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Vecchio 28-10-2015, 13.57.50   #1
elsire
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Filosofia Etica Dell'economia E Della Finanza

Ho notato, che, spesso, si tende a confondere l'economia con la finanza; mentre si tratta, invece, di concetti affini...ma ben differenti.
A prescindere dalle molteplici accezioni che i due termini possono avere (tutti legittimi, a seconda del contesto in cui li si usa), in questa sede io intendo attribuire ai due concetti i seguenti precipui significati, espressi -beninteso- in modo molto sintetico ed elementare.
A)
ECONOMIA
L'economia, nei limiti ed ai fini del presente discorso, in sostanza, è quella che deriva dalla produzione di "beni" e di "servizi", derivanti dal possesso di determinati "cespiti produttivi", e dallo SCAMBIO dei medesimi tra i vari soggetti economici, senza che i "cespiti" vengano alienati o incisi.
Ad esempio:
- se io, col mio lavoro, produco vasi di terracotta, e poi li vendo, ottengo una legittima remunerazione monetaria, mentre, in cambio, il compratore ottiene dei vasi;
- se io, essendone proprietario, do in affitto un appartamento, ottengo una legittima remunerazione monetaria, a fronte dell'uso che l'inquilino farà del mio immobile;
- se io, possedendo dei capitali, presto soldi ad una società, ottengo in cambio un titolo (azione) che mi dà diritto ad una partecipazione agli utili che essa produce.
E si potrebbero fare centinaia di esempi diversi (obbligazioni ecc.), ma, in sostanza, il nocciolo del discorso è che, a livello "economico", io immetto nell'economia un fattore della produzione (lavoro, immobili o capitale), e, IN CAMBIO, ottengo una contropartita, in denaro o in natura.
Questa contropartita, si chiama REDDITO (da lavoro, da immobili e da capitale) (1), che, in sostanza, è il flusso costante delle entrate che un soggetto ritrae dall'impiego dei fattori della produzione in suo possesso, senza che essi vengano alienati (2).
E tutto questo (salvo non rari abusi), ha costituito il principale risultato della collaborazione e cooperazione umana: dal neolitico in poi.
B)
FINANZA
La "finanza", nei limiti nei limiti ed ai fini del presente discorso, è quella che NON deriva dalla produzione di "beni" e di "servizi", derivanti dal possesso di determinati "cespiti produttivi", bensì dalla COMPRAVENDITA di questi ultimi, CON PREMEDITATI EFFETTI SPECULATIVI.
Ad esempio:
- se io, invece di affittare immobili, li compro per poi rivenderli ad un maggior prezzo, miro ad un guadagno di mera natura speculativa, senza produrre NIENTE, e senza scambiare utilità con nessuno.
- se io, invece di comprare titoli azionari per finanziare una azienda, e partecipare ai suoi utili produttivi, li compro precipuamente allo scopo di rivenderli ad un prezzo superiore, miro ad un guadagno di mera natura speculativa, senza produrre NIENTE, e senza scambiare utilità con nessuno.
E si potrebbero fare centinaia di esempi diversi (obbligazioni ecc.), ma, in sostanza, il nocciolo del discorso è che, a livello "economico", io non immetto un bel NIENTE nell'economia, ma tento solo di speculare un maggior prezzo dalla rivendita di cespiti.
Questo maggior prezzo , si chiama PLUSVALENZA, che è cosa ben diversa dal REDDITO, così come prima descritto, perchè non è costante, e non deriva da uno scambio di utilità fra i vari membri della società, ma scaturisce soltanto dalla speranza di rivendere qualcosa ad un prezzo più alto, di quello a cui la si è comprata.
Può anche andar male, ovviamente (nel qual caso si realizza una "minusvalenza).
***
Premesso quanto sopra, per venire allo specifico tema che intendo sottoporre alla vostra cortese attenzione, (FILOSOFIA ETICA DELL'ECONOMIA E DELLA FINANZA), personalmente ritengo che, mentre l'"economia", così come da me intesa, è un valore socialmente positivo, se la legge previene determinati abusi (oggi sempre più frequenti, per la contaminazione della finanza), la "finanza" -speculativa-, invece, è un valore socialmente negativo.
Essa, infatti, è equiparabile al poker o alla roulette, laddove non c'è un equo scambio di utilità...PERCHE' SE UNO VINCE, L'ALTRO PERDE!
E' un "gioco a somma zero".
Ed invero, se io faccio un buon affare giuocando in Borsa, è ovvio che un'altro ci ha rimesso...perchè i soldi sempre quelli sono; a parte gli esiziali pseudovalori delle bolle speculative.
La cosa veramente INQUIETANTE, che tale spirito speculativo, negli ultimi tempi, sta inquinando anche quella che, una volta, era sana economia.
Per motivi di spazio, qui vi farò solo un esempio "personale"...ma MOLTO significativo.
Circa 30 anni fa, comprai un negozio di pizzeria, per affittarlo; e, fino a circa 15 anni fa, andava tutto bene.
Ma da allora, ho cambiato circa una decina di inquilini, perchè (mi sono alla fine accorto), i vari sedicenti locatari stipulavano il contratto d'affitto NON PER VENDERE PIZZE, ma, semplicemente, per rivenderselo -in uno con l'azienda- ad un nuovo gestore; che, a sua volta, faceva lo stesso scherzetto speculativo.
C'era a chi andava bene e a chi andava male...ma, nel complesso, di pizze ne hanno vendute ben poche.
Allo stesso modo, molti, adesso, hanno cominciato a ricomprare immobili, non per abitarli o affittarli, ma solo per rivenderli tra due o tre anni a prezzi maggiorati (visto che adesso il mercato è basso).
Questa inquinazione "finanzcapitalista", la trovo decisamente immorale; ed inoltre, devastante per la stessa economia.
Voi, cosa ne pensate?

NOTE:
(1)
Il reddito di impresa è un reddito di natura plurifattoriale, derivante dalla immissione nell'economia di "due" fattori produttivi:
- immobili (terreni) e lavoro, che dà luogo all'impresa agricola (art.2135 c.c.)
- capitali e lavoro, che dà luogo all'impresa commerciale (art.2082 c.c.).
Ma ho preferito non trattarne in questa sede, per non complicare troppo il discorso.
(2)
Anche se, nel caso dei titoli, il discorso sarebbe un po' più complesso, ma ho preferito non trattarne in questa sede, per non complicare troppo le cose.
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Vecchio 29-10-2015, 06.28.19   #2
elsire
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Nel mio precedente intervento, avevo scritto: "Questo maggior prezzo , si chiama PLUSVALENZA, che è cosa ben diversa dal REDDITO, così come prima descritto, perchè non è costante, e non deriva da uno scambio di utilità fra i vari membri della società, ma scaturisce soltanto dalla speranza di rivendere qualcosa ad un prezzo più alto, di quello a cui la si è comprata."
Al riguardo, confermando quanto ho scritto, volevo precisare che, ai fini strettamente fiscali, le "plusvalenze" si suddividono il "patrimoniali" (1) e "speculative" (2), che sono quelle a cui mi riferisco io; e, comunque, sia pure con qualche differenza, vengono tassate "come se" fossero "reddito" (pur non essendolo).
Le norme citate in nota, descrivono in dettaglio la tipologia di dette plusvalenze; ovviamente, si tratta di profili eminentemente fiscali, ma, comunque, abbastanza utili per capire di cosa stiamo parlando.

NOTE
(1)
Art. 86 TUIR
(2)
Art. 67 TUIR
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Vecchio 29-10-2015, 10.18.41   #3
Sariputra
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Originalmente inviato da elsire
Nel mio precedente intervento, avevo scritto: "Questo maggior prezzo , si chiama PLUSVALENZA, che è cosa ben diversa dal REDDITO, così come prima descritto, perchè non è costante, e non deriva da uno scambio di utilità fra i vari membri della società, ma scaturisce soltanto dalla speranza di rivendere qualcosa ad un prezzo più alto, di quello a cui la si è comprata."
Al riguardo, confermando quanto ho scritto, volevo precisare che, ai fini strettamente fiscali, le "plusvalenze" si suddividono il "patrimoniali" (1) e "speculative" (2), che sono quelle a cui mi riferisco io; e, comunque, sia pure con qualche differenza, vengono tassate "come se" fossero "reddito" (pur non essendolo).
Le norme citate in nota, descrivono in dettaglio la tipologia di dette plusvalenze; ovviamente, si tratta di profili eminentemente fiscali, ma, comunque, abbastanza utili per capire di cosa stiamo parlando.

NOTE
(1)
Art. 86 TUIR
(2)
Art. 67 TUIR


Mah...c'è da dire che anche una plusvalenza alla fine concorre a formare un reddito. Se, per es., acquisto un Btp scad. 2037 a 100 e lo rivendo a 110, con il 10% lordo maturato magari , se la somma è cospicua, mi posso permettere di cambiare l'automobile che altrimenti, con il mio solo reddito da lavoro, non sarei in grado di acquistare. E questo genera ricchezza per la concessionaria che vende l'auto e poi, via via, a tutta la filiera produttiva dell'auto fino agli operai che l'hanno costruita.
Credo che il male non sia la finanza in sè, ma l'uso speculativo che se ne fa e soprattutto il terribile vizio, ormai radicato, di comprare non con propri capitali, ma bensì indebitandosi.
Ossia, il soggetto vuole speculare in borsa e fare guadagni senza avere il becco di un quattrino prodotto da reddito, prende a prestito capitali e li investe. Se le cose vanno bene, è in grado di restituire i capitali presi a prestito più l'eventuale interesse, se le cose vanno male... prende in prestito altri capitali per rimborsare i primi, e così via.
Ora, considerando che le varie decisioni di natura economica, non sono automatiche ma prese da persone ( con interessi vari) si verifica quello che stiamo vedendo oggigiorno. I debiti fatti sui debiti hanno raggiunto circa sei volte il PIL prodotto dall'economia globale ogni anno. Una somma enorme, che nessuno è più in grado di ripagare. Così, per far fronte alle continue scadenza del debito, si continua a fare altro debito e stampare moneta con i vari QE delle banche centrali. Disperato tentativo di costringere i soggetti ( ist.di credito ) a non continuare a speculare , ma bensì erogare queste somme all'economia reale per rilanciarla. Ma questi soggetti non ci pensano nemmeno a prestare i soldi al lavoro e si ricomprano azioni, obbligazioni, ETF, fondi,ecc. che poi vengono rivenduti alle stesse Banche Centrali ( dopo averli fatti salire di quotazione con massicci acquisti) e lucrandoci sopra.
L'economia reale così ne vede pochi di quei soldi e soprattutto a tassi di interesse ben al di sopra di quelli che le stesse banche pagano alle varie banche centrali per parcheggiare la loro liquidità.
Un circolo vizioso da cui sembra impossibile uscire...
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Vecchio 29-10-2015, 22.37.35   #4
maral
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Il discorso è interessante, ma complesso.
Forse bisognerebbe partire dal significato del denaro come mezzo per facilitare lo scambio di beni effettivi. Se ci si mantenesse in questo ambito il discorso finanziario perderebbe di qualsiasi senso. Ma, peraltro la moneta ha fin dall'inizio posseduto un valore intrinseco, oggettuale. Paradossalmente solo oggi il denaro. ridotto a un bit virtuale, potrebbe venire considerato come una pura convenzione di scambio, una sorta di promessa di un bene effettivo che nella stragrande maggioranza dei casi è del tutto inesistente pur nelle conduzioni di sovrapproduzione in cui la tecnologia ci obbliga a operare per cui il gioco finanziario non fa che moltiplicare a dismisura l'illusione che questa promessa sia reale, poi ce ne accorgiamo nei momenti di crisi economica di tutte le illusioni che un gioco finanziario del tutto virtuale ci procura e sono dolori. Ciò che cresce è solo l'enormità della promessa che si moltiplica su se stessa come in un sogno, ma è una promessa che potrà sempre meno essere mantenuta.
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Vecchio 30-10-2015, 06.38.37   #5
elsire
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Originalmente inviato da Sariputra
Mah...c'è da dire che anche una plusvalenza alla fine concorre a formare un reddito. Se, per es., acquisto un Btp scad. 2037 a 100 e lo rivendo a 110, con il 10% lordo maturato magari , se la somma è cospicua, mi posso permettere di cambiare l'automobile che altrimenti, con il mio solo reddito da lavoro, non sarei in grado di acquistare. E questo genera ricchezza per la concessionaria che vende l'auto e poi, via via, a tutta la filiera produttiva dell'auto fino agli operai che l'hanno costruita.
Credo che il male non sia la finanza in sè, ma l'uso speculativo che se ne fa e soprattutto il terribile vizio, ormai radicato, di comprare non con propri capitali, ma bensì indebitandosi.
Ossia, il soggetto vuole speculare in borsa e fare guadagni senza avere il becco di un quattrino prodotto da reddito, prende a prestito capitali e li investe. Se le cose vanno bene, è in grado di restituire i capitali presi a prestito più l'eventuale interesse, se le cose vanno male... prende in prestito altri capitali per rimborsare i primi, e così via.
Ora, considerando che le varie decisioni di natura economica, non sono automatiche ma prese da persone ( con interessi vari) si verifica quello che stiamo vedendo oggigiorno. I debiti fatti sui debiti hanno raggiunto circa sei volte il PIL prodotto dall'economia globale ogni anno. Una somma enorme, che nessuno è più in grado di ripagare. Così, per far fronte alle continue scadenza del debito, si continua a fare altro debito e stampare moneta con i vari QE delle banche centrali. Disperato tentativo di costringere i soggetti ( ist.di credito ) a non continuare a speculare , ma bensì erogare queste somme all'economia reale per rilanciarla. Ma questi soggetti non ci pensano nemmeno a prestare i soldi al lavoro e si ricomprano azioni, obbligazioni, ETF, fondi,ecc. che poi vengono rivenduti alle stesse Banche Centrali ( dopo averli fatti salire di quotazione con massicci acquisti) e lucrandoci sopra.
L'economia reale così ne vede pochi di quei soldi e soprattutto a tassi di interesse ben al di sopra di quelli che le stesse banche pagano alle varie banche centrali per parcheggiare la loro liquidità.
Un circolo vizioso da cui sembra impossibile uscire...
***
A mio avviso, il ragionamento vendita BTP > acquisto vettura > reddito concessionario, non regge.
Ed infatti, seguendo lo stesso ragionamento, anche se io commetto un furto o una truffa, e poi, col ricavato, mi ci compro un'auto, contribuisco comunque a generare ricchezza per la concessionaria che vende l'auto e poi, via via, a tutta la filiera produttiva dell'auto fino agli operai che l'hanno costruita (ed in parte è effettivamente così).
Ma io intendevo considerare l'operazione "plusvalenza" in sè stessa, sotto un profilo "etico"...non quello che fa, poi, chi ne ha tratto un guadagno.
E, ovviamente, mi riferivo precipuamente alle "plusvalenze speculative" (come meglio spiegato nelle note del mio corollario), e, soprattutto, come giustamente scrive Sariputra, al terribile vizio, ormai radicato, di comprare non con propri capitali, ma bensì indebitandosi.
Anche quella, in fondo, è spesso una sorta di indiretta "speculazione"; perchè, ad esempio, io contraggo un mutuo sperando di lucrare sulla differenza di valore che l'immobile acquisterà nel tempo (ma con i rischi "economici" che la recente esplosione della bolla speculativa immobiliare USA ci ha ben fatto vedere)!
Al riguardo, Sariputra sviluppa egregiamente l'argomento (vizio di fare debiti), con le cui conclusioni concordo pienamente; e, cioè, che l'economia reale così ne vede pochi di quei soldi e soprattutto a tassi di interesse ben al di sopra di quelli che le stesse banche pagano alle varie banche centrali per parcheggiare la loro liquidità.
Mi astengo dal commentare, perchè condivido, parola per parola, quanto Sariputra scrive al riguardo.
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Vecchio 30-10-2015, 06.57.55   #6
elsire
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Originalmente inviato da maral
Il discorso è interessante, ma complesso.
Forse bisognerebbe partire dal significato del denaro come mezzo per facilitare lo scambio di beni effettivi. Se ci si mantenesse in questo ambito il discorso finanziario perderebbe di qualsiasi senso. Ma, peraltro la moneta ha fin dall'inizio posseduto un valore intrinseco, oggettuale. Paradossalmente solo oggi il denaro. ridotto a un bit virtuale, potrebbe venire considerato come una pura convenzione di scambio, una sorta di promessa di un bene effettivo che nella stragrande maggioranza dei casi è del tutto inesistente pur nelle conduzioni di sovrapproduzione in cui la tecnologia ci obbliga a operare per cui il gioco finanziario non fa che moltiplicare a dismisura l'illusione che questa promessa sia reale, poi ce ne accorgiamo nei momenti di crisi economica di tutte le illusioni che un gioco finanziario del tutto virtuale ci procura e sono dolori. Ciò che cresce è solo l'enormità della promessa che si moltiplica su se stessa come in un sogno, ma è una promessa che potrà sempre meno essere mantenuta.
***
Maral ha ragione: il discorso è interessante, ma molto complesso.
Io, per ragioni di spazio, ho semplificato al massimo il mio intervento iniziale...in attesa di un eventuale sviluppo del dibattito.
Ed ha anche ragione, quando osserva che bisognerebbe partire dal significato del denaro come mezzo per facilitare lo scambio di beni effettivi; e condivido tutto quello che dice dopo.
Vorrei aggiungere solo un piccolo corollario.
Quando, nella preistoria, l'economia era di puro scambio, gli operatori economici avevano una "consapevolezza" diretta e palpabile del valore del sinallagma: permutando quattro pecore con una mucca, ci si rendeva ben conto, "de visu", della transazione in atto (guardando in bocca alle bestie).
Quando entrarono in circolazione le prime monete d'oro e d'argento, tale "consapevolezza" si attenuò; ma, avendo comunque tale denaro un valore "intrinseco", essa permaneva ancora.
Con le monete di metallo vile, e la carta moneta, tale "coscienza" economica si affievolì ancora di più; e vieppù con le carte di credito.
Già da oggi, poi, per virtualizzare maggiormente i pagamenti, si può addirittura usare uno smartphone al posto delle carte di credito
Nel prossimo futuro, quando il denaro diverrà del tutto virtuale (e-wallet), temo che la consapevolezza economica originaria, svanirà quasi del tutto.
Chi vivrà, vedrà quello che succede.
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Vecchio 30-10-2015, 11.31.34   #7
Sariputra
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Originalmente inviato da elsire
***
A mio avviso, il ragionamento vendita BTP > acquisto vettura > reddito concessionario, non regge.
Ed infatti, seguendo lo stesso ragionamento, anche se io commetto un furto o una truffa, e poi, col ricavato, mi ci compro un'auto, contribuisco comunque a generare ricchezza per la concessionaria che vende l'auto e poi, via via, a tutta la filiera produttiva dell'auto fino agli operai che l'hanno costruita (ed in parte è effettivamente così).
Ma io intendevo considerare l'operazione "plusvalenza" in sè stessa, sotto un profilo "etico"...non quello che fa, poi, chi ne ha tratto un guadagno.
E, ovviamente, mi riferivo precipuamente alle "plusvalenze speculative" (come meglio spiegato nelle note del mio corollario), e, soprattutto, come giustamente scrive Sariputra, al terribile vizio, ormai radicato, di comprare non con propri capitali, ma bensì indebitandosi.
Anche quella, in fondo, è spesso una sorta di indiretta "speculazione"; perchè, ad esempio, io contraggo un mutuo sperando di lucrare sulla differenza di valore che l'immobile acquisterà nel tempo (ma con i rischi "economici" che la recente esplosione della bolla speculativa immobiliare USA ci ha ben fatto vedere)!
Al riguardo, Sariputra sviluppa egregiamente l'argomento (vizio di fare debiti), con le cui conclusioni concordo pienamente; e, cioè, che l'economia reale così ne vede pochi di quei soldi e soprattutto a tassi di interesse ben al di sopra di quelli che le stesse banche pagano alle varie banche centrali per parcheggiare la loro liquidità.
Mi astengo dal commentare, perchè condivido, parola per parola, quanto Sariputra scrive al riguardo.


Come sicuramente sai da poco hanno inserito anche il reddito prodotto da prostituzione, traffico di droghe nel calcolo del PIL complessivo del paese. E' chiaro che anche la battona paga un affitto, compra "ammenicoli" vari adatti allo scopo, ecc. e così pure il drogato fa girare contante. Sono redditi pure quelli e creano ricchezza.
Lascio a voi dare una valutazione etica su questo.
Quando lavoravo mi stupivo sempre che gli ordinativi più grossi di bomboniere provenissero dal profondo Sud dell'Italia e che venissero quasi sempre pagati "in nero". La nostra ditta lavorava alla grande ma mi chiedevo dove la gente trovava tutti quei soldi visto la valutazione di zone poco sviluppate rispetto al Nord e di povertà diffusa.
Alla fine , a me veniva pagato uno stipendio e questo generava un reddito personale "in regola" con la legge...
L'illegalità si trasformava in legalità.
Potere del denaro...
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Vecchio 30-10-2015, 15.40.56   #8
elsire
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Originalmente inviato da Sariputra
Come sicuramente sai da poco hanno inserito anche il reddito prodotto da prostituzione, traffico di droghe nel calcolo del PIL complessivo del paese. E' chiaro che anche la battona paga un affitto, compra "ammenicoli" vari adatti allo scopo, ecc. e così pure il drogato fa girare contante. Sono redditi pure quelli e creano ricchezza.
Lascio a voi dare una valutazione etica su questo.
Quando lavoravo mi stupivo sempre che gli ordinativi più grossi di bomboniere provenissero dal profondo Sud dell'Italia e che venissero quasi sempre pagati "in nero". La nostra ditta lavorava alla grande ma mi chiedevo dove la gente trovava tutti quei soldi visto la valutazione di zone poco sviluppate rispetto al Nord e di povertà diffusa.
Alla fine , a me veniva pagato uno stipendio e questo generava un reddito personale "in regola" con la legge...
L'illegalità si trasformava in legalità.
Potere del denaro...
***
Certo che lo sapevo!
Per questo Renzi, dopo l'inserimento dei redditi in questione nel PIL, ha potuto gridare all'inizio del "nuovo miracolo economico"; ed invero, quanto a produttività criminale, a noi Italiani -modestamente- non ci batte nessuno!!!

Ma, per restare al nostro tema, io parlavo di "eticità dell'economia" in senso, per così dire, molto "particolare" e "peculiare"...e non "generale".
Ed infatti, lo sfruttamento della prostituzione, ed il traffico della droga (oltre ad essere dei reati), sono molto più eticamente disdicevoli del "giocare in borsa"; però, sotto un peculiare profilo di etica "strettamente economica" (capiamoci bene), è esattamente il contrario.
Ed infatti:
a) La prostituzione (ed il suo sfruttamento, che, un tempo, era appannaggio dello Stato), in effetti, sotto un profilo strettamente economico, comporta uno scambio di vantaggi reciproci (1); denaro in cambio di servizi (sessuali).
b) Anche il traffico di droga in effetti, sotto un profilo strettamente economico, comporta uno scambio di vantaggi reciproci; denaro in cambio di merce (illegale).
Per cui, sotto il profilo "etico-economico", si tratta comunque di "attività produttive", che accrescono la ricchezza della Nazione, e, nel contempo, "avvantaggiano" reciprocamente le parti in causa (2).
Diversamente, sotto il profilo "etico-economico", la speculazione in borsa (soprattutto sui "futures", o "al ribasso"), non è una "attività produttiva", che possa in qualche modo aumentare la ricchezza della Nazione, nè, nel contempo, "avvantaggiare" reciprocamente le parti in causa; perchè la ricchezza economica globale resta la stessa (a parte le "bolle" meramente finanziarie), e, per quanto concerne i singoli operatori, come al poker o alla roulette, uno vince, mentre l'altro perde.
Per cui, non c'è vantaggio reciproco (etica economica)...come invece c'è, nelle attività di produzione di servizi e di beni, legali o meno che siano.
E questo spiega per quale ragione, il fatturato di prostituzione e droga sia stato inserito nel PIL (3), mentre quello delle vincite in borsa no.

NOTE
(1) Tanto è vero che, l'avvenuto pagamento di una prostituta, costituisce tutt'oggi l'adempimento di una "obbligazione naturale"; per cui, per legge, non si possono più chiedere i soldi indietro. Peraltro, quando tale attività era legale, la Cassazione sancì che la gestione di un bordello, rientrava nel "reddito di impresa", mentre le prostitute indipendenti, venivano considerate titolari di un "reddito di lavoro autonomo".
(2) Ammesso che di vantaggio si possa parlare.
(3) Anche se la cosa mi lascia moralmente alquanto perplesso.
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Vecchio 31-10-2015, 07.22.34   #9
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Originalmente inviato da elsire
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Per questo Renzi, dopo l'inserimento dei redditi in questione nel PIL, ha potuto gridare all'inizio del "nuovo miracolo economico"; ed invero, quanto a produttività criminale, a noi Italiani -modestamente- non ci batte nessuno!!!



Beh, dopo le recenti eccellentissime prestazioni germaniche avrei qualche dubbio!
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Vecchio 01-11-2015, 07.22.52   #10
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Originalmente inviato da sgiombo
Beh, dopo le recenti eccellentissime prestazioni germaniche avrei qualche dubbio!

E' vero.
Però, pare che il "device" per alterare le emissioni dei gas, sia stato realizzato ad Avellino; e di lì rivenduto sottobanco (ma con sovrapprezzo) alla Volkswagen (1).
Se fosse vero, il primato resterebbe a noi.
Speriamo bene!
elsire is offline  

 



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