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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 05-12-2004, 13.47.06   #1
fallible
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Data registrazione: 27-10-2004
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dovere

fino a che punto il "dovere" può influenzare le nostre scelte di vita?
fallible is offline  
Vecchio 05-12-2004, 16.06.34   #2
r.rubin
può anche essere...
 
Data registrazione: 11-09-2002
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il capitano affonda con la nave
r.rubin is offline  
Vecchio 05-12-2004, 16.16.28   #3
fallible
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Messaggi: 1,774
capitano

grazie tante!!!!
fallible is offline  
Vecchio 05-12-2004, 16.52.34   #4
r.rubin
può anche essere...
 
Data registrazione: 11-09-2002
Messaggi: 2,053
allora, più seriamente.

mi chiedo se esista altro oltre al dovere.
ossia altro oltre il condizionamento, l'obbligo, anche accolto con favore dall'individuo, dunque non sentito come una costrizione, ma comunque vincolante.

noi scegliamo? o sono piuttosto le nostre idee a scegliere per noi?
le nostre idee sono proprio nostre?

esiste la libertà?

(che du balle sta domanda!)
r.rubin is offline  
Vecchio 05-12-2004, 20.24.54   #5
Lunas
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L'unico dovere che dovrebbe avere l'essere umano è quello di guardarsi dentro capire cosa lo rende veramente felice e fare ciò che lo rende felice....

Io credo che se il "dovere " ti pesa e ti pesa tanto e a causa di questo dovere rinunci alla tua libertà alla tua felicità in maniera assoluta allora cerca un modo per nn assolvere il " dovere".

Se ti svegli la mattina e sei infelice .....
Se ti svegli tutte le mattine e sei infelice io credo che si possa trovare un sistema per nn essere così infelice ...
Pensare che ci sono mille altre possibilità nella vita.....
Soluzioni diverse per ovviare al "dovere"che rende evidentemente infelici.
Lunas is offline  
Vecchio 06-12-2004, 18.34.21   #6
fallible
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Messaggi: 1,774
infelice

Ringrazio per le opinioni espresse,il problema lo inquadro in un'ottica differente, non parlo di infelicità (sarebbe da stolti proseguire un cammino che ti rende infelice); ma lo scorrere del tempo (gli anni passano!!!) e sentire che hai qualcosa da fare solamente per te ma.........il dovere
fallible is offline  
Vecchio 07-12-2004, 03.16.01   #7
leibnicht
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Perdonate la solita voce, dissonante,

ma non ostile.
Mi oppongo al punto di vista di lunas, secondo il quale lo scopo ultimo dell'esistenza dovrebbe essere quello di comprendersi a fondo, al fine di cogliere con esattezza ciò che può renderci felici e, suppongo, perseguirlo.
Io credo che questo non sia un dovere, ma un semplice orpello.
La felicità, per quanto struggente, è l'emozione di un attimo, fugace e spesso, se non sempre, destinata a lasciarci la bocca amara ed un senso avvilito di inautenticità e di angosciato grigiore.
Per il fatto stesso di prometterci un appagamento così pieno, ciò da cui ci attendiamo la felicità, oggetto di attese troppo grandi, ci dispone a sperare da esso ciò che, in realtà, nulla può darci: una piena, assoluta, incontrovertibile gioia.
La quale, invece, per il solo fatto di essere raggiunta, già perde quasi tutto il fascino di cui si era avvolta.
Perseguire la felicità è sciocco: rincorrere l'effimera emozione di pochi istanti è come volere l'ebbrezza dell'alcool, immemori o ignari del mal di testa e della nausea della mattina dopo.

La serenità, che è un sentimento stabile ed armonico dello spirito va ricercata.
Ed essa è raggiunta soprattutto attraverso l'assolvimento costante dei propri doveri.
Solo agendo nel modo in cui ci risulta adeguato ed opportuno alle attese di ogni Altro, noi possiamo perseguire quel senso di pace e di equilibrato benessere dello spirito, che ci permette di sostenere il peso del nostro stesso sguardo allo specchio.
Ed è concependo la nostra stessa esistenza come un dovere, non come un dono gratuito a cui conseguono solo vuoti e fatui diritti (il diritto sulla natura, quello sui deboli, quello sulle cose, quello sulla salute del nostro corpo), che noi acquistiamo una dignità, la quale comporta il costo ininterrotto della responsabilità.
Il primo dovere è quello di vivere: la nostra vita è oggetto di attese, è investita di senso e di valore, da noi stessi e da tutti coloro che ci sono legati.
Abbiamo, poi, il dovere di agire sempre ispirandoci al principio che il nostro operare dovrebbe equivalere a quello di ogni altro, come se esso obbedisse ad una Legge di Natura, una legge fisica o biologica.
Abbiamo il dovere di raggiungere posizioni sociali consone alle nostre capacità effettive, poichè è interesse generale e, dunque, anche un dovere particolare e soggettivo di ciascuno, operare maggiormente nel complesso sociale in funzione della propria intelligenza e cultura.
Abbiamo, infine, il dovere della nostra salute, di prenderci cura, cioè, dello strumento e del mezzo principale, il nostro corpo, attraverso il quale diamo forma e articolazione alle nostre intenzioni.
Assolvendo a questi doveri, potremo aspirare a quella dignità che, sola, fornisce la colonna vertebrale dell'anima.
leibnicht is offline  
Vecchio 07-12-2004, 19.21.22   #8
dana
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Data registrazione: 18-10-2003
Messaggi: 0
Credo che il cercare di costruire qualcosa nella vita (famiglia, figli, lavoro,...) porti con sè inevitabilmente una serie di responsabilità, di impegni e quindi di doveri, che sicuramente influenzano le nostre scelte successive.
E forse le scelte più penalizzate sono quelle "egoistiche" (in senso positivo), quelle che riguardano soprattutto noi stessi.
Se abbiamo responsabilità, doveri, verso gli altri, e intendiamo rispettarli, siamo un po' meno liberi di scegliere.
Forse si può cercare di ritagliarsi qualche piccolo spazio personale gratificante, soprattutto quando il senso del dovere comincia a pesare un po' troppo.

dana is offline  
Vecchio 08-12-2004, 13.12.42   #9
fallible
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Data registrazione: 27-10-2004
Messaggi: 1,774
grazie

Credo che il cercare di costruire qualcosa nella vita (famiglia, figli, lavoro,...) porti con sè inevitabilmente una serie di responsabilità, di impegni e quindi di doveri, che sicuramente influenzano le nostre scelte successive.

Ringrazio per le risposte ricevute, il mio dramma sono le potenzialità represse per assolvere al proggetuato che ora frena il bisogno (dovere) di fare qualcosa in più
fallible is offline  
Vecchio 08-12-2004, 17.53.46   #10
Errabondo
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Messaggi: 18
Parafrasando

In che misura è giusto che il dovere influenzi le nostre scelte di vita?

Citazione:
Solo agendo nel modo in cui ci risulta adeguato ed opportuno alle attese di ogni Altro

(....)

Abbiamo, poi, il dovere di agire sempre ispirandoci al principio che il nostro operare dovrebbe equivalere a quello di ogni altro, come se esso obbedisse ad una Legge di Natura, una legge fisica o biologica.


Quanto ci influenzano le aspettative altrui, quanto è giusto il peso sociale? Quanto ci costa l'approvazione degli altri in termini di libertà e serenità?
E inoltre, il senso del dovere è effettivamente così radicato al punto da far equivalere le azioni di tutti?


Non posso far altro che condividere l'idea secondo la quale sarebbe deleterio impostare la propria vita sulla ricerca della felicità, intesa nella sua accezione di condizione dell'animo tanto magnifica quanto effimera, inaspettata nella premeditazione delle cause e degli intenti che l'hanno generata, e inesorabilmente destinata a svanire nel tempo e a gettarci in un malinconico e doloroso avvilupparsi nel ricordo: "Sarebbe - cito parte di un post di Mary di tempo addietro - come cercare di raggiungere l'orizzonte mettendosi a correre".

Il tempo è forse la cosa per cui io riesca a provare amore e odio allo stesso tempo.
La nostra esistenza si prolunga per un tempo relativamente breve, o lungo, ma dura sicuramente di più dei concitati e bramati attimi di felicità.
Data questa caratteristica, ha pertanto più senso, e ci renderebbe meno infelici, cercare di trovare un equilibrio, una pace euritmica che, grazia alla sua continuità nel tempo, ci permetta di stare sereni. A questo equiblirio concorre anche l'assolvimento dei doveri.

Fermo restando che anche questa sicurezza rischia di lasciarci, credo, ancora più soli, increduli ed incompiuti: “Nessun oggetto del volere, una volta conseguito, può dare appagamento durevole, bensì rassomiglia soltanto all’elemosina, la quale gettata al mendico prolunga oggi la sua vita per continuare domani il suo tormento” (Schopenhauer). Ma forse questa frase si riferisce meglio alla felicità che alla serenità, ed il mio è solo l'atteggiamento di una volpe nei confronti dell'uva.
Per ora credo che non siamo capaci di avere un controllo vero e concreto sulla nostra felicità, anche perchè non ne siamo consapevoli "in tempo reale", ovvero in contemporanea allo svolgersi dell'evento che, a posteriori, scopriamo che ci ha reso felice.
Ma forse ci frega soltanto il desiderio assoluto dell'infinito, dell'eterno e dell'assoluto stesso, nel tentativo di fregare il tempo e di issarci sopra tutto e tutti, per il nostro bisogno di fare mai domo.Spero di sbagliarmi.



P.S.: leibnicht, perdona le mie molestie, ma hai un pvt.
Errabondo is offline  

 



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