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Vecchio 17-10-2013, 06.58.42   #1
spectator vitae
Nuovo ospite
 
Data registrazione: 16-10-2013
Messaggi: 8
Sulle illusioni

Salve a tutti. Parto elencando illusioni generiche, più o meno comuni: attaccamenti amorosi, attaccamenti ai misteri (ufo, extraterrestri, mostri, fantasmi, fate, ecc), senso della vita, senso dell’agire, avere un ruolo (lavorativo, familiare, sociale, ecc), intervento della provvidenza (cosmica, naturale, delle divinità, dei santi, ecc), esistenza di un luogo geografico che sia paradiso in terra, esistenza di un nido domestico che sia paradiso in casa, ecc, nonché idee come incontrerò una persona del tutto simile a me, gli altri sono proprio interessati a me e a quello che faccio, ho un pubblico (immaginario), scrivere serve a qualcosa, non sono parente stretto delle scimmie, non sono anonimo con un qualsiasi altro essere vivente/oggetto (insetto, pianta, sasso, ecc), non morirò… e così via.

Filosoficamente intendendo, i grandi abbattitori di illusioni sono stati Buddha (tutto ruota attorno al dolore), Ecclesiaste/Qohèlet (tutto ruota attorno alla vanità), Schopenhauer (tutto ruota attorno alla volontà di vivere) e Cioran (tutto ruota attorno alla sopportazione della vita). Anche loro, per quanto grandi saggi – fra i più lucidi in assoluto – avevano delle illusioni. Quali?

Il Buddha si illudeva sotto sotto sul fatto che la propria dottrina fosse intoccabile e perfetta, di avere un ruolo da liberatore, che ci fosse un collegamento fra (buona) pratica e (buona) rinascita, sul fatto stesso che si rinasca. L’Ecclesiaste si illudeva sul fatto che esista la divinità. Schopenhauer si illudeva sul ruolo della sistematizzazione (di parte) del proprio pensiero in termini strettamente filosofici, sulla possibilità orientalistica di raggiungere pace e serenità in vita col nirvana. Cioran si illudeva di potersi suicidare.

La questione seguente è dunque terribile, perché in genere tutti fanno di tutto pur di non vedersi minacciati i propri attaccamenti illusori, quindi per eliminarla (ridimensionandola, snobbandola, trasferendola nel dimenticatoio, ecc). Eccola. Come sopportare la vita una volta abbattute tutte le illusioni? (quindi non potendo attaccarsi, per vivere, a nessuna distrazione illusoria, neanche a quella del suicidio)
spectator vitae is offline  
Vecchio 17-10-2013, 21.07.52   #2
Koirè
Ospite
 
L'avatar di Koirè
 
Data registrazione: 26-12-2012
Messaggi: 111
Post Riferimento: Sulle illusioni

Citazione:
Originalmente inviato da spectator vitae
Salve a tutti. Parto elencando illusioni generiche, più o meno comuni: attaccamenti amorosi, attaccamenti ai misteri (ufo, extraterrestri, mostri, fantasmi, fate, ecc), senso della vita, senso dell’agire, avere un ruolo (lavorativo, familiare, sociale, ecc), intervento della provvidenza (cosmica, naturale, delle divinità, dei santi, ecc), esistenza di un luogo geografico che sia paradiso in terra, esistenza di un nido domestico che sia paradiso in casa, ecc, nonché idee come incontrerò una persona del tutto simile a me, gli altri sono proprio interessati a me e a quello che faccio, ho un pubblico (immaginario), scrivere serve a qualcosa, non sono parente stretto delle scimmie, non sono anonimo con un qualsiasi altro essere vivente/oggetto (insetto, pianta, sasso, ecc), non morirò… e così via.

Filosoficamente intendendo, i grandi abbattitori di illusioni sono stati Buddha (tutto ruota attorno al dolore), Ecclesiaste/Qohèlet (tutto ruota attorno alla vanità), Schopenhauer (tutto ruota attorno alla volontà di vivere) e Cioran (tutto ruota attorno alla sopportazione della vita). Anche loro, per quanto grandi saggi – fra i più lucidi in assoluto – avevano delle illusioni. Quali?

Il Buddha si illudeva sotto sotto sul fatto che la propria dottrina fosse intoccabile e perfetta, di avere un ruolo da liberatore, che ci fosse un collegamento fra (buona) pratica e (buona) rinascita, sul fatto stesso che si rinasca. L’Ecclesiaste si illudeva sul fatto che esista la divinità. Schopenhauer si illudeva sul ruolo della sistematizzazione (di parte) del proprio pensiero in termini strettamente filosofici, sulla possibilità orientalistica di raggiungere pace e serenità in vita col nirvana. Cioran si illudeva di potersi suicidare.

La questione seguente è dunque terribile, perché in genere tutti fanno di tutto pur di non vedersi minacciati i propri attaccamenti illusori, quindi per eliminarla (ridimensionandola, snobbandola, trasferendola nel dimenticatoio, ecc). Eccola. Come sopportare la vita una volta abbattute tutte le illusioni? (quindi non potendo attaccarsi, per vivere, a nessuna distrazione illusoria, neanche a quella del suicidio)
Mi vien da rispondere sdrammatizzando :cioè...mangiare,bere,respirar e!!
Ecco si sopravvive.
Cmq ogni illusione che hai citato ha un fondamento valido x vivere appieno la vita...varie possibilità..libertà di scelta...Io illusioni credo di averne(come forse tutti)..sai mi illudo che la mia anima e il mio sesto senso siano vigili e attenti e se ben amorevolmente nutriti mi aiutino in questo marasma della vita.Utopia?...forse si,forse no.
Cmq abbattere tutte le illusioni e solo porsi una sofferenza gratuita che non fa altro che alimentare illusioni peggiori...fidati.
Koirè is offline  
Vecchio 18-10-2013, 00.28.28   #3
paul11
Ospite abituale
 
Data registrazione: 17-12-2011
Messaggi: 899
Riferimento: Sulle illusioni

Citazione:
Originalmente inviato da spectator vitae
Salve a tutti. Parto elencando illusioni generiche, più o meno comuni: attaccamenti amorosi, attaccamenti ai misteri (ufo, extraterrestri, mostri, fantasmi, fate, ecc), senso della vita, senso dell’agire, avere un ruolo (lavorativo, familiare, sociale, ecc), intervento della provvidenza (cosmica, naturale, delle divinità, dei santi, ecc), esistenza di un luogo geografico che sia paradiso in terra, esistenza di un nido domestico che sia paradiso in casa, ecc, nonché idee come incontrerò una persona del tutto simile a me, gli altri sono proprio interessati a me e a quello che faccio, ho un pubblico (immaginario), scrivere serve a qualcosa, non sono parente stretto delle scimmie, non sono anonimo con un qualsiasi altro essere vivente/oggetto (insetto, pianta, sasso, ecc), non morirò… e così via.

Filosoficamente intendendo, i grandi abbattitori di illusioni sono stati Buddha (tutto ruota attorno al dolore), Ecclesiaste/Qohèlet (tutto ruota attorno alla vanità), Schopenhauer (tutto ruota attorno alla volontà di vivere) e Cioran (tutto ruota attorno alla sopportazione della vita). Anche loro, per quanto grandi saggi – fra i più lucidi in assoluto – avevano delle illusioni. Quali?

Il Buddha si illudeva sotto sotto sul fatto che la propria dottrina fosse intoccabile e perfetta, di avere un ruolo da liberatore, che ci fosse un collegamento fra (buona) pratica e (buona) rinascita, sul fatto stesso che si rinasca. L’Ecclesiaste si illudeva sul fatto che esista la divinità. Schopenhauer si illudeva sul ruolo della sistematizzazione (di parte) del proprio pensiero in termini strettamente filosofici, sulla possibilità orientalistica di raggiungere pace e serenità in vita col nirvana. Cioran si illudeva di potersi suicidare.

La questione seguente è dunque terribile, perché in genere tutti fanno di tutto pur di non vedersi minacciati i propri attaccamenti illusori, quindi per eliminarla (ridimensionandola, snobbandola, trasferendola nel dimenticatoio, ecc). Eccola. Come sopportare la vita una volta abbattute tutte le illusioni? (quindi non potendo attaccarsi, per vivere, a nessuna distrazione illusoria, neanche a quella del suicidio)

Se tutti i concetti i razionali costruiti per consolare un tentativo di senso nell'esistenza non ci fossero allora tutto è irrazionale e la via di fuga è la follia, cioè vivere l'illusione di dentro senza razionalizzarla: capovolgere il problema.
paul11 is offline  
Vecchio 18-10-2013, 09.29.54   #4
gyta
______
 
L'avatar di gyta
 
Data registrazione: 02-02-2003
Messaggi: 2,614
Riferimento: Sulle illusioni

Citazione:
La questione seguente è dunque terribile, perché in genere tutti fanno di tutto pur di non vedersi minacciati i propri attaccamenti illusori, quindi per eliminarla (ridimensionandola, snobbandola, trasferendola nel dimenticatoio, ecc). Eccola. Come sopportare la vita una volta abbattute tutte le illusioni? (quindi non potendo attaccarsi, per vivere, a nessuna distrazione illusoria, neanche a quella del suicidio)

(Spectator vitae)

Le illusioni sono una cosa, un rapporto soddisfacente con noi stessi è un’altra cosa.
Illudersi significa credere che qualcosa sia o diventi differente da ciò che è o da ciò che è sua natura essere. Attaccamento è una formula riduttiva e superficiale per sintetizzare rapporti non coscienti né soddisfacenti con se stessi.

Ciò che dipende da noi è l’atteggiamento che abbiamo di fronte agli avvenimenti della vita.
La consapevolezza mentale attraverso l’autoanalisi ci dona gli strumenti per giungere ad un rapporto maggiormente sereno con il reale.

Non sempre risulta facile o veloce giungere a quel livello di serenità interiore poiché dipende dal nostro bagaglio emotivo e mentale frutto di visioni ereditate e accolte non consapevolmente. Una fiducia nel potenziale della chiarezza mentale ed una chiarezza serena nel considerare i percorsi di sviluppo umano che danno luogo a realtà spesso complesse e difficoltose consolidano in noi nel tempo interiormente una base emotiva di accoglimento al reale necessaria per giungere ad un benessere interiore non troppo fragile.

Ciò che chiamiamo “illusioni” sono desideri non resi trasparentemente coscienti in noi quindi destinati a restare tali, una formula semplificativa ma superficiale atta a sintetizzare lecite aspettative di necessità di un benessere vitale.

Il più semplice benessere interiore persino la felicità non sono il risultato di un sistema mentale sorretto da illusioni ma da coscienza introspettiva chiara del nostro potenziale e del potenziale umano. Su questa base si radica quella forza capace di tradurre le aspettative di benessere in percorsi di benessere.
gyta is offline  

 



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