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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 09-01-2013, 13.53.33   #11
0xdeadbeef
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Data registrazione: 14-12-2012
Messaggi: 381
Riferimento: L'immagine e la verità

@ Freedom e CVC
Un amico mi diceva che a suo figlio piacciono le discariche (quelle dei rifiuti). Ai miei nipoti piacciono
certe "cosucce" che sembrano sostanze organiche di vario genere (le comprano in edicola).
Posso dire che a questi ragazzini piace l'"orrido"? Io credo di sì.
No, non credo sia il fascino dell'orrido (va benissimo la "semplicità", ma non semplicizziamo più di tanto...):
la verità è che c'è ben altro.
E non credo neanche si tratti di crudeltà (tutti coloro che hanno comprato il giornale che ha pubblicato le
foto sarebbero crudeli? O sarebbero crudeli tutti quelli che vanno a fare le foto dopo qualche disastro? O
i "curiosi" che affollano certi luoghi ove si sono svolti dei crimini?).
Io penso che alla base di certi comportamenti vi sia, oltre ad una totale indifferenza per le sofferenze
altrui, anche un certo e sottile piacere nell'osservar-si immuni da certe cose; come se certe cose non
potessero mai toccarci.
C'era uno scrittore (molto famoso, ma del quale adesso non ricordo il nome) il quale diceva che sentir dire
che milioni di persone muoiono di fame è un pò come accoccolarsi nel letto caldo mentre fuori piove o fa
freddo. Ecco l'artista, che con una "pennellata" descrive le cose meglio di come i filosofi non sappiano fare
con pagine e pagine di rigorossissime analisi...
un saluto
0xdeadbeef is offline  
Vecchio 09-01-2013, 17.28.25   #12
CVC
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Data registrazione: 30-01-2011
Messaggi: 747
Riferimento: L'immagine e la verità

Citazione:
Originalmente inviato da 0xdeadbeef
@ Freedom e CVC
Un amico mi diceva che a suo figlio piacciono le discariche (quelle dei rifiuti). Ai miei nipoti piacciono
certe "cosucce" che sembrano sostanze organiche di vario genere (le comprano in edicola).
Posso dire che a questi ragazzini piace l'"orrido"? Io credo di sì.
No, non credo sia il fascino dell'orrido (va benissimo la "semplicità", ma non semplicizziamo più di tanto...):
la verità è che c'è ben altro.
E non credo neanche si tratti di crudeltà (tutti coloro che hanno comprato il giornale che ha pubblicato le
foto sarebbero crudeli? O sarebbero crudeli tutti quelli che vanno a fare le foto dopo qualche disastro? O
i "curiosi" che affollano certi luoghi ove si sono svolti dei crimini?).
Io penso che alla base di certi comportamenti vi sia, oltre ad una totale indifferenza per le sofferenze
altrui, anche un certo e sottile piacere nell'osservar-si immuni da certe cose; come se certe cose non
potessero mai toccarci.
C'era uno scrittore (molto famoso, ma del quale adesso non ricordo il nome) il quale diceva che sentir dire
che milioni di persone muoiono di fame è un pò come accoccolarsi nel letto caldo mentre fuori piove o fa
freddo. Ecco l'artista, che con una "pennellata" descrive le cose meglio di come i filosofi non sappiano fare
con pagine e pagine di rigorossissime analisi...
un saluto
Secondo me questo "sottile piacere nell'osservar-si immuni da certe cose; come se certe cose non potessero mai toccarci" è crudeltà o al meglio mancanza di empatia che le neuroscienze indicano come causa del comportamento violento. Purtroppo preferiamo pensare pigramente e colpevolmente che la violenza emerga dal nulla piuttosto che indagare sui sintomi di un comportamento violento.
CVC is offline  
Vecchio 10-01-2013, 21.01.00   #13
0xdeadbeef
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Data registrazione: 14-12-2012
Messaggi: 381
Riferimento: L'immagine e la verità

@ CVC
Non credi che la crudeltà sia più che altro dovuta ad un senso di onnipotenza? Voglio dire ad un senso per
cui l'"Altro", soprattutto la sua vita, ci appartiene in quanto "noi" siamo i forti?
Nella crudeltà io vedo un rapporto assolutamente diretto con l'"Altro"; un rapporto che direi di vera e propria
vicinanza.
Nel caso che ci interessa io questa "vicinanza" non la vedo. Anzi, vedo una sostanziale "lontananza".
L'"Altro" ci è lontano nella misura in cui la sua sofferenza; la sua stessa morte; è un qualcosa che non ci
riguarda se non dal lato della considerazione che la sua sofferenza e la sua morte non sono la nostra.
Ecco perchè, a mio avviso, neanche si può parlare di vera e propria indifferenza.
ciao
0xdeadbeef is offline  
Vecchio 12-01-2013, 22.38.29   #14
CVC
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Data registrazione: 30-01-2011
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Riferimento: L'immagine e la verità

Citazione:
Originalmente inviato da 0xdeadbeef
@ CVC
Non credi che la crudeltà sia più che altro dovuta ad un senso di onnipotenza? Voglio dire ad un senso per
cui l'"Altro", soprattutto la sua vita, ci appartiene in quanto "noi" siamo i forti?
Nella crudeltà io vedo un rapporto assolutamente diretto con l'"Altro"; un rapporto che direi di vera e propria
vicinanza.
Nel caso che ci interessa io questa "vicinanza" non la vedo. Anzi, vedo una sostanziale "lontananza".
L'"Altro" ci è lontano nella misura in cui la sua sofferenza; la sua stessa morte; è un qualcosa che non ci
riguarda se non dal lato della considerazione che la sua sofferenza e la sua morte non sono la nostra.
Ecco perchè, a mio avviso, neanche si può parlare di vera e propria indifferenza.
ciao
Credo che la mancanza di empatia accomuni tanto la crudeltà quanto l'indifferenza verso la sofferenza altrui
CVC is offline  
Vecchio 13-01-2013, 13.26.00   #15
gyta
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Messaggi: 2,614
Riferimento: L'immagine e la verità

Citazione:
Io penso che alla base di certi comportamenti vi sia, oltre ad una totale indifferenza per le sofferenze
altrui, anche un certo e sottile piacere nell'osservar-si immuni da certe cose; come se certe cose non
potessero mai toccarci.

Io penso invece che sia proprio il bisogno profondo e spesso inconscio
al volerne essere toccati ad animare la reale spinta interiore,
come se una delle ultime possibilità di individuare la propria identità reale
sia quella di porsi di fronte ai propri limiti potendo cogliere inderogabile
quella risposta immediata l’unica capace di restituirci a quella dimensione diretta
dove il livello di comprensione del nostro essere emerge puro;
non è la catarsi della tragedia greca né la sua infanzia dell’arena nell’antica Roma
ma l’impulso radice di una prima coscienza che spinge alla luce.
Se il reale senso dell’identità è seppellito sotto il cumulo di visioni sociali e morali
solo una virtuale simulazione che chiami in gioco le nostre pulsioni primarie
è in grado di scendere a sfiorare la coscienza più profonda del nostro essere
aggirandone le conflittualità che ne bloccherebbero l’accesso diretto.
Protetta la maschera della nostra identità dall’aspetto di simulazione
siamo allora in grado di giungere ad una prima verifica di fronte allo specchio
del nostro essere emerso alla luce della coscienza sotto l’aspetto di contenuto simbolico,
un po’ come avviene nel linguaggio dei sogni dove la comunicazione è possibile
poiché creduta involontaria.
Differente (seppure di poco) è la linea del fotografo citato dove la coscienza della simulazione
si erge come a ponte fra mondi di simbolo come se l’apparato fotografico
inteso come prolungamento dell’arto del potere d’interazione
compiesse celato il sacrilegio (efferato) dell’immolazione (in-diretta) per mano altrui.
A mancare è una “cultura del dolore” ?
O non è semplicemente la mancanza di una coscienza diretta a mancare?

Se attraverso il pensiero estrapolo ciò che verrebbe ad animare l’agire
preparo nel mondo invisibile del potere quella prima luce di coscienza.
Nemmeno siamo lontani noi (qui a discuterne) da quella interazione
simulata se è vero (e lo è) che il mondo dell’essere che è interazione
non può che apparire attraverso la luce della coscienza resa in essere
null’altro che dal gioco di specchi del nostro porci a linguaggio a monte di quella.
gyta is offline  
Vecchio 13-01-2013, 15.45.41   #16
paul11
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Riferimento: L'immagine e la verità

Un’interpretazione di crudeltà fu data dallo scrittore Primo Levi nei lager nazisti di come venivano trattati gli ebrei e che visse in prima persona.
Non erano nemmeno visti come una razza inferiore umana, nemmeno come animali, erano bestie da laboratorio e carne da macello, da gasare o da bruciare.
Perché per riuscire un uomo a compiere ciò che si è fatto scientemente nei lager bisogna togliere qualunque forma di umanità che possa far provare compassione verso la vittima. Allora l’ebreo non ha un nome, ha un numero stampato sul braccio, sono corpi materiali informi che non assomigliano più a umani. Devono assomigliare a bestie per essere trattati da bestie.
Il carnefice ha buon gioco quindi allorché riesce a togliere qualunque apparenza, forma, empatia, che possa vedere nell’altro un riflesso di sé, una similitudine. Gli ebrei erano “altro”, nulla di umano…e così li sterminavano.
Questo purtroppo riesce a compiere l’ uomo.
paul11 is offline  

 



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