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Vecchio 04-05-2006, 10.02.10   #11
maxim
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Non è valido Gyta…non puoi rigirarmi le parole a tuo uso e piacimento.

A me sembrava che la domanda di Z4 fosse abbastanza chiara ed a questa è seguita una mia risposta semplicissima e altrettanto chiara.
Il motore dell’evoluzione tende a dirigersi sempre e comunque verso esperienze positive, mentre frena quando incappa in quelle negative. Siccome sembrerebbe non fossimo dotati di buoni freni (intuizioni infallibili), capita spesso e volentieri, e rimanendo nell’ambito puramente umano, che questa esperienza venga interpreta in maniera negativa. Tuttavia quel motore spingerà ugualmente per trarre buona cosa da malaffare.
Che poi la curiosità (intesa banalmente come voglia di scoprire) ci spinga come per le allodole verso lo specchietto del cacciatore è cosa vera ma tendenzialmente l’evoluzione dirige verso il benessere, alla sopravvivenza, alla conservazione…altrimenti che evoluzione sarebbe?

Mi sta bene quindi se scrivi che ogni nostra azione è profondamente motivata al suo stesso nascere…ma non sempre da una mia volontà d’esperire…
…a meno che tu non intenda volontà come volontà della vita in sé…qui il discorso si complica e dovresti pertanto spiegarmi meglio.
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Vecchio 04-05-2006, 16.01.06   #12
gyta
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Messaggio originale inviato da maxim
Non è valido Gyta…non puoi rigirarmi le parole a tuo uso e piacimento.

Io adoro.. "rigirare" le parole per trovarne magari un cuore
totalmente differente dall'ipotetico originale

Mah.. Maxim.. Io ho risposto alla domanda di Z4nz4r0 che chiedeva semplicemente se "può esistere esperienza senza curiosità" Parlava di "motore d''evoluzione' " al di là dell'ambito animale.. e secondo me "esperienza" è tutt'uno con una sorta di "impulso sottostante alla curiosità " risposta "vaga" come d'altronde lo è (giustamente) anche la domanda.
Non ho pensato, immaginato l' "evoluzione" come una sorta di percorso al "positivo" ma come semplice percorso in una sorta di conoscere-divenire dove appunto vedo la "curiosità" come unica spinta sottostante e "necessaria".. Ma sono solo letture ipotetiche.. Diciamo che non piacendomi il termine "casualità" vedo nella "curiosità" un atto dell'interagire più legato ad una lettura di una sorta di "volontà" latente.. che mi sembra ben espressa nel termine "curiosità" senza per questo essere troppo "precisa" e/o limitante.

Non so se l'evoluzione come accenni tu sia "volta" ad una sorta di "benessere" ma più probabilmente ad una sorta di "essere-divenire-espressione/espressività". Quando si parla di materia e non solo di materia-corpo come comunemente intendiamo l'essere "vivente" è difficile vedere in questa un motore "intelligente" ovvero capace di "interazione-curiosa".. Eppure tale immagine non solo mi piace ma la trovo più che possibile.. Certo un'intelligenza, una curiosità-d'essere 'diversa' da quella che più propriamente accomuniamo all'animale-uomo,
ma perché non della stessa basilare entità ?

Quella che chiami "volontà d'esperire" in ultima analisi perché dovrebbe poi essere così diametralmente opposta, diversa da quel "motore" che spinge ogni cosa ad interagire per sua propria natura con ogni altra cosa o realtà? Ciò che sentiamo come libera curiosità come spinta volta ad essere/conoscere si differenzia poi tanto dalla medesima spinta interagente che la "materia" porta in sé? Non è forse solo una differenza di ordine di "coscienza" che in fin di conti sembra differenziarci da ciò che consideriamo "inanimato" ?

Il discorso è delicato.. certo..! Eppure anche dicendo "ogni nostra azione è al suo nascere profondamente motivata" leggiamo qualcosa che in fin di conti è solo in una lettura profonda ed inconscia.. ! Poiché la maggior parte delle nostre azioni sono comunque spinte non a livello conscio, espressamente di volontà decisionale attiva ma per lo più motivate proprio dalla parte più nascosta della quale spesso siamo all'oscuro se non come possibilità/capacità deduttiva..

Non l'ipotetico "motore evolutivo" che frena verso le possibilità di esperienze negative quanto gli istinti animali a salvaguardia della vita e della specie che cercano con tutti i loro "strani giri" di tutelare la vita stessa..
E riguardo all'ipotetica volontà sottostante di "trarre buona cosa da ogni malaffare" direi sia ben sintetizzato in una modalità d'interazione che porta l'essere ad "adeguarsi" al reale cui si trova che noi leggiamo come una sorta di volontà "ad imparare".. Il che è vero, poiché man mano si forma "memoria", se vogliamo la stessa che porta in sé anche la stessa cellula capace di "ricordare", di "rispondere" all'interazione.. Ma in fondo non accade similmente anche nella cosiddetta materia inanimata? La capacità di "rispondere" ed "interagire" non si può leggere come una sorta di capacità d'adattamento e quindi in fin di conti di possibile "memoria" di sé, proprio nella capacità di divenire "altro da sé"? Se "memoria" è intesa come capacità di mantenere una sorta di "proprio stato d'essere" allora anche la materia sembra essere simile in tale 'qualità'.. o no?



Gyta
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Vecchio 04-05-2006, 17.44.23   #13
maxim
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Mannaggia Gyta…ogni qualvolta ti leggo costringi i miei già degradati neuroni a salti mortali non da poco.

Avevo intuito che avessi dato il tuo inconfondibile tocco poetico alla questione esperienza-curiosità e non posso che darti atto nel senso di interpretare la “curiosità” come motore per procedere innanzi con la vita.
La curiosità di stare a vedere quale casualità mi capiterà domani. Bello, mi piace…fosse sempre costante nel tempo il nostro pensiero e non dipendesse fortemente dalle esperienze (in particolare quelle negative) sarebbe ‘na favola. Non sempre è così e non è da tutti. L’iniziale curiosità di un tempo a volte si trasforma in una terribile paura nel procedere con la vita…la distruzione totale della poesia e di quel bel “son proprio curioso di vedere che accadrà”.


Non penso fra l’altro che la maggior parte delle nostre azioni siano spinte dall’inconscio o quantomeno non sia componente essenziale l’apparente “non conosciuto” in tutte quelle azioni ripetitive, prevedibili, ipotizzabili che vanno a formare la maggior parte della nostra vita…in particolare in un’età un po’ più matura.

La materia è spinta nel mantenere il proprio stato?
Si…la materia vuole forma e vuole mantenere questa forma tentando comunque di perfezionarla.

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Vecchio 04-05-2006, 18.43.42   #14
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Messaggio originale inviato da maxim
Mannaggia Gyta…ogni qualvolta ti leggo costringi i miei già degradati neuroni a salti mortali non da poco.

Acc.. grazie del tuo super-complimento..
il mio ego ci sguazza!!

Comunque sì, "fosse sempre costante nel tempo nel nostro pensiero.. sarebbe 'na favola"!! Gia!!

Mah.. riguardo alla potenza "motrice" dell'inconscio
continuo a pensarla l'unica realmente "direttrice" d'ogni nostra azione..
Ma ciò non toglie che la coscienza sia comunque all'altezza di filtrare goccia a goccia nel profondo (e viceversa!) e trasformare
l'irrimediabile in possibilità di rimedi differenti..
e quindi -per concludere in bellezza!- giungere ad una curiosità coscientemente attiva e prolifica..



Gyta
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Vecchio 05-05-2006, 12.50.10   #15
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Maxim
Il motore dell’evoluzione tende a dirigersi sempre e comunque verso esperienze positive, mentre frena quando incappa in quelle negative.

Che “cosa”.. anzi, come vorresti chiamare il “fattore” che determina il segno (+/-) di un’esperienza?
Riesco, in una qual certa misura, a immaginare, visualizzare, “pregustare” lo sbocciare della mia gioia da un’ipotetica futura situazione.. anzi no, ‘spetta, dall‘inverso viene meglio:
Presuppongo situazioni provocanti benessere, anteprima che si usa specificare con il nome: desiderio.
Riesco anche, ma in misura più vaga della precedente, ad ipotizzare una “discreta”* causa che ha per effetto quella situazione che a sua volta attualizza la mia gioia; no, di più:
riesco a presagire, nonché ‘architettare’, tutto un… 'sentierino di sassi che attraversa un fiume' (spogliato del concreto particolare resta un..), percorso con tappe “discrete”, tale che la (forma di) ‘vita’ o tempo di ’chi’ o dell’impulso che lo segue abbia (il suo = a sé relativo) termine nell’apice di una (..a/o) gioia /\ /\/\^^.
Tra le varie ipotesi, quel sopra citato fattore potremmo cominciare col chiamarlo periodo.
Che infine la vita è un continuo di alti e bassi e senza gli uni non ci sono gli altri;
poiché ogni estensione corporea, sia essa fisica o spiritosa, d’altro che vibrazioni non consiste.



ottimizzazioni:
Citazione:
Siccome sembrerebbe non fossimo dotati di buoni freni (intuizioni infallibili), capita spesso e volentieri, e rimanendo nell’ambito puramente umano, che questa esperienza venga interpreta in maniera negativa

per questioni di equilibrio.

Citazione:
Tuttavia quel motore spingerà ugualmente per trarre buona cosa da malaffare.

provocare oscillazioni.


Citazione:
Che poi la curiosità (intesa banalmente come voglia di scoprire) ci spinga come per le allodole verso lo specchietto del cacciatore è cosa vera ma tendenzialmente l’evoluzione dirige verso il benessere, alla sopravvivenza, alla conservazione…altrimenti che evoluzione sarebbe?

Mi sta bene quindi se scrivi che ogni nostra azione è profondamente motivata al suo stesso nascere…ma non sempre da una mia volontà d’esperire…
…a meno che tu non intenda volontà come volontà della vita in sé…qui il discorso si complica e dovresti pertanto spiegarmi meglio.


D’altronde siamo qui per filosofeggiare.
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Vecchio 05-05-2006, 13.17.04   #16
z4nz4r0
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Z4nz4r0 chiedeva semplicemente se "può esistere esperienza senza curiosità" Parlava di "motore d’'evoluzione' " al di là dell'ambito animale.. e


Ebbrava!
Hai ben centrato il discorso/quesito nonchè squisito discorso.


Citazione:
secondo me "esperienza" è tutt'uno con una sorta di "impulso sottostante alla curiosità" risposta "vaga" come d'altronde lo è (giustamente) anche la domanda.

Mi soffermo, orora, nell’evidenziare l’importanza del termine “vago” che associo al termine “indicativo” come anche “insieme di dati incompleto” ossia di quel tipo che (oltre a lasciare una creativa libertà di interpretazione) viene al meglio elaborato dalle rigide teorie sulle cose elastiche e giocose*, chiamate anche probabilistiche.
Infatti con tale sfumato termine vorrei suggerire l’ipotetica espansione* dei taglienti assiomi matematici fattori dei limiti, senza, peraltro, che la coerenza venga meno.
Ciò nel tentativo di giustificare matematicamente l’esistenza di “cose” in un certo qual modo misurabili, a partire dall’originale dualità nella completa simmetria dell’inesteso (punto-insieme vuoto).

*tendenza alla confusione dimensionale.
*oscillanti, insiemi composti da 2 o più eventi elementari, verificabili indipendentemente dai dati disponibili, ossia statisticamente indistinguibili.
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Vecchio 05-05-2006, 15.22.05   #17
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Messaggio originale inviato da z4nz4r0
Che infine la vita è un continuo di alti e bassi e senza gli uni non ci sono gli altri;
poiché ogni estensione corporea, sia essa fisica o spiritosa, d’altro che vibrazioni non consiste.


Sei.. in-credibile!

[Più che discutere con te
mi viene da.. meditare! ]




Gyta
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Vecchio 06-05-2006, 13.25.30   #18
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Mi sta bene (quindi) se scrivi che ogni nostra azione è profondamente motivata al suo stesso nascere…ma non sempre da una mia volontà d’esperire…
…a meno che tu non intenda volontà come volontà della vita in sé…qui il discorso si complica e dovresti pertanto spiegarmi meglio.


Dipende da cosa intendi per tua, (o meglio) da quanto impegni l’immaginazione d’essere, da come e quanto riesci a visualizzare la bellezza, da quanto ti riconosci in una forma e da come scegli quella forma che doverosamente ti impegni a interpretare; da dove/quando, con resa, poni limiti nell’autocontrollo*, dalle tue capacità di scrittore, compositore, pittore, scultore della forma, dal numero di dimensioni che ambisci modellare per la tua opera: dalla considerazione di te.
Tu (come coscienza da me distinguibile) pulviscolo di continuità reale, piccolo insieme ordinato, ricongiungi le tue (confuse*) estremità? Di già vuoi chiuderti a palla? ..deviate intenzioni sono quelle! Perché isolarti in quella forma, non fa al caso ..o un gioco più sottile?

Ultima modifica di z4nz4r0 : 06-05-2006 alle ore 13.27.31.
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Vecchio 07-05-2006, 12.50.54   #19
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Non è forse solo una differenza di ordine di "coscienza" che in fin di conti sembra differenziarci da ciò che consideriamo "inanimato" ?

Già, in fine, qual/i è/sono la/e caratteristiche esclusiva/e che attribuiamo all’essere, quindi, una forma di vita animata? Qualcos’altro che l’empatia*? In caso contrario come conviene contestualizzare intorno a quel termine; quali rapporti significativi, con quella parola, vogliamo indicare?

a prosposito, vogliate osservare questo breve corto:

http://www.boardsmag.com/screeningro...icvideos/1647/
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Vecchio 07-05-2006, 15.10.08   #20
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Non l'ipotetico "motore evolutivo" che frena verso le possibilità di esperienze negative quanto gli istinti animali a salvaguardia della vita e della specie che cercano con tutti i loro "strani giri" di tutelare la vita stessa..

Ossia (in termini forse più manipolabili) conservano (o (volendo farne una graduatoria ordinata in base alla loro “ancestralità”) sono finalizzati a stabilizzare una coerente continuità nell’evoluzione, a..) quel tipo: specifico, ordinato e compatto di percorso esperibile.

Non sono forse, gli istinti, qualcosa di “più vicino” alle cosiddette leggi chimico-fisiche rispetto al livello, ancora tanto elastico, dell’attuale nostro pensiero (
come piano alto ed esposto (al contatto “superficiale” o estremo*) della nostra cosienzia)?
E non vi è dunque una continuità (
scandita, volendo, in una retta reale) tra quelle leggi e questo pensiero?

Ultima modifica di z4nz4r0 : 07-05-2006 alle ore 15.24.34.
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