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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 27-05-2002, 09.55.23   #41
Pie'oh'pah
 
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Si si, ma io adesso sono vecchia, flaccida e pigra nell'animo...e lascio perdere tutto ancora prima di predere in considerazione l'idea di iniziare!


Pie
 
Vecchio 27-05-2002, 12.44.27   #42
Luca
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No e' solo un soprannome che mi e' stato dato dai miei allievi pero' ti confesso che mi hanno sempre incuriosito e comunque penso siano molto piu' vicini allo yoga di quanto si possa pansare. Mi farebbe piacere parlarne piu' approfonditamente. Tu e' molto tempo che lo fai? Lo yoga che insegno e'per gran parte dinamico e si avvicina molto alle arti marziali, specialmente sulla preparazione fisica. Praticate anche la meditazione? Penso che tutte le discipline marziali piu' serie seguano un discorso del genere.
Luca is offline  
Vecchio 27-05-2002, 13.31.14   #43
kayten
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Caro Luca,

e' un piacere leggere cio' che hai scritto,si' in un certo senso siamo molto vicini, anche se la mia scuola e' anteriore ai ninja e quindi conserva intatta tutta la parte di meditazione,respirazione, percezione e cosi' via,di cinture nere ne ho diverse,ma mi sertvono solo a livello di documentazione,pur appartenendo alla famiglia ninja,sono al di fuori,poiche' per me l' arte da me studiata e che insegno e' "mugei mumei no jitsu" ossia nessun arte nessun nome,l' essenza.e come ho detto in precedenza e' un modo di pensare e vivere,duro talvolta ma degno di essere vissuto. se ti va ben lieto di poter parlare con te.
Ciao e grazie
Adriano ....... ricorda che i soprannomi non sono mai casuali!!
ciao!
kayten is offline  
Vecchio 27-05-2002, 17.06.23   #44
Luca
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Grazie! Andro' orgoglioso del mio soprannome.
Anche lo yoga che pratico io viene dall'Epoca Tantrica precedente a quella Vedica dove si e' iniziato a scrivere sullo yoga dando origine a tutte le varie filosofie, relogioni e pensieri che hanno (volontariamente e non) contaminato e deviato fino a rendere irriconoscibile la pratica dello Yoga pura.
Mi piacerebbe sapere come lavori sul corpo e la postura meditativa che utilizzate. Grazie ancora

Ultima modifica di Luca : 27-05-2002 alle ore 17.08.58.
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Vecchio 27-05-2002, 18.39.00   #45
Morfeo
 
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Io vorrei sapere cos'è il tuo Yoga dinamico...
 
Vecchio 27-05-2002, 20.40.20   #46
Luca
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Si chiama Maharishi Sathyananda ed e' un metodo che permette attraverso una preparazione atletica dinamica di acquisire nel piu' breve tempo possibile tutte le posture piu' estreme dello hatha yoga senza rischi di traumi. Praticamente si utilizza una preperazione che coinvolge tutta la muscolatura del corpo in tutte le angolazioni possibili e specialmente proprio in potenziamento attraverso vari tipi di allenamento, anche in ritmo aerobico ad esempio. Una volta raggiunto un certo grado di scioglimento sfruttando i passaggi tra le diverse posture e con un po' di creativita' si formano delle sequenze. E' un lavoro molto bello che da dei risultati sbalorditivi, si arriva a fare cose che non si sarebbe mai pensato di riuscire a fare. Viene restrutturata tutta la muscolatura del corpo e spariscono tutti i difetti posturali.
Tu fai yoga?
Luca is offline  
Vecchio 28-05-2002, 00.27.24   #47
Morfeo
 
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Non mi hai detto nulla... mi hai fatto solo un riassunto.

Mi dici qualcosa nel particolare?

Una serata di allenamento tipico per esempio...

Io ho "fatto" tante cose tra le quali anche lo Yoga sì...
 
Vecchio 28-05-2002, 08.39.03   #48
kayten
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Per Luca e Morfeo

se siete daccordo, ho aperto un nuovo topic intitolato yoga ed arti marziali,cosi' non occupiamo spazio in quello di verita'.
ciao!
Adriano
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Vecchio 29-05-2002, 00.40.20   #49
visechi
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Post 1/2


In questi giorni il forum è un autentico pullulare d’appassionati interventi tesi tutti alla spasmodica ricerca della Verità; quella con l’iniziale maiuscola, assoluta, oggettiva ed incontrovertibile, quella che, per intenderci, ci conduce in prossimità del divino e alla promessa di lidi che io ho sempre ritenuto umanamente imperscrutabili.
La Verità: argomento che ritengo fortemente collegato, se non addirittura coincidente, ad un altro già trattato sempre su questo forum e che sviluppava il tema della “Realtà oggettiva e soggettiva”. Argomento estremamente stimolante che, allora, mi suggerì un lunghissimo intervento (e non poteva essere altrimenti vista la mia loquacità); oggi, nel leggere l’intera discussione promossa da Bataki ho avvertito la forte sensazione di trovarmi di fronte agli stessi concetti già visti e dibattuti in altra occasione, seppur espressi con altri termini e con altre frasi; una sorta di "Deja vu" estremamente allettante cui non so resistere, per cui, con nelle orecchie un favoloso CD di musica etnica africana (regolatevi ne avrò almeno per 100 minuti – per chi fosse interessato il titolo è “The very best of Africa Voll 1 e 2” – ne vale veramente la pena – soprattutto se fate come me: acquistatelo direttamente alla fonte; le città italiane sono zeppe di giovani ragazzi di colore – Euro 10), mi accingo a propinarvi un altro mio spropositato (per lunghezza) post che mi auguro non vi faccia venire il capogiro.

Prima d’iniziare, è mia intenzione chiarire che, a parer mio, Verità e Realtà assumono lo stesso identico significato, ed entrambe, sempre secondo me, se estremizzate, se portate alla loro essenza (la quintessenza – direbbe un’alchimista, esoterico, ermetico, gnostico e massone – un saluto Hiram 777 – è da un po’ che non ti fai vivo), conducono alla trascendenza, non so se divina o meno, io, per evitare ulteriori casini (sempre meglio evitarli – soprattutto se appartengono al CCD – battutaccia), mi fermerei con l’appellarle semplicemente Verità e Realtà.

Al fine di evitare di riscaldare la stessa minestra, partirei da una proposizione che riterrei illuminante, straordinariamente reale e sconcertante per la sua laconicità, che condensa in poche righe (beato lui – l’autore) una verità, a mio parere, sbalorditiva nella sua semplicità (insomma tutto ciò che non riesco mai a fare io):

“…Noi creiamo il mondo che percepiamo, non perché non esiste realtà fuori dalla nostra mente, ma perché scegliamo e modifichiamo la realtà che vediamo in modo che si adegui alle nostre convinzioni sul mondo in cui viviamo. Si tratta di una funzione necessaria al nostro adattamento e alla nostra sopravvivenza…”.

Una verità che, ho letto, non è stata minimamente messa in discussione da alcun partecipante al dibattito. Neanche a me passa per la capa di provare a confutare questo vangelo, fra l’altro empiricamente dimostrato attraverso lo studio delle capacità percettive degli animali e soprattutto dell’uomo. Nessuna confutazione, quindi; solo un tentativo di argomentare sul tema attraverso la contrapposizione del “vangelo” e di un'altra proposizione facilmente reperibile in tutto il forum (è la seconda volta che la utilizzo – peggio per Lui):

"Possiamo dare infinite interpretazioni ad un riflesso confuso nell'acqua.
Ma l'immagine che da origine a quel riflesso, è soltanto una".

Ho la sensazione che i concetti su esposti siano, per qualche strano caso della vita, o della logica, o, più semplicemente, dell’esperienza umana, entrambi assolutamente veri ed inconfutabili e, allo stesso tempo, paradossalmente in contrasto fra loro. Se il primo esalta l'aspetto elaborativo, quindi soggettivo, il secondo, in contrapposizione, pone l'accento sull'aspetto trascendente, quindi oggettivo. Entrambi ci avvicinano alla Verità, fin quasi farcela toccare, ed entrambi, repentinamente, se n’allontanano, quasi con infastidita ripugnanza o, forse, solo con timore. Ambedue le immagini donate al lettore lasciano trasparire l’esistenza di una Realtà/Verità oggettiva (quella, per intenderci, che sta all’origine della creazione, dell’elaborazione percettiva che noi facciamo, nella prima asserzione e l’altra che sta alle spalle di chi contempla e “vede” il riflesso sull’acqua, della seconda proposizione), e un’altra verità/realtà (notare le iniziali minuscole), per chi percepisce, altrettanto densa, importante e vitale della precedente, ma frutto d’elaborazione e manipolazione, quindi non oggettiva ma soggettiva (alludo tanto alla realtà manipolata per consentirne la fruibilità a noi esseri umani, quanto al riflesso sull’acqua da noi percepito). E’ chiaro che in entrambi i casi ci troviamo al cospetto di una profonda mistificazione: viviamo dentro una realtà inconsciamente riadattata. E’ altrettanto evidente, sempre limitando la nostra analisi alle due illuminanti frasi che ho voluto portare ad esempio (francamente non so, forse non mi son posto il problema, se l’intero ragionamento reggerebbe in presenza di altri esempi – se qualcuno volesse provare, lo leggerei con estremo piacere), che nessuna delle due situazioni citate esclude l’esistenza di una Verità/Realtà oggettiva, solo che, purtroppo, le nostre capacità percettive (in questo caso – in altri logico/speculative – in altri ancora tecnologiche) sono troppo limitate per consentire l’emersione (sensoriale) della parte più genuina del fenomeno. Purtroppo, ripeto, i nostri sensi sono, come si suol dire, fallaci (non Oriana – quella è Fallace dalla nascita, soprattutto dopo l’ultimo urlo di rabbia che ha pubblicato – leggetelo, potrete farvi una chiara idea di cosa significhi essere una grandissima scrittrice infarcita di pregiudizievoli odi e rancori che le impediscono un’analisi compiuta e serena dei problemi trattati), ed in quanto tali non pongono in condizione l’uomo di percepire la “vera” Verità/ Realtà (ovviamente non sempre è così – il discorso deve essere estremizzato altrimenti si perderebbe il senso dell’intero intervento).
visechi is offline  
Vecchio 29-05-2002, 00.42.01   #50
visechi
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Post 2/2

Quanto precede è solo una premessa (si, l’ho detto che sono un gran chiacchierone, con buona pace per Gibran) per giungere ai numerosi interventi che affollano il forum di cui parlavo in apertura d’intervento.

Ho giudicato necessaria questa lunga premessa affinché fosse più chiaro e comprensibile il senso di quanto andrò ad affermare nel prosieguo dell’intervento.
Ho letto sull’argomento, devo dire con estremo piacere, i numerosi ed appassionati interventi di Luca, mi permetto di riportarne qualcuno perché li ritengo estremamente esplicativi del concetto di Verità/Realtà che, se non ho mal interpretato, dovresti avere:

25 maggio, h. 01.52
“…L'uomo purtroppo è abituato a cercare la Verità all'esterno, senza nemmeno sapere che esiste un mondo interiore fatto di Verità e mentre all'esterno le cose possono apparire in modo diverso da quello che realmente sono ed è molto facile illudersi di possedere la Verità quando in realtà non la si possiede, dentro tutto è perfetto, reale e soprattutto Vero. Una volta che si è compreso questo non esiste più illusione, si vede tutto per quello che è…”

Qui, sembrerebbe tu propenda per una Verità/Realtà di tipo intimistico. Mi spiego meglio, anche tu, come me del resto, cogli la caducità di quanto percepiamo nel relazionarci col mondo esterno; se non sbaglio, vorresti dirci che la ricerca verso l’esterno è destinata a fallire a causa del fatto “…che tutto è relativo in questa realtà…”, pertanto, visto il fallimento di tale percorso, ti rivolgeresti al tuo animo/cuore/spirito per trovare, attraverso la “…meditazione che non è legata a concetti filosofico esoterici complessi ma semplicemente come unica tecnica esistente per scoprire quello che può arrivare a fare il nostro organo principale… e' come lavorare sul fisico attraverso una disciplina o uno sport, dove si cerca sempre di migliorare e di allenarsi costantemente…” l’equilibrio e, infine, l’oggetto della nostra originaria ricerca, ossia la Verità/Realtà.
Humm!!! Poco convincente; comunque sia, quanto da noi ricercato non può che essere “trovato” (ipotizzando che sia possibile) attraverso una relazione, la più intensa possibile, col mondo esterno, con la quotidianità e nel far questo avremo la necessità d’affinare le nostre capacità di analisi, speculative, immaginative, attraverso discipline (per esempio lo yoga - come suggerisci tu – disciplina in cui sono assolutamente ignorante) che, così utilizzate (se ben utilizzate), rappresenterebbero un mezzo, non l'unico ovviamente, per espandere la nostra coscienza. Quindi un mezzo per rapportarci col mondo esterno e non sicuramente una meta finale che condurrebbe ad un "pericoloso" ripiegamento in se stessi.
In caso contrario potremmo trovarci in presenza di un risultato, seppur estremamente importante, ben diverso dall’oggetto della nostra ansiosa ricerca. Per esempio, dopo un lungo periodo d'analisi introspettiva (attraverso la meditazione yoga), potremo giungere alla comprensione, anche assoluta, del nostro animo, del nostro Io; per carità, ripeto, risultato validissimo che, però, non ci avvicinerebbe punto alla meta. Io, seppur importante, anzi fondamentale (almeno dal mio angolo di visuale), sono parte di un tutto, direi anche, una piccola parte del macrocosmo che mi gira intorno. In questo senso non avrei alcun problema a sottoscrivere l’affermazione di Armonia da poco apparsa sul forum:

“…Ma siamo proprio sicuri che tutto sia dipeso da quel piccolo episodio e che invece quello stesso non faccia parte di un più grande disegno della nostra vita?
I "MA" e i "SE" sono il trattamento inutile di chi non abbraccia una visione di più ampia portata in una catena di cause. Si attribuisce così all'ultima causa il valore determinante di avvenimenti che vanno visti in un quadro più ampio…”.
Il buddismo, per esempio, concepisce l’esistenza e l’agire del singolo individuo come facente parte di un TUTTO, per cui ciascuna nostra azione interagisce con le mille degli altri esseri viventi. L’affermazione che precede mi sembrerebbe pertinente nella misura in cui percepisco gli accadimenti prodotti anche dal mio agire come una catena di effetti originatisi da un insieme di forze concorrenti e convergenti. Insomma, per farla un tantino breve (paradosso, io che la faccio breve?), l'uomo è sospeso in una condizione di precarietà in cui percepisce (quanto chiaramente o confusamente fa parte del Caos) questo continuo e perenne tira e molla, un esasperante equilibrio (se d'equilibrio si può parlare) che si muta in una costante tensione fra verità/realtà soggettiva e la percezione dell’esistenza di una Verità/Realtà di rango più elevato.

L’uomo, microcosmo immerso nel macrocosmo, avverte questa dissonanza e, nell’avvertirla, percepisce il senso dell’assurdo (A. Camus) che pian piano si fa strada per, infine, avvolgerlo completamente, manifestando tutta la sua prepotente virulenza e determinando, così, il sentimento d’inquietudine e vulnerabilità di cui è pervaso questo forum. Condizione che, spesso, piuttosto che tradursi in un atteggiamento di resa nei confronti dell’Assoluto (Verità/Realtà), lo proietta e sprona ad ingaggiare una furibonda lotta quotidiana combattuta contro il sentimento medesimo e contro sé stesso (uomo), fino a condurlo, attraverso la speculazione filosofica o il dogmatismo religioso (mistico, spirituale etc… che della prima rappresenta, secondo me, una nobilitazione - non necessariamente nell’accezione positiva - della ricerca del vero che, fottendosene altamente della logica e del raziocinio, acquisisce per veri alcuni dogmi altrimenti inspiegabili; insomma, una filosofia che spiega l’inspiegabile per mezzo della fede), in lidi più sereni.
Per questo motivo non mi trovo d’accordo con l’altra asserzione, sempre di Luca, che riporto testualmente:

Scritto il 27.05.2002 h. 1.02
“…Cmq sia io sono portato a vedere qualsiasi religione come qualsiasi filosofia dannosa all'uomo; penso che solo una disciplina pura come può essere lo yoga depurato da tutto quello che ci hanno messo sopra (filosofie, vegetarianesimo, pensieri filosofici, religioni, ecc.) solo come pratica e tecnica possa servire veramente. Poi ognuno fa la sua strada…”.

Io penso che la religione, la filosofia, e, scopriamo oggi (almeno io), anche la meditazione, possano essere visti come mezzi, dei veicoli (poi l’uso che l’uomo ha fatto di questi strumenti è un altro discorso), che potrebbero (per chi ci crede – io non sono fra questi), o dovrebbero, condurre gli uomini alla scoperta del Vero e non, come mi parrebbe di capire, un traguardo entro cui riposare in estatica contemplazione. La filosofia e la religione, intesa come spiritualità, sono elementi essenziali dell’uomo; non scindibili dal proprio contenitore umano e portatrici, spesso, d’elevati insegnamenti che non sarebbe corretto disconoscere.

Lo yoga (qui parlo da ignorante – così come lo percepisco io – se sbaglio sarò felice di leggere eventuali confutazioni), libera la mente e consente il perseguimento dell’importantissimo obiettivo di: “…scoprire quello che può arrivare a fare il nostro organo principale...”; presumo che qui alluda al cervello (materia???), infatti in altra parte del forum dici: “…Pensate solo che utilizziamo il 3% del cervello e già ci si meraviglia di quello che è in grado di fare…”. E’ vero, o meglio, presumo sia vero quello che affermi… ma, sempre secondo me, anche liberando l’intera energia nascosta nel cervello, suppongo (bada, solo suppongo) sia impossibile, per l’uomo giungere a comprendere e possedere la CONOSCENZA PERFETTA.
E’ ovvio che poi resti il dubbio (senza dubbi l’umanità non avrebbe mai mosso un passo – qualcuno dice anche senza la follia – “Elogio della follia”) di quale possa essere la migliore fra le tante filosofie (compreso il materialismo e il determinismo scientifico) e religioni (spiritualità) per giungere o solo avvicinarci all’ASSOLUTO; è naturale che poi sorgano, in noi poveri limitati mortali, tante discussioni e lotte; ma, in ogni caso, non è e non sarà mai la speculazione filosofica o la fede religiosa (bando agli integralismi) a limitare o impedire il progredire dell’uomo. Anche su questo argomento ho letto qualcosa che girava nel forum… purtroppo non son riuscito a recuperarlo.
Forse ci sarà un’occasione per discutere, in futuro, delle varie religioni – a me, ad esempio, interessa molto quella buddista (è vero, lo so, non è proprio una religione ma una filosofia di vita).

Sempre a proposito di Verità e verità, nessuno ha mai letto la prefazione ai “Sei personaggi in cerca d’autore” scritta da Pirandello che tratta della potenza della Fantasia e della realtà surreale che ciascuno di noi si ritaglia per poter meglio sopportare la fatica di vivere. Molto, molto vicina alla discussione che stiamo affrontando noi.


DOVEROSA PRECISAZIONE:
L’atteggiamento agnostico (di cui Poison è fautore – un saluto) non annichilisce l’uomo; non gli impedisce la ricerca, al più lo rende consapevole dell’impossibilità di giungere alla meta (ebbene sì, Poison, nell’altra discussione ho barato consapevolmente; ho notato che te ne sei accorto e, a distanza di un po’ di tempo, te ne do atto – Riferimento discussione “Del nostro fottutissimo cuore e dei pezzi di carta con cui pulirsi il c.u.l.o.”).


Abbiate pazienza, ancora una volta sono riuscito ad incasinare tutto… ad uccidervi con i miei lunghissimi sproloqui… che ci posso fare, sono un chiacchierone.

Ciao a tutti
visechi is offline  

 



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