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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 16-06-2014, 01.01.48   #31
Davide M.
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Data registrazione: 06-04-2014
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Riferimento: Cos'è un "essere non manifestato"?

Citazione:
Originalmente inviato da maral
L'apparire fenomenologico è il manifestarsi fenomenologico del principio di identità logico che deve manifestarsi totalmente nel modo in cui rappresentativamente è possibile. La fenomenologia è rappresentazione che tende all'identità, non è l'identità stessa. a meno di non volerlo imporre arbitrariamente.
Questo non vuol dire mantenere separati il momento logico da quello fenomenologico, ma rispettarne la differenza che li unisce: laddove il principio logico indica immediatamente il tutto dell'ente coincidente con se stesso la fenomenologia ne dà rappresentazione in termini di un susseguirsi di rappresentazioni nessuna delle quali è di per sé definitiva e totale, ma ognuna delle quali ne richiama un'altra. Entrambi momenti danno ragione in modo diverso dell'identità del medesimo ente.

L'apparire fenomenologico e il manifestarsi fenomenologico sono la stessa cosa.
Il manifestarsi fenomenologico non deve manifestarsi nel modo in cui rappresentativamente è possibile, ma si manifesta nell'unico modo possibile, che in quanto tale, cioè l'unico modo possibile, è anche il migliore modo in cui si manifesti.
Una rappresentazione di un susseguirsi di rappresentazioni è un'interpretazione di un susseguirsi di interpretazioni di un unico evento fenomenico, che logicamente non ha la propria ragion d'essere in una serie di interpretazioni, altrimenti lo stesso evento non potrebbe manifestarsi sempre ugualmente a sé stesso in un ipotetico susseguirsi di rappresentazioni intersoggettive.
Davide M. is offline  
Vecchio 16-06-2014, 10.24.08   #32
jeangene
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Data registrazione: 30-08-2012
Messaggi: 335
Riferimento: Cos'è un "essere non manifestato"?

Citazione:
Originalmente inviato da maral
La totalità macchia non può non comprendere l'apparire proprio della macchia, altrimenti non è totalità, le manca il suo totale apparire.
La verità infatti è relativa alla piena corrispondenza tra ciò che è manifesto e ciò che è ove ciò che si manifesta è pure il rimanere necessariamente nascosto di qualcosa solo sullo sfondo del quale qualcos'altro appare.

E' implicito nella posizione dialettica: vi è qualcosa che appare in quanto vi è qualcosa che non appare e che ne determina l'apparire.
L'apparire della totalità dell'ente implicherebbe il suo apparire rispetto al niente di quell'ente, ma l'apparire rispetto al niente di quell'ente è contraddizione, è un non apparire.

Grazie, ora è più chiaro.
Spesso, giustamente, si scrive dando dei concetti per scontati non tenendo conto però che poi li leggo anch' io!
Ovviamente sto scherzando..

Grazie ancora a tutti
jeangene is offline  
Vecchio 16-06-2014, 13.51.39   #33
CVC
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Messaggi: 747
Riferimento: Cos'è un "essere non manifestato"?

Fenomeno e noumeno sono due aspetti della realtà, ma per essere realtà hanno bisogno l'uno dell'altro. La realtà è nel dialogo fra fenomeno e noumeno.
non può esserci fenomeno senza noumeno e viceversa. La realtà è ciò che si produce nell'assimilazione di una cosa ad un'altra. Definiamo una cosa reale quando l'assoggettiamo a noi, quando l'assimiliamo ai nostri schemi. Ma poi crediamo che la realtà sia una cosa o l'altra, noi o le cose. Il processo che produce la realtà si nasconde ai nostri occhi. Fondamento di tutto ciò che ci riguarda sono l'adattamento e l'assimilazione, tutto il resto sono solo strumenti
dei meccanismi che ci permettono di essere solo in quanto entità assimilatrici che per mantenersi in vita devono continuare ad assimilare a sè il mondo esterno.
CVC is offline  
Vecchio 16-06-2014, 19.39.27   #34
maral
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Data registrazione: 03-02-2013
Messaggi: 1,314
Riferimento: Cos'è un "essere non manifestato"?

Citazione:
Originalmente inviato da Davide M.
L'apparire fenomenologico e il manifestarsi fenomenologico sono la stessa cosa.
Il manifestarsi fenomenologico non deve manifestarsi nel modo in cui rappresentativamente è possibile, ma si manifesta nell'unico modo possibile, che in quanto tale, cioè l'unico modo possibile, è anche il migliore modo in cui si manifesti.
Una rappresentazione di un susseguirsi di rappresentazioni è un'interpretazione di un susseguirsi di interpretazioni di un unico evento fenomenico, che logicamente non ha la propria ragion d'essere in una serie di interpretazioni, altrimenti lo stesso evento non potrebbe manifestarsi sempre ugualmente a sé stesso in un ipotetico susseguirsi di rappresentazioni intersoggettive.
Il susseguirsi delle rappresentazioni fenomeniche è dato, secondo lo schema di Severino, dal loro continuo richiamarsi affinché sia raggiunta la manifestazione completa (il completo apparire fenomenologco) dell'ente secondo un percorso di progressione dialettica che non ha fine (l'ente si manifesta fenomenologicamente come una storia di rappresentazioni).
In effetti nessun evento si manifesta sempre ugualmente a sé stesso in un ipotetico susseguirsi di rappresentazioni intersoggettive, proprio perché ogni evento dell'apparire è una relazione specifica e unica tra oggetto e soggetto (l'evento li include entrambi). L'uguaglianza intersoggettiva è solo una somiglianza riguardante aspetti parziali più o meno estesi dell'evento per cui 2 eventi possono essere uguali per soggetti diversi solo in modo astratto, ma non potranno mai essere completamente identici.
maral is offline  
Vecchio 17-06-2014, 16.30.23   #35
green&grey pocket
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Data registrazione: 12-01-2013
Messaggi: 331
Riferimento: Cos'è un "essere non manifestato"?

l'essere non manifestato "che non sia Dio, e non siano gli Dei" non esiste.
meglio ancora l'essere non manifestato è "l'essere non manifestato", è cioè una costruzione linguistica, una locuzione.

Il punto di LinJi è quello del voler "presente" il manifestarsi del non manifesto.

Andiamo con l'interpretazione di Agressor e del fisico tedesco, i tropi sono un fascio di proprietà con alcune variabili, ossia l'oggetto è "di per sè".

Entrambe le posizioni partono da un idea formale di proprietà come insita nella regola del ragionamento stesso.
L'aporia evidente è che è indecidibile quale sia la proprietà fissa, in quanto è variabile essa stessa a seconda dell'oggetto che consideriamo.
Nei loro termini l'oggeto che è un identico, si basa dunque sul fatto che l'oggetto sia un variabile, il che è contradditorio.


Passiamo alla mia e di David posizione, l'io è determinato dall'oggetto variabile.
In questo caso possiamo tranquillamente dire che il variabile matematizzato come "x" sia questo essere manifesto.
Ossia è funzione dell'oggetto.(è infatti cioè un soggetto)

Passiamo alla argomentazione di maral-severino, il variabile è contradizione dell'essere totale.
(E' per questo che la contradizione è rappresentazione di ciò che è nascosto.)

Per riannodarlo con le considerazione metafisiche-religiose, è chiaro che la tematica è quella che portò Cantor all'invenzione dell'infinito in seconda.(e all'aporia dell'infinito su infinito però).

Ossia la polemica tra Tommaso d'Aquino e Sant'Agostino.

Per il primo Dio è potenza in atto, per il secondo è potenza assoluta.

La posizione cantoriana e severiniana è quella di Agostino.

Per assumere una potenza assoluta infatti devono instaurare l'idea di infinito in potenza.

Entrambi finiscono nelle morse dell'aporia.

Così Cantor deve inventarsi una figura matematica ancora oggi indimostrabile di infinito alla terza(infinito su infinito su infinito).

Mentre Severino si illude di trovare nell'estensione(in funzione) della proprietà la soluzioni dell' infinito, maturandola come proprietà della proprietà (dialettico storica) invece che estensione (in funzione di).

Ossia il rapporto funzionale (insiemistico cantoriano) tra proprietà di oggetti correllati, è il rapporto della contradizione che si manifesta come relazione infinita di tutti gli oggetti.
E che appunto all'infinito(temporale dialettico) è il tutto (appunto una sorta di infinito alla seconda cantoriano).

Come già detto Cantor non si fermò alla potenza seconda, ma capendo benissimo che non bastava, si spinse oltre cadendo finalmente nella follia.

Severino come già detto invece si ferma perchè non ritiene utile andare oltre. Ossia ritiene di uscire dalla formalità come Cantor tentò di fare (fallendo) semplicemente decidendo dell'indecidibilità temporale.

Il punto è che diventa un racconto semi-formale, ineccepibile certo, ma pur sempre a partire da un sistema formale, che non dice nulla degli atti della potenza, ossia della vita.In realtà va ben oltre ravvisando come le aporie degli atti e dei fenomeni siano in realtà negazioni del tutto.Nega la vita secondo me.

Ovviamente io sono con Tommaso d'Aquino e seguaci (Heidegger su tutti).

L'Aquinate non poteva dar conto dei continui salti estatici, per poter pensare la potenza come un possibile geometrico.

Il salto è una condizione di trascendenza che intuitivamente ci fa capire l'irraggiungibilità di Dio.

Non esiste la potenza della potenza (anche se abbiamo visto che Cantor l'ha scoperta, ma non cambia, sarebbe "la potenza della potenza della potenza" oggi come oggi).

Esiste sempre l'atto della potenza.

E' perciò che: ciò che non è manifesto è la proprietà di quella potenza.

Poi sulle modalità di quelle proprietà ossia sulle categorie torniamo ad Aristotele.

Ripeto però che tutto questo domandare nasconde fughe dall'idea di morte, secondo la psicanalisi, l'esistenzialismo e certi pensatori postnicciani.

Non posso escludere che la stessa domanda del 3d non ne nasconda una.(la volontà "di vedere" alla fine è una volontà di "non vedere". Ma anche questa è una illazione).
green&grey pocket is offline  
Vecchio 19-06-2014, 10.21.50   #36
Aggressor
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Messaggi: 405
Riferimento: Cos'è un "essere non manifestato"?

green&grey pocket:
Andiamo con l'interpretazione di Agressor e del fisico tedesco, i tropi sono un fascio di proprietà con alcune variabili, ossia l'oggetto è "di per sè".

Entrambe le posizioni partono da un idea formale di proprietà come insita nella regola del ragionamento stesso.
L'aporia evidente è che è indecidibile quale sia la proprietà fissa, in quanto è variabile essa stessa a seconda dell'oggetto che consideriamo.
Nei loro termini l'oggeto che è un identico, si basa dunque sul fatto che l'oggetto sia un variabile, il che è contradditorio.


Veramente io non sono dell'idea che gli oggetti siano fasci di proprietà, ma soprattutto non credono che gli oggetti posseggano delle proprietà fisse, che siano "di per sé". Ho detto che la descrizione del fisico tedesco, almeno delle particelle elementari, riesce a rendere meglio conto della realtà rispetto a quella in cui comparirebbero semplicemente degli oggetti (cioè degli esseri a cui attribuire proprietà).

Per come la vedo io non si dovrebbe parlare di più oggetti nel senso che questo comporta a livello ontologico, ma semplicemente si dovrebbe descrivere ciò che si esperisce. Il fatto che nessuno possegga di per sé delle proprietà mi porta a pensare che nessuno sia in un certo modo, mentre la forma, che separo dall'essere, muta certamente in continuazione, senza che con ciò si possa ammettere che una forma non sia quest'altra forma; lo può essere diversamente sempre, o non essere mai (ma quando si applica qualcosa su tutto è come se non si dicesse niente).
Aggressor is offline  

 



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