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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 06-09-2013, 17.23.32   #1
donquixote
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Libertà di pensiero

Ho notato che qui su forum non vi è una discussione sulla libertà di pensiero da un punto di vista filosofico. Appare ovvio che questo tipo di libertà sia da dare talmente per scontata che non vale nemmeno la pena discuterne, ma io non ne sono affatto convinto e vorrei provare a farlo; del resto dai tempi del criticismo kantiano si è imposta la tesi che tutto deve essere discutibile e criticabile, e quindi prima di tutto dovrebbe esserlo il principio che lo afferma.
Sappiamo che la libertà di pensiero è cosa recente, nata da pochi secoli e sviluppatasi esponenzialmente con l'invenzione di tutti i nuovi mezzi di comunicazione di massa che ne consentono l'espressione, e se vogliamo trovare un simbolico startup di questa tendenza possiamo certamente collocarlo dal punto di vista intellettuale nella proclamazione del "libero esame" delle sacre scritture da parte della chiesa protestante, e da quello "fisico" nella nascita della tecnica di stampa con la conseguente diffusione dei libri e della capacità di leggerli. Non è così difficile notare che da quando la Chiesa protestante ha concesso a chiunque la possibilità di interpretare le Sacre Scritture come meglio riteneva opportuno sono sorte una miriade di confessioni e sette diverse, ognuna delle quali ritiene di essere l'unica depositaria della interpretazione corretta. Questa semplice constatazione, estesa a tutti i campi del pensiero, ha inevitabilmente condotto da un lato ad una produzione intellettuale quale mai si era visto prima nella storia umana, ma dall'altro ha inevitabilmente eclissato dall'occidente intellettuale il concetto di verità, che viene ormai totalmente incompreso, spesso negato, e non di rado piegato alla volontà e all'interesse delle classi dominanti.
La libertà di pensiero dovrebbe infatti essere lo strumento per cercare la verità, e una volta trovata questa dovrebbe rimanere a fondamento di ogni successiva visione del mondo, ma la scomparsa dall'orizzonte occidentale di questo concetto, o la sua estrema relativizzazione, hanno trasformato il mezzo in fine al punto che la libertà di pensiero e di espressione dello stesso vengono considerati "diritti umani inalienabili" alla stessa stregua del diritto alla vita, anzi, il diritto alla vita non è nei fatti un diritto umano inalienabile, mentre quello alla libertà di pensiero sì.
A cosa si contrappone l'esaltazione della libertà di pensiero? Solitamente al periodo della Santa Inquisizione, ove molti eretici furono messi al rogo per aver sostenuto tesi in palese contrasto con le dottrine ufficiali della Chiesa, e successivamente al periodo totalitario, ove gli oppositori intellettuali dei regimi dittatoriali venivano incarcerati o esiliati per avere espresso opinioni o idee contrarie a quelle dominanti. Non voglio esprimere giudizi su queste due situazioni poiché comporterebbero ampie spiegazioni, ma solo guardare, sine ira et studio, ai risultati cui questa situazione ha portato.
Oggi non esistono più parametri condivisi a cui poter fare riferimento per valutare la verità o meno di un qualsiasi concetto, e io stesso mi sono trovato molto spesso a dibattere sul semplice significato di un vocabolo che il mio interlocutore interpretava in una certa maniera e alla quale (almeno quando discutevo con lui) pretendeva che mi adeguassi.
Se non si trova neanche più un accordo sul significato delle parole, come si può trovarlo sui concetti o addirittura sul "concetto" per eccellenza che è quello di verità?
I teologi e i filosofi, che dovrebbero essere le categorie più indirizzate alla ricerca della verità, hanno perso qualsiasi capacita intuitiva ed elaborativa, trasformandosi in un caso in storici della teologia e nell'altro in storici della filosofia, e limitandosi a registrare e comunicare il pensiero di chi li ha preceduti.
A cosa ha portato dunque la "libertà di pensiero"? Al non-pensiero, ad una indistinta e confusa melma intellettuale in cui le sciocchezze più evidenti hanno la stessa dignità intellettuale dei pensieri più alti e nobili, una melma in cui un brillante pensiero di verità, che sarà sempre solitario poiché la verità non è comprensibile da tutti, affonderà inesorabilmente nel fango di espressioni intellettuali stupide e volgari, spesso coincidenti con interessi particolari, di casta se non addirittura personali, posto che questi abbiano a disposizione una sufficiente potenza mediatica per diffonderle.
Ma c'è un'eccezione. Nel "mare magnum" del libero pensiero vi è una "verità" intoccabile: quella della scienza. La scienza non si può mettere in discussione, è sacra. Certo qualcuno dirà che non è vero, che la scienza discute tutti i giorni, che mette in dubbio tutto eccetera: sicuro, ma solo al suo interno, come del resto ha sempre fatto anche la Chiesa con i vari Concili e le varie assise, in cui si svolgevano dibattiti accesissimi forse ancor più che fra gli scienziati; ma, quando si era deciso, ciò che si comunicava all'esterno era indiscutibile, era dogma, la gente non poteva che limitarsi a prenderne atto, e la Chiesa era l'unica istituzione autorizzata a variarlo e a ridiscuterlo. Per la scienza moderna accade lo stesso: all'interno discute animatamente, ma una volta che ha preso una decisione quella è, gli viene affibbiato l'attributo di "scientifica" che lo trasforma in dogma e nessuno deve più azzardarsi a mettere becco. Certo teoricamente lo si può fare, nessuno ti mette al rogo, ma il consenso attribuito a ciò che viene considerato scientifico è tale per cui tutto ciò che non può fregiarsi di questo nobile appellativo verrà ridicolizzato dalla grande massa dell'apparato mediatico, oppure derubricato a fuffa, a superstizione, e se un concetto apparirà un attimo più elaborato potrà avere la fortuna di meritarsi il titolo di "sega mentale".
La comunità scientifica è diventata, nell'attualitá, ciò che era la Chiesa nel medioevo, la quale perlomeno tendeva a comprendere concetti universali, mentre la scienza moderna, a causa dei suoi metodi di indagine, non potrà mai coglierli. Non so se coloro che esaltavano nell'era dei Lumi la libertà di pensiero volessero raggiungere questo risultato, ma a questo siamo giunti. Mi "sovviene" una strofa del materialista Guccio tratta dalla sua canzone Cyrano:

E voi materialisti
Col vostro chiodo fisso
Che Dio è morto e l'uomo
È solo in questo abisso
Le verità cercate
Per terra, da maiali
Tenetevi le ghiande
Lasciatemi le ali
donquixote is offline  
Vecchio 06-09-2013, 21.49.47   #2
0xdeadbeef
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Riferimento: Libertà di pensiero

@ Donquixote
Io la vedrei sotto una luce un pò diversa. Per me il problema che poni (mi par di capire la libertà di
pensiero come radice del nichilismo) risiede innanzitutto nel problema della "libertà" tout court.
Certamente il pensiero arcaico non ha una concezione della libertà come noi l'abbiamo. La filosofia greca,
come quelle orientali, è essenzialmente necessitarista. Tuttavia, è proprio nella filosofia greca che
possiamo, a mio avviso, individuare i primi "germi" di quel pensiero che, esaltando l'individuo, ne esalterà
anche la "libertà" (con Aristotele, e prima ancora con Socrate, emerge chiaro un concetto di "libertà"
come auto-determinazione -seppur questa "libertà" si inscrive "ancora" in un contesto necessitaristico, che
è quello determinato dalla "sostanza").
A me sembra che un momento storico di grande rilevanza, nel processo che porta ad emergere il concetto di
"individuo", sia da rilevare nell'avvento stesso del Cristianesimo, che afferma una "salvezza" legata
alla responsabilità individuale.
Se l'individuo è "libero", allora ciò vuol dire che l'Inflessibile è stato flesso (per usare il linguaggio
di Severino): l'individuo non risponde più a nessuna "totalità"; a nessun immobilismo; a nessun "sacro
principio". La "libertà" non può essere diversamente intesa dal dispiegamento assoluto della volontà di
potenza dell'individuo.
Ben presto ci si rende conto che la "libertà" è la messa in discussione dell'"autorità" (che è ancora concetto
legato ad una visione sacrale). Ecco che allora il Sacro verrà ripristinato sotto la forma di principi morali;
di istituzioni (lo stato è "Iddio reale" in Hegel); per finire con l'affermazione dell'infallibilità della
scienza, nel suo ultimo e, credo, estremo tentativo di ripararsi, per così dire, dalla "flessione degli
inflessibili" (oggi, io trovo, l'"autorità" è rinvenibile solo in campo scientifico).
Dunque sì, sono sostanzialmente d'accordo con te quando affermi la libertà di pensiero come radice del
nichilismo. Io però starei ben attento a... non individuare "nemici".
Mi spiego: io credo che la libertà di pensiero abbia una "storia" che è la storia di un processo, e non di
un qualcosa che ha una "startup" e, presumibilmente, anche una fine. Come accennavo, io non credo sia
rinvenibile una origine certa dei concetti (esempi di situazioni individuali sono rinvenibili persino in
testi egizi e mesopotamici), per cui penserei auspicabile il ritenere i concetti "che sono", ovvero che
sono nell'attualità, ANCHE come un qualcosa che ci appartiene necessariamente.
Non condivido quindi certe tue posizioni, che a me sembrano "contro" qualcosa (la Chiesa Protestante, che
tu sembri "accusare" di aver eclissato la concezione della Verità). Ti dico francamente che, pur rendendomi
conto che questo è un ulteriore "passo" verso l'eclissi della Verità, mi entusiasmo al pensiero di un
Erasmo che afferma la necessità (la "necessità"...) di tradurre le Sacre Scritture nella lingua del popolo.
A mio avviso, solo Kant (o i pensatori che a lui si sono ispirati) ha saputo indicare la via per superare
questa contraddizione (la libertà come eclissi di qualsiasi principio saldo). Ma qui comincerebbe un'altro
discorso.
ciao
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Vecchio 07-09-2013, 07.48.41   #3
acquario69
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Riferimento: Libertà di pensiero

@donquixote

ciao..quoto e condivido al 100%
la ricerca della verita,che dovrebbe appunto essere il cardine stesso della filosofia e' diventata troppo spesso dogma e semplice nozionismo,per cui ci si rifa' sovente a quello che hanno detto altri prima di noi (come se alcuni illustri filosofi,non fossero anche loro persone,con tutti i pregi,le loro grandi intuizioni ma anche i difetti,i loro limiti e i loro stessi errori,direi umani appunto…) si antepone così lo stesso pensiero col risultato di soffocare L'AUTENTICO pensiero che alberga in ognuno di noi...cioe',quello che non e' filtrato,ne contaminato,libero appunto...a me piace chiamarlo anche "pensiero puro",l'unico che sa arrivare al cuore delle cose.

e cosi facendo non si prendono in considerazioni idee completamente nuove e originali (essendo noi esseri unici e originali) ma sarà di nuovo il conformismo a far rientrare tutto in schemi già prestabiliti,non dando così la possibilità di valutare altro finora conosciuto…di solito vengono subito adottate misure difensive,ci si arrocca per paura di venire abbattuti,appunto come in una fortezza…ma la differenza e' che questa sta dentro la testa e diventa ancora più difficile sapere dove siano i fantasmagorici "nemici"..oppure capita anche che ci si oppone a un idea,in maniera anche cieca senza fermarsi un attimo a considerare quello che una persona,liberamente,esprime,qu indi senza nemmeno valutare,vagliare dentro di se…così,semplicemente per partito preso.
la caduta verso il dottrinalismo diventa inevitabile,accompagnata da una boria intellettuale infarcita di apprendimento mnemonico e nozionistico che e' evidente non porta da nessuna parte.

in questo forum ce un aforisma che secondo me focalizza bene l'utilità e l'enorme valenza del libero pensiero

Possiamo dare infinite interpretazioni
ad un riflesso confuso nell'acqua.
Ma l'immagine che dà origine a quel riflesso,
è soltanto una.


sottolineerei nel contesto dell'argomento anche l'aspetto,che coinvolge pienamente l'epoca "moderna",caratterizzata dal pensiero unico (quindi non-libero per antonomasia) e a mio avviso,sua diretta conseguente,che riduce tutto al controllo complessivo dell'individuo e della società finalizzato all'eliminazione di ogni forma di diversità...una vera sciagura.


una tazza di the;
Nan-in, un maestro giapponese dell'era Meiji,ricevette la visita di un professore universitario che era andato da lui per interrogarlo sullo Zen.
Nan-in servì il tè. Colmò la tazza del suo ospite, e poi continuò a versare.
Il professore guardò traboccare il tè, poi non riuscì più a contenersi. «È ricolma. Non ce n'entra più!».
«Come questa tazza,» disse Nan-in «tu sei ricolmo delle tue opinioni e congetture. Come posso spiegarti (lo Zen), se prima non vuoti la tua tazza?».
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Vecchio 07-09-2013, 11.02.52   #4
gyta
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Riferimento: Libertà di pensiero

Citazione:
A cosa ha portato dunque la "libertà di pensiero"? Al non-pensiero, ad una indistinta e confusa melma intellettuale in cui le sciocchezze più evidenti hanno la stessa dignità intellettuale dei pensieri più alti e nobili, una melma in cui un brillante pensiero di verità, che sarà sempre solitario poiché la verità non è comprensibile da tutti, affonderà inesorabilmente nel fango di espressioni intellettuali stupide e volgari

Ma quale “libertà di pensiero” !?

Il discorso è lungo..

Potremo parlare di “libertà di pensiero” quando donne e uomini cresceranno sin da bambini in un ambiente famigliare e sociale dove l’auto conoscenza, l’introspezione, la conoscenza e la comprensione dei propri limiti, il senso reale del rispetto come base etica sociale, l’abbattimento definitivo di nascondigli-tabù ipocriti saranno le fondamenta emotive sostituite alla menzogna portatrice di nevrosi. Allora e solo ad allora potremo parlare di “libertà di pensiero”. Perché “libertà di pensiero” non è quella di poter esprimere un opinione ma di poter contare su quella integrità capace di consentirne perlomeno uno di integro. Questo penso. Perdonami, ma quale “libertà di pensiero” può mai davvero esserci in un ambiente dove è la nevrosi e la confusione vestono il monopolio della prevaricazione?

I “grandi pensieri” non affonderanno mai nel fango della noncuranza, sono i fiori di loto che trasformano il disfacimento in vita, come le gocce di olio galleggiano sull’acqua ben distinte. Ogni residuo di passione di vita sul pianeta è il segno di questa legge dei pesi. Ogni impeto ed ogni declino radicano su questa evidenza. Alonso ‘il don chisciotte della Mancia’ ne è un esempio perfetto nelle sue intere tensioni. Don Chisciotte è la fede nell’uomo, innocente pura leggera profonda fede nella mente umana (allora la mente ed il cuore diventano una sola cosa e l’uomo nasce per la seconda volta -ora per sua scelta- intero).


“ E tu, o ultima perfezione che possa desiderarsi del valore, o termine estremo della gentilezza sulla terra, o rimedio unico di questo afflitto cuore che t’adora! giacché mi perseguita il maligno incantatore e ha posto una nube e un velame dinanzi agli occhi miei, per i quali solo né già per altri occhi ha mutato e trasformato la tua bellezza e il tuo viso incomparabile in quello di una povera contadina – se pure non abbia mutato anche il mio in quello di qualche mostro per farlo orrendo ai occhi tuoi – voglia tu darmi uno sguardo carezzevole e amoroso, sì che tu osservi in questa sommissione e in questo mio stare genuflesso dinanzi alla tua svisata bellezza, l’umiltà, con cui ti adora l’anima mia. “

(Don Chisciotte della Mancia)

Citare è quasi un sacrilegio verso ogni altra sillaba..

"Aveva ragione il Cavaliere: la paura, e solo la paura, faceva vedere a Sancio, e fa vedere a noi semplici mortali, mulini a vento nei prepotenti giganti che seminano il male sulla terra. Quei mulini macinavano pane, e di questo pane mangiavano gli uomini induriti nella cecità. Oggi non ci appaiono più come mulini, ma come locomotrici, turbine, piroscafi a vapore, automobili […] mitragliatrici […] ma cospirano per il medesimo male. La paura, e solo la paura sanciopanzesca, ci ispira culto e venerazione per il vapore e l'elettricità […] ci fa cadere in ginocchio davanti ai prepotenti giganti della meccanica e della chimica, a implorare misericordia ".

(Unamuno)

Insostituibile, prezioso Unamuno.

" Don Chisciotte, divenne folle " unicamente per maturità di spirito ". Il don Chisciotte di Unamuno è lo stesso Unamuno che si scaglia contro il gigantismo del nozionismo , del dogmatismo, della ragione pura che crea sistemi che si arrogano il potere di contenere una verità universale. I libri cavallereschi contro le pretese del razionalismo supersemplificatorio, che in realtà non arricchisce la vita, ma la riempie di formule astratte inservibili. Don Chisciotte è l'uomo che si scaglia contro " la peste del buon senso che ci tiene tutti soffocati e compressi ". Contro i vantaggi di un progresso non solo tecnologico, ma anche intellettualistico-nozionistico, Unamuno preferisce di gran lunga l'ignoranza, che " è più che scienza, è saggezza ". Proprio perché così estremamente antisistematico e rivolto all'individuo in tutta la sua singolarità e concretezza esistenziale, canta e ricorda la vita reale della gente, che va a sbattere non solo contro ogni nazionalismo di sorta.. "

(Diego Fusaro commenta Unamuno che commenta Don Chisciotte)


Eccola la libertà di pensiero! Quando la nostra lingua sarà questa.
La mia idea di libertà del pensiero?
Nel "Commento alla vita di don chisciotte" di Unamuno è racchiusa -con la sensibilità preziosa della sua anima-
tutta la trasparenza che fa di una mente la sua libertà.

Citazione:
Oggi non esistono più parametri condivisi a cui poter fare riferimento per valutare la verità o meno di un qualsiasi concetto, e io stesso mi sono trovato molto spesso a dibattere sul semplice significato di un vocabolo che il mio interlocutore interpretava in una certa maniera e alla quale (almeno quando discutevo con lui) pretendeva che mi adeguassi.

Ma è questo che dobbiamo fare, adeguarci*. Scambiarci i nostri nomi. Chiamare per davvero le cose affinché abbiano un’anima!
Alonso è meglio di ogni altro uomo perché non vuole cambiare il mondo lui vive ciò che crede e così credendo il mondo incredulo non può che ritrovare – suo malgrado- quella ragione perduta.

*Non fraintendetemi, non sto parlando di passività, tutt’altro, sto parlando di creazione.
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Vecchio 07-09-2013, 14.14.08   #5
maral
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Riferimento: Libertà di pensiero

Citazione:
La libertà di pensiero dovrebbe infatti essere lo strumento per cercare la verità
Cos'è dunque questa verità che il pensiero vuole cercare senza costrizione? Cos'altro può essere se non accorgersi liberamente di come stanno realmente le cose? e come potranno mai stare realmente le cose se non proprio per come per necessità sono?
Vi è dunque una necessità inderogabile nella verità, la cui ricerca è oggetto del pensare, ossia del poter riflettere senza distorsioni come le cose necessariamente stanno, ma allora in cosa consiste la libertà di pensare la verità se per pensarla non possiamo esimerci dalla necessità dello stare, dell'essere noi stessi (soggetti e oggetti di pensiero) proprio ciò che integralmente siamo, sentendoci solo così realmente liberi e liberamente compresi?
La libertà del pensiero che cerca la verità non è dunque nel pensiero che vuole costruirla a sua incondizionata volontà usando un mondo atomizzato e ridotto a semplice probabilità come flettibilissima materia prima da dominare demiurgicamente per poi venirne schiavizzati, ma è riflesso della necessità che ci comprende senza lasciarci esclusi per ciò che ciascuno diversamente e veramente è e quindi diversamente pensa.
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Vecchio 08-09-2013, 08.04.34   #6
donquixote
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Riferimento: Libertà di pensiero

@ gyta

Condivido nella sostanza sia le parole di Unamuno che di Fusaro, e sono convinto che conoscenza (come modernamente la si intende) e sapienza (o saggezza) non siano sinonimi ma concetti contrapposti. La libertá di pensiero, perseguendo la veritá, dovrebbe quindi essere il mezzo che attraverso la comprensione di quest'ultima ha come fine ha la libertá dal pensiero (la veritá rende liberi), ovvero dalle trappole del razionalismo che ingabbia la realtá in schemi statici (siano essi filosofici, politici o scientifici), meccanici e prevedibili che impediscono lo spontaneo, dionisiaco, caotico fluire della vita in ogni sua forma.
Ma la moderna concezione, politica e filosofica, della libertá di pensiero è basata sull'idea che ognuno si possa progettare e costruire una propria gabbia, che per quanto magari d'oro sará pur sempre formata da sbarre che se impediscono ad altri di entrare hanno anche l'effetto opposto, e riduce l'uomo a schiavo dei suoi bisogni, dei suoi desideri, del suo iperrazionale "progetto di vita" che nella grande maggioranza dei casi si rivelerá un fallimento dopo aver condotto l'uomo stesso a vivere secondo il motto hobbesiano homo homini lupus scontrandosi quotidianamente con i progetti di vita altrui che contrastano il proprio. La libertá, in qualunque modo moderno la si intenda, e in particolare la libertá di scelta che è una logica conseguenza, nella prassi, della libertá di pensiero, è precisamente l'opposto dell'autentica libertá, che ha valenza negativa poichè la libertá si aumenta solo togliendo, non aggiungendo.

@ maral

Come Ivo Nardi ha scritto sulla homepage e come qui sopra ha ripreso acquario69 si tratta di vedere la figura originale, e questo aforisma rammenta che la veritá è una e una sola, indubbiamente necessaria poichè fondamento di tutte le altre veritá relative che devono essere dedotte e non "osservate" secondo cultura e pregiudizio. L'essere noi stessi non corrisponde quasi mai al pensare noi stessi come siamo effettivamente, e per questa ragione l'essere e il pensare si identificano solo alla luce della veritá (come adaequatio rei et intellectus)

@ oxdeadbeef

Certo nella filosofia greca antica si trovano i primi "germi" di quella che modernamente possiamo chiamare libertá di pensiero, più che altro poichè giá dai presocratici si esprimeva un pensiero umanista e individualista, ma come ha ben notato Giorgio Colli nel suo testo "la nascita della filosofia" giá ai tempi di Platone la filosofia, ovvero la forma letteraria introdotta allora e poi giunta fino a noi, essendo amore per la sapienza stava più in basso della sapienza e rappresentava già una decadenza rispetto a ciò che gli uomini avevano giá vissuto. Platone intendeva infatti come veritá (come sapienza) non qualcosa da scoprire ex-novo, ma qualcosa da recuperare da un ancestrale passato, e che ai suoi tempi era giá andato perduto.
La salvezza del cristianesimo è dipendente solo in minima parte da un comportamento individuale (quella lo è per un verso nell'ebraismo e per il verso opposto nello gnosticismo) ma è subordinata alla "grazia di Dio" senza la quale non vi può essere salvezza (ricorderai la polemica fra Gesù e i farisei).
Per quanto il concetto di libertà di pensiero sia rintracciabile in ogni tempo e cultura non credo vi possa essere dubbio sul fatto che nell'occidente moderno questo sia diventato il fondamento intellettuale, mentre altrove ne rappresenta l'eccezione, e la dimostrazione sta proprio nel fatto che la scienza (che nulla può dire sulla verità - come fondamento - di alcunché) sia l'unica autorità riconosciuta e incontestata in occidente. E se l'unica autorità riconosciuta ha solo la possibilità di affermare il "come" accadono le cose e non il "perché" è inevitabile che quella in cui detiene il potere intellettuale assoluto diventi una società esclusivamente strumentale ove, dostoevskijanamente, "tutto è permesso".
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Vecchio 08-09-2013, 12.08.52   #7
maral
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Riferimento: Libertà di pensiero

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Come Ivo Nardi ha scritto sulla homepage e come qui sopra ha ripreso acquario69 si tratta di vedere la figura originale, e questo aforisma rammenta che la veritá è una e una sola, indubbiamente necessaria poichè fondamento di tutte le altre veritá relative che devono essere dedotte e non "osservate" secondo cultura e pregiudizio. L'essere noi stessi non corrisponde quasi mai al pensare noi stessi come siamo effettivamente, e per questa ragione l'essere e il pensare si identificano solo alla luce della veritá (come adaequatio rei et intellectus)
Sì, la verità è una sola, ma noi viviamo nella molteplice e contraddittoria rappresentazione della verità e questo è il solo terreno in cui possiamo umanamente esistere. Per tale motivo l' adeguatio rei et intellectus è sì all'origine di ogni di ogni essenza, ma appare sempre come una prospettiva irraggiungibile, un pro-getto non realizzabile in quanto contraddetto dalla stessa molteplice esistenza rappresentativa dell'essenza che la presuppone.
Ogni verità affermata implica infatti la sua contraddizione, necessitata dal fatto stesso che la si possa pensare. Il nascondimento di questa contraddizione può quindi solo essere temporanea e rassicurante finzione. La libertà di pensiero può quindi solo essere la libertà di scelta di quel percorso rappresentativo di pensiero a cui siamo destinati per quello che siamo.
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Vecchio 08-09-2013, 12.54.41   #8
acquario69
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Originalmente inviato da maral
Sì, la verità è una sola, ma noi viviamo nella molteplice e contraddittoria rappresentazione della verità e questo è il solo terreno in cui possiamo umanamente esistere. Per tale motivo l' adeguatio rei et intellectus è sì all'origine di ogni di ogni essenza, ma appare sempre come una prospettiva irraggiungibile, un pro-getto non realizzabile in quanto contraddetto dalla stessa molteplice esistenza rappresentativa dell'essenza che la presuppone.
Ogni verità affermata implica infatti la sua contraddizione, necessitata dal fatto stesso che la si possa pensare. Il nascondimento di questa contraddizione può quindi solo essere temporanea e rassicurante finzione. La libertà di pensiero può quindi solo essere la libertà di scelta di quel percorso rappresentativo di pensiero a cui siamo destinati per quello che siamo.


a mio avviso..
la "verita" non e' "pensabile"..
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Vecchio 08-09-2013, 15.05.06   #9
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Originalmente inviato da maral
Sì, la verità è una sola, ma noi viviamo nella molteplice e contraddittoria rappresentazione della verità e questo è il solo terreno in cui possiamo umanamente esistere. Per tale motivo l' adeguatio rei et intellectus è sì all'origine di ogni di ogni essenza, ma appare sempre come una prospettiva irraggiungibile, un pro-getto non realizzabile in quanto contraddetto dalla stessa molteplice esistenza rappresentativa dell'essenza che la presuppone.
Ogni verità affermata implica infatti la sua contraddizione, necessitata dal fatto stesso che la si possa pensare. Il nascondimento di questa contraddizione può quindi solo essere temporanea e rassicurante finzione. La libertà di pensiero può quindi solo essere la libertà di scelta di quel percorso rappresentativo di pensiero a cui siamo destinati per quello che siamo.

Lo sbaglio sta proprio nel ritenere che noi si possa vivere solo nella molteplice e contraddittoria rappresentazione (razionale) della veritá poichè quest'ultima non è direttamente raggiungibile. Se questo fosse vero allora la verità diventerebbe inutile, e ogni rappresentazione della stessa sarebbe legittima e costituirebbe essa stessa la veritá (che risulterebbe quindi estremamente relativa).
Ogni ente è invece in relazione diretta con la verità, dalla quale trae la propria esistenza e senza la quale non potrebbe semplicemente sussistere né come ente né come essente. L'affermazione di una veritá particolare implica sicuramente la possibilitá di affermare il suo opposto, ma appunto per questo la veritá non si può trasformare in un concetto razionale ma si può solo comprendere e vivere. La libertá di pensiero, nella sua incessante moltiplicazione delle rappresentazioni della veritá, non potrá quindi che ulteriormente nasconderla confondendo le idee, e la libertá tout court, lungi dall'implicare una serie di scelte coerenti con la propria rappresentazione della veritá, dovrebbe tendere invece, come dicevo prima a gyta, alla libertá anche dal pensiero, lasciando la veritá stessa, al netto di ogni rappresentazione razionale, alla guida della vita.
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Vecchio 08-09-2013, 19.08.53   #10
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Riferimento: Libertà di pensiero

La libertà di pensiero per potersi esprimere deve prima esserci all'interno della mente dell'individuo, ovvero deve prima allargare i suoi orizzonti verso l'ignoto e liberarsi dai condizionamenti esteriori ed interiori per poter avere piena libertà di pensiero, affinchè non sia un surrogato di libertà che si denota in pensieri altrui passati come personali, quando invece è solo espressione di un condizionamento. Jiddu Krishnamurti ha evidenziato nella sua filosofia proprio questo aspetto dell'uomo. Una volta ritrovata l'originalità e la personalità libera si potrà avere e professare la propria libertà di pensiero. Ma nella modernità come nella storia passata il condizionamento è stato principe nel pensiero delle genti e dei poteri. Non ci può essere libertà di pensiero senza libertà dai condizionamenti.
La verità invece non ha assoluto se non nella soggettività, l'unica verità che esiste è quella che abbiamo raggiunto, in questo senso solo e soltanto dentro sè è raggiungibile una qualsiasi forma di verità.


Ritengo che la Verità sia una terra senza sentieri e che non si possa raggiungere attraverso nessuna via, nessuna religione, nessuna scuola. Questo è il mio punto di vista, e vi aderisco totalmente e incondizionatamente. Poiché la Verità è illimitata, incondizionata, irraggiungibile attraverso qualunque via, non può venire organizzata, e nessuna organizzazione può essere creata per condurre o costringere gli altri lungo un particolare sentiero. Se lo comprendete, vedrete che è impossibile organizzare una "fede". La fede è qualcosa di assolutamente individuale, e non possiamo e non dobbiamo istituzionalizzarla. Se lo facciamo diventa una cosa morta, cristallizzata; diventa un credo, una setta, una religione che viene imposta ad altri. Jiddu Krishnamurti


Noi abbiamo, come unica pietra di paragone della verità e della ragione, sempre e solamente le opinioni e le usanze del paese in cui viviamo.Michel de Montaigne


Occorre tornare alla sincerità, semplicità e alla verità, ribaltando le concezioni morali che si sono ormai imposte nel mondo, secondo le quali le opere e gli affetti eroici sono privi di valore, dove credere senza riflettere è sapienza, dove le imposture umane sono fatte passare per consigli divini, la perversione della legge naturale è considerata pietà religiosa, studiare è follia, l'onore è posto nelle ricchezze, la dignità nell'eleganza, la prudenza nella malizia, l'accortezza nel tradimento, il saper vivere nella finzione, la giustizia nella tirannia, il giudizio nella violenza.Giordano Bruno



“Falsa sia per noi ogni verità che non sia stata accompagnata da una risata”. - Friedrich Nietzsche.
Anche Nietzsche denota con questo aforisma il continuo dubbio sulla verità e il non abbandonarsi completamente ad essa,mettendola continuamente in discussione.


A questo punto la libertà di pensiero deve essere incondizionata anche dalla verità e dal pensiero stesso, che ritrova nell'arte qualche esempio, così come in certe filosofie orientali.
Ma lo stesso discutere in questa sede non ci fornirà una risposta concreta se non la libertà dal condizionamento e saper distinguere cosa è condizionato e cosa non lo è.
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