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Vecchio 23-07-2013, 13.32.28   #211
gyta
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Data registrazione: 02-02-2003
Messaggi: 2,614
Riferimento: L' intangibilità dell' IO

Citazione:
Io solitamente penso immagini sensoriali (immagini, suoni, sensazioni varie)

(Jeangene)

Idem.
Citazione:
Cosa intendi con simboli?

Quei suoni, quelle immagini, quelle sensazioni possono essere colte nella loro esplicazione simbolica ed aiutare a notare implicazioni e risvolti della questione che differentemente è possibile non cogliere o non sospettare; un immagine può essere colta come immagine o movimento simbolico per intuizione di tipo razionale oppure assumere la forma immagine a sintesi di un concetto che fa parte del nostro bagaglio mentale, una forma geometrica che sappiamo appartenere ad una determinata lettura concettuale, esattamente quanto le lettere che utilizziamo a formare una parola le riconosciamo come tali anche l’immagine-simbolo non è che lettera a formare un insieme, un differente sistema di codifica al pari dell’alfabeto con corrispondenti regole sintattiche, quanto un qualunque altro linguaggio; solo che il simbolo racchiude in sé molto più di un singolo significato; diviene pertanto una sorta di ulteriore indagine del proprio mondo interiore.

E’ come cercare l’ispirazione attraverso una sorta di rilassamento mentale, dove l’attenzione esiste ma non è concentrazione di un solo punto ma uno spaziare intorno ad un’idea iniziale, non come farebbe un diligente pensatore razionale ma direi di più un mistico che esige a risposta da dio in persona.. Allora resta quieto e inizia ad osservare con la parte dei sensi come se possedesse una grossa lente di ingrandimento con tutta intenzione sì di divertirsi ma anche di esigere una precisa e svelta risposta.. Allora l’immaginazione mentale si svolge come una sorta di film di animazione dove come in un caleidoscopio le immagini sembrano essere del tutto casuali eppure sappiamo bene provengono niente meno che dal nostro pozzo di san patrizio chiamato inconscio o giù di lì dove quando il guardiano ci fa passare ci ritroviamo dentro una miniera inesauribile di informazioni e con qualche dritta qua e là di quel procedere un po’ diligente da bravo ingegnere che tal volta serve ci si ritrova magari non a rielaborare una Divina Commedia (ammesso piaccia lo stile e la storia) ma di certo la possibilità di trovare il filone principale di ogni metallo che stiamo ricercando, sia questo il “che caxxo ci faccio qui” o “che cribbio è mai questa specie di equazione”?
Beh, con un po’ di humor, ma spero si sia compreso più o meno.

Magari non ti fregava niente della modalità.. Sarebbe stato sufficiente: triangolo-tre-trinità-terzo incomodo o giù di lì.. Zero, otto, infinito, serpente che si morde la coda, alchimia, farmaco.. Associazioni a delinquere insomma..
Però non sarebbe stato divertente, come spesso non è quando ad una domanda si da una ed una sola risposta..

Citazione:
Quando penso, quando ragiono, parlo a me stesso come se parlassi ad un altra persona. Penso sia normale.
Sì, lo è. Ma ho notato che esaurite le riflessioni etiche e morali oltre che politiche restano ben altri argomenti dove personalmente mi è maggiormente utile quel tipo di indagine sopra menzionato.. oppure sarà che mi piace tanto pescare nel pozzo di san patrizio ed a mani vuote non mi va di restare.. mentre spesso quando faccio come dici di prendere di petto come se parlassi ad un altro se gli argomenti vertono ad un certo spessore sento ad un certo punto che quelle ipotetiche risposte fanno acqua per tanto che possano essere ben calibrate, riflesse e costruite, mentre quelle che derivano da quella caccia a semi mosca cieca riportano in superficie sempre qualcosa di realmente stupefacente e nella minore delle ipotesi senti che dispongono di uno spessore differente..

Ciao.
gyta is offline  
Vecchio 24-07-2013, 16.05.05   #212
mariodic
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Messaggi: 221
Riferimento: L' intangibilità dell' IO

La Conoscenza

La Conoscenza cui alludo qui non è proprio quella intesa usualmente nel parlar comune (che comunque mantiene valori da non trascurare anche in ottica scientifica) ma una grandezza che, anche al senso comune, appare in qualche modo misurabile e cumulabile.
La Conoscenza, quella che vorremmo trattare con criteri scientifici, misurerebbe la potenzialità dell’Osservatore universale, l’IO, di dominare l'energia interna di un qualsiasi sottosistema dell’Universo o dell’intero Universo, cioè la capacità di fruizione massima dell'energia contenuta nel sistema o sottosistema “osservato”. E’ superfluo dire che la Conoscenza che l’Osservatore ha dell’Universo o di un qualsiasi suo sottosistema è debole o, come dire, flaccida così come flaccido è il dominio che un padrone ha sul suo cane portato a spasso con un guinzaglio troppo lungo, pur conservando la proprietà formale del suo cane e del guinzaglio. La Conoscenza si accresce con l’Osservazione dei sottosistemi (detti OSSERVABILI) e si distrugge per gli effetti entropici che lo stesso processo osservativo induce, va da sé, allora, che la somma algebrica tra la Conoscenza acquisita e quella distrutta è ciò che va ad accresce, appunto, la Conoscenza dell'Osservatore.
Dobbiamo tener presente che queste considerazioni riguardano un sistema Universo autoreferenziale, un sistema logico auto-costruito dal e sull’Osservatore che ne è la Singolarità origine, e che col Suo Universo si identifica in un unico inscindibile.
Queste considerazioni sono giustificate solo se ci si pone da una prospettiva idealista (non oggettivistica = realistica) del mondo, cioè a dire: “L’IO è l’origine dell’Universo e l’Universo è nell’IO”.
Questa prospettiva, però, pur generando una visione coerente e di ampio respiro del mondo, e che, fra l’altro, aprì le porte alla fisica quantistica, tuttavia presenta un conto salato per via delle difficoltà matematiche proprie dello studio dei sistemi chiusi autoreferenziali osservati dall’interno, dove l’azione osservante influisce sul sistema stesso complicando l’osservazione e la matematica necessaria. Questa considerazione impone dei compromessi importanti con la tradizionale visione oggettivistica, compromessi da accettare con piena coscienza e memoria di muoversi fuori strada con tutti i rischi del caso circa la qualità delle conclusioni di studio.

Ultima modifica di mariodic : 24-07-2013 alle ore 23.45.00.
mariodic is offline  
Vecchio 24-08-2013, 00.35.14   #213
Parva
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Riferimento: L' intangibilità dell' IO

Citazione:
Originalmente inviato da ceccodario
l'io è una sintesi formale di tutti i nostri stati di coscienza. Se provo a rivolgermi all'io, essendo solo formale, posso intenderlo solo come oggetto, come una sintesi di tutti i nostri vissuti. E' una sorta di perno vuoto (inconsistente) attorno al quale ruota tutta la nostra esperienza. C'è un legame indissolubile tra l'io e la mia esperienza, altrimenti dovremmo per forza accettare una preesistenza dell'io rispetto ad essa, e ciò sarebbe assai problematico.

Mi sembra una teoria verosimile e difficilmente attaccabile. Quando ci chiediamo chi siamo infatti, dobbiamo per forza far ricorso alle nostre esperienze vissute e sintetizzandole otteniamo una nostra identità personale. L'io formale ci rende possibile questa sintesi in quanto esso accomuna tutti i nostri stati di coscienza poichè sono tutti stati di UNA STESSA COSCIENZA. La nostra identità quindi non è qualcosa preesistente e da scoprire, ma siamo noi a determinarla vivendo.

La mente che ricorda e studia le esperienze è come hai detto tu un perno vuoto, perchè pensare lascia vuoti, ciò che ci fa sentire pieni è il sentire cosciente. La dannazione delle meditazioni è che se togli il pensiero ti addormenti, ma ti addormenti perchè sai pensare ma non sai sentire. Cioè le tue emozioni non vengono dal sentire ma dal pensare. Un caos.

Diciamo che ci si sente esistenti quando riusciamo a coniugare una coscienza vigile al sentire. Di solito o ragioniamo o sentiamo, spaccandoci in due. Ergo l'umanità è schizofrenica anzicheno...
Parva is offline  
Vecchio 28-08-2013, 21.22.30   #214
Parva
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Data registrazione: 12-08-2013
Messaggi: 33
Riferimento: L' intangibilità dell' IO

Citazione:
Originalmente inviato da ceccodario
Si esatto, non ti sembre verosimile come cosa? Le analogie con la psicanalisi sono notevoli: la nostra coscienza è come una pagina bianca su cui le nostre esperienze sin dall'infanzia vengono scritte, non c'è una nostra identità pre-esistente all'esperienza. Puoi oggettivare l'io, tuttavia al momento che lo oggettivizzi, non intendi più l'io puramente formale ma un io-oggetto, che è una sorta di sintesi dei vissuti passati.

Se la coscienza fosse una pagina bianca ecc. significa che la nostra possibilità di evolverci dipenda da quanto siamo stati sfigati o fortunati nell'infanzia... ci hai pensato?
Parva is offline  

 



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