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Vecchio 04-09-2013, 06.38.34   #1
Mymind
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Da cosa deriva e nasce lo spirito artistico?

Che sia una conseguenza di un flow psicologico come descritto da Mihaly Csikszentmihalyi : http://it.wikipedia.org/wiki/Flusso_%28psicologia%29 - http://www.ted.com/talks/mihaly_csik...on_flo w.html
Ovvero una situazione fisiologica della mente che in equilibrio tra coscienza e ragione fluisce verso la concentrazione immersiva in un'attività o che da l'opportunità allo spirito artistico di palesarsi. Ma credo che questo sia solo uno dei metodi con il quale lo si tira fuori. E' relativo a seconda dell'artista, c'è chi ne trae arte da esperienze drammatiche e sentite, c'è chi ne trae da ozio e serenità, in pace coi sensi e penso che il flusso a cui si riferisce Csikszentmihalyi si crei in quest'ultimo caso. Può la psicologia darci la risposta?
Che sia un qualcosa di innato?
Oppure che sia un qualcosa di più trascendentale, un unione di spirito e natura, come decantato da diversi filosofi come Schelling, Kant e Schopenhauer?
Nel primo Ottocento, alla filosofia dell'arte era stato del resto attribuito un ruolo ben più esteso, ossia quello di raccordo tra filosofia dello spirito (idealismo) e filosofia della natura, da parte soprattutto di Friedrich Schelling, il quale a sua volta si richiamava alla Critica del Giudizio di Kant, che vedeva nei giudizi estetici il punto di collegamento tra il mondo naturale e la dimensione etico-spirituale, che avviene quando la "natura dia la regola all'arte".
Per Schelling l'unione di Spirito e Natura, che tendono a risolversi l'uno nell'altra, è qualcosa di immediato, attingibile solo al di là dell'opera mediatrice della ragione, quindi solo attraverso il sentimento o un pensare intuitivo che superi la ragione stessa. Questa si limita a riconoscere l'Assoluto sul piano teorico, ma non a realizzarlo. Solo nel momento creativo dell'arte avviene invece quell'unione di scienza e natura, idea e realtà, attività conscia e inconscia, grazie a un'ispirazione che l'artista domina lasciandosene dominare.
Volendo si può toccare anche lo spiritualismo dove lo spirito artistico sarebbe l'espressione dello spirito/anima tramutata sul corpo e la mente, intuizioni e istinto provenienti da esso/a.
La domanda comunque resta: da cosa nasce o deriva lo spirito artistico?
A voi!
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Vecchio 05-09-2013, 00.55.35   #2
0xdeadbeef
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Riferimento: Da cosa deriva e nasce lo spirito artistico?

@ Mymind
Un tema che trovo interessante...
Posso cercare di descriverti la mia esperienza di coltivatore di bonsai, la cui coltivazione è in stretta
relazione con la filosofia orientale ed il senso estetico che ne deriva.
Nel bonsai sono centrali i concetti di Natura e di Artificio. Un bonsai non sarà mai "bello" se non mostra,
evidente, la mano dell'uomo. Così come non sarà bello se "snatura" la pianta: il segreto del bonsai è
l'armonia di questi due elementi.
Natura ed Artificio sono dunque sì distinti, ma devono "armonizzarsi" (come predica la filosofia Zen).
La penso quindi come Kant (che è anche il filosofo che io prediligo): il giudizio estetico è il punto
di collegamento fra il mondo naturale e la dimensione etico-spirituale.
Trovo magnifico quel concetto per cui: "la natura dà la regola all'arte". Certo, anche nel bonsai è la
natura a porre la regola, e il coltivatore deve conoscerla anche allo scopo di trasgredirla (i costumi
orientali si direbbero alquanto più rilassati del rigorismo kantiano...).
Di nessun interesse è, per me, la sintesi di cui parla Schelling e tutto l'idealismo: nel bonsai non c'è
sintesi, Natura ed Artificio rimangono distinti seppur armonizzati.
Lo spirito artistico, per me, nasce dalla volontà di esprimersi, quindi di "parlare". E si "parla"
essenzialmente a chi è altro-da-te. Forse anche dalla volontà di mostrarsi, quindi anche dalla vanità.
A me, ad esempio, farebbe molto piacere vincere un concorso di bonsai di un certo prestigio.
ciao
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Vecchio 05-09-2013, 06.03.06   #3
acquario69
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Riferimento: Da cosa deriva e nasce lo spirito artistico?

Citazione:
Originalmente inviato da Mymind
Che sia una conseguenza di un flow psicologico come descritto da Mihaly Csikszentmihalyi : http://it.wikipedia.org/wiki/Flusso_%28psicologia%29 - http://www.ted.com/talks/mihaly_csik...on_flo w.html
Ovvero una situazione fisiologica della mente che in equilibrio tra coscienza e ragione fluisce verso la concentrazione immersiva in un'attività o che da l'opportunità allo spirito artistico di palesarsi. Ma credo che questo sia solo uno dei metodi con il quale lo si tira fuori. E' relativo a seconda dell'artista, c'è chi ne trae arte da esperienze drammatiche e sentite, c'è chi ne trae da ozio e serenità, in pace coi sensi e penso che il flusso a cui si riferisce Csikszentmihalyi si crei in quest'ultimo caso. Può la psicologia darci la risposta?
Che sia un qualcosa di innato?
Oppure che sia un qualcosa di più trascendentale, un unione di spirito e natura, come decantato da diversi filosofi come Schelling, Kant e Schopenhauer?
Nel primo Ottocento, alla filosofia dell'arte era stato del resto attribuito un ruolo ben più esteso, ossia quello di raccordo tra filosofia dello spirito (idealismo) e filosofia della natura, da parte soprattutto di Friedrich Schelling, il quale a sua volta si richiamava alla Critica del Giudizio di Kant, che vedeva nei giudizi estetici il punto di collegamento tra il mondo naturale e la dimensione etico-spirituale, che avviene quando la "natura dia la regola all'arte".
Per Schelling l'unione di Spirito e Natura, che tendono a risolversi l'uno nell'altra, è qualcosa di immediato, attingibile solo al di là dell'opera mediatrice della ragione, quindi solo attraverso il sentimento o un pensare intuitivo che superi la ragione stessa. Questa si limita a riconoscere l'Assoluto sul piano teorico, ma non a realizzarlo. Solo nel momento creativo dell'arte avviene invece quell'unione di scienza e natura, idea e realtà, attività conscia e inconscia, grazie a un'ispirazione che l'artista domina lasciandosene dominare.
Volendo si può toccare anche lo spiritualismo dove lo spirito artistico sarebbe l'espressione dello spirito/anima tramutata sul corpo e la mente, intuizioni e istinto provenienti da esso/a.
La domanda comunque resta: da cosa nasce o deriva lo spirito artistico?
A voi!


ciao…proverò' a dire la mia sull'argomento.
trovare una possibile risposta a questa domanda non e' appunto cosa semplice
e forse io penso che porsi la domanda in questi termini non aiuti a trovare una possibile comprensione…perché personalmente ritengo che lo spirito artistico va al di la della sequenza "domanda-risposta"
l'arte stessa (per come la intendo io) non si limita alla dimensione esteriore ma a qualcosa di più profondo ed essenziale..quindi l'ispirazione (non direi specificamente artistica,cosi come normalmente viene intesa) proviene da qualcosa che trascende la persona stessa.
forse come unico richiamo resta la dimensione spirituale nella quale l'ispirazione proviene e vi attingerebbe.
una cosa su cui mi e' capitato di riflettere e' che l'arte e' anche interprete del tempo in cui un opera viene realizzata e credo che spesso (se non sempre) anticipi un modo di vedere,di sentire e di intendere che solo in seguito verra poi recepita ..quindi secondo me l'ispirazione stessa riesce a "leggere" le cose al di la del tempo e dello spazio.

acquario69 is offline  
Vecchio 05-09-2013, 12.56.12   #4
Ariel
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Riferimento: Da cosa deriva e nasce lo spirito artistico?

Tempo fa da una mostra Le avanguardie russe :
Dal Manifesto della Federazione Volante dei Futuristi Russi: noi proletari ,dell'arte,invitiamo i proletari delle fabbriche e delle terre alla terza rivoluzione,incruenta ma feroce,la rivoluzione dello spirito.

Il vecchio mondo si reggeva su tre balene: la schiavitù politica,la schiavitù sociale,la schiavitù spirituale.A.V.Lentulov

Trascrivere la musica dei colori,dipingere i suoni della natura,vedere cromaticamente i suoni e udire musicalmente i colori.kandinskij

Per me lo spirito artistico nasce da un ispirazione mentale,sentimentale e spirituale.E' un moto Dell' animo pieno di sentimento,
d'amore,di rabbia,talmente forte da volere a tutti costi comunicare e toccare il cuore,la mente e lo spirito della gente.
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Vecchio 05-09-2013, 13.23.40   #5
ulysse
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Riferimento: Da cosa deriva e nasce lo spirito artistico?

Citazione:
Originalmente inviato da acquario69
ciao…proverò' a dire la mia sull'argomento.
trovare una possibile risposta a questa domanda non è appunto cosa semplice
Infatti non è cosa semplice...ma credo che molti abbiano detto qualcosa in proposito e anche di interessante: per esempio potrebbe trattarsi di una particolare capacità di interpretare l'ambiente in cui l'artista si trova...con sentimento profondo e con parole alate...o altre più efficaci tecniche.
Citazione:
e forse io penso che porsi la domanda in questi termini non aiuti a trovare una possibile comprensione…perché personalmente ritengo che lo spirito artistico va al di la della sequenza "domanda-risposta"
Infatti si parla di pensiero laterale o divergente ..piuttosto che di pensiero verticale... eminentemente logico.
Citazione:
l'arte stessa (per come la intendo io) non si limita alla dimensione esteriore, ma a qualcosa di più profondo ed essenziale..quindi l'ispirazione (non direi specificamente artistica, cosi come normalmente viene intesa) proviene da qualcosa che trascende la persona stessa.
Trascendere la persona mi pare difficile ...se non impossibile: piuttosto sembra che l'artista sappia cogliere ed esprimere con la sua arte e tecnica, più e meglio della media degli orsi, il suo più intimo sentire in relazione a sé medesimo, alla cultura corrente, all'ambiente in cui si trova, a particolari eventi caratteristici ed alle popolazioni che lo circondano...in cui è immerso con relative culture.
Citazione:
forse come unico richiamo resta la dimensione spirituale nella quale l'ispirazione proviene e vi attingerebbe.
Credo che la dimensione spirituale sia compresa in quanto ho detto prima:...sarebbe cioè un fatto eminentemente culturale e di un sentire emozionale.
Diversamente bisognerebbe definire cosa è "dimensione spirituale".
Citazione:
Una cosa su cui mi e' capitato di riflettere è che l'arte è anche interprete del tempo in cui un opera viene realizzata e credo che spesso (se non sempre) anticipi un modo di vedere,di sentire e di intendere che solo in seguito verrà poi recepita
Il cosiddetto "Vate" che interpretava, in esaltazione, i caratteri e gli straordinari eventi di un popolo e di una nazione...sembrava effettivamente avere facoltà divinatorie...ma , ovviamente, non era vero!
Tuttavia chi meglio sa interpretare ed intuire gli indizi che gli eventi presentano , sembra effettivamente che precorra i tempi...ma non è un carattere esclusivo degli artisti...magari anche i politici , gli economisti , i pubblicitari, gli stessi scienziati, ecc...cercano di precorrere i tempi...ma non è che li trascendono.
Citazione:
..quindi, secondo me, l'ispirazione stessa riesce a "leggere" le cose al di la del tempo e dello spazio.
Effettivamente il poeta, l'artista è tale poiché, dotato particolarmente di pensiero laterale, ha particolari facoltà innate o geneticamente ereditate dagli avi...o, magari, semplicemente apprese,... di meglio penetrare ed interpretare i segni del tempo...il significato degli eventi, ecc...
Ma che possa leggere effettivamente al di là del tempo e dello spazio mi pare difficile...direi, anzi, improbabile!

A meno che, dotato di Star-Gate personale, non possa accedere ad uno dei tanti universi paralleli in leggero anticipo sul nostro.

Ultima modifica di ulysse : 05-09-2013 alle ore 18.19.31.
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Vecchio 05-09-2013, 20.14.28   #6
maral
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Riferimento: Da cosa deriva e nasce lo spirito artistico?

Penso che il nucleo centrale dello spirito artistico sia la lo spontaneo darsi del simbolo nel suo molteplice e inesauribile valore semantico. Il simbolo è un qualsiasi ente formale che da sé esprime una molteplicità di contenuti rappresentativi che a loro volta richiamano altri contenuti i quali si manifestano con un forte impatto emozionale fornendo la materia prima allo sviluppo di un percorso cognitivo complesso del mondo.
L'attività artistica ha l'emergenza dei significati simbolici in comune con il sentimento religioso e con la follia, ma la sviluppa in modo diverso traendo dalla loro combinazione un valore estetico immediato che rimanda a un valore di verità che coinvolge profondamente il soggetto, ma senza mai sommergerlo.
Come nel sentimento religioso e a differenza della follia il simbolo artistico produce un percorso di senso umano, ma diversamente che nel sentimento religioso questo percorso di senso ritrova integra la sua consapevolezza rappresentativa. Mentre nella follia il soggetto viene sommerso e annichilito dalla propria produzione simbolica e nella religione tale produzione simbolica si colloca come realtà letterale a cui è doveroso credere, nell'arte la produzione simbolica allude alla realtà senza mai volerla esaurire in se stessa, ma godendo della sua armonia che include il soggetto in un gioco riuscito, armonioso e sempre libero di significati.
Se però manca questa allusione e ci si accontenta del gioco estetico formale dei significati l'arte si riduce a pura decorazione tecnica e lo spirito artistico si inaridisce lasciando al suo posto un vuoto surrogato.
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Vecchio 05-09-2013, 21.57.42   #7
Mymind
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Riferimento: Da cosa deriva e nasce lo spirito artistico?

Citazione:
Originalmente inviato da 0xdeadbeef
@ Mymind
Un tema che trovo interessante...
Posso cercare di descriverti la mia esperienza di coltivatore di bonsai, la cui coltivazione è in stretta
relazione con la filosofia orientale ed il senso estetico che ne deriva.
Nel bonsai sono centrali i concetti di Natura e di Artificio. Un bonsai non sarà mai "bello" se non mostra,
evidente, la mano dell'uomo. Così come non sarà bello se "snatura" la pianta: il segreto del bonsai è
l'armonia di questi due elementi.
Natura ed Artificio sono dunque sì distinti, ma devono "armonizzarsi" (come predica la filosofia Zen).
La penso quindi come Kant (che è anche il filosofo che io prediligo): il giudizio estetico è il punto
di collegamento fra il mondo naturale e la dimensione etico-spirituale.
Trovo magnifico quel concetto per cui: "la natura dà la regola all'arte". Certo, anche nel bonsai è la
natura a porre la regola, e il coltivatore deve conoscerla anche allo scopo di trasgredirla (i costumi
orientali si direbbero alquanto più rilassati del rigorismo kantiano...).
Di nessun interesse è, per me, la sintesi di cui parla Schelling e tutto l'idealismo: nel bonsai non c'è
sintesi, Natura ed Artificio rimangono distinti seppur armonizzati.
Lo spirito artistico, per me, nasce dalla volontà di esprimersi, quindi di "parlare". E si "parla"
essenzialmente a chi è altro-da-te. Forse anche dalla volontà di mostrarsi, quindi anche dalla vanità.
A me, ad esempio, farebbe molto piacere vincere un concorso di bonsai di un certo prestigio.
ciao

Ciao beef, grazie per l'intervento è molto interessante la tua esperienza coi bonsai e l'equilibrio dell'unione tra artificio e natura. La tecnica deve rimanere solo un mezzo con il quale si esprime l'arte e non l'arte stessa. Arte non è mera tecnica, ma espressione d'essere. Il bisogno d'esprimersi può essere una delle risposte.

Citazione:
Originalmente inviato da acquario69
ciao…proverò' a dire la mia sull'argomento.
trovare una possibile risposta a questa domanda non e' appunto cosa semplice
e forse io penso che porsi la domanda in questi termini non aiuti a trovare una possibile comprensione…perché personalmente ritengo che lo spirito artistico va al di la della sequenza "domanda-risposta"
l'arte stessa (per come la intendo io) non si limita alla dimensione esteriore ma a qualcosa di più profondo ed essenziale..quindi l'ispirazione (non direi specificamente artistica,cosi come normalmente viene intesa) proviene da qualcosa che trascende la persona stessa.
forse come unico richiamo resta la dimensione spirituale nella quale l'ispirazione proviene e vi attingerebbe.
una cosa su cui mi e' capitato di riflettere e' che l'arte e' anche interprete del tempo in cui un opera viene realizzata e credo che spesso (se non sempre) anticipi un modo di vedere,di sentire e di intendere che solo in seguito verra poi recepita ..quindi secondo me l'ispirazione stessa riesce a "leggere" le cose al di la del tempo e dello spazio.



Ciao acquario, è molto affascinante anche la tua visione trascendentale per quanto riguarda l'istinto e secondo il quale avrebbe origine dallo spirito, il che condivido in parte, così come l'ispirazione ad una musica o ad una poesia è così irrazionale e naturale che ci vien difficile concepire da cosa possa nascere. Il saper guardare al di la del tempo e dello spazio e tipico dell'artista, ovvero saper oltrepassare la realtà per conformarla nell'opera alla sua visione metafisica, l'arte non è che metafisica in pratica. Di cui Ariel cita bene Kandiskij padre dell'astrattismo:

Citazione:
Originalmente inviato da Ariel
Trascrivere la musica dei colori,dipingere i suoni della natura,vedere cromaticamente i suoni e udire musicalmente i colori.kandinskij

Per me lo spirito artistico nasce da un ispirazione mentale,sentimentale e spirituale.E' un moto Dell' animo pieno di sentimento,
d'amore,di rabbia,talmente forte da volere a tutti costi comunicare e toccare il cuore,la mente e lo spirito della gente.

Dall'assoluto hegeliano o dall'iperuranio di Platone possiamo trovare delle focalizzazioni, ma non ci danno risposta al nostro dubbio. Forse hai ragione proprio tu Ariel nel dire che è l'espressione di un sentimento e quindi nulla di mistico. L'arte è sicuramente espressione d'un sentimento dell'io, altrimenti non sarebbe altro che tecnica. Quindi torniamo a ciò che diceva beef ovvero, la volontà d'esprimere un sentimento interiore. E qui credo che giungiamo ad una quasi risposta, ma l'ispirazione innata e irrazionale che pervade l'artista e si appropria della sua mano muovendola senza più un pensiero, in uno stato di non-mente, soltanto pura espressione ispirata senza filtri della psiche, sia qualcosa che vada al di là delle volontà e della rappresentazione di sentimenti.

@Ulysse: Ciao ulysse, sveli dei dubbi e se ne creano altri come in un turbine. Son convinto anche io che l'espressione artistica derivi da una spiccata sensibilità dell'artista nel vedere ciò che lo circonda e ciò che prova interiormente, un "tao" di sentimenti e sensazioni esterne, che trova la sua volontà d'esprimere. Ma c'è in questa logica una parte innata e irrazionale di difficile comprensione, ovvero come l'artista trova in sè l'ineffabile vortice che lo porta alla sua espressione?

Citazione:
Originalmente inviato da maral
Penso che il nucleo centrale dello spirito artistico sia lo spontaneo darsi del simbolo nel suo molteplice e inesauribile valore semantico. Il simbolo è un qualsiasi ente formale che da sé esprime una molteplicità di contenuti rappresentativi che a loro volta richiamano altri contenuti i quali si manifestano con un forte impatto emozionale fornendo la materia prima allo sviluppo di un percorso cognitivo complesso del mondo.
L'attività artistica ha l'emergenza dei significati simbolici in comune con il sentimento religioso e con la follia, ma la sviluppa in modo diverso traendo dalla loro combinazione un valore estetico immediato che rimanda a un valore di verità che coinvolge profondamente il soggetto, ma senza mai sommergerlo.
Come nel sentimento religioso e a differenza della follia il simbolo artistico produce un percorso di senso umano, ma diversamente che nel sentimento religioso questo percorso di senso ritrova integra la sua consapevolezza rappresentativa. Mentre nella follia il soggetto viene sommerso e annichilito dalla propria produzione simbolica e nella religione tale produzione simbolica si colloca come realtà letterale a cui è doveroso credere, nell'arte la produzione simbolica allude alla realtà senza mai volerla esaurire in se stessa, ma godendo della sua armonia che include il soggetto in un gioco riuscito, armonioso e sempre libero di significati.
Se però manca questa allusione e ci si accontenta del gioco estetico formale dei significati l'arte si riduce a pura decorazione tecnica e lo spirito artistico si inaridisce lasciando al suo posto un vuoto surrogato.


Ciao Maral e grazie, condivido gran parte della tua visione e credo anche io sia l'espressione del molteplice di un mantra o simbolo, metafisico o meno. Così come per la "dose" di simbolo e rappresentazione che ne deriva a seconda anche di quanto venga arricchito da follia. E sul fatto che la rappresentazione resti comunque simbolica lasciando a chi guarda di scegliere il suo molteplice. Se l'ideale originale ( o l'ispirazione per un opera d'arte) è troppo distante dalla sua rappresentazione poichè si è persa nel molteplice e nell'interpretazione complicata e troppo generica: non è un'opera d'arte di valore. L'opera deve colpire e meravigliare, mantenendo se vuole un simboliso sincero e puro, non nascondersi dietro una rappresentazione simbolica attribuibile anche a ciò che non è arte.
Ma il simbolo passa per la psiche e poi per le emozioni prima di essere espresso in una parte della sua molteplicità ramificata. In questo caso il soggetto e l'origine è il simbolo, ma le potenzialità di questo saranno date in base a chi lo contempla o ne viene travolto.

Mi rendo conto che la domanda potrebbe non avere una risposta conosciuta e ipotizzabile, ma la nascita del simbolo o dell'ispirazione(non l'emozione o la volontà) data da esso ha una sua innatezza e irrazionalità d'origine, che solo nel trascendere trova soluzione teorica al momento.
Ma vorrei aggiungere anche un altro indizio al discorso ovvero le droghe e gli stati alterati della mente, studiati dalla psicologia transpersonale e di cui abbiamo anche riscontro nelle letteratura (Huxley, Gautier, Hoffman, Jung, Watts). Sappiamo bene che certe droghe(marijuana,lsd,funghi,ay ahuasca) amplifichino positivamente sia le percezioni che le idee dando a tanti artisti modo d'esprimersi ed aumentare notevolemte la loro creatività e l'ispirazione. Favorendo magari l'emisfero sinistro e ragionando secondo altri schemi paralleli alla logica, con una coscienza però più ampia e profonda. A questo punto l'innato spirito creativo instinto nell'uomo e nel cervello ha modo tramite i simboli di avere dei dati(esterni o interni) con il quale plasmare la visione. Le droghe facilitano il processo creativo ispirato, ma non sono altro che un trampolino, non l'origine. A questo punto mi chiedo se non sia veramente innata nel cervello e debba soltanto essere "risvegliata la dote" e l'ispirazione che potrebbe essere in ogni individuo, anche se in modo totalmente inconscio o di intensità differente. Un potenziale.

Ultima modifica di Mymind : 06-09-2013 alle ore 06.50.07.
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Vecchio 05-09-2013, 21.59.23   #8
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Riferimento: Da cosa deriva e nasce lo spirito artistico?

Calza giusto a pennello un'articolo del sito che è stato pubblicato proprio oggi (coincidenze...), lo riporto per intero:

Citazione:
Sulla “musica oggettiva”.
Settembre 2013

Dai primordi l'uomo si interroga sulla possibilità di una tanto anelata creazione di musica oggettiva.
E’ possibile creare una sinfonia che trasmetta sensazioni oggettive, valevoli allo stesso modo per ogni diverso ascoltatore?
Sappiamo che, attraverso l’esecuzione musicale l’autore non comunica in modo intatto l’idea musicale che ha ricevuto in ispirazione, ma ciò che tale idea ha suscitato in lui in merito a sentimenti ed emozioni. La stessa idea, in un altro compositore, verrebbe espressa in altro modo. Sono le qualità animiche dell’uomo che determinano la modalità di apparire di una data idea musicale. Solitamente alterata. Come in ogni altra attività umana. Dal percepire al pensare, al sentire al volere si avvicendano molteplici modificazioni. E tali alterazioni se da un lato sono ciò che determina la necessaria e irrinunciabile modalità di approccio d’indagine umana verso il mondo, da un altro lato sono ciò che dovrebbe essere ravvisato come una limitazione che dovrà necessariamente venire superata. L’ordinaria coscienza umana rappresenta in realtà solo un momento transitorio del suo divenire: una fase che è stata ed è in continua mutazione.
Solo se esistessero due uomini uguali, entrambi con la medesima idea, scriverebbero la stessa identica musica. Ma ciò non è possibile essendo ogni uomo, unico, quindi diverso dall’altro. Ogni umano riveste con la sostanza di cui lui stesso è composto, le composizioni musicali.

E’ quindi impossibile poter parlare di oggettività nella musica, a causa delle alterazioni animiche personali che si inseriscono sempre fra idea e realizzazione sonora.
E’ impossibile, a meno che non vi fosse un essere capace di far passare inalterata l’idea, dal sovrasensibile al sensibile. Ma cosa dovrebbe compiere un tale essere per poter trasmettere intatta l’idea che gli si presenta come ispirazione? Dovrebbe purificarsi, rendere la sua anima tersa e pulita, in modo che nessun filtro possa modificare l’essenza dell’ispirazione.
A priori si dia per scontato che non esiste uomo che crei: ma ogni supposto "creatore" imita, traspone nel fisico echi di armonie celesti percepite nello stato di coscienza di sonno. Rechiamo sulla terra verità sovrasensibili udite in altri mondi, tradotte a mezzo della nostra propria anima: che decodifica a suo modo tali ispirazioni celesti.
Ma è ancora possibile comporre (trasporre lo spirito) in maniera ispirata?

Mentre nell’antichità sino all’inizio del 1900 vi erano sistemi musicali che dettavano punti di orientamento (scale, armonie) la nostra era è caratterizzata da una totale tendenza a fuoriuscire da regole e orientamenti: l’atonalità. La musica ha assunto un carattere non più ispirato, ma personale, strutturato dalla logica e dall’intelletto. Le immani costruzioni armoniche e melodiche delle sinfonie provengono dalla qualità del pensiero umano, non dal suo sentimento ispirato dallo spirito.
La nuova musica non può essere né ricerca timbrica né ricerca armonica. Molta musica attuale più che a musica, assomiglia al rumore di “provette in laboratorio”.
L’artista vero dice: “La vera opera d'arte nasce dall'artista in modo misterioso, enigmatico, mistico. staccandosi da lui assume una sua personalità, e diviene un soggetto indipendente con un suo respiro spirituale e una sua vita concreta. Diventa un aspetto dell'essere. L'opera d'arte non può essere imitazione della natura, ma imitazione del procedimento che la crea; vale a dire: l'opera d'arte esprime la forza creatrice che esige di essere manifesta.
'arte deve tendere a quello spirito della natura che parla come per simboli nell'interiorità delle cose. Non ci si deve limitare ad osservare ala natura dall'esterno, ma la si deve vivere dall'interno.

"Un'opera d'arte deve essere come una grande improvvisazione: meditazione, costruzione, composizione preliminare non sono una stadio in funzione di un fine, perché il fine deve risultare inaspettato all'artista stesso.”

Di fatto ogni creazione artistica, ma in maggior modo ogni composizione musicale è un tentato amplesso con quell'antico suono incantato udito in altri mondi, che sempre decade in un aborto. Mai vi fu concepimento nell'unione con esso, ma solo usufrutto. L'artista di fatto non riesce a partorire figli di quel suono, ma giunge soltanto a copiare, immagini di quel suono. Questo accade perché s'inganna che il suo scopo, come artista sia soltanto di godere lui e gli altri dei suoi amplessi con esso: delle sue creazioni; si ferma al piacere. Non comprende che solo con il piacere orgasmico non vi può essere figlio che nasca. Non offre in sacrificio nulla di sé, anzi gode di sé, usando l'arte per mostrarsi agli altri, onde godere in sé del suo talento.
Anziché fermarsi a tal piacere edonista, dovrebbe come uomo artista, mettere le sue capacità al servizio dell'espressione dello spirito del mondo, smettendo di credere di essere lui il Dio. Nascere deve il figlio di Dio incantato nelle arti, nel suono, non devono sorgere mummie imbalsamate di esso, rievocate, ricopiate, attinte dal subconscio dal presunto maestro d'arte.
A tal merito qualcuno disse: “L'arte comincia dove finisce la natura". L'arte è al di sopra della natura: è supernatura. E' natura umanizzata. L'artista con la sua libertà d'animo è al di sopra della natura e può adattarla per i suoi fini superiori. E' il suo padrone e il suo schiavo. E' il suo schiavo perché deve usare mezzi terreni per farsi capire. Ma è il suo padrone perché subordina questi mezzi ai propri superiori intenti. L'arte non è un'inutile creazione di cose che svaniscono nel vuoto, ma è una forza che ha un fine, e deve servire allo sviluppo e all'affinamento dell'anima. E' un linguaggio che parla all'anima con parole proprie, di cose che per l'anima sono il pane quotidiano, e che solo così può ricevere. Se l'arte si sottrae a questo compito rimane un vuoto, perché nessun altra forza può sostituirla.
L'artista deve riconoscere i doveri che ha verso l'arte e verso se stesso, considerandosi non il padrone, ma il servitore di ideali precisi, grandi e sacri. Deve educarsi a raccogliersi nella sua anima, curandola e arricchendola in modo che essa diventi il manto del suo talento esteriore, e non sia come il guanto perduto di una mano sconosciuta, una vuota e inutile apparenza. L'artista non deve dominare la forma, ma adattare la forma al contenuto. L'artista non è libero nella vita, ma solamente nell'arte. Deve rendere i talenti che gli sono stati affidati; le sue azioni i suoi pensieri, i suoi sentimenti formano l'atmosfera spirituale e dunque la illuminano o la intorbidano. Queste azioni, questi pensieri, questi sentimenti formano la materia delle sue opere che influenzeranno anch'esse l'atmosfera spirituale."

Se si vuole andare in una nuova direzione, si deve lavorare in se stessi: educarsi per arrivare a comprendere ed a sperimentare in prima persona quali siano gli intenti dettati dall’attuale Spirito del tempo. Non serve a nulla anticipare forzatamente il futuro in una direzione che dal punto di vista logico sembra essere quello di svincolarsi dalle leggi armoniche e tonali, dalle convenzioni che propedeuticamente hanno guidato musicalmente l’uomo nei secoli. Anche se l’anelito per la ricerca e il rinnovamento può portare qualcuno ad affermazioni (esagerate) del genere: “E’ molto meglio scagliare la propria tavolozza contro la tela, frantumare la creta o il marmo con un pugno o un mazzuolo, o sedersi fragorosamente sulla tastiera del pianoforte piuttosto che razzolare senza vitalità nel campo di una forma d’arte tradizionale e morta da tempo.” Oppure: “Il cercare di ridare vita a principi o a forme del passato, il ripresentare plagi di opere antiche può essere simbolizzato come partorire bambini morti. Non può e non deve tornare un'arte che esprima i secoli scorsi, perché come la natura, essa non si ripete mai”.
Non si tratta di andare alla ricerca di nuovi metodi da inventare o vecchi metodi da maledire: la via può essere solo la purificazione del proprio corpo astrale in Sé spirituale. Che è la "lente" futura attraverso cui l'Io potrà irraggiare pura e inalterata verso il mondo sensibile la luce sonora dello spirito. Il suono della luce.

Tiziano Bellucci
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Vecchio 06-09-2013, 04.27.12   #9
acquario69
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@ ulysse

Citazione:
Infatti non è cosa semplice...ma credo che molti abbiano detto qualcosa in proposito e anche di interessante: per esempio potrebbe trattarsi di una particolare capacità di interpretare l'ambiente in cui l'artista si trova...con sentimento profondo e con parole alate...o altre più efficaci tecniche.

Infatti si parla di pensiero laterale o divergente ..piuttosto che di pensiero verticale... eminentemente logico.

Ulysse..beato te che vivi nelle assolute certezze!

Citazione:
Trascendere la persona mi pare difficile ...se non impossibile: piuttosto sembra che l'artista sappia cogliere ed esprimere con la sua arte e tecnica, più e meglio della media degli orsi, il suo più intimo sentire in relazione a sé medesimo, alla cultura corrente, all'ambiente in cui si trova, a particolari eventi caratteristici ed alle popolazioni che lo circondano...in cui è immerso con relative culture.

Credo che la dimensione spirituale sia compresa in quanto ho detto prima:...sarebbe cioè un fatto eminentemente culturale e di un sentire emozionale.
Diversamente bisognerebbe definire cosa è "dimensione spirituale".

non esiste solo cio che si puo "vedere"...negarlo (ed e' esattamente quello che e' stato fatto per troppo tempo) ci ha paradossalmente resi tutti ciechi.

Citazione:
Il cosiddetto "Vate" che interpretava, in esaltazione, i caratteri e gli straordinari eventi di un popolo e di una nazione...sembrava effettivamente avere facoltà divinatorie...ma , ovviamente, non era vero!
Tuttavia chi meglio sa interpretare ed intuire gli indizi che gli eventi presentano , sembra effettivamente che precorra i tempi...ma non è un carattere esclusivo degli artisti...magari anche i politici , gli economisti , i pubblicitari, gli stessi scienziati, ecc...cercano di precorrere i tempi...ma non è che li trascendono.

Effettivamente il poeta, l'artista è tale poiché, dotato particolarmente di pensiero laterale, ha particolari facoltà innate o geneticamente ereditate dagli avi...o, magari, semplicemente apprese,... di meglio penetrare ed interpretare i segni del tempo...il significato degli eventi, ecc...
Ma che possa leggere effettivamente al di là del tempo e dello spazio mi pare difficile...direi, anzi, improbabile!

A meno che, dotato di Star-Gate personale, non possa accedere ad uno dei tanti universi paralleli in leggero anticipo sul nostro.



si certo,si e' visto come i politici ,gli economisti i pubblicitari ….sono riusciti a precorrere i tempi!…a tal punto che ora ne rimane ben poco a disposizione…loro si che lo hanno usato veramente lo star gate!
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Vecchio 06-09-2013, 04.48.13   #10
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@Mymind

Citazione:
La musica ha assunto un carattere non più ispirato, ma personale, strutturato dalla logica e dall’intelletto. Le immani costruzioni armoniche e melodiche delle sinfonie provengono dalla qualità del pensiero umano, non dal suo sentimento ispirato dallo spirito.
La nuova musica non può essere né ricerca timbrica né ricerca armonica. Molta musica attuale più che a musica, assomiglia al rumore di “provette in laboratorio”.
L’artista vero dice: “La vera opera d'arte nasce dall'artista in modo misterioso, enigmatico, mistico. staccandosi da lui assume una sua personalità, e diviene un soggetto indipendente con un suo respiro spirituale e una sua vita concreta. Diventa un aspetto dell'essere. L'opera d'arte non può essere imitazione della natura, ma imitazione del procedimento che la crea; vale a dire: l'opera d'arte esprime la forza creatrice che esige di essere manifesta.
'arte deve tendere a quello spirito della natura che parla come per simboli nell'interiorità delle cose. Non ci si deve limitare ad osservare ala natura dall'esterno, ma la si deve vivere dall'interno.

"Un'opera d'arte deve essere come una grande improvvisazione: meditazione, costruzione, composizione preliminare non sono una stadio in funzione di un fine, perché il fine deve risultare inaspettato all'artista stesso.”

intéressante l'articolo…estrapolo questo tratto qui sopra per sottolineare un aspetto (e un ulteriore riflessione)
quello della musica,come del resto qualsiasi altra manifestazione artistica,frutto dei tempi,riproduzione fedele della sua raffigurazione…e' vero secondo me come dice l'autore che la musica attuale e' un rumore elaborato in "provette da laboratorio"…anche qui secondo me questa trasformazione e' dovuta al fatto di aver invertito completamente i valori in essere…si e' dunque arrivati a trovare il profitto (puro economico) persino nell'ambito artistico,che dovrebbe essere appunto fuori da qualsiasi contesto del genere….come a dire che non si fa arte per l'arte stessa,(come percorso di senso umano,condividendo l'opinione di maral) ma diventa solo strumento anche questo..il che la dice lunga al punto in cui siamo arrivati..e a quello che viene poi di conseguenza riprodotto..in tutti i sensi,non solo artistico.

mymind ..ma alla fine quale sarebbe il tuo pensiero in merito all'argomento?….a parole tue intendo
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