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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 29-11-2006, 00.07.58   #1
nexus6
like nonsoche in rain...
 
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Data registrazione: 22-09-2005
Messaggi: 1,770
Question "Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere."

Carico di propositi tale raggruppamento di lettere
con la loro tragica logica
un aggettivo a delimitare
"filosofico"
poi una trinità di forti parole
fortissimamente prorompenti
"sulla ricerca"
"del senso"
"dell'essere"
uno spazio, la "sezione", seppur 'virtuale', reale
nuovamente a delimitare l'argomento
espressione della realtà spezzata
frammentata in mille capitoli
ordinati argomenti
con proprie interne argomentazioni
porte finestre muri confini
un proprio 'linguaggio'
spesso lontano dall'umano insofferente bisogno di realtà
dell'inafferabile "essere"
vitale istintiva pretesa di assaporare l'inconoscibile
i 'linguaggi' a volte spesso appesantiscono
costringono il sentire
spasmodicamente_creativo_incre dibilmente_ coinvolgente
dirompente_ _straripante_ _sofferente
tragicamente_ _ _ _ _potentemente_ _ _ _ _felice
dilagante
in parole circoscritte
fredde
limitate
impeccabili


lo fanno morire

non un 'pezzo' d'infinito che ancora rimane tale
come dovrebbe
ma spesso una mera triste finitezza
alcune parti di noi pare si spengano
scemino per aderire ad una realtà degradata
la linfa vitale creativa sembra non giungere più
nel cortocircuito di un illusorio 'dividi et impera'

"Arte"
"Poesie"
"Cultura e Società"
"Filosofia"
"Psicologia"
"Scienze"
"Spiritualità"
"Storia"

contenitori nei quali gli irripetibili preziosi sentire
i pensieri colorati da profumi lontani
i cammini tra stelle sterminate
i tuffi in speculari universi paralleli
trovano a volte la loro tragica collocazione
illusoria libertà d'azione
prematura morte

"... qui siamo in Filosofia..." "... qui si discerne il vero dal falso..." "... qui si parla dell'Assoluto..."

Perchè non facciamo più 'confusione'?
Cosa veramente ci spaventa?
Perché ci sentiamo più 'liberi' frammentati in tanti confortanti contenitori?

E' forse l'espressione esterna delle nostre presunte 'divisioni' interne?
Il cuore la mente il corpo
la ragione i sentimenti
ad ognuno il proprio nome
la propria bandiera
che si trasforma in un'altra opprimente categoria

Non "ricerchiamo" il senso dell'essere anche quando riflettiamo sull'obbligo del casco, in "Cultura e Società"?
E quando ci interroghiamo sulla schizofrenia, in "Psicologia"?
E quando poniamo la domanda su di un gene, in "Scienze"?
E quando ci chiediamo circa l'esista dell'inferno, in "Spiritualità"?
E quando parliamo dell'olocausto, in "Storia"?

E quando discutiamo sulla migliore strada per giungere laggiù, oltre quell'orizzonte?
E quando ci alziamo dal letto, la mattina?
E quando siamo la pioggia che ci bagna una mano?
E quando siamo la musica che ascoltiamo?

E quando una tenue poesia
fa emergere dai nostri abissi
la forte consapevolezza
di esserci?
Solo un lampo di realtà, magari,
ma prorompente quanto lo sguardo infinito
di una persona compresa profondamente
nella mente
nel cuore


Aggirando la "ricerca", non siamo già il senso?
Quest'inafferrabile 'mistero' che affanna i nostri pensieri?
L'essere?

Perchè non lo sentiamo già sulla pelle? Nel sangue?

"Già"... come chiara consapevolezza di sentire l'essere
percorrere ogni nostra più profonda fibra
sino ad emergere in qualsiasi più minuta azione...

Perchè non ne siamo perennemente e totalmente 'rapiti', invece di catalogarlo come uno dei tanti argomenti di riflessione, senza sentire quantomeno un'incessante, inafferrabile ed istintiva insofferenza?


Spero che, per quanto irragionevoli consideriate alcuni dei presenti miei viaggi, almeno abbiate gradito il paesaggio e magari conversato con qualche persona che vi ha attratto particolarmente; sarò felice se vorrete condividere con me tali conversazioni.


Un caldo saluto agli amici del forum.

Insofferente-mente nexus (appena riesco a comprendere chi sono, la smetto di tediarvi... )
nexus6 is offline  
Vecchio 30-11-2006, 01.48.01   #2
gyta
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Riferimento: "Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere."

Citazione:
Originalmente inviato da nexus6
Aggirando la "ricerca", non siamo già il senso?
Quest'inafferrabile 'mistero' che affanna i nostri pensieri?
L'essere?

Un mistico in più..
un intellettuale in meno..!!

Citazione:
Originalmente inviato da nexus6
Perchè non lo sentiamo già sulla pelle? Nel sangue?

Forse perché "le vie del Signore.. sono infinite"
e spesso cercandone una mappa ci si perde (intellettualmente) .. in minuzie

"Se vuoi l'integrazione, devi sapere chi vuoi integrare. Lo specchio rimanda l'immagine, ma l'immagine non modifica lo specchio. Tu non sei né lo specchio, né l'immagine nello specchio. Puoi lucidarlo per renderlo trasparente, e poi ti ci guardi dentro. L'immagine che ti rimanderà, non sei tu; tu sei l'osservatore dell'immagine. Capisci bene: qualunque cosa tu percepisca, non sei quello. Poiché puoi vedere sia l'immagine che lo specchio, non sei nessuno dei due. Chi sei? Non pensare per formule. La risposta non è nelle parole. L'enunciazione più adatta è: " io sono ciò che rende possibile la percezione", la vita stessa, oltre lo sperimentatore e la sua esperienza. Ed ora, distanziati sia dallo specchio che dall'immagine, e resta solo, fermo. [..] " *


..ciao!

Gyta


* [ da "Io sono Quello" di Nisargadatta Maharaj (+ app. pdf ) https://www.riflessioni.it/testi/specchio_analista.htm ]
gyta is offline  
Vecchio 30-11-2006, 03.14.52   #3
gyta
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Messaggi: 2,614
Wink Riflessioni..

Citazione:
Originalmente inviato da nexus6
non un 'pezzo' d'infinito che ancora rimane tale
come dovrebbe
ma spesso una mera triste finitezza
alcune parti di noi pare si spengano
scemino per aderire ad una realtà degradata
la linfa vitale creativa sembra non giungere più

Cosa veramente ci spaventa?

Perchè non ne siamo perennemente e totalmente 'rapiti', invece di catalogarlo come uno dei tanti argomenti di riflessione, senza sentire quantomeno un'incessante, inafferrabile ed istintiva insofferenza?


"la consapevolezza autentica si scuote rapidamente di dosso tutto ciò, abituandosi a vedere solo la radiosità dell’infinito nel cuore di tutte le anime e respirando nei suoi polmoni nient’altro che l’atmosfera di un’eternità così semplice da risultare incredibile." (Ken Wilber)

****


"..la religione ha sempre svolto due funzioni importantissime e molto diverse. Una è: dare un senso al sé individuale.

..questa funzione della religione non muta necessariamente il livello di consapevolezza di una persona. Non comporta una trasformazione radicale
né una rivoluzionaria liberazione dal sé individuale. Piuttosto, consola, fortifica, difende e promuove il sé.

Ma (la religione) ha anche svolto la funzione – di solito, in una minoranza molto, molto piccola – di garantire una trasformazione radicale e liberatoria. Tale funzione della religione non fortifica il sé individuale, ma lo scuote dalle fondamenta. Non la consolazione, ma la distruzione; non il consolidamento, ma il vuoto; non il compiacimento, ma l’esplosione; non il conforto, ma la rivoluzione. In breve, non un sostegno tradizionale alla coscienza, ma una trasmutazione e una trasformazione radicali nel più profondo della consapevolezza stessa.

Nel primo caso al sé viene semplicemente offerto un nuovo modo di pensare o percepire la realtà. Al sé si dà un nuovo credo: forse olistico invece che atomistico, relazionale invece che analitico, esaltando magari il perdono anziché il biasimo. A quel punto, il sé impara a traslare il suo mondo e il suo essere nei termini di questo nuovo credo, linguaggio o paradigma; e tale nuova e affascinante traslazione riesce, almeno temporaneamente, ad alleviare o diminuire il terrore innato nel cuore del sé individuale.

Ma con la trasformazione, questo stesso procedimento di traslazione viene sfidato, osservato, eroso alle fondamenta e infine smantellato. Con la tipica traslazione si offre al sé (o al soggetto) un nuovo modo di concepire il mondo (o gli oggetti); ma con la trasformazione radicale il sé viene indagato, analizzato, afferrato per la gola e letteralmente strangolato fino alla morte.


La spiritualità autentica, trasformativa, è quindi rivoluzionaria. Essa non legittima il mondo, ma lo distrugge; non lo consola, ma lo frantuma. E non appaga il sé, ma lo disfa.

..per quanto noi (intesi come io e te) desideriamo trascendere la mera traslazione per trovare un’autentica trasformazione, nondimeno la traslazione stessa è una funzione assolutamente necessaria e cruciale per la gran parte della nostra vita. Coloro che non riescono a traslare adeguatamente, con un’opportuna dose di integrità e accuratezza, cadono rapidamente vittima di gravi nevrosi e persino di psicosi: il mondo cessa di avere senso; i confini tra il sé e il mondo non vengono trascesi, bensì cominciano a sbriciolarsi. Questo non è il risveglio, ma il crollo; non la trascendenza, ma il disastro.

Per quei pochi individui che sono pronti – cioè, stanchi della sofferenza del sé individuale e non più capaci di abbracciare la visione del mondo legittima – un’apertura trasformativa alla vera autenticità, illuminazione e liberazione esercita un richiamo sempre più forte. E, a seconda della tua capacità di soffrire, prima o poi risponderai al richiamo dell’autenticità, della trasformazione, della liberazione sull’orizzonte perduto dell’infinito."


Ken Wilber -"Traslazione o traformazione" da
http://www.innernet.it/geoxml/getcontent/{EC6B069B-0455-4085-BB54-7A9647044345}.htm

..un sorriso..

Gyta
gyta is offline  

 



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