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Vecchio 09-12-2004, 15.24.45   #1
arsenio
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l'arte di argomentare

In una comunicazione discorsiva sappiamo scegliere come comunicare e gestire in modo ottimale le nostre risorse psichiche per un mai concluso percorso di formazione e conoscenza pragmatica del mondo?
Comunicare è un riflessivo confronto di argomentazioni per mettere in questione i propri punti di vista con quelli altrui tramite ragionamenti dialettici in una dinamica interindividuale , esplicitando i nostri pensieri con lo scopo di raggiungere una condivisione di significati necessaria per ogni produttiva conversazione

E' necessaria una conoscenza culturale che inquadri ogni pratica comunicativa e un'intenzionale attenzione al contesto per precisarsi il significato acquisito dalle singole parole e frasi, così come il percorso di senso di un discorso, e spesso certe estrapolazioni sono svianti.
Informatività, pertinenza, perspicuità, chiarezza, inoltre, disambiguano certi concetti esponendoli in tal modo a una più agevole verifica contenutistica.

Lo stesso senso di sè è determinato dalla rete di discorsi in cui siamo coinvolti, da cui emergono nostre credenze, valori, atteggiamenti, qualità, con cui vogliamo autorappresentarci ed essere valutati. Si tende a proporsi con euristiche ritenute ragionevoli, se non razionali, ma può trattarsi di autoingannevoli razionalizzazioni. Senza accorgersi quando ci si rinchiude in privilegiate etichette, clichè, collaudati topos d'effetto, che rinsaldano il modellamento della nostra mente. Ad es. da bambini si adottano le interpretazioni di adulti "sicuri", e si continuano a usare le stesse norme, inconsci di quell'origine interpersonale. Il rischio è attenersi a schemi mentali innadeguati e dannosi ma "riadattati" con perseveranza anche se contraddetti perchè "noi non vediamo le cose come esse sono ma vediamo le cose come noi siamo" (Talmud) con rappresentazioni mentali incomplete e approssimative.

Gli "enunciati" (ciò che è implicato) comunicano molto più del contenuto lessicale di una "frase" (ciò che è detto). Da verificare se ciò che è stato detto coincide con quanto è stato inteso, ma anche l'ideologia che ne è alla base, ad es. i pregiudizi e stereotipi mediatici.

Ogni informazione aggiuntiva dovrebbe indurre a elaborazioni cognitive sistematiche, a ripensarsi, a riconoscere i limiti del nostro sapere, a prendere coscienza della complessità, ambivalenza, indeterminatezza della conoscenza come sistema sempre aperto, luogo tuttavia di un indagabile relativismo cognitivo, linguistico-culturale, morale, ecc.
La realtà viene dissolta nella rete discorsiva e dall'oggettivismo del senso comune si arriva al realismo critico consapevoli delle potenzialità e limiti della propria conoscenza.

Secondo Habermas un'etica del discorso richiederebbe un tempo illimitato, un pari accesso alle informazioni, un reciproco ascolto attivo. Condizione irreale, per cui sono comprensibili certe strategie competitive
arsenio is offline  
Vecchio 09-12-2004, 15.51.57   #2
nevealsole
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Re: l'arte di argomentare

Citazione:
Messaggio originale inviato da arsenio



"noi non vediamo le cose come esse sono ma vediamo le cose come noi siamo" (Talmud) con rappresentazioni mentali incomplete e approssimative.



Hai sempre ragione, Arsenio caro...
lo sai che c'è: io comincio a credere che comunicare sia impossibile forse l'unica reale forma di comunicazione è data dal contatto fisico, unico capace di non essere ancorato ai propri vissuti... o forse no?

Ogni giorno di più mi sento all'interno di un opera di Pirandello e quindi direi... "io sono quella che mi si crede" o ancora, con Marzullo: "fatti una domanda e datti una risposta"... difficile arrivare alla comunicazione attiva continua.
Rimedi da proporre?

Saluti

Neve
nevealsole is offline  
Vecchio 10-12-2004, 09.13.24   #3
arsenio
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nevealsole

Dolce nevealsole

Da chi ci osserva siamo valutati più per come recitiamo il nostro ruolo che non per quello che siamo intimamente.
Importa conoscere e confrontare i due aspetti per riuscire a integrarli in un mai concluso percorso di crescita.

La comunicazione amorosa richiede reciproca intenzione auto-conoscitiva e capacità di articolare il proprio mondo sentimentale ed emozionale esprimendolo in parole. E’ interdipendente con quella fisica dove conta anche la memoria corporea.

Dovremmo essere registi della nostra vita ma solo un Altro può farci scoprire chi siamo da…”personaggi in cerca d’au-tore/trice”.

Incontro

E’ un incontro d’amore
Quando nel vortice interiore discendiamo
E le nostre storie
D’immagini sfuggenti
E dissepolte memorie
Ci raccontiamo

Insiemi elaboriamo
Il lutto
Per un tempo ormai perduto

Arsenio
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Vecchio 10-12-2004, 10.12.19   #4
VanLag
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Re: l'arte di argomentare

Citazione:
Messaggio originale inviato da arsenio
In una comunicazione discorsiva sappiamo scegliere come comunicare e gestire in modo ottimale le nostre risorse psichiche per un mai concluso percorso di formazione e conoscenza pragmatica del mondo?
Comunicare è un riflessivo confronto di argomentazioni per mettere in questione i propri punti di vista con quelli altrui tramite ragionamenti dialettici in una dinamica interindividuale , esplicitando i nostri pensieri con lo scopo di raggiungere una condivisione di significati necessaria per ogni produttiva conversazione.
Oltre la dialettica c’è anche la retorica che oggi sembra una parolaccia ma che invece ha grandissimo valore. La prima è bi-direzionale ed argomentata mentre la seconda è mono-direzionale ma non per questo è necessariamente più povera di contenuti e di valore.

Ho letto bellissimi discorsi retorici in questo forum, dall’indiscussa forza persuasiva ed esplicativa, mentre ho letto molti dialoghi, (diatribe), dialettiche che non solo non convincevano ma alla fine urtavano per la veemenza che scaturisce troppo spesso dal confronto/dialogico.

Alla base di queste “cadute” di comunicazione, secondo mè c’è l’intenzione che spesso non è quella di comunicare e condividere, bensì quella convincere l’altro o gli altri delle nostre ragioni. In pratica non solo “vediamo le cose come noi siamo”, ma vogliamo anche convincere gli altri che le cose sono come noi le vediamo. D’altro canto l’inventore stesso della dialettica, cioè Socrate, la definì il mezzo per pervenire alla verità ultima, ma, trenta secondi dopo questa sua affermazione, usò la dialettica per fare a pezzi il Gorgia, che era un retorico.

Comunque, indipendente dalla scelta, (retorica o dialettica), potremmo dire che affinché la comunicazione assurga al rango di arte, è necessario che: la comunicazione scaturisca sulla reale volontà di scambio e di condivisione ed appoggi le basi sue fondamenta su sentimenti di umiltà, senza i quali, ogni dialogo diventa esercizio di potere.

Con umiltà qualcuno sapendo di non sapere espone domande e dubbi e si predispone all’ascolto. Con altrettanta umiltà qualcun altro, sapendo di non sapere, assume la scomoda posizione del “maestro” per comunicare il suo pensiero. In mancanza di questi ingredienti, la comunicazione diventa, strategia di mercato, volontà di potere, o semplice rumore, fatto per uccidere il silenzio che ci fa dubitare di esistere.

Mah chissà se avrò comunicato?
VanLag is offline  
Vecchio 10-12-2004, 14.57.28   #5
nevealsole
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Re: Re: l'arte di argomentare

Citazione:
Messaggio originale inviato da VanLag

Alla base di queste “cadute” di comunicazione, secondo mè c’è l’intenzione che spesso non è quella di comunicare e condividere, bensì quella convincere l’altro o gli altri delle nostre ragioni. In pratica non solo “vediamo le cose come noi siamo”, ma vogliamo anche convincere gli altri che le cose sono come noi le vediamo.
Mah chissà se avrò comunicato?

Ciao VanLag,
a me hai comunicato.
Quello che hai detto era nella mia testa già da un po' di tempo... forse per questo l'ho recepito
In realtà anche io ho sempre più l'impressione che si comunichi solo per affermare noi stessi e spesso senza tenere conto dell'opinione di chi ci sta di fronte.

Ad Arsenio volevo dire, a parte che sono tornati i tempi di "sogno d'amore"... davvero bella "incontro", al di là della scoperta amorosa: il contatto fisico (abbraccio, pacca sulla spalla etc.) per dirti "ti sono vicino".
Io spesso non riesco ad esprimere reale solidarietà che con le parole... ma mi domando: capirà chi ho di fronte, oppure conta più un abbraccio a far sentire che non si è soli?

Ciao
Neve
nevealsole is offline  
Vecchio 11-12-2004, 09.24.02   #6
arsenio
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retorica, dialogo, dibattito

Retorica, dialogo, dibattito

Anch’io accanto ad un insegnamento sulla comunicazione pragmatica come rapporto interpersonale dove prevale la qualità della relazione, recupererei alcuni strumenti retorici argomentativi. Ad es. la logica informale (cfr. Retorica di Aristotele) dell’antico trivio, per migliorare le capacità linguistiche in una dialettica ragionevole e organica.
Perché è sempre attuale il potere suggestivo di una parola seduttiva sotto varie forme e contenuti.
Con l’arte retorica Socrate spiazzava l’eristica di quelli che avevano difficoltà nell’assimilare le loro contraddizioni.

Sul dialogo prevale il dibattito con cui si aspira a prevalere con una logica egocentrica senza troppo considerare le ragioni altrui.
Si esprimono idee affinché risultino vittoriose, tralasciando dati che potrebbero ridimensionarle o che sono troppo dissonanti con le nostre opinioni, mentre anche il disaccordo è spunto di riflessione.
Purtroppo siamo determinati dal nostro condizionante retroterra: stabilizzati processi cognitivi, ricordi , preconcetti, stereotipi. La condivisione dialogica è più difficile perché richiede di riesaminare convinzioni e di sospendere atteggiamenti difensivi, d’indagare con attenzione e distacco il senso plurivoco e confrontabile delle nostre e altrui assunzioni, di rintracciare malintesi, visioni parziali, generalizzazioni, etichettature; di distinguere tra giudizi di fatto e di valore, ecc.
Certe trappole cognitive sono insidiose perché spesso inconsce e resistenti anche quando vengono alla luce.

X nevealsole

E’ vero che la comunicazione non verbale è 5 volte più efficace di quella verbale (cfr. l’effetto di uno speaker radiofonico con quello di di un abile oratore in carne ed ossa). Ogni sua manifestazione determina la qualità del linguaggio relazionale, dove tuttavia deve prevalere l’autenticità.
Per cui ritengo di gran lunga superiore la parola, se accompagnata da un congruente sorriso, maggior vicinanza, sguardo di partecipazione, ecc. piuttosto che una abbraccio o una bacio percepiti convenzionalmente consolatori.

Saluti
arsenio is offline  

 



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