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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 07-03-2005, 19.54.26   #1
animabella
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Question e la felicità?

salve a tutti. questa la provocazione di una giovane filosofa:




L’infelicità come rimedio.

La decifrazione del codice genetico procede a grandi passi ed ogni giorno si scopre questo o quel gene responsabile di qualche funzione e finanche dei nostri tratti caratteriali. Bersaglio di queste ricerche sono il temperamento aggressivo o criminale, il gene o gruppi di geni responsabili della timidezza e via dicendo. Uscendo dall’errata concezione di un determinismo genetico, questo tipo di ricerca appare priva di senso dal momento che quand’anche esistesse una responsabilità genetica di alcuni comportamenti sappiamo che a concorrere del manifestarsi di questi fattori ci sono l’ambiente, il contesto culturale, sociale, storico e familiare. L’interesse dell’uomo volto a scoprire, a scandagliare, analizzare e curare ogni aspetto della sfera umana, non è insensato. Tali ricerche sono il sintomo di un disagio più profondo che l’uomo vive: l’incapacità di relazionarsi, governare e dialogare con se stesso. L’uomo, forse, si è disabituato a chiacchierare con se stesso poiché oggigiorno c’è un rimedio a tutto, nascono tecniche su tecniche pronte ad offrirci pseudo-soluzioni. I nuovi orizzonti di ricerca, le nuove scienze ( per esempio scienze dell’educazione, della comunicazione ecc) non sono il frutto del caso e scorto il loro campo di applicazione, mi appaiono una conferma. Come spesso accade, i cambiamenti avvengono sotto la spinta delle esigenze le quali scaturiscono dalla mancanza di qualcosa. Tutto ciò che viviamo è la risposta ad un disagio. I cambiamenti ideologici, politici, sociali, culturali sono la risposta, la soluzione, la cura di un sintomo che si manifesta. L’uomo contemporaneo si è alienato da se stesso. Si è diseducato a dialogare con se stesso ed ecco che le tecniche si apprestano a soccorrere e a riempire questo vuoto. Esiste una tecnica per tutto: per la depressione, per la timidezza, per diventare buoni genitori ed educatori ecc. Il danno non sta nella tecnica stessa, bensì nel ricorso smodato ad essa. L’uomo ha smesso di interrogare se stesso e, dunque, chiede alle varie tecniche le soluzioni ai suoi problemi. Sono introverso? Non sono simpatico? Non sono un buon genitore? Tutte queste domande l’uomo non le rivolge più a se stesso, bensì all’esperto di turno, allo psicologo, all’educatore, all’assistente sociale, a questo o quel manuale che ci indica come fare magari per dialogare efficacemente o a conquistare la persona che ci interessa. Anche l’amore ha un manuale e, quand’anche, non facciamo ricorso a tali tecniche sappiamo che c’è una tecnica per fare questo o quello, per essere così o in altro modo. Tale sapere a sua volta ci condiziona limitandoci nella spontaneità, facendoci continuamente interrogare se il nostro modo d’agire o d’essere è da manuale. Insomma, seguendo queste tecniche forse l’uomo trova anche delle soluzioni e con esse nuovi problemi ai quali rispondere con nuove tecniche, ma in che misura egli riesce a trovare la felicità? A sentir parlare le persone tale felicità sembra sempre più un’utopia e non più il fine a cui l’uomo tende. La parola d’ordine è sopravvivenza, si cercano rimedi a tal fine ma, forse, sarebbe meglio se l’uomo tornasse a curare se stesso recuperando la libertà che si nasconde dietro al non sapere, condizione questa per un agire più spontaneo e magari un mondo meno banale e tecnicizzato.
animabella is offline  
Vecchio 07-03-2005, 21.21.45   #2
VanLag
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Re: e la felicità?

Citazione:
Messaggio originale inviato da animabella
Come spesso accade, i cambiamenti avvengono sotto la spinta delle esigenze le quali scaturiscono dalla mancanza di qualcosa. Tutto ciò che viviamo è la risposta ad un disagio.
.......Io credo che la risposta vera consista più che altro nel cercare di comprendere a fondo l’origine di quel disagio.
Sono introverso? Non sono simpatico? Non sono un buon genitore? Quelle domande nascono perché qualcuno ha formulato un modello ideale di estroversione, di simpatia, di essere buoni genitori. Oggi c’è un modello ideale per tutto. La casa ideale, la vacanza ideale, il lavoro ideale, l’amante ideale, l’uomo ideale……. ma l’archetipo di quell’ideale è unico.
Se si capisce questo la domanda per me diventa – Chi ha creato quel modello? Perché lo ha
fatto? Qual’era il suo fine? –
Mi fermo…… qui........

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Vecchio 07-03-2005, 22.40.13   #3
animabella
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fuori moda l'anticonformismo?

concordo con la parte iniziale della tua riflessione, ci sono dei modelli... si ! ma non credi sia comodo riversare le domande ad un altro ipotetico.. chi ha creato quel modello? la cosa preoccupante a mio avviso e che troppi si affannano a seguire quel modello. il buon Socrate ci ha suggerito nel V sec a.C. che l'opinione dei più, non è sempre quella da seguire. nietzsche parlava di quel famoso gregge... insomma pare sia andato fuori moda essere anticonformisti...! smettiamo di pensare al perchè del modello ... o a chi lo ha costituito.. perchè talvolta non esistono risposte( e anche perchè "tutto ciò di cui non si può parlare si deve tacere") , bensi diversi punti di vista dai quali vedere una problematica. e allora vi propongo un criticismo di fronte a questi modelli... che da sè è un buon inizio per cominciare a scandagliare questi "famigerati modelli".
ti ringrazio della tua risposta che mi ha offerto uno stimolo in più. spero la mia faccia altrettanto.
animabella is offline  
Vecchio 07-03-2005, 23.17.44   #4
VanLag
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Re: fuori moda l'anticonformismo?

Citazione:
Messaggio originale inviato da animabella
e allora vi propongo un criticismo di fronte a questi modelli... che da sè è un buon inizio per cominciare a scandagliare questi "famigerati modelli".
Ciao anima,

Colgo la palla la balzo...... Come usare questo "criticismo" per abbattere quel sistema dai contorni infiniti che ci circonda e ci sovrasta?

Socrate ha detto – Conosci te stesso – e come lui questa semplice sentenza è stata ribattuta e sviscerata dalla cultura “sapienziale” di molti paesi, soprattutto dell’India.
Ma come può il soggetto della conoscenza esserne anche l’oggetto? (io mi ci sono spiaccicato su questo muro).

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Vecchio 08-03-2005, 15.43.23   #5
animabella
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nascondimento di sè

caro lang,
il conosci te stesso, era dell'oracolo di delfi per voce della sacerdotessa pizia. visto che il nostro buon socrate non ha scritto nulla prendere con le pinze questa frase. e comunque il muro sul quale ti sei spiaccicato, è comprensibile, ma l'uomo è a sè soggetto e oggetto, carpire la duplicità a mio parere è fondamentale. l'uomo si vela a se stesso e facendo ciò si dis-vela. conoscere se stessi non significa arrivare ad un assoluto, ma ad momentaneo punto d'arrivo. ritengo che la continua ricerca di un contattato con il nostro intimo sia essenziale. insomma basta mettersi nelle mani di un test o di uno psicologo per farci dire come siamo ecc... ecc... certo non posso negare che il tuo quesito, squisitamente filosofico non può che stimolarmi a condurre una riflessione in tal senso, alla ricerca non di un approdo definitivo, ma di una via percorribile.
vai piano con le testate
animabella
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Vecchio 08-03-2005, 16.29.46   #6
VanLag
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Re: nascondimento di sè

Citazione:
Messaggio originale inviato da animabella
caro lang,
il conosci te stesso, era dell'oracolo di delfi per voce della sacerdotessa pizia.

vai piano con le testate
Che io sia un testone è cosa risaputa….. ……. Gnothi sauton, (conosci te stesso) era scritto sulla porta del tempio di Delfi dove risuonava, per bocca di una celebre sacerdotessa detta Pizia – (da Pito, antico nome di Delfi) -, la voce di Apollo……. (Continua il brano dicendo:) - Non a caso la leggenda racconta che sul frontone del tempio di Delfi Socrate lesse la massima significativa di tutta la sua filosofia "Conosci te stesso" –.......

Ti ringrazio comunque per la tua risposta.....

VanLag is offline  
Vecchio 10-03-2005, 16.12.46   #7
animabella
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ciao lang,
mi chiedo se sia più importante conoscere se stessi, a comprendere che non esiste un se stesso, che noi siamo la speciale combinazione di milioni di fattori. ma cosa ci induce a differenziarci? noi tutti siamo immersi in un mare di stimoli che in parte la cultura ci aiuta a catalizzare in un imbuto. quanto possiamo attribuire al sè e quanto all'altro da sè?
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Vecchio 10-03-2005, 21.28.34   #8
VanLag
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Messaggio originale inviato da animabella
ma cosa ci induce a differenziarci?
...........noi tutti siamo immersi in un mare di stimoli che in parte la cultura ci aiuta a catalizzare in un imbuto. quanto possiamo attribuire al sè e quanto all'altro da sè?
Ciao Anima, chissà se ti fermerai un po’ con noi o se anche tu sarai una meteora in questo universo cibernetico……

Comunque provo a seguire il discorso...... per la prima domanda non ho nessuna risposta..... Come si dice: - I whish I knew..... - (mi piacerebbe saperlo).
Sulla seconda ho una concezione piuttosto nebulosa che è più un sentire mio che non una formula verbalizzabile. Potrei stupirti con effetti speciali dicendo che io sono il testimonio dell’esperienza e mai, mai l’esperienza. Sono il beneficiario del gioco della vita. Sono il centro immobile del movimento….. e tante altre frasi altisonanti, ma non avrebbero valore per nessuno, ne per me che scrivo ne per chi legge.
Però dall’alto, (o dal basso), del mio “centro” leggo con avidità tutto quello che può, diciamo, “illuminarmi”. Usando il termine con le dovute virgolette.

VanLag is offline  
Vecchio 10-03-2005, 22.12.25   #9
animabella
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.. una meteora??

caro lang,
da buon filosofa tendo a non abbandonare niente finchè mi stimola...
certo talvolta quando mi imbatto in eccessivi filosofismi mi viene da riflettere... ma chi ha detto che la filosofia deve essere resa per forza di cose incomprensibile o cmq sempre velata... amerei poter parlare di filosofia con maggiore scioltezza e libertà.
la mia è sempre una filosofia pratica sebbene sia capacissima di fare quella astratta e teorica( che a bene vedere per chi possiede i mezzi è + semplice d'attuare), ma preferisco fare quello sforzo in + per rendermi sempre e cmq comprensibile a tutti. la filosofia ha come scopo ultimo annientarsi, dissolversi e finchè faremo di tutto per complicarla resta un obiettivo arduo. le mie parole sono solo segnali e dietr di esse un'intera "filosofia si svela" dunque è un piacere parlarti e un'immenso onore ricevere le tue risposte "stimolanti!"
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Vecchio 10-03-2005, 22.27.13   #10
VanLag
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Re: .. una meteora??

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Messaggio originale inviato da animabella
la filosofia ha come scopo ultimo annientarsi, dissolversi e finchè faremo di tutto per complicarla resta un obiettivo arduo.
Ciao Anima,

mi hai risposto si....... ma non mi hai dato spunti per mandare avanti la discussione. Dovei forse sedermi nello scranno del discepolo e fare domande?
Non che non mi piaccia…… mi siedo indifferentemente in quello del discepolo o in quello del maestro a secondo dei casi….. (sono pigro e l’importante è sedermi)….. ed a secondo dei casi cerco di girare ai massimi livelli, non fosse altro che per tenere vivo l’eloquio, che dietro lo schermo è poi l’unico sistema che abbiamo di comunicare, visto che c’è un’assenza totale dei messaggi sensoriali, ed io appaio a te come le mie incerte parole mi ti si svelano e tu uguale per me.

Per andare avanti ….. come dunque possiamo usare la filosofia… (che poi è quella che prediligo), per annientarci e dissolverci?
Come passare da questi schermi che ci obbligano ad un comunicare puramente teorico, ad un incedere puro nelle nostre vite, tale che rappresenti la filosofia in azione?

Ecco le mie domande, che ti pongo con un pizzico di ironia sperando che tu l'accolga col giusto spirito.......


Ultima modifica di VanLag : 10-03-2005 alle ore 22.33.07.
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