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Vecchio 21-02-2006, 13.43.23   #1
VanLag
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Data registrazione: 08-04-2002
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Il nostro viso.... la nostra identità

Premessa: apro il 3d qui perché, nonostante l’apparente banalità della domanda, la valenza che vorrei dare al 3d è quella di una riflessione ulteriore sulla nostra identità.

Il nostro viso è certamente la parte del corpo che curiamo maggiormente. I capelli, i denti, la barba per gli uomini, il trucco per le donne, sono oggetto di grande cura ed attenzione a volte maniacale. (Quel foruncolo sul naso, o quell’erpes alla bocca stanno proprio male).

Sicuramente possiamo pensarci senza una gamba o un braccio, ma non possiamo pensarci senza testa.

Secondo voi perché la nostra testa, il nostro capo, il nostro viso ci sono così importanti?


Ultima modifica di VanLag : 21-02-2006 alle ore 13.45.01.
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Vecchio 21-02-2006, 13.54.01   #2
Catone
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Secondo me è perchè il cranio contiene il cervello e il viso i principali organi con cui percepiamo e comunichiamo con il mondo esterno (occhi, naso, bocca).
Catone is offline  
Vecchio 21-02-2006, 14.03.21   #3
r.rubin
può anche essere...
 
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anche perchè l'identità individuale è associata essenzialmente ai tratti del viso: non riconosci paolo dalla sua gamba, ma dal suo viso. Sulla carta d'intentità c'è la fototessera: un viso, senza corpo.

ed è pure il tramite fisico del rapporto interpersonale: quando parli con qualcuno lo guardi in volto. Quindi anche la tua idea dell'altro è influenzata dal suo viso. Un viso gradevole ben dispone. Per piacere si cura l'abbigliamento, ma sopratutto il volto.
r.rubin is offline  
Vecchio 21-02-2006, 14.08.38   #4
nonimportachi
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Sì, mi sembra più che ragionevole e di buon senso quanto ha detto rubin. condivido!
nonimportachi is offline  
Vecchio 21-02-2006, 14.28.14   #5
r.rubin
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a livello biologico, ai fini della sopravvivenza, la testa è la parte più importante: se ti si stacca la testa muori. QUindi istintivamente siamo portati a proteggerla più di altre parti del corpo, anzi altre parti del corpo come le braccia servono per fare da scudo per proteggere la testa.

comunque mi piaceva la frase
Citazione:
non possiamo pensarci senza testa.


nel cervello nasce il pensiero (sembra).
Io mi accorgo che quando penso tendo a mantenere il pensiero ancorato a questa sua origine: così come quando parlo sento che le parole escono dalla bocca, quando penso sento che i pensieri si dipartono dal cervello.. ma nell'antica grecia credevano che il pensiero nascesse nella pancia: quindi gli antichi greci sentivano il loro pensiero nascere dalla pancia?? E quindi potrei sentire il mio pensiero anche nascere dal pollice.. ?
r.rubin is offline  
Vecchio 21-02-2006, 14.42.26   #6
VanLag
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Io sarei più vicino alla posizione di Catone, non tanto per il cervello, quanto per il fatto che occhi, (vista), orecchie (udito), naso (olfatto), bocca, (gusto), cioè 4 dei cinque sensi hanno i loro ricettori lì.

Se paradossalmente ogni dito della nostra mano destra avesse uno dei cinque sensi, la nostra mano destra ci apparirebbe come il centro di noi stessi, indipendentemente dal fatto che ci identifichi e ci renda univoci agli occhi degli altri.

VanLag is offline  
Vecchio 21-02-2006, 17.07.36   #7
r.rubin
può anche essere...
 
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sono daccordo con quello che dici, van.

Però, se è vero che la "mano a cinque sensi" ci apparirebbe il centro di noi stessi, non credo che truccheremmo i polpastrelli con rossetto e cipria, non credo che andremmo ogni giorno a farci tagliare i peli delle mani, a farci fare la tinta alle unghie, se non nel caso in cui questa mano fosse anche al centro dei nostri rapporti interpersonali, se non fosse attraverso questa mano che l'altro ci identifica (anche se noi ci identifichiamo con la mano).
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Vecchio 21-02-2006, 17.59.24   #8
VanLag
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Citazione:
Messaggio originale inviato da r.rubin
Però, se è vero che la "mano a cinque sensi" ci apparirebbe il centro di noi stessi, non credo che truccheremmo i polpastrelli con rossetto e cipria, non credo che andremmo ogni giorno a farci tagliare i peli delle mani, a farci fare la tinta alle unghie, se non nel caso in cui questa mano fosse anche al centro dei nostri rapporti interpersonali, se non fosse attraverso questa mano che l'altro ci identifica (anche se noi ci identifichiamo con la mano).
Io credo che se ritenessimo quella mano il centro di noi stessi, le daremmo le stesse attenzioni che oggi diamo al viso, quindi la terremmo curatissima, come oggi curiamo il nostro viso e certamente impareremmo a focalizzarci su quella mano ed a riconoscere gli altri da quella mano.
Prendi altri lati di noi stessi, ad esempio la schiena, considera ampiezza, conformazione delle scapole, grado di “gobbità”, inclinazione etc….. Vedi che, anche in quella siamo profondamente diversi, però riserviamo alla schiena un’occhiata di sfuggita, perché non la riteniamo il nostro centro. Quello che fa “importante” un volto è il fatto che ci identifica.

Per gli altri è certamente così. L'altro riconosce in noi i tratti del viso, il colore dei capelli, la bellezza degli occhi, (nel mio caso), il nasone, le labbra carnose etc…..
Ma noi stessi non abbiamo percezione del nostro viso, (se non davanti ad uno specchio) e l’immagine di noi stessi è sostituita dai nostri sensi affacciati sul mondo…… (è in pratica una non-immagine).
Questa riflessione, se digerita, potrebbe mostrare la tremenda diversità che esiste tra il ruolo di “terza persona” ed il ruolo di “prima persona”, evidenziando subito come nella vita noi siamo soggetti ai due ruoli.

Mi fermo qui per vedere se qualcuno riesce a seguire……

VanLag is offline  
Vecchio 21-02-2006, 19.00.28   #9
r.rubin
può anche essere...
 
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Citazione:
Messaggio originale inviato da VanLag
Io credo che se ritenessimo quella mano il centro di noi stessi, le daremmo le stesse attenzioni che oggi diamo al viso, quindi la terremmo curatissima, come oggi curiamo il nostro viso e certamente impareremmo a focalizzarci su quella mano ed a riconoscere gli altri da quella mano.

effettivamente il discorso fila.


Citazione:
Prendi altri lati di noi stessi, ad esempio la schiena, considera ampiezza, conformazione delle scapole, grado di “gobbità”, inclinazione etc….. Vedi che, anche in quella siamo profondamente diversi, però riserviamo alla schiena un’occhiata di sfuggita, perché non la riteniamo il nostro centro. Quello che fa “importante” un volto è il fatto che ci identifica.

inoltre gli esseri umani stanno in relazione tra loro all'interno del canale dell'intersoggettività: ossia io riconosco che l'altro si sente soggetto come me, e vede me come un altro, così come io vedo lui.

C'è, quindi, tra 'io' e 'altro', una specularità tale per cui è improbabile che un essere umano (seppure con gli occhi sulla punta delle dita), identifichi 'l'altro' in una parte del corpo in cui lui non si identifica come 'io'. E quindi, se si identifica nella mano, tenderà a identificare l'altro nella sua mano, e non nel suo volto.. sarebbe irrazionale.

E poi, più semplicemente, se ci si rivolge ad una persona guardandola in volto, è perchè sappiamo che è il volto a raccogliere gli stimoli percetttivi che informano l'altro della propria presenza, che è quello che si vuol fargli presente.





Citazione:
Per gli altri è certamente così. L'altro riconosce in noi i tratti del viso, il colore dei capelli, la bellezza degli occhi, (nel mio caso), il nasone, le labbra carnose etc…..
Ma noi stessi non abbiamo percezione del nostro viso, (se non davanti ad uno specchio) e l’immagine di noi stessi è sostituita dai nostri sensi affacciati sul mondo…… (è in pratica una non-immagine).
Questa riflessione, se digerita, potrebbe mostrare la tremenda diversità che esiste tra il ruolo di “terza persona” ed il ruolo di “prima persona”, evidenziando subito come nella vita noi siamo soggetti ai due ruoli.

Mi fermo qui per vedere se qualcuno riesce a seguire……


il discorso diventa interessante.
Io sono cieco a me stesso, mentre gli altri sono davanti ai miei occhi. Gli altri mi vedono in volto, mentre io no. Però io posso sentire i muscoli del mio volto, posso sentire le labbra che si inarcano quando sorrido, anche se non vedo il mio sorriso.

Comunque:
Citazione:
l’immagine di noi stessi è sostituita dai nostri sensi affacciati sul mondo


E la nostra immagine del mondo è molto soggettiva.
La stessa percezione dello spazio varia molto da persona a persona, la percezione di una stessa stanza. Uno guarda certi oggetti, e li prende come a punti di riferimento per la sua prospettiva (spaziale e di significato), mentre l'altro si focalizza di più sua oggetti diversi, e lascia il resto come sfuocato.

Quindi in un certo senso, l'immagine sensoriale che ognuno ha del mondo, è una specie di suo ritratto.
r.rubin is offline  
Vecchio 21-02-2006, 20.13.40   #10
VanLag
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Dai che ci sei....:-)

Citazione:
Messaggio originale inviato da r.rubin
Quindi in un certo senso, l'immagine sensoriale che ognuno ha del mondo, è una specie di suo ritratto.
Non solo…. Abbandona per un attimo ogni nozione religiosa, filosofica, metafisica, e pensa all’identità come terza persona fatta di un’apparenza solida e poi all’identità che percepisci dal centro di te stesso.
Sopra le spalle della gente, (delle terze persone), c’è una palla di carne chiamata testa, mentre sopra le tue spalle, (nella tua esperienza immediata), è diverso. Proprio ora sopra le tue spalle dove dovrebbe esserci una testa, c’è lo schermo del monitor con questo stesso scritto, (vediti) e se allarghi lo sguardo, comprendi ciò che hai vicino, il modem, il mouse, la tastiera, probabilmente la parete dietro….. etc. Analogamente quando sei ad una fermata del bus, c’è la strada, le macchine, il cartellone di fermata, la gente che aspetta.

Se non menti a ciò che vedi, se sei sincero con te stesso, se accantoni per un attimo tutte le nozioni che hai imparato e cedi all’evidenza cogli ciò che veramente sei/(siamo). Cogli che non c’è nulla che ci separa dallo spazio e che quello spazio libero ed immenso fatto per contenere il mondo siamo noi stessi.

Ci hanno ingabbiati nel ruolo di terze persone, ci chiedono di farci piccoli, di indossare la maschera, a volte è inevitabile, ma se percepiamo la nostra vera essenza tutto diventa diverso.

Io non so se questo mio breve scritto è riuscito a mostrarti quello che volevo, (è un po’ che gli giro attorno), e cioè, per dirla in parole altisonanti che l’identità del percettore si estende nel percepito ed i due coincidono. Detto a parole può sembrare un’astrusità mentre è diverso se si realizza la cosa vedendola nella sua realtà.


Ultima modifica di VanLag : 21-02-2006 alle ore 20.15.15.
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