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Vecchio 29-09-2004, 12.58.03   #11
Agora
Ospite abituale
 
Data registrazione: 23-01-2004
Messaggi: 278
***

La filosofia senza applicazione pratica serve a poco (o niente), dunque se il filosofo vuole stare con i piedi per terra e dare concretezza alle sue idee è bene che si occupi anche della morale umana, come avviene quando si tratta, per es., della clonazione, della gravidanza assistita e altre cose del genere.
Lo studio dell'etica è compito della filosofia, ma questa non può arrestarsi ad una concezione puramente ideale, metafisica, della morale. Lo stesso Platone parlava di un mondo archetipico, però poi ha cercato di dare forma alle sue idee, rischiando persino la vita. Di quale altra morale dovremmo occuparci? E a che pro?
E' chiaro che ognuno può pensarla come vuole, ma poi esiste il confronto e la filosofia deve intervenire in questo confronto, sulla base anche di concetti metafisici, ma poi questi stessi concetti devono trovare una forma pratica di attuazione, altrimenti essi stessi non servono a niente.
Agora is offline  
Vecchio 29-09-2004, 19.14.21   #12
valerio
Ospite
 
Data registrazione: 28-05-2004
Messaggi: 17
Proprio così Fool: per accumulare denaro e conquistare il sogno della libertà 365 giorni l’anno devi entrare in una cornice comportamentale fissata dagli altri. Il punto è che devi sfruttare TEMPORANEAMENTE questa cornice e sottometterti per il tempo che è necessario.
Tale tempo è f(x) dei propri bisogni materiali (consumi) stimati ragionevolmente e tenendo conto di possibili imprevisti e della copertura inflazionistica.
Non avrebbe ovviamente senso vivere di rendita a settant’anni…grazie tante ! per quello c’è già (ma forse è più facile scalare una parete ghiacciata ED+) la pensione. Ha senso invece ritirarsi in ozio creativo prima dei quarant’anni, risparmiandosi così un bel trentennio di sottomissioni e fatiche.

In termini pratici? Si agisce come una cellula cancerogena all’interno del lavoro, sfruttando l’arma stessa con cui il lavoro ti tiene in pugno, ossia il denaro e il bisogno, per affrancarsi DAL bisogno stesso una volta per tutte: spesso quando mi si chiede cosa penso del lavoro io parlo di “limone da spremere”.
Ovvio poi che se in termini di rendita si mira a ottenere un tenore di vita da ‘astice dello chef’ o da viaggi transcontinentali, tale discorso evoca fortune da lotteria…

Ma se la matematica non è un’opinione non occorre alcuna lotteria.
Se ci si accontenta di avere quel tanto che basta per vivere per se stessi, per andare a dipingere un quadro al mare la mattina del lunedì o per leggere un bel libro di filosofia dalle otto del mattino alle sette di sera, insomma per sublimare la propria giornata in un’esistenza gratificante ed estetica, si avrà in mano la più grande ricchezza: il TEMPO.
Credo che il gioco valga la candela.

I sacrifici richiesti in questo caso consistono in un costante lavoro di risparmio pur non deteriorando oltre il sopportabile la qualità della vita “accumulativa”: si rischierebbe di scoppiare ad esempio rinunciando del tutto alle vacanze.

Chiudo infine il post proponendo ai partecipanti questo passo tratto da ‘Elogio della Fuga’ di H. Laborit (1976):

“L’uomo è un essere di desiderio. Il lavoro può solo soddisfare i suoi bisogni. Sono rari i privilegiati che riescono a soddisfare i bisogni dando retta al desiderio. Costoro non lavorano mai.”

Cosa resta da fare allora, ai non privilegiati ?

un caro saluto a tutti.
valerio is offline  

 



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