Forum di Riflessioni.it
ATTENZIONE Forum in modalità solo lettura
Nuovo forum di Riflessioni.it >>> LOGOS

Torna indietro   Forum di Riflessioni.it > Forum > Filosofia

Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
>>> Sezione attiva sul forum LOGOS: Tematiche Filosofiche



Vecchio 31-03-2012, 11.15.05   #1
Mr.Orange
Nuovo ospite
 
Data registrazione: 30-03-2012
Messaggi: 1
Realtà e finzione

Buona giornata a tutti. Sono nuovo qui e quindi spero di attenermi al regolamento.
Ultimamente mi sono questionato molto sulla differenza fra finzione e realtà e se noi possiamo veramente tracciarla. Partendo dal presupposto che siamo a conoscenza che si presenti davanti a noi la finzione (mettiamo pure che si tratti di un opera cinematografica o letteraria), possiamo veramente dire che, lavorando con l'immaginazione, non ci sia una conformazione dei personaggi che sono al suo interno e che quindi costruiamo veramente delle emozioni esterne positive o negative che siano? Spiegandomi meglio: non è possibile che l'immaginazione sia una dimensione reale? In primo luogo mi sono immediatamente risposto che non è plausibile che l'immaginazione si mescoli con la realtà e che si possa provare (si pensi di creare un muro immaginario davanti al volto ma anche immaginandolo non lo si può percepire: l'immaginazione e la realtà sono distaccati). Ma ancche eliminando l'attacamento con la realtà, leggere un'opera contenente un omicidio non sarebbe anti-etico poiché, seppur in un'altra dimensione, creiamo un omicidio? L'immaginazione è un'altra dimensione?
Ringrazio in anticipo per tutte le risposte.
Mr.Orange is offline  
Vecchio 31-03-2012, 16.16.34   #2
paul11
Ospite abituale
 
Data registrazione: 17-12-2011
Messaggi: 899
Riferimento: Realtà e finzione

Bene arrivato Mr. Orange.
Se la realtà è intesa come materialità e in quanto tale soggetta a leggi fisiche è quindi separata dall’immaginazione, intesa come fantasia seppur costruita con o senza delle logiche.
Intendo dire che quest'ultima avrà una descrizione linguistica logica e quindi comunicativa ( se poi è un film, un racconto letterario,ecc.)
I due piani , reale e immaginazione, interagiscono per via empatica, grazie e ai neuroni specchio, e quindi comunicano seppur separati fisicamente. L’immaginazione e la fantasia possono condizionare i nostri biochimismi che sono fisici perché possono generare una partecipazione emotiva . Così come quando costruiamo un’ immaginazione prendiamo dalla nostra esperienza del mondo fisico per costruire una storia non reale, ma più o meno verosimile,che trasmette comunque emozioni,ma non solo.
Una persona normale ( non psicotica o schizofrenica) distingue i due piani e d’altra parte l’immaginazione è fondamentale sia per la crescita psicologica di un bambino sia per l’arte, la cultura.
La comunicazione è il legante dei due piani , quindi i linguaggi nelle loro eccezioni più ampie ( formale,informale, ecc.)
paul11 is offline  
Vecchio 31-03-2012, 20.55.02   #3
ulysse
Ospite abituale
 
L'avatar di ulysse
 
Data registrazione: 21-02-2008
Messaggi: 1,363
Riferimento: Realtà e finzione

Citazione:
Originalmente inviato da Mr.Orange
Buona giornata a tutti. Sono nuovo qui e quindi spero di attenermi al regolamento.
Ultimamente mi sono questionato molto sulla differenza fra finzione e realtà e se noi possiamo veramente tracciarla. Partendo dal presupposto che siamo a conoscenza che si presenti davanti a noi la finzione (mettiamo pure che si tratti di un opera cinematografica o letteraria), possiamo veramente dire che, lavorando con l'immaginazione, non ci sia una conformazione dei personaggi che sono al suo interno e che quindi costruiamo veramente delle emozioni esterne positive o negative che siano? Spiegandomi meglio: non è possibile che l'immaginazione sia una dimensione reale? In primo luogo mi sono immediatamente risposto che non è plausibile che l'immaginazione si mescoli con la realtà e che si possa provare (si pensi di creare un muro immaginario davanti al volto ma anche immaginandolo non lo si può percepire: l'immaginazione e la realtà sono distaccati). Ma anche eliminando l'attacamento con la realtà, leggere un'opera contenente un omicidio non sarebbe anti-etico poiché, seppur in un'altra dimensione, creiamo un omicidio? L'immaginazione è un'altra dimensione?
Ringrazio in anticipo per tutte le risposte.
Ringrazio te dell'apporto con un argomento già con altri approcci dibattuto, ma sempre intressante.
Esiste in proposito la parola inglese che mi piace per il suo sintetismo ...la parola è "wishfulthinking", cioè tendenza propria (genetica) di noi umani a pensare e credere come desideriamo che sia, (a meno che non siamo in depressione). La qual cosa, in definitiva, si ridurrebbe ad immaginare come vera una realtà inesistente, semplicemente perchè così la desideriamo, ci piace e ci conforta.

E' efettivamante come il creare nel nostro cervello una nuova diversa realtà nella quale molti si immergono parzialmente o anche totalmente tanto da trasformarsi, al limite, in pazzia o distacco da quell'altra nostra realtà che comunemente consideriamo vera...soprattutto fisicamente..poichè la realtà dei nostri pensieri, delle nostre impressioni, delle nostre emozioni è difficile da definire.
Tutto dipende dal fatto che il nostro organo cerebrale, superconnesso e ridondante, è un pasticcione: è sufficiente una diversa sollecitazione, una vista percepita del bello o del brutto, un film, un racconto, un libro,ecc... per crogiolarci nell'irreale sognato... persino a piangere o a ridere.
Un neurone che cambia di potenziale, un eccesso di sodio o potassio, un quanto di energia che colpisce una sinapsi, e subito il nostro nocchiero/coscienza, pur ignorandone la provenienza (sollecitazione esterna o squilibrio interno) parte, lancia in resta, con ogni possibile lancio informativo, codice o segnale, a costruire il primo scenario che capita, di una realtà pur che sia... probabilisticamente vera o non vera...non importa...per l'organo serebrale essa esiste!

Solo il riscontro/confronto fisico, logico, magari matematico, potrà rimettere le cose in carreggiata e rientrare nella congruenza del razionale logico con l'immaginario iniziale...
Spesso è roba di pochi secondi, oppure di ore, giorni, anni.... magari il tempo di scriverci un racconto o un romanzo, oppure l'illusione potrebbe continuare anche per tutta la vita...diventa la nostra ideologia, la nostra Vision.

Non per niente Galileo, a scanso di equivoci, fondò la scienza sulla sperimentazione oltre che sull'immaginazione e pensare logico/matematico.

Questo suggerisce un diverso approccio: non è vero solo ciò che percepiamo nell'immediato sensorialmente e sperimentalmente, ma nel dubbio di un immaginario che sia vero o illusorio e fantastico...possimo definire "vero" quel "pensato" che ha successo, cioè quello che produce "eventi" vicini o lantani che si possano definire in qulche modo consequenziali...
Per quanto, a questo mondo, in qulche modo, tutto sia consequenziale, anche se non lo sappiamo e non distinguiamo cosa da cosa, ai diversi livelli causali.

D'altra parte non è detto che, trasmettendo e diffondando pensieri ed emozioni relative ad un mondo immaginario, ma possibile e congruente con un vivere supposto migliore, non si riesca veramente a creare nuove realtà meglio vivibili. E' ciò che fanno i leader rivoluzionari spinti dalla forza della immaginazione, carisma ed emozione che, trasmigrando comunicativamente, può contagiare un popolo intero...spesso anche a sproposito.

Infatti non è detto che funzioni sempre...per lo più sono guai ulteriori...basti pensare alla rivoluzione francese sfociata in Napoleone o alla rivoluzione russa sfociata nella dittatura del proletariato, in Stalin e nei gulag, ecc...

In genere, infatti, non credo nella potenza della immaginazione che crea rivoluzioni cruente: sono sempre sfociate in disastri...spero non succeda per la rivoluzione libica.
Preferisco l'evoluzione, comunque il concorso pacidfico del pensare e inpegnarsi e del sentire dei cittadini a conferma della immaginazione del leader: eclatanti i casi di Ghandi, Martin Luter King , Nelson Mandela e di altre rivoluzioni pacifiche di uomini più oscuri, tanti sconosciuti, che però con la loro immaginazione, pensiero e impegno hanno influito positivamente: è quello che dovremmo fare noi tutti ora.

Ha ponzato e scritto tanto solo per dire che anche l'immaginazione, il creduto non vero può creare e sfociare nel vero, se ci si impegna i pensieri sperati si realizzano, ma non nel senso che tu hai prospetto.

Nessun immaginario può di per sè creare il cosiddetto "vero reale" di punto in bianco per il solo immaginare e pensare...in nessuna dimensione...ammesso che ce ne siano altre.

Non cè correlazione: se bastasse pensare e immaginare per risolvere, sai quanta gente avrei, non dico ucciso, ma almeno mandato all'ospedale o effettivamante in un qulche posto ove di solito si mandano gli scocciatori...comunque quelli che non ci sono simpatici!?

D'altronde se bastasse un racconto immaginario di delitti e criminini per crearne di analoghi, non dico nel nostro, ma in altri mondi...lo sai quante ritorsioni avremmo da quegli altri mondi e dimensioni, parallele o meno che siano?
E sarebbe anche una fortuna per la polizia: ogni delitto irrisolto lo si potrebbe imputare ad una fantasia dell'altro mondo.

Del resto, per quanto sembri strano fra persone razionali, siamo anche convinti, (non tutti, ma molti) che pregando e chiedendo con fede, dall'altro mondo un qualcosa di buono possa venire o che vi si possa andare...con molto meno entusiasmo però!
In definitiva penso che sia solo il nostro impegno, il più esteso possibile e nella giusta direzione, che può trasformare, se ci riesce, l'immaginario sperato in realtà!
ulysse is offline  
Vecchio 02-04-2012, 14.48.55   #4
Namas
Ospite
 
L'avatar di Namas
 
Data registrazione: 01-04-2012
Messaggi: 13
Riferimento: Realtà e finzione

Citazione:
Originalmente inviato da Mr.Orange
Buona giornata a tutti. Sono nuovo qui e quindi spero di attenermi al regolamento.
Ultimamente mi sono questionato molto sulla differenza fra finzione e realtà e se noi possiamo veramente tracciarla. Partendo dal presupposto che siamo a conoscenza che si presenti davanti a noi la finzione (mettiamo pure che si tratti di un opera cinematografica o letteraria), possiamo veramente dire che, lavorando con l'immaginazione, non ci sia una conformazione dei personaggi che sono al suo interno e che quindi costruiamo veramente delle emozioni esterne positive o negative che siano? Spiegandomi meglio: non è possibile che l'immaginazione sia una dimensione reale? In primo luogo mi sono immediatamente risposto che non è plausibile che l'immaginazione si mescoli con la realtà e che si possa provare (si pensi di creare un muro immaginario davanti al volto ma anche immaginandolo non lo si può percepire: l'immaginazione e la realtà sono distaccati). Ma ancche eliminando l'attacamento con la realtà, leggere un'opera contenente un omicidio non sarebbe anti-etico poiché, seppur in un'altra dimensione, creiamo un omicidio? L'immaginazione è un'altra dimensione?
Ringrazio in anticipo per tutte le risposte.
Ciao Mr Orange, anch'io sono nuova qui e mi sembra un gran bel posto.
La tua è un'idea molto interessante, anche se non possiamo avere alcuna prova. Però i tuoi pensieri mi spingono a una riflessione: siamo poi sicuri che, anche all'interno di un'unica dimensione esistenziale, fare leva sull'immaginazione altrui sia un puro esercizio letterario, privo di conseguenze reali?
Penso a romanzi come quelli di Jules Verne, che sembrano aver anticipato profeticamente invenzioni future, ma forse, invece, hanno contribuito alla loro realizzazione. Oppure ad altre opere fortemente suggestive che in passato sono state accusate, forse a ragione, di provocare un aumento di suicidi tra i giovani.
Quindi, in certa forma e misura, l'immaginazione modifica la realtà. Perciò anch'io, sì, la vedo come uno strumento etico o anti-etico in grado di generare una realtà alternativa; non so però se in senso fisico quantistico, come dimensione parallela, se ho ben capito il tuo punto di vista.
Namas is offline  
Vecchio 04-04-2012, 09.42.45   #5
Aggressor
Ospite abituale
 
Data registrazione: 16-07-2010
Messaggi: 405
Riferimento: Realtà e finzione

Io credo che l'immaginazione sia innanzitutto una realtà spaziotemporale, il cui luogo è la testa di ognuno di noi relativamente ai propri pensieri. Da questo punto di vista l'immaginazione ha un'influenza sulla realtà del tipo di qualsiasi altro oggetto reale.

L'omicidio che immagini avviene realmente come sequenza di immagini nella tua testa, il fatto che non sia accaduto anche fuori dalla tua testa è perfettamente normale; se accendo la tv a casa mia dovrei pretendere che si accenda una tv anche a casa di un mio amico?

L'immaginazione non è un'altra dimenzione, è semplicemente un'altro luogo rispetto a ciò che avviene intorno a noi, è qualcosa di più vicino al fulcro della nostra coscienza e dunque il suo impatto sulle nostre persone è notevole.
Aggressor is offline  
Vecchio 27-04-2012, 10.17.20   #6
gyta
______
 
L'avatar di gyta
 
Data registrazione: 02-02-2003
Messaggi: 2,614
Riferimento: Realtà e finzione

Citazione:
Originalmente inviato da Mr.Orange

[..]non è possibile che l'immaginazione sia una dimensione reale?
[..]Ma anche eliminando l'attacamento con la realtà,
leggere un'opera contenente un omicidio non sarebbe anti-etico[..]?
L'immaginazione è un'altra dimensione?


La realtà e l'immaginazione non sono "distaccate".
La cosiddetta realtà 'ordinaria' -come concepiamo ed interpretiamo il mondo (esterno/interno), la vita e l'essere-
non è che il risultato dell' immaginazione: ciò che si pensa e si crede diviene nell'unità inscindibile di azione e mutazione che forgia la realtà medesima. Senza l'atto interpretativo (qualità della coscienza) non esiste relazione e senza relazione il concetto stesso di realtà e la realtà medesima non sarebbero possibili, nemmeno possibile una sorta di realtà intesa come somma di impulsi sensoriali indistinti.
Atto interpretativo non esclusivamente relativo all'attività cosciente del pensare ma a quella totale; presumibilmente il seme stesso della coscienza posto in essenza in ciò che ora nella capacità del distinguo identifichiamo come realtà; seme di coscienza o essenza che dispiega all'infinito il suo potere creativo di essere dando forma ad infinite dimensioni o realtà.

L'immaginazione non è una differente realtà ma la realtà stessa; nel caso dell'esempio da te suggerito,
la realtà forgiata attraverso l'immaginazione attiva (cosciente) è nel profondo la vita reale a tutti gli effetti,
con i suoi frutti e le sue mutazioni compiute attraverso il viaggio nell'archetipo. La coscienza in tal caso uccide,
salva, redime, impersona insomma quelle qualità alle quali man mano aderisce divenendo.
La realtà forgiata è autentica poiché diviene la redice stessa del nostro relazionarci, del nostro divenire.
L'immaginazione in tal caso non è una differente dimensione di ciò che chiamiamo reale o essere
ma l'essenza stessa dispiegata attraverso lo spettro dei sensi, la gamma definita in determinati colori o qualità
esperite, la mappa stessa d'insieme del cosiddetto reale.

Il discorso dell'etica e della conoscenza appartengono a livelli di indagine differenti.
L'etica diviene un'ulteriore lettura di ciò che sperimentiamo, legata al senso relazionale e radicata alla finalità;
fondamentalmente sintesi di una necessità di equilibrio posta fra la dimensione dell'essere e quella dell'esperire.
La nostra capacità immediata, cosiddetta istintiva, di intendere e di (re-) agire, ovvero di interazione,
non è che il risultato del quadro sottostante di quell'elaborazione esperienziale dispiegata nell'essere e differenziata
attraverso ciò che identifichiamo come lo scorrere temporale.

Ciò che diamo per scontato, ogni coscienza della nostra capacità sensoriale di relazionarsi,
non è che la sintesi di quel particolare atto dell'attività dell'immaginazione, derivata da quella qualità
radicale del conoscere propria del relazionarsi e del dispiegamento dell'essere (o realtà stessa).
L'ipotizzare un cosiddetto attaccamento alla realtà -a mio avviso- non è espressione corretta
essendo la coscienza sottostante a determinarne l'aderenza, se mai di aderenza si possa parlare
anziché più propriamente di identità. "Costruiamo" quindi non delle apparenti "emozioni esterne
-benefiche o nocive " ma una realtà vera e propria che, seppure possa apparire come appartenente
ad un mondo a sé stante privo di reale potere attivo, concorre in misura esponenziale
a quel divenire sottostante che noi visualizziamo come reale nel giungere all'identità relazionale,
nel momento in cui quella determinata realtà che pare soggiacente si esprime compiutamente realizzandosi come reale identità.

Se la coscienza non è che la capacità discriminante pura della qualità del conoscere
la sua realizzazione è e si compie attraverso l'immaginazione pura, intendendo come "puro" quel potenziale
creativo non esclusivo del mondo delle idee e del pensiero proprio dell'umano ma del reale stesso.
Così secondo coscienza possiamo pure credere qualunque cosa ma realizzeremo solo ciò che nel profondo
per davvero abbiamo mutato in reale identità. La differenziazione attraverso ciò che appare
evolversi ne accerta o ne smentisce i caratteri realizzandosi dimensionale. Per cui secondo una frase
che mi è cara: prestiamo attenzione a ciò che desideriamo perché di norma saremo ascoltati
e quel desiderio non è che il processo finale della sua visione implicita. Per ciò che riguarda
l'immaginazione "attiva", lo snodarsi dei nostri pensieri, solo la profonda coscienza di quei movimenti intimi
può donarci la capacità di coglierne il potenziale implicito.
gyta is offline  
Vecchio 27-04-2012, 15.09.33   #7
Aggressor
Ospite abituale
 
Data registrazione: 16-07-2010
Messaggi: 405
Riferimento: Realtà e finzione

Gyta, se ho capito bene per te l'esserci, cioè ciò che è reale, non è che la datezza delle relazioni che si realizzano nell'atto conoscitivo (esperienziale o cosciente). Senza relazione le cose sarebbero oggetti per sé stessi informi, indistinti, cioè si nullificherebbero.

Stai dicendo che l'essere contiene implicitamente ciò che solo attraverso un interpretante (e "vivo") conoscere diviene esplicito e dunque "dato" o "reale"?


Mi interessa questo discorso, ma per non rimanere totalmente fuori tema aggiungo questo; che la forma (o modo) di un oggetto qualsiasi è possibile solo mediante il rapporto tra quello e qualcos'altro che lo "delimiti". Poiché l'immaginazione o i pensieri sono distinguibili nella nostra mente tra loro essi devono con ciò possedere un modo d'essere o una forma, esattamente come quella gamma di cose che si considera materiale. Questo ci porta ad ammettere che immaginazione (o i pensieri) e materialità abbiano sostanzialmente qualcosa in comune tra loro (cioè entrambi possiedono dei modi d'essere o forme) e dunque una medesima essenza che ne permette il "contatto"; tanto è vero che un'immaginazione o un pensiero possono influenzare le cose materiali.
Aggressor is offline  
Vecchio 27-04-2012, 19.10.37   #8
gyta
______
 
L'avatar di gyta
 
Data registrazione: 02-02-2003
Messaggi: 2,614
Riferimento: Realtà e finzione

Citazione:
Originalmente inviato da Aggressor
ciò che è reale, non è che la datezza delle relazioni che si realizzano nell'atto conoscitivo (esperienziale o cosciente).

Non esattamente..
Diciamo che ciò che attraverso la percezione intendiamo come reale/realtà
non può prescindere dalla relazione e questa "capacità" di relazionarsi
o fondamentalmente conoscitiva presumo sia qualità intrinseca al reale stesso
non solo limitando il discorso allo stato di coscienza ed al pensiero umano.

Citazione:
Senza relazione le cose sarebbero oggetti per sé stessi informi, indistinti, cioè si nullificherebbero.

Diciamo che senza la capacità intrinseca di relazionarsi non esisterebbe affatto la realtà
perlomeno non per come la nostra coscienza mentale ha modo ora di percepirla od immaginarla.

Citazione:
Stai dicendo che l'essere contiene implicitamente ciò che solo attraverso un interpretante (e "vivo") conoscere diviene esplicito e dunque "dato" o "reale"?

Sì, anche.

Citazione:
Questo ci porta ad ammettere che immaginazione (o i pensieri) e materialità abbiano sostanzialmente qualcosa in comune tra loro (cioè entrambi possiedono dei modi d'essere o forme) e dunque una medesima essenza che ne permette il "contatto"

Ecco: fondamentalmente per qualità conoscitiva intendo proprio ciò che tu identifichi con "contatto"!
E come "realtà" intendo invece ciò che tu identifichi come "essenza".
Non intendo però affermare che l'essere ch'io personalmente faccio coincidere con la realtà stessa
e con ciò che definisci essenza sia esclusivamente nell'atto del relazionarsi (*) come noi lo intendiamo di consueto
ma nella qualità del conoscere intesa in senso decisamente ampio della quale percepiamo attraverso i nostri sensi una limitata identità fra cui -per questi sensi- quella della relazione come imprescindibile e determinante.

Per tornare a bomba allora l'immaginazione non sarebbe che lo strumento primo
attraverso cui quel conoscere forgia la realtà stessa dei nostri sensi.
Non è che il nostro pensiero immagina di possedere un arto (che non possiede) e ne ha la percezione
(seppure ciò sia possibile) ma che il pensiero e l'immaginazione stessa non sono che la punta dell'iceberg
di quella realtà che forgia sé medesima.



(*) Diciamo che se dovessi sintetizzare ai minimi termini
la intenderei come una serie infinita di "stati di coscienza",
e non mi sto riferendo affatto alla mente umana
ma all'essenza stessa nel suo dispiegarsi.



Rammento ciò che già sappiamo, che le parole e la costruzione stessa del discorso è in un certo senso
la modalità attraverso cui si muove la nostra immaginazione cosciente, forma e delimita il nostro intendere;
usa strumenti capaci di farsi veicoli ma d'altra parte può diventare ingannevole
se per l'appunto ci scordiamo di questo svolgersi di trama obbligato
e crediamo che ciò che ancora non trova veicolo semplice attraverso il linguaggio
possa essere irrazionale o irreale, limitando la realtà all'immagine più o meno fedele che di questa ci siamo fatti.
gyta is offline  
Vecchio 30-04-2012, 11.06.07   #9
Luchino
Ospite
 
L'avatar di Luchino
 
Data registrazione: 28-04-2012
Messaggi: 4
Riferimento: Realtà e finzione

Beh..In effetti il confine fra realtà e finzione è abbastanza labile...L'immaginazione,o fantasia che dir si voglia,può proiettarci in un mondo diverso da quello reale e può farci vivere delle esperienze totalmente fantastiche o abbastanza verosimili.Tant'è che i sogni,che altro non sono che una propaggine notturna della nostra immaginazione,possono essere così aderenti alla nostra realtà quotidiana da risultare indistinguibili dalla vita vera I frutti dell'immaginazioni esistono de facto solo nella nostra mente...Anche se molto spessoci dimentichiamo oltremodo rapidamente delle nostre fantasticherie,dei nostri sogni ecc..Talora l'immaginazione risulta avere un potere tale da suggestionarci profondamente.Accade perfino che l'immaginazione ingeneri falsi ricordi nelle nostre menti!E' così forte il potere della fantasia che spesso può dare adito a una dissociazione dalla realtà e cagionare in alcuni soggetti psicopatie,nevrosi,complessi e sindromi varie! L'illusione della realtà,la verosimiglianza fittizia,però,può essere generata anche da altri fattori,oltre che dalla immaginazione tipo:sostanza psicotrope,allucinogeni,assenz io,gravi malattie,delirio,ipnosi,sugges tione inconsapevole.Alcuni filosofi,mistici e dotti,invece,affermano che la realtà e la fantasia coincidano,siano la stessa cosa!Nei Veda,ripresi anche da Schopenhauer,ad esempio,c'è scritto che noi viviamo in un'illusione fantastica,il noto Velo di Maya,che cela la realtà genuina delle cose In realtà non c'è un metodo preciso per distinguere realtà e finzione...L'unica cosa che si può fare è scrutare ogni situazione che ci si presenti e ragionare a mente fredda..Se,poi,ci troviamo in un sogno si può sempre ricorrere al famoso pizzicotto

Ultima modifica di Luchino : 30-04-2012 alle ore 13.02.29.
Luchino is offline  

 



Note Legali - Diritti d'autore - Privacy e Cookies
Forum attivo dal 1 aprile 2002 al 29 febbraio 2016 - Per i contenuti Copyright © Riflessioni.it