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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 27-03-2005, 00.13.19   #11
VanLag
Ospite abituale
 
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Data registrazione: 08-04-2002
Messaggi: 2,959
Re: ragione e istinto

Citazione:
Messaggio originale inviato da animabella
A volte un’improvvisa ansia ci assale, temiamo di qualcosa senza sapere bene di cosa. Lo chiamiamo sesto senso proprio perché spesso quella sensazione aveva ragione.
Esistono teorie trasversali che dicono che l’uomo ha in se tutte le conoscenze necessarie ad affrontare la vita. Le ha perché l’uomo di oggi non è altro che la trasformazione dei primi microrganismo viventi ed in quel percorso evolutivo ha raccolto nel suo corpo tutte quelli informazioni.
Questo spiega, ad esempio, perché gli animali ed i selvaggi con gli archi e le frecce, delle isole Andamane si sono rifugiati sulle alture prima dello Tzunami ed invece l’uomo civile che usa la ragione è rimasto lì a morire.
Qualche cosa ha detto ai primi che quel riflusso della marea indicava un pericolo imminente, la stessa voce l’ha detto anche ai secondi, solo che loro, (noi), non sappiamo più ascoltarla, perché l’informazione oggi ci viene da fuori, dalle televisioni, dai cellulari e non dal nostro corpo.
La ragione è utilissima per disbrigare problemi pratici. Dov’è il negozio del fornaio? Quando passa il prossimo treno per Roma? Ma fuori dall’ambito pratico è inutile, se non dannosa.
Il contralto della ragione forse non è neppure giusto chiamarlo istinto….. Forse è più giusto chiamarlo intuizione, l’intuizione irrazionale della via da seguire in un dato momento, che appunto è un messaggio del nostro organismo, formato in milioni di anni di evoluzione. Una voce che, anche se soffocata è ancora presente in noi, tutto stà a capire come recuperarla.

VanLag is offline  
Vecchio 27-03-2005, 23.29.43   #12
animabella
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Data registrazione: 07-03-2005
Messaggi: 50
beh in soldoni notturno,
hai effutato una sintesi riduzionista e imprecisa... penso che non sia così semplice come la poni... ma se nella vita ci riesci meriteresti un nobel!(che andrebbe inventato su misura certo... )
animabella is offline  
Vecchio 27-03-2005, 23.34.35   #13
animabella
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Data registrazione: 07-03-2005
Messaggi: 50
van
grazie per questa porta che mi hai aperto su quest'argomento, l'approfondirò merchè penso che meriti e inoltre ad intuito penso di poterne ricavare qualcosa di buono.
in effetti l'utilità di questo forum forse è tutta qui, nel tentativo di aprirsi nuove strade da percorrere che possano essere meno insidiose delle nostre e magari + fertili. non mi resta che seguire questo intuito
animabella is offline  
Vecchio 30-03-2005, 23.14.44   #14
notturnoindiano
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Data registrazione: 10-02-2005
Messaggi: 8
......

Credo che tu abbia frainteso la mia risposta, animabella, che non voleva essere certo “riduzionista” né semplicistica….probabilmente ho sbagliato a volermi spiegare con due battute in un momento in cui non potevo dedicare alla scrittura più tempo.
Ma mi spieghi il perché di tanta acredine?
notturnoindiano is offline  
Vecchio 30-03-2005, 23.32.14   #15
notturnoindiano
Ospite
 
Data registrazione: 10-02-2005
Messaggi: 8
Talking ...e cmq il mio "nobel" l'ho già avuto!

...e probabilmente proprio fatto su misura per me: la mia serenità.
notturnoindiano is offline  
Vecchio 31-03-2005, 14.04.54   #16
animabella
Ospite abituale
 
Data registrazione: 07-03-2005
Messaggi: 50
acredine? notturno... qui si parla filosofando... non ci sono controversie personali ma solo filosofiche... e per fortuna! non volevo essere offensiva con il nobel... ma intendevo dire che se ci eri riuscito lo meritavi.. sono felice per te.. e la tua serenità... non che a me manchi.. ma il filo dell'inquietudine che la sottende.. forse si.. quello è il presupposto e condizione necessaria per la MIA serenità...
tornando all'argomento in questione mi sento di dire.. che Melandri... autore a molti ignoto... può dare ottimi spunti nel suo libro "la linea e il circolo" ... con ciò cosa voglio dire.. che io mi ritraggo dal solito dualismo logico.. per ammettere un analogico terzo escluso! ti rimando ad una nuova questione che intendo porre... ciao e nessuna acredine ricorda.. anzi... a prova di ciò
animabella is offline  
Vecchio 31-03-2005, 18.21.05   #17
Granamir
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Data registrazione: 25-11-2004
Messaggi: 54
Quando ho parlato delle varie parti che ci compongono non intendevo separarle, era solo per spiegarmi, ovviamente tutte e 4 sono ben "mescolate" dentro di noi. Ovviamente seguire l'Anima sarebbe la cosa migliore, ma constatando che la maggior parte della gente ha difficoltà anche a sentire il proprio cuore (VanLag mi pare abbia detto lo stesso + o -), per non parlare di seguirlo, mi chiedo: chi è in grado si ascoltare la propria, o di qualcun'altro, Anima?
Oltretutto come ho detto per me Anima e Cuore sono tanto vicini e con un limite tanto mutevole che è anche riuscendo ad ascoltare non sapremmo mai cosa ascoltiamo. ^_^
Sono sicuro che quanto scritto da M. Antonia sia solo una spiegazione a posteriori di quanto le accade, sono sicuro che mentre crea non divide certo il processo in varie parti razionali.

Ma non ho ancora capito se mi sono spiegato bene, in tutti i post. Per come la penso io al di sopra della lotta fra razionale e istinto e/o intuizione c'è il Cuore, che però ha poco ascolto.
Per chi non riesce a sentire il proprio Cuore consiglierei di seguire le proprie intuizioni, con lievi mediazioni da parte della ragione.

Granamir is offline  
Vecchio 30-10-2010, 17.23.31   #18
IoMia
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Data registrazione: 29-10-2010
Messaggi: 1
Riferimento: ragione e istinto

Citazione:
Originalmente inviato da animabella
A volte un’improvvisa ansia ci assale, temiamo di qualcosa senza sapere bene di cosa. Lo chiamiamo sesto senso proprio perché spesso quella sensazione aveva ragione. Così oggi mi chiedo in base a cosa noi agiamo, comprendiamo, sentiamo. Ragione e istinto sono i primi attori di questa disputa. È meglio fidarsi del primo o del secondo? è meglio far interagire le due componenti? E se si, in che relazione? Egualitaria o di sopravvento di uno sull’altro? In base a cosa scegliamo di volta in volta di chi fidarci? Quali sono gli elementi qualificanti l’uno e l’altro modo di vivere?
A tutte queste domande non sono ancora in grado di dare una risposta definitiva. Attualmente, mi pare, che sia saggio saper usare ogni combinazione di ragione e istinto. Spesso a farci sbagliare non è aver avuto fiducia nell’istinto o nella ragione, ma aver dato spazio loro nel momento sbagliato. La vera abilità sta nel comprendere quando far prevalere l’uno sull’altro, quando commisurare equamente le due parti, quando dare ascolto unicamente ad una delle parti. Il modo migliore per fare meno errori possibili è dunque essere in sintonia con queste due voci, saperle ascoltare, azzittire e farle dialogare. A volte l’atto più razionale è ascoltare l’istinto, o viceversa, l’atto più istintivo è essere razionale.
All’uomo appartengono queste due componenti come termini essenziali del suo pensare, fare e comprendere. Trovo dunque riduttivo votarsi esclusivamente ad uno dei due e, sulla scorta della mia esperienza, ritengo che non sia un’opera che possa riuscire per tutta una vita poiché presto o tardi l’altra parte di noi ci chiamerà ad ubbidirla. D’altronde già nel secolo scorso Freud aveva compreso l’inalienabile relazione di ragione e istinto. Credo che possano sorgere delle domande sulla qualificazione delle due parti così come ce l’ha proposta il padre della psicoanalisi. Mi pare che l’istinto non sia riconducibile, in un modo quasi riduzionistico, alla semplice libido, né che la razionalità sia da imputare quasi esclusivamente alle “norme sociali”. Ritengo che le componenti che si celano dietro ad ognuna di queste parti siano innumerevoli e fittamente intrecciate fra loro, andando a costituire quel ”uguale nel dissimile” che caratterizza istinto e ragione tanto da poter vedere il massimo dell’espressione di uno nell’altra e viceversa. Quello che è stato chiamato “Io” e visto come termine di mediazione fra i due contendenti “Es” e Super io”, mi desta molti dubbi. Innanzitutto un’ Io che pone costantemente in equilibrio le due parti credo che alla fine sia frustrato dalla semplice fatica che ciò comporta; inoltre, cosa si fa, un conteggio finale su quante volte ho dato ascolto all’istinto e quanto alla ragione e quante volte ho saputo trovare il giusto compromesso per comprende il mio stato di salute mentale?
animabella

Ciao a tutti, chiedo perdono per l'intromissione. Sono capitata per caso in questa discussione navigando nel web. Io credo che imparare ad ascoltare le nostre sensazioni sia di vitale importanza. Lo dico per esperienza perché col senno di poi vedo che i miei più gravi errori sono derivati tutti da una stessa causa: non ho seguito il mio istinto, le mie sensazioni. Sono sicura che seguirli sia la scelta migliore... mi chiedo soltanto come poterli affinare o come migliorare la nostra capacità di ascoltarli
IoMia is offline  
Vecchio 30-10-2010, 20.50.59   #19
albert
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Messaggi: 689
Riferimento: ragione e istinto

Citazione:
Originalmente inviato da IoMia
Ciao a tutti, chiedo perdono per l'intromissione. Sono capitata per caso in questa discussione navigando nel web. Io credo che imparare ad ascoltare le nostre sensazioni sia di vitale importanza. Lo dico per esperienza perché col senno di poi vedo che i miei più gravi errori sono derivati tutti da una stessa causa: non ho seguito il mio istinto, le mie sensazioni. Sono sicura che seguirli sia la scelta migliore... mi chiedo soltanto come poterli affinare o come migliorare la nostra capacità di ascoltarli

trovi? molte volte ho avuto sensazioni piuttosto nette, del tipo di premonizioni ... ma erano tutte sbagliate.

albert is offline  
Vecchio 30-10-2010, 20.59.03   #20
ulysse
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Messaggi: 1,363
Riferimento: ragione e istinto

Citazione:
Originalmente inviato da animabella
A volte un’improvvisa ansia ci assale, temiamo di qualcosa senza sapere bene di cosa. Lo chiamiamo sesto senso proprio perché spesso quella sensazione aveva ragione. Così oggi mi chiedo in base a cosa noi agiamo, comprendiamo, sentiamo. Ragione e istinto sono i primi attori di questa disputa. È meglio fidarsi del primo o del secondo? è meglio far interagire le due componenti? E se si, in che relazione? Egualitaria o di sopravvento di uno sull’altro? In base a cosa scegliamo di volta in volta di chi fidarci? Quali sono gli elementi qualificanti l’uno e l’altro modo di vivere?
A tutte queste domande non sono ancora in grado di dare una risposta definitiva. Attualmente, mi pare, che sia saggio saper usare ogni combinazione di ragione e istinto.


Mi pare interessante riprendere i vecchi thread e mettere a confronto i pensamenti piu antichi con quelli attuali...sebbene le differenze intrinseche non siano poi tante e mi pare dipendano piu dalle persone (orientamento caratteriale...VISION) che dagli ancora pochi anni di distanza...tanto più che il dualismo istinto/ragione (o, piutosto, pulsione/ragione per la nostra specie) mi pare vecchio di secoli nella nostra cultura e oggetto evolutivo di miliardi di anni per il vivente.
Direi che, in tutto il processo evolutivo di 3-4 miliardi di anni, la freccia costante ha mantenuto crescente proprio questo aspetto: dall'esserci come esclusivo istinto ai primordi della vita (vita da robot), al prevalere dell'istinto su una parvenza di coscienza e di libertà...fino al prevalere sempre più spinto della ragione e della libertà su istinti e pulsioni: siamo, noi HSS, oramai liberi dagli istinti degradati a pulsioni, tanto che siamo capaci di decisioni autonome e ragionate di adattemento cosciente circa il senso del nostro vivere!

E' vero che preferirermmo sempre, specie la parte romantica di noi, affidarci all'istinto...cui diamo appunto nomi metaforicamente romantici, come sarebbe sesto senso, cuore, anima, anelito, sensazione, impulso, ecc...e ci chiediamo se sia meglio obbedire a questi o meno. A volte ci vantiamo pure dela nostra impulsività che ci farebbe sicuri di noi stessi..uomini e donne di polso...decisioni fulminee, evidenza della nostra forte personalità! Ma credo che alla fine sia difficile escludere un minimo barlume di intervento razionale: è infatti la parte razionale di noi, che ci mantiene, più o meno zigzagando, sul filo della vita...è la struttura cerebrale razionale (coscienza) a dare un senso alla nostra vita..sarebbe altrimenti un ca....caos.
Per quanto, la stessa ragione, possa a volte essere di supporto a nostre male opere: infatti anche il delinquere richiede una esplicazione razionale: quindi c'è bisogno di un faro ...una stella polare... cui riferire la nostra rotta, ma è sempre la medesima ragione che puo' calcolare i prò e i conrtro della direzione intrapresa.

Certo che dipende anche dall'allenamento intrapreso oltre che dalla genetica o dal plagio dell'etica : possiamo allenarci nel preseguire la logica del ragionamento con più o meno riflessione o abbandonarci alla via delle emozioni: di fronte alla emozione la riflessione neutra è difficile. Abbandonarsi o esporsi alle emozioni o anche esserne succubi, può dare grande gioa e felicità o anche dolore, ma è emozione anche la dolce senzazione del bello, la soddisfazione del fare ordinato e armonico, o anche la serenità del sentirsi in pace con se stessi.

Una razionalità allenata alla logica, nell'ambito dell'etica corrente, avrebbe lo scopo di permeterci di sempre meglio controllare e dirigere le nostre emozioni e pulsioni verso una medietà di benessere e serenità quasi priva di salti nel buio, ma nello stesso tempo pone il pericolo di inibere la emozione stessa nel fondamentalismo della razionalità che è poi una patologia, come sarebbe patologico l'abbandonarsi esclusivamente alle pulsioni...il perseguire il fuori controllo emozionale.

L'allenamento al perseguire e mantenere l'equilibrio emozionale e di conoscenza credo si chiami educazione e formazione alla vita. Esso interviene particolarmente nella nostra minorità, per opera dei parenti e della società stessa...ma un qulche anelito alla formazione e apprendimento, pur senza abbandonare la vita affettiva ed emozionale non dovrebbe mai abbandonarci fino alla piu' vetusta...vecchiaia. La mancanza o deficenza dell'allenamento (del plagio) formativo fin dalla culla può avere conseguenze disastrose sia sul singolo che sulla società... composta da singoli...ovviamente.

Uno su cento di fuori controllo può essere il limite...come il 5% della eccellenza psicoetica può' essere la salvezza. Ma le quantità possono essere ancora oggetto di ricerca sociale

D'altra parte l'emozione, pur sotto controllo e aliena dallo sballo, è il nutrimento del nostro tempo libero ...comunque affettivo...mentre un'altra gran parte del nostro tempo (1/3 circa...a prescindere dalla crisi) è impegnato nell'espletare le nostre responsabilità e doveri civili oltre che i diritti: è il tempo di lavoro... comunque e dovunque sia espletato...essenziale per una sopravvivenza nostra e dei nostri cari...ove la conoscenza e l'intelligenza...la razionalità nella sua accezzione più ampia, può farci eccellere.
Infatti l'intervento del razionale è qui prevalente, data l'esigenza di espletare funzioni non spontanee, ma anche qui è necessaria una buona flessibilità razionale per orientarci a pulsioni positive e per farci apparire il luogo di lavoro non un inferno popolato da demoni, ma almeno un purgatorio, se non un paradiso, ove esplicare le proprie potenzialità sia di lavoro che di interazione sociale...verso una sorta di autorealizzazione.

In definitiva deve esistere (ed esiste) nella nostra struttura cerebrale un centro direzionale che, sulla base degli input ricevuti a breve o lungo termine o anche ripescati nell'archivio della memoria o del subconscio, emette ouput che orientano in maggior o minor misura (VISION) il nostro comportamento sia incoscio che coscio tanto che, anche quando pensiamo di seguire il cuore, l'anima, le migliori pulsioni, c'è una sorta di razionalità (o calcolo) che ci guida.
In fondo la nostra è una libertà vigilata...più o meno, anche da graduare di volta in volta in funzione dell'etica corrente....è questo l'essenziale per il vivere civile e sociale.

Certo che, oltre tutto questo equilibrio, un eccesso di emotività (squilibrio chimico di ormoni, adrenalina, ecc...) potrebbe inibire l'intervento del centro direzionale e abbandonarci ad azioni sconsiderate sia nei confronti di noi stessi o di altri ...si dice allora che uno è fuori di testa, ma direi che anche questa è una situazione patologica da non considerare in questa sede.

Dopo tutto, nella intrapresa del nostro vivere, è consigliabile rifuggire l'assoluto, rifuggire la pretesa della perfezione e perseguire, pur guardingamente, il pensiero relativo.
Tanto... sappiamo e abbiamo fiducia che ogni problema o inceppo in cui ci veniamo a trovare è sempre risolvibile...più o meno razionalmente od emotivamente. Nessuna di queste soluzioni è mai perfetta. Sempre però possiamo fare meglio...migliorando nel senso voluto.
Mi piacerebbe conclure che la conquista della RAGIONE, il suo prevalere sugli istini, sulle pusioni, è stato uno dei "miracoli" piu' eclatanti e quasi esclusivo della nostra evoluzione.
Ad majora!

Ultima modifica di ulysse : 31-10-2010 alle ore 13.53.03.
ulysse is offline  

 



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