Gli uomini non sono più in grado di vivere all'aperto.Gran parte di loro muore senza avere mai scoperto cosa si prova a restare nudi sotto la pioggia.Trascorrono il loro tempo in edifici dotati di riscaldamento e di aria condizionata e soffrono di colpi di sole anche a temperature normali.
Frase tratta dal libro (.....e venne chiamata due cuori) scritto da Marlo Morgan



Quello che mi sto chiedendo da molto tempo e che non riesco a trovare risposta è: noi tutti siamo veramente fatti per vivere nel sistema in cui stiamo vivendo? e che cosa è che ci porta a fare tutto questo male che stiamo facendo al pianeta ?

A volte ho dei dubbi, ma, tutto sommato se ci siamo in questo sistema è perché ci hanno istruito anche per questo. Chiaro che, se qualcuno volesse vivere all'aria aperta e girare nudo sotto la pioggia, provare piacere nel sentire lo gocce che lo bagnano, ciò andrebbe a discapito del commercio. Niente più casa, nè auto, nè vestiti, con grande dispiacere di chi produce e commercializza questi beni. L'uomo ha imparato tante attività ma forse si è scordato di quelle principali. Meno male, per esempio, che il respiro ed altre funzioni vitali avvengono indipendentemente dal nostro volere, altrimenti saremmo nei guai. Sinceramente io soffro il freddo in modo incredibile e avrei parecchi problemi a starmene ignudo sotto l'acqua, soprattutto se fredda, in inverno. Questione di abitudine? Forse....

in effetti molte delle cose d cui nei secoli c siamo circondati, casa, riscaldamento, abiti, 'nsomma tutto va', rispondono a esigenze primarie, riparo dal freddo intemperie, etc etc

solo ke alla maggior parte della gente questo sta stretto, perke' su questo si e' eretto tt un sistema d mercato, dove l'offerta va a rispondere alle esigenze ma la' dove nn c sono, le va a creare, come? bah, credo ke lo sappiamo tutti quanto conta la pubblicita' d prodotti e alla fine, anke se nn sappiamo il perke' c sembra d avere bisogno d un prodotto
anke se nn risponde a una vera esigenza primaria

ho letto un libro di de carlo (giro di vento) dove mette a confronto un gruppo d 'urbanizzati' ke per guasto alla makkina si trova a contatto con un gruppo d gente ke ha scelto d vivere 'disurbanizzata'

lo scontro (naturalmente lo ipotizza e porta avanti l'autore, nn e' sicuro andrebbe cosi' davvero nella realta') appare inevitabile, va be' nn dico altro casomai qlkno lo volesse leggere

volevo dire piuttosto ke leggendolo mi sono ritrovata molto piu' negli 'urbanizzati' ke nell'altro gruppo, ossia in una situazione dove nn si ha a disposizione tt una serie d utilita' quotidiane, nn so se sarei in grado d adattarmi
devo dire ke ho sofferto insieme agli urbanizzati immedesimandomi nelle loro difficolta'
cio' nn toglie pero' ke fare un'esperienza del genere, lontano dalla tv, dalle notizie del mondo, dagli skemi mentali e comportamentali rikiesti e applicati in questa dimensione nn possa cmq aprire un contatto diverso con l'umanita' ke e' in noi, con un aproccio differente a tt quelle situazioni ke crediamo stiamo vivendo consapevolmente e come le unike e migliori possibili
qlno sa consigliarmi un bel posto incontaminato dove mettere su' una tenda?