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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 31-01-2013, 22.24.22   #61
green&grey pocket
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Riferimento: L'uomo e la tecnica

Citazione:
Originalmente inviato da ulysse
1) Per esempio la "tecnica": di quale tecnica si parla?

2) Ma un tale cattivo "giudizio da che deriva?
Dagli istinti cattivi dell'uomo si dice.
O piuttosto non deriverebbe da quella alta cultura che gli uomini di cultura e non di tecnica non hanno saputo elaborare e inculcare?

3)
Non è che gli uomini altamente ed eticamente acculturati si sono chiusi e si chiudono nelle loro torri d'avorio ed il mondo è abbandonato ai barbari che solo di tecnica sanno?

1e2) la tecnica intesa dai filosofi maggiori italiani (Severino Galinberti Sini etc...)
non è intesa come quella della macchina o della tecnologia ma in un senso più ampio come qualsiasi cosa l'uomo usi come strumento per migliorare le sue possibilità di vita.
(persino il linguaggio è tecnica)

anzi è proprio quello il problema.
il linguaggio si è man mano evoluto fino a diventare codice o etica, è diventato scienza.

la scienza non ammette repliche, non perchè questo sia necessariamente vero ma perchè tutti noi (nell'occidente) ne riconosciamo l'indubbio valore ed efficienza.
purtroppo sono gli uomini stessi che non si accorgono che questo meccanismo di auto-identificazione ha ritorsioni psicologiche ed etiche devastanti, e sopratutto questa identificazione produce un codice chiamato legge, ed è quello che ci sta espropriando degli scenari così a fatica raggiunti dalla contrattazione sociale.
oggi nessuno si sognerebbe di contraddire il modello che ha permesso a ciascuno di noi di vivere a proprio agio.

è su questa codificazione che l'intellettuale non ha potere alcuno!
utenti come tempo (mi perdonerà se lo prendo ad esempio) non ammetteranno mai che un modello scientifico possa essere morale solo fino a quando non toccherà i suoi interessi.
il punto è che il meccanismo inscenato dalla tecnica non permette a nessuno di poter far marcia indietro. io credo sia questo il nichilismo, la fatale confusione di utilizzo dei codici.

quindi io francamente li assolvo. anche se fossero più coraggiosi a che pro? se non parte dal singolo la necessità di cambiare il codice personale

3) è solo una conseguenza credo: ma penso che tutti (acculturati e non) non possano far altro che fare così: barricarsi nelle proprie convinzioni in attesa che il destino bussi alle porte.




Citazione:
Originalmente inviato da soren
Ma in fondo il politico vecchio stampo era destinato a morire da quando le grandi narrazioni di massa ( come quella di Hitler, o Mussolini ) sono sparite per lasciare spazio a quelle individuali. Un passaggio necessario e giusto, ma lascia la politica come una carriola in mezzo alla strada, lasciata a chi passa. Il fatto è che attualmente una narrazione nazionale di senso, scopo o destino precostruito farebbe ridere i più, se non tutti

esatto è proprio così.

Citazione:
Originalmente inviato da soren
A chi gliene frega più niente della grandezza del proprio stato, comunque ?

vedi sono queste le cose che non capisco: senza lo stato hai perso la libertà che ti forniva il capitalismo, e diventi un schiavo che deve rincorrere il suo debito. Ma su questo ti rinvio alle mie discussioni con paul e mauro nei thread sull'economia.

Citazione:
Originalmente inviato da gyta
Spero possa ben comprendersi il legame inscindibile fra la realtà tecnologica, quella del lavoro e quella operaia. E, in aggiunta e tra parentesi, sarebbe tanto bello per me poter non leggere più che “le classi non esistono più” ma come dice qualcuno “hanno solo mutato d’abito”. Forse allora in questi “abiti” troveremo la risposta e all’uomo tecnologico e alla imperdonabile dimenticanza di una ‘democrazia’ -cito dal seguito- ‘sociale’. E questa chiosa -mia- pecca. mio malgrado, di retorica.

questo è un problema più che altro marxista, quello delle classi in particolare.
la previsione della fine del capitalismo inoltre significa anche la liquidazione di tutto il nostro pensare quotidiano, un ciclo francamente ancora molto lontano da avvenire, le cui prefigurazioni (con le nuove classi) sono difficili da ipotizzare. (anche se la crisi che ci sta colpendo probabilmente renderà più sostanziosa la classe dei più poveri, semplificando alcuni distinguo, si può dire a margine, con tutto il carico drammatico della questione).
un problema due volte utopico perciò, non lo considero del tutto retorico, perchè comunque la coltivazione delle utopie è uno dei luoghi più nobili del pensare umano.

il rapporto con la tecnica è poi almeno secondo l'asse preve-fusaro maxianamente centrale: con l'utopica regressione del potere tecnico (che ripeto non è solo quello del capitalismo, ma è qualcosa che si radica fin dentro le radici del nostro essere umano) a favore di quello politico (il cui fallimento metafisico gentiliano sfociato nel fascismo è un monito di assoluto rilievo oltre che, come dice molto bene soren, una lezione storica da conoscere)
in questi lidi siamo ad una triplo luogo utopico: non-capitalista, classista e ideologico.
è sempre bene saperlo gyta, prima di iniziare qualsiasi strategia.
ma immagino sarà un topic d cui potremmo parlare a lungo magari separatamente dalla tecnica.

saluti!
green&grey pocket is offline  
Vecchio 01-02-2013, 09.04.37   #62
Soren
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Riferimento: L'uomo e la tecnica

Citazione:
vedi sono queste le cose che non capisco: senza lo stato hai perso la libertà che ti forniva il capitalismo, e diventi un schiavo che deve rincorrere il suo debito. Ma su questo ti rinvio alle mie discussioni con paul e mauro nei thread sull'economia.

Beh, non ho detto che lo stato non abbia più un'utilità come ente, ma che ormai i cittadini non realizzandosi più attraverso le sue logiche, la politica diventa un semplice mezzo per assicurare il benessere e non più il fine di tale attività ( il cui fine era poi la realizzazione degli uomini che vi presiedevano. Vedi 1984 di Orwell a proposito! ), cioè che la nazione non sia più vista come un'identità comune di chi ci vive, ma un semplice strumento, sempre più "tecnico", al servizio di questi. Dal che si potrebbe trarre un interessante argomento filosofico, contro certi idealismi assoluti dello stato ed in favore di certi altri...
Soren is offline  
Vecchio 01-02-2013, 20.22.24   #63
ulysse
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Riferimento: L'uomo e la tecnica

HOMUNCULUS TECNOLOGICUS
Non ho ancora ben capito: questa tecnica che tanto ci pervade di gioie e dolori... con i tanti aggeggi, complessi e composti che ci troviamo per le mani, in casa, nelle cure, sul lavoro ed in ogni luogo, ecc…...qusta tecnica che è il nostro mondo...è buona o cattiva?

Oltre che “filosofico/scientifico”, esiste anche il pensiero “tecnico” per ricaduta.
La tecnica, quindi ci induce e costringe anche a pensare "tecnologicamente" nel rigore che dall'astratto introduce il concreto degli algoritmi, dell’informatico, dei moduli, delle connessioni, delle procedure, dei cinematismi, dei codici e linguaggi, ecc.. ...
Un tele pensiero tecnologico ci ha persino mostrato con Watt (quello della macchina a vapore) il funzionamento del "concetto di feed-back", senza il quale non potremmo esistere… altro che "cogito ergo sum"!

Alla fine quindi, chiedo ancora, questa tecnologia (pensiero tecnologico o inquinato di tecnologia con homunculus allegato) è buona o cattiva?...promuove il civile o ci precipita nel barbarico?

Invero ho l'impressione che gli scrittori di questo sito...almeno di questo thread...pronuncino e scrivano la parola “tecnologia” con un certo qual senso di repellenza!
...E’ esso vero?...o solo è mia paranoica impressione?
E, nel caso della repellenza,...quale ne sarebbe la ragione?

A me parrebbe invece che solo in questo turbinio tecnologico di questo frangente socile si nasconda la salvezza...intendendo non solo quella economica , ma, alla fine, anche civile e culturale!
Infatti, venendo essa a mancare (la tecnologia), ci troviamo in braghe di tela proprio nella esplicazione della grande cultura…oltre al resto!
Ma anche il viceversa…nonostante il detto oramai famoso che con la cultura non ci fai un panino!

Può essere questo ancora una colpa della tecnologia che, nel suo venir meno, ci uccide?

Non converrebbe allora, pur con obtorto collo, incentivarlo e sostenerlo questo pensiero tecnologico …anziché obrobriarlo?... incolparlo di ogni inquinamento socio-etico-culturale ed di tutti gli altri mali di un vivere moderno effettivamente povero di cultura?...sia pure quella misera della tecnologia?
Ma non direi per causa della tecnologia…in quanto anche quella tecnologica è e richiede una vasta cultura!...un vasto sapere!

...Per esempio…non esistono forse ricerche di scienza applicata?...
E quello degli innumeri ambiti lavorativi non è forse grande cultura con le sue filosofie tecnico/organizzative?...implicanti e coinvolgenti l'umano...anche a costituire un unicum: vedi la "Cultura e filosofia della Qualità"...diffusa in ogni ambito lavoratico a livello mondiale!?

In definitiva quello tecnologico è pur’esso un pensiero profondo, analitico, logico e consequenzialmente rigoroso..anche nel percepire e sentire emozionale!?
Non è forse esso integrabile nel generale perseguimento culturale ad ogni livello filosofico/scientifico/tecnico?

O non è forse, il pensiero antitecnico diffuso, una tarda epigone, di Gentiliana memoria, della divisione fra scuole/licei classici con greco e latino e scuole e istituti a indirizzo trcnico/professionale... cui era negato l’accesso universitario?

A me pare che altri paesi d’Europa, più a nord del nostro caldo ambiente mediteraneo e più di noi pragmatici per tradizione, se la cavino meglio in questo frangente con integrazione di varie “tipologie dipensieri”...magari con reciproca sinergica tolleranza.

Sono essi, forse, quei nordici, meno civili se a loro l’euro fa comodo..e su di esso più di noi fanno aggio con ciò che di contorno lo sostiene?
Non è strano? Ma da che dipende?...sono più civili?...eppur meno di noi filosofici!?

A me pare che ciò che li sostiene, in primis, a parte ogni complotto finanziario e multinazionale sempre in agguato, sia proprio la disciplina, il rigore, l’idea di qualità ordinata di vita sociale che il tecnologo porta intrinseco e sistematicamente persegue.... anche se non sempre con filosofici voli pindarici?

Mi piacerebbe indagare…se ne fossi capace: sono forse i voli pindarici delle nostre intelligenze e astrazioni che in definitiva ci tarpano le ali?…o sono, le ali, tarpate da un eccessivo approssimare nel metodico pragmatismo?...comunque spregiato nell'elitario contesto sociale?

…Per quanto oggi sembri sufficiente essere furbi…ma non è esclusivo carattere del pensiero tecnologico!

Magari, altra ipotesi, una maggior intraprendenza pragmatica ci salverebbe …anche se non troppo a noi congeniale, piuttosto che inseguire un vago e vagheggiato sperdimento nei meandri metafisici del pensiero filosofico più elevato?

Magari penserei che l’Homunculus Tecnologicus, così vastamente diffuso, potrebbe essere considerato e accolto come il naturale fruitore finale, applicatore e sbocco delle ricadute delle grandi culture filosofiche e scientifiche proprie dei grandi pensatori…che magari altrimenti, rinchiusi nelle torri d’avorio delle università e delle elitarie edizioni culturali, non vedrebbero la luce nel pragmatismo applicativo.. perdendo così il sinergico feed-back alle origini dei grandi pensamenti filosofico/scientifici….che restano, così, isolati!

Al contrario invece mi pare che sempre più si crei l'opposizione dal pensiero astratto che rifugge dal concreto e lo spregia: povera e nuda vai …tecnologia...pur tanto invasiva!

Certo mi sono mal spiegato, e me ne scuso…non è il mio campo!
Ma chi ci naviga potrebbe dare un aiuto e chiarimento?
Magari accogliendo o rigettando queste mie impressioni …o confortandomi anche?
Insomma la vita dell’Homunculus Tecnologicus si intende dotata di senso …o ne è priva e quindi indegna?


P.S.
In realtà l'ultimo post di green&grey pocket già mi ha sconfortato un poco!

Ultima modifica di ulysse : 02-02-2013 alle ore 19.28.03.
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Vecchio 02-02-2013, 19.41.31   #64
gyta
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Riferimento: L'uomo e la tecnica

Citazione:
HOMUNCULUS TECNOLOGICUS

Citazione:
nonostante il detto oramai famoso che con la cultura non ci fai un panino!
(Ulysse)
Mica poi tanto vero.. se per cultura intendiamo l’aver fatto esperienza di ciò
con cui siamo entrati in contatto, allora quell’esperienza significa poter giungere
ad avere gli strumenti per riuscire a farcelo quel panino.

Citazione:
sono forse i voli pindarici delle nostre intelligenze e astrazioni che in definitiva ci tarpano le ali?…o sono, le ali, tarpate da un eccessivo approssimare nel metodico pragmatismo? [..]

Certo mi sono mal spiegato, e me ne scuso…non è proprio il mio campo! [..]

Oltre che “filosofico/scientifico”, esiste anche il pensiero “tecnico” per ricaduta.
La tecnica, quindi ci induce e costringe anche a pensare "tecnologicamente" nel rigore che dall'astratto introduce il concreto degli algoritmi, dell’informatico, dei moduli, delle connessioni, delle procedure, dei cinematismi, dei codici e linguaggi, ecc.. ...
Un tele pensiero tecnologico ci ha persino mostrato con Watt (quello della macchina a vapore) il funzionamento del "concetto di feed-back", senza il quale non potremmo esistere… altro che "cogito ergo sum"!

Alla fine quindi, chiedo ancora, questa tecnologia (pensiero tecnologico o inquinato di tecnologia con homunculus allegato) è buona o cattiva?...promuove il civile o ci precipita nel barbarico?
(Ulysse)

Ti sei spiegato benissimo!

La tecnica è l’arte del tradurre i voli pindarici in esperienza possibile..
Non è certo la tecnologia a farci del male ma anzi al contrario!
Ciò che ci reca del male è come sempre l’uso che ne si fa
e il modo attraverso cui si giunge a poterne usufruire.
Ovvero che sia l’utensile, tecnologico o meno, a servire l’uomo
e non viceversa l’uomo a servire il manipolatore ingordo di produzioni
spinte all’eccesso al fine di rendere un bene mezzo non più di semplice utilità
ma simbolo e sostituto di potenza individuale. Riscontri base: se un computer, un mezzo di trasporto, una lavatrice,
un qualunque aggeggio può servire allo scopo per y anni del suo uso, rendere irreperibili i pezzi di ricambio
dopo un terzo di quella y di anni significa manipolare l’utile verso l’inutile..
e fare di quel bene una nevrosi: seminando la nozione dell’avere prima dell’essere..

Tecnologia significa saper utilizzare le risorse al fine di rendere migliore la vita
non rischiandola (tav, precoci centrali nucleari, disboscamenti assurdi) e non rendendola impossibile
ai tre quarti della popolazione del pianeta (multinazionali cieche, lavoro sottopagato, sostegno governi militari)..

Spero in qualche modo di aver contribuito al conforto..

Citazione:
a previsione della fine del capitalismo inoltre significa anche la liquidazione di tutto il nostro pensare quotidiano, un ciclo francamente ancora molto lontano da avvenire
(green&grey pocket )
Ecco, io il tuo discorso lo fermerei qui, evidenziando questa parte,
che di certo non significa giungere a chiudere le frontiere né colonizzare (come le termiti) altri lidi.
Tecnologia non significa per forza capitale sperperato, né rapine altrove assicurate dai caschetti blu..

(con tutto rispetto verso l’ispirazione pulita di un organismo delle nazioni unite al fine di promuovere il dialogo, la convivenza pacifica fra le nazioni NEL rispetto dei diritti umani individuali e inalienabili)
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Vecchio 05-02-2013, 00.29.49   #65
paul11
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Riferimento: L'uomo e la tecnica

Ci sono diversi approcci per discutere della tecnica.Tutte comunque concordano che ha impattato sulla cultura. Quello analitico ad esempio è ciò che relaziona la scienza e la tecnologia. Se la scienza è i tentativo d capire il mondo, la tecnologia si propone di cambiare il mondo. Lo scienziato si occupa di come stanno le cose, ma l’ingegnere di come dovrebbero essere. I sostenitori del valore neutrale della tecnica la considerano strumento , mezzo per uno scopo. Ma il collegamento fra artefatti tecnologici , le funzioni e gli obiettivi rende difficile sostenere che la tecnica sia un valore neutro.
Ma i l mio approccio è ancor più permeante in termini filosofici.
Si sostiene che ciò sia avvenuto da due secoli a questa parte con la fine del pensiero della tradizione.
Quando un pensiero, una cultura si sottrae al compito di indicare un progetto umano, si svela per sottrazione il mezzo strumentale che a quel punto mancando uno scopo del pensiero diventa esso stesso fine da mezzo che era.
Quando la Chiesa da strumento e mezzo per divulgare, evangelizzare i messaggio di Cristo, muta persino l’interpretazione del messaggio perchè diventa per essa più importante la sua sopravvivenza il mezzo diventa scopo. Quando in Unione Sovietica si è trattato di risolvere problematiche sociali e statali si è di fatto rigettato Marx e si è preferito perderne messaggio di Marx per mantenere il potere dello Sato . Se da una parte si rifirmava i pensiero reinterpretandolo nei Concili ,dall’altra provvedeva il Cominter .Quando la politica smette di sostenere lo stato di diritto sancito dalla Costituzione e il mezzo, la politica che dovrebbe avere lo scopo di rendere più serena possibile la convivialità nella giurisdizione a cui compete finisce che lo scopo diventa la sopravvivenza del mezzo ,cioè la politica fine a se stessa, ha vinto la tecnica.
I mezzi cessano di servire ad uno scopo e diventano autoreferenziali e autogiustificativi.
E in assenza di una cultura (una vera cultura) teleologica il mezzo diventa sempre più potente.
La tecnica emerge per sottrazione di tutta la cultura della tradizione che aveva influito sul modo di procedere dell’Occidente, e da mezzo diventa fine, come l’automobile smette di essere semplice mezzo di locomozione, ma status symbol, come l’orologio smette di essere mezzo di precisione che scandisce i tempo per diventarne anch’esso status symbol, ecc.
Ma la tecnica possiede un “suo linguaggio” persuasivo che continuerà ad esplicarsi ed è quello che il mezzo debba essere sempre più importante rispetto al contenuto che con la fine della tradizione diviene credenza e opinione. La logica come strumento argomentativi con la sua sintassi e semantica diviene fine a se stessa nella costruzione di infiniti modelli di rappresentazione della realtà tutti opinabili, ma la cui forza è determinata dal costruzioni degli assunti, dagli assiomi, dalle tautologie. Se per Aristotele era il tentativo attraverso il mezzo logico di costruire una cultura, ora il mezzo diventa validitivo e giustificativo dell’argomentazione stessa.
Non si vede ciò a cui si va incontro, il passato e il futuro sono l’oggi , non esiste più un percorso un senso di marcia, nell’esistenza fine a se stessa il mezzo diventa fine, tutti i prodotti fisici della tecnologia diventano consumi, fruibilità, mercato dei ibeni, e“cosificazione” umana, in quanto l’uomo ne è ai margini non è più centrale nel sistema della tecnica
Non sono contro la scienza e la tecnologia in sé e per sé , giammai, ma contro l’evidenza che questi da mezzi siano assunti a ruolo di pensiero, di condottieri dell’umanità, perché se Dio è morto, il prossimo sarà l’ uomo stesso.
Quando il mezzo comunicativo ,come la televisione ad esempio e la cultura del visivo” diventa più importante dei contenuti che propone , il mezzo prevale sul fine, mutandone i l linguaggio.
Perché la televisione diventa verità e gli argomenti su altri mezzi opinioni.
I mass media sono importanti, meno i contenuti che mutano velocemente nella memoria corta delle persone, perché tutto sia consumo e consunto. Nulla si sedimenta storicamente perché è l’attimo a decidere senza passato né futuro. Perché la tecnica nel futurismo era già velocità e macchina.

paul11 is offline  
Vecchio 05-02-2013, 13.12.45   #66
Giorgiosan
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Riferimento: L'uomo e la tecnica

Tecnica è un agire dell’essere umano, ma non tutto l’agire è tecnica: partendo da una definizione troppo generale il discorso sulla tecnica è già avariato.
E da escludere anche l’assimilazione dell’arte con la tecnica, in quanto categorie dell’oggi.
Se ogni parola vede stiracchiato e dilatato il suo proprio campo semantico allora l’approssimazione, il fraintendimento, vanificano la possibilità di ogni chiarimento e distinzione.

Cosa è la tecnica allora?
Preferisco usare la definizione che viene dal più pragmatico paese dell’Occidente: per me la tecnica è Know-how.

In Occidente nella sua parte più antica, il vecchio continente, filosofia , letteratura, arte e politica, lasciatemelo dire, sono più decadenti che altrove, inviluppate come sono in una classicità ammuffita e di maniera.

Se all’indomani delle guerre mondiali era comprensibile un certo atteggiamento pessimistico che arrivava a individuare nella tecnica quasi il male assoluto da cui si faceva discendere ogni errore oggi questa posizione appare incredibilmente cieca, oscurantistica e reazionaria.
Anche filosofi del nostro tempo, io credo, intellettualmente gelosi ed invidiosi del successo e del primato della tecnica, si accaniscono nel denigrare, in vari modi, la tecnica con cervellotiche quanto ininfluenti teorizzazioni.

La capacità tecnica dell’umanità manifestatasi fin da principio con l’invenzione della zappa (faccio per dire) e di altri rudimentali attrezzi, ha determinato quel progresso che ha reso l’esistenza umana più sopportabile, nell’ avere alleviato la fatica di vivere, nell’aver procurato cibo, nell’aver permesso di costruire un riparo dalle intemperie ecc. ecc. ecc. ecc. ecc. .
Evidenziarlo è davvero banale se non fosse che certe teorie contorte e ridicole tendono in qualche modo ad oscurare, se fosse possibile, questa lampante evidenza.

Con deliri metafisici si cerca di collegare poi tecnica e nichilismo, attardandosi su ammuffiti quanto improbabili collegamenti libreschi.
Che siano anche celebrati filosofi a sostenerlo non cambia di un filo la mia convinzione!

I filosofi possono e devono esplorare ogni manifestazione umana però a me pare completamente insipiente non vedere che è la coscienza morale individuale la sola responsabilità del male che può essere amplificato quantitativamente da un uso immorale, appunto, della tecnica e di ogni suo prodotto.

La tecnica è in funzione dell’essere umano e non il contrario come asserisce Galimberti:
“Siamo soliti considerare la tecnica come uno ‘strumento’ a disposizione dell’uomo, quando invece la tecnica oggi è diventata il vero ‘soggetto’ della storia, rispetto al quale l’uomo è ridotto a mero ‘funzionario’ dei suoi apparati”.

In una intervista ha detto:
“Perché, per lo strapotere della tecnica il nostro modo di pensare è divenuto un “pensiero calcolante”: non ci importa più nulla della bellezza o della verità delle cose, ci interessa solo l'aspetto dell'“efficacia”, della strumentalità.”


Certamente vogliamo l’efficacia: vogliamo che il nostro cellulare funzioni, vogliamo che la rete funzioni, vogliamo che i nostri elettrodomestici funzionino, che gli aerei siano sicuri, che la scienza medica abbia a disposizione ogni tipo di apparecchiatura, che si possa coltivare il grano nelle zone desertiche, che si possa godere tutti dell’acqua corrente perché sempre più liberati dalla fatica del lavoro, dalla penuria alimentare, dalle malattie possiamo godere della bellezza in tutte le sue forme, possiamo viaggiare in ogni latitudine, possiamo incontrare, parlare, dialogare, conoscere.

Forse Galimberti è spiazzato, non si destreggia più tanto bene con la tecnologia che è a disposizione e non la può padroneggiare tutta, ma è la condizione di ogni uomo. Perché forse Galimberti può padroneggiare tutta la cultura umanistica?

La tecnica può riuscire a produrre beni e sevizi che aiuteranno gli umani ad essere più uguali.
Guardate quanti più di ieri possono produrre arte, intesa come produzione del bello, gli strumenti grafici hanno allargato quella piccola elite che la produceva, solo per fare un piccolo esempio … e se nascono geni chi impedisce loro di manifestare la loro arte superiore?

Assomiglia a quei nostalgici del passato che fanno di tutto per retrocedere, che detestano ogni innovazione, che sembrano preferire la stufa a legna, la lampada ad acetilene, la candela di cera.

Siamo ormai sette miliardi sulla terra e se non ci fosse la tecnica e la tecnologia quanti più di oggi morirebbero di fatica, di stenti, di malattia?

Chiedetelo ad uno che stende l’asfalto, ad un minatore, ad un muratore, ad un operaio qualsiasi cos’è una innovazione tecnica, chiedete a loro cosa è una gru, una betoniera, un trattore.

Posizione ridicola e quanto mai decadente quella di Galimberti ( e quella di Severino).

Ultima modifica di Giorgiosan : 05-02-2013 alle ore 23.12.23.
Giorgiosan is offline  
Vecchio 05-02-2013, 21.50.06   #67
gyta
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Riferimento: L'uomo e la tecnica

Le tue riflessioni, Paul11, sono profondamente in linea con ciò che sento..
Tanto che ben poco o nulla resta credo da porre in luce..
Forse solo l’augurio che questa luce possa emergere in noi tutti
prima che la forza possa allontanarsi da noi..

Citazione:
Perché la tecnica nel futurismo era già velocità e macchina.
(Paul11)
E’ vero quello era il sentore nefasto.
Eppure quel sentore, quella spinta profonda non era che specchio
di un istinto di morte che trovava un nuovo modo per esprimersi
ed emergere più vistosamente. Come ben dici è sul mezzo che diventa fine
che si concretizza in questo caso quell’istinto di morte. Morte come incapacità
di cogliere il senso e lasciarsi trasportare invece dall’oblio, oblio di sé,
non unione profonda, non comprensione, non creatività ma distruzione
celata dietro apparente passione. Concetti ben conosciuti e dei quali se vogliamo
ne siamo ben al corrente. Allora? Allora la strada verso la crescita emozionale mentale
profonda interiore creativa consta di fiducia, pazienza e tempo.. schiacciare un pulsante
ed illudersi di essere pieni e nello spazio infinito sembra più semplice.. d’altronde strada facendo
che anche il rischio di non accorgersi nemmeno più che stiamo fingendo.. E’ triste..

Citazione:
(Galimberti) In una intervista ha detto:
“Perché, per lo strapotere della tecnica il nostro modo di pensare è divenuto un “pensiero calcolante”: non ci importa più nulla della bellezza o della verità delle cose, ci interessa solo l'aspetto dell'“efficacia”, della strumentalità.”

Chiedetelo ad uno che stende l’asfalto, ad un minatore, ad un muratore, ad un operaio qualsiasi cos’è una innovazione tecnica, chiedete a loro cosa è una gru, una betoniera, un trattore.
(Giorgiosan)
Già!
Il nostro modo di pensare non è divenuto “pensiero calcolante” attraverso lo sviluppo tecnologico,
si è evidenziato quel “pensiero calcolante” in altri tempi storici emergente altrove,
ovvero dove il fare si sostituiva all’essere, discorso che abbraccia la nostra umana probabilmente
dagli albori. Pertanto centrale è e resta oggettivamente il livello di coscienza e di autocoscienza .
Citazione:
I filosofi possono e devono esplorare ogni manifestazione umana però a me pare completamente insipiente non vedere che è la coscienza morale individuale la sola responsabilità del male che può essere amplificato quantitativamente da un uso immorale, appunto, della tecnica e di ogni suo prodotto.
(Giorgiosan)

E pure il limitarla all’ambito morale è ristrittivo
abbracciando il livello di coscienza ciò che sta a monte di quel “morale” (e “sociale”), il sé.
gyta is offline  
Vecchio 06-02-2013, 09.26.07   #68
La_viandante
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Riferimento: L'uomo e la tecnica

Ciao ragazzi, continuo a leggervi ma mi son presa del tempo perché mi accorgo che sto cambiando opinione .. forse è davvero così, comincio a pensare che, come riporta Giorgiosan
“Siamo soliti considerare la tecnica come uno ‘strumento’ a disposizione dell’uomo, quando invece la tecnica oggi è diventata il vero ‘soggetto’ della storia, rispetto al quale l’uomo è ridotto a mero ‘funzionario’ dei suoi apparati”.
.....
“Perché, per lo strapotere della tecnica il nostro modo di pensare è divenuto un “pensiero calcolante”: non ci importa più nulla della bellezza o della verità delle cose, ci interessa solo l'aspetto dell'“efficacia”, della strumentalità.”

Più che l'uomo importa che il sistema funzioni, mi perdevo nella distinzione tra mercato e tecnica, ma anche nel mercato c'è la tecnica di sfruttare gli uomini come meri ingranaggi della macchina economica, levando diritti, sottopagando, aumentando ore lavorative, spostando in avanti età pensionabile, licenziando e assumendo senza regole come fossero gli uomini meri pezzi di ricambio inanimati, tutto al solo fine di essere funzionali, perché la macchina economica sia competitiva nello scenario globalizzato.
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Vecchio 07-02-2013, 20.51.23   #69
ulysse
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Riferimento: L'uomo e la tecnica

Citazione:
Originalmente inviato da La_viandante
Ciao ragazzi, continuo a leggervi ma mi son presa del tempo perché mi accorgo che sto cambiando opinione .. forse è davvero così, comincio a pensare che, come riporta Giorgiosan....
Amica Viandante, leggendo Giorgiosan mi pareva quasi di concordare...ma ora, nelle righe che seguono non concordo affatto con quanto dici....eppure anche tu ti riferisci a Giorgiosan.
Forse qualcosa non ho capito!?
Direi di rivedere un precedente post di gyta che commenta l’ancor precedente post mio.

Da tali retropensieri ricavo le poche righe che seguono in corsivo:

"Non è, in sostanza, il "pensiero tecnologico" con quanto consegue di invasione di aggeggi tecnologici e relativa gestione che ci opprime e ci impedisce di vedere il "bello"...ed esplicare lo spirito.
E' piuttosto il fatto che l'uomo attuale nella propria cultura (specie nei paesi di minor pragmatismo) è scarsamente adeguato (come proprie strutture pensanti, emotive e senzienti) a gestire una tale congerie di modalità operative e strumentali...soprattutto a livello applicativo...ne consegue che, inevitabilmente combina pasticci, distorsioni e crimini a livello ipertrofico.

Quindi non è verso il pensiero tecnologico e verso i tentativi di adeguarvisi che vanno lanciati gli strali, ma contro una massa di umani, malamente o diversamente acculturati e condizionati, ancora acerbi e inadeguati per questo nuovo mondo."


Il problema quindi, non è nei tecnologi...che comunque non sono, e non sono mai stati...nè lo pretendono... di essere filosofi...ma nei filosofi stessi, oramai incapaci, come già a volte fu in passato, di costituire il substrato etico/culturale su cui poggiare il pensiero ed il sentire delle masse.

Per reazione, i cultori del pensiero cosiddetto umanistico, accusano l'invadenza e pervasività delle tecnologie, facendosi "laudatores temporis acti"...e rifacendosi ad un mondo oramai trascorso da cui faticano staccarsi: effettivamente ancora sembra bello ed elevato perseguire il pensiero classico di chi fu eccelso ai suoi tempi, ma che col mondo attuale ben poco ha a che fare!
Si potrebbe definire un persistente “Gap Culturale”!

Chiediamoci quanti, al di fuori di questo forum, leggono e studiano oggi di filosofia...con ampie citazioni del lungo excursus da Talete ad Heidegger.
Capisco che certi saperi e strutture mentali appaiono preziose al filosofo...ma “esclusivamente” non è sufficiente: la filosofia deve farsi oggi educatrice e formatrice di enormi masse...appena scese dagli alberi …e che vagano disorientate nella vasta savana a caccia di un sapere che nessuno ha ancora inventato...se non per meccanicistiche tecnologie.

Eppure quelli lì, i vaganti eterni della moderna savana, un lavoro lo devono pur trovare e solo lo sviluppo tecnologico glielo può dare: incentiviamolo dunque, un tale sviluppo...anche se i dotti filosofi non credono sia mestiere loro!

Uscendo dalla metafora, accade che oggi e da tempo, i filosofi, magari dottissimi, non sono più maestri di vita e di pensiero.
Non sono maestri perchè di questo mondo non si interessano...credono che il mondo vero sia quello antico!...Parmenide, Anassagora, Aristotele, Platone...fino ai più recenti, ma pur sempre antichi, di una altro mondo, Cartesio, Kant, Nietzche, Heidegger , ecc...

Io non sono mai stato in un'aula di filosofia, ma sospetto che questo solo vi si insegni...esclusivamente o prevalentemente...anche a giudicare dai molti titoli di questo forum.

Mi si rassicuri ...poichè, intanto, rischiamo, che, per soli maestri, ci restano i politici ed i banchieri.
Non lo dico a loro demerito, ma non ne escono, da essi, per ora, prove confortanti.
Citazione:
“Siamo soliti considerare la tecnica come uno ‘strumento’ a disposizione dell’uomo, quando invece la tecnica oggi è diventata il vero ‘soggetto’ della storia, rispetto al quale l’uomo è ridotto a mero ‘funzionario’ dei suoi apparati”.
Ma la scienza con le innumeri ricadute applicative e tecnologiche è, comunque, il grande strumento, di cui l'uomo dispone in questi ultimi secoli.
Per suo mezzo è uscito finalmente dalla inciviltà dell'unica energia (oltre al vento) “ab antico” disponibile: la forza muscolare!

Quando si parla di queste cose, assieme ai supporti dei congegni quotidiani, non bisognerebbe dimenticare, oltre alle grandi infrastrutture marinare, i prodotti energetici ed i campi d'energia diffusi sul pianeta, il trasporto di persone, i veicoli, i manufatti, le immense quantità di “informazioni” trasmesse per via aerea, terrestre e satellitare: questa è l’epoca della informazione diffusa!
In assenza, senza le relative infrastrutture, veramente ritornaremmo alla savana!
Alla Savana si rischia comunque di tornare causa la “deficienza”, oltre che di cultura tecnologica, anche scientifica, etica e filosofica di cui la gran parte della umanità è affetta.

Quindi, direi che se l'uomo è ridotto a "funzionario di apparato" lo deve solo a se stesso, alla sua insipienza e incapacità nel gestire un "mondo nuovo"…nonchè alla incapacità culturale di produrre “maestri”.
Piuttosto che dedicarsi a ricerche circa lo stato ed il divenire del mondo reale…ancora ci si attarda ad elucubrare su ciò che appare o non appare a chi guarda/non guarda la luna.

Insomma sembra che, pur rimbrottando, non resti altro che lasciare ai soli tecnici i fondamenti della nostra vita culturale ed etica.
Citazione:
“Perché, per lo strapotere della tecnica il nostro modo di pensare è divenuto un “pensiero calcolante”: non ci importa più nulla della bellezza o della verità delle cose, ci interessa solo l'aspetto dell'“efficacia”, della strumentalità.”
Così ti appare perchè osservi un popolo di incolti e non adeguati ad un vivere di qualità...all'instaurare un buon vivere che proprio la tecnologia permetterebbe e che altri paesi, più di noi tecnologi, meglio perseguono.

Non è nel cosiddetto strapotere della tecnica il pericolo incombente: della tecnica, nelle sue proteiche svariate forme e livelli, abbiamo estremo bisogno!

Essa sopperisce alla essenza del nostro vivere: basti pensare che senza sviluppo tecnologico non c’è lavoro..quindi tralasciamo di lanciare strali…cerchiamo piuttosto il modo per implemetare uno sviluppo tecnologio sostenibile.

Direi che il pericolo è nella “incapacità” da parte delle istituzioni di regolamentare e organizzare sanamente, in modi non distorti.

Si deve sapere che imparare si può: la tecnica si può implementare e ben gestire …quindi occorre via via imparare a farlo eticamente!
E’ opera immane…che occorre comunque avviare e sviluppare!

Purtroppo, per renderci conto di quanta sia l’opera e quale sia la gente di cui disponiamo noi in Italia, basti osservare il popolo degli elettori e degli elegendi proprio in questa tornata elettorale!
Citazione:
Più che l'uomo importa che il sistema funzioni, mi perdevo nella distinzione tra mercato e tecnica, ma anche nel mercato c'è la tecnica di sfruttare gli uomini come meri ingranaggi della macchina economica, levando diritti, sottopagando, aumentando ore lavorative, spostando in avanti età pensionabile, licenziando e assumendo senza regole come fossero gli uomini meri pezzi di ricambio inanimati, tutto al solo fine di essere funzionali, perché la macchina economica sia competitiva nello scenario globalizzato.
Certo l’uomo deve avere la prima salvaguardia!
Ma se il sistema economico non funziona…o funziona male, come ora purtroppo sembra accadere… addio “uomo”.

Le tecniche di sfruttamento invasivo dell’uomo vanno soppresse: è compito delle leggi e delle istituzioni definire il giusto equilibrio!

Comunque, con istituzioni deboli quali le nostre, specie in questo frangente economico, purtroppo si dà che il fine perseguito non è tanto di essere funzionali, ma di sopravvivere i più e di arricchirsi gli atri!

Quindi non è questione di pensiero tecnologico...ma dei vari egoismi a tutti i livelli.
E’ questo che occorre ostracizzare e combattere con leggi democratiche…non lo sviluppo tecnologico che deve invece affermarsi.

Comunque, proprio il perseguire il funzionamento del sistema globale, in una visione corretta significa mettere al primo posto (come è dovuto) la figura e la dignità dell'uomo piuttosto che dare o avere tutto, ma, equamente, il possibile nel necessario equilibrio con le esigenze dei consimili e le capacità di ciascuno di contribuire alla comunità.

A questo punto, per l’ accumulo/distribuzione equa delle risorse, non è tanto questione di “tecnologia”…che pur aiuta, ma, in primis, di pensiero alto da esplicarsi in ogni campo del sapere applicativo: economia, finanza, psicologia, comunicazione, organizzazione del lavoro, ecc…....

Certamente e sensatamente, ognuna delle branche di sapere implicate si avvale anche di una propria sviluppata tecnologia…indispensabile per trasformare e portare il saper scientifico e filosofico al livello applicativo.

Ogni civiltà nella storia si è avvalsa di un proprio livello tecnologico e non è poi evoluta se non per evoluzione e sviluppo della tecnologia stessa che la sosteneva.

Oggi il problema consiste in una tecnologia complessa con la quale prevale chi meglio si adegua e la utilizza.
Non significa che occorre abbandonare il senso del bello e del buono...solo che anche il bello ed il buono utilizza e si avvale di sue tecnologie.

Non è cosa nuova: Leonardo, Buonarroti, Benvenuto Cellini e tutti gli altri, si avvalevano di spcifiche loro tecnologie diffuse in tutte le botteghe di Firenze!
Tecnologie per fare l’arte!
Solo che allora, la trasmissione della informazione non era così pressante e la moltitudine non ne era toccata tanto da avere la vita ad ogni momento sconvolta.

Oggi, piuttosto, dovremmo essere contenti che tanta informazione ci arriva ed è portata di mano…con ogni possibile diavoleria!
ulysse is offline  
Vecchio 07-02-2013, 23.14.43   #70
Giorgiosan
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Riferimento: L'uomo e la tecnica

Citazione:
Originalmente inviato da ulysse
Amica Viandante, leggendo Giorgiosan mi pareva quasi di concordare...ma ora, nelle righe che seguono non concordo affatto con quanto dici....eppure anche tu ti riferisci a Giorgiosan.
Forse qualcosa non ho capito!?
Infatti non era chiaro.
Citazione:
Originalmente inviato da La_viandante
Ciao ragazzi, continuo a leggervi ma mi son presa del tempo perché mi accorgo che sto cambiando opinione .. forse è davvero così, comincio a pensare che, come riporta Giorgiosan
“Siamo soliti considerare la tecnica come uno ‘strumento’ a disposizione dell’uomo, quando invece la tecnica oggi è diventata il vero ‘soggetto’ della storia, rispetto al quale l’uomo è ridotto a mero ‘funzionario’ dei suoi apparati”.

La Viandante comincia a pensare come Galimberti e cioè che:

“Siamo soliti considerare la tecnica come uno ‘strumento’ a disposizione dell’uomo, quando invece la tecnica oggi è diventata il vero ‘soggetto’ della storia, rispetto al quale l’uomo è ridotto a mero ‘funzionario’ dei suoi apparati”.


Ho espresso un post polemico contro Galimberti
partendo da quella che Galimberti ha detto.
Giorgiosan is offline  

 



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