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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 04-11-2015, 15.29.37   #1
CVC
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Avversione per la musica

Quel che vado a scrivere qui so che potrà indignare chi legge e, d'altronde, se c'è una cosa che può mettere d'accordo tutti, questa pare proprio essere l'amore per la musica. Per la musica in generale dico, poi sui vari generi musicali si trova invece una abituale competizione.
La musica nell'antichità faceva parte del quadrivio delle arti liberali, ossia era fra le discipline più degne di essere conosciute dagli uomini liberi. Più nobile assai della grammatica, della dialettica e della retorica, ossia del trivium, da cui l'appellativo dispregiativo di "triviale", cioè uomo poco raffinato.
La musica classica; armonia, delicatezza e profondità dello spirito. La musica pop; segno distintivo e strumento eversivo delle generazioni degli anni '50, '60, '70,...
La musica come viaggio nel tempo, le canzoni che ci fanno rivivere momenti dimenticati.
Ma perché non anche la musica come ritmo che in guerra scandiva il tempo degli assalti e delle carneficine, o la musica che ha incitato diverse generazioni alla droga, o quella dei supermercati che ti impedisce di pensare e ti ipnotizza con una sorta di rilassamento effimero, o quella che si insinua di prepotenza nelle orecchie come una sorta di lamento straziante insopportabile, o quella dei flauti pubblicitari incantatori, o quella del canto delle sirene in vista del quale è meglio legarsi preventivamente all'albero della nave?
Poi ci sono tutti gli aforismi sulla musica, del tipo senza musica non si può vivere e via dicendo.
Io in passato, in particolare da giovane, ebbi un'ammirazione sconsiderata per la musica. Nonostante il tentativo frustrato di riuscire a suonare un qualche strumento (e qui si potrebbe obiettare un mio istinto di rivalsa per questa mia frustrazione) vivevo pensando alle canzoni ed ai miei cantanti preferiti, e questa mia occupazione distoglieva gran parte del mio tempo dalle altre cose. Ma cosa non si sarebbe disposti a sacrificare alla sacralità della musica? Tutto pur di ricevere una carezza allo spirito che illanguidisca, sproni o consoli. Ma la musica è davvero utile?
Ultimamente ho sostituito l'abitudine di ascoltare musica in auto con quella di sentire file audio scaricati da siti tipo "Alle otto della sera", e sento di averci guadagnato parecchio.
CVC is offline  
Vecchio 24-11-2015, 18.20.53   #2
paul11
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Riferimento: Avversione per la musica

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Originalmente inviato da CVC
Quel che vado a scrivere qui so che potrà indignare chi legge e, d'altronde, se c'è una cosa che può mettere d'accordo tutti, questa pare proprio essere l'amore per la musica. Per la musica in generale dico, poi sui vari generi musicali si trova invece una abituale competizione.
La musica nell'antichità faceva parte del quadrivio delle arti liberali, ossia era fra le discipline più degne di essere conosciute dagli uomini liberi. Più nobile assai della grammatica, della dialettica e della retorica, ossia del trivium, da cui l'appellativo dispregiativo di "triviale", cioè uomo poco raffinato.
La musica classica; armonia, delicatezza e profondità dello spirito. La musica pop; segno distintivo e strumento eversivo delle generazioni degli anni '50, '60, '70,...
La musica come viaggio nel tempo, le canzoni che ci fanno rivivere momenti dimenticati.
Ma perché non anche la musica come ritmo che in guerra scandiva il tempo degli assalti e delle carneficine, o la musica che ha incitato diverse generazioni alla droga, o quella dei supermercati che ti impedisce di pensare e ti ipnotizza con una sorta di rilassamento effimero, o quella che si insinua di prepotenza nelle orecchie come una sorta di lamento straziante insopportabile, o quella dei flauti pubblicitari incantatori, o quella del canto delle sirene in vista del quale è meglio legarsi preventivamente all'albero della nave?
Poi ci sono tutti gli aforismi sulla musica, del tipo senza musica non si può vivere e via dicendo.
Io in passato, in particolare da giovane, ebbi un'ammirazione sconsiderata per la musica. Nonostante il tentativo frustrato di riuscire a suonare un qualche strumento (e qui si potrebbe obiettare un mio istinto di rivalsa per questa mia frustrazione) vivevo pensando alle canzoni ed ai miei cantanti preferiti, e questa mia occupazione distoglieva gran parte del mio tempo dalle altre cose. Ma cosa non si sarebbe disposti a sacrificare alla sacralità della musica? Tutto pur di ricevere una carezza allo spirito che illanguidisca, sproni o consoli. Ma la musica è davvero utile?
Ultimamente ho sostituito l'abitudine di ascoltare musica in auto con quella di sentire file audio scaricati da siti tipo "Alle otto della sera", e sento di averci guadagnato parecchio.


Penso che ognuno abbia delle sue modalità di trovare piacevole una cosa invece di un'altra,così come possono cambiare durante la nostra vita. Se si percepisce che una passione ci investe come ragione e sentimento di più di un'altra e che ci aiuta di più nella sfera emotiva e nella ragione,non ci trovo nulla di male nelle scelte...anzi.
Tutto ciò che ci aiuta a capire e che sentiamo che ha un "ritorno",ci ha migliorati, significa che non abbiamo sprecato tempo.
paul11 is offline  
Vecchio 25-11-2015, 12.04.37   #3
maral
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Riferimento: Avversione per la musica

A volte si creano delle strane coincidenze. Proprio ieri ascoltavo su Youtube una dissertazione di Sini su "cos'è la filosofia" e oggi vedo in evidenza questa osservazione sulla musica.
Per dire cos'è la filosofia Sini si rifà alle sue origini, quando 2500 anni fa, pare nella scuola pitagorica fondata a Crotone, fu coniato per la prima volta il termine con il significato che sappiamo. La scuola era stata fondato da un uomo che veniva dall'Oriente da dove aveva portato la dottrina della metempsicosi, Pitagora appunto e nella scuola si studiava filosofia, matematica e musica, perché tutte e tre queste discipline erano collegate dal medesimo intento: stabilire la regola dell'armonia. Quell'armonia che per l'uomo venuto dall'Oriente doveva essere alla base di ogni comportamento etico, politico e sociale.
Certo la musica può essere utilizzata anche per esprimere emozioni non precisamente armoniche, per dare forza ad esse incitando gli animi alla violenza della battaglia, oppure per dare voce alla propria lacerazione, o anche per ammaliare e addormentare. Eppure è singolare e andrebbe considerato che musica e filosofia sono state correlate sotto il segno della ricerca dell'armonia, tanto da far pensare che non si può essere buoni filosofi senza essere buoni musici.
Pensa che nell'Apologia di Socrate, Platone scrive che, in carcere in attesa della morte, Socrate sognasse di poter fare musica, di essere un musico.
maral is offline  
Vecchio 25-11-2015, 14.18.29   #4
CVC
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Riferimento: Avversione per la musica

@paul11 e maral
Ma la musica è diventata anche una sorta di palliativo ai mali dell'uomo. Prendiamo i famosi anni '60, si pensava di cambiare il mondo con la musica, un mondo che vedeva nel rocchettaro di turno (spesso o forse sempre drogato) il nuovo eroe, colui che indicava ad un mondo assopito e bacchettone le nuove vie da seguire, ma non fu altro che l'evoluzione della cultura dello slogan che dai fascismi e nazismi ai bombardamenti pubblicitari, passando per le massime dei cantanti e i must di tendenza ha finito per pervadere le nostre menti. A che serve leggere i libri quando basta uno slogan a guidarti? È il fenomeno più ampio della cultura pop, di cui la musica rappresenta l'apice, e si manifesta nei centri commerciali, così si compra meglio, su quasi tutti i posti di lavoro, così non si pensa e si lavora meglio, e ovunque serva per quietare gli animi e distogliere dai problemi. È la continua colonna sonora delle nostre esistenze, fatta di suoni sempre più arroganti, sensuali e banali, è lo zuccherino che affievolisce l'esistenza, languida consolazione che illude di lenire le nostre sofferenze. È l'ipnosi collettiva che da all'uomo ciò di cui sente maggiormente bisogno: smettere di pensare.
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Vecchio 25-11-2015, 18.25.50   #5
sgiombo
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@paul11 e maral
Ma la musica è diventata anche una sorta di palliativo ai mali dell'uomo. Prendiamo i famosi anni '60, si pensava di cambiare il mondo con la musica, un mondo che vedeva nel rocchettaro di turno (spesso o forse sempre drogato) il nuovo eroe, colui che indicava ad un mondo assopito e bacchettone le nuove vie da seguire, ma non fu altro che l'evoluzione della cultura dello slogan che dai fascismi e nazismi ai bombardamenti pubblicitari, passando per le massime dei cantanti e i must di tendenza ha finito per pervadere le nostre menti. A che serve leggere i libri quando basta uno slogan a guidarti? È il fenomeno più ampio della cultura pop, di cui la musica rappresenta l'apice, e si manifesta nei centri commerciali, così si compra meglio, su quasi tutti i posti di lavoro, così non si pensa e si lavora meglio, e ovunque serva per quietare gli animi e distogliere dai problemi. È la continua colonna sonora delle nostre esistenze, fatta di suoni sempre più arroganti, sensuali e banali, è lo zuccherino che affievolisce l'esistenza, languida consolazione che illude di lenire le nostre sofferenze. È l'ipnosi collettiva che da all'uomo ciò di cui sente maggiormente bisogno: smettere di pensare.


D' accordo sul resto, non sulla sedicente "musica" trasmessa nei supermercati, che di solito consiste in lagne insopportabili o in fastidiosi rumori più o meno malamente ritmati: ma dove vanno a trovarle (solitamente nel modo anglofono), quando esistono tante gradevoli canzoni italiane senza pretese di insegnare chissà che (salvo rari casi in cui sono vere e proprie opere d' arte; soprattutto Guccini, per me una spanna sopra tutti gli altri, De Andrè, qualche volta Bertoli, Venditti, De Gregori, il primissimo Vecchioni "pre-ho ho, cavallo ho ho" e porcherie successive, e pochi altri)?.
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Vecchio 25-11-2015, 23.36.38   #6
acquario69
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@paul11 e maral
Ma la musica è diventata anche una sorta di palliativo ai mali dell'uomo. Prendiamo i famosi anni '60, si pensava di cambiare il mondo con la musica, un mondo che vedeva nel rocchettaro di turno (spesso o forse sempre drogato) il nuovo eroe, colui che indicava ad un mondo assopito e bacchettone le nuove vie da seguire, ma non fu altro che l'evoluzione della cultura dello slogan che dai fascismi e nazismi ai bombardamenti pubblicitari, passando per le massime dei cantanti e i must di tendenza ha finito per pervadere le nostre menti. A che serve leggere i libri quando basta uno slogan a guidarti? È il fenomeno più ampio della cultura pop, di cui la musica rappresenta l'apice, e si manifesta nei centri commerciali, così si compra meglio, su quasi tutti i posti di lavoro, così non si pensa e si lavora meglio, e ovunque serva per quietare gli animi e distogliere dai problemi. È la continua colonna sonora delle nostre esistenze, fatta di suoni sempre più arroganti, sensuali e banali, è lo zuccherino che affievolisce l'esistenza, languida consolazione che illude di lenire le nostre sofferenze. È l'ipnosi collettiva che da all'uomo ciò di cui sente maggiormente bisogno: smettere di pensare.


sono d'accordo con te dell'uso strumentale della musica (del resto mi sembra che oggi non sia manco solo quella,ma riguarda tutto,appunto perché e' l'uomo stesso ad essersi trasformato in strumento)
ma a prescindere questo,a parer mio la musica di per se non la si può considerare in maniera negativa,perché la musica se considerata per quello che e',significa ispirazione,dove magari ascoltando un brano proviamo emozioni che nessuna parola puo riuscire a descrivere,oppure ci sembra di entrare in contatto con qualcosa di soprannaturale.
la musica e' energia,vibrazione,che richiama una dimensione sottile che appartiene all'universo e che percio e' all'interno del nostro stesso dna…
e ci sarebbero da dire tante altre cose ancora...
acquario69 is offline  
Vecchio 26-11-2015, 12.22.27   #7
CVC
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La musica è espressione del sentimento, però bisogna vedere se questo sentimento è sincero oppure no. Ad esempio nella solennità di un inno nazionale ci deve essere la sincerità e l'autenticità di ciò che si intende rappresentare con esso. In questi giorni si sono sentiti stranieri cantare la marsigliese per solidarietà verso la Francia. Per quanto possa essere un bel gesto nelle intenzioni, alla fine risulta ipocrita, perché solo un francese può sentire e capire ciò che il proprio inno rappresenta autenticamente. E così sono anche ipocriti i cantanti che cantano amori inesistenti e improbabili, e altri soliti cliché che tornano sempre buoni tipo 'quant'è bella l'estate' e via dicendo. In questo mondo che pare un jukebox impazzito, magari sbagliando, sento di non sopportare più la musica. Apprezzo invece il silenzio che permette di ascoltare la propria interiorità, oppure il suono avvolgente di una voce che ti racconta una storia. Odio invece tutti questi jingle che cercano di trascinarti l'umore a destra o a sinistra.... ma forse è solo l'inizio di un esaurimento. Speriamo di no.
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Vecchio 29-11-2015, 22.24.55   #8
Galvan 1224
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Who'll love the Devil?
Who'll song his song?
Who will love the Devil and his song?
I'll love the Devil
I'll sing his song
I will love the Devil and his song
Who'll love the Devil?
Who'll kiss his tongue?
Who will kiss the Devil on his tongue?
I'll love the Devil
I'll kiss his tongue
I will kiss the Devil on his tongue
Who'll love the Devil?
Who'll sing his song?
I will love the Devil and his song
Who'll love the Devil?
Who'll kiss his tongue?
I will kiss the Devil on his tongue
Who'll love the Devil?
Who'll sing his song?
I will live the Devil and sing his song

Songwriters
HOMME, JOSH/HUGHES, JESSE

Eagles Of Death Metal - Kiss The Devil



Questo è il testo della canzone che stavano suonando gli Eagles Of Death Metal al Bataclan, Parigi.

La musica, come tutte le espressioni artistiche, vive nel suo tempo e lo rispecchia, quando non l’anticipa.
Ci piaccia o meno, contenuti quali quello sopra riportato (e ben – o mal - di più) appartengono al periodo storico che stiamo vivendo. Quali che siano le musiche che ci son più congeniali, nel panorama complessivo è interessante seguire l’evoluzione di quelle che erano le nuove tendenze, man mano divenute rifacimenti senza originalità e… c’è dell’altro?

La canzone degli Eagles Of Death Metal (un’altra coincidenza significativa, per chi vuol vederla, richiamandomi a Maral) val nulla secondo alcuni parametri… ma val molto se presa quale indicatore del degrado attuale… quasi un’invocazione al Signore delle mosche a manifestarsi… come purtroppo è avvenuto attraverso le spietate gesta dei suoi seguaci.

Nella pittura son ammirato del Rinascimento e affascinato dell’impressionismo, ma da Picasso in avanti le mie corde non risuonano, forse son persona d’altri tempi.
Tuttavia concordo nel ritenerlo uno dei più grandi e grandi quelli dopo di lui… perché hanno dato voce (pennello…) ai contenuti del loro tempo… ma guardate all’arte odierna, alle “installazioni”, “contaminazioni” e via discorrendo… cosa ci trovate se non un caos che pretende d’esser regola a se stesso?

E così nella poesia, in (certa) letteratura e nel teatro… ier l’altro è scomparso Luca De Filippo e per onorare la sua memoria son andato a rivedere Natale in casa Cupiello… che coincidenza anche questa, fra poco è Natale e risuonano di già le musiche che hanno accompagnato la nostra infanzia e che non son cambiate.

Quelle musiche, come direbbe l’amico paul11, son diventate parte integrante di una Grande Narrazione e provvedono un senso e una direzione a chi vi si rifà.
Ricordo le discussioni tra l’amico Sebastianb e lo stesso paul11 in spiritualità riguardo la figura storica di Gesù… e considero che all’uomo costretto a percorrere la sua difficile via - la pedina destinata ad uscire presto o tardi dall’esistenza - si possono togliere molte cose, ma qualcosa si spera rimanga.
Qualcosa che rimandi al ricordo senza pensiero della sorgente, l’attimo prima di affacciarci come persone al mondo.


Buon Natale
Galvan 1224 is offline  
Vecchio 30-11-2015, 22.59.49   #9
CVC
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Originalmente inviato da Galvan 1224
Who'll love the Devil?
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I'll love the Devil
I'll sing his song
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Who'll love the Devil?
Who'll kiss his tongue?
Who will kiss the Devil on his tongue?
I'll love the Devil
I'll kiss his tongue
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Who'll sing his song?
I will love the Devil and his song
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I will kiss the Devil on his tongue
Who'll love the Devil?
Who'll sing his song?
I will live the Devil and sing his song

Songwriters
HOMME, JOSH/HUGHES, JESSE

Eagles Of Death Metal - Kiss The Devil



Questo è il testo della canzone che stavano suonando gli Eagles Of Death Metal al Bataclan, Parigi.

La musica, come tutte le espressioni artistiche, vive nel suo tempo e lo rispecchia, quando non l’anticipa.
Ci piaccia o meno, contenuti quali quello sopra riportato (e ben – o mal - di più) appartengono al periodo storico che stiamo vivendo. Quali che siano le musiche che ci son più congeniali, nel panorama complessivo è interessante seguire l’evoluzione di quelle che erano le nuove tendenze, man mano divenute rifacimenti senza originalità e… c’è dell’altro?

La canzone degli Eagles Of Death Metal (un’altra coincidenza significativa, per chi vuol vederla, richiamandomi a Maral) val nulla secondo alcuni parametri… ma val molto se presa quale indicatore del degrado attuale… quasi un’invocazione al Signore delle mosche a manifestarsi… come purtroppo è avvenuto attraverso le spietate gesta dei suoi seguaci.

Nella pittura son ammirato del Rinascimento e affascinato dell’impressionismo, ma da Picasso in avanti le mie corde non risuonano, forse son persona d’altri tempi.
Tuttavia concordo nel ritenerlo uno dei più grandi e grandi quelli dopo di lui… perché hanno dato voce (pennello…) ai contenuti del loro tempo… ma guardate all’arte odierna, alle “installazioni”, “contaminazioni” e via discorrendo… cosa ci trovate se non un caos che pretende d’esser regola a se stesso?

E così nella poesia, in (certa) letteratura e nel teatro… ier l’altro è scomparso Luca De Filippo e per onorare la sua memoria son andato a rivedere Natale in casa Cupiello… che coincidenza anche questa, fra poco è Natale e risuonano di già le musiche che hanno accompagnato la nostra infanzia e che non son cambiate.

Quelle musiche, come direbbe l’amico paul11, son diventate parte integrante di una Grande Narrazione e provvedono un senso e una direzione a chi vi si rifà.
Ricordo le discussioni tra l’amico Sebastianb e lo stesso paul11 in spiritualità riguardo la figura storica di Gesù… e considero che all’uomo costretto a percorrere la sua difficile via - la pedina destinata ad uscire presto o tardi dall’esistenza - si possono togliere molte cose, ma qualcosa si spera rimanga.
Qualcosa che rimandi al ricordo senza pensiero della sorgente, l’attimo prima di affacciarci come persone al mondo.


Buon Natale
Beh letta così la canzone sembra un preludio a ciò che stava accadendo, e ciò fa piuttosto impressione. Ma la follia omicida riesce a trovare giustificazioni dove vuole, quelle non-persone sono schiave dell'impulso omicida incontenibile che si adatta a qualsiasi pretesto.
Sono d'accordo sul ruolo della musica come treno dei ricordi. Qualche tempo fa ho fatto uno strano esperimento, essendo nato nel 1971, ho deciso di trascorrere un periodo ascoltando esclusivamente musica uscita in quell'anno. Questo esperimento voleva essere una sorta di virtuale ritorno in utero, ossia un farmi trascinare dai ricordi e dalle atmosfere dei brani musicali che erano più in voga proprio nei momenti in cui vedevo le mie prime luci. Quasi un tentativo di rinascita virtuale. Poi è successa una cosa strana, mio padre si è ammallato, proprio nel periodo del mio pseudo esperimento, ed è successivamente morto in ospedale nel letto numero 71. 71 come l'anno della mia nascita, obbiettivo del mio esperimento della rinascita virtuale. Sicuramente non vorrà dire niente, semplici coincidenze. Resta però il fatto che fa impressione, come il cantante che al Bataclan parla di lui che canta la canzone del diavolo e bacia la sua lingua, e dopo pochi istante entra realmente il diavolo nel teatro, seppure non nell'abituale divisa rossa con corna, coda e pizzetto, ma nella forma delle non-persone dell'Isis.
Però tutte queste sono suggestioni. Allora io mi chiedo se la musica è solo suggestione fine a se stessa o, ancor peggio, se la musica non sia diventata forse una suggestione che ci blandisce e intorpidisce e ci distoglie dai nostri pensieri più profondi, corrompendoci con degli zuccherini, rendendoci più languidi e meno consapevoli.
CVC is offline  
Vecchio 01-12-2015, 00.11.45   #10
Il_Dubbio
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Data registrazione: 03-12-2007
Messaggi: 1,706
Riferimento: Avversione per la musica

Credo esista una certa coerenza tra le onde celebrali e la musica tonale.
Quello che avevano intuito i filosofi greci penso fosse giusto.

Nel novecento si è sviluppata invece una certa musica atonale che non aveva appunto alcun nesso con l'ascolto delle armonie fino a quel momento sviluppate. Era una musica diciamo finta. Scritta tenendo presente solo meccanismi preconfezionati.

Quindi esiste una musica che tiene presente l'esigenze della mente inferiore (quella che ascolta traendo senza saperlo beneficio, come sostenevano i filosofi antichi) ed una musica (moderna) che tiene presente l'esigenza della mente superiore, che elabora solo i meccanismi logici che la generano.

Penso comunque che la cura della mente inferiore attraverso la musica (alle volte chiamata anche musicoterapia) sia una pratica utile se no indispensabile. Mentre per apprezzare (mentalmente) la musica di livello superiore si abbia bisogno di una preparazione superiore.

Gli stati emozionali e la musica credo quindi abbiano un filo conduttore che penso sia il rispetto di alcune armoniche naturali che si riverberano nelle nostre onde celebrali. Se le armoniche non sono piu naturali (ad esempio penso ai rumori molesti) possono creare uno squilibrio nella nostra mente (nelle onde celebrali).
Il_Dubbio is offline  

 



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