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Vecchio 03-02-2005, 13.56.12   #31
epicurus
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Data registrazione: 18-05-2004
Messaggi: 2,725
Re: Caro Epicurus

Citazione:
Messaggio originale inviato da odos
certo, hai ragione. Infatti sia che la forma sia “tutti devono….” sia che sia “x è giusto (senza condizioni)” non si troverà mai un fatto che vi corrisponda. Ma questo è già implicito nella grammatica di questi concetti. La forma dei principi morali è proprio fatta in modo tale che non può in nessun modo essere verificata. E questo è un motivo per rifiutarne il fondamento.

Io preferisco prendere la questione del fondamento da un altro punto di vista. Cioè più “classicamente filosofico” forse (chiedendo il perche).
Infatti, se la forma è: “tutti devono …..”, la domanda sarà sempre, è perché mai? E la risposta sarà un certo tipo di antropologia e ontologia che deve essere sottoposta ad analisi per la eventuale decostruzione del principio morale. E qui salta fuori tutto. Tipo “l’uomo è per natura cattivo”, l’uomo è una creatura di dio” quindi “tutti devono….”.

Ma anche alla forma “x è giusto” segue la domanda, perché mai? E qui la risposta sarà un “perché sì”, cioè un vero e proprio punto in cui la riflessione non può che arrestarsi in modo obbligato e arbitrario, venendo meno anche la giustificazione del fondamento. Oppure la risposta è “perché così x, y, z”, e questo è bene. E perché è bene? E la risposta è sempre “perché sì”. Fondamento misterioso.

Ma forse a questo punto la questione è: che forma ha un valore? Quelli “metafisici” hanno principalmente la forma dei principi morali come sopra, e i problemi sono tanti.


Ma se valore è "ciò che conta", come la classica domanda “quali sono i tuoi valori” sottintende, allora la questione non si pone più da un punto di vista di proposizioni morali, bensì di quelle che tu chiami proposizioni empiriche, volendo mantenere buona questa distinzione.

Si dice spesso per un valore, “la vita è un valore dell’essere umano”, o “L’amicizia è per me un valore”, o semplicemente “x è un valore”. I valori si esprimono spesso con questa forma. Il significato di queste proposizioni sottintende il concetto di valore, come ciò che conta. Queste sono proposizioni empiriche.

Allora se si vuole porre la questione in termini verificazionisti, alcune sono false, e alcune sono vere. “la vita è un valore dell’essere umano” è falsa, perché come dicevi tu ci sono molte eccezioni. Per questo dico, il fondamento di questa proposizione, correggendomi rispetto a prima, è forse la verità dell’antropologia che ne sta a fondamento. Dunque se è vero che in ogni essere umano c’è un forte e imprescindibile sentimento di simpatia nei confronti del suo simile, allora “la vita è un valore dell’essere umano” è vera e fondata. In altri termini “la vita è un valore dell’essere umano e di ogni essere umano”. La condivisibilità è il fondamento.

Ma c’è un problema anche riguardo a queste proposizioni: ogni volta che si dice com’è l’uomo e quali sono i suoi valori si verifica storicamente qualcosa, in modo nascosto e lento, che ridimensiona questa credenza, e questo è l’essere stesso che è intrinsecamente storico (nello spazio e nel tempo).

Ecco perché non ci può essere fondamento “assoluto” neanche per questi giudizi.

Ci saranno valori veri relativamente a persone, a criteri, a epoche, e a culture, ad aperture storiche.
Ma questi non sono già più i giudizi morali di cui tu parli; lì sono pienamente d’accordo, anche se tenderei a ricondurli alla visione del mondo che li origina, senza liquidarli perché non verificabili.

Scusate la lunghezza
Un saluto

Perfettamente d'accordo con quanto qui dici...

epicurus
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