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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 19-03-2015, 11.44.54   #51
sgiombo
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Riferimento: Da dove veniamo? Che siamo? Dove andiamo?

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Originalmente inviato da Galvan 1224
Mi piace la poesia e da principiante mi ci diletto e pur se l’osservanza della metrica da tempo non va per la maggiore, nel mio caso all’ottenerla me ne vien maggior soddisfazione… forse per un’interiore ricerca d’ordine.

Beh, la metrica è un po’ una matematica… e poi ci son le licenze (poetiche) che al contrario di quella son qui permesse.
Insomma (per chi l’apprezzi) un simpatico e vitale intrattenimento, al pari di molte altre forme d’espressione, compresa quella di scriver qui, naturalmente.

Questo il prologo, per dichiarar di cosa si parli a breve, della qual cosa vorrei sentir come voi l’interpretate, la spiegazione che ne fornite.

Entrando nel merito di quel che ci accade, delle nostre piccole (ma anche grandi) esperienze si cerca di dirigere il fascio della nostra personale luce (che oserei definir intelligente) per render un po’ più delineati i contorni di quel grande mistero lungi dall’esser risolto: che siamo?

Il fatto è presto detto: giorni fa (era notte) dormivo.
Il mio sonno è inframezzato da ripetuti risvegli, quando mi va davvero bene si protrae continuativamente per un paio d’ore, ma son evenienze rare, la media è sulla mezz’ora e mi ci son (giocoforza) abituato.

Tuttavia tal modo di riposare presenta qualche aspetto particolare, soprattutto quando m’accade di sognare, perché avvezzo al ridestarmi quasi senza transizione, la memoria conserva gran parte dell’accaduto. Lo guardo per un po’ e se c’è qualcosa d’interessante mi faccio un appunto mentale per ricordarlo al mattino.
Ma anche durante il sogno vien mantenuta una forma di presenza diciamo “interattiva”, capace di focalizzarsi sui particolari del medesimo.

Quella notte quindi dormivo e stavo sognando… una poesia (di tre quartine in rima, endecasillabi di sedici sillabe, la mia preferita) e mentre la guardavo scritta sul foglio una voce la recitava… ed io estasiato l’ascoltavo, ben sapendo che non era “mia” e proveniva da chissà dove…

Appunto, da dove, secondo voi?



Ma, secondo me non proveniva da nulla di reale, infatti era nel sogno (non credo nell' "inconscio").
E per cercarne una provenienza nell' ambito della "finzione o immaginazione onirica" forse bisognerebbe sapere il contenuto delle quartine.

Mi piace rielvare che anch' io ho un sonno interrotto e sogno molto (dovrei anch' io scrivermeli, ma di solito gli impegni incalzano e il tempo stringe).

Ma che versi sono degli "endecasillabi di sedici sillabe"???
Mei sogni la logica spesso latita e si verificano situazioni paradossali, ma non riesco proprio a immaginarmeli.
sgiombo is offline  
Vecchio 19-03-2015, 11.49.03   #52
paul11
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Riferimento: Da dove veniamo? Che siamo? Dove andiamo?

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Originalmente inviato da Galvan 1224
Mi piace la poesia e da principiante mi ci diletto e pur se l’osservanza della metrica da tempo non va per la maggiore, nel mio caso all’ottenerla me ne vien maggior soddisfazione… forse per un’interiore ricerca d’ordine.

Beh, la metrica è un po’ una matematica… e poi ci son le licenze (poetiche) che al contrario di quella son qui permesse.
Insomma (per chi l’apprezzi) un simpatico e vitale intrattenimento, al pari di molte altre forme d’espressione, compresa quella di scriver qui, naturalmente.

Questo il prologo, per dichiarar di cosa si parli a breve, della qual cosa vorrei sentir come voi l’interpretate, la spiegazione che ne fornite.

Entrando nel merito di quel che ci accade, delle nostre piccole (ma anche grandi) esperienze si cerca di dirigere il fascio della nostra personale luce (che oserei definir intelligente) per render un po’ più delineati i contorni di quel grande mistero lungi dall’esser risolto: che siamo?

Il fatto è presto detto: giorni fa (era notte) dormivo.
Il mio sonno è inframezzato da ripetuti risvegli, quando mi va davvero bene si protrae continuativamente per un paio d’ore, ma son evenienze rare, la media è sulla mezz’ora e mi ci son (giocoforza) abituato.

Tuttavia tal modo di riposare presenta qualche aspetto particolare, soprattutto quando m’accade di sognare, perché avvezzo al ridestarmi quasi senza transizione, la memoria conserva gran parte dell’accaduto. Lo guardo per un po’ e se c’è qualcosa d’interessante mi faccio un appunto mentale per ricordarlo al mattino.
Ma anche durante il sogno vien mantenuta una forma di presenza diciamo “interattiva”, capace di focalizzarsi sui particolari del medesimo.

Quella notte quindi dormivo e stavo sognando… una poesia (di tre quartine in rima, endecasillabi di sedici sillabe, la mia preferita) e mentre la guardavo scritta sul foglio una voce la recitava… ed io estasiato l’ascoltavo, ben sapendo che non era “mia” e proveniva da chissà dove…

Appunto, da dove, secondo voi?




Caro Galvan ,
e chiedi poco? Mi si stanno accavallando tre studi, uno di logica, uno sull’essere e uno sui fondamenti della matematica, tutti e tre sono storicamente collocabili fra fine Ottocento e inizi Novecento, con personalità come Cantor, Frege, Russell ,Wittgenstein, Nietzsche ed Heidegger; in qualche modo il cercare le fondamenta è tentare di dare anche una risposta al tuo quesito.

Da quale piano, dimensione, dominio:spirituale, psichico,fisico? Dall’intuizione, dalla deduzione?
Che cos’ è il pensiero e come si formalizza in linguaggio? La memoria come sedime di eventi rimescolati durante il sogno in una idea già formalizzata, in quel sonno che aiuta a trovare un risultato, c’è l’inconscio che dialoga con il conscio?

Il sogno è un’alterazione , per così dire, del linguaggio conscio che esprime il pensiero, ma a volte appare formalizzato , come la perfetta metrica della poesia:tutto bello pronto, manco ci fossimo strizzati il cervello , senza sforzarci per trovare ispirazione e poi tradurre in linguaggio metrico formale. Il sogno fa anche di questi “miracoli”.
Persino Dio, gli dei preferiscono comunicare in sogno , come se fosse la porta fra ontologia ed epistemologia, fra una realtà metafisica sognata e la conoscenza, senza essere disturbati dalla quotidianità.

Come possa l'intuito andare a pescare nella memoria e sfornare bello e pronto un concetto formalmente perfetto, una poesia, ordinandosi perfettamente fra sinapsi e neuroni è forse come chiedersi: qual' è la nostra vera natura? Cosa siamo e come conosciamo?

paul11 is offline  
Vecchio 20-03-2015, 20.13.20   #53
Garbino
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X Galvan 1414

Intanto devo congratularmi con te per la intelligente, per non dire geniale, variazione del brano di Nietzsche. Personalmente ritengo che la conoscenza una volta estinto l' uomo si perderà nell' oblio dell' Universo, ma questo è un altro discorso. Ed è un discorso che prende origine in me dalle enormi ed innumerevoli coincidenze che hanno reso possibile l' evoluzione animale sul nostro pianeta per arrivare alla manifestazione di una mente intelligente. Naturalmente ciascuno può credere quello che vuole, ma per me queste condizioni e coincidenze sono irripetibili.

La poesia. Sono molto d' accordo sul fatto che la poesia è poesia soltanto in uno schema rigidissimo metrico che rende la stessa creazione difficilissima. Ciò non toglie che anche poesie che non seguono la metrica non possano essere belle ed anche dei capolavori poetici. Ma è sempre che risultano mancanti di qualcosa. Ed è perciò che nell' antichità tutto ciò che era libero e scevro da schemi neanche veniva preso in considerazione. Tutto era meno che arte.

Leggendo La nascita della tragedia (Nietzsche) più volte mi sono imbattuto proprio nell' espressione di opinione che il compositore di tragedie era ritenuto grande proprio perché riusciva ad elevare il pubblico su delle trame già note. E questo sinceramente ci può far soltanto lontanamente immaginare la perfezione che queste opere dovevano raggiungere.

I sogni. E' un tasto molto delicato quello dei sogni. Freud ha speso molto del suo tempo fornendoci di un' opera magistrale sul mondo onirico. Ma Freud, almeno a mio avviso, ha visto molto ma molto altro se l' è lasciato sfuggire. Il suo fissarsi sul desiderio sessuale ha finito per confinarlo in uno degli aspetti del sogno, lasciando molto altro nell' oscurità della nostra psiche.

Il mio rapporto con il sogno lo giudico soddisfacente. E' una vera e propria vita alternativa dove può accadere di tutto senza che ci siano conseguenze con la realtà. Si può essere spie o attori che interpretano parti di spia, sempre accompagnati da donne stupende, quasi sempre more, ballando tanghi argentini e samba brasileire.

Naturalmente c' è molto altro, ma è meglio sorvolare.

Poi c' è il sogno geniale. E' come un risvegliarsi di capacità ataviche di cui nella vita reale non riusciamo mai a percepirne la forza.

Questo è il tuo caso. E' un insieme di capacità che interagiscono fornendo materiale dalla memoria e dalla capacità artistica creativa che in ciascuno vive e pulsa ma sempre, o quasi, coperta da tutto il resto.

Il genio è proprio colui che ha queste caratteristiche molto più accentuate e riesce, molte volte anche per solo caso o fortuna, a farle emergere e ad usarle. A mio avviso, puoi ritenerti fortunato che qualche volta ti accada nel sogno.

Tanto per curiosità, a me a volte succede di sognare di sognare, raggiungendo una profondità di intensità del sonno veramente eccezionale. Ed è favoloso quando mi sveglio e mi sembra di essere nella vita reale mentre sono ancora nel primo sogno e in un sonno ancora molto profondo. E' una sensazione favolosa. E' come vivere una vita reale.

A presto, caro Galvan, e continua a sognare.

Garbino Vento di Tempesta.
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Vecchio 20-03-2015, 22.51.23   #54
Galvan 1224
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Intanto devo congratularmi con te per la intelligente, per non dire geniale, variazione del brano di Nietzsche. Personalmente ritengo che la conoscenza una volta estinto l' uomo si perderà nell' oblio dell' Universo, ma questo è un altro discorso. Ed è un discorso che prende origine in me dalle enormi ed innumerevoli coincidenze che hanno reso possibile l' evoluzione animale sul nostro pianeta per arrivare alla manifestazione di una mente intelligente. Naturalmente ciascuno può credere quello che vuole, ma per me queste condizioni e coincidenze sono irripetibili.

La poesia. Sono molto d' accordo sul fatto che la poesia è poesia soltanto in uno schema rigidissimo metrico che rende la stessa creazione difficilissima. Ciò non toglie che anche poesie che non seguono la metrica non possano essere belle ed anche dei capolavori poetici. Ma è sempre che risultano mancanti di qualcosa. Ed è perciò che nell' antichità tutto ciò che era libero e scevro da schemi neanche veniva preso in considerazione. Tutto era meno che arte.

Leggendo La nascita della tragedia (Nietzsche) più volte mi sono imbattuto proprio nell' espressione di opinione che il compositore di tragedie era ritenuto grande proprio perché riusciva ad elevare il pubblico su delle trame già note. E questo sinceramente ci può far soltanto lontanamente immaginare la perfezione che queste opere dovevano raggiungere.

I sogni. E' un tasto molto delicato quello dei sogni. Freud ha speso molto del suo tempo fornendoci di un' opera magistrale sul mondo onirico. Ma Freud, almeno a mio avviso, ha visto molto ma molto altro se l' è lasciato sfuggire. Il suo fissarsi sul desiderio sessuale ha finito per confinarlo in uno degli aspetti del sogno, lasciando molto altro nell' oscurità della nostra psiche.

Il mio rapporto con il sogno lo giudico soddisfacente. E' una vera e propria vita alternativa dove può accadere di tutto senza che ci siano conseguenze con la realtà. Si può essere spie o attori che interpretano parti di spia, sempre accompagnati da donne stupende, quasi sempre more, ballando tanghi argentini e samba brasileire.

Naturalmente c' è molto altro, ma è meglio sorvolare.

Poi c' è il sogno geniale. E' come un risvegliarsi di capacità ataviche di cui nella vita reale non riusciamo mai a percepirne la forza.

Questo è il tuo caso. E' un insieme di capacità che interagiscono fornendo materiale dalla memoria e dalla capacità artistica creativa che in ciascuno vive e pulsa ma sempre, o quasi, coperta da tutto il resto.

Il genio è proprio colui che ha queste caratteristiche molto più accentuate e riesce, molte volte anche per solo caso o fortuna, a farle emergere e ad usarle. A mio avviso, puoi ritenerti fortunato che qualche volta ti accada nel sogno.

Tanto per curiosità, a me a volte succede di sognare di sognare, raggiungendo una profondità di intensità del sonno veramente eccezionale. Ed è favoloso quando mi sveglio e mi sembra di essere nella vita reale mentre sono ancora nel primo sogno e in un sonno ancora molto profondo. E' una sensazione favolosa. E' come vivere una vita reale.

A presto, caro Galvan, e continua a sognare.

Garbino Vento di Tempesta.




al mio amico Vento,

per il momento ho solo il tempo di dedicarti una mia poesia, che, coincidenza, par s'adatti al tuo scritto...



In mezzo all’acque fonde
perduta ogni speranza
annaspo tra le onde.

Vuota di stel la notte
ricerco il saldo scoglio,
com’è che dalla stanza
son qui a tastar l’appiglio?

Nel mezzo di tal lotte
mi tocca gentil mano…
dunque dormivo, e intanto
fò per venirti accanto,
ma tal agir fu vano.

Anche la man fu sogno
e più non sei vicina,
il tuo bel viso agogno,
poi giunge alfin mattina.



un caro saluto

Galvan
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Vecchio 22-03-2015, 09.21.12   #55
Garbino
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X Galvan 1414

Mio caro Galvan, ti ringrazio per la poesia che ho trovato interessante.

Poi volevo aggiungere che nel post precedente ho dimenticato di segnalare che a mio avviso il sogno geniale è da dove traggono lo spunto artistico molti, se non tutti coloro che si dedicano all' arte. La differenza naturalmente la fa la genialità espositiva di chi fa arte.
Shakespeare addirittura intitolò una sua opera: Sogno di una notte di mezza estate (Midsummernight dream ) e si può star certi che si riferisse alla realtà.

A questo punto vorrei citare anch' io un paio di strofe di una mia composizione poetica.
Con l' argomento forse c' entra poco, ma siccome è una delle mie preferite mi piace fartela conoscere:

E' tempo che io torni tra i miei ghiacci
e la mia anima solitaria infine riabbracci.
Ma prima che la lunga ascesa sia compita
serbo per lui una sovrana ultima sortita.
Garbino, dio dei venti, dello spazio ha le chiavi
e su questa immane ha imposto le mano Lavi.

E quando tu sarai triste, stanca e vilipesa
e una lacrima vera sul volto rimarrà appesa,
rivolgi lesta verso di lei il tuo sguardo
e da lei si sprigionerà il mio vento caldo,
che dal tuo cuore spazzerà tutte pene e guai
e così anche tu le tue ali riaprire potrai.

Ecco qua spero proprio che ti piaccia. A presto.

Garbino Vento di Tempesta
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Vecchio 22-03-2015, 10.17.02   #56
Galvan 1224
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Originalmente inviato da sgiombo
Ma, secondo me non proveniva da nulla di reale, infatti era nel sogno (non credo nell' "inconscio").
E per cercarne una provenienza nell' ambito della "finzione o immaginazione onirica" forse bisognerebbe sapere il contenuto delle quartine.

Mi piace rielvare che anch' io ho un sonno interrotto e sogno molto (dovrei anch' io scrivermeli, ma di solito gli impegni incalzano e il tempo stringe).

Ma che versi sono degli "endecasillabi di sedici sillabe"???
Mei sogni la logica spesso latita e si verificano situazioni paradossali, ma non riesco proprio a immaginarmeli.



1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16

Ben al to l'es ser stà, in con tra stà bi lis si ma men te.
Ei co glie tal bel tà a/mo do suo, àc ca de mi ca men te.

Oggi suppongo niente moto, Sgiombo, visto che a Cremona piove… quello sopra è un mio esempio a te dedicato dell’endecasillabo in questione, il caso limite in cui l'accento cade sulla settultima sillaba di sedici...

Per la spiegazione ed esempi ben migliori del mio (magari è anche sbagliato) puoi vedere su Wiki:
http://it.wikipedia.org/wiki/Endecasillabo

da cui riporto quello famoso del Boito e a seguire, concidenze che collegano il mio, il tuo scritto, la poesia e il grande Boito…


Sill 1 Sill 2 Sill 3 Sill 4 Sill 5 Sill 6 Sill 7 Sill 8 Sill 9 Sill 10 Sill 11 (Sill 12) (Sill 13) (Sill 14) (Sill 15) (Sill 16)

sot to la pen na ov ve ro sta lag mi ti fi ca no mi si

Ecco a titolo esemplificativo l'intera celebre quartina da cui è stato tratto l'esempio precedente, formata esclusivamente da endecasillabi con più di quindici sillabe:

« Sì crudo è il gelo che le rime sdrucciolanosene
Tremando, e in fondo al verso rincantucciolanosene;
Le gocciole d'inchiostro stalattitificanomisi
Sotto la penna, ovvero stalagmitificanomisi. »

(Boito)

Questa poesia (in "endecasillabi da sedici sillabe"), letteralmente "d'antologia" (Dizionario dei giochi di parole, Giampaolo Dossena, Vallardi), mescola la sperimentazione linguistica a quella metrica, in un visionario incarnarsi fisico della poesia stessa http://arrigoboito.soyombo.it/quartina.htm



CURIOSITA BOITIANE

Il Sole 24 ore 9 marzo 2011
Scapigliati, eroici e pronti all'incendio
di Carlo Carena
Un bel giorno Arrigo Boito, non ancora il musicista famoso ma un giovanotto trapiantato a Milano dalla natia Padova, entrò in un'aula di anatomia, si sedette sui banchi e guardò e ascoltò ciò che faceva e diceva il professore intento a sezionare un cadavere. Ne trasse un ricordo indimenticabile che lo rafforzò nel suo amore per i deboli e gli umili, nel disgusto per l'umanità impietosa e per la scienza trionfante del suo tempo, trionfante e presuntuosa. E siccome era un artista, fece la cronaca di quello spettacolo in una canzonetta, caratteristica del suo tempo e piena di motivi che ancora oggi la rendono suggestiva:

Lezione di anatomia
La sala è lugubre;
dal negro tetto
discende l'alba,
sul freddo letto
con luce scialba.
Chi dorme? Un'etica
defunta ieri
all'ospedale...
Ed era giovane!
ed era bionda!
ed era bella!...
Mentre urla il medico
la sua lezione
io penso ai teneri
casi passati
su quella testa,
ai sogni estatici
invan sognati
da quella mesta.
E ora il clinico,
che il cor le svelle,
grida ed esorta:
Ecco le valvole,
ecco le celle,
ecco l'aorta.
Scienza, vattene,
coi tuoi conforti!
Ridammi i mondi
del sogno l'anima!

http://www.cantiereallopera.com/#!pr...go-boito/c1fzb



« Son lo spirito che nega
Sempre tutto: l'astro, il fior...
Il mio ghigno e la mia bega
Turban gli ozi al Crëator »
(Arrigo Boito - Mefistofele, atto I scena II)



FAUST:

Ah! Voglio
Che questo sogno
Sia la santa poesia
E l'ultimo bisogno
Dell'esistenza mia.

https://www.youtube.com/watch?v=3dlJ2oGy0zs



Un amichevole saluto.


(ps-riguardo l’argomento del post aspetto ancora un po’)
Galvan 1224 is offline  
Vecchio 23-03-2015, 21.25.27   #57
sgiombo
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Ben al to l'es ser stà, in con tra stà bi lis si ma men te.
Ei co glie tal bel tà a/mo do suo, àc ca de mi ca men te.

Oggi suppongo niente moto, Sgiombo, visto che a Cremona piove… quello sopra è un mio esempio a te dedicato dell’endecasillabo in questione, il caso limite in cui l'accento cade sulla settultima sillaba di sedici...

Per la spiegazione ed esempi ben migliori del mio (magari è anche sbagliato) puoi vedere su Wiki:
http://it.wikipedia.org/wiki/Endecasillabo

da cui riporto quello famoso del Boito e a seguire, concidenze che collegano il mio, il tuo scritto, la poesia e il grande Boito…


Sill 1 Sill 2 Sill 3 Sill 4 Sill 5 Sill 6 Sill 7 Sill 8 Sill 9 Sill 10 Sill 11 (Sill 12) (Sill 13) (Sill 14) (Sill 15) (Sill 16)

sot to la pen na ov ve ro sta lag mi ti fi ca no mi si

Ecco a titolo esemplificativo l'intera celebre quartina da cui è stato tratto l'esempio precedente, formata esclusivamente da endecasillabi con più di quindici sillabe:

« Sì crudo è il gelo che le rime sdrucciolanosene
Tremando, e in fondo al verso rincantucciolanosene;
Le gocciole d'inchiostro stalattitificanomisi
Sotto la penna, ovvero stalagmitificanomisi. »

(Boito)

Questa poesia (in "endecasillabi da sedici sillabe"), letteralmente "d'antologia" (Dizionario dei giochi di parole, Giampaolo Dossena, Vallardi), mescola la sperimentazione linguistica a quella metrica, in un visionario incarnarsi fisico della poesia stessa http://arrigoboito.soyombo.it/quartina.htm



CURIOSITA BOITIANE

Il Sole 24 ore 9 marzo 2011
Scapigliati, eroici e pronti all'incendio
di Carlo Carena
Un bel giorno Arrigo Boito, non ancora il musicista famoso ma un giovanotto trapiantato a Milano dalla natia Padova, entrò in un'aula di anatomia, si sedette sui banchi e guardò e ascoltò ciò che faceva e diceva il professore intento a sezionare un cadavere. Ne trasse un ricordo indimenticabile che lo rafforzò nel suo amore per i deboli e gli umili, nel disgusto per l'umanità impietosa e per la scienza trionfante del suo tempo, trionfante e presuntuosa. E siccome era un artista, fece la cronaca di quello spettacolo in una canzonetta, caratteristica del suo tempo e piena di motivi che ancora oggi la rendono suggestiva:

Lezione di anatomia
La sala è lugubre;
dal negro tetto
discende l'alba,
sul freddo letto
con luce scialba.
Chi dorme? Un'etica
defunta ieri
all'ospedale...
Ed era giovane!
ed era bionda!
ed era bella!...
Mentre urla il medico
la sua lezione
io penso ai teneri
casi passati
su quella testa,
ai sogni estatici
invan sognati
da quella mesta.
E ora il clinico,
che il cor le svelle,
grida ed esorta:
Ecco le valvole,
ecco le celle,
ecco l'aorta.
Scienza, vattene,
coi tuoi conforti!
Ridammi i mondi
del sogno l'anima!

http://www.cantiereallopera.com/#!pr...go-boito/c1fzb



« Son lo spirito che nega
Sempre tutto: l'astro, il fior...
Il mio ghigno e la mia bega
Turban gli ozi al Crëator »
(Arrigo Boito - Mefistofele, atto I scena II)



FAUST:

Ah! Voglio
Che questo sogno
Sia la santa poesia
E l'ultimo bisogno
Dell'esistenza mia.

https://www.youtube.com/watch?v=3dlJ2oGy0zs



Un amichevole saluto.


(ps-riguardo l’argomento del post aspetto ancora un po’)

Leggendo la voce che citi di Wickipedia mi sono reso conto della mia abissale ignoranza (anche) in fatto di metrica (e questo é certamente un fatto positivo: ti ringrazio).
Tuttavia anche fra gli endecasillabi non canonici non si parla di quello di sedici sillabe (quelli menzionati hanno quasi tutti undici sillabe, come si poteva aspettare un profano come me, salvo qualcuno -anche di Dante: chi l' avrebbe mai detto!!!- che ne ha dodici di cui una "atona").
Ti credo comunque sulla parola, vista la competenza che dimostri in materia.

La poesia del Boito, che (non) conoscevo solo per sentito dire, mi ha ricordato la prima autopsia cui ho partecipato da studente; uno dei cadaveri era di una donna bbbellissima (di una bellezza che mi parve quasi soprannaturale, una specie di Madonna) con i suoi lunghi capelli neri lisci intorno al viso dai tratti regolari (quasi perfetti; ma invero mi parvero perfetti senza "quasi"), bianchissimo ma con le labbra di un blu intensissimo per la cianosi esagerata post mortem, e parte delle guance e forse delle orecchie di un turchino più delicato che sfumava insensibilmente nel candore circostante, deceduta giovane (quarant' anni ma ne dimostrava di meno) per scompenso cardiaco da stenosi mitralica (ora per fortuna accade molto raramente):

non la dimenticherò MAI!

(Credo di aver sguito poco o nulla le spiegazioni dell' anatomopatologo).
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Vecchio 24-03-2015, 00.01.03   #58
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La poesia del Boito, che (non) conoscevo solo per sentito dire, mi ha ricordato la prima autopsia cui ho partecipato da studente; uno dei cadaveri era di una donna bbbellissima (di una bellezza che mi parve quasi soprannaturale, una specie di Madonna) con i suoi lunghi capelli neri lisci intorno al viso dai tratti regolari (quasi perfetti; ma invero mi parvero perfetti senza "quasi"), bianchissimo ma con le labbra di un blu intensissimo per la cianosi esagerata post mortem, e parte delle guance e forse delle orecchie di un turchino più delicato che sfumava insensibilmente nel candore circostante, deceduta giovane (quarant' anni ma ne dimostrava di meno) per scompenso cardiaco da stenosi mitralica (ora per fortuna accade molto raramente):

non la dimenticherò MAI!

(Credo di aver sguito poco o nulla le spiegazioni dell' anatomopatologo).





All’amico Sgiombo



Pur se il cuor era fermo con quello t’ho veduto,
non più col mar degli occhi, serrate le cortine,
a seguir le dolci curve del volto ormai già muto.

Ma pria ch’io fui scomposta da tal lame aguzzine,
le fredde membra esposte, spogliate dalle trine,
i miei neri capelli, le guance già turchine
… furono sfiorate dal tuo respiro d’uomo.

Oh vita, m’hai lasciato, ogni piacer fu domo,
eppur quel giovinotto mi colse ancor qual donna
di ciò conservo traccia e l’amo qual Madonna.



un caro saluto
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Vecchio 04-04-2015, 21.07.10   #59
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Racconto di Pasqua


Sentendo arrivar la morte, e non troppo avanti, ma di lì a breve… un uomo, padre di tre figli e vedovo da tempo, chiamò il suo amico più intimo per consigliarsi su come risolvere l’ultima questione che ancora aveva aperta: l’eredità da lasciar ai figli.

Costui possedeva la propria abitazione, aveva dei fertili terreni agricoli e una buona somma depositata in banca.
Tre figli e tre proprietà, guarda caso di valore equivalente, tanto che l’amico, al sentirsi porre la domanda su che fare, rispose come forse voi rispondereste, di darne una ciascuno.

Una figlia era in procinto di sposarsi e certamente la bella casa le avrebbe risolto molti problemi e assicurato un buon avvio del matrimonio; senza mutui le esigenze si riducevano e sarebbe bastato l’unico lavoro del futuro marito a sostener la famiglia… che avrebbe sin da subito potuto allargarsi… il sogno della sua vita…

Un altro figlio, laureato in economia era dotato di talento per gli affari e aveva già avviato una sua attività… potendo disporre di quei buoni terreni l’avrebbe fatti fruttare più di quanto permettevano i raccolti annuali… le idee non gli mancavano di certo.

L’ultimo figlio… beh, non aveva progetti, non gli garbò studiare e al contrario dei suoi fratelli non sentiva legami con il luogo dove tutti avevano sempre vissuto.
Verosimilmente, entrato in possesso di un buon capitale avrebbe girato il mondo per conoscerlo il più possibile prima di fermarsi da qualche parte… o di ritornare alle origini, come non di rado accade.


“Mio caro Borgs… a ciascuno una proprietà che corrisponde alla sua indole, par tutto così chiaro… non vedo soluzione migliore.”

“Sì, infatti da tempo avevo già stilato il testamento… solo che proprio oggi m’è accaduto di legger un’opinione… guarda caso sulla suddivisione di 10 in tre parti… ecco, considera che tutto quel che mi appartiene sia 10 e lo divida tra i miei figli… per quanto calcoli per bene, il risultato sarà frazionario… ma leggi tu stesso: CVC / https://www.riflessioni.it/forum/filo...et-impera.html


“… ho letto ma non comprendo… cosa può significare uno zero virgola, zero, virgola…… su un patrimonio di tal portata?”

“… nulla… o appena una infinitesima briciola, ovviamente… ma mi è venuto da considerare il valore di quel che lascio… e se diviso lo mantenga o venga perso per sempre…”

“ ah… forse ti farebbe piacere credere che i tuoi figli un domani resteranno uniti, ricordando i sacrifici del padre (e della madre) per il loro beneficio… un valore assieme e oltre quello materiale, dico bene?”

“… giusto, Paul, tutta l’umanità ha gli stessi problemi fondamentali di sopravvivenza.
Allora il problema diventa di tutti e se il potere colpisce il singolo risponde l'intero "corpus".
Così nacque il socialismo e il sindacalismo, rispondendo con la solidarietà al dividi et impera.
Quelle strutture sociali han permesso di mantenere il valore del lascito, di solidarietà in quel caso.”

“… oh… il discorso si allarga, il “corpus” nel tuo caso è l’impronta familiare impressa nei tuoi figli… che al ritrovarla, per necessità o sensibilità, ricondurrebbe all’intero…”

“esatto… le proprietà si sta un attimo a dividerle, anzi è già stato fatto… ma quel che più mi preme e a cui sin oggi non avevo fatto caso, è lasciar quello zero virgola zero, virgola… “

“quello forse spetta ai tuoi figli recuperarlo… guardando alla tua vita, al tuo esempio e a quanto hai fatto per loro. Facendolo comprenderebbero che senza quella pur minuscola quantità non sarebbe esistito nulla… in ultima neppure la congrua eredità.”

“sai leggermi nell’anima, caro amico… poiché mi conosci più di chiunque altro, potresti dire dove in me riscontri quello zero virgola…?”

“chiedi tanto… pur se di una piccola cosa… che racchiude l’essenza e il senso della tua vita, da quella prima lettera dell’alfabeto che precede tutte l’altre, l’aleph, all’ultima che ti incalza… ma non mi sottraggo alla richiesta e prima di rispondere ti chiedo, qual è stato il tuo conforto negli anni, man mano che le prove della vita ti segnavano… infine privandoti anche della cosa più preziosa, la tua compagna e madre dei tuoi figli?”

“il mio conforto, tu lo conosci, è stato d’ammirar l’arte… ma ancor più sentirne l’ispirazione che l’avvia, nel mio caso all’usar penna e parole…”

“non dubitavo fosse questa la risposta… così ti suggerisco di scrivere un’ultima poesia dove racchiudere il mistero di quel che hai detto, per lasciarla assieme all’eredità ai tuoi figli… spero di esserti stato utile…”

“lo sei stato… mi ci dedico da subito e ti prego di ripassar domani… che il mio tempo volge al termine.”



L’indomani Paul si ripresentò e sin dall’apertura dell’uscio, comprese.

L’amico, la forma umana dell’amico era stata abbandonata dal respiro e dall’anima, per chi vi creda, o dalla mente, dissolta o chissà che altro.

I figli che ben lo conoscevano lo accompagnarono al capezzale dove si raccolse per qualche minuto, salutando nel suo intimo il caro amico e compagno di viaggio.

Nel ritornar in soggiorno, dispiacendosi di non esser stato presente all’epilogo, fu invitato dai figli a sedersi, che dovevano comunicargli qualcosa… qualcosa che Borgs aveva scritto quella notte, poc’anzi il distacco dal mondo, a lui indirizzato.

Si sedette e commosso iniziò a leggere, a voce alta, come l’amico gli scrisse di fare, in presenza dei figli.

Borgs era morto… ma le sue parole e la sua volontà rivivevano attraverso l’amico… una sorta di resurrezione, pur se non della carne.

Quel che siamo non conoscendolo non possiamo dire che si esaurisca con questo o quell’evento.
Neppur sappiamo donde veniamo… quel che ci è dato di conoscere è quel che lasciamo, nelle sue molteplici forme.

Quel che ha lasciato Borgs riguarda senz’altro la sua famiglia… o forse anche voi, se potete pensare che tutto il genere umano con cui condividiamo il destino sia una sola, grande famiglia.

La storia finisce qui… o forse continuerà… siete anche voi a scriver le vostre storie o le leggete soltanto?


Galvan 1224 is offline  
Vecchio 25-05-2015, 23.44.34   #60
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Riferimento: Da dove veniamo? Che siamo? Dove andiamo?

Ho visto l’ultimo controverso film di Sorrentino “la giovinezza”, attratto dal tema (chi non lo è, man mano che gli anni procedono…), dal regista dotato di indubbio (ma non per tutti) talento e dal cast.

L’ho trovato interessante (anche ben fatto e piacevole) e ho voluto leggere cosa ne pensa la gente comune (non la critica) sul forum all’articolo del corriere

http://www.corriere.it/spettacoli/15...cacacc9d.shtml

Come in altre occasioni c’è chi vorrebbe che il personaggio (il regista in questo caso) in questione cambiasse lavoro… o meglio provasse a lavorar davvero, magari in miniera o luoghi simili… (e non s’azzardasse a dichiarar che il cinema logora, essendoci molto, molto di peggio).

Ognuno è libero di criticare… così mentre mentalmente mi figuravo il nostro intento a trivellar carbone in miniera, mi è venuto da pensar a quanti lavorano nel mondo del cinema: oltre ad autori e registi, attori, comparse…operatori di macchina, costumisti, elettricisti… guardare dopo i titoli di coda per rendersi conto a quanti contribuisce per il pane quotidiano un tal negletto lavoro… o divertimento, secondo i punti di vista.

Ci sono tante attività di cui si potrebbe far a meno… strano, la maggior parte hanno a che vedere con l’espressione artistica… ma anche sport e competizioni in genere… tempo libero e gli innumerevoli modi di ricavarne ristoro, riposo e sollecitazioni di vario genere...

Discorso davvero lungo che riporto nell’alveo della discussione evidenziando che quel che (noi) siamo ci par cosa giusta e opportuna, mentre quel che sono gli altri… c’è da vedere caso per caso… senza considerare i cambiamenti che intervengono nell’esistenza… appunto, con lo sfiorire della giovinezza…

Par che il personaggio che siamo vada via via irrigidendosi, cristallizzandosi (non è così per tutti, naturalmente), ritirandosi in sé al par della forza vitale, per tanti un lento retrocedere a guadagnar il tendone e l’uscita di scena…

Ma cristallizzarsi sulle proprie posizioni accade indipendentemente dall’età, come connotato dell’acquisizione di una qualche competenza o abilità… o di un’esperienza, che si ritiene significante… al punto da guardar attraverso quella l’esperienze degli altri… e valutarle, non poche volte.

Non considerando che per quanto si sappia o si sappia fare, per quanto ci sia capitato, persino in ambiti che van oltre le usuali esperienze quotidiane tanto da leggerle con l’occhiali della filosofia, della psicologia o della spiritualità… il tutto è certamente significante per noi ma relativamente significante per la restante umanità, quella che ci è più vicina.

Guardando a noi stessi che ci scambiamo “qualcosa” attraverso le discussioni in questo forum…dopo averne letto un gran numero (per un anno) mi domando se “quel che siamo” , riferito a chi abbia interloquito, sia stato almeno in piccola parte avvicinato dal pensiero, esperienza e sentire dell’altro.

Sta a ognuno dirlo, ma se è accaduto allora è un buon segno, significa che la nostra struttura psicologica, autoreferenziale, valutativa e relazionale (e qualcos’altro) non fosse del tutto cristallizzata, rimanendone una parte allo stato liquido… libera di bagnare e miscelarsi con quella altrui…

https://www.youtube.com/watch?v=GNnKnPBgdVI

Galvan 1224 is offline  

 



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