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Vecchio 25-06-2004, 14.52.56   #71
iris_1
Ospite abituale
 
Data registrazione: 09-06-2004
Messaggi: 493
Re:risposta a dana

Citazione:
Messaggio originale inviato da dana
Forse siamo così terrorizzati dalla morte perchè per molte persone è un argomento sconosciuto: ricordo quand'ero bambina mia nonna, che conosceva molte persone, ogni volta che moriva qualcuno mi portava a visitarlo. Era normale per lei che i bambini si avvicinassero alla morte, tanto più che non essendone coinvolti direttamente era un approccio più lieve. Ora ai bambini si cerca di evitare ogni contatto con chi muore, o anche con chi semplicemente è in ospedale, per non impressionarli. La morte, che fa parte della vita, viene così in un certo senso negata. E si ha sempre paura di ciò che non si conosce.
E poi c'è un senso di onnipotenza generale, come se l'uomo potesse controllare tutto.

ciao, Iris

E' vero, la morte ci spaventa, ci terrorizza, perché ci viene negata da sempre, ne abbiamo paura, perché non la conosciamo.

Io ho avuto paura della morte fino a che non l'ho conosciuta; mi sono trovata davanti ad essa ed ero terrorizzata. L'idea che stavo per ritrovarmi davanti ad un cadavere mi spaventava e non avevo il coraggio di guardare, poi decisi che dovevo affrontare questa paura e in seguito la paura stessa mi ha abbandonata.

Quando ero piccola mi tenevano lontana dai morti: "te lo devi ricordare per come era in vita" dicevano e io soffrivo enormemente perchè quella persona era sparita all'improvviso; per anni mi sono addormentata con la paura della morte e ogni notte piangevo, desideravo di morire prima di tutte le altre persone a cui volevo bene, perché non avrei potuto sopportare il dolore della loro assenza.

Oggi, benchè desideri vivere il più a lungo possibile a fianco delle persone che amo, non sono terrorizzata dalla morte come lo ero da bambina.

Tutto nasce e tutto muore e non dobbiamo aver paura, perché questa è la vita; dobbiamo accettare che si tratta di un qualcosa più grande della nostra volontà e in questo non possiamo intervenire, ma non dobbiamo neanche abbandonarci passivamente al destino e fare in modo che la vita che viviamo sia il meno dolorosa e più dignitosa possibile. Questo lo possiamo fare, anzi, lo dobbiamo fare, altrimenti la vita stessa perde il proprio significato.

Ciao
iris_1 is offline  
Vecchio 21-07-2004, 09.42.04   #72
Paolo77
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Messaggi: 480
Mi riallaccio al pensiero di osho: cioè che l'eutanasia dovrebbe essere consentita a coloro che hanno vissuto pienamente la vita e che realizzano che non c'è piu nient'altro da sperimentare, oppure che sono un peso per se stessi e per gli altri. Quindi scelgono volontariamente di affrontare l'esperienza della morte...
Paolo77 is offline  
Vecchio 21-07-2004, 11.11.59   #73
Giulma
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Re: risposta a r.rubin

Citazione:
Messaggio originale inviato da iris_1
In grandi linee, secondo il criterio di qualità della vita:


...


"la vita è data all'uomo da un Creatore che è il solo a poterne disporre. Solo Dio è padrone della vita e della morte, perchè l'uomo è creatura di Dio" quindi secondo questo criterio la vita è sottratta alla decisione dell'uomo indipendentemente dai suoi livelli di qualità. In questo caso, la qualità della vita consiste nel suo carattere sacro, in quanto essa è un dono di Dio.


Interessante.


Giulio
Giulma is offline  
Vecchio 21-07-2004, 11.52.03   #74
leibnicht
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Messaggi: 486
Per Iris

Torno sull'argomento e vorrei provare ad essere molto chiaro.
Vedi, secondo me vi sono tre buone ragioni per cui è fondamentalmente giusto che la vita non venga interrotta, sia pure con un'omissione passiva, anche quando essa è spontaneamente destinata a farlo.
1) Sussiste una speranza: ossia la possibilità, per quanto remota, che un nuovo tipo di intervento, un nuovo farmaco, od anche qualche improbabile evento imponderabile, possa invertire il decorso naturale della malattia.
2) Esistono i vivi sani: ciascuno di noi è responsabile dei sentimenti e delle speranze di coloro che gli sono legati e ritengo che sia un dovere morale rispettare e alimentare tali vissuti.
Ho visto più volte malati terminali e consapevoli riconoscere che la propria volontà di vivere era sostenuta dal rispetto delle speranze dei propri congiunti: anche quando essi, personalmente, "percepivano" con chiarezza l'irrazionalità della speranza.
3) C'è un pericoloso problema normativo e giuridico: dove si pone il confine del lecito e dell'illecito, del giusto e dell'errato, del motivato e del non motivato, rispetto all'omissione passiva di cure palliative che, semplicemente, conservano un barlume di vita biologica ?
Il paziente in coma da mesi senza le cure rianimatorie muore, ma anche lo scompensato, senza cure cardiologiche muore, anche il depresso grave, senza terapie farmacologiche che, magari, non riconosce, si suicida, anche una fibrillazione ventricolare, senza la cardioversione, dà la morte.
Insomma: riesi ad immaginare un disposto legislativo che sappia discriminare tra tutte queste complicate sfaccettature ? Senza il rischio di produrre incertezze e confusioni interpretative che aprirebbero il campo ad una moltitudine di polemiche recriminatorie, a contenziosi infiniti, ad autentici, pericolosissimi, drammi decisionali ?

Insomma, sono ben lontano da ipotesi sacraliste, che trovo leggermente farneticanti, ma ritengo necessario considerare la questione dal punto di vista laico, razionale e pratico.
Personalmente ritengo che tra i due mali, quello di poter staccare la spina e quello di preservare un mondo di inaudite sofferenze, nonostante tutto, il secondo sia preferibile.
Proprio nel rispetto della dignità dell'uomo, che non è un centro esistenziale autosufficiente, bensì un coagulo di relazioni, affettive, sociali e giuridiche.
Ciao
leibnicht is offline  
Vecchio 21-07-2004, 14.12.51   #75
iris_1
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Messaggio originale inviato da Paolo77
Mi riallaccio al pensiero di osho: cioè che l'eutanasia dovrebbe essere consentita a coloro che hanno vissuto pienamente la vita e che realizzano che non c'è piu nient'altro da sperimentare, oppure che sono un peso per se stessi e per gli altri. Quindi scelgono volontariamente di affrontare l'esperienza della morte...

Infatti... chi sceglie l'eutanasia arriva ad una scelta così estrema proprio perché le aspettative di vita divengono nulle, ma questo accade anche nei casi in cui la vita non è stata pienamente vissuta, ma viene 'interrotta' prima del tempo.

Scelgono volontariamente l'esperienza della morte, perché, se ci pensi bene, è l'ultima scelta che gli è rimasta da fare.
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Vecchio 21-07-2004, 14.16.12   #76
Giulma
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Citazione:
Messaggio originale inviato da iris_1
Infatti... chi sceglie l'eutanasia arriva ad una scelta così estrema proprio perché le aspettative di vita divengono nulle, ma questo accade anche nei casi in cui la vita non è stata pienamente vissuta, ma viene 'interrotta' prima del tempo.

Scelgono volontariamente l'esperienza della morte, perché, se ci pensi bene, è l'ultima scelta che gli è rimasta da fare.



Possono ancora sciegliere di non morire, ...

Giulio
Giulma is offline  
Vecchio 21-07-2004, 14.21.19   #77
Giulma
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Messaggio originale inviato da Paolo77
Mi riallaccio al pensiero di osho: cioè che l'eutanasia dovrebbe essere consentita a coloro che hanno vissuto pienamente la vita e che realizzano che non c'è piu nient'altro da sperimentare, oppure che sono un peso per se stessi e per gli altri. Quindi scelgono volontariamente di affrontare l'esperienza della morte...


Perchè, anche l'ultimo istante che può rimanere, non è sempre da sperimentare? Che ci sono, gli istanti da sperimentare e quelli da non sperimentare, forse?
Dunque?

Giulio

Ultima modifica di Giulma : 21-07-2004 alle ore 14.23.20.
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Vecchio 21-07-2004, 14.47.47   #78
Paolo77
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Però vedi Elena, dipende dalla motivazione per cui uno decide di porre fine alla propria vita, se è una fuga non risolve nulla, perchè le cose si riproporranno in un altro tempo. Bisogna fare in modo di affrontarle con volontà, in modo che la decisione non sia passiva e dettata dalle condizioni esterne che ci impediscono di accettarci, ma attiva, scelta volontariamente. E' questo il senso che do io al vivere pienamente, cioè che il passato non ci segue più....
Paolo77 is offline  
Vecchio 21-07-2004, 14.57.23   #79
Giulma
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Messaggio originale inviato da Paolo77
Però vedi Elena, dipende dalla motivazione per cui uno decide di porre fine alla propria vita, se è una fuga non risolve nulla, perchè le cose si riproporranno in un altro tempo. Bisogna fare in modo di affrontarle con volontà, in modo che la decisione non sia passiva e dettata dalle condizioni esterne che ci impediscono di accettarci, ma attiva, scelta volontariamente. E' questo il senso che do io al vivere pienamente, cioè che il passato non ci segue più....


Se è una fuga? Quando si decide di porre fine alla propria fine, è sempre una fuga, ...
Fammi un esempio in cui non è una fuga!

Giulio
Giulma is offline  
Vecchio 21-07-2004, 15.03.28   #80
Paolo77
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certo, a meno che sai che non è la fine...
Paolo77 is offline  

 



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