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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 06-02-2015, 15.37.06   #1
jolly666
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La vita è un dono meraviglioso..

Quante volte abbiamo sentito questa frase, la vita è un dono bellissimo, la vita e meravigliosa, i fiori, l'amore, il soffio del vento, il diventare padre o madre, il provare emozioni ecc ecc. Fino all'età di 15 16 anni questo preconcetto era inculcato in me, come lo era il concetto di Babbo Natale quando avevo 4 anni..ma come ogni cosa arriva sempre o prima o dopo il momento di abbandonare i preconcetti e dare una reale interpretazione sulle cose che ci circondano e sul concetto di vita...io personalmente non ho avuto mai il coraggio di dire ad un depresso che è malato o che non ha capito il senso della vita. ..Ma se invece il vero senso della vita lo avessero capito loro e noi no, dove il concetto di sano sta solo in una specie di forzatura che ci siamo dati, premetto che per sano oggi viene dato solo a chi vede del bello nella vita..allora o pensato di fare un resoconto, lottiamo fin da quando siamo spermatozoi, poi nasciamo e ci tirano da un buco dove ammala penaci entra la testa e menomale che non abbiamo ricordi pperché penso che per un bambino non è una bella cosa, poi dobbiamo nutrirsi e bere ad intervalli di due o tre ore, altrimenti stiamo male, durante la nostra vita ci dobbiamo conquistare tutto giornalmente e in mezzo a tutto ciò ricercare quegli attimi di piacere che come detto prima illudono il vero essere della vita, poi vedremo persone care morire, poi se non stiamo sempre attenti possiamo ammalarci o farci male e soffrire, poi quando mettiamo a rifletterci sappiamo che il nostro destino è morire, quindi niente di glorioso per nessuno di noi, sappiamo che tutto ciò che costruiremo diventerà niente o prima o dopo...ecco quando vedo un depresso che mi dice io penso questo, come potrei io dirgli no vedi che ti stai sbagliando la realtà della vita è un altra e ripetergli anch'io tutto ciò di falso che mi è stato insegnato...allora rispondo, si la vita è precisamente come la descrivi tu, ed è anche vero che non ha nessun senso logico, se vuoi essere felice non devi vedere la vita per come è realmente ma ti devi illudere anche tu che sia un dono una cosa bella ènon pensare a ccom'è realmente, penso che i cosiddetti sani tra cui anche io che mi sforzo giornalmente di vederci del bello e del bene, in realtà siamo i veri malati che ci illudiamo constantemente, per non guardare in faccia la realtà, perché anche noi sappiamo che fa cagare la vita o almeno, parlo di quella corporea...magari se la nostra coscienza un giorno abita un altro tipo di corpo e in un altro universo dove la vita ha realmente un senso e non si basa su una lotta continua, allora si la potremmo descrivere come un dono vero è proprio....se la coscienza nasce col nostro corpo, allora esiste proprio per farci viaggiare col pensiero e non vedere la realtà per come è, ci aiuta ad illuderci, questo è il vero ruolo della coscienza in questo mondo e in questo corpo.... ,
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Vecchio 07-02-2015, 10.12.27   #2
sgiombo
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Riferimento: La vita è un dono meraviglioso..

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Quante volte abbiamo sentito questa frase, la vita è un dono bellissimo, la vita e meravigliosa, i fiori, l'amore, il soffio del vento, il diventare padre o madre, il provare emozioni ecc ecc. Fino all'età di 15 16 anni questo preconcetto era inculcato in me, come lo era il concetto di Babbo Natale quando avevo 4 anni..ma come ogni cosa arriva sempre o prima o dopo il momento di abbandonare i preconcetti e dare una reale interpretazione sulle cose che ci circondano e sul concetto di vita...io personalmente non ho avuto mai il coraggio di dire ad un depresso che è malato o che non ha capito il senso della vita. ..Ma se invece il vero senso della vita lo avessero capito loro e noi no, dove il concetto di sano sta solo in una specie di forzatura che ci siamo dati, premetto che per sano oggi viene dato solo a chi vede del bello nella vita..allora o pensato di fare un resoconto, lottiamo fin da quando siamo spermatozoi, poi nasciamo e ci tirano da un buco dove ammala penaci entra la testa e menomale che non abbiamo ricordi pperché penso che per un bambino non è una bella cosa, poi dobbiamo nutrirsi e bere ad intervalli di due o tre ore, altrimenti stiamo male, durante la nostra vita ci dobbiamo conquistare tutto giornalmente e in mezzo a tutto ciò ricercare quegli attimi di piacere che come detto prima illudono il vero essere della vita, poi vedremo persone care morire, poi se non stiamo sempre attenti possiamo ammalarci o farci male e soffrire, poi quando mettiamo a rifletterci sappiamo che il nostro destino è morire, quindi niente di glorioso per nessuno di noi, sappiamo che tutto ciò che costruiremo diventerà niente o prima o dopo...ecco quando vedo un depresso che mi dice io penso questo, come potrei io dirgli no vedi che ti stai sbagliando la realtà della vita è un altra e ripetergli anch'io tutto ciò di falso che mi è stato insegnato...allora rispondo, si la vita è precisamente come la descrivi tu, ed è anche vero che non ha nessun senso logico, se vuoi essere felice non devi vedere la vita per come è realmente ma ti devi illudere anche tu che sia un dono una cosa bella ènon pensare a ccom'è realmente, penso che i cosiddetti sani tra cui anche io che mi sforzo giornalmente di vederci del bello e del bene, in realtà siamo i veri malati che ci illudiamo constantemente, per non guardare in faccia la realtà, perché anche noi sappiamo che fa cagare la vita o almeno, parlo di quella corporea...magari se la nostra coscienza un giorno abita un altro tipo di corpo e in un altro universo dove la vita ha realmente un senso e non si basa su una lotta continua, allora si la potremmo descrivere come un dono vero è proprio....se la coscienza nasce col nostro corpo, allora esiste proprio per farci viaggiare col pensiero e non vedere la realtà per come è, ci aiuta ad illuderci, questo è il vero ruolo della coscienza in questo mondo e in questo corpo.... ,

Mi pare che si diano atteggiamenti soggettivi diversi di fronte alla propria esistenza, anche a prescindere dalle differenze oggettive esistenti ra le esistenze di ciascuno di noi.

Constato che il mio è molto diverso dal tuo.
A me la vita, malgrado la sua finitezza, malgrado la sua "insignificanza oggettiva" (é importante unicamente per ciascuno di noi e per altri di noi, ma non "in sè", indipendentemente da ciò che qualcuno di noi ne pensa) pare davvero bella, fonte molto più di soddisfazioni che di dispiaceri (se così non fosse -se mi trovassi, cosa del tutto non auspicabile ma non impossibile in futuro- in una condizione di infelicità senza prospettive realistiche di possibile superamento, cercherei di darmi la morte nella maniera più indolore possibile, sperando di non rinascere, se non in condizioni nettamente migliori).

Mi pare che la cosa più importante in proposito sia la portata delle esigenze e dei desideri che si provano, nella soddisfazione dei quali consiste la felicità, nell' insoddisfazione l' infelicità.
Se per predisposizione comportamentale innata, esperienze di vita, letture, ragionamenti ci si ritrova ad avere desideri complessivamente soddisfattibili si é felici, se no (se per esempio il desiderio di non morire é ineliminabile, stante il fatto che oggettivamente la morte non la é) si é infelici: "chi si contenta gode" non é per me un mero luogo comune o tantomeno un motto ironico, anche se può essere pure usato come tale, in certe circostanze.
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Vecchio 11-02-2015, 10.00.27   #3
paul11
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Riferimento: La vita è un dono meraviglioso..

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Quante volte abbiamo sentito questa frase, la vita è un dono bellissimo, la vita e meravigliosa, i fiori, l'amore, il soffio del vento, il diventare padre o madre, il provare emozioni ecc ecc. Fino all'età di 15 16 anni questo preconcetto era inculcato in me, come lo era il concetto di Babbo Natale quando avevo 4 anni..ma come ogni cosa arriva sempre o prima o dopo il momento di abbandonare i preconcetti e dare una reale interpretazione sulle cose che ci circondano e sul concetto di vita...io personalmente non ho avuto mai il coraggio di dire ad un depresso che è malato o che non ha capito il senso della vita. ..Ma se invece il vero senso della vita lo avessero capito loro e noi no, dove il concetto di sano sta solo in una specie di forzatura che ci siamo dati, premetto che per sano oggi viene dato solo a chi vede del bello nella vita..allora o pensato di fare un resoconto, lottiamo fin da quando siamo spermatozoi, poi nasciamo e ci tirano da un buco dove ammala penaci entra la testa e menomale che non abbiamo ricordi pperché penso che per un bambino non è una bella cosa, poi dobbiamo nutrirsi e bere ad intervalli di due o tre ore, altrimenti stiamo male, durante la nostra vita ci dobbiamo conquistare tutto giornalmente e in mezzo a tutto ciò ricercare quegli attimi di piacere che come detto prima illudono il vero essere della vita, poi vedremo persone care morire, poi se non stiamo sempre attenti possiamo ammalarci o farci male e soffrire, poi quando mettiamo a rifletterci sappiamo che il nostro destino è morire, quindi niente di glorioso per nessuno di noi, sappiamo che tutto ciò che costruiremo diventerà niente o prima o dopo...ecco quando vedo un depresso che mi dice io penso questo, come potrei io dirgli no vedi che ti stai sbagliando la realtà della vita è un altra e ripetergli anch'io tutto ciò di falso che mi è stato insegnato...allora rispondo, si la vita è precisamente come la descrivi tu, ed è anche vero che non ha nessun senso logico, se vuoi essere felice non devi vedere la vita per come è realmente ma ti devi illudere anche tu che sia un dono una cosa bella ènon pensare a ccom'è realmente, penso che i cosiddetti sani tra cui anche io che mi sforzo giornalmente di vederci del bello e del bene, in realtà siamo i veri malati che ci illudiamo constantemente, per non guardare in faccia la realtà, perché anche noi sappiamo che fa cagare la vita o almeno, parlo di quella corporea...magari se la nostra coscienza un giorno abita un altro tipo di corpo e in un altro universo dove la vita ha realmente un senso e non si basa su una lotta continua, allora si la potremmo descrivere come un dono vero è proprio....se la coscienza nasce col nostro corpo, allora esiste proprio per farci viaggiare col pensiero e non vedere la realtà per come è, ci aiuta ad illuderci, questo è il vero ruolo della coscienza in questo mondo e in questo corpo.... ,

Ciao Jolly66

E’ ostico come argomento perché è un insieme a mio parere di problemi da scomporre.
Il primo aspetto è come ognuno interpreta la realtà là fuori nel mondo; il secondo aspetto è come ciascuno di noi costruisce le relazioni nel mondo, come si pone come soggetto nella realtà, o meglio, nell’idea che ha della realtà.

La coscienza è l’insieme di questi e molti aspetti, compresa la nostra esperienza (intesa come conoscenza come costruzione di nuova informazione) che può cambiare ancora le relazioni con il mondo.
C’è pure un aspetto psicologico, cioè potrei costruirmi un’illusione di mondo che possa in qualche modo placare la mia ansia, lo ritengo possibilissimo.
Ma a mio parere entrano in gioco, per uno come me che crede all’etica, problemi di autenticità: è giusto fuggire dal mondo costruirmi un’illusione, un paradiso terrestre per paura di affrontare quel mondo e prendermi delle responsabilità? Personalmente credo che sia un problema di moltissime persone, la mancanza di coraggio, la mancanza di autostima: non bisogna avere paura di vivere, diversamente moriamo da vivi.
Ma capisco anche la sofferenza di una persona in un mondo che stritola la sensibilità delle profondità umane.
paul11 is offline  
Vecchio 11-02-2015, 20.01.34   #4
jolly666
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Ciao ragazzi grazie per le risposte, premetto che io non sono depresso ma ho conosciute persone che lo sono e le ho ascoltate, ho ascoltato il loro resoconto della vita e sinceramente vedo una visione più lucida e più veritiera in loro quando parlano della vita, anzichè vederla nei cosiddetti normali, sembra quasi che i normali vivino una vita costruita sulle illusioni che ci creiamo proprio perché forse non abbiamo il coraggio di vedere in faccia la realtà della vita, come poter negare che la vita sia una lotta continua, si è vero io da sano gli posso dire... si.. ma... però..., però riflettendoci gli sto solo dicendo si..ma e però. .forse sono io da sano che mi costruisco un mondo fantastico, forse sono io da sano che mi illudo, non esistono lotte belle, le lotte o lottare non è una bella cosa...allora ho pensato che forse i veri sani siano i depressi e noi ci stiamo soltanto illudendo di vedere una realtà per come realmente non lo è...abbiamo etichettato e costruito preconcetti per anni e anni e lo abbiamo fatto per vincere le problematiche della vita perché forse in realtà la vita è un problema..e forse perché il depresso questo lo realizza e noi no....
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Vecchio 12-02-2015, 10.22.47   #5
paul11
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Ciao ragazzi grazie per le risposte, premetto che io non sono depresso ma ho conosciute persone che lo sono e le ho ascoltate, ho ascoltato il loro resoconto della vita e sinceramente vedo una visione più lucida e più veritiera in loro quando parlano della vita, anzichè vederla nei cosiddetti normali, sembra quasi che i normali vivino una vita costruita sulle illusioni che ci creiamo proprio perché forse non abbiamo il coraggio di vedere in faccia la realtà della vita, come poter negare che la vita sia una lotta continua, si è vero io da sano gli posso dire... si.. ma... però..., però riflettendoci gli sto solo dicendo si..ma e però. .forse sono io da sano che mi costruisco un mondo fantastico, forse sono io da sano che mi illudo, non esistono lotte belle, le lotte o lottare non è una bella cosa...allora ho pensato che forse i veri sani siano i depressi e noi ci stiamo soltanto illudendo di vedere una realtà per come realmente non lo è...abbiamo etichettato e costruito preconcetti per anni e anni e lo abbiamo fatto per vincere le problematiche della vita perché forse in realtà la vita è un problema..e forse perché il depresso questo lo realizza e noi no....

Ciao Jolly66

sono ancora d'accordo con te, infatti le casistiche di indicatori sociali ci comunicano il malessere o il benessere sociale, la felicità o la sofferenza, il mal di vivere o la povertà estrema e le disperazioni.

Una persona "con i nervi scoperti" ha molto meno filtri ipocriti convenzionali di una società che si conforma in comportamenti, per cui la sensibilità umana si scontra con quelle tipologie di comportamenti ponendosi nella differenza fra sincerità e ipocrisia di una relazione di un rapporto sia concettuale che emotivo; lo vive soffrendo la costruzione di un rapporto.
L'essere capiti e capire gli altri per quello che siamo e non per quello che gli altri vorrebbero che fossimo, sta sempre più diventando un orpello in questa società standardizzata di zombi.La quantità di farmaci ansiolitici e psicofarmaci aggiungendo droghe e alcool è una misura di una società disumanizzata.
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Vecchio 03-03-2015, 16.58.52   #6
Mariano
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Quante volte abbiamo sentito questa frase, la vita è un dono bellissimo, la vita e meravigliosa, i fiori, l'amore, il soffio del vento, il diventare padre o madre, il provare emozioni ecc ecc. Fino all'età di 15 16 anni questo preconcetto era inculcato in me, come lo era il concetto di Babbo Natale quando avevo 4 anni..ma come ogni cosa arriva sempre o prima o dopo il momento di abbandonare i preconcetti e dare una reale interpretazione sulle cose che ci circondano e sul concetto di vita...io personalmente non ho avuto mai il coraggio di dire ad un depresso che è malato o che non ha capito il senso della vita. ..Ma se invece il vero senso della vita lo avessero capito loro e noi no, dove il concetto di sano sta solo in una specie di forzatura che ci siamo dati, premetto che per sano oggi viene dato solo a chi vede del bello nella vita..allora o pensato di fare un resoconto, lottiamo fin da quando siamo spermatozoi, poi nasciamo e ci tirano da un buco dove ammala penaci entra la testa e menomale che non abbiamo ricordi pperché penso che per un bambino non è una bella cosa, poi dobbiamo nutrirsi e bere ad intervalli di due o tre ore, altrimenti stiamo male, durante la nostra vita ci dobbiamo conquistare tutto giornalmente e in mezzo a tutto ciò ricercare quegli attimi di piacere che come detto prima illudono il vero essere della vita, poi vedremo persone care morire, poi se non stiamo sempre attenti possiamo ammalarci o farci male e soffrire, poi quando mettiamo a rifletterci sappiamo che il nostro destino è morire, quindi niente di glorioso per nessuno di noi, sappiamo che tutto ciò che costruiremo diventerà niente o prima o dopo...ecco quando vedo un depresso che mi dice io penso questo, come potrei io dirgli no vedi che ti stai sbagliando la realtà della vita è un altra e ripetergli anch'io tutto ciò di falso che mi è stato insegnato...allora rispondo, si la vita è precisamente come la descrivi tu, ed è anche vero che non ha nessun senso logico, se vuoi essere felice non devi vedere la vita per come è realmente ma ti devi illudere anche tu che sia un dono una cosa bella ènon pensare a ccom'è realmente, penso che i cosiddetti sani tra cui anche io che mi sforzo giornalmente di vederci del bello e del bene, in realtà siamo i veri malati che ci illudiamo constantemente, per non guardare in faccia la realtà, perché anche noi sappiamo che fa cagare la vita o almeno, parlo di quella corporea...magari se la nostra coscienza un giorno abita un altro tipo di corpo e in un altro universo dove la vita ha realmente un senso e non si basa su una lotta continua, allora si la potremmo descrivere come un dono vero è proprio....se la coscienza nasce col nostro corpo, allora esiste proprio per farci viaggiare col pensiero e non vedere la realtà per come è, ci aiuta ad illuderci, questo è il vero ruolo della coscienza in questo mondo e in questo corpo.... ,
Le certezze sono sempre relative, ma necessarie: possono evolversi e mutare nel corso della vita, ma, ribadisco, sono una necessità di vita; non sono una presunzione se aperte al confronto ed al dialogo.
Una mia certezza è che la vita non è un dono, ma una bellissima cosa che ci è capitata.
È ovvio che per affermarlo bisogna dare un senso alla vita ed un significato alla bellezza (due concetti anch'essi soggettivi).
Io ritengo che una delle certezze che ciascuno di noi può avere è l'esistenza del bene e del male (che tra l'altro è il punto di partenza di qualunque fede religiosa o teoria filosofica), che lo scopo della vita sia operare per contrastare il male e che la bellezza sia insita nella soddisfazione di operare in tal senso.
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Vecchio 03-03-2015, 20.01.25   #7
Garbino
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X Jolly 666

In quello che tu dici c' è molto di condivisibile ma il mio punto di vista è un altro. Come ho già esposto in altri interventi, la vita per me è un miracolo. La vita naturalmente intesa nel senso terrestre. Un essere come l' uomo che ha raggiunto il grado di evoluzione che noi conosciamo, al di là di ciò che ne pensiamo, ha necessitato e necessita di un così grande numero di coincidenze, soprattutto temporali, che sinceramente le ritengo quasi irripetibili, ma potrei togliere anche il quasi.

Il problema inerente al modo in cui affrontiamo la vita e il grado di soddisfacimento che si può raggiungere dipende da molti fattori, tra cui di sicuro l' educazione e l' ambiente in cui viviamo nella nostra adolescenza, ma la cosa più importante è la forza vitale che ciascuno possiede e che proviene dal dna, perciò, a mio avviso, di carattere genetico.

Questo infatti spiega perché ci sono persone che vivono la vita in modo doloroso e insoddisfacente, mentre altri si sentono completamente appagati da essa. Questo vuol dire che le esperienze vengono affrontate in modo diverso e vissute in modo diverso proprio in rapporto al quantum di forza vitale che possediamo. Questo spiega perché alcune persone alla prima difficoltà rinunciano ed altre se non ci sono le vanno a cercare, le difficoltà.

Perciò molto dipende dalla fortuna di nascere in un ambiente il più possibile sano e con una discreta forza vitale. Chi non la possiede e inoltre è sottoposto ad angherie e soprusi di ogni genere è raro che non maledica il giorno in cui è nato.

Da parte mia, non posso ritenermi insoddisfatto. La vita mi ha dato molto, certo anche molto dolore, ma ci sono momenti che da soli valgono tutta una vita ed io penso di averne avuti diversi.

La conoscenza è una brutta bestia, se ci assale il nichilismo nel momento in cui ci assale l' impossibilità di un assoluto e non riusciamo a trovare dentro di noi la forza per accettare la realtà che ci si presenta, siamo perduti. Il nichilismo ci trascinerà lontano dai nostri propositi e desideri senza più alcuna possibilità di appagamento.

Garbino Vento di Tempesta.
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Vecchio 06-03-2015, 04.32.38   #8
leibnicht
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Mah... amico! Anche a me, giunto ormai avanti negli anni, sembra che le cose stiano proprio come pensi tu!
Ricordo un mio vecchio professore, quasi mezzo secolo fa, all'università, che ci diceva: "Ragazzi, ricordatevi nella vostra professione che la vita è una grossa fregatura... Tenetene conto ogni volta che visitate un paziente, quando formulate una diagnosi, quando supponete una prognosi. Ricordatevelo insieme a questo principio: che voi dovete amare chi soffre!"
E, alla fine, ho visto anch'io, nella mia vita, che la massima parte dei piaceri hanno un costo di sofferenze assai maggiori e che, anche quando tali costi siano sostenibili, gli stessi piaceri rapidamente stancano.
Ho sempre udito le dichiarazioni di altruismo, come rimedio da questa miseria morale, venire dai pulpiti dei massimi egoisti, ed ho conosciuto la vera abnegazione in forme rare e quasi sempre difficili da riconoscere.
Eppure non è un grande male aver vissuto. In fin dei conti è un'esperienza improbabile che ci è capitata.
Sarebbe stato meglio e preferibile non essere mai nati?
Probabilmente sì, se consideriamo le tribolazioni, il dolore di vivere, la fatica smisurata alla soddisfazione dei bisogni... Specie quando l'età avanza ed i bisogni aumentano, mentre le forze diminuiscono.
Ma senza averlo compreso, vivendolo, questo dolore impresso nell'esistere, mai avremmo potuto, forse, supporlo.
L'anelito alla vita, implementato come un software nella nostra materia nervosa per cui si trasformò in "coscienza" e "pensiero", è una verità di natura oppure un terribile inganno?
Chi potrebbe mai stabilirlo, deciderlo, senza aver provato a vivere?
Ecco, noi abbiamo avuto l'occasione e la possibilità, pochi e radi tra infinite schiere di fantasmi, di prenderci un corpo, esistere e decidere.
Il privilegio non è l'aver avuto la vita, ma aver potuto comprendere se essa è degna oppure no.
E tale privilegio, che davvero trascende ogni senso che potremmo attribuire alla parte ed al tutto, ci consegna ad un quid inimmaginabile che fa della vita stessa una parte, solo una parte, solo un'esperienza e forse un "momento".
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Vecchio 07-03-2015, 09.49.27   #9
Galvan 1224
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Mah... amico! Anche a me, giunto ormai avanti negli anni, sembra che le cose stiano proprio come pensi tu!
Ricordo un mio vecchio professore, quasi mezzo secolo fa, all'università, che ci diceva: "Ragazzi, ricordatevi nella vostra professione che la vita è una grossa fregatura... Tenetene conto ogni volta che visitate un paziente, quando formulate una diagnosi, quando supponete una prognosi. Ricordatevelo insieme a questo principio: che voi dovete amare chi soffre!"
E, alla fine, ho visto anch'io, nella mia vita, che la massima parte dei piaceri hanno un costo di sofferenze assai maggiori e che, anche quando tali costi siano sostenibili, gli stessi piaceri rapidamente stancano.
Ho sempre udito le dichiarazioni di altruismo, come rimedio da questa miseria morale, venire dai pulpiti dei massimi egoisti, ed ho conosciuto la vera abnegazione in forme rare e quasi sempre difficili da riconoscere.
Eppure non è un grande male aver vissuto. In fin dei conti è un'esperienza improbabile che ci è capitata.
Sarebbe stato meglio e preferibile non essere mai nati?
Probabilmente sì, se consideriamo le tribolazioni, il dolore di vivere, la fatica smisurata alla soddisfazione dei bisogni... Specie quando l'età avanza ed i bisogni aumentano, mentre le forze diminuiscono.
Ma senza averlo compreso, vivendolo, questo dolore impresso nell'esistere, mai avremmo potuto, forse, supporlo.
L'anelito alla vita, implementato come un software nella nostra materia nervosa per cui si trasformò in "coscienza" e "pensiero", è una verità di natura oppure un terribile inganno?
Chi potrebbe mai stabilirlo, deciderlo, senza aver provato a vivere?
Ecco, noi abbiamo avuto l'occasione e la possibilità, pochi e radi tra infinite schiere di fantasmi, di prenderci un corpo, esistere e decidere.
Il privilegio non è l'aver avuto la vita, ma aver potuto comprendere se essa è degna oppure no.
E tale privilegio, che davvero trascende ogni senso che potremmo attribuire alla parte ed al tutto, ci consegna ad un quid inimmaginabile che fa della vita stessa una parte, solo una parte, solo un'esperienza e forse un "momento".



Buongiorno leibnicht,

ho letto con più attenzione che altri il tuo intervento, stilato in forma semplice e comprensibile anche per chi non abbia gli strumenti di conoscenza che ti corrispondono.
Quel più d’attenzione è dovuto all’interesse che nutro nei tuoi riguardi, per l’esperienza di vita dovuta alla tua età e la comprensione della stessa che l’accompagna.

Ci son diversi modi di partecipare a un forum, tutti ugualmente rispettabili se avvengono entro i limiti del posto che ci ospita; il mio tende, quando possibile argomento permettendo, ad andar un po’ più addentro la sfera personale che avvolge il nostro io.
Non poi così tanto, perlomeno all’inizio, giusto per riportarne la sensazione d’esser stato riconosciuto dal mio interlocutore non come un passante incontrato per la via ma come quello stesso passante che risponde al saluto, permettendo nei casi fortunati di sviluppar in seguito maggior confidenza.

Mi par consona la metafora della via (il forum) e dei passanti (gli utenti) per come interpreto il mio procedere, che pur nella diversità delle mete, reali e quotidiane e d’altro tipo quali queste virtuali, impegna quel che sono: l’eredità dei miei atti (memoria) e quell’anelito alla vita di cui anche tu parli.

La domanda (su tal anelito) che ti poni (o poni agli altri facendoti specchio) è una, se non l’unica, domanda fondamentale e le risposte son tante quante le persone che sentano d’affrontarla e provino a vivere.
Concordo che non s’abbia da guardar tanto al privilegio d’aver avuto la vita, comunque sia successo: probabilità, dono o miracolo (ringraziando in ogni caso, eh...) le cose son andate così e piuttosto conviene veder quel che ne abbiamo tratto (stante i nostri limiti).

Il distillato di tutto, durante e alla fine, è la comprensione che si forma in noi e riferita alla vita stessa non mi sento d’esser io a decider se sia stata degna o meno, piuttosto se l’ho onorata, facendo diventar spiga, alberi e poi frutti i semi che mi son ritrovato in mano.
Al momento e forse per sempre devo dir di no, mi son comportato malamente in diverse circostanze e pur se lontane nel tempo le cicatrici son sempre presenti.

Non si torna indietro e ho appreso a non nasconderle (a me stesso, soprattutto in forma di pensieri), accettando del tutto quella che psicologicamente vien detta l’ombra.
Ripensando a quel che racchiude il nostro vaso di Pandora trovo pertinente la questione posta:

Sarebbe stato meglio e preferibile non essere mai nati?

Meno se

… se consideriamo le tribolazioni, il dolore di vivere, la fatica smisurata alla soddisfazione dei bisogni...

forse perché ho una soglia di tollerabilità del dolore e di adattamento maggiore della media, senza ovviamente averne nessun merito.

La comprensione, quindi, è il metro per valutar ogni questione.
Con tale metro si posson misurar circonferenze d’astri come minime distanze, a condizione d’aggiungere zeri avanti il numero…

Così, riportando la questione al luogo (questo) che mi ospita, mi domando se lo spender qui un pezzetto della mia vita mi rimandi la sensazione d’un tempo degnamente impiegato, magari arrivando a connotarlo certo non meravigliosamente ma perlomeno positivamente… sì che possa veder uno di quei semini germinar e produrre pianta…

Do il mio piccolo contributo, secondo la mia misura, a volte venendone ripagato da sincere e (anche belle) parole. Il guscio psicologico che ci tien separati gli uni dagli altri (e non potrebbe esser diversamente, non credo nelle utopie) con alcuni si è assottigliato e la distanza, misurata col metro della comprensione dell’altro, ridotta.

Ho avuto il privilegio d’aver potuto chiamare amico qualcuno e quello risponder sullo stesso tono…

E tale privilegio, che davvero trascende ogni senso che potremmo attribuire alla parte e al tutto, ci consegna a un quid inimmaginabile che fa della vita stessa una parte, solo una parte, solo un'esperienza e forse un "momento".

… come hai fatto tu rispondendo a Jolly666 e come hanno fatto e continuano a fare diversi utenti, dai cui interventi nelle appassionanti questioni poste traspare quel quid che rende la lettura, o la scrittura di questi post, certo solo una microscopica parte della vita, un momento come dici, tuttavia un momento ben speso.

Il tuo professore diceva che dobbiamo amare chi soffre, gli altri e noi stessi, e nel constatar da me stesso che è arduo il solo provarci aggiungo che è la cosa più difficile del mondo, perché lacera il nostro guscio psicologico.

Quando accade, in quel momento è come se al bivio aveste preso l’altra strada…

"Due strade incontrai nel bosco ed io scelsi quella meno battuta, ecco perché sono diverso". Marcel Proust


Un caro saluto.
Galvan 1224 is offline  
Vecchio 09-03-2015, 23.10.09   #10
sebastianb
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Riferimento: La vita è un dono meraviglioso..

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Originalmente inviato da leibnicht


Sarebbe stato meglio e preferibile non essere mai nati?
Probabilmente sì, se consideriamo le tribolazioni, il dolore di vivere, la fatica smisurata alla soddisfazione dei bisogni... Specie quando l'età avanza ed i bisogni aumentano, mentre le forze diminuiscono.
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Il tuo post mi sembrerebbe perfetto come il tuo " nick " ( leib Nicht ) = senza corpo, corpo assente.
Dass heisst ohne Koerper bzw. kein Leib sein. ( Wenn du die deutsche Sprache kannst, sicher verstehst Du was ich eben geschrieben habe ! ) - und jetzt solll ich auf italienisch fortsetzen. ---------

Ognuno ha una propria storia, una personale esperienza.

Tuttavia nel tempo antico questo genere di riflessioni erano gia' presenti.
In particolare quel tuo:
- sarebbe stato meglio e preferibile non essere mai nati.. e che tu poni come domanda.

Qoelet / il Predicatore nel suo Libro invece, nel constatare l' assurdita' del vivere cosi' come le oppressioni che aggravano la vita degli individui.. esaltava quelli ormai gia' trapassati ( ormai polvere ) beati nella pace suprema, nel Sacro Nulla.. perchè non hanno piu' nulla a che fare quaggiu'.

Ma considerava come i "" piu' fortunati "" (!) quelli Mai nati, perchè non sperimenteranno le schifezze, le amarezze, le illusioni, il dolore, di questo dannato mondo ! Nella sua lucida, obiettiva analisi il grande Predicatore sentenziava come : NON c'è alcun vantaggio sotto il sole. - qualunque cosa l' uomo fa .. tutto evaporera' nel Nulla. Non solo quanto vien fatto, ma la sua stessa carcassa, questo corpo destinato ad ereditare una coltre di vermi, insetti e corruzione.
Da qui quella fatidica domanda: CHE resta all' uomo di tutto il suo affanno per cui fatica sotto il sole? -
NULLA - evaporera' come fumo, come l' aria, come il vento. E tutto sara' dimenticato, l' esistenza è come un' ombra fugace e poi il nulla !
La vita ... altro che " dono meraviglioso " ! Ma che senso ha vivere?

In altri due Libri vien manifestato come una vera maledizione non solo per quanto riguarda il giorno della propria nascita ma soprattutto il maledetto giorno e/o notte del concepimento.
Vedi il capitolo 3. di Giobbe e il cap. 20. di Geremia. In particolare proprio Geremia pone in modo chiaro ed inquietante la domanda della domande:
- perchè MAI sono venuto al mondo ?? Per che cosa ?? Terrificante è la sua risposta !

Ma il piu' pregnante è quel Salmo 88 - il piu' di tragico di tutto il Salterio.

Trattasi di una supplica di un sofferente nato forse deforme ( o affetto da una gravissima patologia ). Questo pseudo-credente si rivolge al Dio biblico.. ma " Lui " non ascolta, anzi con celato sadismo crea il vuoto intorno a questo sfortunato.
Constatando il " silenzio " di questo Dio - allora quasi con sarcasmo il poveretto si beffa della Sua ( sedicente e presunta ) Onnipotenza.
Rimprovera altresi' come egli sia costantemente minacciato e oppresso dal terrore del Dio biblico.. e termina il suo amaro sfogo constatando che la sua unica e vera compagna/amica sara' l' oscurita', il buio, la tenebra !

Mai testo cosi' pessimista si trova in tutta la SScrittura.

Orbene si desume che GIA' nel tempo antico la vita era piena di dolore, di illusione, di oppressione. - Nulla è cambiato ! -

Ben scriveva il sublime Qoelet: tutto cio' che era - sara' / tutto cio' che si è fatto.. si rifara' / non c'è nulla di nuovo sotto il sole. - Come dire: la storia si ripete sempre e comunque - di generazione in generazione, si presenta con le stesse ansie, gli stessi problemi, le stesse illusioni, le stesse ingiustizie, le stesse lacrime..

e purtuttavia la terra rimane sempre la stessa ! Cosi' era - cosi' è e cosi' sara' ......

Hast Du vertsanden, Leibnicht ??

sebastianb is offline  

 



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