviso, ma di un potere sostenuto dai mezzi di produzione in mano al popolo: infrastrutture, macchine, acciao, ecc...: la dittatura del proletariato!
I tribuni, comunque, all'origine, fondavano i loro siti, le loro tribune nelle piazze e nelle fabbbriche, non sul tavolino del proprio studio.

In sostanza Internet sarebbe un formidabile strumento di formazione ed incremento della qualità dell'immaginario collettivo del popolo, se lo stesso popolo di internet coltivasse una tensione al miglioramento globale...invece che la tensione alla espressione delle proprie personali narcisistiche pulsioni ed alla universale critica...spesso malevola: ci si sente meglio dopo!

Mi pare infatti che l'inevitabile deresponsabilizzazione, (inevitabile perchè si è soli coi propri impulsi e con le propria coscienza che non deve rispondere a nessuno), provochi un generale degrado: accade che l'etica, purtroppo, debba essere immessa in Internet...non è Internet che diffonde l'etica.

E' un pò come la TV: alle origini sembrava strumento di forte formazione popolare...e lo fu anche: promosse e impose una lingua unitaria agli italiani...introdusse la civiltà dell'uomo medio non più contadino, ma cittadino...ad esempio.
Ma poi, con l'intervento della commercializzazione, con la dittatura dell'auditel, la stessa TV divenne fonte del più grande degrado e rilassamento: ci riprenderemo?
Citazione:
Allo stesso modo vediamo realizzato l'ideale del cosmopolitismo, crediamo di essere tutti cittadini del mondo, ma forse siamo soltanto tutti cittadini di internet.
Anche qui siamo nel virtuale...per quanto scambiare un discorso o una impressione con l'altra parte del mondo non è poi così male!
Quindi non denigro Internet...occorrono, anche qui, regole per dominarlo: il mettersi insieme internazionalmente in questa impresa potrebbe costituire qualità.

Ma il cosmopolitismo vero e concereto è esserci fisicamente ovunque.
Ma per ora non è il cosmopolitismo globale quello a cui tendiamo..ben venga se capita!
Ma è il semplice accoglimento e integrazione di chi già si trova qui o di chi arriva, affamato, dall'altra sponda...cun grano salis...ovviamente.
Ma credo che il mostrarci generosi, pur nelle ristrettezze, ci sarà utile alla fine.
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Vecchio 06-12-2011, 12.57.27   #7
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VIRTUALMENTE!
Internet è un gioco...magari molto utile per la diffusione delle idee, ma deresponsabilizzato: sarebbe un gran passo avanti, nella costruzione di una società migliore, se oltre che le idee e le notizie e informazioni, fossero condivise anche le responsabiltà: è questa l'utopia!.
Un oratore che si presenti al popolo, anche attraverso internet, per esporre la sua Vision, il suo programma di Vita, e che venga poi eletto a realizzare tale programma, deve essere in qualche modo responsabile...nonostante si sia dato il caso del famoso accordo con gli Italiani, firmato nel saloto di Vespa e poi ignominiosamente dimenticato,

Ma chi si limita ad esporre la sia Vision "migliore", magari sotto nick virtuale, o diffonde notizie non controllate, provocando magari eventi reali, è un irresponsabile se poi non esce dall'ombra.
Per lo più è questo ciò che accade e non va tanto bene...per quanto il caso di Grillo è riuscito...o quasi! Ma in effetti, Grillo ci ha messo la faccia!

Ancora virtualmente! ...però se fosse reale direi che è democrazia!
Veramente il comunismo non parlava solo di un potere condiviso, ma di un potere sostenuto dai mezzi di produzione in mano al popolo: infrastrutture, macchine, acciao, ecc...: la dittatura del proletariato!
I tribuni, comunque, all'origine, fondavano i loro siti, le loro tribune nelle piazze e nelle fabbbriche, non sul tavolino del proprio studio.

In sostanza Internet sarebbe un formidabile strumento di formazione ed incremento della qualità dell'immaginario collettivo del popolo, se lo stesso popolo di internet coltivasse una tensione al miglioramento globale...invece che la tensione alla espressione delle proprie personali narcisistiche pulsioni ed alla universale critica...spesso malevola: ci si sente meglio dopo!

Mi pare infatti che l'inevitabile deresponsabilizzazione, (inevitabile perchè si è soli coi propri impulsi e con le propria coscienza che non deve rispondere a nessuno), provochi un generale degrado: accade che l'etica, purtroppo, debba essere immessa in Internet...non è Internet che diffonde l'etica.

E' un pò come la TV: alle origini sembrava strumento di forte formazione popolare...e lo fu anche: promosse e impose una lingua unitaria agli italiani...introdusse la civiltà dell'uomo medio non più contadino, ma cittadino...ad esempio.
Ma poi, con l'intervento della commercializzazione, con la dittatura dell'auditel, la stessa TV divenne fonte del più grande degrado e rilassamento: ci riprenderemo?

Anche qui siamo nel virtuale...per quanto scambiare un discorso o una impressione con l'altra parte del mondo non è poi così male!
Quindi non denigro Internet...occorrono, anche qui, regole per dominarlo: il mettersi insieme internazionalmente in questa impresa potrebbe costituire qualità.

Ma il cosmopolitismo vero e concereto è esserci fisicamente ovunque.
Ma per ora non è il cosmopolitismo globale quello a cui tendiamo..ben venga se capita!
Ma è il semplice accoglimento e integrazione di chi già si trova qui o di chi arriva, affamato, dall'altra sponda...cun grano salis...ovviamente.
Ma credo che il mostrarci generosi, pur nelle ristrettezze, ci sarà utile alla fine.
Siamo d'accordo sul mettere i paletti fra virtuale e concreto, purtoppo però la società non avverte la necessità di questo spartiacque sul virtuale: l'utile e il pericoloso. Bisognerebbe quantitizzare i benefici che vengono da internet ed i danni che produce. Internet è uno strumento utile per le aziende, ma lo è altrettanto per la criminalità. Senza parlare delle dipendenze che crea.
Se dobbiamo fare un ragionamento obbiettivo su internet e i fenomeni virtuali, dobbiamo fare un quadro complessivo, un bilancio dei benefici e dei danni soprattutto, e sottolineo soprattutto, potenziali.
Il bene e male di internet è che ha delle potenzialità illimitate, ma noi se vogliamo sottoporre le cose alla nostra razionalità dobbiamo avere un'idea dell'estensione e dei limiti di ciò che ha un forte potere e influenza su di noi.
Occorre una presa di coscienza a livello di società civile verso internet.
Tornando al titolo della tua discussione, io credo che possiamo essere meglio se ci realizziamo come esseri razionali. Con ciò non voglio negare la componente irrazionale che è anch'essa radicata nella nostra natura, ma soltanto dire che la ragione deve avere la meglio su di essa. Non eliminandola, perchè sarebbe impossibile e controproducente: ha anch'essa una funzione vitale.
Penso soltanto, allo stato attuale delle mie convinzioni,concetti e riflessioni che lo scopo dell'uomo sia quello di governare la propria irrazionalità con la ragione.
Di conseguenza penso che un insieme di esseri razionali può comporre una società razionale e, viceversa, non vedo come si possa pensare (chi possa pensarla, renderla coerente e attuabile) ad una società razionale che renda razionali l'insieme dei suoi appartenenti.
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Vecchio 13-12-2011, 21.10.33   #8
ulysse
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Siamo d'accordo sul mettere i paletti fra virtuale e concreto, ………….
Il bene e male di internet è che ha delle potenzialità illimitate, ma noi se vogliamo sottoporre le cose alla nostra razionalità dobbiamo avere un'idea dell'estensione e dei limiti di ciò che ha un forte potere e influenza su di noi.
Occorre una presa di coscienza a livello di società civile verso internet.
Certo che Internet è un formidabile mezzo di miglioramento globale: chi è di "qualità" porti la sua qualità in internet!
Inutile o impossibile cercarne estensione e limiti: è un fatto che esso abbia una influenza estrema!
Attraverso Internet si possono risollevare le sorti di una vasta umanità schiava e affamata: Un esempio emerso recentemente è la cosiddetta primavera araba…certo non portata ancora a compimento, ma è una scintilla…o piuttosto un primo fuoco.

Internet, come è caratteristica di tutti i mezzi potenti che utilizziamo, può portare un gran bene, ma anche un gran male… dipende da noi… per quanto sia di estrema difficoltà governare la cosa.
Si potrà andare solo per prevalenze: prevarrà il bene se quanto vi è inserito sarà di prevalente qualità positiva e ciò agirà positivamente anche su di noi con continuo rinforzo interattivo.
Prevarrà il male se vi interverremo negativamente…sia pure con intento benefico... aggravando ulteriormente le situazione con ripercussioni ulteriori.
Si tratta di indovinare la china delle dinamiche sociali fin dall’inizio…poi è difficile raddrizzare.

In effetti non tutti portano le loro “qualità positive” in internet, anzi pochi: per lo più portano le loro passioni, i loro interessi particolari e contingenti, il loro narcisismo, la loro “non qualità” e insufficienza.

Per cui prima che da un mezzo potente come internet, prima che da una interazione globale, l’essere meglio di una società può derivare dal migliorare se stessi da parte di ogni singolo cittadino.
L’approvazione e induzione del gruppo di appartenenza, o anche del pensiero collettivo espresso dai media è fondamentale per imprimere una direzione nei singoli..e viceversa: alla fine è il livello di qualità dei singoli che determina il livello di qualità di una società… in positivo o in negativo.

Per quanto, le qualità individuali sembrino confluire solo aleatoriamente nelle dinamiche sociali e di gruppo.

Il buon senso, comunque, mi dice che essere meglio è sempre meglio che essere peggio: qualunque sia il contesto…se aspiriamo ad una società migliore e più civile…nel più ampio significato del termine!

Quindi, non è sufficiente il filosofico “nosce te ipsum” di antica memoria, occorre una spinta ulteriore: occorre, per ciascuno, essere, pensare, progettare e realizzare, ogni giorno, un qualcosa di meglio e più efficace (sia pure al minimo e al prorio livello) rispetto al giorno precedente.…verso una miglior qualità…migliore nel senso del bene comune.

Occorre in proposito individuare e definire almeno due significati fondamentali:

1)- Cosa può suscitare l’aspirazione e incentivare e dare la spinta all’essere ogni giorno di qualità poco o tanto migliore del giorno prima?.
2)- Cosa si intende per “qualità migliore”?...migliore in che senso e in che cosa?

Posso, banalmente e in prima istanza, rispondere alle due domande:

1)- La spinta al meglio è data dalla esigenza di soddisfare nostri desideri, valori, ideali, o dal perseguire l’approvazione del clan di origine o della più vasta società confluente nel migliorare il livello del nostro status sociale. A più alto livello etico agisce la spinta a perseguire una società migliore..che sarà migliore appunto perché noi cittadini siamo migliori e ci miglioriamo e quindi pensiamo, progettiamo, operiamo al meglio ad ogni livello.
2)- Essere di “qualità migliore” o semplicemente “di qualità” implica il soddisfare quanto sopra, essendo sempre più adeguati all’etica corrente, migliorarla anzi, o essendo sempre più capaci ed efficaci per studio, allenamento, esperienza, Vision…ecc…
Per ogni attività la parola chiave è “impegno” anche se, al momento, ci trovassimo in una situazione di sano divertimento.

Tuttavia sono conscio di non aver ben definito in quale senso s’intenda l’essere di qualità con relativo continuo migliorare, sia per l’individuo che per la società: occorrono ulteriori supporti di pensiero!

Per esempio mi chiedo:

Occorre arrivare a definire ed instaurare un “pensiero unico” in base al quale inculcare il concetto di “qualità” e di “meglio”...oppure ogni “meglio” puo’ trovare un riferimento nella propria specifica cultura?

Sappiamo bene che a volte i concetti di qualità e di bene si scontrano col differenziarsi delle culture, ma credo che per ora dobbiamo restare nella “specifica e contingente cultura di un comune sentire di ciascun popolo e in tale ambito aspirare al miglioramento.

Fidiamo che sia in corso un forte movimento di globalizzazione…per cui il bene comune assuma sempre più una connotazione planetaria.
Quindi sempre più le parole “qualità e migliorare” assumono connotazione nota, per quanto diverse per specifiche culture…. e in tale direzione occorre puntare per ciascuno …a prescindere dal comportamento altrui…per ora!.
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Tornando al titolo della tua discussione, io credo che possiamo essere meglio se ci realizziamo come esseri razionali. Con ciò non voglio negare la componente irrazionale che è anch'essa radicata nella nostra natura, ma soltanto dire che la ragione deve avere la meglio su di essa. Non eliminandola, perchè sarebbe impossibile e controproducente: ha anch'essa una funzione vitale.
In effetti, pur nel coordinamento delle nostre pulsioni il nostro centro direzionale dovrebbe essere essenzialmente razionale…. ma razionale in che cosa?.

Immaginiamo, d'altra parte, che la razionalità di ciascuno, come anche le pulsioni di ordine emotivo, affettivo, sociale, etico, ecc…siano rappresentate da vettori-forza dotati ciascuno di relativa intensità e direzione eventualmente variabili nel tempo...magari istante per istante.
Facciamo poi, la metafora di una palla (il nostro comportamento) sospesa nello spazio: il suo equilibrio e la sua direzione sarà data dalla “somma vettoriale risultante” delle forze su di essa insistenti, istante per istante,

Un tale risultante è più o meno di qualità se spinge la palla (il nostro comportamento e Vision) in una direzione esprimente all'oggi una qualità migliore di ieri.

E’ presumibile che in tale risultante l’influenza della razionalità prevalga…ma ancora non è ben definito...razionale rispetto a che cosa?…soprattutto in relazione alle nostre culture, religioni, sistemi di governance, ecc…
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Penso soltanto, allo stato attuale delle mie convinzioni,concetti e riflessioni che lo scopo dell'uomo sia quello di governare la propria irrazionalità con la ragione.
Diciamo che l’uomo dovrebbe proporsi questo scopo: razionalità nel coordinamento e direzionamento delle pulsioni, ma essere razionali non è sufficiente: anche il delinquere richiede razionalità…a meno che il delinquere… o semplicemente il non pagare le tasse… sia di per sé irrazionale.

Comunque, come già adombrato, occorre dare una direzione e uno scopo alla razionalità…affinchè essa persegua scopi "di qualità”!
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Di conseguenza penso che un insieme di esseri razionali può comporre una società razionale e, viceversa, non vedo come si possa pensare (chi possa pensarla, renderla coerente e attuabile) ad una società razionale che renda razionali l'insieme dei suoi appartenenti.
Difficile che una società sia razionalmente organizzata o possa dare risultanze razionali se tendenzialmente irrazionali sono i suoi componenti.
Parliamo piuttosto di eticità e di qualità: una società può essere “di qualità” e sempre più se “di qualità” è una parte, anche non rilevante, dei suoi componenti….ammesso che costoro si propongano lo scopo (ne abbiano convenienza) di rendere sempre più “di qualità” detta società con relativi componenti: avviene perseguendo istruzione e organizzazione.

D’altra parte è vero che ognuno, per conformismo o convenienza tende ad adeguarsi al comune pensiero e comportamento o livello etico della società in cui vive: è in questo che ciascuno dovrebbe essere oggi migliore di ieri...magari a partire da pochi e sempre più

Infatti è la persona che si dice “di qualità” che tende ad elevare se stessa ed il livello sociale: basta una diffusione di relativamente poche persone di qualità nel tessuto sociale, per elevarlo di molto…verso una qualità sempre maggiore.

Nello stesso modo bastano poche punte delinquenziali e corrotte, dotate di volontà di prevalenza, per creare un tessuto sociale distorto e corrotto…privo di qualità!
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Vecchio 17-12-2011, 19.23.54   #9
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Certo che Internet è un formidabile mezzo di miglioramento globale: chi è di "qualità" porti la sua qualità in internet!
Inutile o impossibile cercarne estensione e limiti: è un fatto che esso abbia una influenza estrema!
Attraverso Internet si possono risollevare le sorti di una vasta umanità schiava e affamata: Un esempio emerso recentemente è la cosiddetta primavera araba…certo non portata ancora a compimento, ma è una scintilla…o piuttosto un primo fuoco.

Internet, come è caratteristica di tutti i mezzi potenti che utilizziamo, può portare un gran bene, ma anche un gran male… dipende da noi… per quanto sia di estrema difficoltà governare la cosa.
Si potrà andare solo per prevalenze: prevarrà il bene se quanto vi è inserito sarà di prevalente qualità positiva e ciò agirà positivamente anche su di noi con continuo rinforzo interattivo.
Prevarrà il male se vi interverremo negativamente…sia pure con intento benefico... aggravando ulteriormente le situazione con ripercussioni ulteriori.
Si tratta di indovinare la china delle dinamiche sociali fin dall’inizio…poi è difficile raddrizzare.

In effetti non tutti portano le loro “qualità positive” in internet, anzi pochi: per lo più portano le loro passioni, i loro interessi particolari e contingenti, il loro narcisismo, la loro “non qualità” e insufficienza.

Per cui prima che da un mezzo potente come internet, prima che da una interazione globale, l’essere meglio di una società può derivare dal migliorare se stessi da parte di ogni singolo cittadino.
L’approvazione e induzione del gruppo di appartenenza, o anche del pensiero collettivo espresso dai media è fondamentale per imprimere una direzione nei singoli..e viceversa: alla fine è il livello di qualità dei singoli che determina il livello di qualità di una società… in positivo o in negativo.

Per quanto, le qualità individuali sembrino confluire solo aleatoriamente nelle dinamiche sociali e di gruppo.

Il buon senso, comunque, mi dice che essere meglio è sempre meglio che essere peggio: qualunque sia il contesto…se aspiriamo ad una società migliore e più civile…nel più ampio significato del termine!

Quindi, non è sufficiente il filosofico “nosce te ipsum” di antica memoria, occorre una spinta ulteriore: occorre, per ciascuno, essere, pensare, progettare e realizzare, ogni giorno, un qualcosa di meglio e più efficace (sia pure al minimo e al prorio livello) rispetto al giorno precedente.…verso una miglior qualità…migliore nel senso del bene comune.

Occorre in proposito individuare e definire almeno due significati fondamentali:

1)- Cosa può suscitare l’aspirazione e incentivare e dare la spinta all’essere ogni giorno di qualità poco o tanto migliore del giorno prima?.
2)- Cosa si intende per “qualità migliore”?...migliore in che senso e in che cosa?

Posso, banalmente e in prima istanza, rispondere alle due domande:

1)- La spinta al meglio è data dalla esigenza di soddisfare nostri desideri, valori, ideali, o dal perseguire l’approvazione del clan di origine o della più vasta società confluente nel migliorare il livello del nostro status sociale. A più alto livello etico agisce la spinta a perseguire una società migliore..che sarà migliore appunto perché noi cittadini siamo migliori e ci miglioriamo e quindi pensiamo, progettiamo, operiamo al meglio ad ogni livello.
2)- Essere di “qualità migliore” o semplicemente “di qualità” implica il soddisfare quanto sopra, essendo sempre più adeguati all’etica corrente, migliorarla anzi, o essendo sempre più capaci ed efficaci per studio, allenamento, esperienza, Vision…ecc…
Per ogni attività la parola chiave è “impegno” anche se, al momento, ci trovassimo in una situazione di sano divertimento.

Tuttavia sono conscio di non aver ben definito in quale senso s’intenda l’essere di qualità con relativo continuo migliorare, sia per l’individuo che per la società: occorrono ulteriori supporti di pensiero!

Per esempio mi chiedo:

Occorre arrivare a definire ed instaurare un “pensiero unico” in base al quale inculcare il concetto di “qualità” e di “meglio”...oppure ogni “meglio” puo’ trovare un riferimento nella propria specifica cultura?

Sappiamo bene che a volte i concetti di qualità e di bene si scontrano col differenziarsi delle culture, ma credo che per ora dobbiamo restare nella “specifica e contingente cultura di un comune sentire di ciascun popolo e in tale ambito aspirare al miglioramento.

Fidiamo che sia in corso un forte movimento di globalizzazione…per cui il bene comune assuma sempre più una connotazione planetaria.
Quindi sempre più le parole “qualità e migliorare” assumono connotazione nota, per quanto diverse per specifiche culture…. e in tale direzione occorre puntare per ciascuno …a prescindere dal comportamento altrui…per ora!.

In effetti, pur nel coordinamento delle nostre pulsioni il nostro centro direzionale dovrebbe essere essenzialmente razionale…. ma razionale in che cosa?.

Immaginiamo, d'altra parte, che la razionalità di ciascuno, come anche le pulsioni di ordine emotivo, affettivo, sociale, etico, ecc…siano rappresentate da vettori-forza dotati ciascuno di relativa intensità e direzione eventualmente variabili nel tempo...magari istante per istante.
Facciamo poi, la metafora di una palla (il nostro comportamento) sospesa nello spazio: il suo equilibrio e la sua direzione sarà data dalla “somma vettoriale risultante” delle forze su di essa insistenti, istante per istante,

Un tale risultante è più o meno di qualità se spinge la palla (il nostro comportamento e Vision) in una direzione esprimente all'oggi una qualità migliore di ieri.

E’ presumibile che in tale risultante l’influenza della razionalità prevalga…ma ancora non è ben definito...razionale rispetto a che cosa?…soprattutto in relazione alle nostre culture, religioni, sistemi di governance, ecc…

Diciamo che l’uomo dovrebbe proporsi questo scopo: razionalità nel coordinamento e direzionamento delle pulsioni, ma essere razionali non è sufficiente: anche il delinquere richiede razionalità…a meno che il delinquere… o semplicemente il non pagare le tasse… sia di per sé irrazionale.

Comunque, come già adombrato, occorre dare una direzione e uno scopo alla razionalità…affinchè essa persegua scopi "di qualità”!

Difficile che una società sia razionalmente organizzata o possa dare risultanze razionali se tendenzialmente irrazionali sono i suoi componenti.
Parliamo piuttosto di eticità e di qualità: una società può essere “di qualità” e sempre più se “di qualità” è una parte, anche non rilevante, dei suoi componenti….ammesso che costoro si propongano lo scopo (ne abbiano convenienza) di rendere sempre più “di qualità” detta società con relativi componenti: avviene perseguendo istruzione e organizzazione.

D’altra parte è vero che ognuno, per conformismo o convenienza tende ad adeguarsi al comune pensiero e comportamento o livello etico della società in cui vive: è in questo che ciascuno dovrebbe essere oggi migliore di ieri...magari a partire da pochi e sempre più

Infatti è la persona che si dice “di qualità” che tende ad elevare se stessa ed il livello sociale: basta una diffusione di relativamente poche persone di qualità nel tessuto sociale, per elevarlo di molto…verso una qualità sempre maggiore.

Nello stesso modo bastano poche punte delinquenziali e corrotte, dotate di volontà di prevalenza, per creare un tessuto sociale distorto e corrotto…privo di qualità!
Il problema è che internet, come la tecnologia in generale, dovrebbe essere un mezzo e non un fine.
Nel momento in cui lo prendiamo come un fine, ci troviamo proiettati in una realtà virtuale che, invece di essere uno strumento per migliorarci, è solo un modo fatuo di appagare il nostro ego.
Prima di dire se possiamo essere meglio, dobbiamo prima stabilire cosa significa essere meglio, e prima ancora se esista un essere meglio universale che possa valere per tutti.
Io credo fermamente che, per quanto mi riguarda la filosofia mi migliori. Ma se, ipoteticamente, tutte le persone del mondo si dedicassero alla filosofia, vivremmo in un mondo migliore?
Fenomeni terribili della nostra storia, come le guerre mondiali, hanno un retroterra filosofico, per quanto grossolano.
Sarà o difficile o impossibile che qualcuno riesca a stabilire in maniera chiara e definitiva cosa e bene e cosa è male, quindi la cosa più pericolosa in questa materia è quella di essere assolutisti riguardo ai propri punti di vista. L'estremo opposto che è al pari da evitare è quello di abbandonare totalmente l'interesse per il discorso morale, che è ciò che sta avvenendo ai giorni nostri.
Dobbiamo prendere esempio dai grandi uomini e pensatori che hanno fatto la storia del pensiero morale, ed essere in grado di tentare di capire soprattutto perchè, uomini tanto insigni, abbiano dedicato tutto il loro tempo e tutte le loro energie a tale argomento.
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Vecchio 19-12-2011, 21.04.05   #10
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SE IL MONDO E’ VARIO E’ MEGLIO…NON TROPPO VARIO PERO’!

Effettivamente, si dice, il mondo è bello e interessante perchè è vario!
E’ affermazione un po’ ottimistica: forse il mondo non è proprio bello, forse potrebbe essere meglio, ma proviamo ad immaginare un mondo sempre uguale a se stesso, mai niente di nuovo, un pensiero unico: sarebbe di una noia mortale!
Il buono è che non potrebbe peggiorare, ma nemmeno potrebbe migliorare!

Tutta questa variabilità è certo causa di tutti i mali, ma anche di tutti i beni!
Facciamo la somma e vedremo che in questo vario mondo prevalgono globalmente i beni: del resto se avessero prevalso i mali non ci saremmo più da un pezzo.
Questa è saggezza, ma solo un pochino e anche se ci credessi, di avere la soluzione in tasca, comunque non ce l’avrei, ma se non ci provassi, se nessuno ci provasse, non ci sarebbe alcuna soluzione e ancora sarebbe la fine, anzi, niente sarebbe mai iniziato: memento audere semper! …o è troppo?.

Del resto il nostro cervello è strutturato per questo: evoluto in milioni di anni di difficoltà e pericoli anche mortali, si è adattato….una soluzione, non dico per il singolo, ma per la specie, c’è sempre stata: qualcuno da solo, o in team, o salendo sulle spalle di giganti, una soluzione l’ha sempre trovata…certo non mai definitiva!
Infatti una “soluzione definitiva” non c’è…e nemmeno un “bene per tutti” c’è, ma sempre “un meglio”…speriamo ci sia.

L’uomo geneticamente non porta in sé tutti i pregi ed i difetti degli antenati, ma solo i caratteri migliori… migliori nel senso di meglio saper sopravvivere e vivere: uomo e donna si scelgono reciprocamente secondo un “meglio” più o meno logistico, morfologico, intellettivo…quindi, statisticamente, con l'incremento demografico, i geni più adatti, ipoteticamente più efficaci, hanno maggiori probabilità di affermarsi e trasmettersi.

Infatti i nostri geni sono immortali, o quasi, ed hanno maggiori probabilità di trasmettersi quelli migliori o che danno "all'essere" una migliore impressione ed apparenza …a meno che un ambiente “invivibile” (radiazioni, riscaldamento globale, glaciazione planetaria, meteoriti, ecc..) non ci distrugga tutti: la fine dei dinosauri!

Poichè il mondo è sempre vario, e vari sono in nostri geni, e varie sono le tenie ed i luoghi di provenienza, facciamo sempre esperienze diverse o diversamente interpretate, da cui è naturale che insorgano idee e visioni diverse, ciascuno la sua, in contrasto e confronto dialettico con quelle di altri, ma non è così male...dobbiamo perseguirle anzi: ne emergono e s’incrementano idee e vision sempre nuove…mediamente anche migliori delle componenti d'origine.

Pensiamo persino di essere, oggi, più evoluti, civili e tolleranti che non qualche decina, centinaia o migliaia di anni fa…e forse è vero: comunque lo dobbiamo alla varietà degli eventi, delle culture, delle idee…concorrenti in un grande melting pot…in cui ognuno è se stesso nella propria cultura e identità, ma anche pertecipe con altri di un grande cambiamento…in cui è globalmente meglio se ciascuno è per sè meglio..almeno nella propria cultura.

La cultura della democrazia che perseguiamo, non esplica certo il migliore dei sistemi sociali possibili, ma, per ora, sembra che non abbiamo di meglio…per quanto... si può cercare di migliorare.

Comunque consideriamo che un tempo le idee, le religioni, le etnie, i poteri, si confrontavano sui campi di battaglia e ci scappavano carneficine: è successo ancora nel secolo scorso e ancora succede ove la democrazia non c’è o viene sopraffatta.
Con la democrazia, con la diffusione delle democrazie nei diversi stati, ci si confronta con le idee. Nel contrasto dialettico una soluzione salta sempre fuori e le rivoluzioni cruente e le guerre sono meno probabili.

Certo che non sempre le democrazie sono pienamente realizzate e comprese nella mente dei singoli, dei popoli, dei leader…e allora…accade il peggio.

Un conservatore vecchio stampo, ad esempio, non crede nella evoluzione dell’uomo e difficilmente è buon democratico: per lui il carattere dell’uomo resta sempre tal quale pur nell’evolversi, con gli anni, della conoscenza ed esperienza.
Io credo invece che conoscenza ed esperienza, contribuiscano all’aprirsi ed evolvere del carattere dell’uomo, delle sue pulsioni, singolarmente e socialmente,…se lo vuole e se s’impegna in tal senso, in una società pur’essa in evoluzione e tesa ad elaborare e condividere comportamenti e leggi sempre migliori verso il rispetto del volere e sentire dei cittadini: c'è sempre una reciprocità società/cittadino!

Certo che è un saliscendi…a volte si peggiora fino a toccare il fondo della cultura e dell'etica, poi si risale a picchi impensabili, magari anche imprevedibili…ma credo che nel complesso della storia, il trend sia crescente…ed è confortante per noi sapere che possiamo risalire.

In effetti, una società perfetta non esiste ed è veramente illusione crederci, ma non è illusione credere che la società possa migliorare se l’uomo, il cittadino, migliora e non si abbandona ad autocommiserazione, non aspetta sempre che siano gli altri a fare ed essere meglio, se non incolpa sempre gli altri e non insegue fanfaluche.

Del resto come altro potrebbero essere gli uomini e le società se non tesi al continuo miglioramento reciproco?

Certo che, se vogliamo che la cosa funzioni, non dobbiamo sempre aspettarci che l’essere meglio parta dagli altri…dobbiamo impegnarci noi stessi …in primis…anche se il periodo attuale non è dei migliori.

Tanto più è per questo che ogni giorno qualcosa un minimo meglio del giorno precedente la possiamo e dobbiamo pur fare e pensare!

Quindi la società non è, per sua natura, inevitabilmente destinata a peggiorare, sfaldarsi e fallire, con l'affermarsi della globalizzazione, ma anzi, ad evolvere e migliorare… se ci diamo da fare…se siamo migliori noi stessi…se non ci lasciamo sopraffare dallo scoramento di fronte a forze più grandi di noi: la società, anche nella globalizzazione, comunque migliora se i cittadini migliorano… e viceversa.

Darsi da fare per migliorare significa: studiare, leggere, cercare di capire, essere oggettivi, prescindere dal naturale egoismo personale, coltivare e trasmettere idee positive e costruttive, approfondire gli argomenti, essere empatici, interessati agli altri e solidali, partecipare, attenersi all’etica ed alle leggi, migliorarle anche, impegnarsi nel lavoro (se c’è) qualunque sia il livello ed il campo di azione… e quant’altro possa servire…anche rilassarsi e divertirsi…se resta tempo.
Basta cominciare: l'esempio e l'emulazione sono contaminanti e infettivi!
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