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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 12-05-2004, 23.12.50   #1
Marco_532
Vivi!
 
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Verità!

Cos'è la Verità? Esite una Verità?

Questo vuole essere un tentativo serio ... un modo per comprendere questo concetto ... come specificato nella categoria "Percorsi di Ricerca", questa non è una discussione, o perlomeno non è il fine di questo post, discutere sulla Verità. Il vero fine è quello di "fare una ricerca" sulla Verità. Sicuramente ci saranno argomenti da discutere - questo è necessario - ma meglio farlo in altra sede per "non appesantire". Vediamo quello che salta fuori e se c'è qualcuno disposto a partecipare a questa iniziativa.

Ciao, Marco.
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Vecchio 13-05-2004, 02.37.55   #2
Dunadan
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Sofisti e Socrate
Due concezioni del passato che sono ancora moderne.

Detto a Soldoni:

Protagora, Sofista, pensava che NON ESISTE UN'UNICA VERITà, ma che la verità è RELATIVA, che ognuno ha la sua verità.

Intanto Protagora si faceva pagare per insegnare le sue verità, ma non perchè fossero più vere, ma perchè erano di miglior qualità, dato il suo livello di istruzione.
Frase famosa di Protagora:"Di tutte le cose misura è l’uomo: di quelle che sono, per ciò che sono, di quelle che non sono, per ciò che non sono."
Protagora vuole dire che l'unità di misura per capire le cose sono gli Uomini, singolarmente ognuno ha la sua verità. Non ci sono verità coglibili con altre unità di misura universali (come la scienza).


Socrate invece pensava che la verità fosse una.
Io tifo per Socrate, che nel dialogo "il sofista" ha vinto la battaglia contro la sofistica permettendo la vittoria della filosofia.


Fra qualche mese dovrò dare un esame intitolato "il concetto di verità nel mondo antico", appena mi metto a studiare, ti sarò più d'aiuto !
CIAo
Dunadan is offline  
Vecchio 14-05-2004, 16.34.34   #3
Rocco
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Verità.....

Colgo il topic al balzo per apportare il mio primo post in questo forum......

Fino a qualche tempo fa pensavo che la verità fosse irragiungibile , un qualcosa di astratto ....

Finalmente mi sto ricredendo e sto comprendendo che la verità è qualcosa invece alla portata di tutti , che abbiamo spesso sotto il naso e che talvolta ci ostiniamo persino ad oscurare !

Un caro saluto a tutti

Rocco
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Vecchio 15-05-2004, 01.09.33   #4
webmaster
Ivo Nardi
 
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Parole chiave della filosofia - la verità

Intervista a Francesco Adorno
Tratta dalla pagina: http://www.emsf.rai.it/aforismi/aforismi.asp?d=303


DOMANDA: Il nostro termine "verità" proviene dal latino veritas. Anche il termine greco alètheia viene tradotto con "verità". Si tratta realmente dello stesso concetto espresso con due parole di origine diversa o dietro questa duplicità di forme c'è una differenza di significati?

Da qualche tempo mi vado occupando, anche etimologicamente, di queste cose. Quando vado a tradurre Platone trovo il termine "alètheia", che è il termine con cui gli antichi intendevano la verità. Andando poi al fondo a vedere la cosa, trovo tradotto "alètheia" con "veritas", cominciando da Cicerone e dai traduttori latini. Mi sono reso conto che, se Platone li avesse sentiti, si sarebbe arrabbiato moltissimo. Infatti il nostro termine "veritas" non vuol dire affatto quello che era, per i greci, la verità.

Alètheia, senza voler fare nessun accenno ad Heidegger, viene da lanthano che vuol dire "coprire". Da lanthano proviene Lete, che è il fiume dell'oblio, il fiume che copre. Alètheia, con l'alfa privativo, è il contrario di ciò che si copre: è ciò che si scopre nel giudizio.

Nel nostro ambito latino, veritas è un termine che proviene dalla zona balcanica e dalla zona slava, e vuol dire tutt'altro che verità. Vuol dire, in origine, "fede"; fede nel significato più ampio della parola, tant'è vero che in russo ad esempio vara vuol dire fede. Tutti noi sappiamo benissimo che l'anello della fede si chiama anche la vera, proprio perché questa origine balcanica, slava è penetrata fino da noi: la vera è la fede.

Andando avanti nello studio, ci si rende conto che ci troviamo di fronte ad una doppia verità. In ciò che diceva Averroè, che parlava di "doppia verità", vi è una sottilissima visione storica e critico-filologica del significato di verità.

Qual è la doppia verità? Da un lato la verità di fatto è ciò in cui ho fede, per cui l'assumo come vera senza nessuna riflessione critica: questa è la nostra veritas.

L'altra verità è quella che Leibniz - altrettanto dotto - aveva chiamato la "verità di ragione", per la quale sufficit la ragione; la ragion sufficiente, distinta dalla verità di fatto.

Ecco le due verità: l'una è una fede, che è una cosa, e quindi dovrebbe entrare in tutto un altro ambito; l'altra è quella logica che scaturisce attraverso il saper pensare: si scopre la condizione che permette di definire la cosa e quindi questa diventa vera nel giudizio, nel logos , nel ragionamento che la viene determinando.
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Vecchio 15-05-2004, 01.56.29   #5
nicola185
al di là della Porta
 
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a proposito di protagora

da:http://www.diviana.com/ilparadisodel.../protagora.htm

A partire dalla metà del V secolo a.c. diverse città della Grecia vengono attraversate da nuovi personaggi: i sofisti . Il termine "sofista" significa letteralmente " colui che fa professione del proprio sapere " . Molti sono i professionisti che mettono in vendita il loro sapere : gli artigiani o i medici , per esempio . Ma i sofisti sostenevano che il loro sapere fosse ben più importante rispetto a quello degli artigiani o dei medici: è il sapere che consente di prendere parte con successo alla vita pubblica della città , quando si accede alle magistrature . Tutto questo trova fondamento nel termine " aretè " , la capacità di eccellere nella condotta pubblica e privata . In questo senso i sofisti si presentano come maestri di virtù . E' chiaro che questo sapere risulta importantissimo in contesti politici in cui le decisioni sono affidate alla totalità dei cittadini . Era dunque un sapere indispensabile soprattutto nelle democrazie . Ma il fatto che si facciano pagare molto , fa sì che i clienti dei sofisti siano soprattutto giovani di famiglie agiate ( Platone non potrà tollerare che essi facciano del sapere una materia vendibile e li definisce " cacciatori di giovani ricchi " : certo per Platone la vita era più facile , visto che era ricco di famiglia e non aveva bisogno di farsi pagare per insegnare ) . Tra i sofisti spicca la figura di Protagora : egli nacque ad Abdera , in Tracia , verso il 480 a.c. , svolse la sua attività di insegnamento itinerando per le città , soggiornando più volte ad Atene . Nel 444 Pericle diede avvio alla fondazione della colonia panellenica di Turii , in Italia meridionale e Protagora prese parte al progetto di legislazione della città . Nel 411 diede pubblica lettura ad Atene del suo scritto " Sugli dei " e fu accusato di empietà e dovette così lasciare la città . La tradizione vuole che Protagora sia morto in un naufragio . All'attività orale di insegnante Protagora affiancò l'insegnamento mediante lo scritto ; egli non fu autore di un'unica opera , ma di parecchie : "Discorsi demolitori" , "Le antilogie" , "Sull'essere" e scrisse pure a riguardo dei saperi tecnici . Protagora è passato alla storia per la sua celebre affermazione : " L'uomo è misura di tutte le cose , di quelle che sono in quanto sono , e di quelle che non sono in quanto non sono " . E' difficile comprendere fino in fondo che cosa intendesse Protagora con " uomo " , ma è probabile che non si riferisse alla razza umana , bensì al singolo uomo . Con questa frase si sottolinea l'assoluta relatività della verità : si fa notare che ciascuno vede le cose alla sua maniera e in modo diverso rispetto agli altri ; se io dico che una bevanda è dolce ed un altro dice che è amara chi ha ragione dei due ? Bisognerebbe avere un parametro che dice la verità , se è dolce o amara , il che è impossibile . Se io la sento dolce e un altro la sente amara , l'unica cosa da fare è chiedere il parere ad un terzo , ma non vi è mai un vero paragone con la cosa in questione . Per Protagora non si può trovare una verità assoluta : non si può stabilire se la bevanda è davvero dolce o se è amara : per me è amara , e per l'altro è dolce : o meglio , per chi la sente dolce è dolce , per chio la sente amara è amara : la verità è soggettiva . Non posso negare che sia amara a chi la sente amara solo perchè io la sento dolce: non c'è una verità generale : ognuno la vede a proprio modo . Non si possono cogliere le cose come realmente sono , ma solo come appaiono all'uomo , come riesce a percepirle . Però si fa notare che non tutte le affermazioni sono uguali : si distinguono sul piano pratico : se , nel caso della bibita , non posso stabilire se è dolce o amara , tuttavia posso affermare che il dolce è meglio dell'amaro . Ma Protagora non restringe il significato di misura alla sola dimensione dell'esperienza percettiva delle cose . L'esperienza personale di ciascun individuo è più ampia delle singole sensazioni ; essa non riguarda soltanto l'istante in cui avviene la singola percezione , bensì l'intera vita dell'individuo . In questo quadro si comprende meglio la portata dell'altra celebre affermazione di Protagora : "Riguardo agli dei , non ho la possibilità di accertare nè che sono , nè che non sono , opponendosi a ciò molte cose : l'oscurità dell'argomento e la brevità della vita umana " . Di talune cose , dunque , come per esempio gli dei , non si ha esperienza personale diretta (com'era invece nel caso della bevanda ) . Di queste cose non si può dire che l'uomo sia misura . L'esperienza personale , d'altronde , differenzia gli individui tra loro , anche per le diverse situazioni ambientali , culturali e politiche nelle quali essi vivono . In questa prospettiva si inquadra in modo centrale la collocazione dell'individuo nella città . La città è interpretata da Protagora come complesso apparato educativo , il quale mira a garantire la conservazione della città stessa mediante la trasmissione dei valori che ne sono alla base .Non potendo più disporre degli dei come termine di differenziazione per caratterizzare l'uomo (infatti ha detto di non conoscere come gli dei siano ), Protagora individua questa differenziazione rispetto agli animali . Egli riconosce un'inferiorità dell'uomo rispetto alla specie animale per quanto riguarda le doti naturali , ma ravvisa nelle tecniche lo strumento che ha consentito all'uomo di capovolgere questa situazione svantaggiosa di partenza . Ma Protagora colloca al di sopra delle varie tecniche agricole e artigianali la tecnica politica , che è prerogativa di tutti i membri di una comunità . E' appunto la tecnica politica , ossia l'insieme di giustizia e di rispetto degli altri , che la città provvede a trasmettere , prima con l'insegnamento e poi con le leggi , a tutti i suoi membri a partire dall'infanzia . Ma se il veicolo fondamentale per la trasmissione dell'insegnamento etico - politico è la città , resta ancora spazio per l'insegnamento del sofista ? Il fatto che individui diversi abbiano esperienze personali diverse non implica che essi debbano per forza sempre divergere nelle loro opinioni su certe cose . Protagora non assume una posizione solisistica , non rinchiude ogni individuo in se stesso , in una sfera di incomunicabilità con gli altri . Egli ritiene invece che sussistano spazi di accordo possibile tra gli individui . Qui il sofista può innestare la sua opera , contribuendo all'azione educativa della città . Lo strumento principale con cui lavora il sofista è il linguaggio , che può avere efficacia persuasiva facendo appello alle esperienze personali dei singoli e contrapponendo non vero e falso , ma utile e dannoso sia per il singolo sia per la comunità . Protagora afferma che " intorno ad ogni oggetto ci sono due ragionamenti contrapposti " . Questa contrapposizione non sta a significare che uno di essi sia vero e l'altro falso , in quanto ogni discorso non è che la formulazione dell'esperienza personale di ciascuno , la quale (per il relativismo assoluto) è sempre vera . Ma sul piano dei valori , che sono alla base di una città , i due discorsi non si equivalgono : in ultima istanza è la comunità che decide su quanto è giusto e su quanto è dannoso . Il sofista insegna ad usare il linguaggio in modo conforme ed utile alle esigenze della città , per esempio nell'assumere decisioni collettive , dove può anche essere importante " render più forte l'argomento più debole " . In questa prospettiva Protagora innesta la sua opera di specialista , analoga a quella del medico o dell'artigiano , e procede alla distinzione di vari tipi di discorsi , studiando le loro proprietà , i generi dei nomi , i tempi verbali ... Il linguaggio cessa di essere uno strumento usato inconsapevolmente e diventa esso stesso oggetto di indagine e d'insegnamento : il celebre motto dei sofisti , non a caso , era : " la parola può tutto " .
nicola185 is offline  
Vecchio 19-05-2004, 09.49.51   #6
Rocco
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Verità......

VI INCOLLO QUESTA MIA RISPOSTA AL TOPIC DI MAGABA NEL FORUM " FILOSOFIA " , forse sarebbe il caso di unificarli ??

...." Io sento che la verità in senso assoluto , come tu dici , sia qualcosa di molto "terreno" e poco astratto.

Per tanto tempo ho pensato che la verità assoluta , questo parolone che tuonava tanto forte , chissà cosa fosse di magico e di tanto difficilmente raggiungibile.

In tempi recenti ho iniziato finalmente a capire che la realtà assoluta consiste nella capacità consapevole di osservare quello che è oggi , nel presente , sotto i nostri occhi , senza le contaminazioni / condizionamenti di chiccessia o cosa .

Ecco , quando NON mi astraggo in fantasie o pensieri e NON lascio correre la mia mente a briglie sciolte , allora sì , riesco a vedere abbastanza nitidamente questa verità di cui parli .....

Grazie per lo spunto di riflessione......

e buona giornata a tutti !


Rocco


Rocco is offline  
Vecchio 19-07-2004, 17.14.50   #7
Gianfry
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Cos'è la verità?

A mio avviso la verità non è altro che la propria personale comprensione della realtà in un determinato momento. E poiché esiste una realtà esterna, che è sempre verificabile, ed esiste una realtà interiore che non lo è, ne consegue che la verità riguardo la comprensione della realtà esteriore è oggettiva, mentre la verità relativa alla comprensione della realtà interiore è soggettiva e quindi relativa. Lo studio della realtà esteriore porta alla Sapienza, mentre lo studio della realtà interiore porta alla Saggezza.
Da ciò ne consegue che ognuno possiede la propria verità, la quale peraltro è sempre in evoluzione attraverso l’esperienza diretta e la ragione.
Inoltre, esiste a mio avviso una verità immanente (fisica) ed una verità trascendente (che trascende la comprensione umana). Noi esseri umani, allo stato attuale di coscienza, siamo in grado di comprendere con il nostro cervello solo la Verità Immanente.
Dio è verità assoluta che comprende sia la verità immanente che la verità trascendente. Le nostre anime, che sono olograficamente collegate a Dio, e quindi uno con LUI, conoscono la verità trascendente.
Allora la domanda che ci si pone è: noi esseri umani, che abbiamo un’anima, perché non conosciamo la verità trascendente? A mio avviso al livello attuale di coscienza dell’umanità nessun essere umano può conoscere la verità trascendente in quanto è scollegato dalla propria anima e quindi non può accedere alle informazioni trascendenti.
Inoltre ogni anima pur conoscendo tutta la verità del creato, ne evidenzia solo una parte specifica unica per ogni essere umano in quanto rappresenta una delle infinite sfaccettature del diamante che è la verità assoluta.
Con l’evoluzione spirituale, gli esseri umani ristabiliscono gradualmente il collegamento con la propria anima e quindi ciascuno può conoscere la propria verità personale unica.
In sostanza vorrei dire che sia Protagora che Socrate hanno ragione, in quanto esiste una verità assoluta che comprende tutte le verità relative.
Gianfry is offline  
Vecchio 29-08-2004, 16.59.16   #8
mark rutland
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credo che la verità delle cose, delle situzioni, degli svolgimenti esista....cioè credo nell'esistenza di una realtà esterna a noi singoli in cui interagiamo e di cui facciamo parte come elementi

quello che non è apparentemente possibile è l'occhio che la comprenda nel suo senso oggettivo; si rimane sempre legati a soggettive interpretazioni della realtà,limitate da una scarsa conoscenza dei singoli fattori(alcuni sfuggono completamente nelle analisi del dato vissuto semplicemente perchè taciuti , ignorati, incompresi ecc....)


prendiamo il caso di un delitto insoluto; c'è un colpevole, un movente, ma non lo si scopre....eppure è successo
mark rutland is offline  
Vecchio 29-08-2004, 20.37.09   #9
ermes
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Si può solo filosofeggiare con la verità,prendiamo per esempio la stessa parola "filosofia"essa deriva dal termine greco filos(parlare)e sofia(la sacra scienza di cui solo la dea Atena ne era la depositaria).
Tutti i grandi maestri ascesi ducono che la verità dovrebbe diventare un esperienza,perchè è incomunicabile a parole.
ermes is offline  
Vecchio 30-08-2004, 01.15.43   #10
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Messaggio originale inviato da ermes
... prendiamo per esempio la stessa parola "filosofia"essa deriva dal termine greco filos(parlare)e sofia(la sacra scienza di cui solo la dea Atena ne era la depositaria).
Ulteriore spiegazione di Filosofia https://www.riflessioni.it/enciclopedia/filosofia.htm
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