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Vecchio 07-01-2013, 18.06.00   #31
0xdeadbeef
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Riferimento: Kratos del demos e kratos del merito

@ Paul11
Se dessimo un occhiata alla ricerca storiografica, vedremmo come sia in Grecia che a Roma vi sia stato un
quasi speculare passaggio dalle forme democratiche (o repubblicane) al dispotismo.
D'altronde, la medesima specularità la si nota anche nel passaggio precedente, cioè quello dalle aristocrazie
a forme di governo più "aperte".
Non è, a mio avviso, neanche il caso di idealizzare più di tanto queste forme "aperte" di governo, visto che
esse non produssero affatto quella che Kant definiva "tendenza pacifica della democrazia".
C'è comunque da considerare il caso della democrazia anglosassone; una democrazia che, forse a causa della
"costituzionalizzazione", non ha mai conosciuto forme evidenti di un suo "divenire" (preferisco questo termine
ai soliti "progresso" e "regresso") nella demagogia. Ma c'è anche da dire che, pure in quel caso, questo non
ha impedito che essa fosse guerrafondaia quanto e più delle autocrazie...
Comunque, l'aspetto dirimente, per quel che ci riguarda nel contesto di questa discussione, mi pare proprio
quello: la "costituzionalizzazione". Dunque democrazia sì, perchè forse e nonostante tutto rimane un sistema
politico migliore della autocrazia; ma una democrazia fortemente "costituzionalizzata".
Dunque vorrei una Costituzione non "bella e poetica" (sai che ce ne facciamo...), ma una Costituzione
rigidissima ed estremamente chiara in quelle regole-base che, tipicamente, vengono poste in periodi storici
nei quali si è fortemente "temprati" dagli eventi.
La nostra Costituzione, e lo dico dispiacendomene per coloro che l'hanno scritta, è null'altro che una
occasione perduta. Coloro che l'hanno scritta (quasi tutti fior di galantuomini) avrebbero potuto e avrebbero
DOVUTO scrivere ben altro.
Beh, sappiamo come è andata (perchè abbiamo "quella lì", insomma). E adesso ci ritroviamo con una legge
elettorale che ogni maggioranza di governo cambia a sua immagine e somiglianza (per dirne solo una).
Ma in compenso...ahhhhh...: "L'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro". Vuoi mettere la bellezza di
questo articolo con una misera legge elettorale?
ciao
0xdeadbeef is offline  
Vecchio 08-01-2013, 17.16.38   #32
tiziano
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Riferimento: Kratos del demos e kratos del merito

Sono sostanzialmente d'accordo con Oxdeadbeef (anche se mi pare di avvertire che ci sia qualcosa in sottofondo che fondamentalmente ci divide): i sistemi politici democratici moderni si fondano su 2 principi: isonomia, competizione non violenta e regolata per l'acquisizione del consenso da parte di elites. Quindi le regole sono essenziali e devono essere ferree (ma anche ovviamente modificabili nel tempo).
Tuttavia non disprezzerei la costituzione italiana, benché non sia per niente bella; ha 2 difetti: 1. volle essere propositiva, cioè disegnare uno stato e una società futuri invece di impegnarsi sulla forma dello stato (basti pensare alla sceneggiata del concordato) e dunque 2. diventò un libro dei sogni mentre nella consuetudine politica si creò una costituzione di fatto disponibile a molte interpretazioni e per molti interessi; è piuttosto questa costituzione di fatto che deve essere disprezzata e con essa tutta la storia politica dell'Italia repubblicana.
Comunque mi pare che questa amplissima conversazione, che oscilla tra principi filosofici e attualità politica, abbia trascurato un punto che è essenziale trattando di kratos, ovvero che attualmente il potere, nelle società democratiche, si basa non tanto sulla sovranità quanto sul controllo delle menti e dei corpi. Insomma la "società disciplinare" di cui molto a parlato Foucault ma la cui manifestazione è descritta in quell'incipit inquietante di L'uomo a una dimensione di Marcuse: Una confortevole, levigata, ragionevole, democratica non-libertà prevale nella civiltà industriale avanzata, segno di progresso tecnico
tiziano is offline  
Vecchio 09-01-2013, 14.38.29   #33
0xdeadbeef
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Riferimento: Kratos del demos e kratos del merito

@ Tiziano
Sono sostanzialmente d'accordo con quel che affermi sulla Costituzione (proprio a quei punti mi riferivo ove
affermavo che "sappiamo bene perchè abbiamo quella lì"). Assai meno lo sono dove sostieni che le norme
costituzionali devono essere modificabili nel tempo (di una casa possimo cambiare quasi tutto, ma assai
problematico è l'intervenire sulle fondamenta...): non si tratta di "volere", ma di "potere"; e le norme
costituzionali assai difficilmente possono essere cambiate, a meno di non stravolgere l'assetto stesso della
istituzione statuale.
Citi molto a proposito Foucault e Marcuse, ma è secondo me bene essere consapevoli che la demagogia (quindi
il controllo delle menti e dei corpi) è un rischio intrinseco alla democrazia. Che forse solo nel caso di
quella anglosassone è riuscita a porre un argine alla deriva autocratica. E' proprio per questo che io "propongo"
(chissà se interesserebbe nell'attuale dibattito...) una costituzionalizzazione molto rigorosa.
Piuttosto, sarebbe interessante sapere perchè pensi ci sia qualcosa in sottofondo che ci divide...
un saluto
0xdeadbeef is offline  
Vecchio 09-01-2013, 17.24.15   #34
baylham
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Riferimento: Kratos del demos e kratos del merito

Non ritengo che la meritocrazia sia intrinsecamente e profondamente antidemocratica.
In primo luogo non riesco ad immaginare un sistema politico basato sulla meritocrazia (forse quel lugubre governo degli scienziati immaginato da Monod ne “Il caso e la necessità” può avvicinarsi)
In secondo luogo, quale sistema politico tra i possibili modelli (democratico, aristocratico, oligarchico, totalitario, ..) meglio esprime la meritocrazia, il potere dei capaci? Secondo me quello democratico, perché richiede una sfida e competizione in forme regolate per il potere tra i diversi partiti e leader che si rinnova periodicamente.
baylham is offline  
Vecchio 09-01-2013, 19.27.56   #35
paul11
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Riferimento: Kratos del demos e kratos del merito

Citazione:
Originalmente inviato da 0xdeadbeef
@ Tiziano
Sono sostanzialmente d'accordo con quel che affermi sulla Costituzione (proprio a quei punti mi riferivo ove
affermavo che "sappiamo bene perchè abbiamo quella lì"). Assai meno lo sono dove sostieni che le norme
costituzionali devono essere modificabili nel tempo (di una casa possimo cambiare quasi tutto, ma assai
problematico è l'intervenire sulle fondamenta...): non si tratta di "volere", ma di "potere"; e le norme
costituzionali assai difficilmente possono essere cambiate, a meno di non stravolgere l'assetto stesso della
istituzione statuale.
Citi molto a proposito Foucault e Marcuse, ma è secondo me bene essere consapevoli che la demagogia (quindi
il controllo delle menti e dei corpi) è un rischio intrinseco alla democrazia. Che forse solo nel caso di
quella anglosassone è riuscita a porre un argine alla deriva autocratica. E' proprio per questo che io "propongo"
(chissà se interesserebbe nell'attuale dibattito...) una costituzionalizzazione molto rigorosa.
Piuttosto, sarebbe interessante sapere perchè pensi ci sia qualcosa in sottofondo che ci divide...
un saluto

La nostra Costituzione, a detta di studiosi internazionali, è fra le migliori.
Ma quello che dici di tenerla ancorata (capisco anche questo, il rischio di derive antidemocratiche) è proprio ciò che volevano i vincitori della Seconda Guerra Mondiale. Volevano una Cosituzione italiana che per modificarla dovesse avere una larghissima maggioranza parlamentare, anche perchè era allora molto pericoloso il Partito Comunista filo sovietico. Legando ciò ad un sistema elettorale che non porta a maggioranze assolute, bensì a coalizioni, e ancora di più portandolo sul bicameralismo (accade che si abbia una maggioranza in una Camera ,ma non nell'altra ,Camera dei Deputati o Senato) significa quasi impossibiità di riuscire ad intervenire sugli articoli costituzionali.
Questo ha portato a dei "fuochi incrociati" da parte di ostruzionismi parlamentari e a lunghaggini parlamentari per arivare a una stesura delle leggi. Il metodo deve cambiare non i contenuti. Si deve permettere la governabilità con sistemi elettorali all'uopo e sbarramenti di entrata a gruppi e partiti politici al di sotto di una certa quota: continuano a nascere di partiti è un'assurdità tutta italiana che punta al personalismo.

Il Novecento ha avuto alti e bassi. Fra le cose che veramente sono da includere nel concetto di evoluzione e di progresso sono i diritti civili e sociali: la libertà di opinione, di culto, di manifestazione; le leggi antirazziali; diritti sociali come la scuola pubblica, la sanità pubblica e quella "legge uguale per tutti", ecc. Mi hanno insegnato che non basta conquistare una cosa ad esempio i diritti, ma bisogna anche saperli gestire. Io penso che sia quest'ultimo un grosso problema in Italia, c'è poca cultura civica dei diritti e troppi fanno gli arroganti nelle posizioni di potere. Questa "tara" più italiana che in altri Stati è dovuta al fatto che non c'è stata già nelle classi dirigenti una coscienza civile, ma una occupazione dei luoghii di potere, anche per ragioni storiche.
Dopo un trentennio di dispotismo dove gli oppositori venivano eliminati fisicamente e dopo una guerra persa, avevamo le premesse che finisse così come la storia ci ha indirizzati e grazie ad una contrapposizione catto/comunista che non ha contribuito a costruire un clima favorevole al dialogo, ma bensì schieramenti ideologici ed estremismi.
Una struttura di tal fattura porta necessariamente alla cooptazione , cioè sono nei luoghi di potere che si scelgono le persone consenzienti e ostruendo le spinte innovative che vengono dalla società civile ,dai comuni cittadini.
La frattura fra politica e società è ormai visibile, sotto gli occhi di tutti.


Ultima modifica di paul11 : 09-01-2013 alle ore 20.42.47.
paul11 is offline  
Vecchio 11-01-2013, 19.05.04   #36
ulysse
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Riferimento: Kratos del demos e kratos del merito

Citazione:
Originalmente inviato da tiziano
Sono sostanzialmente d'accordo con Oxdeadbeef (anche se mi pare di avvertire che ci sia qualcosa in sottofondo che fondamentalmente ci divide): i sistemi politici democratici moderni si fondano su 2 principi: isonomia, competizione non violenta e regolata per l'acquisizione del consenso da parte di elites. Quindi le regole sono essenziali e devono essere ferree (ma anche ovviamente modificabili nel tempo).
Certo che le regole ci devono essere: nella attuale repubblica italiana le due camere (deputati e senatori) si chiamano “legislative” perché assolvono al compito specifico di fare leggi che regolino l’evolversi della società e rispondano alle esigenze contingenti o anche di sopperire agli interessi di particolari gruppi sociali ed elites.
Magari non sempre le “leggi” soddisfano agli interessi generali della comunità, ma già è un progresso rispetto a quando il capo (re, duca, signore, imperatore, ecc…) imponeva la propria volontà con la forza: con le armi, con subdole uccisioni o con privazione di libertà o con ricatti e torture ecc….
Vediamo, ad esempio, la storia della tanto decantata Repubblica di Venezia... per fare un esempio!
Ma lo stesso accadeva ovunque.
Se poi andiamo nel vicino oriente i regimi totalitari imperversano

M’accorgo che anche oggi, da noi, qualcosa del genere succede con gli scontri fra dimostranti e polizia nelle piazze o con l’emergere di politicanti corrotti, ma con molta minore intensità…credo…rispetto ai tempi in cui si affermavano i regimi totalitari…in diversi paesi d'Europa.

Oggi, per noi, il guaio maggiore, piuttosto, insorge dalle troppe regole e dalle troppe tasse, spesso non fra loro coordinate per deficienza di reciproca interazione organizzativa e per il succedersi al potere di tendenze di pensiero e ideologie opposte o di opposti interessi....ne deriva la terribile burocrazia…e l’incombere del fisco!
Citazione:
Tuttavia non disprezzerei la costituzione italiana, benché non sia per niente bella;
Ho seguito di recente in TV lo show di Benigni: ha parlato per due ore mantenendo viva l'attenzione del pubblico su di un argomento non usualmente di grande spasso.
Richiamando gli articoli fondamentali della prima parte della costituzione li ha definiti fra i più avanzati socialmente e umanamente nel mondo….da cui altri paesi, poi, avrebbero preso ispirazione.

Ora non è che io consideri Benigni un grande costituzionalista, ma…a conferma anche di una mia impressione...il fatto importante è che ha ricevuto molti consensi e nessuno ha protestato o criticato.

I media sono stati per lo più concordi nel lodare...sia la prestazione di Benigni stesso sia la costituzione ed i padri costituenti che la elaborarono…devo dire con molta saggezza e prudenza..dato anche il periodo difficile.
Citazione:
ha 2 difetti: 1. volle essere propositiva, cioè disegnare uno stato e una società futuri invece di impegnarsi sulla forma dello stato (basti pensare alla sceneggiata del concordato)
Non capisco cosa intendi per “sceneggiata del concordato”.
Il Concordato (Patti Lateranensi), promosso da Mussolini nel 1929 e poi rielaborato e confermato da Craxi nel 1984 fu un modo per far entrare e far permanere i cattolici nel dibattito politico italiano.
Non è che io concordi, ma credo che, ancor oggi, i cattolici considerino come un sopruso la faccenda di Porta Pia e la successiva spoliazione dei beni ecclesiastici da parte del Regno d’Italia.
I Patti Lateranensi vollero essere come una sorta di riparazione da parte del Regno cosiddetto laico e portarono alla costituzione dello Stato Vaticano.
Per tale sopruso, infatti, il Papa di allora (i cattolici) pretese un risarcimento e fu occasione per proclamare ufficialmente e concretamente, la Libera Chiesa in Libero Stato.
Qualcosa del genere avvenne anche in altri paesi cattolici

Certo che se i cattolici in Italia fossero in minor numero, il Concordato salterebbe…e forse salterà quando i deputati cattolici in parlamento saranno minoranza.

La struttura dello stato, in realtà, è definita nella Costituzione.
In particolare, i padri costituenti, memori della loro tragica esperienza durante il passato regime fascista, si sforzarono di definire le principali istituzioni statali ( Parlamento, Corte Costituzionale, Potere Giudicante, ecc…) relativamente indipendenti fra loro…cosìcché il potere esecutivo, ad esempio, non può sovrapporsi al poter giudicante.

La cosa si era tragicamente verificata con l’avvento del regime fascista,…e si sarebbe ancora verificata nell’ultimo ventennio con le tante leggi ad personam dell’allora premier Berlusconi…che allora come oggi strozzerebbe volentieri e metaforicamente qualcuno…o qualcuna dei PM…così scegliendo a caso…indovina chi!

Certo che la cosa un qualche danno lo porta: un guaio delle contrapposizioni, ad esempio, è che rendono difficile governare…ma non sarebbe così grave senza il cosiddetto “Porcellum”…e purtroppo ancora si andrà al voto con tale legge!

Comunque…altro che disprezzare la “storia politica dell'Italia repubblicana”: già è una fortuna che sia repubblicana e democratica questa Italia…pur con tutti i guai che ci procura…a noi cittadini…ancora non sufficientemente cittadini…sempre in attesa del messia…che ci porti a salvamento...così disposti ad affidarci al primo populista o professore che si presenti!

Infatti il guaio non è certo la costituzione: il guaio è dovuto alla gente che eleggiamo nei vari parlamenti e parlamentini: stato, regioni, province, comuni…e tutti li paghiamo profumatamente…questo non lo ha mica stabilito la costituzione!
Citazione:
e dunque 2. diventò un libro dei sogni mentre nella consuetudine politica si creò una costituzione di fatto disponibile a molte interpretazioni e per molti interessi; è piuttosto questa costituzione di fatto che deve essere disprezzata e con essa tutta la storia politica dell'Italia repubblicana.
Ma siamo noi che dobbiamo interpretare giustamente: quì starebbe la nostra qualità…che evidentemente manca.
Sono invece le leggi a dover dare regole e risolvere i problemi...e le leggi le fanno coloro stessi che noi eleggiamo!

La costituzione deve essere, invece, proprio il libro dei sogni: deve proporre principi e indicare scopi e ideali civili da perseguire!
Deve dire cosa dobbiamo sforzarci di fare della nostra repubblica e di noi stessi: dipende da noi il farne qualcosa di buono o di cattivo.

Purtroppo fino ad ora non è andata troppo bene: significa che dobbiamo sforzarci di più e mettercela tutta nel perseguire ciò che in altri paesi si definisce civile e che noi tendiamo a trascurare.
Citazione:
Comunque mi pare che questa amplissima conversazione, che oscilla tra principi filosofici e attualità politica, abbia trascurato un punto che è essenziale trattando di kratos, ovvero che attualmente il potere, nelle società democratiche, si basa non tanto sulla sovranità quanto sul controllo delle menti e dei corpi.
Il controllo di chi?...certo tutti vorrebbero controllare gli altri! ma tutto è relativo.
In una repubblica democratica (anche se non troppo) il controllo sui cittadini da parte dei poteri costituiti è assai più difficile..occorre esserne capaci..non si può ricorrere alla forza (o non si potrebbe) e il potere deve per lo più ripiegare sulla persuasione e condivisione delle idee.

Per quanto e purtroppo, siamo ancora psicologicamente condizionati dai passati regimi totalitari che hanno retto l’Italia fino alla seconda guerra mondiale.

E fortuna che il nostro è, oggi, ufficialmente, un regime democratico: tu immagina invece, tanto per fare un confronto, quanto doveva essere forte e pervasivo il controllo sulle menti e sui corpi in regimi quali quello fascista, quello nazista, o quello comunista ai tempi di Stalin in Russia o di Mao in Cina…ma anche oggi lo è in certi paesi ex URSS!
E tralasciamo i regimi confessionali islamici: lì, il controllo (imposizione), è sulle menti, sui corpi, sulla confessione professata, sui comportamenti , ecc…
Citazione:
Insomma la "società disciplinare" di cui molto ha parlato Foucault, ma la cui manifestazione è descritta in quell'incipit inquietante di L'uomo a una dimensione di Marcuse: Una confortevole, levigata, ragionevole, democratica non-libertà prevale nella civiltà industriale avanzata, segno di progresso tecnico
Ma la nostra non è una “società disciplinare”…anzi è il contrario: tutti felici esaltiamo la non-disciplina!

Il discorso di Marcuse, poi, non mi pare così inquietante!...e non è che sia il progresso tecnico a produrre un tale stato…anzi!
Il progresso tecnico , inteso nel giusto senso , se veramente lo si perseguisse globalmente, indurrebbe una miglior situazione economica e sociale per tutti.

Inquietanti sono, piuttosto altri regimi del passato, magari esistiti anche nella prima metà del ‘900 e che esistono tutt’ora appena facciamo un passo verso est o verso il medio-oriente, ecc…

Forse Marcurse intende che, anche nelle civiltà industriali avanzate, la libertà e la democrazia non ci cadono in testa come manna dal cielo, dobbiamo conquistarcele sempre più…con nessuna rassegnazione o disperazione: la democrazia non è mai troppa!

Rendendoci anche conto che molto si è fatto in questo senso, sebbene non mai abbastanza, nel nostro occidente, rispetto anche ad un passato abbastanza recente o rispetto ad altri paesi con cui interagiamo…che ne sono così avvantaggiati sul piano essenzialmente economico.
Infatti il livello economico dei vari stati si comporta come fosse liquido in vasi comunicanti senza tenere in alcun conto un qualche senso morale...o forse è proprio questo il percorso da fare.
ulysse is offline  
Vecchio 12-01-2013, 20.01.13   #37
tiziano
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Riferimento: Kratos del demos e kratos del merito

@ulysse:
1. la sceneggiata del concordato: a parte il fatto che per me in una società liberale non ci dovrebbero essere concordati e a parte la giustificazione storica del cinismo dei comunisti italiani, come si può valutare giusta l'inclusione nella costituzione delle repubblica italiana, sorta dalla lotta contro il regime fascista, di un accordo tra la Chiesa e il regime fascista stesso, in cui per altro si dichiarava il cattolicesimo religione di stato? 2. la costituzione libro dei sogni: ho già detto che è un difetto poiché la vaghezza del testo costituzionale ha consentito una costituzione materiale che ha trasformato i partiti nei padroni dello stato, ma il punto che una costituzione - a mio parere - deve limitarsi a stabilire con coerenza e chiarezza la forma dello stato e le regole della vita democratica, senza preoccuparsi di quel che lo stato e i cittadini dovrebbero essere; chiarezza che nella costituzione spesso manca, con esisti pericolosi (basti pensare all'art. 49); 3. quando parlo di società disciplinare e di controllo non mi riferisco al senso civico dei cittadini o alla cialtroneria di molti italiani, bensì al modo in cui i cittadini sono determinati dal potere, che non è da intendersi come potere centralizzato, monarchico e sovrano, com'era in passato ma come potere delle istituzioni. Faccio un esempio che so controverso: se esiste un obbligo di istruzione si può negare che lo stato eserciti un controllo sul corpo e la mente della persona che, appunto, è obbligata a occupare in un certo modo il suo tempo, a frequentare certi luoghi, ad avere certi comportamenti, ad apprendere certe cose? Questa è la società disciplinare.

@oxdeadbeef:
credo che quel dissenso che avverto tra noi sia provocato dal fatto che io sono uno scettico, filosoficamente e anche politicamente: ammetto che il sistema democratico attuale (che distinguerei da quello liberale, che preferisco) sia il sistema meno peggiore che ci sia, tuttavia a me il kratos del demos non piace proprio, perché sono perfino disgustato dalla stupidità del demos. Ovviamente mi impongo la contestualizzazione storica, non chiudo gli occhi di fronte ai molti meriti del welfare state, sono preoccupato da quello che tu descrivi come il "ritrarsi della democrazia"...però, invece, penso che quel ritrarsi sia proprio il destino della democrazia, iscritto nella sua origine: Mi pare che ben lo intravide Toqueville in America...
tiziano is offline  
Vecchio 13-01-2013, 21.33.30   #38
0xdeadbeef
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Riferimento: Kratos del demos e kratos del merito

@ Paul11 e Tiziano
Ma cos'è, sostanzialmente, una "costituzione"? Beh, io credo che una costituzione sia null'altro che un insieme
di regole-base ritenute "universalmente valide". Così valide che nemmeno la democrazia può cambiarle (credo che
Tiziano commetta un errore di prospettiva quando distingue fra il "sistema democratico attuale" e quello
liberale, perchè una democrazia costituzionale è sempre liberale, cioè è una "liberaldemocrazia" - anche se, ed
è importante sottolinearlo, questo solo da un punto di vista filosofico-politico, e non da quello "politico" nel
senso stretto del termine - personalmente sono d'accordo con Sartori, il quale afferma che solo la liberaldemocrazia
è una vera ed autentica democrazia).
Queste regole-base (la celebre "grundnorm" di cui parla il grande filosofo del diritto H.Kelsen) sono poste
o da sentimenti così radicati nella cultura del paese da risultare impensabile di cambiarle (è questo il caso
dei paesi anglosassoni), o sono poste in particolari momenti storici (è il caso del nostro paese).
Il punto allora è questo: se le regole-base vengono poste in un particolare momento storico, e non rispecchiano
sentimenti radicati nella cultura del paese che le esprime, allora queste regole-base saranno quelle che "quel"
momento storico esprime, e presto entreranno in "rotta di collisione" con sentimenti diversi da quelli che
"quel" momento storico ha espresso.
Questo, a mio avviso, è il motivo che ha impedito il "divenire" demagogico delle democrazie anglosassoni (pur
con tutte le limitazioni e le incongruenze che regole poste ormai secoli addietro possono presentare; ma è
certamente vero che, in quei casi, l'aspettativa di vita delle regole, per così dire, è ben superiore a quella
che può avere la regola posta in un momento storico particolare).
Quindi non può meravigliarci il fatto che, dopo solo un sessantennio, la nostra Costituzione mostri evidentissime
crepe; e che vi sia una frattura netta fra politica e società.
Il problema (visto "da lontano", cioè da un punto di vista filosofico-politico) è che nel nostro paese non si
sono mai sviluppati, e nonostante la democrazia, quegli "anticorpi" così specifici delle culture anglosassoni
che contrastano quello che C.Schmitt chiamava "nomos della terra" (sinteticamente: la regola che viene dalla
tradizione).
Guardiamo, ad esempio, a quel che succede in tema di diritto di cittadinanza. In Italia sopravvive, ed in
maniera assurdamente anacronistica, lo "ius sanguinis", ovvero il diritto di cittadinanza sulla base del
"sangue", e non della residenza come sarebbe logico pensare in una democrazia.
I nostri partiti politici somigliano inquietantemente alle tribù nomadi; non hanno un "territorio comune" da
salvaguardare, ma hanno ognuno il loro "ghenos" aristocratico e il loro seguito di "clientes" da beneficiare
con privilegi vari onde assicurarsene l'appoggio in battaglia (pardon: l'appoggio nella contesa elettorale...).
A mio parere, su queste basi la democrazia (che rompe, semmai, il legame di sangue in favore del legame di
territorio) non ha vita lunga...
un saluto
0xdeadbeef is offline  
Vecchio 17-01-2013, 23.58.11   #39
paul11
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Riferimento: Kratos del demos e kratos del merito

IL PENSIERO DI F. VON HAYEK
Quello che veramente ha inciso di Von Hayek non è tanto il pensiero economico in termini tecnici, quanto le sue considerazioni sociali che hanno coinvolto anche il diritto.
E’ ritenuto uno dei maggiori pensatori del l liberalismo.
L’”individualismo metodologico” è il punto di partenza su cui si fonda la teoria della conoscenza dell’epistemologia hayekiana e la sua teoria del diritto. Il fondamento dell’individualismo metodologico è la teoria dei valori soggettivi di C. Menger della scuola marginaalista austriaca; i beni non hanno valore in sé, ma la loro proiezione dei bisogni sui beni ne determina il valore.. Se la conoscenza individuale è frammentaria e gli oggetti non hanno qualità intrinseca, ma il loro valore è il risultato di una proiezione delle credenze umane su di essi, allora ogni teoria sociale che sostenga di costruire una società diretta dall’altro(pianificata) orientata al perseguimento di un fine dato, è destinata a fallire,perché ogni teoria sociale è riducibile ( ecco perchè avevo definito riduzionista Von Hayek) ad una teoria dell’azione individuale. Quindi per Von Hayek le istituzioni sociali,le entità collettive non sono che interpretazioni a posteriori; ciò che esiste sono le scelte individuali su conoscenze frammentarie e l’utilizzazione di conoscenze di altri individui. La combinazione casuale delle azioni di individui che agiscono per fini individuali antagonistici tra loro origina l’ordine sociale:Nessun uomo, nemmeno chi governa può fare scelte razionali cioè basate sulla valutazione di tutti gli elementi rilevanti in quanto l’uomo è ontologicamente incapace di valutare tutte le circostanze. L’eterogeneità dei fini non può portare ad una concezione evoluzionistica della società, alla presunzione costruttivistica incarnata dal socialismo reale. Il razionalismo costruttivista si muove nell’ottica della dicotomia naturale-artificiale. Su questa tradizione c’è il positivismo, il contrattualismo e il socialismo.
Così Hayek un razionalismo di marca evoluzionistica e fa rieferimento a Hume, B.Mendeville, A. Ferguson. Essi dichiararono una terza categoria, i fenomeni intesi come il risultato di una azione umana ma non della progettazione umana. Gli individui sono guidati nelle loro scelte da bisogni e fini egoistici, ma la loro interazione genera fenomeni sociali non attesi.. Il concetto di evoluzione di Hayek porta a formazioni sociali spontanee ateleologiche, cioè prive di fini.
L’ordine per Hayek può essere di due titpi: “taxis”(ordine esogeno, artificiale) e “ cosmos”(ordine endogeno, autogenerantesi,, autopietico). L’ordine taxis è semplice con un modesto grado di complessità . l’ordine endogeno cosmos ha caratteristiche opposte; la sua complessità è illimitata. L’ordine è dato dal rapporto tra le aspettative e la realizzazione di esse, quanto più le aspettative si realizzano tanto maggiore è il grado di ordine di una società.
Le regole dell’ordine spontaneo sono il risultato in intenzionale dell’evoluzione culturale.
“Nomos” sono le norme di giusto comportamento; con “thesis” comandi.Quindi ci sono i binomi cosmos/nomos e quello taxis/thesis. Le norme di giusto comportamento (nomos9 sono negative, cioè prescrivono la condotta da non tenere e non indicano ciò che si deve fare.
Scrive Hayek:”: “Legge,libertà e proprietà sono una trinità inseparabile”. Hayek capovolge la prospettiva kelsiana: la costituzione non è un elemento di un processo discendente di legittimazione(dalla costituzione alle norme inferiori), ma di un processo ascendente in cui la costituzione è una superstruttura eretta sopra un sistema preesistente di norme e volte ad organizzare la sanzionabilità e l’implementazione di quelle norme medesime.

Hayek si era ispirato ai filosofi scozzesi ed era contro i razionalismo di Cartesio.La contrapposizione dell’individualismo metodologico di Hayek è l’olismo.
Per Von Hayek il mercato informa, nel senso che tutti i soggetti economici tendono alla propria utilità , prendono conoscenze e affinano le loro qualità.
Le azioni coscienti degli individui comportano inevitabilmente effetti in intenzionali ,il compito dello scienziato sociale è quello di spiegare gli effetti non previsti di azioni in intenzionali.

Il pensiero di Von Hayek ha avuto una enorme influenza culturale, persino con l’amico epistemologo Popper.

Per ora mi limito a postarne i pensiero senza aggiungere personali commenti.
paul11 is offline  
Vecchio 23-01-2013, 14.35.27   #40
0xdeadbeef
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Riferimento: Kratos del demos e kratos del merito

@ Paul11
Una sintesi davvero eccellente del pensiero di Von Hayek (trovo questa tua risposta più adatta al post sull'
economia che non a questo; ma d'altronde, e come ben sottolinei, Von Hayek è di una tale profondità di analisi
che questo "spaziare" sulla sfera politica può starci).
Credo però che la "forma-mentis" emersa nel periodo reaganiano e thatcheriano rimanga sostanzialmente oscura
se a Von Hayek non si accosta un'altro fondamentale pensatore: Robert Nozick.
Nozick, da buon filosofo del diritto, completa l'opera, già di per se fondamentale, di Von Hayek. E la arrichisce
dal punto di vista di un "nomos" che, io trovo, in Von Hayek ha ancora aspetti non ben delineati.
Nozick è il teorico dello "stato minimo", ossia di quella forma statuale che, in sintesi, si occupa solo della
sicurezza dei cittadini e della sicurezza sulla garanzia dei contratti stipulati fra le parti private (questa
ultima una vera e propria pietra miliare del pensiero hayekiano).
Sarebbe, altresì, interessante vedere come da queste basi si sviluppi quel pensiero "neoconservatore" che trae
le proprie basi dall'opera di Leo Strauss, ma non divaghiamo eccessivamente.
Anzi, direi che di fondamentale importanza è adesso vedere come il liberalismo sia, dopo Von Hayek, profondamente
cambiato.
Il liberalismo "classico" (quello di Spencer o di Stuart Mill, tanto per intenderci) non nega lo stato. Anzi,
nel liberalismo classico lo stato è visto come il garante di quei diritti individuali che, in Von Hayek, emergono
piuttosto "inintenzionalmente". La differenza è enorme (e Von Hayek non sembra accorgersene), tanto che a mio
avviso possiamo parlare di un vero e proprio cambio di paradigma: non vi è, in realtà, nessuno "sviluppo logico"
fra le due visioni (è questa la radice da cui si origina il neoconservatorismo; che è certamente "figlio" di
Von Hayek (e di Nozick), ma non di Spencer o di Stuart Mill).
Questo è anche il punto (naturalmente avrei bisogno di molto spazio per l'analisi: cerco di sintetizzare ma
davvero oltre il lecito) che ci dà modo di notare come, in Von Hayek, sia presente una radice ideologica
di cui lui, che tanto criticò gli ideologi, non si accorse minimamente.
Quando Von Hayek scrive che: "legge, libertà e proprietà sono una trinità inseparabile", non fa che ribadire
i vecchi concetti liberali (che risalgono addirittura ad Ugo Grozio); ma quei concetti sono in realtà già
spazzati via dalla sua teoria delle conseguenze inintenzionali di atti individuali intenzionali.
I concetti del liberalismo classico, che Von Hayek ribadisce addirittura contro se stesso, lasciano, come dire,
la porta aperta a mille diverse interpretazioni (ricordiamoci di Roosevelt, il quale afferma che "libertà" è
anche libertà dal bisogno). Non così è per lo "stato minimo", che Nozick teorizza SULLE intuizioni di Von Hayek.
Lo "stato minimo" è quello dei seguenti "neocon", che con ben altro pragmatismo di Von Hayek riconoscono in
esso la libertà del più forte di sottomettere il più debole (sono inpressionanti le analogie con gli antichi
Sofisti); la libertà, quindi, del più forte di porre, esso, il "nomos" (Bibbia e Contratto saranno i fondamenti
posti dei Neocon).
In realtà, è molto facile individuare "dove" Von Hayek perde le fila del suo discorso. Egli infatti ritiene,
inconsapevolmente, che le conseguenze inintenzionali di atti individuali intenzionali conducano necessariamente
al migliore dei mondi possibili. Egli ignora il "conflitto", e si pone metafisicamente nella stessa posizione
di coloro che individuano nella "bontà" la vera natura umana.
Insomma: Von Hayek cambia la concezione di "valore economico", ma non cambia quella di "mano invisibile", che
il reverendo Adam Smith considerava (da buon reverendo...) surrogato economico della Provvidenza divina.
Un saluto
(spero di aver almeno incuriosito: non è facile sintetizzare a questo modo argomenti così vasti)
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